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Martedi, 13 gennaio 2015

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 34
Gennaio 2015

Si riparte! Ecco il primo numero de La Lampadina del 2015. Entriamo nel nostro quarto anno, e lo facciamo con l'intenzione di selezionare sempre meglio argomenti e news che possano interessarVi, incuriosirVi, e offrire motivo di approfondimento. Non è difficile: a volte basta osservare e non limitarsi a vedere; basta ascoltare e non semplicemente sentire; e, sempre, cercare di leggere tra le righe il non scritto...


 

ARCHEOLOGIA: il meccanismo di Antikythera
Una notizia a metà tra la storia e la scienza per constatare ancora una volta gli alti livelli di conoscenza alla quale gli Antichi arrivarono...
Articolo di Giancarlo Ruggieri – Autore Ospite de La Lampadina

All’interno del Greek National Archaeological Museum si trova una delle più complicate antichità esistenti: un meccanismo simile ad un orologio, ritenuto avere un’età di almeno 2000 anni, costruito in bronzo, montato su di una struttura in legno e avente più di 2000 caratteri inscritti in esso: il Meccanismo di Antikythera, trovato da alcuni sub in una nave greca naufragata, appunto in vicinanza dell’isola omonima. Si ritiene possa essere un calcolatore astronomico. Il complesso meccanismo, assemblato come un orologio, precede di almeno 1000 anni altri strumenti simili. Esso consente di predire accuratamente le eclissi solari e lunari, come anche le posizioni del Sole, della Luna e dei Pianeti. Il meccanismo consente anche di stabilire le date dei Giochi Olimpici. Anche se non programmabile nel senso moderno, esso è considerato il primo calcolatore analogico. Almeno 20 rotismi del Meccanismo sono ben preservati, compreso un’insieme di ingranaggi rotanti funzionanti come una sorta di sistema ad ingranaggi epiciclico o differenziale.
E’ stato a lungo dibattuto dove fosse stato costruito l’apparato e da chi. Alcuni ritengono che esso possa essere stato ispirato da qualcuno appartenente al grande pantheon dei leggendari scienziati greci – forse Archimede (287 a.C. circa – 212 a.C.), Ipparco (Nicea, 190 a.C. – Rodi, 120 a.C.) o Posidonio (135 a.C. circa – Roma, 50 a.C.). In un lungo dibattito, ancora in corso, si cerca di stabilire lo scopo per cui esso è stato costruito: uno sistema di previsione astrologica e uno strumento per l’insegnamento dell’astronomia? Attualmente, un’ultima analisi dei quadranti usati per predire le eclissi, suggerisce che il calendario del misterioso strumento inizi nel 205 B.C, ovvero sette anni prima della morte di Archimede.
Recentemente, alcuni ricercatori, esaminando la forma delle lettere greche esistenti nelle iscrizioni, fanno risalire la costruzione dell’apparato fra il 150 – 100 B.C. Le ricerche supportano l’idea che la strategia del meccanismo di predizione delle eclissi non fosse basato sulla trigonometria greca, non esistente a quel tempo, ma sui metodi aritmetici Babilonesi presi in prestito dai Greci. Alcuni ricercatori ritenevano che il Meccanismo possa essere stato collegato ad Archimede: nel 2008, un gruppo di essi disse che il linguaggio esistente sull’apparato suggeriva che esso fosse stato costruito a Corinto,o a Siracusa, dove viveva Archimede. Ma lo scienziato fu ucciso da un soldato romano nel 212 B.C., mentre la nave che trasportava il Meccanismo si ritiene possa essere naufragata fra l’anno 85 e 60 B.C. le nuove ricerche suggeriscono che, al tempo del naufragio, lo strumento fosse già antico, ma la connessione con Archimede sembra essere sempre meno probabile. Un’iscrizione su di un quadrante usato per stabilire le date dei Giochi olimpici, si riferisce ad una competizione in Rodi, ove un ricercatore della New York University ritiene possa essere stato costruito. Chi scrive è del parere che, a tutt’oggi, sappiamo poco dell’astronomia Greca: sono sopravvissuti, infatti, solo pochi frammenti del lavoro di quel tempo e non è sicuro attribuire la progettazione e la costruzione del Meccanismo ad una particolare persona.

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STORIA/CURIOSITA’: qualche cenno semi-serio sul cibo nella Bibbia
Passi letti e ascoltati mille volte: ma in effetti una ratio c'è...
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Nella Bibbia sono innumerevoli i riferimenti ad alimenti e cibi specifici, precisandone la qualità ed il gusto: praticamente riferimenti gastronomici. La particolarità è che dove erge il cibo, dietro vi è sempre Dio che parla, con il cibo e attraverso il cibo, Dio ha, ogni volta, qualcosa di importante da dire agli uomini. Viene utilizzato il cibo come linguaggio, come sistema di comunicazione.
L’avventura umana comincia con un divieto (e quindi una trasgressione ) “alimentare”: un “frutto”. Un divieto definitivo e una la condanna senza appello per la donna “partorirai i tuoi figli con dolore” e per l’uomo “con dolore lavorerai e trarrai cibo per tutti i giorni della tua vita” (Genesi 2, 16-17). Il Signore li scacciò da Giardino dell’Eden. La dizione biblica è generica, parla di albero e di “frutto”, ma pensando alla Eva di Durer al Museo de Prado e a Eva di Cranach agli Uffizi, entrambe le Eve mordono un frutto preciso: una mela.

Insomma la storia dell’uomo è un po’ la storia del suo cibo. In un primo momento Dio Creatore stabilì per gli uomini un regime vegetariano: gli uomini furono raccoglitori di semi. “Ecco io vi do ogni erba che produce seme e che è sulla terra ed ogni albero in cui è il frutto che produce seme: questo vi servirà di nutrimento” (Genesi 1, 29).
Poi in un secondo tempo, avverrà l’apertura all’alimentazione animale. Dio, successivamente al diluvio , benedirà Noe ed i suoi figli e dà loro “tutte le bestie selvatiche e tutto il bestiame e tutti gli uccelli del cielo, quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare, quanto si muove ed ha vita vi servirà da cibo: vi do tutto questo come già le verdi erbe” (Genesi 9, 3).
E così l’uomo passa da raccoglitore di vegetali a cacciatore poi allevatore e pastore e poi agricoltore. Per milioni di anni ogni dispendio energetico è stato finalizzato primariamente alla nutrizione. La fame è stata spesso assillante compagna dell’uomo e lo obbligò a affinare le sue capacità per nutrirsi meglio adattandosi anche a cambiare tipo di alimentazione ed ambiente di vita. Il cibo diventerà strumento di conoscenza.
Insomma il linguaggio dei cibi è la parola di Dio. Isaia dice. “il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli di cibi succulenti […] egli strapperà su questo monte il velo che copriva tutti i popoli […] distruggerà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno asciugherà le lacrime da ogni volto” (Isaia 25, 6-8).
E che dire dello stupendo mangiare che il Signore prepara al suo popolo stanco nelTintoretto, La raccolta della manna deserto del Sinai? Quaglie e manna (Esodo 16,143-15)” E avvenne verso sera, che salirono delle quaglie che ricopersero il campo e i figli di Israele dissero: che cosa è?” E Mosè disse loro: ”questo è il pane che l’Eterno vi dà da mangiare.”
Uno degli episodi di maggior rilievo della Genesi si snoda attorno ad un fatto gastronomico: il conflitto tra e Giacobbe e Esau, due fratelli nemici e due economie alimentari a confronto. “Esau divenne un uomo che s’intendeva di caccia […] mentre Giacobbe era un uomo tranquillo che dimorava sotto le tende”(Gen.25,27). Complicazioni psicologiche, caratteriali e culturali. Il conflitto in qualche maniera si concretizza, o si somatizza a tavola, in nome della gola. “Fammi trangugiare un po’ di questa pietanza rossa” chiese Esau al fratello, richiesta accolta al prezzo accettato di rinunciare e cedere i suoi diritti di primogenitura e così “Giacobbe allora diede ad Esau del pane e della minestra di lenticchie” (gen. 25,30-34). Gola o fame? E se non gli fossero piaciute le lenticchie?
Il cibo è vita e la vita è anche cibo: La storia delle religioni ci porta in un mondo simbolico dove il cibo è carico di valenze religiose insospettabili e di sorprendenti menu.

P.S. Mi sono sempre chiesta se Abramo, avrà capito che le tre persone apparse all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda (Genesi 18,3) erano, in sostanza, il “Signore”? Comunque Abramo fu assolutamente all’altezza della situazione. Da ottimo padrone di casa e gastronomo efficiente fece preparare con fiore di farina e probabilmente olio buono, fragranti focacce, il vitello da cucinare fu scelto personalmente dal padrone di casa ”tenero e buono” e affidato per la cottura ad un servo per una ricetta ben nota e non affidata all’improvvisazione.


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TECNOLOGIA: si sta per aprire una nuova era?
E' veramente una delle più importanti scoperte del secolo nel campo dei materiali? Ne ha tutta l'aria..
Articolo di Beppe Zezza

Non so quanti di noi sono coscienti di quanto la scoperta di nuovi materiali possa influenzare la vita quotidiana al punto da poter dire che è “iniziata una nuova era”.
Qualche esempio?
La “plastica”.
Possiamo anche solo lontanamente pensare a un mondo senza “plastica”? Eppure la “plastica” è relativamente recente. Il primo materiale plastico nasce alla fine dell’800, la Parkesine o Xylonite ed è utilizzato per per la produzione di manici e scatole, polsini e colletti delle camicie; segue la “celluloide”, usata per le pellicole cinematografiche, la Bakelite, il PVC, il Pet. Lo sviluppo diventa tumultuoso con la scoperta del polipropilene, inventato dal chimico italiano Natta alla fine degli anni ’50 (chi, di una certa età, non ricorda il “Moplen”?) e infine i “tecnopolimeri”: Il polimetilpentene (o TPX), il polibutilentereftalato, il policarbonato ecc. Tutti nomi che al grande pubblico (noi) dicono poco ma non c’è settore industriale che non faccia largo uso di plastica di un qualche tipo.
Le “fibre chimiche” – anche esse “figlie” della scoperta della “plastica” – iniziate in sordina a fine ottocento con il raion, hanno avuto una diffusione planetaria con il nylon e poi via via con le altre fibre tessili. Due o tre generazioni fa nel guardaroba di gran parte della popolazione mondiale gli abiti si contavano sulle dita di una mano; le materie prime disponibili, di origine animale: seta e lana, o vegetale: lino e cotone, erano tutte assai costose. Ora i capi di abbigliamento sono in larghissima misura costituiti da “fibre artificiali” e i guardaroba scoppiano.
E ancora.
Il “transistor”, nasce in America alla fine del 1947 ed è il “padre” di tutti i dispositivi elettronici. Se alziamo un momento lo sguardo dallo schermo sul quale stiamo leggendo questo articolo e ci guardiamo attorno possiamo vedere quanto la nostra vita dipenda dalla elettronica.

Quale è il nuovo materiale destinato a imprimere una ulteriore “svolta”?

Il GRAFENE.
Ne sentiremo parlare molto negli anni a venire.
Cosa è questo “grafene”? E’ carbonio puro disposto in uno strato monoatomico (avente cioè lo spessore equivalente alle dimensioni di UN SOLO atomo).
Il carbonio puro è presente in natura in due forme: la “grafite”- il materiale delle matite – e il “diamante” – il materiale dei brillanti. Grafite e diamante differiscono per il modo nel quale gli atomi di carbonio si legano tra loro: nella grafite ogni atomo è legato ad altri tre atomi in una struttura planare nella quale i vari piani sono debolmente legati tra loro, nel diamante ogni atomo è invece legato ad altri quattro in una struttura spaziale molto rigida.
Il “grafene” è sostanzialmente un singolo piano di grafite.
Questa sua particolare struttura gli conferisce caratteristiche straordinarie: è estremamente resistente e rigido (100 volte più dell’acciaio), trasparente e flessibile. Inoltre presenta, a temperatura ambiente, una conducibilità elettrica superiore a qualunque altra sostanza.
Alla domanda: “a cosa serve il grafene?” lo scopritore Andrè Geim, premio Nobel per la Chimica nel 2010, ha risposto: Non lo so! E’ come presentare a un uomo di un secolo fa un pezzo di plastica e chiedergli: che cosa se ne può fare ?
Grazie alle le sue proprietà elettriche, le applicazioni più promettenti sono legate all’elettronica vista la combinazione nello stesso materiale del più basso valore di resistività (che determina la quantità di calore prodotto dal passaggio della corrente elettrica ), e quindi della elevata densità di corrente che vi può fluire e dell’alto valore di conducibilità termica (che determina la facilità di trasferire all’esterno il calore prodotto dal passaggio della corrente).
Essendo trasparente non solo alla luce visibile ma anche agli infrarossi e all’ultravioletto può trovare applicazione nei “touch screen” dei telefonini, tablet ecc e nei pannelli solari.
Addizionato a materie plastiche ne esalta alcune caratteristiche, usato in combinazione con le celle solari agisce da accumulatore di energia, nelle celle a combustibile può stoccare l’idrogeno, per le sue caratteristiche chimiche può essere usato come detector di sostanze tossiche, per la possibilità di essere forato può essere usato come setaccio molecolare, ad esempio nel processo di desalinizzazione dell’acqua: pensate all’impatto che avrebbe nel nostro mondo la disponibilità di un sistema ragionevolmente economico di produrre acqua dolce a partire dall’acqua di mare! Sarebbe risolto una volta per tutte il problema della disponibilità dell’acqua potabile, uno degli incubi dei tempi attuali.

E noi, in Italia a che punto siamo?
Per una volta ci sono buone notizie! La società Directa Plus dopo aver brevettato e sviluppato un processo innovativo per la produzione del Grafene ha realizzato nel Parco Scientifico Tecnologico ComoNext di Lomazzo un impianto con una capacità di 30 tonnellate l’anno, che replicherà prossimamente in Tailandia e in una seconda località europea.
Non solo : il “CheMaMSE”, questo nome del team di ricerca facente capo all’Ateneo di Padova, grazie all’utilizzo del grafene, ha sviluppato materiali e tecnologie per celle a combustibile ad idrogeno capaci di raggiungere o superare gli standard qualitativi proposti dai maggiori attori sulla scena mondiale in questo campo.
Una prima applicazione del Grafene è stato nella realizzazione di uno pneumatico per bicicletta più resistente ma soprattutto “ultraleggero”, ideale per i campioni del ciclismo!
Quanto tempo ci vorrà per esplorare tutte le possibili applicazioni – nel solo 2012 sono stati presentati oltre 2000 brevetti – e per renderle industrialmente disponibili? Quali strade si riveleranno vicoli ciechi e quali invece apriranno nuovi scenari? Impossibile dirlo, oggi.
Le previsioni sono che nel 2020 la richiesta mondiale di grafene, oggi stimata attorno alle 150-200 tonnellate l’anno, supererà le mille tonnellate!

Si sta per aprire una nuova era?

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FOTOGRAFIA: e' mancata pochi giorni fa, a Roma, Elisabetta Catalano
Le sue foto  ci hanno accompagnato per moltissimi anni
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Voglio ricordare, con voi, una grande signora della fotografia, una ritrattista d’eccezione: Elisabetta Catalano, una presenza costante negli eventi importanti del mondo dell’arte romano, con il sorriso “gli occhi indagatori, lo sguardo curioso sulle persone e sul mondo, la dolcezza velata dalla bellezza ed eleganza algida”. Alberto Arbasino la descrive così: «È un genio della ritrattistica, camuffato da bella donna. E la sua raccolta ormai storica di facce italiane dei nostri tempi non entra in competizione soltanto con gli album dei grandi fotografi. Qui si entra in compagnia con i ritratti di pittori che ci trasmettono le forme artistiche della visività espressiva nelle variazioni fisionomiche attraverso le epoche. La visione travalica il mezzo…».
L’attività della Catalano si svolge soprattutto tra gli anni ’70 e ’90. Autodidatta, inizia la sua attività divisa tra arte, cronaca e cultura. Gli anni ’70 erano una realtà “vitalizzata dall’intreccio di linguaggi differenti, teatro di sperimentazioni, accogliente bacino di culture visive diverse, una realtà densa di avvenimenti di portata internazionale, dotata, al tempo stesso, di una sua propria identità”.
Elisabetta Catalano lavora sia con gli artisti della Transavanguardia che con i personaggi del mondo del cinema: una giovanissima Stefania Sandrelli in un nudo d’artista, Federico Fellini che ironicamente mette una mano in avanti per non essere fotografato, un’affascinante Silvana Mangano avvolta in un turbante e poi personaggi del mondo della cultura con Italo Calvino, Pierpaolo Pasolini, Alberto Moravia e tanti altri che nel filo del tempo sono andati a completare una galleria di tanti ritratti negli anni del miracolo economico e della dolce vita, di Cinecittà e via Veneto, di tanti artisti, registi, scrittori, attori, musicisti, architetti che hanno fatto grande l’Italia quasi come a chiudere una pagina nostalgica di quegli anni “speciali”.
La fotografa sposa l’avanguardista Fabio Mauri, artista concettuale che appartiene alla cerchia di artisti con cui la Catalano collabora all’epoca: Michelangelo Pistoletto, Vettor Pisani, Sandro Chia, Mimmo Rotella, Cesare Tacchi, Gino De Dominicis. Un amore, quello per Mauri, nato quando Elisabetta ha solo diciassette anni: s’innamora prima delle sue opere, poi s’innamora di lui e con lui mantiene sempre un profondo legame.

Collabora negli anni con vari periodici fra cui l’Espresso e Vogue Italia poi anche a New York e Parigi per Vogue Usa e per l’edizione inglese e francese. Alla sua prima mostra personale del ‘73 alla Galleria il Cortile di Roma e alla Galleria Milano di Milano, che s’intitola «Uomini 1973», esclusivamente ritratti di artisti maschi, seguiranno numerosissime mostre in tutto il mondo fino all’ultima, l’anno scorso, al MAXXI; “Le collezioni, non basta ricordare” in cui parla appunto di quell’universo dove si poteva incrociare sia Monica Vitti che Andy Warhol, sia Moravia che Joseph Beuys.

Un suo punto d’onore: “sono riuscita a fare sembrare bello persino Umberto Eco!”.

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ARTE: le quattro Dame dei Pollaiolo
Arrivano da Berlino, Firenze e New York e si mettono in mostra a Milano.
Articolo di Laura Novello – Autore Ospite de La Lampadina

la locandina della mostraPer la prima volta riunite assieme le quattro dame fiorentine, ritratti esposti al Museo Poldi Pezzoli di Milano (fino al 16 febbraio 2015) sono le protagoniste dipinte da Antonio e Piero Pollaiolo.
A Milano il Museo Poldi Pezzoli presenta una preziosa rassegna dedicata all’arte dei Pollaiolo. L’obiettivo è di riunire una selezione di opere proveniente dalle botteghe dei due più celebri artisti del XV secolo, Antonio e Piero del Pollaiolo; una grande e rara occasione per far conoscere aspetti inediti di ricerca artistica al grande pubblico.

Antonio (Firenze 1431/32-Roma 1498) e Piero di Jacopo Benci (1441/1442 – ante 1496) detti del Pollaiolo a causa dell’attività svolta dal padre, venditore di polli al mercato vecchio di Firenze, furono tra i maggiori protagonisti del Rinascimento fiorentino del XV secolo.
Antonio, il maggiore d’età fu soprattutto orafo, ma la sua versatilità tecnica e la sua capacità disegnativa gli permisero realizzare incisioni, oltre che dipinti e sculture. Piero invece si dedicò esclusivamente alla pittura realizzando molteplici dipinti per committenze pubbliche e private, avvalendosi molte volte dei disegni di Antonio. Insieme a loro collaborava anche un terzo fratello Silvestro scomparso prematuramente. La mostra milanese ripercorre la storia dei fratelli fiorentini, il percorso inizia con il simbolo del Poldi Pezzoli “Il ritratto di giovane donna” di Piero del Pollaiolo appartenente alla Collezione del Poldi, considerato uno dei magnifici capolavori dell’arte della ritrattistica del Rinascimento. Accanto a questa Dama cittadina vengono riuniti – per la prima volta nella loro storia- altri tre ritratti attribuiti nel tempo ai fratelli Pollaiolo, grazie ad importanti prestiti da istituzioni : Metropolitan Museum New York, Galleria degli Uffizi di Firenze e la Galerie di Berlino.
I quattro splendidi ritratti appartengono la genere di “ritratto nuziale” sono importanti Le quattro dame del Pollaioloperché consentono di conoscere la società di fine Medioevo e sono unici, realizzazioni reali (non d’invenzione) e costituiscono un utile riferimento per lo studio delle tecniche pittoriche e del disegno dell’epoca.
Oltre ai ritratti delle quattro dame esposti in mostra anche importanti dipinti di medio e piccolo formato che evidenziano le differenze della cultura pittorica di Antonio caratterizzata da un segno vigoroso carico d’energia, e di quella di Piero, più preziosa e materica, attenta alle sfumature e alle trasparenze. Provenienti dalla sua bottega anche sculture, terrecotte e bronzi.
Nel 2015 verranno inoltre approfonditi –nel corso di approfondimenti e conferenze- indagini scientifiche e studi a cura dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze assieme ai Laboratori di Restauro dedicate alle “case histories” intorno ai fratelli Pollaiolo nelle varie arti e nei diversi periodi della loro attività.

La mostra è a cura di Aldo Galli, Andrea Di Lorenzo e Annalisa Zanni rispettivamente, Conservatore e Direttrice del Museo Poldi Pezzoli. Con il sostegno della Fondazione Bracco, Fondazione Cariplo e Regione Lombardia in collaborazione con il Comune di Milano l’Associazione Amici del Poldi e Skira editore che ha realizzato il catalogo dell’esposizione.
Grazie inoltre alla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, durante tutto il periodo della mostra saranno organizzati percorsi speciali e Laboratori e visite per adulti e ragazzi a cura dei Ludosofici. La mostra è inserita nell’ambito di Milano Expo città 2015.

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LIBRI: "Il lungo freddo. Storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l'Urss" di Miriam Mafai
Un Libro e un dubbio: abbiamo sempre vissuto al di sopra delle nostre possibilità?
Articolo di Carlo Verga

Libri in transitoEravamo ospiti di alcuni amici in campagna vicino Roma, una bella casa con un grande patio che si affaccia su un prato verde. Al centro un lungo tavolo ben apparecchiato per la nostra colazione e sulla parete opposta una scaffalatura piena di libri di ogni genere. Idea geniale e molto affettuosa, i libri erano lì perché ognuno, finita la colazione, ne scegliesse uno per tenerlo come ricordo della giornata e degli amici. I padroni di casa avevano da poco traslocato da una casa grande, spazi nuovi pochi e la soluzione più intelligente era regalare i libri ai propri ospiti…forse  con qualche sospiro per i tanti ricordi …
C’e voluto qualche minuto, non ne potevo dedicare di più, la mia scelta è andata al “Il lungo freddo” di Miriam Mafai”. Ho sfogliato qualche pagina, letto l’incipit, e rimasto particolarmente intrigato, dalla vita di Bruno Pontecorvo, la sua improvvisa fuga verso la Russia e quel periodo della scuola Romana con a capo Enrico Fermi, durante il quale  si iniziarono le prime ricerche e sperimentazioni sulla bomba e sull’energia atomica.
Un tema grandissimo, un’intuizione che ha provocato dolore, morti, ma anche un grande futuro.
Tra le tante notizie che scorrevo le più, certo brutte e che non facevano presagire nulla di buona, una frivola mi ha fatto sorridere. E’ un breve racconto dei coniugi Pontecorvo al loro rientro in Italia finita la guerra. Notizia divertente e che ci dà modo di pensare di come è bello vivere qui, forse e già da allora, al di sopra delle nostre possibilità.

….Bruno si era incontrato con Laura (sua sorella) a Londra per tornare insieme a Milano.

“Ero convinto, che in Italia, un paese da poco uscito dalla guerra, la gente fosse allaBruno Pontecorvo fame. Ci demmo molto da fare, quindi, per trovare generi di conforto da portare ai miei genitori. A Londra il razionamento era molto severo ed era quasi impossibile acquistare roba senza tessera. Solo mettendo insieme tutti i nostri sforzi riuscimmo a portare qualcosa a Milano: cioccolata, uova in polvere, scatolame e cosi via. Che ingenuità, arrivato a Milano mi resi conto che l’Italia, che aveva perso la guerra, viveva molto meglio dell’Inghilterra che la guerra l’aveva vinta.
Ricordo un pranzo ufficiale a Londra, al quale partecipava la Regina, nel quale vennero servite solo verdure per rispettare i regolamenti.
In Italia, al mercato e ai ristoranti si trovava di tutto, bastava pagare. .. Misteri dell’Economia.
Laura, racconta poi, che appena arrivata a Milano, si precipitò a bere un vero caffè di cui aveva perso quasi la memoria. Il ragazzo del bar Le chiese con gentilezza: ci vuole un po’ di panna? Mi sentii quasi svenire dall’emozione scherza Laura. Da circa 10 anni non avevo più assaggiato la panna…”

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COSTUME: la voglia di vivere fa male!
E se anche fosse? E chi ci rinuncia?
Articolo di Lalli Theodoli

E' una ecatombe!
Le telefonate della mattina sembrano oramai un bollettino di guerra. Non parlo di malattie inesorabili e tremende che colpiscono noi e le persone a noi care ma delle "rotture".
Si è rotta un piede: correva dietro al nipotino, ha messo un piede in una buca, si è schiantata per terra. Ora, mesi di gesso e chiodi, e poi, lenta riabilitazione.

Si era arrampicata sulla scala, sola in casa, doveva prendere delle coperte in cima all'armadio. Scendendo il piede ha saltato un gradino. La situzione peggiora...
L'ha accolta il pavimento durissimo. Gamba ingessata.
Lei, abituata a vivere da sola, ora è costretta ad avere per casa qualcuno che cucini per lei, che la nutra, la vesta, fino a quando finalmente potrà rimettere piede a terra faticando con le canadesi, ma finalmente di nuovo sola ed autosufficiente
Non è arrabbiata è furiosa.

Stava facendo una passeggiata in montagna. Scivolata. Il braccio ha colpito uno sperone di roccia.
Avambraccio rotto con frattura non esposta....ma per un po' di tempo non sarà in grado di infilarsi i pantaloni, né di chiudere le lampo della gonna. Avrà bisogno di aiuto anche per un incidente così poco invalidante. Anche solo per cambiarsi la camicia dovrà avere qualcuno accanto. I bottoni? Banditi dal suo abbigliamento

Ed è la voglia di vivere, di essere autonomi, di non pesare sugli altri il motivo per cui queste cose accadono.
Se fossimo apatici, indifferenti a quanto accade intorno a noi saremmo al sicuro.
Vogliamo correre con i nostri nipoti, camminare per le montagne, sciare, andare in motorino come a vent'anni, gioire ancora e ancora di tutto quanto la vita ci offre e continua ad offrirci. Non vogliamo pesare sui nostri cari, cavarcela da soli è per noi una necessità. Pensiamo veramente di farcela, vogliamo farcela. Ti serve aiuto? No grazie per carità, me la cavo da sola.

Rincorrendo un nipote scalmanato una mia amica è atterrata su un cespuglio di rami appena potati. Sei punti dopo una corsa all'ospedale più vicino, e il giorno dopo, con il piede vistosamente fasciato, ne ha quattro di nipoti scalmanati da seguire.

Incidenti domestici...Ma a volte la vita ci dà un piccolo avvertimento. Ci dice di andare un po' più piano. Non ci dice di smettere di amare tutto quanto amiamo fare, ma di farlo con più attenzione, più cautela.....ma...e l'entusiasmo? E' lui che ci fa correre, è la voglia di vivere che diventa pericolosa per chi non è più giovanissimo. Ma la gioia di vivere è irrinunciabile.

Saremo più attenti. Saliremo sulle scale ancora ma con il telefonino in tasca, avremo al collo il nastrino con il "salva la vita" in caso di disavventure, avviseremo di dove andremo in caso di incidenti, cercheremo di non partire in macchina in piena notte.
Questa discrepanza fra il come ci sentiamo dentro, piene di energie positive e come appariamo fuori si fa sempre più grande.
Mi vedo riflessa nel vetro di un negozio e non mi riconosco.
Ma, ahimè, la ragione è dalla parte del vetro.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità...

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi,  Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleottocento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: “Supermagic 2015 - Meraviglia", al teatro Olimpico di Roma. E' la 12ª edizione del festival internazionale della magia, un vero e proprio evento che negli anni ha visto esibirsi più di cinquanta grandi artisti di fama mondiale con eccezionale successo di pubblico. Da non perdere!
Dal 29 gennaio all'8 febbraio.
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Se prenotate tramite noi, conviene: chiedi info qui.
Isabella

DA SEGUIRE:  "Tutto ciò che mi resta. Il miracolo della musica composta nel lager." Il 26 gennaio, alle ore 21.00 all'Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, si terrà il concerto per il Giorno della Memoria. Un cast stellare farà rivivere le musiche scritte nei campi di concentramento, da grandi compositori detenuti e spesso barbaramente uccisi e ....
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Sveva Paternò

DA LEGGERE: “I tre giorni di Pompei", di Alberto Angela. Mille curiosità sulla vita della città nei tre giorni prima della grande eruzione del 79 DC che la distrusse...
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Carlo


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 FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là...

L’ultima nella tecnologia? Viene dall’Università statale della Carolina del nord. Biobot sono organismi viventi manipolati e programmati come robot, in altre parole scarafaggi. Ma a che servono? Sono corredati con microfoni ed antenne elettroniche, gli scarafaggi si insinuano in ogni fessura, possono essere pilotati il loro scopo è individuare eventuali superstiti tra le rovine da crolli, terremoti, etc…
CV

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Quale è la città Italiana che… ha un santo senza nome? Un prato senza erba? Un caffè senza porte? Tutti questi strani primati li ha Padova: qui S. Antonio è detto semplicemente “il Santo”; Prato della Valle, una tra le principali piazze della città, è in realtà un prato senza erba; il Caffè Pedrocchi è lo storico caffè senza porte: un tempo era aperto giorno e notte, servendo bevande calde lungo la sua galleria.
IC

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I codici a barre vanno in pensione. Sembra che i famosi codici a barre identificativi di ogni prodotto, stiano per andare definitivamente in pensione. Recentemente sono stati sostituiti con i QR codici a barre quadrati decodificabili attraverso la fotocamera di un cellulare, ma un’altra tecnologia avanza anche se ancora in via sperimentale. E' la Fujitsu che la propone. Si basa sull’illuminazione degli oggetti con dei Led. La modulazione del fascio di luce di vari colori che poi ne deriva, contiene dei codici binari che ogni smarthphone può interpretare. In questo modo si otterrebbe l’origine dei vari prodotti alimentari ma anche un riferimento di una pagina informativa, quando inquadrato un qualsiasi oggetto, compresi monumenti, opere d’arte o altro.
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Il panettone ha perso la sua origine tipicamente nordica. Se ne produce in quantità anche in Sicilia!! La Palermitana Fiasconaro un giro di affari di 10 milioni di euro e principalmente ottenuto dai panettoni, l’11% in Lombardia ed il 12% all’estero!! La qualità è molto apprezzata, la più parte dei componenti è prodotta in 9 laboratori sparsi in tutta l’isola. I loro clienti rinomati ristoranti ed alberghi che ne apprezzano particolarmente la qualità.
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Quanta gente si affida alla fortuna? In questi momenti in cui la situazione è “delicata”, sembra siano ben oltre i 16 milioni gli Italiani che almeno una volta si sono affidati alla fortuna nel 2013. Le ore trascorse davanti a macchinette mangia soldi, poker, gratta e vinci sono state circa 490 milioni di ore. Il gioco d’azzardo ha movimentato quasi 85 miliardi di euro. La perdita per i giocatori circa 17 miliardi di euro!
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Fila Giotto. Fin da piccoli disegnavamo e coloravano con quelle matite del marchio Giotto e ora i nostri nipoti ancora le usano ma non solo matite ma anche pennarelli, gessetti etc. Pensate che questa azienda Italiana produce oggi 2,3 miliardi di matite colorate l’anno, 700 milioni di pennarelli e un miliardo di gessetti. L’azienda è in forte crescita esporta in tutto il mondo e recentemente ha acquisito la Miameri azienda storica nel modo delle Belle Arti.
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Bologna e i suoi portici. Sapete la lunghezza complessiva dei suoi portici? Ben 38 km! E’ la città dove poter uscire tranquillamente senza ombrello
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GLI APPUNTAMENTI DELLA LAMPADINA

Grazie!! Avete aderito in tanti per la visita alla Collezione d'arte
alla Farnesina del 15 gennaio 2015 e abbiamo raggiunto il numero massimo di partecipanti!

Vi ricordiamo l'appuntamento con il

Logo Fai

Sabato mattina 31 gennaio 2015
La Crypta Balbi

FAI e La Lampadina ti guidano alla scoperta di 2000 anni di storia e di un museo unico al mondo.

Un particolare della Crypta Balbi

La dott.ssa Patrizia Sfligiotti, che ha partecipato agli scavi per un decennio ci accompagnerà in un percorso affascinante ed evocativo svelandoci anche i “dietro le quinte” di una lunga ricerca archeologica ancora oggi considerata una vera e propria pietra miliare.
Il contributo FAI (comprensivo del biglietto di entrata)
è di 9 euro.

Vai sul sito e leggi  di più!
Se siete interessati, effettuate qui la vostra prenotazione!

E ancora, stiamo organizzando un week end primaverile a Vicenza (10-12 aprile) in occasione della mostra  Tutankhamon Caravaggio Van Gogh.
La mostra a Vicenza
Visiteremo alcune tra le più belle ville palladiane dei dintorni,  e ci sposteremo anche su Padova per visitare la Cappella degli Scrovegni e l'antichissimo e  rivoluzionario Orto Botanico.
Scriveteci se siete interessati!


A teatro con La Lampadina

Logo Teatro OlimpicoContinua fino al 25 gennaio  al Teatro Olimpico,  Sogni e bisogni, di e con Vincenzo Salemme e la sua compagnia. Una commedia brillante, ricca dell'acuto umorismo proprio del grande mattatore napoletano che questa volta tratta un problema molto serio con una parte molto intima di sè...
Andate a teatro con una promozione particolare de La Lampadina.

Leggi il programma di tutta la stagione.


MOSTRE

Roma
Palazzo Sciarra: American Chronicles: The art of Norman Rockwell. Curata da Danilo Eccher, direttore della GAM di Torino e Stephanie Plunkett, chief curator del Norman Rockwell Museum.
La nuova mostra
The runaway, 1959 di Palazzo Sciarra rende omaggio al grande talento d’illustratore di Norman Rockwell e descrive l’America dagli anni venti agli anni settanta. Rappresenta, con le opere dell’artista, cento opere provenienti dalle collezioni del Museo di Stockbridge, gli ideali, i sogni e le speranze della società america. Rockwell conosciuto soprattutto per le sue storiche copertine (323 ) del The Saturday Evening Post, con il quale ha collaborato per cinquant’anni, era solito illustrare scene di vita quotidiana facendo affiorare gli aspetti rassicuranti del mito americano, sempre con una visione positiva e accattivante. Una bella sintesi del “Sogno Americano”.
Fino al 15 Febbraio
MdM e CV

Complesso del Vittoriano di Roma: "Mario Sironi.1885-1961" curata da Elena Pontiggia. La mostra di Mario Sironi è già aperta da parecchio tempo ma vale la pena di una visita per quelli che non hanno Sironi, Autoritrattoancora pensato di vederla. Grazie all’appassionato lavoro di Elena Pontiggia è stato ricostruita la complessa attività del Maestro attraverso le opere più significative del suo percorso artistico come pittore ma anche come illustratore, grafico, architetto, scultore e decoratore ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere secondo Dopoguerra. La mostra ospita novanta dipinti, oltre a bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento italiano.
Fino all’8 febbraio 2015.

Palazzo Braschi. I vestiti dei sogni. La scuola dei costumisti italiani per il cinema ideata da Camilla Morabito e a cura della Cineteca di Bologna. Un percorso cronologico con cento abiti originali, Una scena da Il Gattopardodecine di bozzetti e una selezione di oggetti che comincia dalle dive del muto con Lyda Borelli e i suoi audaci abiti in Rapsodia satanica (1917), per arrivare a Toni Servillo e al suo raffinato guardaroba esibito ne La grande bellezza; da Matrimonio all’italiana di De Sica al Casanova di Fellini, a Marie Antoinette di Sofia Coppola.
“La mostra intende valorizzare la scuola italiana del costume, che ha un segreto: la tradizione artistica – spiega Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna – Tutti i maestri della stoffa che hanno fatto e fanno grande il cinema italiano sono legati alla storia dell’arte e delle epoche. E hanno un naturale senso del bello”.
Dal 17 gennaio fino al 22 marzo.

La street art invade Roma. Da qualche anno Roma ha visto interi quartieri cambiare volto.
Dal Quadraro a Ostiense, dal Prenestino a San Basilio l’arte urbana si è creata un posto veramente imp
orIl mammuth di Zerocalcare alla metro di Rebibbiatante sui muri di questi quartieri.
Opere di street artist italiani e internazio-

nali hanno trasformato interi edifici anonimi facendoli diventare autentiche opere d’arte. Girando per il Quadraro e il suo M.U.R.O, per il Pigneto, San Basilio, la Prenestina, o per le archeologie industriali dell’Ostiense, si scopre la nuova vocazione underground della Capitale.
Il 2 e 3 dicembre 2014, inoltre, il popolare fumettista romano ZeroCalcare, ha realizzato nel quartiere di Rebibbia un murales sulle pareti di quella stazione della metropolitana, popolato dai suoi personaggi più conosciuti, dagli armadilli a Ken Shiro.

Parigi
Centre Pompidou: Jeff Koons curata da Bernard Blistène. In questa particolare mostra, la prima grande rassegna europea dedicata a Jeff Koons, il Pompidou di Parigi ripercorre, con cento opere, i trentacinque anni di NL34 - spalla - Mostre - Koonscarriera dell’artista. Nelle tredici sezioni dell’esposizione, lo spettatore scopre tutti i suoi grandi lavori, perfetta espressione del parossismo della cultura di massa dove il pacchianismo sembra dettare legge. Nel catalogo si dichiara che “l’esaltazione della cultura di massa non è gratuita né tantomeno ironica”, ribadisce Bonito Oliva: “Il tentativo dell’artista è offrire alla middle class americana una estetica adeguata a santificare un gusto senza gusto, quell’inclinazione a procurarsi opere da sé medesima, ribadire ciò che più le somiglia”.
Una mostra da non perdere perché è un’occasione unica per tentare di capire l’evoluzione stilistica dell’artista vivente più quotato al mondo!
Fino al 27 aprile 2015

Londra
Royal Academy. Rubens and His Legacy: Van DYck to Cézanne, curata da Jenny Saville. Con la mostra della Royal Francis bacon, Sleeping beauty, 1959Academy si continua la tradizione delle mostre curate da artisti famosi. Jenny Saville nota per i suoi monumentali dipinti di corpi femminili, ha avuto l’incarico di elaborare una mostra sull’influenza che possa avere avuto Rubens sugli artisti del XX e XXI secolo. Saville presenterà dipinti di artisti come Willem de Kooning, Pablo Picasso, Francis Bacon, Lucian Freud, oltre che opere di artisti contemporanei come Cecily Brown e Sarah Lucas, che, in qualche caso, hanno realizzato per l’occasione.
Che piaccia o meno, Rubens ha influenzato la pittura in moltissime sue espressioni”, ha dichiarato Jenny Saville. “Come Warhol, anche lui ha cambiato il gioco dell’arte“.
Dal 24 gennaio al 10 aprile


Le mostre sono a cura di Marguerite de Merode  le potete trovare qui


PENSIERO LATERALE: I DUE PARACADUTE

Alcuni anni fa su un aereo di linea un dirottatore puntando un arma su un passeggero, ha fatto richiedere dal pilota, alla torre di controllo, un sacco contenente un milione di dollari per non uccidere l’ostaggio. Atterrato l’aereo nel più vicino aeroporto, il dirottatore ha fatto scendere i passeggeri e oltre al sacco con i soldi, ha chiesto di avere due paracaduti. L’aereo, con l’ostaggio e il sacco di soldi ha ripreso il volo per destinazione ignota. Dopo un paio di ore e giunto su una zona desertica, il giovane si è legato il sacco al petto e indossato il paracadute si è gettato nel vuoto. Di lui non si è saputo più nulla. Ma una domanda inquietante, perché aveva richiesto due paracaduti quando la decisione era di fuggire da solo?

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