FOTOGRAFIA: e’ mancata pochi giorni fa, a Roma, Elisabetta Catalano

Voglio ricordare, con voi, una grande signora della fotografia, una ritrattista d’eccezione: Elisabetta Catalano, una presenza costante negli eventi importanti del mondo dell’arte romano, con il sorriso “gli occhi indagatori, lo sguardo curioso sulle persone e sul mondo, la dolcezza velata dalla bellezza ed eleganza algida”. Alberto Arbasino la descrive così: «È un genio della ritrattistica, camuffato da bella donna. E la sua raccolta ormai storica di facce italiane dei nostri tempi non entra in competizione soltanto con gli album dei grandi fotografi. Qui si entra in compagnia con i ritratti di pittori che ci trasmettono le forme artistiche della visività espressiva nelle variazioni fisionomiche attraverso le epoche. La visione travalica il mezzo…».
L’attività della Catalano si svolge soprattutto tra gli anni ’70 e ’90. Autodidatta, inizia la sua attività divisa tra arte, cronaca e cultura. Gli anni ’70 erano una realtà “vitalizzata dall’intreccio di linguaggi differenti, teatro di sperimentazioni, accogliente bacino di culture visive diverse, una realtà densa di avvenimenti di portata internazionale, dotata, al tempo stesso, di una sua propria identità”. Elisabetta Catalano lavora sia con gli artisti della Transavanguardia che con i personaggi del mondo del cinema: una giovanissima Stefania Sandrelli in un nudo d’artista, Federico Fellini che ironicamente mette una mano in avanti per non essere fotografato, un’affascinante Silvana Mangano avvolta in un turbante e poi personaggi del mondo della cultura con Italo Calvino, Pierpaolo Pasolini, Alberto Moravia e tanti altri che nel filo del tempo sono andati a completare una galleria di tanti ritratti negli anni del miracolo economico e della dolce vita, di Cinecittà e via Veneto, di tanti artisti, registi, scrittori, attori, musicisti, architetti che hanno fatto grande l’Italia quasi come a chiudere una pagina nostalgica di quegli anni “speciali”.
La fotografa sposa l’avanguardista Fabio Mauri, artista concettuale che appartiene alla cerchia di artisti con cui la Catalano collabora all’epoca: Michelangelo Pistoletto, Vettor Pisani, Sandro Chia, Mimmo Rotella, Cesare Tacchi, Gino De Dominicis. Un amore, quello per Mauri, nato quando Elisabetta ha solo diciassette anni: s’innamora prima delle sue opere, poi s’innamora di lui e con lui mantiene sempre un profondo legame. Collabora negli anni con vari periodici fra cui l’Espresso e Vogue Italia poi anche a New York e Parigi per Vogue Usa e per l’edizione inglese e francese. Alla sua prima mostra personale del ‘73 alla Galleria il Cortile di Roma e alla Galleria Milano di Milano, che s’intitola «Uomini 1973», esclusivamente ritratti di artisti maschi, seguiranno numerosissime mostre in tutto il mondo fino all’ultima, l’anno scorso, al MAXXI; “Le collezioni, non basta ricordare”” in cui parla appunto di quell’universo dove si poteva incrociare sia Monica Vitti che Andy Warhol, sia Moravia che Joseph Beuys.

Un suo punto d’onore: “sono riuscita a fare sembrare bello persino Umberto Eco!”.

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