ABBIAMO OSPITI – I VIAGGI DE LA LAMPADINA: Venezia – Biennale 2017 e non solo

Articolo di Laura Lionetti – Autore Ospite de La Lampadina

Con la puntualità che le si addice La Lampadina non poteva mancare di accompagnarci a Venezia per il più importante appuntamento dell’Arte Contemporanea Internazionale che vede come sede proprio la magica città italiana: la Biennale. Il viaggio ha visto un interessato e attento gruppo di amici, pronti a seguire il critico Ludovico Pratesi nel difficile percorso.

Nata nell’ormai lontano 1895, la Biennale d’Arte Contemporanea, vede l’intera città coinvolta nell’operazione. Tra Padiglioni Internazionali ed Eventi Collaterali luoghi istituzionali, calli e campi sono invasi dal mondo dell’arte dal 13 maggio al 26 novembre, ben sette mesi e mezzo a sottolineare l’importanza dell’evento.
Come prima tappa del nostro viaggio la faraonica impresa dell’artista inglese Damien Hirst, mostra assolutamente imperdibile. Punta della Dogana e Palazzo Grassi, gli spazi del collezionista francese, il miliardario Pinault, sono interamente stati dedicati allo stravagante progetto artistico intitolato “Treasures from the Wreck of the Unbelieveble”. Senza volervi tediare e senza voler svelare troppo, nella convinzione che dobbiate recarvi di persona a vedere la mostra, accenniamo solo che tutto nasce dal ritrovamento nel 2008 dell’“Incredibile”, la nave naufragata che trasportava il tesoro accumulato dallo schiavo liberto Cif Amotan II di Antiochia vissuto tra la metà del I Secolo e l’inizio del II secolo d.C. Dopo l’affrancazione, Amotan divenuto immensamente ricco, aveva creato una stupefacente collezione di opere d’arte provenienti da ogni angolo del mondo antico. Caricati i suoi cento tesori sull’Apistos (in greco per Incredibile), la nave sarebbe stata diretta ad un tempio appositamente fatto edificare da lui per ospitare le opere. La nave naufragò, se ne persero le tracce fino al 2008 anno del ritrovamento.
A Punta della Dogana, inizia il percorso che vede la sua apoteosi a Palazzo Grassi, del racconto di questo favoloso ritrovamento. Dalle riprese effettuate durante il recupero in mare, alla restituzione al pubblico dell’immenso tesoro accumulato dal liberto affrancato. Le opere in mostra sono strabilianti, realizzate in materiali vari e con stili, i più disparati (dovrebbero nella favola giungere infatti da ogni dove) spaziano dalla numismatica a gigantesche sculture, da preziosi gioielli ad artistici manufatti, in un delirio di collezionistica onnipotenza.
Nel dilemma Vero/Falso (in senso allargato) ci aggiriamo tra stupore e divertimento nelle sale impeccabilmente allestite come se l’operazione riguardasse davvero un ritrovamento scientificamente condotto.
Curato nei minimi dettagli ci fa presente in definitiva che nulla è veramente vero o veramente falso e che una eccellente comunicazione può facilmente trarci in inganno. Potete ammirare dal vivo le opere e “l’incredibile impresa” di Damien Hirst fino al 3 dicembre 2017.
Una piacevolissima cena presso il Circolo della Società dell’Unione, ci ha visto alla sera incantati dalla bellezza dell’affaccio sul Canal Grande.
Il secondo giorno è stato tutto interamente dedicato alla Biennale. Viva Arte Viva! questo il tema lanciato dalla curatrice scelta per questa edizione, Christine Macel: “L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali…Viva Arte Viva è così un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista.”
Iniziamo quindi la visita dai Giardini dove i Padiglioni dei vari paesi affollatissimi di visitatori, si snodano in un percorso talmente vasto che purtroppo per il tempo limitato, ci ha visto costretti a fare una selezione.
Il Leone d’oro, il riconoscimento al miglior padiglione, è stato conquistato quest’anno dalla Germania e quindi ci siamo religiosamente messi in fila ad aspettare la sua apertura per poter assistere all’unica performance della giornata (per la visita informatevi degli orari, senza la performance infatti in realtà c’è ben poco da vedere). Inquietante come troppo spesso il tempo presente, Anne Imhof, l’artista tedesca che ha progettato il padiglione, ci costringe a riflettere su quanto i fantasmi  non superati del nostro passato, le incertezze e le nubi che attraversano il presente, il futuro imperscrutabile, si aggirino tra di noi con gli occhi spenti di una gioventù che sembra non aver nulla in cui credere, nulla in cui identificarsi. Accolti da una gabbia nella quale si aggirano un paio di doberman (non ci sembrano particolarmente feroci, per fortuna) all’interno giovanissimi attori si aggirano lentissimi  e come assenti tra il pubblico e sotto al pubblico che viene fatto camminare su di un pavimento trasparente. L’effetto è piuttosto impressionante, non si può rimanere indifferenti. L’artista ha colpito nel segno.
Usciamo, una rapida visita a vari padiglioni tra cui segnaliamo Australia, Egitto, Grecia, Romania, Brasile Svizzera e ci addentriamo dopo una rapido spuntino, nel Padiglione Centrale, un tempo Padiglione Italia, ai Giardini dove ha inizio Viva Arte Viva di Christine Macel, seguendo il percorso scandito dalla curatrice che lo ha diviso in nove padiglioni i seguenti otto all’Arsenale), quasi come fossero nove capitoli di un ipotetico racconto: Padiglione degli Artisti e dei Libri, delle Gioie e delle Paure, della Terra, delle Tradizioni, degli Sciamani, Dionisiaco, dei Colori, del Tempo e dell’Infinito. La pratica artistica viene esposta a partire dal modus vivendi degli artisti che sono per volontà della stessa curatrice, posti al centro della Mostra. Un’esperienza che andrebbe vissuta in prima persona, quella della visita alla Biennale, ma in questa rapida esposizione possiamo anticiparvi che una visione da tela di Penelope la percorre tutta quest’anno. La paziente, costante perseveranza degli artisti di cucire le file di una visione del mondo e degli interrogativi che il presente ci pone per svelarli a chi ha la curiosità di volersi cimentare con l’intelletto attraverso le immagini da loro proposte.
Gli artisti son davvero tanti, impossibile citarli tutti. Al dunque vi narreremo l’esperienza finale che consiste finalmente nella visita al Padiglione Nazionale. Quest’anno l’Italia curata da Cecilia Alemani è rappresentata da tre artisti e ha per titolo Il Mondo Magico.
Entriamo dunque accedendo da un monumentale ingresso che ci introduce, sempre al seguito della nostra guida, la quale provvede a fornirci i dettagli dell’operazione.
Semi al buio, l’istallazione di Roberto Cuoghi, “Imitatio Christi”, è un percorso all’interno della ricostruzione di un laboratorio quasi fantascientifico, dove si succedono corpi distesi (sculture che ci rimandano ad un immagine del Cristo deposto). Un sezionamento dell’uomo, uno studio dell’inevitabile decomposizione di un corpo che ha sofferto nella morte. Il secondo capitolo Adelita Husni-Bey ci mostra attraverso un video il lato oscuro, la magia, le pratiche magiche The Reading/La seduta, la lettura dei tarocchi, la ricerca di conoscere il futuro a qualsiasi costo. Terzo ed ultimo capitolo Senza titolo/ (La fine del Mondo) l’intervento di Giorgio Andreotta Calò, ci porta decisamente nel Ventre della Balena. Il soffitto si riflette in uno specchio d’acqua creando una sorta di dimensione irreale. Siamo dentro e forse come Giona possiamo solo affidarci all’intensità delle nostre preghiere. Un omaggio a La fine del mondo di Ernesto de Martino .
Quest’anno il nostro padiglione ha avuto entusiastiche recensioni da parte della maggior parte dei critici. Concordo e penso così anche gli altri partecipanti al viaggio de La Lampadina.
Si respira un intensità di pensiero e si può apprezzare una maestria nel realizzare i progetti difficile da trasmettere ai lettori, un padiglione il nostro che ci inorgoglisce anche se inevitabilmente ci costringe ad impensierirci sulle sorti dell’umanità.
Una Cena a lume di candela sul canal Grande ci riporta ad una piacevole realtà. Le giornate ancora tiepide anche se un pochino nebbiose del nostro autunnale soggiorno veneziano volgono al termine.
La domenica vede uno splendido sole e chiudiamo prima del rientro a Roma con la storica Ca’ Pesaro, sede della splendida Galleria d’Arte moderna e contemporanea, mai deludente che oltre alla collezione permanente, quest’anno ospita la mostra dei ritratti pittorici eseguiti dal britannico David Hockney. Un’occasione per conoscere questo artista per la prima volta esposto in Italia.
Gli eventi collaterali alla Biennale sono talmente tanti che fatichiamo a elencarveli tutti, ma da Palazzo ducale con i “Tesori dei Moghul e dei Maharaja, Palazzo Fortuny con la mostra “Intuition” alla Fondazione Prada con “The boat is leaking. The captain lied.” Venezia si conferma la città italiana vetrina di eccellenza per l’Arte a livello Internazionale.

 

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