CULTURA: Musica Classica o musica classica?

Quando parliamo di Musica Classica pensiamo subito a Beethoven, Bach, Mozart, ecc. Giusto, ma in realtà, qualche tempo fa, nacque un dibattito in merito al fatto che in fondo molte altre musiche si possono definire classiche. Pensiamo a tanti brani jazz che, non a caso, sono definiti “standards” o a classici del bel canto italiano, fino ad arrivare ai “classici del rock”.

Allora quale potrebbe essere una nuova/corretta definizione per la musica di Beethoven, Bach e Mozart? Anni fa il grande musicologo, direttore d’orchestra e compositore (sua “West side story”) Leonard Bernstein propose di meglio definire la musica classica, così come la intendiamo normalmente, come “musica esatta“.

Infatti se provate a guardare una partitura di una qualsiasi sinfonia classica (qui ad esempio l’attacco del 3 movimento, minuetto, della 4 sinfonia di Schubert) vi accorgerete che nulla è lasciato al caso: ci sono bene segnate tutte le indicazioni dell’autore, tutte le dinamiche (forte, fortissimo, diminuendi, ecc), i tempi (accelerando, rallentando): il compositore aveva esattamente in testa il risultato che voleva ottenere e lo ha trascritto nella partitura.

Quella musica deve essere suonata esattamente come il compositore l’ha pensata e scritta. Rimane sicuramente al Direttore di orchestra un certo spazio di manovra in merito a piccole variazioni di tempo, di dinamiche, o di colori dell’orchestra.

Se invece guardate una “partitura” jazz (qui invece vi mostro lo spartito di “Watermelon man” di Herby Hancock), noterete che è indicata la linea melodica, il “giro” principale e poi il resto è rappresentato da dei passaggi armonici, delle indicazioni di sequenze di accordi; tutto il resto viene fatto dagli interpreti, tanto che capita spesso di dare più importanza a un esecutore che non all’autore.
Sentite come Hancock stesso interpreta la sua Watermelon man:

e provate a verificare quante reinterpretazioni di questo “standard” sono state fatte (da Mynard Ferguson a Dee Dee Bridgewater). Non è un classico questo? Ma non è per nulla esatto

Altrettanto un classico del rock può essere ogni volta reinterpretato senza che nessuno si scandalizzi: spesso le cosiddette cover hanno più successo degli originali.

Per la musica di Beethoven, Bach, Mozart ben pochi hanno tentato delle reintrepretazioni e sono quasi tutti falliti, oppure hanno dato vita a prodotti di poco interesse/valore. Quei pochi successi si devono a operazioni cosiddette colte, come, ad esempio, quelle dei Swingle Singers, mirabile ottetto vocale nato negli anni Sessanta in Francia e che “osarono” riarrangiare alcuni brani di Bach in chiave jazz/swingle. Almeno uno lo conosciamo bene: avete presente la sigla di Quark? Ebbene quella è “l’Aria sulla 4a corda” di Bach reinterpretata dai Swingle Singers, apparsa nel mirabile album del 1963, Jazz Sebastian Bach, vincitore peraltro del Grammy Awards.

 

Geniali! Date un’occhiata anche a come interpretano il “Volo del calabrone” di Rimskij-Korsakov.

 

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Ennio
26 Febbraio 2013 8:11

Articolo veramente interessante e colto

Stefano Gentile
25 Febbraio 2013 22:42

Grande Filippo, un articolo interessantissimo. L’ho seguito affascinato anch’io che non sono addetto ai lavori