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Venerdì, 20 dicembre 2013

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:



La Lampadina - n. 23
Dicembre 2013

Siamo arrivati al secondo Natale insieme a Voi e abbiamo voluto prepararVi un numero speciale de La Lampadina, un po' leggero e spensierato: si parla di alberi addobbati, di cibi dimenticati e riscoperti come fossero di moda, di messaggi, spesso d'amore, affidati all'incessante  movimento del mare, e di tempo, bene inestimabile che possiamo imparare a donare, o dedicarne un po' a noi stessi per rallentare il passo guardando una mostra o impegnandoci in un quiz artistico! Buona lettura e...ci leggiamo l'anno prossimo!


Ecco il Natale 2013 che corrisponde per noi alla pubblicazione della Newsletter numero 23, ovvero abbiamo appena compiuto due anni (considerando i numeri doppi estivi)!
Prendendoci molto sul serio, come potete notare, Vi presentiamo questa variegata compagine di personaggi...ognuno con il proprio ruolo... e ne approfittiamo per fare gli auguri a tutti Voi, fedeli lettori de La Lampadina, per un sereno Natale!

Natale 2013


CULTURA: tanti, visti ovunque, ma cosa significano?
Solidità, legame con la Terra  e...?

A chi...Direi che l’argomento sia certamente di attualità, dato il periodo... poichè parlo dell'ALBERO DI NATALE.
Lo spunto lo ho avuto da una di quelle immagini augurali che accompagnano le mail che ci scambiamo durante le feste: c'era un grande abete addobbato contornato da auguri scritti in tutte - no, tutte no, molte - lingue del mondo e nei particolari caratteri delle varie culture.
Sono stato attirato dagli auguri in ebraico. Mi incuriosiva come fossero espressi e se facessero riferimento alla piccola comunità cristiana di lingua ebraica o allo altrettanto piccolo gruppo degli ebrei-messianici (ebrei etnici che credono nella messianicità di Gesù pur non appartenendo ad alcuna delle "confessioni" cristiane).
La sorpresa è stata che l'augurio diceva: "Happy Hannukah". Buona Hannukah!.
Ora per chi non è addentro a queste cose bisogna dire che Hannukah è una festa EBRAICA che nulla ha a che vedere con il nostro Natale: è la festa delle luci che commemora la riconsacrazione del tempio di Gerusalemme operata dai Maccabei dopo la profanazione di Antioco Epifane.
Questo mi ha indotto a fare una ricerca su internet per saperne qualcosa di più circa la tradizione di assumere un abete come simbolo della festa e sul quando e come questo simbolo fosse stato associato al Natale cristiano.
Quello che io già sapevo era che l'albero era originariamente un simbolo pagano nordico. Ho appreso qualcosa in più che ora metto in comune con voi.
La tradizione di assumere gli alberi come simbolo è molto antica:
A Roma, si onorava Attis, il dio amante - alcuni dicono figlio - di Cibele, dea della natura adornando l’abete sacro con oggetti votivi – cembali, piatti, fiasche.
In Grecia era dedicato alla dea lunare Artemide e se ne sventolavano rami con una pigna in punta.
In Egitto veniva considerato l'albero della Natività, pianta sotto cui era nato il dio di Biblos.
Nel calendario celtico era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giorno supplementare che seguiva il solstizio d’inverno.
Da sempre, dunque l’abete è stato associato alla divinità e assunto come simbolo dell’immortalità (è sempreverde), asse del mondo che attraverso le radici fissate al suolo collega la terra al cielo cui protende le chiome, e unisce il cielo alla terra.
Facilmente comprensibile dunque come questi significati simbolici, presenti nelle religioni antiche, associati all'abete, abbiano potuto essere riferiti a Gesù, nel quale, secondo la dottrina cristiana (San Paolo lettera agli Efesini ) tutte le cose del cielo e della terra sono ricapitolate.
Il primo abete/albero di Natale è stato realizzato, almeno così affermano loro, in Lettonia, a Riga nel 1510.
Fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570 cita un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.
L'usanza entra nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo è già pratica comune in tutte le città della Renania, ma pare confinato alle popolazioni germaniche.
La diffusione nel resto dell'Europa inizia con il Congresso di Vienna.
A Vienna l'albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orleans.
In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita nella seconda metà dell'Ottocento al Quirinale; da lei la moda si diffuse in tutto il paese, ma ancora negli anni Cinquanta del secolo scorso era riservato solo ai ceti più abbienti e cosmopoliti.Albero degli auguri in tutte le lingue
L'uso decorativo di candeline risale al XVIII secolo (la prima notizia documentata in materia è già del 1662 ad Hannover), sostituite poi dalle lampadine a luce intermittente o fissa. Le palline sono state fabbricate per la prima volta nella seconda metà dell'Ottocento da produttori svizzeri e tedeschi. Originariamente erano in vetro soffiato e preziose (ancora ricordo il dramma quando se ne rompeva una), oggi sono in plastica e indistruttibili.
Comunemente l'albero di Natale veniva considerato "protestante" e contrapposto al "presepe" cattolico. Lo sdoganamento "cattolico" del simbolo è stato sancito dal Papa Giovanni Paolo II che ha voluto che in occasione delle festività natalizie in Piazza San Pietro venisse eretto un maestoso albero di Natale - offerto ogni anno da una diversa regione.
Secondo il Guinness dei primati l'albero di Natale più grande del mondo lo realizzano a Gubbio sulle pendici del Monte Igino.
Dall'Europa l'albero di Natale si e' diffuso negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
Con la "globalizzazione", l'abete decorato ha però cessato di avere un riferimento esplicito al Natale cristiano per tornare ad essere solo un simbolo generico di allegria e speranza, buono un po' per tutto come testimoniato dalla cartolina di auguri che ho ricevuto.
Beppe Zezza

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ATTUALITA': Dammi tempo, avrai tempo!
Banche grandi, piccole, di affari, di patrimoni, ma la conoscete la banca del tempo?


Il salvadanaio del tempoSappiamo tutti come ormai, nei Paesi industrializzati, il bene più prezioso e scarso non sia certo il petrolio ma qualcosa di intangibile. Sì, esatto: il tempo.
Se siete alla ricerca di un grande regalo per Natale, che ne dite di donarne un po’? Chi di voi conosce la banca del tempo?
Sono Giovanni e faccio parte di questa piccola/grande banca del tempo; per Natale regalo a Roberto 4 ore del mio tempo, gli faccio un assegno… Di queste quattro ore ne farà quello che vuole.
Roberto ha infatti un problema: sua madre vive vicino a Viterbo e deve portarLa dal medico a Roma, ma il suo lavoro in questo periodo non glielo permette. Sarà Giovanni a pensarci e a riportarla indietro. Ma come dare a Giovanni un regalo di tempo che sia analogo?
Ma certo! Roberto è bravissimo come informatico, mi darà lezioni di computer di un'ora ciascuna ogni sabato del prossimo mese…. Cosi i regali saranno simili…

Funziona come una banca, ma senza soldi e senza interessi, solo quello che si dà e si riceve del proprio tempo, delle proprie competenze, delle proprie capacità.
So come fare qualcosa, metto a disposizione le mie conoscenze, le mie competenze. Se a qualcuno interessa il mio “sapere” me lo chiederà ed io potrò chiedere qualcosa in cambio. Si tratta di uno scambio alla pari, o meglio, di un baratto. Tutte le attività sono valutate con l'unità di misura che è il tempo.
Ma come funziona, chi le controlla, come sono gestite?
Il calcolo del tempo e la sua contabilità, funzionano come nelle banche vere: disponi di un libretto di assegni e un conto corrente, dove la segretaria della banca annota il dare e avere. Il conto ha dei termini per il pareggio. Chi ritira, è richiamato con cortesia e comprensione a rientrare, ma se fa il furbo viene subito esonerato.
La "regola principale è lo scambio". E’ qualcosa di diverso del Volontariato che è un’assistenza ai bisognosi ma a senso unico. L’aiuto che circola nelle Banche del Tempo è reciproco e deve essere alla pari. Il tempo scambiato è misurato in 60 minuti per tutti.
Le Banche del Tempo servono a soddisfare bisogni materiali e immateriali, sia quelli legati all'organizzazione quotidiana della vita delle persone che delle famiglie. Le banche sono anche luoghi di socializzazione, che favoriscono la messa in comune di “saperi” e conoscenze. L'elenco degli aiuti che vengono scambiati è misurata in ore. Può essere suddiviso in due grandi aree: la prima, è composta dalle prestazioni che riguardano lo svolgimento della vita quotidiana, la spesa, la cucina, la lavanderia, le relazioni con gli enti pubblici, i bambini, gli anziani, il tempo libero...; la seconda, favorisce la socializzazione e riguarda lo scambio dei “saperi”. Cioè, il baratto delle conoscenze che le singole persone possiedono. I “saperi” sono tanti: quelli che hanno un valore di mercato, quali conoscenze informatiche, linguistiche, pittura, fotografia, cucina e ricette, ricami, pizzi, sartoria, stiro, etc  e quelli senza un valore economico quali i “saperi” delle persone anziane: come si viveva anni fa, i vecchi mestieri, com'era la città... etc
Le banche del tempo si sono affermate anche nelle scuole, il merito è degli insegnanti che hanno compreso come queste associazioni siano un veicolo per l'educazione alla reciproca solidarietà all’interno della scuola: l’aiuto che i migliori in classe offrono ai meno capaci; i ragazzi, in questo modo, si scambiano “saperi esterni” alla scuola e spesso sono i meno bravi negli studi ad insegnare qualcosa ai migliori. Il nuotare, il suonare la chitarra o un’infarinatura di cultura musicale e tanto altro ancora.
Si sono anche formati piccoli gruppi di teatranti che offrono i loro spettacoli ad associazioni di adulti e anziani, favorendo in tal modo scambi e relazioni intergenerazionali davvero particolari.
Infine va segnalato l'impegno promozionale e di sostegno di amministrazioni provinciali a favore della diffusione delle Banche del Tempo. Ricordiamo Torino, Milano, Brescia, Cagliari, Napoli, Genova e Biella, che oltre a convegni e seminari, hanno organizzato brevi corsi di formazione e sviluppato una costante azione informativa presso i comuni del loro territorio.  A Roma è presso la Banca del Tempo del XII Municipio che ha sede il Coordinamento Banche del Tempo, che nella capitale conta molte di questi “istituti di credito”, distribuiti fra i molti Municipi.Dammi tempo, avrai tempo
Come si fonda o si partecipa a una banca del tempo?
Chiunque può fondare una Banca del Tempo. Bastano poche persone (4 - 6) che, attratte dall'idea e dall'utilità della banca, coinvolgono amici o conoscenti (colleghi di lavoro, genitori di compagni di scuola dei figli, parenti, eccetera) fino a essere 15 -20 al massimo e costituire così il gruppo promotore della Banca del Tempo.  E’ necessario poi stilare uno statuto e un atto costitutivo e la relativa registrazione. Infine è fondamentale che, al momento dell'apertura, la banca possa contare su un gruppo promotore già esperto e, quindi, in grado di aiutare gli altri a inserirsi.
È incredibile in questi momenti di crisi come ci sia sempre qualcosa di positivo e costruttivo da poter fare, non credete?
Carlo Verga

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ARTE: Artista o bambino?
  Provateci, il risultato non è per niente scontato...

Riuscite a distinguere quadri di Arte astratta di artisti conosciuti dai quadri dipinti da bambini di quattr’anni d’età?
Sembra che questo test sia stato sottoposto a uno storico dell’arte e a vari artisti..
Confrontatevi e provate..
Inserite i vostri risultati nel "Vota e/o commenta questo articolo da qui" associando al numero del quadro la lettera:
A per Artista
e la lettera
B per bambino.

In bocca al lupo!

Opera 1
Opera 1
Opera 2
Opera 2
Opera 3
Opera 3
Opera 4
Opera 4
Opera 5
Opera 5
Opera 6
Opera 6
Opera 7
Opera 7
Opera 8
Opera 8
Opera 9
Opera9
Opera 10 Opera 10
Volete vedere le soluzioni?
Eccole qui
Opera 11
Opera 11

   Marguerite de Merode
 
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ABBIAMO OSPITI - CURIOSITA': bottiglie in onda, bottiglie in rete
"Uncorker of Ocean Bottles”, gli Stappatori della Regina, non erano raffinati servitori alla tavola di Elisabetta I ma…

"Questa luna m'incanta...
mi ricorda il candore della tua pelle profumata,
il mare è cheto, la brezza m'accarezza il viso come le tue dita leggere...
non voglio pensare al domani...
oggi, stanotte ancora ti sento vicina alla mia anima
....per il momento addio mia amata.......... tuo marito"
Bottiglia al tramontoSiamo nel 1914. Il messaggio è di Thomas Hughes. Il giovane, sposo innamorato, naviga per il fronte. Dodici giorni dopo aver affidato al mare i suoi pensieri d'amore, custoditi dal vetro, muore in battaglia. Il messaggio fu trovato spiaggiato anni dopo e consegnato alla moglie ch'è vissuta fino al 1979.
I messaggi nelle bottiglie continuano a emozionare. Le storie che vi sono racchiuse sono infinite, struggenti come questa, oppure disperate come la richiesta d'aiuto d'un gruppo di profughi peruviani, alla deriva senza cibo ne’ acqua al largo di Costa Rica. "Help us please": così recitava il messaggio. Fortunatamente raccolto in tempo, salvò le loro vite. Era il giugno del 2005.
Fra tanti casi mi ha colpito quello d'un bimbo dell'Ohio, Roger J. Clay, che affida alla corrente la sua piccola ingenua missiva, il 27 dicembre del 1984. Passano gli anni e Roger muore in un incidente stradale 9 giorni dopo il suo 21 compleanno, il 10 luglio 1998. La sua bottiglia fu trovata sulle rive dell'Ohio il 10 luglio del 2003. Aveva vagato per 19 anni e fu consegnata ai genitori che l'accolsero come un messaggio d'amore dall'aldilà. Certamente la coicidenza delle date è singolare, ed è consolante credere ad una qualche speciale magia.
Preziose informazioni in ogno caso sono state raccolte tramite questi strumenti galleggianti.
ll filosofo greco Teofrasto nel 310 avanti Cristo se ne serviva per studiare gli scambi di corrente tra Atlantico e Mediterraneo.
Se ne serviva Elisabetta d'Inghilterra, nel sedicesimo secolo. Per rafforzare il suo potere e quello della sua Marina ogni mezzo era valido. Oltre ai noti Corsari, disponeva di un Gli stappatori della Reginagruppo di stappatori, Uncorker of Ocean Bottles, con l'incarico di raccogliere le bottiglie alle quali la flotta affidava importanti segreti strategici. Qualora un suddito fosse stato sorpreso ad aprire una di queste bottiglie rischiava l'impiccagione.
L'uso sistematico delle bottiglie galleggianti fu introdotto da Matthew Fontaine Maury, ufficiale della Marina Militare Statunitense, per lo studio delle correnti superficiali.
Il primo testo di oceanografia moderna fu pubblicato nel 1855 (La geografia fisica dei mari). Le tavole e le rotte indicate sono restate invariate fino al 1924. Su indicazione di Maury, le "drift bottles", contenenti un messaggio indicante la posizione del rilascio e l'invito a segnalarne il ritrovamento, venivano lanciate a centinaia.
Il mito del messaggio in bottiglia ha attratto scrittori famosi come Jules Verne che nel 1868 scriveva "I figli del capitano Grant".
Edgar Allan Poe nel 1831 aveva pubblicato il racconto "Il manoscritto trovato in una bottiglia".
E' di Sting&Police la stupenda canzone "Message in a bottle"
Il cinema ovviamente non poteva sottrarsi, ed ecco apparire sullo schermo storie vere o immaginarie. Suggestiva quella narrata nel romantico film interpretato da Paul Newman, "Le parole che non ti ho detto".
Ma torniamo a oggi. Che succede con le nuove tecnologie?
I messaggi in bottiglia finiscono in ...rete...internet, per intenderci. E viceversa. Qualcuno mette in bottiglia i messaggi che riceve via Web, affidandoli alle onde.
Roberto Rognoli, medico chirurgo di Termoli, pubblica su internet tutto quello che trova sulla spiaggia dopo averlo accuratamente fotografato, e di bottiglie ne esibisce tante, credetemi.
Un'iniziativa simile la realizza un pescatore filosofo tunisino dal nome difficilissimo: Lihid Heb Mohosem.
Una scuola canadese ha portato alcuni ragazzi a intrecciare scambi epistolari con loro coetanei spagnoli. Questo esperimento didattico prevede l'uso combinato di messaggi tradizionali e internet, come Ocean Gram.
Mailing listNell'arcipelago delle Turks e Caicos, nell'Atlantico a sud della Florida, collaborando con il locale Museo del messaggio in bottiglia, le scuole hanno intrapreso un progetto per lo studio delle correnti che attraversano l'Oceano Atlantico. Si è previsto il rilascio di 300 bottiglie con materiale turistico sulle isole e presentazione dell'iniziativa.
Nel maggio del 2004 il museo marittimo di Ramsgate ha lanciato 50 bottiglie per vedere se raggiungono l'altro capo del mondo: le isole Chatham, che si trovano a 800 chilometri ad est della nuova Zelanda.
Ogni abitante di Ramsgate affida alla bottiglia un messaggio indirizzandolo ai cittadini di Chatham con l'invito a ributtarla in mare sperando che compia il giro del mondo addirittura e ritorni sulle coste inglesi. Alcune di queste bottiglie sono state corredate di un trasmettitore Gps, cellulare, batteria a ricarica solare per monitorarne la posizione in tempo reale.
In conclusione sogni romantici, ragioni scientifiche vengono ancora racchiusi e affidate a bottiglie sigillate da ceralacca. Continuando a correre sulle onde sono sempre bottiglie mezzo piene mai mezzo vuote.
Elvira Amabile

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ABBIAMO OSPITI - CUCINA E TRADIZIONI: carni da non dimenticare.
Il ritorno al passato anche in cucina è vincente.

L’avvento del consumismo la bottega del macellaio di Pieter Aertesen, 1551ha modificato la nostra vita e ancor di più la nostra tavola.
La nostra alimentazione ha subito un cambiamento radicale e, fra i tanti alimenti dimenticati, il “quinto quarto” è sicuramente quello che ha fatto la peggior fine godendo, probabilmente, della peggior reputazione.
Ma il “QUINTO QUARTO” esiste e racconta di una tradizione secolare avversa allo spreco, ricca di profumi e di piatti gustosissimi.
Cos’è il “quinto quarto”?
Dopo la macellazione bovina, ovina, equina, suina e caprina, data la taglia dell’animale, si suole dividere la carcassa in “ mezzene” e queste ultime in “quarti“.
Quindi l’animale si scompone in quattro quarti.
Viene quindi chiamato “quinto quarto” l’insieme dei componenti poveri del macellato: testa, interiora, coda e organi.
Tutti gli animali hanno un “quinto quarto” ma il suino ne ha addirittura un sesto, pregiatissimo ed introvabile: il “sanguinaccio”.
Nel nostro Salento, oltre alla versione salata del “sanguinaccio”, spesso arricchito nell’insacco da pezzetti di cervello, se ne preparava una versione dolce, “callume” che veniva consumata, per tradizione, durante il Carnevale, il periodo più freddo dell’anno.
Questo piatto era, infatti, altamente calorico e nutriente.
La storia ci racconta che i “quattro quarti” venivano utilizzati per la cucina dei benestanti mentre il “quinto quarto” andava a sfamare la povera gente che, con fantasia e capacità, riusciva a farne piatti gustosissimi.
Le parti della muccaIl profumo del ”quinto quarto” occupa un posto d’onore nei ricordi gastronomici della mia infanzia.
Erano tante le inebrianti e caratteristiche botteghe nel centro storico di Lecce dove si potevano gustare i famosi “ gnummareddi” di trippa in umido con le patate, li “turcinieddi” di interiora di agnello arrostiti, la “Cervella fritta”, “lu fegatu rustutu cu la zippa”, “lu rugnone a fricassea”, le “sagne ncannulate cu la matriata (ileo degli animali da latte ancora pregno del chino), “lu musu allesso” e la “ventriceddha“ e accompagnare il tutto con un buon bicchiere di “mieru” rosso “stumpatu” a casa “cu lu Negrumaru e la Malvasia”; botteghe per soli uomini, frequentate da poveracci, ma tanto ricche di tradizione culinaria.
Alcune culture rigettano l’uso delle frattaglie come cibo, in altre al contrario, rappresentano un pasto da gourmet  come in Francia il foie gras, le animelle ed i paté.
In Italia?
Che dirvi, noi italiani siamo un popolo strano, cresciuti con il motto che “l’erba del vicino è sempre la più verde“ e scimmiottando l’altrui fare, spesso prendiamo gli esempi peggiori.
Così ci ritroviamo oggi, spesso, a mangiare salsicce insaccate in budella sintetiche, sicuramente meno costose.
Qualche giorno fa leggevo che si sta attribuendo la colpa di parte dell’aumento della temperatura terrestre allo sterco degli animali di allevamento poiché aumentati in maniera esponenziale.
Chissà, se non avessimo dimenticato il “ quinto quarto” sostituendolo con “la bistecca” e “la fettina” forse … potremmo stare meglio!
Serenella Grassi Giorgino

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ABBIAMO OSPITI - MOSTRE: Eros c’est la vie e i ready made di Duchamp
 Clair, polemiche, Duchamp e una mostra da non perdere

Duchamp“Ci sono due professioni- esordisce Jean Clair, egregio e noto critico francese in un lungo articolo sulla Repubblica del 23 ottobre - che hanno sempre rifiutato di lasciarsi inquadrare: gli psicanalisti e gli esperti di arte, chiunque può dirsi psicanalista esperto e appendere alla propria porta una targa di ottone. L’oggetto o la persona di cui le due professioni si occupano rilevano della categoria dell’unico non soggetta alla regola comune”. Il provocatorio e lungo articolo, “L’arte è un falso, coccolata da musei autoreferenziali, l’opera contemporanea vive tra tecniche seriali e mercato impazzito” e’ una bozza del suo intervento del giorno dopo, 24 ottobre, alla Fondazione Zeri di Bologna; e così dopo la lunga tiritera Clair conclude che: “Gli Ebrei adoravano il vitello d’oro, noi adoriamo i cani e i gatti di Koons e i grassoni di Botero e chi mai sarà il Mosé che spezzerà davanti a noi le tavole della legge scendendo da un monte Sinai?”
Che dire.. certamente pochi sono oggi esenti dal fastidio della massificazione delle cose e delle idee piccole o grandi che siano: sul danaro, la politica, le professioni, i sentimenti, il materasso di lattice, fino alle più complesse: dio, l’amore, ed  ovviamente perché no, anche l’arte- La foga di Clair si scaglia sul sistema in se stesso delle gallerie e critici che ne decretano il mercato e quale debba considerarsi l’Arte maiuscola-
…Rispondiamo a Clair, ovvietà per ovvietà, che l’arte è tuttavia complessa quanto l’uomo e tento di allontanare un piccolo fastidio per l’abituale boria francese, razionale certamente, in questo caso rigorosamente frettolosa, diversa dalle altalenLocandina della Mostrae sofistiche ma almeno meno boriose del nostrano Achille Bonito Oliva. Mi sento adesso di rifarmi la bocca. Andrò a vedere la mostra di Duchamp alla Gnam di Roma. “L’arte è sempre rispondere a una mancanza, rimarginare una smagliatura iniziale”, cosi scrive Achille B.O. scrivendo di Duchamp da lui indicato come “il mercante del silenzio” nel suo saggio introduttivo alla mostra in atto.
Ho preso alcune note per dare appena un’idea dell’artista che dopo gli anni del cubismo da Picasso in poi pur se con diversissimi mezzi ha dato una reale scossa nel rappresentarsi la realtà. Arte che è fatto visivo-mentale- tecnico, del puro sentire a 360 gradi di ironia, disinganno, umorismo, cuore, più mentalmente chiamato eros.
1. Una didascalia che introduce il percorso racconta come Duchamp sia stato un grande campione di scacchi e ne abbia fatto nella sua vita un’abitudine che lo rese importante campione. “Non tutti gli artisti sono giocatori di scacchi, ma tutti i giocatori di scacchi sono degli artisti”. Aveva dichiarato in occasione di un premio conferitogli per una gara nel 1952 al New York State Chess Association.
Le sette sale qui allo Gnam raccontano il lavoro di Marcel Duchamp e vi sono esposti i ready made , che sono il vero nucleo della mostra; c’è infatti stata, una sua intensa attività proprio da noi in Italia, Duchamp ha qui replicato i ready made, la celebre “ruota di bicicletta”Duchamp ela sua bicicletta, l’orinatoio, (scandaloso) lo scolabottiglie, la fresh widow (vedova fresca, un armadietto chiuso con le tendine scure tirate dietro gli scaffali) e tutti gli altri in accordo con l’amico Arturo Schwartz, da scoprire nella visita. La Collezione Schwartz fu donata nel 1998 al nostro Museo di Arte Moderna- Arturo Schwartz amico di Duchamp, assemblatore della collezione delle opere è stato un grande surrealista ebreo nato ad Alessandria, è noto collezionista e storico dell’arte, vive a Milano e oggi ha più di ottanta anni; Segnalo il sito www.Arturo Schwartz che ci consegna con le sue stesse parole (in video) il racconto di vicende politiche in Egitto e poi nella Germania degli anni più dolorosi; e più tardi della fortunata culminate amicizia con Breton a New York e di una intensa vita dedicata all’arte). Nella visita alla mostra che è una dinamica corte dei miracoli di circa una settantina di pezzi, una nota tenera da assaporare è il quadretto ad olio di medie proporzioni: Paysage à Blainville dipinto da Duchamp nel 1902 quando aveva quindici anni, allievo del liceo di Rouen e appassionato di Monet come scrive in un suo diario.
2) L’adulto Duchamp, si rivela meno tenero in questa collezione, ricca di frecce di ironia, raffinato erotismo vicino al paradosso, è poetica e spesso struggente. A proposito di erotismo, ricordo una delle operine: Rose Selavie, Rose Selavieche nasce da una sua affermazione che Eros c’est la vie, (Eros è la vita) e diverse acque forti su carta giapponese eseguite da Duchamp stesso che intenzionalmente ricalcano raffinate scene di amore di grandi maestri: d’après Ingres , d’après Rodin e d’après Courbet. Per lunghissimo tempo Duchamp deluso ha disertato la pittura dedicandosi agli scacchi, gioco che considerava una metafora della vita e molte sono le opere riferenti a pezzi del gioco, che gli ispiravano originali pensieri quali quello che “fra i diversi oggetti di chincaglieria, raccomandiamo un rubinetto che smette di sgocciolare quando nessuno lo ascolta..” Altri scritti poetici sono qui annotati ed esposti su carta da musica.
Suggerisco una visita a questa mostra in una mattina tranquilla in cui si ha voglia di guardare pensando e forse di sentirsi rimarginati da una qualche smagliatura, proprio come dice A Bonito Oliva, (per una volta lampante ed esplicito).
Sarà bene qui darsi tempo, soffermarsi senza la minima fretta.
Fino al 9 febbraio Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma.
Marina Patriarca

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COSTUME: le borse delle donne
Per quanto possano differire, valgono sempre la pena di essere vissute..

La pochette di una voltaUna volta piccoli oggetti graziosi, di complemento al vestiario. Tenute in una mano o sotto il braccio. Se vuotate ne uscivano un pettinino, un porta cipria, a volte un rossetto ed un fazzoletto, a volte  un portasigarette.
Le chiavi non servivano: qualcuno in casa era sempre pronto ad aprire.
L’accendino non serviva. Al primo estrarre la sigaretta, un polso maschile scattava per offrire “fuoco” da un Dunhill o un Cartier.
Il portafogli non serviva. Al ristorante si voltava discretamente la testa al minuto del conto. Si guardava per aria o ci si incipriava il naso.
Ma fin da allora gli uomini si stupivano del disordine delle nostre “pochettes”.

Le borse delle donne ora.

Le chiavi
Si esce di corsa e già al momento in cui ci si chiude la porta alle spalle la domanda: ”Ho preso le chiavi?” E subito ci si tuffa dentro la borsa alla ricerca per aver la sicurezza di poter rientrare più tardi. Chiavi pesantissime, dentate, lunghe ,legate ad un enorme portachiavi. Un elefantino un po’ ingombrante ma irrinunciabile. Dono di un nipote che controlla severo che il suo regalo continui a essere apprezzato.
Un sospiro: ci sono. Un sollievo perché sappiamo che, al ritorno, cariche di pacchi pesanti, quando suoneremo speranzose alla porta lassù il marito da dietro il giornale urlerà “LA PORTA”, dalla stanza dei ragazzi si sentirà un grido “SUONANO”.
Ma la porta rimarrà inesorabilmente chiusa.
E dovremo frugare alla ricerca disperata nella borsa da cui usciranno le chiavi della macchina, le chiavi dell’ufficio dove soggiorna un mazzo di riserva, le chiavi della casa al mare (ma saranno ancora quelle?) e solo alla fine le chiavi di casa.
E meno male perché come dice la canzone di Celentano “E’ inutile che suoni, qui non t’aprirà nessuno”.

Il portafogli
Con i soldi possibilmente, per non trovarsi senza una lira nel caso non ci ricordassimo il PIN del bancomat. E succede!
Scoppia di vecchie carte da visita, di inaugurazioni di pizzerie, di scontrini vecchi, di ricette scadute, ma meglio che niente; di carte fedeltà di supermercati, di punti per avere una tazzina pagando il valore di tre o una padella talmente costosa che forse dovrebbe stare esposta in salotto.

Un documento
Se perdiamo la memoria ci possono riconsegnare ai parenti. Fra i fogli della patente c’è anche un piccolo foglio con istruzioni precise alla famiglia.
In caso di terribile incidente: no all’accanimento terapeutico, sì alla donazione degli organi. Teniamo con cura il foglietto senza tener conto del sarcastico commento della cara amica: ”Un organo tuo? Alla tua età? Figurati se lo prendono.”
Ma magari un pezzettino…Decideranno loro

Il telefonino.
Avrebbe nella borsa un suo posto deputato ma non ci sta mai. Alle conferenze o peggio durante i concerti, quando si comincia a sentire un suono soffocato ci mettiamo un po’ di tempo prima di realizzare che è la nostra borsa che suona. Anzi spesso la borsa sonora viene portata in giro da solerti signore che gridano “DI CHI E’, DI CHI E?”Si porta di tutto nella borsa...
La riconosciamo nostra e ci tuffiamo con la testa dentro per vedere la luce che subito smette di brillare nel buio. E comincia la frenetica caccia per farlo tacere.

Il pettine
Una volta praticamente solo nelle borse accompagnato da portacipria e rossetto. Giace con loro nel fondo della sacca. Tutti introvabili per un veloce ritocco durante la giornata. Dopo aver inutilmente scavato ci dobbiamo rassegnare a rimanere un po’ lucide e scarmigliate.

L’agenda.
Grande, di pelle un po’ consumata, con i fogli dei telefoni ciancicati: preziosa, contiene un mare di informazioni che ancora (ma questo va avanti da anni) non abbiamo trasferito in mezzi più moderni. Fra le pagine che raccontano una vita, la bolletta della luce, il disegno di un nipote, vecchie fotografie, itinerari di viaggi fatti o sognati. Talmente piena di mille aggiunte fra i fogli che pare scoppiare. Se cadendo si apre …il disastro.

Un libro
Sempre. Se dovessimo aspettare, il tempo trascorrerà in modo piacevole

Varie
Un paio di calze, la matita per gli occhi. Per stare tranquille

Ombrello
Con il pazzo clima di questi tempi dentro la borsa trova alloggio pure un piccolo ombrello ripiegabile. Veramente non ha più l’aspetto di un ombrello. Ogni volta che è stato tirato fuori si è rotta una stanghetta o si è scucito assumendo l’aspetto di uno straccetto rosso e mantiene questo aspetto anche in caso di apertura per improvvisa pioggiIl contenuto della borsaa.

Ecco, ora finalmente possiamo affrontare l’uscita. Abbiamo tutto. La borsa sembra più una valigia, e pesa altrettanto: forse col tempo dovremmo applicare delle ruote.
Chiusa la porta d’ingresso si arriva sulla strada. Cielo i biglietti per il concerto! Saranno nel portafogli?
Il contenuto viene sparso sul cofano di una macchina e comincia la caccia. Un passante guarda, scuote la testa benigno e sorride.
Le conosce bene lui le donne e le borse delle donne.
Lalli Theodoli

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità...

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Giancarlo Puddu, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Angelica Verga. La sede è in via G. D. Romagnosi 20, 00196 Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleseicento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

TEATRO PER I PIU' PICCOLI: "E poi...Pinocchio!" Sono andata con mia nipote di quattro anni all'Eliseo a Roma a vedere uno spettacolo veramente fantasioso e divertente, con costumi di Santuzza Calì che da soli valgono la vista! Leggi di più...
Per Lucilla Voto 9.

CINEMA: “Still life” storia di un uomo solo e con una attività tutta particolare; film bello e triste, fantastico attore Eddie Marsan.
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Per Carlo voto 7

LIBRI: "Up Country" di Nelson De Mille, 2002.
Notizie di storia, romanzo d'amore, di azione, di suspense. Una riscoperta nella biblioteca di casa...Vi ricordate il film The General's daughter"? Leggi di più
Per Lalli Voto 8

PUBBLICITA': voglio anch'io un Babbo Natale così. Questa sì che è una trovata promozionale incredibile, con uno storyboard intriso di spirito natalizio e tecnologia! Un Babbo Natale virtuale così fattivo non lo avevo mai visto. Guarda qui!
Per Isabella Voto 10+

TEATRO: Il mistero dell'assassinio misterioso al Teatro Olimpico di Roma con Lillo & Greg, dal 26 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014: con La Lampadina conviene. Prenota con noi.

Tutti i nostri suggerimenti li trovate qui

 FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là...

Quale è la parola universale del linguaggio dell'uomo? ..."Eh?"
Eh?Sì, è quella che ognuno di noi dice se crede di non aver capito bene, o per prendere tempo prima di rispondere. Una sillaba che sembra inutile che però, secondo i linguisti olandesi dell'Istituto Max Planck di psicolinguistica a Nijmegen (Olanda) è uno strumento indispensabile nella comunicazione.
Le lingue di tutto il mondo, hanno una parola che ha suono e funzione quasi identiche: il termine che in italiano suona come "Eh?", in inglese "HU?", in spagnolo "E?", in  tedesco "He?", in cinese "A?". "Senza parole come questa - spiegano gli studiosi - non saremmo in grado di segnalare subito e in modo efficace, quando non comprendiamo qualcosa che viene detto". Mappa degli Eh
Nella comunicazione umana, quando non siamo in grado di rispondere in modo appropriato, abbiamo bisogno di un modo per segnalare il problema. Questo segnale, spiegano gli esperti, deve essere facile da produrre e interrogativa, così da mettere in condizione il primo relatore di ripetere quello che ha detto. Ed eccoci quindi alla semplice e veloce sillaba interrogativa…Eh?
CV

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CURIOSITA' NATALIZIE
I regali  in giocattoli hanno vita breve, il 40% viene rotto, statisticamente, entro Marzo.

Santa e Coke I colori del Babbo Natale esistevano da tempo ma sembra che la Coca Cola, li abbia ripresi in quanto simili a quelli della famosa bevanda, amplificando e standardizzando l’immagine classica che conosciamo.

In Germania, fu creato il primo albero di Natale artificiale decorato con piume d’oca tinte di verde.

Il primo pittore a disegnare la stella Adorazione dei Magi di Giottocometa con la coda sembra sia stato Giotto nel 1301 nell'Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Jingle Bells, è stata la prima canzone cantata nello spazio il 16 dicembre 1965 dagli astronauti di Gemini 6.


Struttura della Statua della LibertàLa Statua della Libertà! Alta 46.5 metri e pesante 225 tonnellate fu donata dalla Francia all’America nel 1884, è certo il regalo più pesante finora conosciuto…. (è costituita da una struttura reticolare interna in acciaio rivestita da 300 fogli di rame sagomati e rivettati insieme).
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Un touch che "sente"... Fantastico!  I tecnici della Disney hanno allo studio una nuova tecnologia che rende abili gli schermi “touch” a produrre sensazioni tattili. In altre parole fa sentire con le dita quello che vedi. Funziona essenzialmente con piccoli impulsi elettrici che dal display si trasferiscono sulla punta delle dita e da queste al cervello, ingannandolo: anche se la superficie è naturalmente liscia, gli impulsi elettrici danno la sensazione di superare con i polpastrelli ogni rientranza o sporgenze e rendono la consistenza dell’oggetto che si sta carezzando. La ricerca è proprio all’inizio, le applicazioni infinite….
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Per i bambini e ragazzi che vanno a scuola.
Il liceo scientifico Gandini di Lodi ha deciso di aderire al progetto scuola 2.0. In pratica ogni alunno viene fornito di un badge elettronicoda applicare allo zaino, cartella o altro. Al suo ingresso a scuola segnala automaticamente all’insegnante o alla famiglia la sua presenza. Tutti i dati poi sono riportati automaticamente sul registro scolastico con ora di entrata e uscita.
CV

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Una divertente classifica:i topi
a Roma si stimano quindici milioni di questi piccoli roditori.Topi e gatti
A Milano 13 milioni.
A Napoil 10 milioni.
Nell'intera Italia circa 500 milioni con un consumo approssimativo di cibo vicino ai 20 milioni di tonnellate l'anno.
Una coppia di topi può generare in un decennio un numero vicino ai due milioni e cinquecentomila topini...
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L'amore per il gioco del calcio
Il Barcellona ha 70 milioni di tifosi.
Il Real Madrid 62 milioni.
Il Bayer Monaco 53 milioni.
La prima Italiana la Juventus con 35 milioni.
CV

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Il Kiswa. É un manto sacro per i Il kiswamussulmani e utilizzato per coprire la kA'aba, la costruzione a forma cubica che si trova al centro della moschea della Mecca. Il manto é preziosissimo, il tessuto é in seta nera con scritte di versetti coranici decorati in oro; ha un’altezza di 13 metri e ha un peso di quasi 700 kg. Alla fine del mese sacro il manto viene spezzettato e donato ai fedeli in ricordo del pellegrinaggio.
CV

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La Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli..E’ un pentagramma a cielo aperto, una musica scolpita nella facciata e decifrata da uno storico dell’arte, Vincenzo De Pasquale.
La scoperta ha del clamoroso. In breve, i segni che sono incisi sul bugnato della facciata del Gesù Nuovo non sono altro che la partitura di un concerto per strumenti a plettro (mandole e affini).
“I segni di circa dieci centimetri incisi sulle pietre nere vulcaniche creduti fino ad oggi fossero i simboli delle diverse cave di piperino dalle quali provenivano, si scoprono invece essere delle lettere aramaiche. L’aramaico era la lingua parlata da Gesù. Chiesa del Gesù nuovo
Sono solo sette segni e ognuno corrisponde a una delle note”. Lette in sequenza da destra a sinistra, e dal basso verso l’altro, le incisioni, tradotte in note, compongono una musica della durata di quasi un’ora….
L’uso di segni che componevano una musica non era inusuale negli anni del tardo umanesimo e un codice armonico misterioso è anche sulla facciata di palazzo Farnese a Roma.
“È musica rinascimentale che segue i canoni gregoriani” aggiunge De Pasquale. Il suo sogno è quello di eseguirla in pubblico proprio al Gesù Nuovo, restituendo a Napoli un frammento della sua  grande storia.
CV


A NATALE  CON I BAMBINI A ROMA

Arriva Natale e Roma offre sorprese tutte da scartare!  Tre itinerari da poter seguire con i più piccoli,  che appassioneranno anche i grandi. Palazzo Valentini: Visita multimediale di uAffreschi nella Domus Romanana «domus» romana del IV secolo d. C. Ho visitato l’altro giorno la Domus romana del IV secolo dc (età imperiale) che  si trova sotto le fondamenta di Palazzo Valentini, un edificio del ‘500 ora sede della Provincia. Si penetra nel sottosuolo e il viaggio nel tempo comincia camminando su di un pavimento di vetro spesso, volando sopra i reperti. Grazie all’intelligente lavoro di un gruppo di archeologi, architetti e storici dell’arte e a una sapiente ricostruzione, si scoprono, in modo quasi reale, Mosaici della Domusmosaici, pareti  decorate pavimenti di marmo policromi, basolati e altri reperti. Nei sotterranei è stata operata una vera ricostruzione multimediale,  “supportata da un intervento di valorizzazione curato da Piero Angela e da un’equipe di tecnici ed esperti, quali Paco Lanciano e Gaetano Capasso, che hanno ridato vita alle testimonianze del passato attraverso ricostruzioni virtuali, giochi di luce, effetti sonori e proiezioni”. Sulle pareti degli ambienti tornano magicamente i colori, le finestre scomparse, le colonne distrutte e riprendono forme le decorazioni di cui rimanevano solo pochi frammenti. la ricostruzione virtuale
Si sente il rumore dei bambini che giocano nella piscina, che salgono rumorosi per le scale. Un’emozionante passeggiata sottoterra che, grazie all’intelligenza e alla volontà di questi esperti, ci fa quasi rivivere quello che doveva essere l’atmosfera di questa importante dimora.
Per le visite, della durata di poco meno di un'ora, è preferibile prenotare (anche online).

Chi ha mai pensato di visitare il Museo Nazionale dell'Alto Medioevo dell’EUR? raro esempio di opus sectileEppure ne vale veramente la pena. In questo Museo, la cui sede si trova nel Palazzo delle Scienze all’Eur, troverete, certo, i reperti databili tra il IV ed il XIV secolo provenienti per la maggior parte da Roma e dall’Italia centrale, ma vi aspetta soprattutto un autentica sorpresa: la straordinaria decorazione a intarsio di marmi colorati (opus sectile) che ornava la sala di rappresentanza di una domus monumentale fuori PortSala di Porta Marinaa Marina a Ostia.
Scoperto durante uno scavo nel 1959 è solo nell’anno 2000 che è stata finalmente ricostruita la sala come doveva essere nel lontano 383 - 388 d.C. Dopo un notevole lavoro di assemblaggio si è potuto recuperare  un incredibile altro esempio di opus sectileinsieme di marmi policromi di altissima qualità. Si tratta dell’unico esemplare in opus sectile quasi totalmente recuperato e datato con sicurezza alla fine del IV secolo d.C. che vale decisamente la visita!

Macro: Harmonic Motion/ Rete dei draghi dell’artista giapponese Toshiko Horiuchi MacAdam a cura di Francesco Bonami. Realizzata come una grande ragnatela colorata e interattiva, interamente intrecciata a mano, l’opera presentata da Enel Contemporanea (alla sua VII edizione), ha il sapore dell’antica lavorazione all’uncinetto. L'opera di Horiuchi MacAdam
L’opera dell’artista giapponese Toshiko Horiuchi MacAdam che occupa buona parte della galleria vetrata del Macro,  gioca con le forme contemporanee “dove sarà possibile entrare, saltare, rotolare, arrampicarsi, strisciare, appendersi e muoversi attraverso livelli successivi”. Una bella possibilità per i bambini (e anche  per  i grandi) di interagire con l’arte contemporanea.
Marguerite de Merode

 

I SUGGERIMENTI DELLA LAMPADINA

Vi ricordate di vini, olii, olive, biscotti e Chianina...?
Se siete interessati trovate tutte le informazioni qui.

 A teatro con La Lampadina

Logo Teatro Olimpico
Roma: Al Teatro Olimpico, Il mistero dell'assassino misterioso,  con Lillo & Greg, dal 26 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014. Ritmi serrati e battute taglienti da seguire anche nei giorni 30 dicembre, 8, 9, 10, 14 e 15 gennaio, con le promozioni per  La lampadina. Se prenotate tramite noi, conviene: chiedi info qui.


Viaggi d'autore in Uganda
Un viaggio molto particolare in un Paese indimenticabile

Federico Di Marzo ci propone il  programma dettagliato di un viaggio safari in Uganda,  a febbraio 2014, primo viaggio dell'anno  che accompagnerà di persona.
"Il cuore del viaggio sarà sicuramente l'incontro con i gorilla di montagna, nel Parco Nazionale del Bwindi, che è sicuramente lo spettacolo più affascinante che l'Uganda può offrire; la volta scorsa abbiamo avuto l'enorme fortuna di poter seguire a lungo un gruppo di circa 20 esemplari, di tutte le età (le foto del programma le ho fatte in quella occasione). Gorilla giovaneMa il viaggio non è solo questo: l'itinerario ci porterà a visitare tutte le realtà più belle del paese ad incominciare dai safari, via terra e sul fiume, nel bellissimo Queen Elizabeth Park, fra le infinite distese verdi popolate da migliaia d’animali e lungo il Canale Kazinga, in mezzo a migliaia di bufali ed ippopotami, per concludersi con lo spettacolare Parco Nazionale delle Cascate Murchison che è il più vasto Parco Nazionale dell'Uganda."
Federico di Marzo – Focus Himalaya Travel. Per info cliccate qui.

MOSTRE

Londra
Tate Modern: Paul Klee: Making Visible.

In mostra alla Tate Modern di Londra una retrospettiva di 130 opere del grande artista svizzero tra dipinti, disegni e acquerelli, provenienti da collezioni di tutto il mondo. Originale, innovativo e magico, le sue opere saranno riunite ed esposte una accanto all’altra come lo stesso Klee originariamente aveva previsto, Locandina della Mostradimostrando il suo rigore ma anche la conoscenza della tecnica “e la profonda riflessione sul ruolo e il senso della sua ricca produzione, perennemente in bilico tra astrattismo e arte figurativa.”
“La realtà delle cose visibili deve essere resa evidente, essendo il visibile soltanto un episodio di una più vasta totalità cosmica. L’arte non riproduce il visibile, l’arte lo crea”.
Fino al 9 marzo 2014

Roma
Palazzo Barberini: Antoniazzo Romano “Pictor Urbis” curata da Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi. Prima mostra monografica dedicata al pittore rinascimentale Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), figura centrale del Rinascimento romano. Una bella figura, quest’artista, unico pittore a Roma nel Quattrocento, Annunciazioneche si adoperava in città per risollevare le sorti dell’arte dopo un periodo oppresso dalle intrusioni avignonese insieme ai suoi coetani Benozzo Gozzoli, Perugino, Melozzo da Forlì, Piero della Francesca nel resto dell’Italia. Sono cinquanta le bellissime opere esposte, (polittici, grandi pale, piccoli dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati) che illustrano la sua emozionante pittura a dimostrazione di come l’artista romano abbia saputo conquistare naturalismo e volumetria senza dimenticarsi della luce dei fondi d'oro della tradizione medievale e bizantina.
Fino al 2 febbraio, 2014

Parigi
La Galleria Tornabuoni di Parigi, specializzata in artisti italiano del d
Dadamainoopo guerra, presenta per la prima volta una grande mostra monografica di altissimo livello dell’artista, Edoarda Maino detta Dadamaino, che in questo momento sta riscuotendo un notevole successo a livello internazionali e nelle aste nel mondo. l'Artista era una donna forte e riflessiva, animata da una grande carica caratteriale e da una buona dose di autoironia. Ha condotto una sua personale ricerca plastica nei movimenti avanguardisti e spazialisti europei nell'immediato dopoguerra.
La qualità delle opere esposte è straordinaria e difficilmente riscontrabile nelle sue precedenti mostre. Ci sarà l’integralità della sua ricerca: dai Volumi degli anni Cinquanta al Movimento delle cose, e  opere più tarde, senza ommettere i Volumi a moduli sfasati, ricerca effettuata dall’artista intorno agli oggetti ottici-dinamici e i suoi “Alfabeti mentali”
un'opera di dadamainoL’artista, di formazione scientifica, considerava la sua occupazione “un vizio insanabile” ed amava definirsi come un «assiduo, paziente artigiano». Mi piace citare una sua riflessione: “Il bisogno di comunicare con un altro uomo è una questione che sorge spontanea poiché non proviene unicamente dalla nostalgia romantica dell'umano, ma dalla necessità di comprendere che l'individuo non è nulla e che è l'insieme che conta.” Fino al 25 gennaio 2014


PENSIERO LATERALE: SI FA PRESTO A DIRE CAFFE'

Un pensiero facile facile, siamo buoni, é Natale dopotutto...

Terminato un buon pasto, ad un ristorante di una stazione ferroviaria, un signore ordina al cameriere un caffè. Dopo che gli è stato servito, estrae dalla tasca un orario ferroviario e mentre lo consulta, e solo in quel momento, si accorge di una mosca caduta nel caffè.
Chiama il cameriere chiedendone la sostituzione. Sorseggiando la nuova bevanda chiama di nuovo il cameriere e si lamenta con lui: "Questo" -  dice - " è lo stesso caffè da cui ha tolto la mosca..!"
Come ha fatto a scoprire la malafede del cameriere?

Avete capito? Sù, è facile questa volta, siamo così....buoni...
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