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Giovedì, 21 Maggio 2015

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 38
Maggio 2015

Maggio ci suggerisce antiche storie di coraggio, di personalità forti e indomite, come Eleonora d'Arborea,  e ci porta dall'altra parte dell'Oceano per scoprire che un grande capo Sioux muore con una medaglia al petto "targata" papa Pio IX...
Corsi e ricorsi, ci ritroviamo in Europa con gli Armeni, e la diatriba recente su come debba chiamarsi la "dipartita" di tanti di quella etnia e che accadrebbe se Houellbecq avesse ragione...
E a proposito di libri, da questo numero una nuova sezione de La Lampadina, interamente dedicata ad essi: i nostri commenti e le nostre proposte attendono i vostri suggerimenti e le Vostre recensioni! Mano alle penne e scriveteci!


 

ABBIAMO OSPITI – Una favola di vento, una storia di pietra: Eleonora d’Arborea
La regina che fermò gli Aragonesi e salvò la Sardegna rivive nel vento e nel cuore dell'isola.

Articolo di  Elvira Amabile - Autore Ospite de La Lampadina e “penna storica” dell’Associazione Marevivo

Un'immagine dell'isolaA volte sulla spuma delle onde si materializza una figura fatta di vento per svanire lasciando la percezione di un passaggio indelebile ma fuggevole come un lampo.
L’apparizione nel vento di Eleonora d’Arborea racconta l’isola sfumando in mito.
Il vento in Sardegna è sublimazione di fragranze erbose di cui s’inebria attraversando rocce e salsedine.
Il vento di Sardegna è sublimazione di presenze passate mai passate. Presenze.

Gli isolani durante le tempeste credono di coglierne il passaggio, come in altri mari l’olandese volante.
Le riconoscono, ci convivono, stratificando passioni quotidiane e presenze evocate dai venti. Passioni ferme nei secoli come pietre. Misteriose e dure come strutture nuragiche.
A volte seguendo un uccello in volo, magari stesi in barca a prendere il sole con amici, qualcuno competente esclama “guarda... il falco della regina!!"
Gustando una seada, tipica frittella ripiena di formaggio fuso e cosparsa di miele di corbezzolo o addentando un pezzetto di pecorino sardo mentre sorseggiamo  un bicchiere di Vermentino fresco, neanche ci chiediamo a chi dobbiamo queste piccole felicità che apprezziamo con lieve inconsapevole  indifferenza. Il falco della regina

Eleonora, la Giudicessa d’Arborea, immolò tutta se stessa per amore della sua terra e, dedicandosi ad essa con sapiente coraggio e intelligenza, ne segnò la storia.
Siamo nel quattordicesimo secolo, in pieno medioevo. Eleonora sposa di Brancaleone Doria, fu costretta a lasciare la sua dimora di Genova per correre a salvare la sua gente aggredita dagli Aragonesi che volevano impadronirsi del Giudicato. Il giudice d’Arborea Ugone, fratello di Eleonora era stato assassinato con sua figlia Benedetta e gli Aragonesi, profittando di questo vuoto di potere avevano preso in ostaggio il marito di Eleonora, Brancaleone, ritenendo così di impadronirsi facilmente del territorio. Ma la giovane Eleonora non si rassegnò affatto e indomita si mise a capo del Giudicato e radunò un forte esercito reclutando guerrieri in tutta l’isola. Attraversando l’isola a cavallo alla testa dei suoi, corse in armi a fronteggiare il nemico Giovanni I d’Aragona, costringendolo a ripiegare.

Seguì un periodo fortunato per la Sardegna a quei tempi divisa in giudicati amministrativi. Eleonora riuscì a conquistarli quasi tutti, unificandoli sotto il suo comando. Concludendo anche un trattato di pace con Martino I d’Aragona, successo alla morte di Giovanni, riuscì a tenere a bada gli aggressori.
Si dedicò quindi al riordino della Sardegna.
Pur restando figlia madre e moglie devota e obbediente, si vestì d’autorità e prese in mano la bilancia della giustizia definendone i principi secondo il suo personale prodigioso intuito.

Perfezionando l’opera iniziata con suo padre, pretese che le leggi fossero scritte nella lingua parlata dal popolo, il dialetto logudorese, e facili da comprendere.
Dovevano passare tre secoli prima che Montesquieu ritenesse importante e ponesse questa come condizione di ogni legge.
La legge di Eleonora “LA CARTA DE LOGO” fu un modello di concisione.
Morì ahimè troppo presto di peste questa donna straordinaria.
I sudditi vissero la sua scomparsa come un’altra calamità oltre l’epidemia.
Dopo la morte della Giudicessa, gli Aragonesi poterono appropriarsi dell’isola senza neanche combattere.

Carta de loguEleonora dalla storia è passata nella leggenda. Ma le sua “CARTA DE LOGO” è rimasta in vigore fino all’epoca di Carlo Alberto.
Il risultato delle disposizioni provenienti da essa caratterizza tutt’oggi peculiarità e valori della terra Sarda. Ebbe intuito e sensibilità ambientaliste preziose, sorprendenti per l’epoca e valide nei secoli a venire.
Sarebbe auspicabile che molti degli attuali capi delle istituzioni avessero questa passione per la salvaguardia e capacità di valorizzazione dei territori che amministrano.

 Il falco della regina, falco eleonorae, è una specie che nidifica sulle coste a sud della Sardegna e migra nel Madagascar.
La sua sopravvivenza è dovuta ad un editto che vietava l’asportazione delle uova dai nidi e la cattura dei piccoli esemplari vittime del bracconaggio. I falconieri li impiegavano nella caccia. Propagò la coltivazione delle viti.
Ebbe cura per la conservazione delle razze dei cavalli.
Le ordinazioni agrarie furono indirizzate alla protezione delle greggi, degli armenti, alla produzione e diffusione dei prodotti caseari, che fin dall’epoca romana rifornivano il continente.
Si adoperò per valorizzare e proteggere gli alveari e la produzione del miele, allora come oggi prezioso apprezzato alimento.
La distribuzione delle acque fu organizzata e regolata mirabilmente in quel difficile aspro territorio.
Anche le leggi sulle eredità furono indirizzate verso una più giusta tutela delle donne.

Questi sono solo alcuni dei più significativi argomenti codificati nella “CARTA DE LOGO”.
Eleonora D’Arborea fa parte oramai della storia gloriosa della Sardegna. Ogni anno viene commemorata in folcloristiche feste paesane.
Durante la Sartiglia di Oristano viene eletta una bella fanciulla che la impersona.
Viene altresì evocata da antiche superstizioni che ne percepiscono attraverso il vento la presenza ariosa e magica su scogliere e spume di mare.

“Eleonora ha lasciato nel suo regno tracce più durevoli della laude o dello spregio dei Eleonora alla Sartiglia del 2012contemporanei: le sue vittorie e il suo codice. Donna di grande cuore, seppe muovere e trattar l’arme.
Donna d’animo virtuoso innalzossi alla fortezza virile senza obbliare le doti del proprio sesso e tuttavia giudicare delle cose di stato quanto davano i suoi tempi. Sovrana mostrò di possedere le virtù tutte dei regnanti: la superiorità del coraggio, la fermezza, il valore della persona, per cui espose se stessa nei cimenti guerreschi, quello del consiglio, che le fè sempre indirizzare i suoi soldati alla vittoria.
Legislatrice ebbe il raro vanto di concepire e condurre a compimento il nobile pensiero della promulgazione di un
codice” (Storia di Sardegna G. Manno)

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LIBRI/ATTUALITA': “Sottomissione” di Michel Houellebecq
Scenari possibili ma improbabili o...?
Articolo di Carlo Verga

NL37 - sottomissione - cover libro e autoreMi ha lasciato molto perplesso. Solo pochi anni e avremo un’Europa e un bacino del Mediterraneo a forte influenza islamica: fantascienza o realtà?

Siamo in Francia. Il momento è intorno agli anni 2020, ma situazioni più o meno simili in tutti paesi europei o dell’area mediterranea.
E’ un racconto fantasioso sotto certi aspetti, ma realistico sotto altri.

Potremmo meravigliarci se dopo le incertezze, scontentezze, caos politico, qualcosa potesse cambiare anche qui da noi, e da sembrare moderato al suo inizio?
Quali le condizioni per provocare un tale cambiamento?
20 anni, questi ultimi, di caos mondiale nell’economia, nella moralità, nel terrorismo, delinquenza e quant’altro.
Ci siamo infiammati per Berlusconi, poi per Monti, infine per Renzi, e con largo spazio per i vari Bossi, Grillo e ora forse pure Salvini. Con un’etichetta comune a tutti, la voglia di cambiamento.
Una voglia di cambiamento portata avanti con il solo carisma dei singoli leader, con poca anima e programmi che hanno provocato correnti tempestose all’interno di ciascuno dei movimenti o partiti.
Ma cosa è cambiato dagli anni della DC o PCI? ? Forse manca un ideale?
Siamo lontani da DC o PCI del dopo guerra, un partito fortemente percorso da correnti cattoliche il primo, e da un’ideologia marxista-leninista il secondo.
Modi di pensare e ideologie che riuscivano ad amalgamare le varie anime ai propri interno producendo anche cose molto positive.
A fine anni Sessanta tutto è cambiato: è prevalsa la regola dell’interesse, portando alle situazioni di oggi che tutti conosciamo, in una confusione difficilmente comprensibile.

Detto questo, supponiamo che domani, così come nel racconto di Michel Houellebecq, si presentasse, da noi, per la carica di primo ministro, il sig Azis di religione mussulmana laureatosi in scienze economiche con il massimo dei voti con un ottimo modo di parlare e con una buona esperienza maturata nei nostri uffici governativi.
Il suo modo, pacato, calmo e riflessivo nel giudicare le cose, lo distanzierebbe anni luce dai suoi concorrenti. Oltretutto con una notevolissima disponibilità economica (dai paesi arabi, ma non lo direbbe).
Un programma economico basato non più su un concetto capitalistico o marxista ma distributivo: forti incentivi e sovvenzioni alle famiglie per formare piccoli nuclei produttivi, una riduzione dei costi energetici basati su pagamento dei corrispettivi con merci e tecnologia. Un’attenta lotta al delinquere, la cura del sociale, il moralizzare certi eccessi di oggi, un ritorno all’uomo come capo famiglia. Una lotta al terrorismo.
Per farla breve un programma con al centro il miglioramento delle condizioni del popolo.

Quale appeal potrebbe avere su di noi e/o su quella massa fluttuante che passa da Bossi a Grillo e ora magari a Salvini? Potremmo vedere in lui il vero cambiamento? Oltretutto avrebbe i voti della più parte degli immigrati che nel 2020/2030 potrebbero essere veramente decisivi.
NL37 - sottomissione - vignetta

Una volta eletto potrebbe formare un governo magari di transizione e pretendere all’inizio solo un paio di ministeri, uno importante, quale quello dell’interno ed un secondo dell’istruzione..
Ma è su questo che punterebbe maggiormente.
Nelle scuole sarebbero adottati sistemi d’insegnamento che contemplino la molteplicità delle religioni e non una sola, le scuole cattoliche non potranno più mostrare il crocefisso ma simboli di tutte le religioni. 
Gli insegnanti verrebbero pagati più di ogni altro tipo di incarico per cautamente suggerire agli studenti un modo differente di pensare e la valutazione dell’importanza  del credere in qualcosa ad esempio … nel Corano, in Maometto…. Con il tempo tutto il resto…
Con il ministero degli interni il Governo potrebbe controllare che, discretamente, tutto funzioni come programmato, con la massima attenzione alla delinquenza e terrorismo.
E un suggerimento di dove costruire le nuove moschee.
Pian piano però… tutto si trasformerebbe …le gonne delle donne poco più lunghe e magari nere… e poi, nel tempo, chissà, diverremmo una vera e propria area di influenza mussulmana.

Sarebbe possibile tutto questo nei prossimi 20/30 anni?

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ABBIAMO OSPITI - MOSTRE: Rousseau a Venezia: il candore arcaico
Un artista difficilmente classificabile da approfondire a Venezia
Articolo di Laura Novello – Autore Ospite de La Lampadina

A Venezia a Palazzo Ducale (Appartamento del Doge) sino al 6 luglio la rassegna dedicata ad Henry Rousseau con oltre quaranta capolavori dell’artista.

Personalità centrale della cultura figurativa tra la fine del XIX secolo e il rivoluzionario periodo delle avanguardie, Henry Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910) famoso per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati, si rende libero da sempre, a qualsiasi catalogazione.
Non è possibile etichettare “il suo lavoro e ricerca artistica”; il modo stesso in cui Rousseau è stato interpretato, il più delle volte è stato frutto di errori di valutazione, studio della sua personalità supMANIFESTO mostra Rousseauerficiale.
La sua pittura molto spesso snobbata dai critici era apprezzata invece dagli artisti, quale espressione che non ha eguali né paragoni nel campo dell’arte tra Otto e Novecento.
A Rousseau, detto il Doganiere, la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica una straordinaria esposizione, con la collaborazione scientifica e i prestiti dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi e il patrocinio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna.
Prodotta da 24 ORE – Cultura Gruppo 24 ORE con oltre cento opere provenienti dalle più importanti collezioni e istituzioni internazionali per un totale di 40 opere dell’artista più 60 di confronto di altri.

La mostra mette in luce la giusta comprensione dell’opera di Rousseau quale figura di riferimento per i grandi protagonisti delle avanguardie storiche, gli intellettuali dell’epoca come Apollinaire, Jarry, per gli artisti che precedettero il Cubismo e Futurismo da Cézanne a Gauguin, da Redon a Seurat, da Morandi a Carrà, da Frida Kahlo a Diego Rivera sino a Picasso, Kandinsky.
Tutti artisti che dialogano con il Doganiere nella sua –s’eppur breve- stagione creativa: tra il 1885 e il 1910.

"Il cortile" di RousseauOtto sezioni tematiche consentono in questa mostra veneziana di ammirare alcune delle opere più celebri di Rousseau, come il  “Ritratto- Paesaggio” del 1889-90 considerato dall’artista quale primo-ritratto-paesaggio della storia dell’arte… “Il Cortile” eseguito nel 1896-98, acquistato da Kandinsky ed esposto nella prima grande mostra dedicata al Bleue Reiter a Monaco di Baviera.

Ed ancora, “La guerra e la cavalcata della discordia” del 1814 dipinta da Rousseau con “candore arcaico”, che emerge anche in altri dipinti dedicati alla natura selvaggia, spazi bucolici e paesaggi di campagna e di città.
Il percorso espositivo allinea anche Ritratti, maschili e femminili soprattutto di amici o famigliari.
Rousseau con la sua idea del “ritratto-paesaggio” ha offerto nel corso degli anni molteplici suggestioni. Altri artisti da George Grosz e John Heartfield hanno reso un “Omaggio Dada” all’artista utilizzando l’immagine de il doganiere manipolandolo in superfici ricche d’inserzioni cartacee, i collages di vari materiali; mentre nel 1968 Giulio Paolini ha dedicato un‘attenzione concettuale” allo studio dell’identità-Rousseau.

“La guerra e la cavalcata della discordia”Grande ammiratore del doganiere anche Robert Delaunay con il Ritratto postumo realizzato in grafite e conservato al Centre Pompidou di Parigi.
La mostra si conclude con il racconto dell’amicizia tra Rousseau e Picasso; quest’ultimo collezionista ed estimatore del pittore.


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STORIA: il genocidio degli armeni
Esattamente di che si parla? Si gioca sui termini?
Articolo di Beppe Zezza

Ricorre in questi giorni il centenario del massacro degli armeni operato dai turchi dell’impero ottomano.

Molte polemiche sono riverberate sui principali media a motivo soprattutto delle parole di Papa Francesco, il quale in un’occasione pubblica ha evocato questo fatto usando il termine “genocidio”, termine sdegnosamente contestato, da sempre, dalle autorità turche.
Ha destato qualche sorpresa che alle rimostranze delle autorità politiche si siano anche aggiunti, da parte del Gran Mufti di Ankara Mehmet Gormez, dei  severi  richiami a che il  Papa nel suo parlare non tradisca i “i valori cristiani”!
Mehmet Gomez è indicato essere la principale autorità religiosa islamica (sunnita) turca e capo della direzione affari religiosi Dyanet del governo.
Rahmi Yara mostra a Papa Francesco il Corano  a Istanbul[Colui che qualche mese fa aveva accolto Papa Francesco a Istanbul nella visita alla moschea blu era invece  Rahmi Yaran – indicato anche egli  come  “il Gran Mufti”  ma di Istanbul.
Ora poiché la posizione di “Gran Mufti“, stabilita originariamente dall’impero ottomano, appariva come essere “unica” ci sentiamo un po’ confusi. Chi dei due è più “grande” dell’altro?]

Vorrei svolgere alcune considerazioni.
Innanzitutto i fatti, molto sinteticamente perché presumo che nelle loro linee generali siano conosciuti da tutti.
Gli armeni sono un’etnia storicamente stanziata nell’Anatolia e nel sud del Caucaso.
Nel 1915 era in corso la Prima Guerra mondiale e l’impero ottomano era alleato degli imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria) contro Francia, Gran Bretagna e Impero Russo (l’Italia non era ancora entrata in guerra).
Nell’esercito russo militava una brigata armena. Tra il 23 e il 24 Aprile del 1915 il governo dei “giovani Turchi” al potere nell’Impero Ottomano iniziò la repressione contro gli armeni sudditi dell’impero Ottomano eseguendo i primi arresti e uccisioni tra l’élite armena di Costantinopoli (il nome della città venne cambiato in Istanbul solo nel 1930).
Nel giro di poche settimane decine di migliaia di armeni (soprattutto, ma furono inclusi anche cristiani di altre etnie) vennero imprigionati e sottoposti a torture.
I militari armeni che militavano nell’esercito turco furono giustiziati.
Successivamente furono organizzate deportazioni di massa dei civili verso località isolate, costretti a marciare sino allo sfinimento, e poi rinchiusi in “campi” – un’anticipazione dei lager nazisti, dei gulag sovietici e dei laogai cinesi – nei quali molti morirono a causa di epidemie.

Mappa del genocidio Il numero totale di vittime, ovviamente, non è noto ed è altamente controverso.
I Turchi parlano di circa 500.000 mentre gli armeni di 1.500.000.
Del fatto che ci siano state atrocità terribili esercitate verso persone aventi come unica colpa quella di appartenere a un’etnia diversa da quella dei detentori del potere, c’è accordo universale.
Quale allora il problema?
Il NOME da attribuire a queste atrocità.
Gli armeni le chiamano “genocidio”, i turchi rifiutano questo termine (chi lo usa in Turchia viene imprigionato).
Il termine “genocidio” è un termine “moderno”. Chi lo ha coniato è stato nel 1944, un avvocato Ebreo Polacco, Raphael Lemkin (1900-1959), che ha unito il prefisso geno-, dal greco razza o tribù, con il suffisso -cidio, dal latino uccidere.
Al termine “genocidio” venne poi attribuito anche valore “legale” dalle Nazioni Unite che ne diedero la seguente descrizione:

Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

Stante questa definizione, nel caso degli armeni, fatti rientranti tra quelli descritti sono certamente avvenuti, la contestazione dei turchi contro l’uso della parole “genocidio”  si fonderebbe dunque sull’assenza di una loro “intenzione” di distruggere la popolazione armena “in quanto tale”.
Quando ero ragazzo si diceva che quelli che contano sono i fatti perché “non si fa il processo alle intenzioni”.
Ma da allora il mondo è cambiato e si fa sempre più strada la pretesa della giustizia di discernere e graduare la colpa a seconda dell’intenzione.
Il terreno però appare molto scivoloso dato che la “reale” intenzione delle azioni spesso non la conosce neanche chi le fa!
Si discute se quello contro gli armeni sia stato o meno un “genocidio” e si discetta sulla presenza o meno dell’“intenzione” forse per non dire apertamente e semplicemente che si è trattato  di un “atto immondo” e che atti di questo tipo non sono un “unicum” nella storia (il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti) ma, ahimè, si ripetono con una costanza degna di miglior causa. E che dobbiamo stare sempre all’erta.

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ABBIAMO OSPITI - CURIOSITA' STORICHE: Toro Seduto, il grande capo dei Sioux
Ma cosa c'entra il capo indiano con Papa Pio IX?
Articolo di Mario Belloni - Autore Ospite de La Lampadina

Vi ricordate quanto noi di altra generazione abbiamo giocato agli Indiani e Toro Seduto il nostro avversario o nostro idolo?

Toro Seduto e la medaglia di CastelfidardoMa sentite questa strana cosa.. Toro Seduto morì assassinato in tarda età, il suo corpo fu riesumato a fine Ottocento e con le cose che ornavano il suo corpo e fra lo stupore generale, fu trovata sul suo petto una medaglia con la scritta “Pro Petri Sedi”; fatte le dovute ricerche, fu stabilito che si trattava della medaglia di Castelfidardo, soprannominata anche “Ciambellone di Castelfidardo”.

Questa era una medaglia concessa dallo Stato Pontificio a tutte le truppe che parteciparono allo scontro di Castelfidardo contro l’esercito del Regno di Sardegna. La medaglia fu istituita con breve pontificio del 12 novembre 1860 di papa Pio IX il quale, su consiglio del maestro d’armi, Francesco Saverio de Mérode, fece coniare questa medaglia per premiare i soldati che si fossero battuti in suo nome contro l’esercito piemontese durante l’invasione dello Stato pontificio del 1860.

Ma come era finita sul petto di Toro Seduto?

Nel brevissimo conflitto per l’unità d’Italia, che dall’11 al 29 settembre 1860 interessò Marche e Umbria contro il potente esercito del Regno di Sardegna, e a difesa del senigalliese Pio IX, combatterono – accanto ai volontari italiani e ai soldati austriaci – non solo seminaristi e cadetti di famiglie nobili francesi, belghe e svizzere, maPio IX anche giovani dell’Irlanda. Italiani, francesi e belgi erano inquadrati quasi tutti nel corpo dei fucilieri poi diventati zuavi, gli irlandesi nel Battaglione di San Patrizio, così chiamato in onore del patrono dell’isola verde.
I ragazzi venuti dal nord scelsero di abbandonare la propria vita normale per una serie di motivi. Intanto perché l’Irlanda da sempre era un paese cattolico. Poi perché l’anglicana e massonica Gran Bretagna, di cui l’Irlanda faceva parte, si schierò apertamente a fianco di Cavour e di Garibaldi.
Gli inglesi aiutarono economicamente e militarmente la spedizione garibaldina. Anzi, una volta avviato l’arruolamento dei sudditi irlandesi, le autorità britanniche promulgarono — proprio su pressione di Cavour — il Foreign Enlistment Act che proibiva ai cittadini britannici di arruolarsi in eserciti stranieri.
Ma gli irlandesi si schierarono con Pio IX anche per riconoscenza.

Il Papa un decennio prima era stato uno dei pochissimi capi di stato a intervenire in aiuto della martoriata isola smeraldo colpita da una tragica crisi alimentare e dalla carestia. Un quinto degli abitanti, un milione e mLa medaglia di Castelfidardoezzo di persone, o muore o è costretta a emigrare.
Il 25 marzo 1847 Pio IX emanò l’enciclica “Praedecessores Nostros” con la quale affrontò il problema della carestia e della peste.
Papa Giovanni Mastai Ferretti avviò una raccolta di fondi per le popolazioni colpite dalla calamità e avviò preghiere in tutte le chiese concedendo l’indulgenza plenaria.
L’intervento del Santo Padre in quei difficili anni non verrà mai dimenticato. Quando Pio IX chiese aiuto al mondo per difendere i territori della Chiesa “dai novelli musulmani”, gli irlandesi non si fecero certo pregare.
In Irlanda il reclutamento avvenne grazie all’opera dell’arcivescovo di Dublino, Paul Cullen già Rettore dell’Irish College e al College Propaganda Fide di Roma. Cullen teneva i contatti con il suo successore a Roma, il cardinale Alessandro Barnabò.
Tra febbraio e giugno del 1860 poliziotti, contadini, avvocati, medici, operai e reduci della Guerra di Crimea corsero ad arruolarsi.
I divieti imposti dalle autorità britanniche costrinsero circa 1.800 volontari a viaggiare verso l’Italia ricorrendo ad astute scappatoie. In gruppi di venti/quaranta accompagnati da sacerdoti si fingevano pellegrini, altri emigranti. Altri ancora dichiaravano di volersi arruolare come gendarmi del Papa. Fatto sta che essi raggiunsero l’Italia, dopo grandi pene.

A tutti i reduci Pio IX concesse la medaglia “Pro Petri Sede” dichiarandoli “degni di lode della Chiesa Cattolica, della Santa Sede e dell’umanità tutta!”
Conclusa la prigionia, molti di quei valorosi che avevano combattuto nelle Marche e Umbria proseguirono la loro carriera militare nell’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana. Così ad esempio John J. Coppinger che aveva preso parte agli scontri di Spoleto finì per diventare generale; Joseph O’Keeffe che aveva combattuto ad Ancona finì per diventare tenente colonnello di cavalleria.
Il sottotenente Myles Walter KeoghIl più noto è il sottotenente Myles Walter Keogh: in forza alla IV Compagnia, dopo la resa di Ancona,  fu fatto prgioniero. Liberato si recò a Roma dove entrò nelle Guardie pontificie.
Dopo qualche tempo emigrò negli USA raccogliendo l’invito del Segretario di Stato Wiliam H. Seward che cercava ufficiali europei esperti che volessero servire l’Unione nordista.
Dopo la battaglia di Gettysburg dove si comportò eroicamente fu promosso di grado e diventò capitano della Compagnia “I” del glorioso 7° Cavalleria e vice del comandante Custer. Keogh morì con il suo comandante e 420 uomini nel massacro di Little Big Horn ad opera dei Sioux e Cheyenne di Toro Seduto il 25 giugno 1876.
Si narra che gli indiani abbiano dichiarato che il capitano Keogh sia stato uno dei più valorosi combattenti durante quel massacro.
Un guerriero Cheyenne, Gambe di Legno, riferì che Keogh fu l’ultimo a morire assieme a Custer. Ai due ufficiali venne così risparmiata l’umiliazione delle mutilazioni.
Ma non è tutto, la medaglia “Pro Petri Sede”: era la medaglia di Myles Keogh che il capo indiano aveva fatto prelevare dalla sua divisa e che aveva tenuto gelosamente per se, ritenendola un amuleto magico.
Le fonti riportano che quando Toro Seduto fu ucciso indossava la medaglia.

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COSTUME: turismo, croce e delizia
Tanti modi di intendere la vacanza: tutti riposanti?
Articolo di Lalli Theodoli

Mulo caricoTanti, tantissimi anni fa, un viaggio a cavallo.
Pochi amici sportivi e spartani, dall’alba lottano per persuadere un mulo riottoso a farsi mettere il basto: prezioso veicolo per il trasporto delle poche pentole, dei pochi indumenti, e del fieno per i cavalli.

A fatica, sistemato il carico, finalmente tutti pronti in sella, quando il mulo con ragli spaventosi comincia a sparare calci furibondi buttando di traverso il basto, da cui schizzano come proiettili bricchi e coperchi con un frastuono di ferraglia.

Dall’alba segue le nostre manovre un pastore: fermo, con il mento appoggiato al bastone, senza proferire verbo. Ma la quarta volta che la scena si ripete, accompagnata dai nostri urli, litigate e qualche parolaccia, il pastore finalmente parla.
Sgranando gli occhi rugosi, curiosi, sbalorditi, a titolo di pura curiosità, tanto per essere informato e aggiornato sulle strane abitudini della gente di città ci chiede: “E QUESTA SAREBBE LA VILLEGGIATURA ?”

Tanti, tantissimi anni dopo.

Guardo con stupore e ammirata meraviglia le orde di turisti che affollano Roma.Turisti a trevi
Sbattuti fuori dai pullman al Traforo; mezz’ora per uno sguardo alla Fontana di Trevi e a Piazza di Spagna.
Per nulla turbati dal fatto che per vedere la Fontana in restauro, devono percorrere di corsa una passerella, e che della Barcaccia di Piazza di Spagna non si vede nulla.
E’ coperta da un’impalcatura.

La guida che brandisce in alto l’ombrellino per essere seguita, parla entusiasta nel registratore.
E’ ignara del fatto che quanti la seguono, non l’ascoltano nemmeno.
Perso ogni barlume d’interesse per quanto dice.
Si trascinano appiccicati l’uno all’altro (ho guardato bene, non sono incatenati) con lo sguardo bovino e stravolto, a testa bassa, non alzano lo sguardo.

D’estate hanno braccia e collo ustionati. Non erano pronti ad affrontare il sole del Sahara.
D’inverno s’incartano in mantelline di plastica leggere che si disfano alla prima pioggia.
Gli uni si lasciano dietro una scia di bottiglie, gli abandierina gialla, seguite lei!ltri di ombrellini rotti, sfondati dalle nostre piogge equatoriali.
Non si sa a chi hanno chiesto consigli sul clima.
Nello stesso gruppo in inverno c’è una ragazza con le infradito e un vestito di cotone accanto ad un reduce dalla scalata al K2.
Ma con il nostro mutevole clima avranno fortuna ambedue.
Giovani coppie trascinano carrozzine con un bebè incartato se piove o ustionato se c’è il sole.
Avevano progettato questo viaggio tanto tempo fa, ma poi il lavoro…. Il bambino.
Non hanno voluto rinunciare. Lei trascina la carrozzina vuota.
Il bambino dorme in braccio al suo papà esausto.

Coppie di anziani camminano trascinando i piedi con aria smarrita.
I figli hanno tanto insistito per offrire loro questo viaggio. Non si erano mai allontanati dal loro paese.
Non vedono l’ora di tornare nella loro casetta in campagna.
Viene voglia di incoraggiarli di dire loro: “Forza, fra poco è finita.”

Dopo la loro corvèe in centro, sono ricaricati sui pullman che li riportano a Civitavecchia per il proseguimento della loro crociera. Oppure sono riportati in alberghi talmente lontani che difficilmente si riconosce di essere a Roma.

Con che ricordi torneranno a casa? Cosa rimarrà loro della nostra bellissima città che si è trasformata in un gigantesco Bed and Breakfast in cui da ogni casa a ogni ora del giorno e della notte arrivano e ripartono ospiti di ogni nazionalità trascinando sui sampietrini piccoli o enormi trolley con un fracasso che rimbomba nei vicoli.Trolley e sanpietrii
Le scale di condomini, una volta tranquilli, si trasformano in un caos di porte che sbattono, di ascensori lasciati spalancati.
Le anziane inquiline preoccupate ci chiedono: “Ma li conoscete? Non saranno terroristi?”

So che dobbiamo essere felici.
Il turismo è un’enorme risorsa per la nostra economia. Anzi certamente un settore da potenziare, ma quando a notte fonda, finalmente, la città torna nostra, silenziosa, quasi vuota, bellissima ……ci si allarga il cuore.

E riandando con la mente a quelle stanche processioni che percorrono esauste la nostra città, anche noi ci chiediamo:

E QUESTA SAREBBE LA VILLEGGIATURA?

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi,  Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleottocento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VISITARE: “EXPO MILANO 2015". Una giornata piena di sole, un impressionante viaggio tra edifici di ogni tipo, alcuni maestosi altri meno, colori, file interminabili nonostante un giorno qualsiasi della settimana, tantissimi giovani, scuole e gente di ogni tipo... continua a leggere
Carlo

DA VEDERE:  “Se Dio vuole” di Edoardo Falcone.  Divertente e canzonatorio di certi personaggi che vivono di certezza interiore...
continua a leggere
Carlo: voto 7


Tutti i nostri suggerimenti li trovate qui

GLI APPUNTAMENTI DE
LA LAMPADINA
LAST CALL
Vi ricordate la nostra proposta per una splendida Roma primaverile?

Villa Lante Turini

Il 27 maggio alle ore 10.00, La Lampadina Vi propone una passeggiata guidata ed illustrata dalla dottoressa Vannella Carrelli Palombi che ci guiderà a Villa Turini Lante al Gianicolo, proseguendo poi per il tempietto di Bramante vicino alla Chiesa di San Pietro in Montorio per arrivare infine a Villa Farnesina.
La loggia di Psiche
Il costo della visita comprensiva di guida da parte della D.ssa Palombi Carrelli (E. 7 per i possessori della card "La Lampadina"), ingresso a Villa Lante, e a Villa Farnesina è di €. 20.
Prenotatevi qui! 


Cent’anni fa, il 24 maggio, il Piave mormorava
Nel centenario
della Grande Guerra, onoriamo il passato, riflettiamo sul presente e costruiamo il futuro.
Domenica 24 maggio 2015 Teatro Quirino ore 17.00
Concerto: Voci dalla trincea

Locandina concerto voci dalla trincea

Programma

ASS. UNITI NELLA MEMORIA:
“Spero che io torni presto!”
Rappresentazione teatrale con ricostruzione della vita in trincea

CORO A.N.A. - ASS. NAZ. ALPINI DI NOVALE:
Canti e canzoni dal fronte

FANFARA ASS. NAZ. BERSAGLIERI DI SAN DONÀ DI PIAVE:
marce e inni d’Italia

Sono fra pochi giorni esattamente 100 anni dall'entrata in guerra dell'Italia, una guerra che cambiò profondamente il paese e il mondo, ed è giusto ricordare gli eroi che si batterono pro o contro la loro volontà, ma che furono decisivi in quell'inutile spargimento di sangue che portò alla perdita di moltissimi valorosi uomini e ragazzi.
Continua a leggere l'articolo di Giulia Pasquazi Berliri

 FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là...

Il latte materno. In Usa sono stati Un flacone di latte maternoinvestiti 46 milioni di dollari da una società di venture capital, la  Prolacta, una società che acquista, controlla, processa e naturalmente vende il latte materno prodotto dalle mamme che ne hanno in eccesso.
Il latte materno è un grande business per il suo contenuto di anticorpi e proteine e  dal quale con la biotecnologia si realizzano farmaci, in principal modo per le malattie intestinali.
Per le gran quantità di richieste il latte materno diventa merce sempre più rara arrivando a costare dai 40 ai 150 dollari sul mercato libero con effetti speculativi non prevedibili.
CV

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Carolyn-Christov-BakargievUn nuovo direttore! Carolyn Christov-Bakargiev sarà il nuovo direttore di GAM e Castello di Rivoli a Torino. Abbiamo già avuto l’occasione di nominarla sulla Lampadina per vari eventi da lei curati (dOCUMENTA 13 e la prossima biennale di Istambul). Una persona di un rigore estremo, e di grande personalità i cui incarichi passati sono tutti di grande rilievo. E’ un ritorno (era già capo curatore a Rivoli dal 2002 al 2008) che fa sperare nel meglio per il polo dell’arte contemporanea di Torino, una città faro per l’arte di oggi.
MdM

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Sacrificio. Dal latino facere e sacer, era in origine una pratica usata da varie Il sacrificio secondo Altanreligioni per entrare in contatto con la
propria divinità.
Che i nostri governanti, con la loro richiesta di sacrifici, sperino in un miglior contatto con loro?
Speriamo che almeno non si credano divini.
CV

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No words!  Da Christie's New York l'emozione di "Les femmes d'Alger" 1955, olio su tela 114  x 146-cmraccogliere l'offerta più alta mai fatta per un opera d'arte venduta all'asta.
Dopo venti minuti dall'inizio della prima battuta il quadro "Les femmes d'Alger" di Pablo Picasso, Version O del 1955 ha raggiunto l'incredibile cifra di 179 milioni di dollari.
Sarà seguito poco dopo da "L'homme au doigt" di Alberto Giacometti del 1947 battuto a 141 milioni di dollari che diventa la scultura la più cara di tutta la storia! Non ho parole! Guarda il momento dell'aggiudicazione.
MdM

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Bruxelles: Officine Citroen = arte contemporanea. Sembra che finalmente Bruxelles avrà un suo grande centro d'arte contemporanea!
Densità abitativa dei comuni italianiNegli spazi delle officine Citroen, lungo il canale, dovrebbe sorgere il futuro museo. In quella zona della città si stanno per condensare una serie di spazi intorno all'arte del XXI esimo secolo. Si sposterà in zona la fiera, Art Brussels, e con le varie gallerie che già esistono e che si stanno aprendo in zona si sta per creare un grande distretto artistico nella capitale dell'Europa.
MdM

 LA LAMPADINA -  LIBRI

Sono milioni, scritti da chiunque: cuochi, anchor man/woman, sopravvissuti, nullafacenti, attori, starlet. Tutti scrivono su tutto, anche se l'autoreferenzialità è sempre molto gettonata, ma nel gran calderone si trovano volumi "da leggere" con gusto, con brio, con interesse, a volte con fatica,  o con incredulità.

Ci provocano apprensione, ispirazione, comunanza,  ribrezzo, complicità, fastidio e perchè no, anche noia.

A volte li abbandoniamo, arrivano nel momento sbagliato; altre invece, quando giungono nell'istante perfetto, rimangono con noi per tutta la vita: sono magici, la loro interpretazione cambia ogni volta che li prendiamo in mano, così come il messaggio che ci sussurrano o ci gridano!

Non abbiamo presunzione alcuna, solo, ci limiteremo a segnalarvi alcuni dei nostri "innamoramenti" o dubbi, o promesse mancate e
Vi chiediamo di segnalarci le Vostre scelte
le condivideremo in questo spazio, che rimanda al sito per una lettura più ampia dei commenti Vostri e nostri a quei volumi che ci hanno per una qualche ragione interessato e spinto a scriverne.


Questo mese
Elvira Amabile ci propone:
La nascita del Che
Racconti da Cuba

di Davide Barilli
Aragno Editore,
pagine 221

Davide BarilliAlla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dove il libro è stato presentato lo scorso 29 aprile, Davide Barilli ha affabulato tutti motivando l’ispirazione di questa sua ultima opera.
“Andai a Cuba poco dopo la caduta dell’Unione Sovietica” Racconta pacato e nostalgico. “L’isola era rimasta orfana e pertanto prostrata in una povertà inimmaginabile. Copertina de La nascita del CheDovevo restare solo qualche giorno, cinque per l’esattezza, ma l’identità di quel luogo in quelle condizioni mi attraeva e mi sfuggiva. Valori stupefacenti esaltati dalla contingenza, sublimati nel surreale….Volevo capire”.
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Carlotta Staderini Chiatante ci propone:
Polvere Rossa
di Ma Jian
Editore Neri Pozza
pagine 368

L'Autore Ma JianL'Autore è Ma Jian, uno dei più importanti scrittori cinesi contem-poporanei. Scrive, dipinge, fotografa. E’ nato a Quingdao nel 1953. Attualmente vive a Londra.
Pechino, 1983: Ma Jian è un pittore poeta alle soglie dei trenta anni che vive a Pechino e lavora come fotografo per il Dipartimento di propaganda della federazione dei sindacati cinesi.
La copertina del libroL’ennesimo sopruso e la stupida arroganza della burocrazia del Dipartimento lo porta al passo estremo: lasciare tutto e partire alla ricerca del senso della propria vita...
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Elvira amabile ci propone:
Vivere frizzante
di Emanuela Medi
Eizioni DIABASIS
pagine 112

Emanuela MediLa bella morbida voce di Emanuela Medi ha per molti anni dai canali della RADIO informato puntualmente gli ascoltatori intervistando medici illustri.
Oggi Emanuela si è dedicata a un saggio sul vino dal titolo gioioso Vivere frizzante. Naturalmente il taglio è medico scientifico e le informazioni riguardano principalmente la salute.
Non poteva essere diversamente data la specificità in materia dell’autrice. La copertina del libroTuttavia l’interesse per l’argomento riguarda anche la magia che l’ebbrezza del vino scatena....
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Leggi l'introduzione e la prefazione del libro su Issuu

 A teatro con La Lampadina

Logo Teatro Olimpico
Al Teatro Olimpico, ultimo appuntamento per la stagione 2014-2015 il 29 maggio con i Beatles!
I Beatles

ACROSS THE BEATLES
Sgt Pepper's Show

In prima assoluta nazionale, il nuovissimo spettacolo dedicato ai Beatles e a uno degli album più famosi e più amati nella storia della musica rock, "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band"!


 
MOSTRE

Venezia
Palazzo Fortuny, Proportio
Per fortuna  Axel Vervoort, definire il collezionista belga, decoratore, antiquario è quasi riduttivo, ha di nuovo ripreso per la quinta volta e con cadenza biennale, gli spazi di Palazzo Fortuny e curato con Daniela Ferretti una mostra di nome Proporzio. Un interno della mostra
La mostra “esplora l’onnipresenza delle proporzioni universali nell’arte, nella scienza, nella filosofia, nella musica e nell’architettura” partendo da un trattato di  Luca Pacioli, illustrato da Leonardo e stampato a Venezia nel 1509.
Il genio di Vervoort usa gli spazi del luogo, carichi della loro storia,  percorrendo i secoli attraverso quasi trecento opere per raccontare, al meglio, i valore della sezione aurea, cioè quell’unità di misura che restituisce l’armonia e la bellezza universale. Da non perdere!
Fino al 22 novembre 2015

Roma
Conversation Piece - Part 1 Fondazione Memmo arte contemporanea - Scuderie di Palazzo Ruspoli, 
a cura di Marcello Smarrelli.
Gli artisti Francesca Grilli, Josephine Halvorson, Rowena Harris, Isabell Heimerdinger, Thomas Hutton, Corin Hewitt, Tobias Kaspar, Jonathan Monk, Anna-Bella Papp, Eddie Peake, Calixto Ramírez e Su-Mei Tse sono quelli selezionati dal curatore Marcello Smarelli per illustrare la prima di una serie di mostre dedicata agli scambi e al dialogo tra vari culture nel contesto della capitale. Gli artisti rappresentati sono di varie nazionalità e hanno tutti deciso di svolgere, a un momento della loro carriera, un “residence” a Roma o in maniera autonoma, o ospiti delle fondazioni, degli istituti di cultura o borsisti presso le Accademie straniere.
Con questa mostra “ci si vuole porre come un momento di confronto e di discussione sul lavoro di artisti, molto diversi, a volte anche distanti tra loro per ricerca, poetica e tecniche”.
Fino al Giovedì 4 giugno 2015
.

Istituto Giapponese di Cultura: la memoria senza suono: fotografie di Koji Inoue. Ottanta fotografie in bianco e nero che raccontano, spesso attraverso gli occhi dei bambini, il Giappone degli anni Cinquanta e Sessanta.
L'artista, sordo dall'età di tre anni, riesce ad esprimere una vera atmosfera profonda legata al silenzio, ma che genera anche commozione e sorriso. In conclusione al percorso della mostra si proietta Koji Inoue: Photographer Beyond Signs (1999, sottotitoli in italiano) di Brigitte Lemaine un documentario che ripercorre la vita di Inoue e le diverse fasi del suo lavoro attraverso la storia della sua famiglia.
Fino al 25 giugno.


Galleria Nazionale d'Arte Moderna: la scultura ceramica contemporanea italiana
In occasione del centenario della nascità di Leoncillo, sessanta artisti, tre diverse generazioni, con tre opere a testa, sono rappresentati in un un percorso completo della scultura ceramica italiana dagli anni cinquanta a oggi.

Nel percorrere le varie sale della mostra si vede come gli artisti hanno arricchito la loro ricerca con continue sperimentazioni tecniche e come la ceramica, con tutte le sue applicazioni nella scultura contemporanea dal figurativo all’astratto è riuscita a toccare i territori del concettuale.
Sarà anche l'occasione di dare un riconoscimento all'eccezionale attività di Leoncillo, un grande innovatore presentando le opere dell’artista spoletino acquisite dalla galleria tra gli anni Quaranta e i Settanta.
Fino al 7 giugno.

Le mostre sono a cura di Marguerite de Merode  le potete trovare qui



PENSIERO LATERALE: UN'EREDITA' IN CAMMELLI

Due maestri di scacchi hanno disputato 5 partite. Ognuno di loro ha vinto lo stesso numero di partite dell’altro ma senza partite finite  in parità. Come è possibile?

Il ragionamento è piuttosto semplice questa volta. Controllate qui!

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