Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui

Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net


Mercoledì, 24 aprile 2013

Questo numero della newsletter arriva con un messaggio personalizzato: siamo felici di averti tra i nostri lettori, e speriamo che a distanza di quasi un anno e mezzo dall’inizio di questa avventura, La Lampadina ti abbia divertito, o interessato, o abbia comunque, stuzzicato la tua curiosità. In ogni caso, leggendo questo numero, se hai tempo e voglia, commenta gli articoli andando sul sito www.lalampadina.net, oppure facci sapere che ne pensi. Stiamo cercando di essere più vicini possibile agli interessi dei nostri lettori. Dicci se ci stiamo riuscendo!
A presto.
La Redazione

*****

Oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 16
Aprile 2013

Periodo vago, connotato da dubbi profondi, forti mutamenti, certezza di un nuovo e diverso all'orizzonte, con tutto ciò che comporta il vento del cambiamento.
Le persone affrontano la novità in modo opposto: c'è chi rimane fermo per il terrore dell'ignoto, chi aspetta solo il momento giusto per spiccare il volo, ad esempio andando a vivere in sud africa (si ma come si fa? Basta leggere!) o ancor meglio arruolandosi nella Legione Straniera.
In questo numero abbiamo provato ad avere un fil rouge ossia la vita. Come cambiarla; rinnegarla; rinnovarla, anche attraverso un credo; viverla al meglio da grande artista, o con tanti tanti soldi..

Vediamo qualche esempio di come si fa... l'importante è che sia vita vera!


ABBIAMO OSPITI - VITA: Sud Africa. Pronti! Attenti! Via!
Come si fa a dire: "Me ne vado in Sud Africa!" E farlo veramente?

All directionsDa quando, nel 2007, mi sono trasferita in Sud Africa, capita spesso che mi venga rivolta la seguente domanda: “Dov’è che ti senti realmente a casa?”. Non accade mai che la risposta si componga di un’unica parola, o piuttosto di un luogo geografico.
Il grande salto lo compi quando lasci il Paese dove sei nato e cresciuto, e inizi un’avventura di cui non hai alcun indizio. Simile al taglio di un secondo cordone ombelicale, ti allontani dal luogo che ha rappresentato il tuo microcosmo per molti anni, per ricercare qualcosa di diverso.
Sia per me che per mio marito, la spinta è nata dalla consapevolezza di vivere in un paese in serie difficoltà, incapace di garantire un futuro ai giovani e, a chiunque, di realizzare il proprio sogno nel cassetto. Posso quindi affermare che, se da un lato la nostra scelta sia dipesa da esigenze personali, dall’altro, essa ha rappresentato un dono importante per i nostri figli, un trampolino di lancio verso una vita ricca di aspettative.
Nonostante il Sud Africa sia un paese splendido da un punto di vista naturale, caratterizzato da un clima invidiabile, e Cape Town una città estremamente cosmopolita, i primi anni hanno rappresentato un periodo molto difficile di assestamento. La casa e la scuola sono state le nostre priorità. Per ragioni di sicurezza, abbiamo sceCome in "The Truman Show"lto di vivere in un Estate a pochi passi da Constantia, sobborgo del tutto simile a una regione vinicola della Francia, con cantine e vitigni disseminati in ogni dove, oltre ad ottimi ristoranti di fama internazionale.
La decisione si è poi, con il tempo, rivelata incredibilmente positiva. Oggi mi rendo conto di vivere in una realtà al confine tra la serie televisiva ambientata in Wisteria Lane e Seaheaven, il quartiere creato ad hoc per il film “Truman Show”. È vero, spesso mancano i contatti con il resto del mondo, con le guerre, con la crisi economica, con le decisioni del G8 e del G20. Ma i miei figli vivono circondati dal verde, non conoscono il significato della parola “‘traffico” o della parola “doppia fila”, ma conoscono il significato della maggior parte delle parole inglesi e ora anche di quelle spagnole (seconda lingua, insegnata due ore alla settimana, dalla prima elementare). Finita la scuola, vanno con gli amici in spiaggia o semplicemente decidono di portare i propri cani a spasso in giro per il comprensorio, parlando degli animali visti durante l’ultimo safari e misurandosi su argomenti quali la geografia, considerando che dividono la classe con studenti di ogni tipo di nazionalità, religione e cultura.
Quindi, una volta risolti con una certa semplicità questi due aspetti, dovevamo organizzare la nostra vita lavorativa e, come ogni emigrante italiano che si rispetti, la prima ipotesi fu quella della ristorazione. Sicuramente una scelta molto più impegnativa di quelVita da bambinilo che entrambi ci aspettavamo. La sensazione era quella di aver scambiato la famigerata padella con la brace, per cui appena avuta l’opportunità, abbiamo deciso di vendere il ristorante, mantenendo solo l’attività legata al gelato. Questa scelta è stata poi determinante per il futuro di mio marito, ancora coinvolto positivamente in questo business.
Aver comunque condiviso l’ambiente lavorativo è stato uno degli errori che ha contribuito a rendere i nostri primi tempi in Sud Africa piuttosto critici, quindi una volta liberi dal ristorante, ognuno di noi ha scelto un’identità lavorativa indipendente. Nel corso degli ultimi due anni sono riuscita a trasformare la mia grande passione per la lettura e per i viaggi in una professione, scrivendo prima articoli sulle bellezze del Sud Africa per alcune testate italiane, ed in seguito creando una rivista on-line gratuita (www.latitudemag.co.za) per raccontare e far conoscere in dettaglio al resto del mondo le meraviglie del Sud Africa, ma anche per istigare gli stessi sudafricani a viaggiare verso mete lontane e molto ambite, come l’Italia.
Trascorsi oltre cinque anni dal mio arrivo a Cape Town, posso finalmente affermare di aver trovato sia per me che per il resto della famiglia una dimensione stabile e rassicurante, e di aver costruito qualcosa di concreto che oggi mi lega profondamente a questa terra straordinaria. Table Mountain al tramontoVolendo però tornare alla domanda iniziale, ovvero dove mi sento a casa, purtroppo la mia risposta non è né l’Italia né il Sud Africa. Per molti che, come noi, lasciano il proprio paese per nuovi orizzonti, la casa è simbolicamente raffigurata dalla famiglia che hai creato e che ti ha seguito in questa scelta. Per questo motivo ogni legame si amplifica ed è ancora più importante crescere e camminare insieme guardando verso la stessa direzione, possibilmente da una spiaggia a nord di Cape Town, verso l’incredibile Table Mountain durante il tramonto.
Robin Ancilotto

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ABBIAMO OSPITI - ATTUALITA': le guerre del Sahara, prima puntata: il Mali
Incredibile se pensiamo che stiamo parlando dello stesso Continente squassato dalle guerre civili e contemporaneamente ricercato da persone che cercano una vita migliore.

Le truppe francesi ne "La battaglia di Algeri"Sembrava che la storia avesse consegnato al Cinema il compito di narrare l’epopea delle truppe coloniali francesi, e così, l’ultima volta che si erano visti così tanti militari marciare al lento ritmo cadenzato della legione straniera in terra d’Africa si era trattato delle sequenze della “Battaglia di Algeri”.     
Non che la Francia in questi anni non abbia portato avanti il proprio ruolo di guida morale e di principale terminale economico dei paesi che costituivano l’AOF (Africa occidentale francese), ma, a parte qualche operazione di salvataggio nelle zone più calde delle molte guerre civili del continente, nessuno più immaginava che Marianne avrebbe dovuto rispolverare le vecchie glorie legionarie per contrastare forze ben organizzate.
Tutto questo, invece, è successo e non a caso.
Il Maghreb a nord e il Sahel a sud - quindi l’intera Africa attraversata dalla fascia sahariana - da diverso tempo costituiscono una pentola in evidente ebollizione e la miscela esplosiva che dentro si agita sempre più spesso ne fa saltare il coperchio.
Le “primavere arabe” delle nazioni maghrebine sono ancora ben lungi dall’avvicinarsi anche solo lontanamente ad un simulacro di democrazia occidentale (vedremo cosa diventeranno) e, nel frattempo, tutti i gruppi radicali “islamici” che vi fondano il loro retroterra culturale e logistico, oltre ad i propri serbatIntanto chiariamo dove staoi di arruolamento, si sono ringalluzziti ed, abbandonata la semplice guerra per bande, ora si sentono abbastanza forti per farsi entità statale.
E’ il caso del Mali, uno stato immenso, dai confini indefiniti ed in perpetuo movimento proprio come il Sahara che ne occupa circa i ¾ del territorio.
In questo paese, dove per decenni si sono alternati regimi militari e non, tutti egualmente corrotti, i movimenti del radicalismo wahabita/salafita, dopo aver sottoposto al proprio controllo il nord, stanno tentando di conquistarne il sud per costruire uno stato islamico sul modello di quello afghano-talebano pre “11 settembre”.
Ma quali logiche li muovono e perché proprio in Mali è cominciata la prima delle guerre postcoloniali del Sahara con il coinvolgimento diretto di un grande stato occidentale?
Intanto, questi movimenti non nascono oggi né, tanto meno, sono esclusivamente figli di Il convoglio di truppe francesi in MaliAl Qaeda o di movimenti ad essa consimili; essi hanno radici più profonde, che affondano nell’antica rivalità tra l’elemento arabo-africano e le popolazioni nilotiche sudsahariane.
Il nord del paese, in via pressoché assoluta islamico, è abitato da popolazioni nomadi (i famosi Tuareg) che non hanno mai accettato il lascito che i vecchi padroni francesi hanno concesso agli abitanti del sud; né hanno mai accettato la centralizzazioni amministrativa (concetto del tutto astruso per un nomade abituato alle immensità degli spazi desertici)  portata avanti da Bamako, la capitale maliana.
E così, questi odi atavici, mai sopiti, hanno semplicemente trovato una nuova colorazione: quella del radicalismo religioso di origine wahabita (nella sua versione made in Maghreb; quella salafita), divenuto famoso nel mondo grazie a Bin Laden e ai suoi sodali.
Il “laico” indipendentismo del Mali del nord è stato presto sostituito dalLe forze estremistele formazioni islamiste Ansar Dine, MUJAO (Movimento per l’Unicità e il Jihad nell’Africa occidentale) e al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM), che, maggiormente dotate di mezzi, organizzazione e network internazionale, hanno inglobato le istanze etniche per convogliarle verso lo spirito della guerra santa, intollerante sia verso le vecchie oligarchie occidentalizzate sia verso l’islam più contaminato e reso di matrice “secolare” dalle influenze animiste delle popolazioni del sud del paese.  
In questo contesto l’intervento francese, mirato alla tutela dei rilevanti interessi economici della Repubblica (la maledizione del Mali, come quella dei principali paesi africani è di essere povero sino allo stremo e contemporaneamente potenzialmente ricchissimo in caso di progresso dei processi estrattivi di materie prime fondamentali per lo sviluppo delle maggior parte delle nuove tecnologie).
In questo contesto, si rivela anche l’imbarazzo forte della Francia su come proseguire la propria missione e, soprattutto, lo smarrimento del concerto delle vecchie e nuove potenze mondiali dinanzi ad uno scenario che potrebbe moltiplicarsi in quasi tutti i paesi della macro-regione.
La guerra in Mali non è il solito cambio della guardia locale che i paesi occidentali, ogni tanto, decidono di gestire sul piano militala vignetta di Patrick Chappatte sull International Herald Tribunere e, più raramente, su quello umanitario.
Il conflitto può rappresentare, infatti, la prova generale di una più ampia deflagrazione di tutta la fascia sahariana dell’Africa, dall’Atlantico al Mar rosso, dal deserto libico/algerino sino al delta del fiume Niger, poiché la vecchia, precaria unità degli stati del Sahel - per lungo tempo, minacciata limitatamente dall’isolato regime Gheddafiano, sempre guardingo dal soffiare sul fuoco dell’odio religioso fondamentalista – oggi è messa a durissima prova da movimenti che godono di un ampio retroterra logistico (i paesi del Maghreb), da solidi finanziamenti internazionali, e, soprattutto, da un afflato ideologico senza precedenti che fa presa potente su popolazioni che si battono quotidianamente per sopravvivere.
Tralasciando per senso di pietà il plurimartoriato Sudan, chi sarà il prossimo? Il Ciad? Il Burkina Faso? La Repubblica Centro Africana? Il Niger o addirittura il colosso dell’Africa nera: la Nigeria.
Domenico Francesco Donato

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


STORIA: la Legione Straniera
Ci sono tanti modi di cambiare tutto nella propria vita: anche questo, forse un po' drastico è uno degli espedienti seguiti.

Mi ha sempre trasmesso un fascino misto a timore e curiosità. Il motto e il distintivoLa sua organizzazione leggendaria ma anche spietata...e curiosando qua e là ho scoperto cose inteeressanti.
La Legione Straniera è un modo per perdersi nel mondo ma anche per ricominciare tutto. Se sei donna non sei ammessa, se sei cittadino francese, puoi far parte della legione sia sotto la tua identità reale sia sotto quella che dichiari….
Ti accoglie senza chiederti niente, un passato che non esiste, un nome nuovo e un contratto di cinque anni, poi sei libero di fare quello che preferisci. Non è un paradiso ma un inferno, la selezione è rigida e solo uno ogni dodici candidati viene scelto. Poi tre settimane di prove e sedici di addestramento, le punizioni per gli errori arrivano anche alle percosse dai superiori, l'equilibrio mentale e l'istinto di sopravvivenza sono al limite della sopportazione. Se resisti hai il tuo nuovo nome, combatterai guerre non tue, guarderai la morte negli occhi.
Le porte sono aperte per chiunque, assassini, criminali, avventurieri, perseguitati politici etc., una volta ottenuta la nomina e la divisa sarai temuto e rispettato, perché significa che sei pronto a morire.
La mostrinaLa Legione è nata nel 1831. Il motivo? Per dare un’occupazione a immigrati e rifugiati, dar loro uno stipendio e mandarli sui campi di battaglia. In caso di vittoria, hurrà per la Francia, altrimenti qualche straniero morto, perdite di nessun peso. Si dice che nel deserto, teatro dei maggiori combattimenti, possano sopravvivere solo: il serpente, lo scorpione e il legionario.
Difficile capire oggi il fascino esercitato da questo corpo militare. Addestrarsi, combattere e probabilmente morire, senza un apparente perché, oggi, che anche la vera Patria è un concetto andato.
Le statistiche raccontano che nella storia sono stati oltre sessantamila gli italiani che hanno cercato un nuovo futuro nella Legione straniera. Comprendere cosa possa significare, perdere un ideale o una condizione ritenuta irrinunciabili per la sopravvivenza, e non cedere al buio di un suicidio o di un infamante degrado. Un'idea, un credo politico, uno status economico perso, forse un amore, la morte di una persona cara, un gesto sanguinario. Ancora oggi la Legione resta una soluzione fascinosa per chi rinuncia al passato ma non alla propria natura irruente. Da non credere: le richieste sono di gran lunga maggiori della disponibilità. Vai su www.legionestraniera.org e ne saprai di più…
Solo un altro paese ha qualcosa di simile, la Spagna, ma se ne parla molto meno.
Carlo Verga
 
Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


CULTURA: i Testimoni di Geova
Chi parte, chi si perde nel nulla della Legione e chi invece resta e decide di vivere la vita in modo particolare.

Avevo avuto contatti con una comunità dei Testimoni di Geova e ne avevo ricavato l’impressione di gente semplice e buona. Molto chiusi fra loro, di essi si sa poco, generalmente solo che rifiutano le trasfusioni e l’uso delle armi e che sono a volte insistenti nel proselitismo.La Torre di guardia quartier generale dei TDG
Abbiamo approfondito. Si tratta, dopo i cattolici e i mussulmani, della terza religione in Italia con 250.000 fedeli attivi nell’opera di predicazione (dieci volte il numero degli ebrei). Fra seguaci e simpatizzanti in Italia si stima un numero complessivo di 400.000 persone. A livello mondiale sono importanti.
La loro interpretazione della Bibbia è molto diversa da quella delle altre religioni cristiane: la Bibbia è l’esatta parola di Dio e sono proibite - pena la disassociazione - manifestazioni di dissenso rispetto all’interpretazione autentica fornita dal Corpo Direttivo di Brooklyn.
Dio è uno ma non trino, Gesù perciò non ha natura divina. Soprattutto per questo motivo per tutte le altre confessioni cristiane, i Testimoni di Geova non sono cristiani, anche se si professano tali.
I Testimoni credono che l’uomo stesso sia l’anima e che l’anima umana alla morte cessi di esistere.
L’inferno non esiste, come non esistono purgatorio e paradiso, intesi in senso tradizionale. Con l’Armageddon (la fine dei tempi) si avrà la resurrezione dei “giusti” accolti sulla terra trasformata in luogo paradisiaco; mentre si avrà l’assunzione in cielo del piccolissimo gregge dei 144.000 “santi” i migliori fra i giusti. Per i malvagi e i non Testimoni non ci saranno né purgatorio né inferno, ma l’annullamento totale.
La struttura della congregazioneLa congregazione fu fondata nel 1870 da Charles Taze Russel, con un gruppo di studenti di sacre scritture ebraico-cristiane denominato Studenti Biblici. Il nome attuale fu adottato solo nel 1931. A seguito di un percorso interpretativo biblico nel 1945 viene definito il rifiuto del sangue sia come cibo sia nelle trasfusioni.
Durante il fascismo i Testimoni furono perseguitati, incarcerati e mandati al confino. Alcuni di essi finirono nei campi di concentramento tedeschi.
Le Sale del Regno sono le loro chiese luogo di culto ove normalmente ci si reca per cinque ore a settimana.
Il battesimo è impartito solo ad adulti consapevoli della propria scelta. I Testimoni si astengono dall’esprimere il voto politico “perché solo la Legge di Dio è capace e degna di governare il mondo”.
Se un Testimone è colto da dubbi dottrinali e avanza in proposito domande troppo insistenti, viene sottoposto al Comitato Giudiziario, che può sentenziare una “segnatura” per comportamento riprovevole, causando vergogna e frustrazione di fronte a tutta la comunità. Comportamento riprovevole è esternare, anche all’interno delUna vignetta sull'argomentola propria famiglia, eventuali dubbi dottrinali, oppure avere comportamenti moralmente riprovevoli. Nei casi più gravi viene sentenziata la disassociazione (espulsione). Quando si è soggetti a dissociazione volontaria o a disassociazione forzata, si diviene apostati ed è vietato agli altri Testimoni il mantenimento di qualunque tipo di rapporto sociale, anche parentale, consentiti solo i rapporti assolutamente indispensabili per motivi di salute e legali.
Ciascun testimone di Geova attivo della congregazione, deve aver dedicato – come tutti sanno - del tempo alla predicazione. I giovani devono dedicarvisi per novanta ore il mese (almeno tre ore al giorno) bussando di  casa in casa per parlare con i residenti e informarli del contenuto del messaggio biblico.
Fabio Volo ha una volta tentato scherzosamente di reciprocare da cattolico le famose visite mattutine di proselitismo presso alcune famiglie di Testimoni di Geova … senza però ricevere una buona accoglienza!
Ranieri Ricci

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ABBIAMO OSPITI - MOSTRE: "David Bowie is"
Ecco una persona che la vita se l'è disegnata addosso come un vestito, e la vive creando un'identificazione totale tra l'uomo e il personaggio.

Una vera e propria consacrazione la mostra retrospettiva dedicata allo “spirito creativo” di David Bowie in corso sino al 28 luglio al Victoria & Albert Museum. Eclettico artista, musicista, performer, attore, poeta, pittore, Bowie ha incendiato la scena del Pop degli anni Settanta entrando nell’immaginario collettivo come un esplosivo  personaggio ricco d’innovazione musicale esplorando i processi creativi della musica e del suono lasciando in tutto il mondo il suo inconfondibile stile attraverso cinque decenni.
Il vestito di Alladine SaneEsposti a Londra 300 –tra abiti, dipinti, costumi, strumenti musicali, libri e copertine di dischi- provenienti dall’Archivio personale di Bowie. Non mancano i film, le scenografie teatrali dei tours e dei concerti assieme ai molteplici esemplari di video arte musicale che lo ritraggono.
In mostra il celebre abito “il vestito a striscie” indossato durante il suo “Alladin Tour” del 1973 e il coloratissimo costume ideato per la rappresentazione del personaggio di Ziggy Stardust.
In David Bowie la reinvenzione è il tema costante di tutta la sua ricerca espressiva. Già a 17 anni David aveva capito l’importanza della ricerca dell’immagine, dello stile e della ricerca di storie.
Molteplici sono quelle ricche di colorata ambiguità: la confusione di genere –negli anni Sessanta e Settanta- gli era propria. Allievo di Lindsay Kemp, impara tutto il linguaggio teatrale del linguaggio del corpo e le sue infinite capacità d’espressione e a stare così sul palco. Lunghe ricerche lo portano a trasformare continuamente l’identità (solo a teatro) mimando, cantando e interpretando e inventando personaggi, come l’alieno Ziggy Stardust o lo schizoide Alladin Sane o...l’orbo di Halloween Jack arrivando così ad inventarsi il raffinato e magico  Duca Bianco!
Lo “Stile Bowie” indefinito, inafferrabile, misterioso e quanto mai carismatico è sempre stato studiato dal mondo della moda, che ne ha tratto infinite ispirazioni che fanno tutt’ora tendenza.Gli occhi di Bowie
“Se non fossi un cantante, sarei un pittore”, così molte volte Bowie ha delineato se stesso. Infiniti sono i suoi dipinti, soprattutto autoritratti. Non mancano nella retrospettiva inglese la serie di film che lo vedono protagonista in “L’uomo che cadde sulla terra”del 1976” e “Miriam si sveglia a mezzanotte” del 1983 dove recita la parte di un vampiro bellissimo accanto a Catherine Denueve.
Bowie (classe 1947) non smette mai di stupire: camaleontico, eterno, statuario con gli occhi più originali del mondo, uno verde-celeste e l’altro viola riassume quasi la dimensione della divinità; in questo caso del Pop. A quarantacinque anni dal suo primo disco “Cercando David”, ora ci regala un’ulteriore creazione: “The Next Day”.
L’avventura continua e il Mito è pronto ancora una volta per il futuro!
Laura Novello

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ABBIAMO OSPITI - CURIOSITA': la forchetta nella storia
La comparsa e l'uso di questo oggetto, uno strumento che ha migliorato assai la vita di tutti noi...

Ariel con il suo pettine/forchettaChissà se Ariel, nella celebre scena in cui si pettina i lunghi capelli ramati con una forchetta, ha pensato almeno per un momento che quello strumento a quattro punte avesse una storia così lunga da raccontate eppure la stessa scena del noto film di Walt Disney riproposta a un pubblico dell’Italia dell’anno Mille non avrebbe suscitato tanta ilarità.
Poiché sebbene vi siano chiare testimonianze dell’esistenza di questo prezioso utensile nella Bibbia e quindi in epoca romana, la forchetta trovò forti resistenze prima di riuscire ad affermarsi, in un arco temporale di oltre 500 anni, come strumento da tavola.
In poche righe - e molte lacune storiche - possiamo dire che la primissima traccia di forchetta si ha in Egitto quando uno strumento a doppia punta era utilizzato in occasione di riti sacrificali per elevare, appunto, l’oggetto del sacrificio.
Poi vennero i Greci che, soprattutto se ricchi, avevano in uso strumenti vari per portate il cibo alla bocca, passando per strani ditali che dovevano evitare di sporcare la punta delle dita fino a lei, la prozia della forchetta.
Dai Greci ai Romani il passo è breve e i reperti aumentano. Ma, mentre l’Impero Romano d’Occidente dissolvendosi portò via tra i cocci imperiali anche le forchette, nell’Impero Romano d’Oriente esse rimasero componente fissa dell’attrezzatura per desinare, tra aristocrazia e mercanti. Solo nell’anno Mille o giù di lì, grazie a una principessa bizantina andata in sposa a un Doge veneziano, la forchetta tornò in Italia in diversi esemplari contenuti nella valigia della nubenda, costituenti quindi dote della stessa. La principessa morì dopo breve tempo ma la forchetta rimase a palazzo, suscitando scalpore e distanza.
La Chiesa in particolare la considerava oggetto "sulfureo" e di qui la reticenza all’uso e il bando assoluto furono determinanti, rendendo il passaggio a un uso incolpevole dello strumento irto di difficoltà e lungo ben 500 armi!
Da Venezia la forchetta arrivò a Firenze e da qui per il tramite di un’altra sposa, Caterina de’ Medici, arrivò in Francia. Solo però col trasferimento della Corte del Re Sole a Versailles, la forchetta, da semplice stravaganza (non più connotata da aspetti deplorevoli), venne del tutto sdoganata - senza dazi di alcun genere.
L’ultimo baluardo della forchetta in ordine temporale sono state proprio le mura dei conventi, nel Settecento o giù di lì.In mancanza di una forchetta...
La povera forchetta così come la conosciamo oggi è quindi sopravvissuta a ingiurie e calunnie dai contenuti più vari. Si diceva che fosse un oltraggio a Dio utilizzarla poiché l’essere umano è dotato di dita per mangiare e quindi non avrebbe avuto senso usare qualcosa che le sostituisse. E ancora la forchetta considerata come strumento effeminato, non certo idonea a uomini veri e corpulenti; infine come detto - uno strumento diabolico, a uso esclusivo di Satana.
Eppure la forchetta, ormai confidenzialmente “Lei”, ha resistito. Anche grazie a chi nel tempo, deve averne intuito l’utilità e perorato la causa. Tant’è che nella pancia de “La Girona” affondata al largo dell’Irlanda nell’anno 1588 furono trovate casse infinite di posate, tra cui moltissime forchette. Almeno in Spagna aveva qualche followers!
E nel tempo “Lei”, ha anche mutato il look in base alle esigenze. I rebbi da due sono diventati prima tre poi quattro. Nella variante odierna esistono entrambe (da pasto, da pesce e da dolce). La consistenza é stata nel tempo di diversi metalli, preziosi o da battaglia. Come oggi, del resto. Diversamente da ieri, a testimoniare la confidenza che si ha a farla entrare in casa propria senza remora alcuna, vi è chi vi incide addirittura lo stemma familiare o l’iniziale come segno di appartenenza.
Eppure, se la vita fosse un cartoon - ipotesi auspicabile di questi tempi - è altamente probabile che infilzeremmo il cibo con le dita ma useremmo certamente una forchetta per pettinarci!
Vittoria Codacci Pisanelli

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


FINANZA: oggi, i grandi capitali, dove li investiamo?
E chi invece come preponderante problema quotidiano ha quello di capire dove investire? Anche questo è un modo di iniziare la giornata...

Scott Fitzgerald e HemingwayUno scambio di battute tra Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway ci dice:
 I multimilionari sono diversi da te e me…”
 “Si, hanno più soldi."
 … di conseguenza, aggiungerei, investono in maniera diversa.
Il Financial Times ha pubblicato, con la consulenza Knight Frank, un interessante studio in merito al tipo di investimenti di chi possiede patrimoni di oltre 30 milioni di dollari. Chi è multi milionario, oggi, si preoccupa relativamente dell’andamento della borsa con i suoi alti e bassi. Preferisce occupare il proprio tempo nella ricerca di oggetti da collezione di particolare pregio. In Cina, secondo, il rapporto Hurun, il 64% dei milionari cinesi si indirizza verso l’antiquariato e in principal modo verso gli orologi. Ciascuno dei milionari ne possiede in media sette, per un valore di qualche centinaia di migliaia di dollari ciascuno. Questi oggetti considerati una volta solo uno status symbol, si sono rivelati oggi dei fantastici investimenti.
Prima della crisi finanziaria del 2008, i super-milionari si concentravano quasi esclusivamente su immobili di particolare pregio. Oggi, si guarda all’arte in genere ma anche agli orologi, vino, gioielli, francobolli, giocattoli, monete, auto d'epoca etc. In Cina sono particolarmente popolari i vini francesi di pregio.
Knight Frank ha messo a confronto una classifica degli investimenti nei vari settori del collezionismo comparandone il rendimento con il settore finanziario, ed ecco cosa ne è risultato: l’S & P 500, (indice azionario di borsa Usa), ha chiuso l’anno al livello in cui si trovava il 21 marzo 2000.
Le auto d'epoca hanno superato qualsiasi altro investimento, ad eccezione dell’oro, con una crescita del 395%; l'oro, è salito del 434%. Le monete rare del 248%, i francobolli Oro e gioiellidel 216%. L’arte che era al massimo nel 2012, ha solo triplicato nel corso degli ultimi dieci anni il proprio valore (fino 199%). I più pregiati vini d’annata sono aumentati del 166%, gli orologi solo del 76%.
Le automobili, le monete, i francobolli e le opere d'arte - hanno eguagliato o più, il risultato di investimenti immobiliari effettuati in cinque città nel mondo: Londra, Parigi, New York, Hong Kong e San Paolo.
Hong Kong e Singapore hanno beneficiato della nuova ricchezza. Hong Kong vanta ora le proprietà più costose del pianeta con i prezzi al metro quadrato fino a $ 51.800. Londra - considerato un rifugio sicuro per l'elite globale - non è da meno, con le proprietà di pregio fino a 44.100 dollari per metro quadrato. Crisi finanziaria o meno, Londra è cresciuta di valore del 10% rispetto all'anno passato e ha raddoppiato (+103%) in dieci anni.
Il collezionismo è “qualcosa che vale molto di più di quanto non appaia a causa della sua rarità e della domanda”. Ma cosa ha determinato la corsa verso questo tipo di investimento? In primo luogo chi dispone di cospicui patrimoni vede, con una certa noia i soliti sistemi di investimento, ma si sente spinto verso la ricerca di oggetti, opere d’arte nelle forme sempre più ricercate e costose. Molti acquistano e pagano prezzi superiori a quelli di mercato, per Picasso, Modigliani, Rothko e opere d'arte di Bacon, tralasciando altri tipi di arte, a parer loro, meno interessanti.
Molto dei nuovi ricchi sono, poi, dei plutocrati globali, oggi dei self-made.Londra
La ricchezza finanziaria non ti dà mai la "legittimità completa". Raramente si fanno miliardi di dollari con dei buoni voti al college. In molti paesi è più facile farli con la corruzione di un funzionario locale che ti favorisce nei permessi per costruire o tanti altri sistemi più o meno onesti. Investire i guadagni in una grande opera d'arte è un modo per “lavare” i soldi e riqualificarsi nel mondo. La valutazione finanziaria e l’acquisto di un’opera d’arte è solo il mezzo.
Il buon collezionista deve procedere con attenzione, verificare la qualità degli investimenti in opere d’arte e gli oggetti in genere. Deve anche tener ben presente che i valori dipendono molto dai capricci della moda e non generano flussi di cassa. Quindi, se si sceglie di investire in una “Ferrari” classica sperando di fare cinque volte il valore in qualche anno, è possibile, basta essere certi di trovare un posto a sedere prima che la musica finisca….
Carlo Verga

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


COSTUME: le mezze stagioni non esistono più!
A primavera, nolente o volente, almeno il cambio... di stagione bisogna farlo!

cambio armadiContinuiamo a ripeterlo: si passa all'improvviso da un caldo torrido a un freddo glaciale, e viceversa, in qualsiasi periodo dell'anno.
Ma in verità sono addirittura le stagioni a non esistere più e la loro scomparsa oltre a gravissimi scombussolamenti climatici ha cancellato una vecchia tradizione di famiglia:
IL CAMBIO STAGIONE.
Come spiegare ai giovani questo vecchio rito? A loro che passano da una stagione all'altra con la sola eliminazione di un golf? Che usano gli stessi jeans, le stesse T shirt, le stesse scarpe per tutta la durata dell'anno?
Ma, tanto tempo fa, in uno stesso periodo, in molte case...
"Domani si fa il cambio stagione!" Era annunciato con tono perentorio. A nulla serviva cercare di difendersi: "Ho un sacco di compiti, ho catechismo, devo preparare il ricamo di economia domestica"... (anche questo facevamo!)
Non ci si poteva sottrarre.
E così, il giorno dopo, si apriva una stanza sui cui letti, bene allineate, giacevano pile di vestiti, rimasti piegati dalla precedente stagione, meticolosamente divisi per grandezza.
Si cominciava dai più grandi. Quello che non stava più bene era passato al mucchietto seguente per sorelle o fratelli più piccoli.
Sembrerebbe un’operazione indolore; perché il difendersi da un’operazione tanto semplice?
Perché bisognava provare uno per uno vecchi vestiti adorati e vestiti da sempre odiati e allora cominciava la tragedia.
Per i primi, oramai troppo piccoli ma da cui mai avremmo voluto separarci, non approdavano a nulla tentativi disperati, accucciandosi e piegando le ginocchia. "Ti tira" era il giudizio inappellabile. E l'amato indumento passava al secondo gruppo.
Per i secondi, d'altra parte, gonfiarsi, tirarsi su al massimo, non sortiva a nulla. Altro giudizio insindacabile "Ti sta ancora un amore" e l'orrendo indumento ci avrebbe costretto a un altro anno di convivenza.Liberiamoci!
Sofferenza nel lasciare ad altri un vestito amato, sofferenza nell'ancora dover convivere con il mostro. Il MOSTRO: in ogni casa ce n’era uno. Se ne parlava tra ragazzini terrorizzati. Venivano tirati fuori dall'armadio, ben stirati, non spiaccicati come gli altri, protetti da fogli di carta velina. Arrivati in famiglia non si sa più da dove e da quanto. Le sembianze erano diverse: un terribile cappotto di spigato siberiano "Nuovo di Zecca", un paio di knicker bocker "Come sono sempre eleganti", un cappotto di casentino talmente arancione da essere quasi fosforescente, peggiorato da un collo di pelliccia e un minacciosissimo perché "Sta bene sia ai maschi sia alle femmine".
Sulla guerra ai mostri, alleanza globale.
I grandi, praticamente stando sui tacchi, si stendevano a dismisura trattenendo il fiato e allargando le spalle "Che peccato. Troppo piccolo". Un sospiro di sollievo. Battaglia vinta.
I piccoli, all'arrivo del mostro si stringevano nelle spalle, piegavano le ginocchia, insaccavano il collo, assumendo l'aspetto di Cucciolo di Biancaneve. "Che peccato, è veramente ancora troppo grande.” E per un anno la minaccia era scongiurata
Il dolore per il vestito amato passato ad altri, per il vestito odiato rimasto con noi per un’altra stagione, superato dalla gioia e dal sollievo di essere ancora una volta sfuggiti all'innominabile indumento.
Lalli Theodoli

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità...

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Carlotta Staderini Chiatante, Giancarlo Puddu, Angelica Verga. La sede è in via G. D. Romagnosi 20, 00196 Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa millecinquecento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

I SUGGERIMENTI DELLA LAMPADINA

Vi ricordate di vini, olii, olive, biscotti e Chianina...?
Se siete interessati trovate tutte le informazioni qui.

 

***

IL PARERE DELL'"ESPERTO"

Lungi dal voler insegnare qualcosa a qualcuno, ci siamo resi conto che spesso le cose più semplici diventano complicate perchè solo apparentemente si comprendono, o si crede di sapere come funzionano alcuni meccanismi che invece non sappiamo affatto come operano. Per questo abbiamo deciso di fornire qualche utile, speriamo, suggerimento, per la vita di tutti i giorni, sugli argomenti più disparati.

Oggi riportiamo la risposta di Ranieri Ricci, un membro della Lampadina, a un quesito apparso sul Corriera della Sera. A volte sui giornali si leggono lamentele apparentemente giuste ma tecnicamente discutibili. Una semplice spiegazione può a volte essere di aiuto a tutti.
Dalle “Lettere al Corriere” Venerdì 5 aprile 2013: Attestati di merito
Le compagnie di assicurazione, per rinnovare le polizze, chiedono l’attestato di merito in base al quale chi ha provocato incidenti deve versare una somma maggiorata per cinque anni. Si giunge quindi al paradosso che un guidatore possa corrispondere un premio totale che supera la somma relativa al sinistro. Si dovrebbe quindi modificare la norma: la maggiorazione dovrebbe operare sino al risarcimento del danno.
L. L.

La risposta dell’esperto
Gentile sig L.L.
La maggiorazione di premio che Le toccherà pagare per diversi anni a seguito di un sinistro (non è detto che siano 5, dipende dalla Sua attuale classe di merito) non serve per rimborsare all’assicuratore quello che ha pagato per il sinistro da Lei provocato, ma serve per far fronte a possibili e forse numerosi e/o gravi  sinistri che Lei potrebbe provocare in futuro con una probabilità che statisticamente viene accresciuta dal fatto che Lei ha appena provocato già un sinistro.
D’altro canto con le recenti norme Lei può evitare la maggiorazione di premio rimborsando l’importo del danno provocato.
Per quanto riguarda lo strano paragone fra la maggiorazione del premio assicurativo e l’importo del danno, la Sua osservazione è simile a quella di un signore che disse “il mio ciclomotore vale € 1000 e l’assicuratore me ne chiede di più per l’assicurazione”: il signore non pensava che un piccolo ciclomotore può provocare danni enormi!
Ranieri Ricci

Se avete questioni o domande da porci, non esitate, faremo del nostro meglio per darVi una risposta utile ed esaustiva!

 

FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là...

Una TV per i nostri cani. A San Diego in California è stata sperimentata la televisione per soli cani. L’obbiettivo era quello di tranquillizzarCani e TVe gli amici dell’uomo, quando questi è fuori casa o necessita di tranquillità.. e... funziona.
Il canale  DogTV studiato e messo a punto da esperti sul comportamento animale è entrato già in 483mila famiglie americane e il successo sembra estendersi in vari paesi, Israele è stato il primo paese, al di fuori degli Stati Uniti, che lo ha adottato con successo.
CV

*

Novità sulle scommesse nostrane:  si chiama Novelity Bets, ti consentirà di scommettere su qualsiasi cosa che abbia a che fare con i giornali di cronaca rosa scandalistici, i risultati dei talent show, e quanto ancora di più assurdo si possa Scommettitorepensare.  Ci si aspetta di scommettere sulla data per la quale Francesco Totti e Ilary diventeranno nonni, come già si fa per quella del matrimonio tra Brad Pitt e Angelina Jolie,  o sul colore della cravatta, se mai la porterà, di Beppe Grillo.  Novelity bets  avvicinerà il mondo delle nostre scommesse a quello londinese affermatosi con grande successo da diversi anni.
CV

*

YouTube: se fosse una nazione...
sarebbe la prima nel mondo dopo Cina e India.  Ha raggiunto il miliardo di utenti al mese…solo Facebook era arrivata a tanto, ma Youtube è ancora in forte progressione anche per la sua tecnologia avanzatissima, riesce a bloccare filmati protetti da diritti di autore e consente ai detentori di ottenere una sorta di remunerazione.  Google ha investito circa 30 milioni di dollari per avere un software che gli consentisse tutto questo.
CV

*

Un laboratorio sotto la pelle:  Due italiani Giovanni de Micheli e Sandro Carrara del Politecnico di Losanna hanno Il mini labprogettato un mini laboratorio di analisi che inserito sotto la pelle può monitorare alcune sostanze contenute nel sangue.  L’apparecchio è munito di 5 sensori, che controllano l’andamento di  5 diversi elementi. Questo mini laboratorio, di pochi mm, è alimentato da una batteria esterna e applicata sulla pelle. I dati vengono trasmessi via onde radio nella parte applicata esternamente e da qui via blue tooth a un cellulare o al tablet di un medico. Oltre a monitorare i componenti più semplici, potrebbe prevedere un infarto con qualche ora di anticipo valutando la presenza  di molecole come la troponina che vengono rilasciate nel sangue da un cuore sofferente..
CV

*

Rane e lampioni - “La Punta della Dogana, così, non sarà più la stessa” è stato detto quando nel 2009 è apparso a Venezia il “Ragazzo con la rana” di Charles Ray sostituendo lo storico lampione. Rassicuratevi. Rana e lampione a confronto
Lunedì 18 marzo, in occasione della conclusione della mostra L’Elogio del dubbio, il lampione è tornato al suo posto, “sfrattando” l’invasore straniero…Non era sparito. Era nel forlivese, dove la ditta Neri si occupava del restauro, dato che era datato 1989. Ma dicono non sia tornato quello, ma una copia del lampione che stava in Punta dal 1800. Dicono che il lampione si sia perso… Certo, i lampioni hanno sempre questa brutta abitudine…

MdM

*

Succede anche questo!  "Che si fa stasera? Dai, andiamo a rubare il ponte, ci facciamo 10.000 euro….” Devono aver detto più o meno questo i ladri incredibilmente abili (e silenziosi) che il 12 marzo scorso a Golkuc, un villaggio sul mar di Marmara, vicino a Kocaeli, nella Turchia Occidentale, hanno, durante la notte, tagliato, smontato e caricato su diversi camion un ponte di ferro lungo 25 metri, e dal peso di 22 tonnellate. Gli abitanti del villaggio per andare a lavorare la mattina dopo hanno dovuto guadare il torrente…
ICH


GLI APPUNTAMENTI DELLA LAMPADINA

SAVE THE DATE!

A Firenze, nella Biblioteca delle Oblate, in Via dell'Oriolo 26,
il 7 maggio p.v. alle ore 17.30

si terrà la presentazione del libro
"Il falegname Yussuf e suo figlio Yeshua".
L'invito alla presentazione

La Casa Editrice Eurilink ha pubblicato un bel libro di un giovane sociologo
e appassionato di storia, Matteo Nicolosi:

si tratta del racconto della prima parte della vita della figura più conosciuta
della cultura occidentale, narrato dalla fonte più autorevole in materia:
suo padre Yussuf, il falegname.
(Ricordate l'articolo di Lalli Theodoli del numero scorso, casualmente si tratta dello stesso soggetto...)

Seguirà a fine maggio la presentazione del libro a Roma,  di cui daremo  i riferimenti precisi nel prossimo numero.
Il libro è in distribuzione nei circuito Feltrinelli, Arion, Mondadori e può essere acquistato on line dal sito della casa editrice: www.eurilink.it

SAVE THE DATE 2
A Lecce,
24-
25-26 maggio 2013
XIX Edizione “CORTIL
I APERTI”

Logo della manifestazione
organizzata da
lla Sezione Puglia dell'ADSI. Gli atrii e giardini delle dimore storiche del centro di Lecce  aperti al pubblico e l'Artigianato di eccellenza ad opera di artigiani italiani e stranieri ci aspettano  nel segno della solidarietà.
Per informazioni, scriveteci!


MOSTRE 

Padova
Palazzo del Monte di Pietà. Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento
Bembo a PadovaSono esposti al Palazzo del Monte di Pietà i capolavori che Pietro Bembo (1470 – 1547), letterato, mecenate e creatore della lingua italiana riunì nella sua casa di Padova: dipinti di Bellini, Giorgione, Tiziano e Raffaello, provenienti dal Louvre, da Budapest, da Vienna, dal British Museum di Londra e dalla National Gallery of Art di Washington, sculture antiche, gemme, bronzetti, manoscritti miniati, monete rare e medaglie. Fino al 19 maggio


Venezia
Palazzo Franchetti Maurizio Galimberti Un'opera di galimberti"Paesaggio Italia" a cura di Benedetta Donato. A Venezia sono in mostra centocinquanta delle opere di Maurizio Galimberti, una sintesi del suo lavoro durato vent’anni. Ci illustra la sua ricerca con il suo personalissimo modo di descrivere le architetture, parlare delle città e del paesaggio italiano, con singole polaroid, i suoi famosissimi "mosaici"e con i “ready-made”.
Fino al 12 maggio.


Roma
Palazzo delle esposizione: Helmut Newton - White Women, Sleepless Nights, Big Uno scatto della mostraNudes. Il Palazzo delle Esposizione esponendo 200 immagini ristampate sotto la supervisione della moglie June riprende in un'unica mostra un'importante parte dell’opera di Newton al di la di ogni convenzione.
Fino al 21/07/2013

Istituto Giapponese di Cultura: «Ceramica giapponese in Italia: il Premio Faenza" a cura di Claudia Casali.  Un'opera esposta all'Istituto Giapponese di culturaIl Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza si trasferisce a Roma per esporre 40 opere di artisti giapponesi presenti al premio Faenza dagli anni Sessanta ad ora. «Questa mostra, spiega Claudia Casali, direttrice del museo di faenza, è un’occasione importante per fornire uno spaccato sull’arte ceramica, linguaggio di eccellenza in cui il Giappone ha da sempre avuto un proprio indiscusso primato».?
Fino al 25 maggio

Museo di Roma in Trastevere: I volti, le pietre, la città. Mario Carbone- Emilio Gentilini. Una  mostra di fotografie, Uno scatto di Gentilinirigorosamente in bianco e nero, sui volti della Roma pittoresca degli anni Settanta -Ottanta del secolo scorso.
Fino al 5 maggio 2013

Riprende sui muri di Gaeta e Terracina (Latina), sul litorale laziale, lo Street Art Festival Memorie Urbane 2013. Il territorio che diventerà  un vero museo a cielo aperto "in un’ideale continuità tra testimonianze artistiche del passato e arte contemporanea”. Una bella occasione per gli appassionati
e i curiosi con un manuale di pratica “Street Art intesa come metodologia di riqualificazione e valorizzazione urbana”. Ci saranno artisti provenienti da tutto il mondo: Lucamaleonte, Sbagliato, Martina Merlini, Romeo, Moneyless e Alice PasquinStreet Arti (Italia), Hyuro (Argentina), DALeast (Cina), Borondo, Sam3, Malabrocca (Spagna), Faith47 (Sudafrica). Il progetto è ideato e diretto da Davide Rossillo di Turismo creativo

Con l’arrivo della primavera vi suggerisco un piccolo giro per Roma alla ricerca delle Gallerie:
Ex Elettrofonica:  Spaces/Non Spaces #1: Gran Trou – Alis/Filliol a cura di Benedetta Carpi DeResmini .
L'interno della galleria “SPACES I NON SPACES è un progetto ideato per Ex Elettrofonica intesa come non-luogo, secondo la concezione di Marc Augé”. Il primo appuntamento è dedicato ad Alis/Filliol, alias Davide Gennarino e Andrea Respino (Torino). Grand Trou, è il racconto di un “viaggio” (Grand Tour) compiuto all’interno dello spazio per togliere e “liberare” la forma. Fino al 15 maggio.

Magazzino:  Blast Puppi
Blast è la prima occasione in cui Puppi presenta, in una personale, alcuni lavori del ciclo Cinema rianimato su cui l'artista sta lavorando dal 2011 e che è stata già presentata in numerose mostre collettive nel corso del 2012. Magazzini Blast Puppi
“Una moltiplicazione del piano filmico e dell’esperienza sonora in cui le immagini e il suono, scomposti e proiettati generano un’esperienza totalmente nuova, in cui lo spettatore è immerso in un expanded cinema in cui lo spazio della proiezione diventa parte essenziale della relazione con l’opera.”
Fino al 18 maggio.

Galleria Alessandra Bonomo: Wood, Glass, Paper. Nella Galleria Alessandra Bonomo, Boetti e Schifano, Ontani e Annie Ratti si reinventano progettisti con Galleria Alessandra Bonomogrande ironia, stravolgendo la funzione degli oggetti da design con il proprio senso artistico. Sarà compito del designer restituirli all’uso quotidiano.
fino al 31 maggio 2013

Galleria Valentina Bonomo: Enzo Cucchi
Seconda personale di Enzo Cucchi da Valentina Bonomo. L’artista “si riappropria, con sguardo visionario del mito, della storia dell'arte e della Cucchi alla Bonomoletteratura dando vita a composizioni di grande intensita' simbolica”. Con il suo colore denso e spesso scioccante da vita a composizioni di “grande intensità simbolica”.
Sperimenta in tutti campi dal disegno alla pittura, alla ceramica, al mosaico, alla litografia o al bronzo.
Fino al 30 luglio. 


A Parigi
Al Palais de Tokyo con Julio Le Parc  dans le quadre de “Soleil froid, Parigi restituisce l’arte cinetica al grande pubblico. Sono tornate nella capitale  dopo quarant’anni le opere dell’artist
Julio Le Parca di origine argentina Julio Le Parc (1928) precursore dell’arte cinetica e dell’Op Art (arte ottica). Con una vastissima mostra monografica di pitture, sculture e installazioni monumentali che ripercorre la carriera dello storico artista, Jean de Loisy, direttore del Palais de Tokyo, è riuscito a fare capire l’estrema attualità del lavoro di Le Parc. Con la sua ricerche sulla luce e il movimento, l’artista regala al pubblico un’esperienza sensoriale unica che unisce luce, energia e movimento adattando anche alcuni lavori storici agli spazi espositivi. Fino al 20 maggio 2013

Al Centre Pompidou con Jesùs Rafael Soto. In seguito alla donazione di venti delle opere dell’artista di origine Un'opera in mostraVenezuelana, il Centre Pompidou offre al pubblico un riassunto del suo percorso. L’esposizione ci spiega l'arte cinetica proposta da Jesus Rafael Soto, l'arte del movimento visibile nell’ opera statica, dalle sue prime opere in plexiglas fino ai suoi lavori di metallo e le sue riflessioni intorno a Mondrian.
Fino al 20 maggio 2013

La selezione delle mostre è a cura di Marguerite de Merode Pratesi e ti aspetta sul sito nella specifica rubrica.



Non ci siamo dimenticati del pensiero laterale. Questo mese, se volete, e potete, rispondete alla seguente domanda...

Lo scenario: Seconda Guerra Mondiale, un ponte tra Germania e Svizzera. Le guardie tedesche hanno l’ordine di sparare a chiunque cerchi di scappare dalla Germania verso la Svizzera o  di riaccompagnare in Svizzera chi avesse cercato di raggiungere la Germania e senza un preciso permesso scritto. All’inizio del ponte c’è una guardiola e le guardie devono uscire ogni tre minuti per ispezionare quel tratto del ponte oltretutto ben illuminato.
Accade che una notte una donna ha assoluta necessità di passare dalla Germania alla Svizzera ma non ha con sè nessun permesso scritto, cosa può fare per percorrere quel tratto di ponte per il quale sono necessari cinque minuti e senza nascondigli, ripari o altro?

Ci siete? No?
E va bene, siamo molto buoni e vi diamo la risposta...

Se desideri segnalare "La lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.


Attenzione!
Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003), le e-mail informative e le
newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Vogliamo informarla che il suo indirizzo si trova nel nostro indirizzario, in quanto un Suo amico l'ha iscritta alla newsletter "La lampadina" e che fino a oggi le abbiamo spedito informative e newsletter riguardanti le nostre iniziative mediante il seguente indirizzo e-mail: newsletter@lalampadina.net
Sperando che Lei voglia continuare a ricevere le nostre e-mail, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati con riservatezza, nel rispetto delle normative vigenti e che non verranno divulgati. In ogni momento sarà possibile chiedere di essere rimossi dall'indirizzario cliccando qui
Una non risposta, invece, verrà intesa come consenso alla spedizione delle nostre e-mail.

Grazie
Il Team de La lampadina