Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui

Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net


Martedì, 30 luglio 2013

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 19
Luglio-Agosto 2013

Avremo finalmente il tempo per leggere in questa estate che sta arrivando quasi alla sua metà? Riusciremo a rimetterci in pari per settembre con gli arretrati di varia natura che gravano sulle nostre liste dei "to do"? E la lista dei nostri desiderata sarà più breve in autunno? L'augurio a tutti è quello di riuscire a dedicarci a ciò che ci fa stare bene, a ciò che ci fa essere migliori, per noi, e per gli altri. Rilassatevi, scriveteci e... ci vediamo a settembre.


ATTUALITA': privacy: ma come ne usciamo?
Non sapendolo, diciamo di noi molto più di quanto crediamo.

Logo di TargetUn periodo questo in cui se ne parla troppo o troppo poco, se penso agli Stati Uniti e allo schock delle Torri gemelle non vedo perché non debbano essere attentamente passati al setaccio email, messaggi o altro che in qualche modo possano rivelare informazioni basilari per la sicurezza di tutti. Leggo che sono migliaia i morti evitati per delle fughe di notizie, i controlli effettuati e altro: forse valgono la nostra vita..
Tuttavia mi ha lasciato perplesso leggere qualche giorno fa una strana storia che certo “ce la dice lunga” sul concetto di privacy e sul come cambiano i rapporti tra cliente e fornitore.
Il sig Brown (nome di fantasia) vive negli Stati Uniti, vita normale marito moglie e figli, una famiglia molto unita. Tutte le mattine, riceve la posta e come d’abitudine, la apre quasi meccanicamente, senza guardare neanche a chi è indirizzata, in genere sono conti da pagare, estratti conti, pubblicità, etc… Quel giorno però la lettera appena aperta, porta l’intestazione “Target”, una delle catene di distribuzione più importanti degli Stati Uniti. La scorre con attenzione e: “…la direzione della Target le fa le più vive congratulazione per la prossima nascita”. Il signor Brown incredulo legge l’intestazione della lettera e vede che è indirizzata a Sua figlia. Certo dell’errore madornale, si accinge a scrivere alla direzione della società una forte nota di protesta. Ne parla però prima alla figlia, la quale gli confessa che qualche giorno prima aveva fatto un test di gravidanza e che era positivo.
La notizia è forse banale ma fa capire come la mancanza di privacy a ogni livello cambia il rapporto tra cliente e venditore mettendo il venditore nella posizione di conoscere le esigenze, lo stato anche finanziario o altro, di ogni cliente e prima che questi ne sia consapevole. Fino ad oggi il presupposto era che il consumatore riuscisse a tenere per sè notizie anche riservate e queste arrivassero al venditore solo quando necessario..
Pensate di andare in banca per chiedere un prestito o un mutuo, la banca saprà meglio di Voi, se siete in grado di pagare le rate e la volontà di farlo, perché conoscerà integralmente la vostra storia e il vostro curriculum. L’assicurazione, poi, avrà a disposizione ogni dato sulla vostra salute, dalla scarlattina da piccolo, al primo figlio e tutto il resto relativo al Vostro stato e quindi potrà stabilire, correttamente, l’importo del premio per ogni tipo di copertura assicurativa.
Tutto questo sembra sia possibile negli Stati Uniti ma come? La catena Target, così come ogni altro gruppo finanziario commerciale industriale, considera della massima importanza la raccolta di informazioni sui propri clienti e lo fanno da anni accumulando una vasta nozione sui comportamenti delle masse. Come? Non è cosi difficile come sembrerebbe, basta consegnare al cliente una fidelity card, una carta premio, una carta di credito con impresso un codice preciso (ID card) e dove viene riportato nome, indirizzo di casa e email. Ogni acquisto effettuato sarà automaticamente inserito sotto ciascun codice e indicato, come il tipo di pagamento, il giorno, l’ora ed anche tutte quelle informazioni ottenute per contatti via internet. Tutti i dati così ottenuti, e gli altri ottenibili dagli uffici pubblici formano un pacchetto informativo incredibile che però avrebbe poco significato se non intervenisse un’agguerrita equipe di analisti, definiti Guest Marketing Analysts, che studiano ogni informazioni per l’esatta catalogazione di ciascun cliente e per ogni istante del suo periodo di vita.
E qui veniamo alla nostra ragazza incinta. Tra gli eventi della vita, nessuno è più importante quanto l'arrivo di un bambino. In quel momento, le abitudini dei nuovi genitori sono più flessibili rispetto a qualsiasi altro momento. Se le aziende riescono a identificare i clienti in stato di gravidanza, possono guadagnare milioni con le promozioni e offerte inviate per tempo. Conseguenze della raccolta di big data
Ma come identificare i clienti in stato di gravidanza? E qui interviene il guest analyst che analizzando le abitudini di shopping e il relativo cambiamento con l’avvicinarsi della data di scadenza riesce a stabilire con una certa previsione la data del parto. Il Guest analyst riesce ad identificare circa 25 prodotti che, gli permettono di seguire il periodo di gestazione di ogni cliente e stabilire una data presunta per il parto. Ad esempio, molti comprano lozioni, ma le donne incinte ne comprano grandi quantità di tipo non profumato intorno all'inizio del secondo trimestre. O anche, nelle prime 20 settimane, le donne in gravidanza acquistano integratori come calcio, magnesio e zinco. Infine quando qualcuno inizia improvvisamente ad acquistare molto sapone profumato, grandi confezioni di palline di cotone, oltre a disinfettanti per le mani e da bagno, ammorbidenti per la pelle o altre cose per i nascituri si è praticamente alla nascita del bambino.
Parametri simili possono essere identificati per altre mille necessità, ma quali saranno le conseguenze di questo cambiamento del rapporto cliente fornitore? Forse ci manderanno i prodotti direttamente a casa interpretando le nostre esigenze, magari addebitandoci direttamente i costi sul nostro conto corrente?
Forse qua da noi possiamo stare tranquilli.... ancora per qualche anno.
Carlo Verga

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ABBIAMO OSPITI - ATTUALITA' VINTAGE: per la pace delle anime
E c'è chi non può più dire nulla.


Un’estate caldissima di tanti anni fa la segretaria di Roberto Calvi, si gettò da una finestra del quarto piano del Banco Ambrosiano, in Via Clerici.
La morte di quella poveretta segnò l’inizio di una tragi-commedia che ebbe conseguenze politiche e giudiziarie, i cui effetti non si sono ancora sopiti, suscitando polemiche infinite soprattutto per quanto attiene ai rapporti tra l’Italia e la Santa Sede che portarono, fra l’altro,  ad una discussa revisione del Concordato.
In quegli anni le aziende di stato italiane e quelle controllate dall’IRI si approvvigionavano ampiamente sull’euro mercato negoziando nella City di Londra prestiti ed emissioni obbligazionarie.
Fra i “lead managers”BlackFriars Bridge e gli “underwriters” figurava spesso una mia cliente, la International Westminster Bank che assistevo per gli aspetti di diritto italiano delle operazioni di finanziamento. Avevamo prestato quattrini all’Eni, alle Ferrovie dello Stato, all’Enel, alle Autostrade e a banche italiane come l’IMI, la Banca Commerciale Italiana e la BNL, ma non mi ero imbattuto mai e, per mia fortuna, mai avevo “opinato” con riferimento al Banco Ambrosiano o alle sue misteriose e già chiacchierate affiliate lussemburghesi, sudamericane, o delle Bahamas.
Pochi giorni dopo il suicidio della segretaria di Calvi e prima che lo stesso Calvi venisse suicidato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri, M. P. Connoly, Amministratore della Westminster Bank, mi sottopose alcune letterine sottoscritte da rappresentanti dello IOR, che, in poche righe certificavano l’affidabilità di talune affiliate sudamericane del Banco Ambrosiano in quanto ben conosciute da quell’autorevole istituto. Non erano garanzie ma lettere di “Cold Comfort” che in nessun modo impegnavano giuridicamente lo IOR. Non stava a me, avvocato, giudicare se quelle lettere costituissero impegni morali o quanto meno obbligazioni naturali, come quelle che, una volta assolte volontariamente non possono essere restituite. Potei però citare ai miei preoccupati clienti un episodio “confortante” di cui era stato protagonista il Presidente dello IOR, Monsignor Paul Marcinkus e che in qualche modo aveva risolto una situazione imbarazzante.
Qualche mese prima avevo accompagnato in Vaticano, proprio da Marcinkus, il Presidente di una multinazionale americana della gomma che, in Liberia, aveva acquistato una piantagione di caucciù da un’azienda italiana notoriamente controllata dalla Santa Sede.
Peraltro, quando riferii a Marcinkus che la piantagione era sterile e praticamente inesistente e che non si era fatta “due diligence” proprio in considerazione dei presunti elevati standard etici della parte venditrice, “figlia” della Santa Sede, notai negli occhi del Monsignore  un’espressione lievemente beffarda.
Marcinkus, giungendo le mani, ci disse che il Vaticano non aveva alcun interesse nella società che aveva rifilato il bidone alla UniRoyal ma che sarebbe egualmente intervenuto presso l’amministratore della stessa da lui ben conosciuto e avrebbe pregato per una felice soluzione della controversia.
Non so se quell’intervento ci sia stato, né so a quale Santo il Monsignore si sia rivolto. Ma so per certo che due giorni dopo, il suddetto amministratore veniva stroncato da un infarto. Finì che i miei clienti non rimediarono alcun risarcimento di tipo volgarmente pecuniario.
Eppure l’inquietante analogia con la drammatica fine di Calvi non ebbe un esisto metafisico.
Infatti, all’esito di una lunga trattativa, lo IOR restituì alla NatWest e alle altre banche da me assistite una parte cospicua dei prestiti sciaguratamente concessi alle affiliate dell’Ambrosiano.
Ci fu solo un problema nella stesura dell’atto transattivo, sottoscritto a Ginevra il 25/05/1984. Dovevamo conferire “una causa” all’obbligazione che veniva assunta dallo IOR, pur nell’assenza della ribadita irresponsabilità di quell’istituto nel dissesto del Banco finché, a notte fonda, ci accordammo sulla “Pace delle Anime” che è più o meno equivalente ad un atto di liberalità. Potei così garantire alla banche che la transazione costituiva a “valid and binding obligation” dello IOR.
Dell’intera vicenda e di taluni effetti collaterali della stessa, dai “suicidi” sopra ricordati, alle modifiche del Concordato, all’utilizzo dei prestiti a favore di Solidarnosc si perderebbe la memoria se il Vaticano non la ravvivasse spesso con i suoi frequenti scandali finanziari.
Vittorio Grimaldi

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


CULTURA: il nome di Dio
Tanto per confermare che si può parlare di tutto e del suo contrario.

Nel numero 16 della Lampadina è stato pubblicato un articolo sui Testimoni di Geova.
A motivo della vivacità e della intraprendenza dei fedeli di questa religione è possibile che li abbiamo incontrati almeno una volta. In tal caso sappiamo che uno dei “cavalli di battaglia” con i quali portano avanti la loro propaganda è quello del “Nome di Dio”, che dicono essere GEOVA, nome che è, a loro dire, tenuto nascosto per oscuri motivi dalla Chiesa Cattolica.Geova
Ma come stanno le cose? Dio ha un Nome? E qual è, questo Nome? E perché questo Nome non compare nei documenti della Chiesa Cattolica?
[Bisogna fare una prima osservazione di tipo grammaticale: mentre il vocabolo “dio” è un “nome comune” indicante genericamente “Persona o cosa oggetto di adorazione, culto, devozione”, Dio viene scritto con la iniziale maiuscola, è trattato cioè come un “nome proprio”. In altri termini, una risposta alla domanda: “quale è il nome del dio dei cristiani?, potrebbe essere: il suo  nome è “Dio”!
Questa risposta, che ha dei sottintesi teologici (essendoci per i cristiani un solo dio, non è quindi necessario dare alcuna altra specificazione ) non è però soddisfacente.]
Vediamo di approfondire.
Nelle Sacre scritture Mosè rivolge al dio che gli si manifesta sull’Oreb proprio questa domanda: (Esodo 3 :13-15) 13Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». 14Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». 15Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.“ -
Quindi, in questo passo, Dio afferma che il suo nome è “Signore”.
Ma le cose sono un po’ meno semplici.
Perché quella sopra riportata è la traduzione italiana della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
La Bibbia – sembra ovvio ricordarlo – è stata scritta in ebraico. E il termine che in italiano troviamo indicato come “Signore” nell’originale ebraico compare come “JHVH”, una parola formata dalle quattro lettere yod he vav he.
Dunque il nome ebraico con il quale Dio ha identificato se stesso è JHVH (un vocabolo che ha relazione con il verbo ESSERE, detto anche Tetragramma)
Sorgono spontanee due domande: a) che rapporto c’è tra JHVH e il termine SIGNORE che compare nelle nostre Bibbie?; b) come si pronuncia in italiano JHVH?
Per rispondere al primo quesito bisogna fare un po’ di storia.
Uno dei dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Sinai e che ci sono stati trasmessi in forma abbreviata dal catechismo, recita: “Non nominare il Nome di Dio invano”. Il popolo ebraico ha da sempre interpretato questo comando in forma molto restrittiva: per essere certi di non nominarlo “invano” (cioè inutilmente, banalmente o inappropriatamente) è bene non nominare affatto il nome di Dio JHVH (con la eccezione di alcuni eventi liturgici specialissimi). Ogni volta che trovano scritto JHVH, nelle celebrazioni liturgiche, gli Ebrei dicono Adonai (vocabolo che significa “Signore”), mentre nelle altre occasioni dicono Hashem (vocabolo che significa “il Nome”)
I diversi nomiNel II sec a.C la Bibbia è stata tradotta dall’ebraico in greco (traduzione detta dei Settanta). I traduttori, ovunque trovarono scritto YHVH, consapevoli che si leggeva Adonai, trascrissero direttamente KYRIOS – cioè il termine greco corrispondente a “Adonai”.
I cristiani inizialmente usarono per le loro funzioni liturgiche la Bibbia greca e dunque trovarono, al posto del nome di Dio YHVH, il termine “Kyrios”. Anche San Girolamo quando tradusse in latino la Bibbia partendo dall’originale ebraico seguì lo stesso criterio e usò il termine “Dominus” e così è stato fatto poi anche nelle traduzioni cattoliche nelle lingue Volgari, seguendo la tradizione consolidata attraverso i secoli.
Primo risultato che possiamo quindi considerare acquisito è che il Nome del Dio giudaico-cristiano è JHVH e che il termine SIGNORE che troviamo nelle nostre Bibbie è la traduzione del termine ebraico sostitutivo ADONAI.
Ma come si pronuncia JHVH dato che sono quattro consonanti?
E’ necessario anche qui fare un po’ di storia.
La scrittura ebraica è una scrittura “consonantica” – cioè le vocali non si scrivono. Per poter leggere correttamente un testo bisogna conoscere le parole! (E’ così ancora oggi nell’israeliano moderno). La Bibbia dunque in origine era solo un insieme di consonanti. Con il passare dei secoli e con l’affievolirsi della conoscenza dell’ebraico antico, per evitare il rischio che non si sapesse più leggere la Scrittura in modo corretto – cambiando le vocali muta anche il significato delle parole -, i saggi ebrei inventarono una serie di “segni” vocalici che misero sotto alle lettere per indicare come queste dovessero essere vocalizzate durante la lettura.
In corrispondenza del Tetragramma JHVH, anche per ricordare al lettore che non doveva essere letto così come scritto, misero i segni della vocalizzazione di Adonai.
Di qui l’errore dei geovisti. Quando, alla fine dell’Ottocento, si venne formando il loro gruppo interpretarono in senso proprio quei segni e conclusero che il Tetragramma dovesse essere letto GEOVA! (sommessamente riconoscono oggi che questa vocalizzazione può non essere esatta ma ritengono opportuno non modificarla a causa del largo uso che ne è stato fatto).
Oggi la maggior parte degli esperti ritiene che la pronuncia più corretta per il Nome di Dio sia IAHVE’ o IAHUE’.
Beppe Zezza
 
Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ARCHITETTURA: Adalberto Libera: l’architetto per eccellenza del razionalismo europeo.
Disegni, parole e opere che rimangono nel tempo.

È nato centodieci anni fa, morto cinquanta anni fa e il Mart di Rovereto lo celebra con un interessante mostra. Quale migliore occasione per parlare di Adalberto Libera uno dei più significativi rappresentanti dell’architettura italiana del Novecento.Adalberto Libera
Lo hanno definito un mago della forma, un grande innovatore, l’architetto per eccellenza del razionalismo europeo. Uno straordinario disegnatore capace di rendere con matita e acquarelli e con una sola prospettiva, il perfetto riassunto del suo progetto.
Libera è senz’altro, nel gruppo degli architetti che hanno creato nel secolo scorso l’eccellenza italiana, quello che, più che mai, si adatta al mondo contemporaneo. La semplicità, l'integrità, l'essenzialità dei suoi progetti dai grandi valori simbolici e ideali rimangono tuttora perfetti con la loro essenzialità.
Molto attivo nella propagazione del suo pensiero, l’architetto Libera, entra a far parte, nel 1927, del Gruppo 7 che svolge un'opera di diffusione dei principi razionalisti, organizza la Prima Esposizione italiana di architettura razionale e fonda il gruppo razionalista romano di cui è segretario generale.
L’architetto, nato a Trento nel 1903, rimane comunque un individualista, la sua ricerca "si snoda a partire da un'idea-forma capace di racchiudere in sé le soluzioni plastiche, di ordinarle, controllarle, organizzarle, fino a renderle funzionali." La funzione non è il punto di partenza, ma la verifica della possibilità di combinare razionalmente determinate forme» (Ciucci 1989).
Libera è quello che ha progettato le opere più notevoli e sintomatiche del fascismo perché poté beneficiare dell’appoggio politico del Regime all’architettura moderna anche se spesso in violente polemiche con le istituzioni accademiche. Riesce a superare indenne il crollo del fascismoIl Palazzo delle Poste continuando attivamente a progettare fino alla fine della sua vita e, dopo la guerra, la sua grande personalità ha la capacità di ricercare le derivazioni del Razionalismo di là delle motivazioni storiche del recente passato per costruire una nuova immagine dell’Italia del futuro.?
Di lui vanno ricordato numerosi allestimenti nelle mostre e padiglioni italiani durante il fascismo, il Palazzo delle Poste di Roma, il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’Eur, vari edifici nello sviluppo di Roma degli anni cinquanta: il cinema Airone (1952-56), la sede dell'INA Casa (1957-58) e il palazzo per uffici di via Torino (1956-58); numerosi interventi in campo urbanistico: il piano regolatore di Bolzano (1929) e di Aprilia (1936), la sistemazione del litorale di Castelfusano (1933-34) e alcuni quartieri romani (Villaggio Olimpico, 1957-60) e tante altre importanti opere in giro per l’Italia.
Va infine ricordato un esempio unico di architettura: la Villa Malaparte che domina il mare di Capri. Bisogna premettere che, conoscendo l’ingombrante estro di Curzio Malaparte, non si può escludere un suo intervento nella realizzazione dell’edificio. La villa di Malaparte a CapriComunque la villa che si affaccia sui faraglioni di Capri, una casa bassa e rossa, quasi nascosta tra le rocce ma così presente e particolare, servirà d’esempio a numerose future emulazioni. Un’architettura che apre un nuovo dialogo con il paesaggio e la natura in cui esiste. “La casa di Malaparte a Capri, come la pensò Libera, è una casa di riti e di rituali, una casa che immediatamente ci riporta, con brivido, ai misteri e ai sacrifici egei: un gioco anotico in una luce italiana” John Hejduk.
Quando viene a mancare all’età di solo sessant’anni la sua affascinante personalità farà scrivere a Federico Zeri nel marzo del 1963 “La scomparsa di Adalberto Libera ha privato l’Italia, oltre di autentico artista, di un riferimento culturale e di un maestro”.
Hanno detto anche di lui che era di un artista sofisticato, capace di immaginare una modernità a misura d’uomo, non arrogante con una capacità lucida di realizzare opere non solo belle da vedere ma belle da vivere.
Marguerite de Merode

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


ABBIAMO OSPITI - ATTUALITA': la solidarietà spesa bene
Bastano volontà e organizzazione e si può utilizzare anche ciò che si crede debba andare perduto.

Qualche giorno fa a cena a casa di amici, parlando delle attuali attività di ciascuno di noi, Pietro Zezza ha cominciato a raccontarci del Suo lavoro di volontariato per conto della Caritas diocesana e della distribuzione e reperimento di quanto necessario per le loro attività benefiche.
Non sapevamo molto sul notevole lavoro ed io in particolare mi ero sempre chiesto come le grandi organizzazioni quali appunto la Caritas e altri, potevano gestire le varie fasi di recupero, di logistica e di controllo qualità di cibo, farmaci, vestiti e quant’altro e poi effettuarne la consegna ai bisognosi in una qualsiasi delle nostre città.
Ma veniamo al racconto di Pietro.

LogoTra le tante attività della Caritas diocesana di Roma, ultimo ad arrivare è stato l’emporio della solidarietà inaugurato il 13 febbraio 2008 e situato all’interno della Cittadella della Carità in Via Casilina Vecchia (Ponte Casilino).
L’Emporio è essenzialmente un supermercato in cui famiglie autorizzate dai centri di ascolto preposti (quattro della Caritas Diocesana e una quarantina presso Parrocchie) possono venire a “fare la spesa” gratuitamente, prelevando i prodotti disponibili utilizzando come “moneta” i punti che sono attribuiti a ogni famiglia secondo la composizione del nucleo familiare.
Mensilmente accedono all’Emporio circa 400 famiglie cui corrispondono più o meno 1500 persone, ed escono prodotti alimentari per circa 15 tonnellate al mese!
La Caritas non compra prodotti! E allora da dove arrivano?
Una prima considerevole parte dalla AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) che da oltre 10 anni gestisce un progetto europeo di aiuti alimentari agli indigenti e che quest’anno sta dando: pasta, farina, riso, latte e formaggi, olio di semi, pomodori pelati, legumi, marmellate, biscotti. La Germania e altri Paesi del Nord Europa però sono contrari a questa forma di aiuti (l’Italia è finanziata per 100 milioni di euro l’anno) per cui, a meno di ripensamenti, con il 2013 questo programma finisce; il governo italiano sta cercando risorse per finanziare un progetto a livello nazionale.L'Emporio di cui si parla
Una seconda parte arriva dalle raccolte fatte davanti ai supermercati due volte l’anno: nell’ultima di maggio 2013 sono stati raccolti 2600 cartoni di prodotti per oltre 30 tonnellate complessive (grande lavoro dei volontari sia in fase di raccolta sia il giorno dopo per dividere i prodotti!).
Una terza parte arriva da donazioni di aziende produttrici e/o di distribuzione a puro titolo di beneficenza, mentre altre aziende donano regolarmente prodotti non più commercializzabili ma ancora non scaduti (all’Emporio non sono distribuiti prodotti dopo la data di scadenza anche se è solo una data “da consumarsi preferibilmente entro il…“); qui parliamo di quantitativi a volte molto alti: da una famosa industria di latticini con cui è stato fatto un accordo, da inizio maggio sono state ritirate 17 tonnellate di formaggi (e, pochi, salumi): questi prodotti arrivano con una settimana/dieci giorni di vita: è stata costituita una rete della solidarietà con tutte le mense attive a Roma (oltre ovviamente a quelle Caritas) che con preavviso di un giorno passano a ritirare.
Una quarta parte, per ora la più piccola, arriva dalla ”spesa on line” che ognuno di noi può fare collegandosi al sito www.emporiocaritas.org e scegliendo tipologia e quantità di prodotti che vuole acquistare e che saranno recapitati direttamente all’emporio.
Oltre ai prodotti alimentari sono presenti altri prodotti che vengono donati: prodotti di igiene; giocattoli (nuovi), perfino una donazione di bistecchiere! Vestiti etc etc.
Tra le persone che vengono a “fare la spesa” ci sono alcuni casi veramente particolari: sono entrato in contatto con un uomo, età tra i 70 e gli 80, che si trascinava un trolley per riporci i viveri; aveva un gran desiderio di parlare, e mi ha raccontato di parlare sei lingue (in effetti gli ho parlato in inglese ed in francese e mi ha risposto a tono, poi lui è passato al latino ed io mi sono perso!), di avere solo la pensione sociale (circa €450/mese) perché i suoi primi datori di lavoro non gli avevano messo le marchette (ricordo dei miei primi anni di lavoro), di vivere ora in una stanza e di aver dovuto dare via tutti i suoi libri per mancanza di spazio, e di essersi iscritto ad una biblioteca comunale per poter continuare a leggere. Grande dignità.
Il problema maggiore di rapporti lo si affronta quando vengono giornalisti e registi di qualche programma televisivo che vogliono fare pezzi sulla povertà: spiegare loro che la maggior parte delle persone non vuole essere ripresa (e che comunque non possiamo essere noi a chiederlo) e che la dignità delle persone, soprattutto di chi è in maggior difficoltà, deve venire prima di tutto.
Alla cassaL’Emporio della Solidarietà è uno degli strumenti per cercare di aiutare chi è in difficoltà; è bello perché lascia agli utenti possibilità di scelta (e questo è il primo sintomo di libertà) e cerca comunque di mantenere il più possibile il modo di vivere abituale: si va ad un supermercato, si scelgono i prodotti, si gestisce un budget (anche se di punti e non di euro).
Più recentemente è stato aperto un secondo emporio (più piccolo e gestito interamente da volontari) a Spinaceto; è ora in programma di aprirne un terzo a Roma Nord (forse a Primavalle), cercando di evitare agli utenti ore in autobus.

Interessante quanto ci ha raccontato Pietro. Mi chiedo se questo tipo di attività sia comune a tutto il territorio nazionale e cosa succede all'estero considerati i dubbi dell’Unione Europea su questo tipo di assistenza.
Un punto di grande perplessità è per me sempre rappresentato dalla quantità di cibo e anche farmaci che molte aziende mandano allo smaltimento con costi paurosi quando alla scadenza o prossimi a questa. Certo, siamo tutti molto attenti quando leggiamo: “Da consumarsi preferibilmente entro il …….” ma che vuol dire esattamente?Tabella scadenze
Avevo fatto negli anni passati una piccola indagine tra i miei amici chimici ed esperti del settore e realizzato che quella frase è molto generica: gli alimenti, se tenuti con la giusta conservazione, possono essere consumati fino a qualche mese successivo. Cosa diversa per i farmaci, solidi, che possono perdere la loro efficacia, e assolutamente sconsigliabile per i prodotti liquidi.
Mi aveva anche colpito un articolo relativo a un’attività commerciale nel Regno Unito: molti prodotti prossimi alla scadenza o scaduti da poco, sono venduti a prezzi inferiori dall’80 al 50% del loro prezzo originale, naturalmente con tutte le indicazioni e garanzie di conservazione e con beneplacito delle autorità.
Mi chiedo quindi come fare a coniugare i costi alti di smaltimento, lo stato di necessità e la certezza che i prodotti che le aziende potrebbero offrire sono ancora perfettamente commestibili....il tutto con un pizzico di dignità?
Pietro Zezza - commenti di Carlo Verga

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


VITA: smartwatch e fast living.
Riflettendo sull'arrivo di orologi smart.

E’ di qualche tempo fa la notizia che in autunno, se ce la farà, la Apple consegnerà al mondo intero l’I-Watch. Esempi commercializzati ce ne sono già, di altri produttori fra i quali uno italiano (i’m Watch). Si tratta in effetti di un orologio assai smart, che avvisa di sms, chiamate, email e quant’altro in arrivo sullo smartphone che può così rimanere nella borsa, sulla scrivania o comunque lontano (ma non troppo) dal suo padrone.
Cui prodest? Perché creare qualcosa che ti avvisi se sei richiesto e che ti comunichi che ci si aspetta qualcosa da te in tempi più che rapidi? Abbiamo così paura di non essere cercati? Di non servire? Senza di noi per un po’ che può succedere?
Quanti di noi non possono realmente permettersi il lusso di non essere sempre connessi con il mondo esterno? Il tempo è diventato il nostro Signore e Padrone. Ma non è sempre stato così, anzi.Fast living
Siamo in inconscia attesa di stimoli esterni al nostro fare, dire, reagire, quasi che se non ne ricevessimo, rimarremmo immobili, sospesi in una realtà quasi quantistica, in cui siamo e non siamo nello stesso istante.
Non siamo più capaci di prendere spunto dall’interno di noi? Perché ci dobbiamo sempre rapportare e dar conto a ciò che sta al di fuori della nostra persona?
Siamo arrivati al punto che solo se facciamo tante cose nella stessa giornata, ci sentiamo “realizzati”; solo se ci comportiamo come un tablet multitasking, ci sentiamo ON, attivi, funzionanti.
E’ la nostra inconscia paura di non esserci, di non lasciare traccia se non interagiamo strettamente con ciò che è altro da noi e con coloro che ci circondano?
Siamo arrivati al punto di non lasciarci il tempo per farlo scorrere alla giusta, reale velocità. E’ un “fast living” che ci fa perdere di vista il 60% di ciò che ci si para innanzi.
E’ come continuare a correre su un offshore intorno a Ponza, senza la possibilità di vedere calette, grotte, piscine naturali, costruzioni nascoste nel verde della costa.
Siamo colpiti solo da ciò che è, come si dice in gergo marinaro, “cospicuo”, cioè grande, inevitabile alla vista, ingombrante.
E a questo tendiamo ormai a dare importanza. In tutto ed erga omnes.
Facile, umanamente quasi inevitabile, fare errori di valutazione anche macroscopici.
Stiamo andando troppo veloci. Non c’è nulla di male nel fatto in sé. E’ solo che non ce la facciamo.
Qualche giorno fa, il top manager di Swisscom, anche acquisitore di Fastweb, ha deciso di andarsene. Dal mondo. Era antesignano, fautore e convinto assertore dell’interconnessione sempre e ovunque. Hanno scritto che la chiave di lettura della sua azione si può trovare nella sua vita privata. Non era connesso con la sua parte interiore. Ha perso il segnale.
Ho un pc, due tablet, un Blackberry ultima generazione, in futuro forse anche uno smartwatch.
Ho scritto queste righe a mano, su un foglio volante con una penna azzurra di mia figlia corredata di paillettes e piumette bianche.
In un luogo dove il Blackberry non prende.
Isabella Confortini Hall

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice


COSTUME: parole, dove siete?
Tante dette a vanvera, superficiali o, peggio, mai pronunciate..

Piccole parole del quotidiano vivere..dove vi nascondete?
Con un battito di mani vorrei tornare a farvi finalmente emergere
Spumeggianti di felicità
Grigie di malinconia
Schiantate di dolore…
Ma…parole
Dette, profferite, parlate.

Orrore anni fa quando, invece di una voce al telefono, la meccanica risposta della segreteria telefonica.
Ma si sentiva almeno una voce.
Ora SMS muti cui va aggiunto uno smile con la bocca in giù o in su per capire se ridere o piangere e basterebbe la voce a capire e dare un anima alle parole.
Messaggi senza voce che ci rincorrono muti, non rumori di fondo, non respiri, non anima.
Che nostalgia di tante lunghe telefonate con la prolunga del telefono che correva per tutta casa per finire in bagno. Unica porta con la chiave tempestata di bussate: Basta, lascia il telefono, aspetto una chiamata. Ora tocca a me
Ed a quel filo appese mille parole .

Ora:
TVB
XXXX
+di ieri –di domani

Aiuto basta!
Feste e dolori passati con SMS con un clic sulla rubrica. Stesse parole per tutti.
Che valore hanno?

Forza parole dette, emergete.
Perchè le parole non sono solo vento, non sono solo uno sbuffo d’aria: hanno anima e sentimenti che viaggiano per loro tramite.
Le parole vanno usate, con cura, con attenzione. Sono fragili, sono pericolose a volte dolorose.
Lucy a corto di paroleLe parole…ne abbiamo bisogno sempre.
Aspettiamo con ansia la prima parola del bambino
Aspettiamo con ansia le parole del primo corteggiatore tredicenne che dica sei carina….oggi.
Aspettiamo il si il giorno del matrimonio.
Aspettiamo con ansia parole di perdono.
Aspettiamo che dopo tanti anni ancora e ancora ci si dica ti voglio bene…ancora.

Usiamole le parole: ci rassicurano, ci fanno sentire amate, a volte addirittura belle.
Usiamole per raccontarci in modo da poter essere poi capite.
Usiamole per confortare ed essere confortate nei periodi dolorosi che la vita ci riserva.
Impariamo a esprimere i nostri sentimenti con semplicità, senza vergogna: il voler bene non ha motivo di nascondersi, i complimenti veri aiutano e rafforzano.

Nel male poi usiamole ricordando però che non sempre le parole volano.Parola indelicata
Le parole cattive si incidono a volte nell’anima e fanno male per tanto tempo: ferite dolorose se giungono da persone a noi care.
Usiamole con precauzione: come un potenziale esplosivo di dolore, di sofferenza.

Diciamolo.
Oggi la vita è fantastica,
oggi ti voglio bene,
oggi sono orgogliosa di te,
sempre mi dai tanta gioia,
spero di invecchiare con te.

Parole piccole, forse, ma quanto bene ci portano.
Diciamole senza sentirci ridicoli
Ridicolo sarebbe non fare emergere tutto questo.
Impariamo a parlare di più, di nuovo.
Dei nostri problemi per avere un appoggio, delle nostre incertezze per fugare i dubbi, delle nostre gioie per condividerle con chi amiamo.
Lalli Theodoli

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Torna all'indice



La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità...

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Giancarlo Puddu, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Angelica Verga. La sede è in via G. D. Romagnosi 20, 00196 Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleseicento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

I SUGGERIMENTI DELLA LAMPADINA

Vi ricordate di vini, olii, olive, biscotti e Chianina...?
Se siete interessati trovate tutte le informazioni qui.

 FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là...

CANTARE IN UN CORO FA BENE AL CUORE! Le frequenze cardiache di persone che cantano in un coro si possono sincronizzare rapidamente le une con le altre. La scoperta sembra possa confermare come sia benefico per la salute il canto di gruppo.
Björn Vickhoff presso l'Università di Göteborg, in Svezia, ha reclutato 15 cantanti e ha chiesto loro di Corointraprendere una s
erie di attività congiunte di canto, dal ronzio monotono al cantare un mantra meditativo o inno natalizio cristiano. I segni vitali dei cantori sono stati monitorati per tutto il tempo dell'esperimento.
Il team ha scoperto che il canto corale ha aumentato il ritmo con il quale la frequenza cardiaca di un individuo varia. Questo potrebbe rappresentare un potenziale beneficio per la salute poichè la bassa variabilità della frequenza cardiaca è nota per essere legato alla pressione alta, dice Vickhoff.
Si è anche scoperto che le frequenze cardiache dei cantanti tendono a fluttuare in sincronia quando questi ultimi cantano canzoni strutturate. Ciò è stato collegato a un effetto noto come sinusale respiratoria, per il quale il battito cardiaco varia in sincronia con la respirazione, effetto calmante ben conosciuto dalla ricerca e riscontrabile nella meditazione, dice Vickhoff. Così  il canto corale, egli ipotizza, potrebbe  realizzare effetti calmanti in modo simile agli esercizi di respirazione in yoga. "Ma gli effetti medici devono essere  ulteriormente indagati", dice.
ICH

*

Anche le piante hanno bisogno di compagnia: uno studio Piante in compagniadella Western University in Australia ha accertato che alcune piante di peperoncino messe vicino ad alcune di basilico, non a contatto, crescono meglio di altre messe in vasi singoli…
La spiegazione che ci danno è che il fenomeno è dovuto a dei segnali acustici generati dalle oscillazioni nanomeccaniche delle cellule (????. provare per credere…)
CV

*

Fantastica questa notizia sui reggiseni:  spopola in Cina un reggiseno gonfiabile che puoi regolare per ogni occasione, quando vai al lavoro lo sgonfi di qualcosa, se vuoi far colpo sul Tuo ragazzo spingi un bottone e cambi la forma e perfino la taglia..Lo trovi anche su internet cerca reggiseni “She’s Mine”.
CV

*

Non c’e tregua per le auto di lusso:  le vendite di Lamborghini sono aumentate del 30% in tutto il mondo e del 53% nei soli Stati Uniti. Per il cinquantesimo anno dalla sua fondazione è stata presentata la Veneno, 354 km ora; ne verranno prodotti La Venenosolo tre esemplari, il costo è di 3 milioni ciascuno e già prenotati dagli appassionati di Lamborghini. Nel 2017 sarà presentato anche un Suv quattro porte.
CV

*

Ma quanti sono i gadget per misurare lo stato della nostra salute? Vi ricordate Daniel Craig nei panni di James Bond avvelenato in "Casino Royale", che si salva tramite il suo smartphone? Beh, non ne siamo poi così lontani: ogni giorno escono nuovi gadgets che possono essere collegati con l’I-phone del medico curante… ma come farà il poverino a seguire tutti i dati che gli perverranno e prendere dei provvedimenti?
Gli ultimi strumenti? Bilancia Bmi wi-fi rileva peso, bodyfat, massa muscolare e ossea, massa, fibre, acqua, grasso, calorie giornaliere. Glucometro, rileva livelli di glucosio, l’andamento nella giornata e nel tempo, offre un promemoria per i farmaci. Misuratore di pressione da polso o braccio, registra nel corso della giornata la pressione, i battiti del cuore e segnala ogni discrepanza dai normali valori.
CV

*

Vigneti, andiamo. È tempo di migrare.  Certo, sapevamo degli uomini, di animali e Vigneti migrantipesci, ma che gli ulivi e i vigneti potessero migrare..Ebbene sì, il dottor Giacomo Trombi del Dipartimento Agroalimentare dell’Università di Firenze ha partecipato ad un importante studio pubblicato su Climatic change e Biogeography. Lo studio incrocia i dati della coltivazione di vigne e ulivi con dei dati relativi al clima e al suolo. Seguendo questo sistema si è potuto prevedere come le coltivazioni si muoveranno in futuro. I paesi del nord Africa e sud Europa risulteranno meno adatti alla coltivazione dell’olivo a causa delle temperature elevate e mancanza di acqua pertanto i grandi oliveti tenderanno a spostarsi lentamente verso nord. I vigneti, anche loro, verso nord e troveranno delle situazioni favorevoli in Austria e Germania… ci dobbiamo preoccupare? Penso non sarà per il nostro tempo..
CV

*

Roma piazza del pallaro.  La piccola piazza tra piazza Campo dei Fiori e corso Vittorio Emanuele. Fino a qualche secolo fa era conosciuta per un gioco di scommesse simile a quello del lotto. In una giornata di festa predefinita si preparava un contenitore con 90 palle numerate. Il pallaro aveva l’incarico di gestire le puntate e l’estrazione dei numeri dal contenitore. Si poteva scommettere su cinque numeri su un totale di 90. Piazza del pallaro
Sul palazzo al numero civico 15 era dipinta una Madonna che con un sorriso sembrava si compiacesse della festa e del gioco il che permise alle autorità Papali di tollerare questa usanza fino al 1780.
CV

*

Sarebbe da ridere, se non facesse piangere: la Città di Bronzi distesiReggio Calabria aveva bandito il concorso delle "99 ideas” per fare partire il Museo Archeologico della città e far "partecipare" la comunità cittadina al museo e alle sue vicende. Tutto gira ovviamente intorno ai Bronzi di Riace, attualmente conservati in una teca nell'androne del Consiglio regionale. Cinque progetti molto validi sono stati selezionati ma per partire bisognerà aspettare perché il museo non è stato selezionato nella lista dei musei beneficiari dei fondi necessari.
MdM

*

Il FAI in Svizzera? 
Il 29 novembre 2012 si è costituito a Lugano, Svizzera, FAI SWISS, la prima delegazione internazionale del FAI, Fondo Ambiente Italiano.Logo Fai Swiss
FAI SWISS, Fondazione di diritto svizzero ha lo scopo di sviluppare e consolidare i legami tra la cultura italiana e quella svizzera. Si tratta di un progetto ad ampio respiro, proiettato nel futuro, che offrirà alla Svizzera e all’Italia un nuovo, stabile punto di riferimento culturale di livello internazionale. Tra gli obiettivi prefissati,  accrescere a livello internazionale la conoscenza e la sensibilizzazione dei beni italiani, quali patrimonio universale dell’umanità, e contribuire alla promozione della cultura svizzera in Italia. L’interscambio culturale tra i due paesi rappresenta così il fulcro dell’attività e la filosofia alla base di tutte le iniziative e le proposte culturali di FAI SWISS.
A garanzia di questa visione, la Fondazione si avvale della collaborazione di un importante protagonista della cultura svizzera, il Museo delle Culture di Lugano, il quale ospiterà la sede di FAI SWISS, in base ad un accordo sottoscritto con la Città di Lugano.
Inoltre uno dei Presidenti Onorari è proprio il famoso architetto ticinese Mario Botta. Nel programma si prevede la collaborazione per la promozione e la valorizzazione di Villa Fogazzaro a Oria di Valsolda, di proprietà del FAI, proprio a due passi dalla città di Lugano.
Il progetto culturale è già attivo sul territorio ticinese da oltre un anno.
Villa Fogazzaro RoiLe prime visite sono nate per pura casualità: cominciando con un piccolo gruppo di persone ad organizzare qualche visita guidata ai Musei di Lugano e alle dimore del FAI a Milano. Da subito la domanda di visite è aumentata e con essa si è allargato la lista dei partecipanti agli eventi. Cosi poco dopo il FAI centrale ci ha chiesto se eravamo interessati a diventare il primo FAI Internazionale e abbiamo accettato con grande entusiasmo.
FAI SWISS conta ad oggi più di 500 iscritti ed è in continua crescita cercando di promuovere il più possibile luoghi di interesse artistico e culturali non aperti al pubblico ed anche visite guidate a importanti fiere d’arte contemporanea come Art Basel e London Frieze.
Isabella Puddu (co fondatrice del FAI Swiss)


STANCHI DELLE SOLITE SPIAGGE?

MYSTIC RIVERS, le spiagge dolci del nord ovest: una guida sulle meravigliose spiagge di torrente.
E’ nata una nuova guida, a cura di Filippo Tuccimei, per chi cerca una La copertina del libroconcreta alternativa al mare, bello e unico, ma la cui fruzione, soprattutto nel nord Italia, è resa difficile e/o spiacevole per affollamento, costi, eccesso di costruzione delle coste, traffico.
Perché andare per torrenti? Perché le spiagge proposte da questa guida sono posti eccezionalmente belli, completamente immersi nella natura, non affollati e situati in valli scarsamente abitate e non inquinate.
Sono spiagge gratuite, a servizio di piscine naturali la cui acqua è non solo pulita, ma di un verde cristallino che non ha nulla da invidiare alle tinte caraibiche; Una spiaggia segnalataha portata costante tale da formare piscine abbastanza grandi e profonde da garantire la natazione, ma le cui correnti sono docili; non solo non è gelida ma, nella maggior parte dei casi, neanche fredda.
Sono lidi solitamente dotati di sabbia e/o ghiaia fine, situati in valli aperte ed assolate e quindi ideali per uno “sport” che piace proprio a tutti: prendere comodamente il sole!
Si tratta di scenari dove regna incontaminata la natura: insieme all’acqua, rilievi, flora e fauna la fanno da padroni e dove l’elemento artificiale e/o architettonico è un’eccezione.
Per saperne di più vai alla neonata pagina Facebook


MOSTRE 

Bruxelles: Palais des Beaux Art: Giorgio Morandi, curata da Maria Cristina Natura Morta di MorandiBandera. Ampia retrospettiva del pittore bolognese che illustra i temi principali della sua ricerca: la natura morta, il paesaggio e i fiori, senza dimenticarne altri meno consueti se non addirittura rari, come l’autoritratto e la figura umana (come nel caso delle Bagnanti del 1915).
Fino al 22 settembre 2013.

Napoli:  il MADRE   apre gratuitamente le sue porte dal 1 al 31 agosto per visitare: "Per_formare una collezione #1” Il Madrecon Thomas Bayrle, Mario Garcia Torres, Giulia Piscitelli, che  rapresenta il primo capitolo del progetto dedicato alla formazione di una collezione permanente del museo. Ogni giorno alle 17, si è organizzato un programma dedicato a visite didattiche delle tre mostre che sono:
TUTTO-IN-UNO Thomas Bayrle a cura di Devrim Bayar e Andrea Viliani.
Con la più grande retrospettiva mai realizzata su Bayrle, il Museo MADRE propone oltre 200 lavori di un artista che ha toccato, con il suo ibrido linguaggio, molti temi del nostro tempo: la società di consumo,  l’ecologia, i temi relativi alle tecniche di propaganda, alla denuncia sociale, alla sessualità e alla spiritualità, la pornografia e la
Bayrle al Madrereligione. Thomas Bayrle si è espresso con un linguaggio misto tra la Pop Art, l’Arte Concettuale e l’Op Art.
Fino al 14 ottobre 2013      

La lezione di Boetti (Alla ricerca del One Hotel, Kabul) Mario Garcia Torres, a cura di Andrea Viliani. Lartista messicano, omaggia Alighiero Boetti raccontando la storia della guest house aperta a Kabul nel 1971 al 1977 raggruppando i suoi lavori (installazioni video, lavori fax e postali, placche lignee e metalliche, scritte a muro, cartoline e materiali grafici, insieme ad alcuni interventi inediti) esposti insieme a una selezione di quelli di Alighiero.
Fino al 30 settembre 2013

Intermedium Giulia Piscitelli a cura di Andrea Viliani e Eugenio Viola.
Prima retrospettiva dell’artista  napoletana che evoca lo "stare nel mezzo", tra i limiti di spazio e di tempo, lasciando aperto alle possibilità il processo creativo. E una raccolta di opere prodotte dagli anni ’90 ad oggi, molte delle quali inedite, che includono linguaggi, tecniche e materiali differenti. Fino al 30 settembre 2013


Toscana
Perché non aproffittare delle vacanze estive per farvi un giro dei parchi d'arte contemporanea della Toscana? Nel contesto di quel paesaggio già meraviglioso di per sè, molti artisti sono stati chiamati a dialogare con la natura per creare opere ambientali, in armonia con il territorio circostante. A Villa Celle
Parliamo della ben nota Villa Celle, dove sono visibili i lavori di Robert Morris, Fausto Melotti o Alberto Burri, del Parco della Padula e di Villa Magia. In Maremma troviamo il Giardino dei Tarocchi, realizzato da Niki de Saint Phalle, quello di Daniel Spoerri con opere di Mauro Staccioli, Nam June Paik, Olivier Estoppey, e di Spoerri stesso e il Giardino dei suoni di Paul Fuchs per non dimenticare il Parco di Pinocchio a Collodi.


Roma: Al MACRO, SOFT WORK,  la prima mostra personale a Roma di Sterling Ruby a cura di Maria Alicata con l’organizzazione generale di Damiana Leoni. Sterling Ruby, la cui ricerca spazia tra scultura, pittura, disegno, fotografia e video, vive e lavora a Los Angeles ed è riconosciuto a livello sterling al Macrointernazionale come uno degli artisti più significativi e originali di questi ultimi anni. SOFT WORK, già ospitata al Centre d'Art Contemporain di Ginevra (febbraio – aprile 2012), al FRAC Champagne-Ardenne (maggio – agosto 2012) e alla Konsthalle Bonniers di Stoccolma (dicembre 2012 – marzo 2013), sarà a Roma per la tappa conclusiva del tour europeo, la più lunga e con il maggior numero di opere, di cui molte create appositamente per il nuovo allestimento al MACRO Testaccio.
Fino al 15 settembre 2013.

Milano: Hangar Bicocca: Ragnar Kjartansson: “The Visitors”
La Fondazione Pirelli propone un opera di Ragnar Kjartansson che si presenta come una grande
Ragnar Kjartanssoninstallazione realizzata da nove proiezioni video. L’artista islandese s’interroga sulle relazioni fra la dimensione del concerto dal vivo, la tradizione della performance, la poesia, il cinema attraverso un allestimento avvolgente, usando la ripetizione e la circolarità dei gesti e delle ambientazioni.
Dal 19 settembre al 17 novembre 2013.


Todi: Palazzo del Vignola: Il Todi Festival 2013 : “Contemporanea. Riflessioni dal presente”. Direzione artistica Silvano Spada. Per la 28° edizione del Festival sarà presente a Todi una serie di artisti  con tanti nomi noti. Locandina del festivalDiciannove pittori, scultori, fotografi e designer sono stati invitati a identificare con un loro linguaggio personale il teatro e la cultura araba, tema dominante del Festival partendo dall’interno del bel Palazzo del Vignola.
Dal 23 agosto al 1 settembre.

Capena ART FORUM WÜRTH : La Transavanguardia tra Lüpertz e Paladino. Opere nella collezione Würth? a cura di Achille Bonito Oliva.
Con una selezione di sessanta opere la collezione Wurth presenta due artisti europei, Paladino e Lüpertz.
Tutti e due gli artisti hanno fatto parte del movimento della Transavanguardia concepito negli Anni Ottanta dall’estro critico di Achille Bonito Oliva.
Un movimento  che voleva recuperare le tecniche tradizionali della pittura e della scultura per affermare l’individualità dell’artista
Fino al 15 febbraio 2014.


La selezione delle mostre è a cura di Marguerite de Merode Pratesi e ti aspetta sul sito nella specifica rubrica.


PENSIERO LATERALE: L'IMMAGINE DISTANTE

Sei fermo, in piedi,  in mezzo ad una
stanza. Questa stanza ha una forma cubica e assolutamente isolata dall'esterno, non ha finestre ne' aperture sul soffitto. La porta è chiusa a chiave e dal soffitto pende una sola lampadina. Nonostante le pareti della stanza distino
solo tre metri una dall'altra, sei in grado di vedere un oggetto a oltre 10 metri
di distanza.

Come è possibile?


Dato che anche il cervello a luglio va in vacanza, la volevamo facile facile......clicca qui e controlla

Se desideri segnalare "La lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.


Attenzione!
Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003), le e-mail informative e le
newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Vogliamo informarla che il suo indirizzo si trova nel nostro indirizzario, in quanto un Suo amico l'ha iscritta alla newsletter "La lampadina" e che fino a oggi le abbiamo spedito informative e newsletter riguardanti le nostre iniziative mediante il seguente indirizzo e-mail: newsletter@lalampadina.net
Sperando che Lei voglia continuare a ricevere le nostre e-mail, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati con riservatezza, nel rispetto delle normative vigenti e che non verranno divulgati. In ogni momento sarà possibile chiedere di essere rimossi dall'indirizzario cliccando qui
Una non risposta, invece, verrà intesa come consenso alla spedizione delle nostre e-mail.

Grazie
Il Team de La lampadina