COSTUME: via dalla pazza folla!

La lotta per la conquista dell’ombrellone in prima fila, la guerra di sorrisi per un posto nella barca di amici, la lotta contro la pancia che aumenta con il diminuire del cibo, la guerra contro la fatica che ci assale per non rinunciare alla grigliata, al cinema arena, al concerto in piazza, alla sagra del paese.
Rilassiamoci. Ne siamo quasi fuori. Ci accoglierà l’abbraccio dell’ufficio già fresco, il saluto dei colleghi anche loro sorridenti appena rientrati, la città non ancora piena di traffico, le strade vuote che sembrano tanto larghe
Queste forsennate vacanze stanno eliminando quella che era la malattia del ritorno dalle ferie. Si parlava di ansia, di mal di testa, di stress da ritorno, ma forse le cose sono cambiate. Le vacanze sempre più brevi e per questo troppo dense di attività, ci fanno invece vedere il ritorno al lavoro come un rientro al nido: la routine ci calma, non dobbiamo “organizzare” nulla per la giornata.
L’ufficio per metà vuoto ci ripaga di tutta la gente che ci siamo sentiti addosso per le ferie, la città semivuota è bellissima.
Ma a questo tipo di vacanza faticoso e affollato esistono delle alternative: la montagna. Non la montagna mondana in cui si riproporrebbe tutto quanto avviene al mare, ma una montagna vera, rude, L'hotel di Campo Imperatoresenza fronzoli: il nostro Appennino ed in particolare il Gran Sasso. Partenza dall’albergo di Campo Imperatore per bellissime passeggiate. Enorme, un po’ scrostato, nessun albero intorno, nemmeno un cespuglietto. Dall’alto ha l’apparenza di una Grande D: doveva, infatti, nel progetto iniziale del Ventennio, essere affiancato da due altri edifici a forma di U e di X. E’ l’albergo in cui dal 2 al 12 settembre 1943 è stato tenuto Mussolini e da cui con un volo rocambolesco (si era aggiunto Otto Skorzeny, pesantissimo uomo che aveva rischiato di fare precipitare al decollo il piccolo aereo cicogna) era stato portato via dai tedeschi. Una targa all’ingresso ricorda il suo soggiorno. A richiesta si possono visitare le sue stanze.
Nulla qui è cambiato da allora, le porte, i dipinti nella grande sala da pranzo, solo gli infissi delle finestre per motivi pratici sono stati sostituiti. Arredamento essenziale.
Le stanze sono piccole, molto piccole. Qualche piccolo lavoretto, qualche ritocco andrebbe fatto qua e là ma il tutto è ampiamente ricompensato dalla gentilezza del personale “forte e gentile” e dalla visione delle montagne.
In questi ambienti che comunque uno la pensi, sono storia, quasi stonano la piscina ed il centro benessere. Ma sono nel sottosuolo, non disturbano.
Da qui si parte. Ci si incontra, ci si saluta, si mangia in vetta dove finalmente fa molto freddo. Si riscende a valle stanchi con gli occhi pieni di silenzio di un orizzonte imponente di cielo azzurro che, come qui accade, diventa di colpo una nebbia fittissima. Dalla chiesetta accanto all’albergo un fracasso strano: i canti dei boy scout. Dall’osservatorio gruppi piccoli di persone rientrano dopo aver ascoltato le spiegazioni dell’astrofisico che vive lì con al sua famiglia tutto l’anno affrontando giornate con venti terribili e visibilità zero. Come questa sera. Non possiamo vedere le stelle: a fatica con una pila potentissima si arriva dall’albergo all’osservatorio.
Bellissimo stare in questo posto, ma altrettanto fantastico ridiscendere a valle dalla parte di S. Stefano di Sessanio. Si percorre Campo Imperatore e si continua a scendere. Santo Stefano di SassanioAlla nostra sinistra le montagne ci accompagnano maestose, di fronte un pascolo sterminato di cavalli, vacche, pecore. Vengono dalle Puglie e fra non molto, alla prima neve, lì rientreranno. Come l’antica transumanza. Ora non a piedi ma con enormi van.
Non una casa, non un filo elettrico, il verde dei pascoli, il suono del campano, il cielo e le montagne. Tutto immenso, tutto silenzioso, tutto pace.
Si arriva al piccolo borgo medioevale. Ferito dal terremoto. Molti edifici puntellati, ma nulla turba la sua bellezza. Sulla sua porta lo stemma dei Medici, per il commercio della lana allora fiorente si erano spinti fin qui.
Turisti tranquilli percorrono le piccole strade visitando le botteghe artigianali. Molti si infilano nell’albergo diffuso, creato da un coraggioso inglese.
Via dalla pazza folla.
Qui l’anima si allarga e ha pace.

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Mireille Hanna
1 Ottobre 2013 20:34

Bel articolo Lalli.