ABBIAMO OSPITI – LETTERATURA: Sergej Dovlatov e Ivan Klima

Le forze della storia, specialmente quelle negative, possono dare ciò nonostante incredibili spunti creativi. Due autori che vedo vicini, e che hanno ambedue subito il sistema sovietico, sono il russo Sergej Dovlatov e il cecko Ivan Klima; quest’ultimo ebbe anche la sfortuna di subire la violenza nazista sopravvivendo da bambino a un campo di sterminio. Ambedue mezzi ebrei di famiglie non praticanti, crebbero in un mondo dove, nel nome di una società da costruirsi migliore, vissero invece una realtà di ingiustizia, mancanza di libertà e ipocrisia.

Questa situazione fu già ben descritta da Milan Kundera nel “Il libro del riso e dell’oblio” dove, dimenticata la latente misoginia che vi traspare, il libro descrive la disillusione con un sistema politico diventato inumano e che tenta di cancellare i suoi detrattori nel ricordo oltre che fisicamente. Kundera ha avuto un eco mondiale e il suo nome vi sarà sicuramente familiare, come probabilmente i suoi libri, tra i quali  il famoso “L’Insostenibile leggerezza dell’Essere”.

Sergej Dovlatov (1941 – 1990) e Ivan Klima (1931- ) hanno avuto un destino simile e hanno scritto in modo non troppo differente da Kundera pur essendo meno noti. Ottimi scrittori, dotati di un’acuta analisi critica di quello che li circonda, scelgono di rendere leggero e addirittura buffo quello che è terribile e tragico. Stoicamente accettano per anni lavori e lavoretti spesso manuali al fine di tirare avanti, puniti dal sistema per la loro opposizione politica. Ma questo non li fa demordere. Anzi, ho addirittura il sospetto che, sotto sotto, siano contenti di questi incarichi sapendo che essere giardiniere, infermiere, guida di parco, manovale, facchino, darà loro materiale letterario. Difatti descriveranno personaggi potenti oppure semplici, onesti o arroganti, in un mondo ingiusto dove manterranno una fermezza ideale, dove saranno altrove con la mente e lo spirito, pur costretti a quell’assurda realtà.

Dovlatov è pubblicato in Italia da Sellerio e nella loro collana ho letto “la Valigia” e “Noialtri”, trovandoli ambedue straordinari. Il primo è una serie di racconti ispirati dalla sua vecchia valigia, ritrovata anni dopo la sua emigrazione negli USA, e dove i pochi oggetti che vi ritrova sono altrettanti spunti per ricordi agrodolci.

Il secondo è un ripercorrere la storia della famiglia e le loro vicissitudini, incluse le sue. Anche qui la grande storia si impasta ironicamente con quella personale dell’autore.

Di Ivan Klima ho letto in inglese “Love and Garbage” (Amore e Spazzatura), “My First Loves” (I Miei Primi Amori) e “My Golden Trades” (I Miei Mestieri Dorati – mia traduzione in questo caso). Ho cercato se fossero pubblicati in Italia ma ho trovato solamente la traduzione di G.L. Pacini di “Amore e Spazzatura” senza trovarne l’editore. Sono stupefatto di questa assenza visto la fama internazionale di Klima e la qualità della sua scrittura. Eppoi il periodo di pubblicazione internazionale corrisponde a quello di Dovlatov, quindi se viene tradotto lui perchè non Klima? Anzi, “Love and Garbage” ci fu consigliato vent’anni fa da una amica americana e, adorandolo, lo proponemmo a un nostro amico, lettore per una grossa casa editrice tedesca. Egli non diede importanza alla nostra segnalazione e l’anno dopo Klima “esplose” alla Fiera del Libro di Francoforte, scoperto da altri. Si mangiò le mani e da allora ci chiede sempre se abbiamo altre novità… Mi auguro che possiate trovare un’edizione italiana, oppure leggetelo in inglese, sempre un buon esercizio. “My First Loves” mi rimane vicino al cuore, con quelle storie di difficili amori adolescenziali descriventi al tempo stesso un preciso momento storico.

Articolo di Valerio Cugia – Autore ospite de La Lampadina

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