Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser

Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui

Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net


Lunedi, 1 febbraio 2016

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 45
Febbraio 2016

Questo mese, appena tornati dalle bellezze di Bologna, contemporanee ed antiche, proviamo a capire qualcosa del vivere orientale esplorando il mukbang, e qualcosa del vivere occidentale con la comprensione spesso difficile e falsata delle statistiche. Certo, a volte, poichè non sappiamo come comportarci in momenti difficili, le parole ci mancano e la psicologia ci può aiutare, anche se spesso, ciò che ci appare riflesso nello specchio, non è la realtà...


ATTUALITA’-INTERNET: Sapete cos’è il food-porno e il mukbang?
Articolo di Carlo Verga

 

Il primo è l’immagine spettacolarizzata del cibo, è una forma di stimolo sensoriale, simile al porno vero e proprio, ma in questo caso prodotto da fotografie particolarmente accattivanti dell’aspetto di quanto viene presentato. I colori forti, i componenti ricchi sono gli elementi principali e tali da rendere ogni tipo di pasto particolarmente appetitoso e da far venire l’acquolina in bocca, (aumento della salivazione dovuto alla vista, all'odore o anche solo al pensiero di un alimento o di una bevanda che si desidera gustare).

Sembra che a seguito di questa spettacolarizzazione dei piatti sia nato in sud Corea il Mukbank (mangiare in onda). Una pratica che ha prodotto un grandissimo numero di seguaci. In altre parole ti iscrivi ad un servizio streaming, il più gettonato è Afreeca TV, versi pochi centesimi e puoi assistere davanti al tuo PC o mobile a qualcuno che mangia e anche far partecipare chi vuole, alla tua colazione o, il massimo, mangiare guardandosi. E' importante avere un apparecchio audio particolarmente sensibile cosi da ricevere i suoni della masticazione, dello spezzettare del rompere il cibo. Sono anche molto apprezzate le espressione dell’interlocutore, del piacere del gusto o di disgusto.

Esistono delle star del settore definiti BJ (mukbank jockey) che, a fine mese, riescono a guadagnare qualche migliaio di euro se apprezzati particolarmente a seconda dei loro movimenti, occhiate, modo di deglutire etc. Da una stima del 2013 sembra che siano milioni i sud coreani che si collegano con qualcuno per osservare o mangiare “insieme”. Il fenomeno è naturalmente sotto attenta osservazione degli studiosi che ne ricercano le motivazioni e l’origine. La spiegazione tuttavia sembra chiara. I pasti, per la cultura coreana, sono e sono sempre stati un momento molto importante, quasi ossessivo, una condivisione di gioia e dolore, un motivo di scambio di sensazioni nonostante gli avvenimenti esterni. Oggi, molti più individui vivono soli, molto meno spazio al nucleo, alla famiglia, i momenti di relax pochi, per una attività frenetica giornaliera. Forse qualcosa è rimasto e la ricerca di sensazioni da condividere non è scomparsa del tutto, questo ha stimolato la voglia di contatti, il vedere qualcuno con cui ci si vorrebbe confrontare. Difficile, però, trovare chi sempre pronto e disponibile, quindi la sola soluzione è mettersi difronte ad un bel PC o telefonino e guardare gli altri che mangiano o mangiare con loro. Forse è un modo per esorcizzare i propri istinti e la solitudine, ma anche la pressione del successo, della necessita di far parte, comunque, di un certo tipo di comunità, e il creare un legame con il BJ fa il resto. Un'altra tendenza, sia in quell'area del mondo ma anche in altre zone asiatiche, simile e paragonabile in qualche modo al mukbang è l’Asmr (autonomous sensory meridian response). L’Asmr che è un tipo di rilassamento che se ne trae ascoltando, al PC, una voce sussurrante di donna. Gli studiosi avevano prima sentenziato che chi ascoltava ne traesse solo degli spunti erotici, ma dopo un attento e approfondito esame si è convenuto che chi guarda il video e ascolta è alla ricerca solo di una voce amica e un momento di relax dalle frenesie di questo mondo.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

ABBIAMO OSPITI – PSICOLOGIA: Una parola è troppa e due sono poche
Articolo di Maria Cristina Zezza– Autore Ospite de La Lampadina

Quante volte ci troviamo in situazioni in cui non sappiamo cosa dire a chi sta male? Quante volte chi sta male non si sente capito e compreso?
Comunicare con chi è malato non è semplice sia perché a volte pensiamo di “nonNon so cosa dire sapere cosa dire” sia perché chi sta male si trova in una situazione veramente stressante e quindi è più sensibile a ciò che gli viene detto e in alcuni momenti può essere più suscettibile o isolato.
Spesso chi sta combattendo una battaglia contro il cancro sperimenta vissuti di solitudine nel proprio dolore, non si sente capito da chi sta intorno ed è difficile riuscire a esternare sentimenti, pensieri e paure.
Quello che si verifica spesso, e che spesso riferiscono i malati, è che si venga a creare la cosiddetta “congiura del silenzio”. Parenti e amici possono non parlare della malattia e “far finta di nulla” per imbarazzo, non sentirsi all’altezza, paura o perché pensano che non parlarne sia meglio. D’altro canto i malati, per non far preoccupare i familiari o perché temono di non essere capiti non parlano di ciò che stanno passando e portano da soli tutta la loro sofferenza.
Cosa dire e cosa non dire
Quali sono le frasi da evitare e che possono ferire chi sta male e cosa invece si può fare o dire per esprimere la nostra vicinanza o affetto?
Altra veritàIl “non sapere cosa dire” può portare, ingenuamente e in buona fede, a pronunciare frasi che infastidiscono e fanno si che il malato non si senta compreso e si chiuda ancora di più in se stesso:
Forza e coraggio andrà tutto bene“: chi lo dice spera di infondere speranza e ottimismo in chi sta male. In realtà questo tentativo di rassicurazione fa si che la comunicazione si blocchi. La persona che sta male può pensare “cosa ne sai tu? E se non andasse bene?” senza poter esprimere le proprie paure al riguardo. E’ una rassicurazione precoce e sbrigativa che poco serve a chi sta male.
Ti trovo in forma/ stai benissimo“. Anche in questo caso, una frase detta a buon fine non contribuisce alla comunicazione. Non servono eccessivi complimenti a chi sta soffrendo anche perché in qualche modo questi complimenti possono far pensare al malato che  la sua sofferenza sia negata.
Che ti importa dei capelli, poi ricrescono“. Certo che ricrescono, ma immaginate che importanza ha per chi li sta perdendo a causa della chemioterapia?
Se c’è qualcuno che può superare questa prova sei proprio tu!”: Non stiamo parlando di prove ed eroi. Stiamo parlando di persone e di sofferenza.
Poverino mi dispiace proprio per te“: questa frase può essere detta sia con le parole che con l’atteggiamento e non c’è niente di peggio. Chi sta male non vuole fare pena. I pietismi sono da evitare. 
Cosa possiamo fare allora per stare vicino a chi soffre? Sembra semplice e banale ma la cosa importante da fare è ascoltare. Non sempre il malato potrebbe avere voglia di parlare, è importante capire quando è il momento adatto e creare l’atmosfera: 

Mostrate un atteggiamento di disponibilità dimostrando che avete tempo a disposizione (ad esempio toglietevi la giacca, o mettetevi comodi). Sedetevi accanto a lui o comunque stategli fisicamente vicini. Mantenere il contatto visivo è molto importante. Uno sguardo sfuggente comunica desiderio di fuga o paura. Può darsi che la persona abbia voglia di parlare di banalità e non di quello che sta passando.
Assecondatelo. Anche una chiacchiera può essere importante e comunque dimostra la vostra presenza e la vostra disponibilità. In alcuni casi si può anche chiedere direttamente “ti va di parlare un po’?”
Ascoltatelo. Non pensate a cosa dovete o non dovete dire, semplicementeCi sono volte in cui è meglio ascoltare ascoltatelo con un atteggiamento attento senza interromperlo; incoraggiatelo con frasi come “immagino…” “capisco….” “vai avanti”.
Rispettate il suo silenzio. Probabilmente sta pensando o provando qualcosa di forte. In quel caso non serve parlare a parole ma un gesto, una carezza una stretta di mano può comunicare molto di più.
Se il malato si apre e parla con voi evitate di cambiare argomento, gli mandereste il messaggio che non vi va di ascoltarlo.
Non cominciate col dare consigli, lui sa cosa prova e cosa passa, voi no. Che consigli potete dare?
In realtà non esistono regole rigide o manuali da seguire. Esiste il buon senso, l’affetto, la genuinità, l’umiltà e il sincero interesse verso chi sta male. Anche l’ammettere, con umiltà, di trovarsi in difficoltà può servire a comunicare a chi sta male il proprio sincero interesse, e questo potrà essere un aiuto vicendevole per comprendere, esprimere i propri sentimenti, parlare e ascoltare.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

CULTURA: Johan Strauss padre, Johan Strauss figlio, i fuochi d’artificio, e altri pensieri vaganti
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

 

Il valzer, fece la sua apparizione tra il 1770 e il 1780. Deriva da Lander, una danza austro-tedesca. Diventò subito di gran moda in tutta Europa ed a Vienna, in particolare si danzava come matti. Era come se una scarica elettrica avesse attraversato la popolazione e questa pazzia era irrefrenabile. Il valzer si ballava dalla sera alla mattina seguente. Alcuni, si scandalizzarono quando apparve il valzer in cui “la coppia balla strettamente allacciata” volteggiando e le signore “avevano uno sguardo folle”. Il vescovo di Wurzburg insorse contro l’esponente più rappresentativo della musica composta per questa danza: Johan Strauss senior, veniva tacciato di “demone di razza tedesca senza né grazia, né delicatezza, né decenza”. Però ormai non c’era più nulla da fare, il valzer piaceva sempre di più. Il valzer non era solo divertimento: molti musicisti rimasero impressionati dalla musica di Strauss senior e studiarono le innovazioni tecniche delle sue partiture.

Comunque tutti i Viennesi andavano allo Sperl Saal, il grande giardino e sala da ballo, dove Strauss scatenava la tempesta del valzer. Il valzer fù un ciclone che travolse l’Europa, una vera esplosione di vitalità e gioia.

Il figlio maggiore di Strauss senior, diventò anch'egli musicista, a dispetto del volere del padre e si dedicò alla composizione più che alla direzione delle orchestre, cosa che affidò al fratello Eduard. Tante le sue opere: foglie del mattino, storielle del bosco viennese, vita d’artista e soprattutto “sul bel danubio blu”.

A questo riflettevo sere fa guardando dei fuochi d’artificio dalla finestra di casa di amici. Sì, lo spettacolo pirotecnico mi ha fatto venire in mente il valzer, la sua allegria il ritmo, l’esplosione di gioia che evoca, del tutto simile alla esplosione di bellezza e grandiosità che suscita uno spettacolo pirotecnico. A volte è proprio la gioia o anche solo la promessa di una futura felicità che stimola la creatività degli artisti.

Per esempio, per i fuochi d’artificio c’è stato un signore nel 17secolo che ha pensato bene di aggiungere il clorato di potassio nella miscela dei fuochi (che è in pratica la stessa composizione indicata dal filosofo e alchimista inglese, Ruggero Bacone per la polvere da sparo), per ottenere fuochi colorati e poter così realizzare uno “spettacolo pirotecnico” per far festa ed essere gioiosi. Due elementi diversi, il valzer ed i fuochi d’artificio sono due invenzioni create da un musicista e da un chimico, tutti e due scatenati, che avevano ciascuno un bagaglio creativo di gioia da donare, proprio come un’esplosione.

A questo punto, ci sta bene un pensiero di Diderot: “ La sobrietà nelle passioni rende gli uomini mediocri”.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

ABBIAMO OSPITI - ARCHITETTURA: Marcello D'Olivo, storia di un genio un po' impacciato
Articolo di Giuseppe Fabbri - Autore ospite de La Lampadina

Alla fine degli anni Ottanta le mie principali attività erano due, molto diverse tra loro e che gestivo tramite due società altrettanto diverse. La prima era un’impresa che faceva restauro monumentale principalmente per le Soprintendenze romane e la seconda era un’azienda friulana che estraeva dalle cave di Sacile (PN) un carbonato di calcio purissimo macinandolo in varie granulometrie. Lo stabilimento di quest’ultima essendo situato ai margini della cittadina di Sacile, a detta delle autorità locali, disturbava la popolazione a causa della sua rumorosità. Dovendoci quindi rassegnare ad un’inevitabile spostamento c’era il problema di valorizzare l’area che si sarebbe lasciata libera e il caso voleva che il socio locale fosse amico di giovinezza di Marcello D’Olivo che in Friuli, dopo il suo capolavoro della Spirale ovvero la “Chiocciola” di Lignano Pineta, era considerato una sorta di divinità dell’architettura. Fu così che conobbi il Maestro dopo averne tanto sentito parlare essendo io stato, casualmente, negli anni precedenti, un frequentatore vacanziero delle località marittime pugliesi in generale e di Manacore in particolare dove D’Olivo aveva realizzato il famoso Hotel Gusmay. Come spesso succede con questi personaggi geniali D’Olivo era la quintessenza del disordine e della improvvisazione. Partoriva idee una più brillante dell’altra lasciandole lì, dietro di sé, su fogli di carta volanti senza l’ombra di un assistente o collaboratore che raccogliesse i suoi parti per dar loro ordine e consistenza. Un po’ per questo, un po’ per il fatto che l’amministrazione sacilese ci dava tempo, il progetto di MDO marciava lento pede. Se questo era, quindi, lo stato delle cose sul fronte nord dei miei interessi professionali, a Roma invece, l’impresa di restauro monumentale si era aggiudicata il lavoro di rifacimento della copertura dell’Arco di Costantino per conto della Soprintendenza Archeologica di cui soprintendente era allora Adriano La Regina. Direttore dei lavori per l’Arco di Costantino era una formidabile collaboratrice senior di La Regina e cioè l’architetto Maria Letizia Conforto. Durante il periodo che durò il lavoro sull’Arco di Costantino i miei incontri con la Conforto sui ponteggi dell’Arco furono quasi quotidiani e quindi, quotidianamente, anche se non intenzionalmente, il nostro sguardo si posava sulla mole imponente del Colosseo a fianco a noi. Nel grande libro della monumentologia romana, soprattutto quella archeologica, il Colosseo era sicuramente il koh-i-noor ma, ahimè, già allora e da molti anni, in condizioni precarie e quindi un koh-i-noor che aveva perso il suo splendore originale. Esso era il punto dolens della Soprintendenza Archeologica perennemente sotto finanziata dallo Stato rispetto alle sue effettive esigenze e quindi paradossalmente il monumento che più chiedeva più soffriva. Si continuavano a fare piccoli interventi di estrema urgenza che servivano a tamponare delle ferite più o meno gravi ma particolarizzate e con riflessi sulla sicurezza ma nulla ancora mai mirato a ridare al monumento il privilegio dell'eccellenza

Fu così che un giorno mi venne di chiedere alla Conforto se esistesse, nei cassetti della Soprintendenza, un progetto di restauro globale del Colosseo ed ella negò dicendomi che un progetto di restauro globale del Colosseo avrebbe richiesto realisticamente l’intervento di un super architetto, non certo un architetto qualunque. E il giorno che si fosse dato l’incarico a un super architetto bisognava anche avere una ragionevole sicurezza che l’affare sarebbe andato in porto. Ero distratto e sopra pensiero mentre dalla mia bocca uscì la domanda “Un super architetto tipo Marcello D’Olivo?” Gli occhi della mia interlocutrice emisero un lampo di luce come se avesse, per un attimo, intravisto l’Angelo dell’Annunciazione: "Lei mi ha letto nel pensiero"– disse – "nel Gotha dell’architettura italiana D’Olivo è sicuramente l’uomo più in sintonia col Colosseo!"

Bastò quel lampo di luce negli occhi di Maria Letizia Conforto per innescare il più bel progetto di restauro del Colosseo che sia mai stato messo su carta. Oltre agli imponenti interventi di manutenzione straordinaria primo fra tutti il ripristino funzionale dello smaltimento delle acque piovane che ancora si basa su una rete di condotti fognari d’epoca romana, il progetto prevedeva tre elementi cardinali di grandissima suggestione per non dire rivoluzionari e cioè: (1) La protezione del monumento dagli effetti delle emissioni del traffico carraio mediante la realizzazione di una galleria artificiale rivestita sull’estradosso di prato e vegetazione cosa che avrebbe ripristinato l’antico posizionamento del Colosseo in una valle di verde. 

- (2) Rifacimento del piano dell’arena in assi di legno poggiate su un anello ellittico reticolare in acciaio. 

- (3) Creazione di un ambiente museale completamente aereato e illuminato al di sotto del piano dell’arena. 

Fu così che il Maestro fu coinvolto, praticamente a titolo gratuito, in questa operazione che gli avrebbe permesso se fosse andata a buon fine, di apporre la sua firma dentro i confini della città eterna. A leggergli nella mente si capiva che per lui questo era un grande raggiungimento. Ormai prossimo alla settantina la sua fama in patria era affidata a troppo poche opere: oltre ai due lavori della chiocciola di Lignano e dell’Hotel Gusmay aveva firmato anche il progetto del Villaggio del Fanciullo a Trieste. Poi la sua celebrità era legata a grandi progetti in Africa e in Medio Oriente, tra i quali il celeberrimo Monumento al Milite Ignoto di Baghdad, che, evidentemente, non lo gratificavano abbastanza. Per il Colosseo chiese che gli si mettesse un tavolo da disegno dentro un fornice disponibile e nient’altro; poi si sarebbe arrangiato lui. La richiesta in apparenza così elementare e modesta in realtà assunse i connotati di un segreto di Stato non avendo egli nessun incarico ufficiale da parte della Soprintendenza, tuttavia con la collaborazione del personale della Soprintendenza e un pizzico di intelligenza il problema fu risolto e D'Olivo accontentato.

A vederlo così sgambettare sugli spalti dell’Anfiteatro Flavio in cerca dell’ispirazione sembrava un innocuo turista un po’ fanatico, invece la sua fertile mente nel frattempo lavorava e credo che le quattro immagini qui riportate (non si deve dimenticare che D’Olivo era anche pittore) diano un’idea abbastanza chiara del progetto che partorì. In soldoni la valutazione dei costi ammontava a un totale di Lit 120 miliardi (Euro 60 milioni) divisi quasi identicamente tra l’interno del Colosseo e l’esterno: Lit 60 miliardi ognuno. L’esterno comprendeva la galleria di 820 ml e la centrale di illuminazione e air conditioning degli ipogei. Data la cifra enorme per quelle che sarebbero state le possibili disponibilità dell’epoca (1988) e non solo quelle dell’epoca, si decise di rinunciare alla parte esterna del progetto, purtroppo invece sicuramente più appariscente e dare la precedenza alla parte interna innegabilmente più urgente, compresa l’arena che del progetto D’Olivo era comunque uno dei tre punti qualificanti anche se non qualificabile come urgente. Anche se dimezzato tuttavia il costo del progetto era ancora largamente esuberante le possibili disponibilità della Soprintendenza. Non v’era quindi altra possibilità che ricorrere a quello che allora si chiamava FIO (Fondo Investimenti e Occupazione). Ricordo che, incurante delle effettive probabilità che il nostro progetto avesse d’essere finanziato, mi gettai anima e corpo alla stesura dello stesso. Ricordo che passai il Ferragosto del 1988 a Udine nello studio di Marcello D’Olivo senza aria condizionata perché la data di scadenza di presentazione dei progetti al Ministero era molto prossima e noi, come sempre, eravamo in ritardo. Comunque, il 29 Agosto il progetto fu consegnato alla Soprintendenza Archeologica e il giorno seguente da questa trasmesso al Ministero dei Beni Culturali. Dopo di che non seppi più nulla se non che il FIO cessò di esistere. Non ho mai saputo se fu il progetto del Colosseo ad uccidere il FIO o quest’ultimo morendo si sia portato appresso il progetto suddetto. La storia si limita a dire che con l’anno 1988 i finanziamenti FIO vennero interrotti e mai più ripresi fino alla sua ufficiale estinzione nel 1999. Oggi, circa un quarto di secolo dopo i fatti narrati, grazie ai finanziamenti dei privati (Della Valle in particolare) l’argomento è tornato di attualità. Non so nulla del progetto alla base dell’attuale programma dei lavori ma ho sentito tempo fa che il Ministro Dario Franceschini ha confermato che, tra l’altro, il piano dell’arena verrà ricostruito ma non ha detto una parola su quanto c’era dietro a questa idea. Nel frattempo Marcello D’Olivo se n’è andato. Quando nei miei sogni parlo con lui, non so mai se dirglielo o no, perché non so se gli farebbe piacere o lo farebbe incazzare ancora di più.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

COMUNICAZIONE: le statistiche, fidarsi? Non fidarsi? Questo è il dilemma!
Articolo di Beppe Zezza

Coloro, tra i lettori de La lampadina, che mi seguono sanno che uno degli argomenti che più mi appassiona riguarda la “manipolazione del consenso”. Vi ho dedicato ben sei articoli! Oggi vorrei parlare di uno strumento che può essere utilizzato - e di fatto è utilizzato - per ottenere un consenso “fraudolento”: le Statistiche (e i loro corollari: proiezioni e previsioni). Quando ascoltiamo la televisione o i discorsi di personalità pubbliche o leggiamo i giornali ci imbattiamo assai sovente in statistiche, percentuali, grafici a sostegno di argomentazioni di vario genere. Un discorso, un articolo che non sia accompagnato da qualche numero, percentuale, confronto, pare meno attendibile.

I numeri hanno un loro fascino intrinseco. “La matematica non è una opinione” è un detto che raccoglie un vasto * consenso.  Ma quello che l’uomo comune non considera è che non tutto ciò che è espresso in forma numerica è “matematica”!

Le statistiche sono una cosa seria e quando usate bene sono di grande utilità. Ma per trarne delle conseguenze è essenziale conoscere l’origine e la natura dei dati. Cosa manifestamente impossibile quando vengono divulgate dai mezzi di comunicazione di massa e sono più o meno esplicitamente intese a confermare idee prestabilite.

Nelle valutazioni si possono inavvertitamente commettere (o si può essere indotti a farlo) degli errori a motivo di:

-  Incompletezza dei dati. (la Base statistica – cioè su chi o cosa rientra o non rientra nel conteggio).
- Comparazione inappropriata (confronto eseguito solo con dati “favorevoli”.Inappropriatezza del campione Esempio tipico: risultati elettorali espressi in percentuale e non in numero di voti. A un incremento percentuale può corrispondere una riduzione nel numero dei voti e dunque una riduzione di consenso). 
- Scarsa significatività del campione (un campione per essere rappresentativo deve comprendere un numero di soggetti appropriato e essere selezionato con criteri molto rigorosi). 
-  Formulazione delle domande (in un sondaggio il tenore della risposta dipende da come viene espressa la domanda).
-  Correlazione inappropriata (due fenomeni temporalmente successivi correlati tra loro dando per scontato che uno sia causa esclusiva dell’altro).

Alcuni saporosi aforismi illustrano bene i concetti:
Le statistiche sono come i bikini – ciò che rivelano è suggestivo, ma ciò che nascondono è più importante (Aaron Levenstein – professore di Business).
Le statistiche sono come un lampione. Le possiamo usare per fare luce, ma non come l’ubriaco, che ci si appoggia (Mark Twain – scrittore).
Se vuoi ispirare fiducia, dai molti dati statistici. Non importa che siano esatti, neppure che siano comprensibili. Basta che siano in quantità sufficiente. (Lewis Carrol – matematico e scrittore).
Tutti coloro che bevono questo medicamento guariscono in poco tempo, ad eccezione di coloro sui quali non fa effetto, che muoiono. Pertanto, è ovvio che il medicamento fallisce solo nei casi incurabili. (Galeno – dottore 100 a C) [NdR la conclusione che i casi nei quali il medicamento fallisce siano “incurabili” è totalmente arbitraria. Magari un altro medicamento potrebbe risultare efficace!]
Un discorso a parte sarebbe necessario per illustrare la problematicità dei grafici (i quali dovrebbero essere presi sempre “con le pinze”) ma le regole redazionali che restringono gli articoli in un certo numero di battute non lo consentono.

Come concludere allora? Come ci si può difendere dalla possibile manipolazione delLinus e le statistiche consenso attraverso le statistiche? Qualche utile suggerimento: Prima di leggerle o ascoltarle, chiedetevi, come facevano gli antichi, “cui prodest?” (a vantaggio di chi?), poi consultate questo libretto di Darrel Huff – scritto mezzo secolo fa ma recentemente tradotto in italiano: “Mentire con le statistiche” e, infine, prestate attenzione a che non accada anche a voi quanto dice, in un suo scritto, Alessandro Manzoni “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune “

* “vasto” ma non “unanime”! Einstein diceva: “quando le regole della matematica si riferiscono alla realtà non sono certe – e quando sono certe non si riferiscono alla realtà”

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

ARTE/VIAGGI: La Lampadina, ArteFiera e Bologna
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Quando, nel 1974, nasce il progetto di una fiera d’arte contemporanea a Bologna sul modello della prima manifestazione fieristica tedesca “Art Cologne”, nata nel 1967, poi Basilea nel 1970, l’Arte fiera assume subito una grande importanza anche a livello internazionale. Questa novità che, con il sistema fieristico, offriva in Italia una vetrina per le gallerie importanti con i loro artisti e un denso circuito di informazioni e eventi nella città, è rimasto per anni un appuntamento da non perdere per quella grande quantità di persone che girano intorno al mercato dell’arte di oggi.  La fiera si caratterizza per la sua selezione di gallerie che spaziano dall’arte moderna alle nuove proposte dell’arte dei nostri giorni. La città tutta, per i pochi giorni della fiera, si anima, si illumina di notte e apre le porte di tutti quei luoghi pubblici e privati che possono interessare il pubblico della Fiera. Certo con l’allargarsi del sistema fieristico dell’arte non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo, Bologna ha perso la sua esclusiva importanza ma rimane ancora un’interessante meta. La Lampadina ha pensato di approfittare, in occasione dei quarant’anni della fiera, per organizzare tre giorni distribuiti tra visita alla Fiera e giro per la città tra eventi esclusivi e scoperta dei luoghi segreti che Bologna offre ai suoi visitatori.. Cominciando per prima cosa a visitare la Fiera, diretta per il quarto anno consecutivo da Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, abbiamo pensato di chiedere a Ludovico Pratesi la sua illuminata assistenza per scoprire le gallerie da non perdere nei vari padiglioni della Fiera. Si passava dal settore del Novecento, alle importanti gallerie protagoniste del mercato italiano contemporaneo (gallerie Continua, Lia Rumma, Lo Scudo, Studio La Città, le gallerie delle sorelle Bonomo, Valentina e Alessandra..ecc)  per vedere, infine, quelle gallerie che presentano giovani artisti protagonisti del futuro (Sara Zanin, Il Cembalo, Nuova Elettrofonica ecc..). Un’intensa visita di grande interesse e curiosità. Dopo un rapido riposo e la visita, a Palazzo Isolani, della mostra della galleria del Cembalo dei nostri amici Cavazza, abbiamo avuto il privilegio di essere ospiti di Giuliana e Giuseppe De Vergottini nell'esclusivo Circolo del Domino, per una cena squisita. La grande fortuna, organizzando il giro della città, è di aver potuto contare su due protagonisti della vita bolognese che hanno reso unica la nostra esperienza: Giuseppe De Vergottini che ha dato dotti suggerimenti su visite insolite e decisamente interessanti e Francesco Bonora che ci ha seguito, guidato e allegramente ospitato a pranzo sabato nel bel caffè del Teatro. Ci sono delle mete di Bologna che non si possono ignorare: Santo Stefano alle Sette Chiese, Palazzo Magnani con il fregio dei fratelli Carracci,  San Domenico, la Basilica di San Petronio con la Cappella dei Magi di Giovanni da Modena, la Chiesa e Oratorio di Santa Maria della Vita con lo straordinario Gruppo del Compianto in terracotta di Nicolò dell'Arca e, nell'Oratorio del primo ospedale di Bologna, le sculture di Alessandro Algardi e  il gruppo in terracotta con il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi. C'è una figura che è particolare della storia artistica della città ed è il "plasticatore". L'arte scultorea a Bologna usa l'artificio dei materiali alternativi per realizzare l'illusione del marmo, modellando carta o stucco e anche la terracotta dipinta.  Grazie all'aiuto della nostra guida, Ilaria Francia, che ci ha seguito in questi tre giorni, le nostre visite si sono arricchite di spiegazioni dettagliate e vive. Abbiamo anche partecipato all'evento del giorno (sabato sera) da Ippolito Bevilacqua nel suo Palazzo dove  tutta la Bologna-che-conta ed altro s'incontra in occasione della Fiera. I preziosi suggerimenti di Giuseppe De Vergottini ci hanno fatto scoprire il Museo di Palazzo Poggi dove nel '700 si insedia l'Istituto delle Scienze e delle Arti con le sue grandi sale affrescate e poi la sede dell'Archiginnasio (con i suoi tantissimi stemmi e l'antico Teatro Anatomico) che vede nascere tra i suoi muri una delle più antiche sedi europee del sistema universitario. Un'altro termine a noi nuovo si è aggiunto nelle spiegazioni di Ilaria e cioè i "Glossatori": i giuristi e studiosi professionali che, preparati sulla compilazione giustinianea, portano alla nascita del diritto canonico e il diritto civile svolgendo attività di indagine scientifica, attività didattica e attività letteraria che troverà il suo culmine nella nascita dopo la meta del '500 della sede unitaria all'insegnamento universitario fino allora disperso in varie sedi. Si conclude un'altro viaggio della Lampadina di grande riuscita e interesse.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 


 

COSTUME: Specchio, specchio delle mie brame
Articolo di Lalli Theodoli

Quanto tempo, giovani e vanitose, abbiamo passato nello studio del nostro riflesso su questo strumento che ci rimandava felici immagini di giovani visi? Allo specchio
Provavamo pettinature diverse, di lato, da dietro, con un secondo specchio. Aprivamo l’anta dell’armadio per controllare il nuovo vestito piroettando gioiose nella nuova gonna a campana. Era un amico caro, un aiuto prezioso nel suggerire, nel consigliare.. con serenità.

Ed è lo stesso di ora, lo stesso che, impietoso, ci mostra, lucido e tecnicamente ineccepibile, le rughe che la vita ha segnato sul viso; quel lieve, anzi, a volte, per nulla lieve, protendere della pancia che massacra la linea del nuovo vestito. Stringiamo i denti, cerchiamo di tenerla in dentro trattenendo il fiato, ma LUI non ci casca. Eccola la pancia LUI la vede!

Se, per caso, lo ignoriamo, cerchiamo di non farci condizionare, stringiamo un po’ gli occhi per vedere la nostra immagine un po’ sfocata (quanto migliora!) e riusciamo ad uscire di casa tirate a lucido e non avvilite per quanto LUI ci riporta... ecco che, appena salite in ascensore, c’è un altro LUI, grande, con una luce fredda, impietosa. La luce accecante casca dall’alto e rivela tutto quanto non avevamo voluto vedere a casa: un volto stanco, i capelli non proprio a posto, un colorito verdognolo. Eravamo uscite di buon umore, serene, contente, ma è bastato questo guizzo di luce a farci sentire brutte, trascurate e a farci passare la voglia di eventi sociali.

Che fare? Si, certo, gli anni passano. Si certo che la vita, nel bene e nel male, haPino Daeni, Donna allo specchio lasciato i suoi segni preziosi, ma, dato che, dentro, ci sentiamo molto diversi dal nostro apparire… perché infierire?

Non possiamo pretendere di tornare alla bellissima e pietosa luce delle candele, non possiamo pretendere che tutti intorno a noi ci vedano con occhi appannati, non possiamo coprire tutti gli specchi come la contessa di Castiglione, ma…

Possiamo almeno fare una petizione agli amministratori dei condomini “Levate gli specchi dagli ascensori”.

Così entreremo ai pranzi o alle conferenze di buon umore, e come noi tutte le altre, e la festa avrà per tutte un tono molto più gioioso. Il nostro sorriso interiore, non turbato da una cruda realtà, renderà il nostro viso più luminoso e contento… per cui … più bello.

Pensiamoci!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

 

 

 

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi,  Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleottocento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

GLI APPUNTAMENTI DE
LA LAMPADINA

La Lampadina, in collaborazione con il Circolo del Ministero degli Affari Esteri,
Vi invita
il 9 febbraio  2016 alle ore 19.00
al Circolo degli Affari Esteri
alla presentazione del libro:
"ADAGIO PER GIARDINI"
un  libro raffinato scritto da Marta Salimei e Ida Tonini, editore ORME.

Nove gli itinerari suggeriti per visitare giardini romani conosciuti e non.
Una vera meraviglia, scoprire luoghi sconosciuti; come fare un viaggio suggestivo.
Cartesio sosteneva che  viaggiare, è un po’ come conversare con persone di altri secoli.
Le autrici  ci conducono magicamente attraverso i  secoli nella storia del giardino romano, con la sua immutabile luce dorata.
Leggi e scarica l'invito.

Invito Adagio per giardini

L'incontro, con entrata libera su prenotazione allo 06/8086130, si terrà nei saloni del Circolo MAE, Lungotevere dell'Acqua Acetosa 42, 00197 Roma.

 ****

 FLASH NEWS! 

Un po' qua, un po' là...

 

Curiosità romane, i nomi delle strade. Oggi pochi conoscono Mario Nuzzi della Penna, costui era un pittore vissuto a metà del 1600. Dipingeva in principal modo scene floreali, era gioviale, sempre allegro una gran voglia di vivere, una gioia per il quartiere. La gente, lo chiamava semplicemente “mario de’ fiori”, Fu grande onore per lui quando una strada importante tra piazza di Spagna e il Corso, gli fu dedicata. Nessuno dei pittori anche tra i più famosi ha mai avuto una via dedicata e di prestigio come… Via mario de Fiori.
CV

*

Biennale di Venezia. E’ stato riconfermato Paolo Baratta alla Presidenza della Biennale di Venezia per ulteriori quattro anni. E’ il suo quarto mandato e si conferma come la più lunga presidenza dopo la ripresa dell'istituzione nel 1948.
MdM

*

Effetto Whatsapp. Il Brasile è il quinto mercato mondiale per i telefoni cellulari, le linee ad inizio 2015 erano 284 milioni su una popolazione di 208 milioni. Dopo 6 mesi il crollo, ben 10 milioni di linee sono state cancellate. La causa? La situazione economica ma molto anche la scoperta dell’utilizzo dei più di Whatsapp, l’applicazione per i video, messaggi foto praticamente gratuita. I gestori parlano di concorrenza sleale, ma la loro paura è che sia una tendenza inarrestabile.
CV

*

I continui sbagli dei nostri guru finanziari. Ecco alcune delle previsioni fatte nel 2015 da alcuni dei cosiddetti guru finanziari: Ubs: petrolio a 100 dollari Buffett: che non ci sarebbe stato nessun rialzo dei tassi nel 2015 in USA JP Morgan: i Mercati emergenti, avrebbero tenuto e forse rafforzati – la più parte ha perso quasi il 10% contro le valute locali e il 18% contro dollaro.
CV

*

Amazon e “Prime now”. Se ti abboni al catalogo “Prime now” di Amazon, al costo di poco di meno 20 euro l’anno, puoi usufruire delle consegne dei prodotti ordinati, in un’ora circa dalla conclusione della transazione. I prodotti sono 20.000, da alimentari a ferri da meccanico, libri e la più parte delle cose di cui abbiamo bisogno. Il servizio al momento solo per Milano, ma se funziona, come promesso, che fine faranno la grande distribuzione e i negozi?
CV

*

Per gli amanti della bicicletta. Una bicicletta da corsa prodotta in oro 24 carati, costa solo 300mila euro se la vuoi con il cambio, senza, un centinaio di meno. Chi la produce è la Crystal Gold Edition bike di Auromania. Il vantaggio è che è una bicicletta eterna, non si arrugginisce, non si deteriora, quindi pochi interventi di mantenimento e poi ha il sellino in pelle cucito a mano!
CV

*

Einstein e Planck. La definizione di relatività alla teoria del famoso scienziato sembra fu suggerita dal fisico Tedesco Max Planck, padre della fisica quantistica. Einstein l’avrebbe definita, in prima istanza, teoria degli “invarianti”. Planck nella presentazione di Einstein a Berlino lo definì un grande scienziato, ma con qualche limite.
CV

*

Grandi maestri del passato? Un nuovo software in fase di sperimentazione creato in Germania e basato su di uno speciale algoritmo sarebbe in grado di replicare artificialmente l’abilità dei grandi maestri del passato. A partire da una fotografia, si creerebbe un dipinto virtuale di alta qualità percettiva, combinando l’immagine con il loro linguaggio inconfondibile.  Chissà quale colosso delle tecnologie digitali ci metterà per prima le mani.
MdM

*

Curiosità di Bologna. Si dice che la Gioconda sia stata dipinta a Bologna. La storia ci dice che nel 1515 Leonardo da Vinci e Filiberta di Savoia, al seguito del re di Francia Francesco I, furono ospitati a Bologna nel palazzo Felicini in via Galliera. Ebbene la leggenda vuole che Leonardo abbia dipinto la Gioconda proprio in quell'occasione prendendo come modella Filiberta e non, come vuole la tradizione, Lisa di Francesco Giocondo.
CV

*

I consumi e il marketing. Leggo: un pubblico specializzato e iperinformato sta soppiantando il potere dei critici di mestiere. Da Amazon a IBS, fino a Goodreads i critici “qualunque” spostano migliaia di acquisti. L’imperativo è farsi notare sul web. Perché compro quel libro? Perché lo hanno recensito i lettori!
CV

 ****

APPUNTAMENTI

L'AVVENTURA DELL'ARTE MODERNA DA PABLO PICASSO A JEFF KOONS
a cura di Ludovico Pratesi

Nella nostra newsletter si trovano spesso articoli o news che trattano di arte contemporanea.
Ludovico PratesiCon Ludovico Pratesi, storico e critico d'arte, direttore artistico di istituzioni museali pubbliche e fondazioni private, curatore di mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali, che già ci ha accompagnato alla Biennale di Venezia e ad Arte Fiera a Bologna, si è pensato di organizzare un "corso sull'arte contemporanea" a tutti gli effetti, che si terrà al Circolo degli Affari Esteri di Roma e si snoderà in quattro incontri serali nei martedi 12 - 19 - 26 del mese di aprile, e 3 maggio. 
Il programma del corso è il seguente:

L’Avventura dell’Arte Moderna da Pablo  Picasso a Jeff Koons

Locandina corso Pratesi

Martedì 12 Aprile
L’esplosione delle avanguardie: la trasformazione dell’opera d’arte.
Cubismo, Futurismo, Dadaismo. 
Un percorso da Picasso a Duchamp per capire l’arte del Ventesimo Secolo.

Martedì 19 Aprile
Arte tra le due guerre: immagine, sogno, realtà. 
Dalla metafisica di De Chirico al surrealismo di Dalì.

Martedi 26 Aprile
Dagli anni Cinquanta  agli anni Ottanta: dalla Pop Art all’Arte Povera.
Un percorso da Alberto Burri a Jannis Kounellis.

Martedì 3 Maggio
Quando  l’arte diventa globale: anni Novanta e Duemila.
Un percorso da Jeff Koons a Damien Hirst fino a Maurizio Cattelan.

Scaricate le info utili per prenotare la Vostra partecipazione.

I posti sono limitati. Per favore iscriveteVi al più presto e segnalate la Vostra partecipazione sia per i corsi che per una eventuale presenza, in seguito, ad una cena insieme, scrivendo a:
 info@lalampadina.net 

Scarica la locandina dell'evento

 


 

LE RECENSIONI DE
LA LAMPADINA

Questo mese
parliamo di film...

La grande scommessa (The big shot): è la storia della grande crisi degli anni 2007/2008 negli stati Uniti, e di quanti con analisi finanziare accurate hanno intuito l’avvicinarsi del grande crollo che poi è avvenuto.  Un film che ti prende molto, innanzitutto per cercare di capire i vari passaggi e descrizioni dei sistemi finanziari ma anche per le grandi truffe che si nascondevano sotto certi rendimenti e risultati dei grandi istituti. Un film molto tecnico. A me è piaciuto molto.
CV

Quo vado? Squallida storia di una piccola Italia, pieno di luoghi comuni che certo non ci fanno ridere anzi molto disdicevoli per il Paese. Credo, e per fortuna, siano espressioni di un mondo che mi auguro vada scomparendo.
CV

Revenant - Redivivo: è una storia epica su un tema ispirato a eventi realmente accaduti, crudele con immagini di una durezza incredibile.  Il tutto avviene sulla frontiere americana per la forte rivalità tra gli Indios e un gruppo di cacciatori di pelli.  Se volete passare una serata divertente, questo film non è certo l’ideale.
CV

Buona visione!

 

MOSTRE

 MILANO
Officine Saffi: YUGEN, Contemporary Japanese Ceramics Nell'Officina Saffi di Milano sono in mostra le opere di cinque artisti giapponesi; con gli artisti Keiji Ito e Yasuhisa Koyhama del 1935 e del 1936, Shozo Michikawa e Shingo Takeuchi 1953 e 1955 e Kazuhito Nagasawa del 1968 sono rappresentate tre generazioni diverse. C'è un solo filo conduttore però: Yugen, cioè l'essenza dell'antica tradizione giapponese, "il sentimento misterioso di bellezza inafferrabile ed indicibile.. dove la ceramica ... nella ricerca dell’equilibrio di forma materia e colore esprime la sua massima essenza".
Dal 15 gennaio al 16 marzo 2016

Palazzo Reale: Umberto Boccioni. Genio e memoria. (1882 - 1916). Con 250 opere tra disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d'epoca, libri, riviste e documenti, il Palazzo Reale di Milano celebra il centenario della morte di Umberto Boccioni. Saranno eccezionalmente in mostra i 60 disegni del Castello Sforzesco insieme a scritti e documenti inediti e recentemente riscoperti.
Dal 23 marzo al 10 luglio 2016

ROMA
Fondazione Pastificio Cerere: Pizzi Cannella. Interno Via degli Ausoni. I 10 anni di attività della Fondazione Pastificio Cerere e i 110 anni dalla costruzione dell’edificio saranno celebrati con un progetto ideato da Marcello Smarrelli e con un ciclo di sei mostre dedicate a sei artisti, noti anche come “Gruppo di San Lorenzo”, che hanno accettato di trasferirci il loro studio negli anni Settanta riuscendo a trasformare uno spazio industriale in disuso in uno spazio creativo e vitale: Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli.
Fino al 5 marzo 2016

MAXXI. Pierluigi Nervi. Architetture per lo sport. Il MAXXI mette in mostra il grande patrimonio di disegni, fotografie, documenti e modelli di oltre 60 progetti di impianti sportivi tutti provenienti dall'Archivio Nervi per illustrare il pensiero progettuale e costruttivo di Pier Luigi Nervi verso il mondo dello sport.
Dal 5 febbraio al 2 ottobre 2016.

Già segnalate ma ancora visibili:

LONDRA Barbican Art Gallery: The World of Charles and Ray Eames La mostra del Barbican rende omaggio a due designer Charles e Ray Eames, universalmente considerati tra i pionieri più influenti, talentuosi e originali del XX secolo, che hanno avuto l'intuizione, già negli anni cinquanta, dell'enorme potenziale che la tecnologia e la scienza avrebbero avuto negli anni a venire in moltissimi campi: architettura, arredamento, grafica, design, pittura, disegno, film, scultura, fotografia, installazioni e mostre multimediali. Con le 380 opere esposte si capisce bene come l'"Eames Office" sia stato in grado di cambiare l'architettura, l'arte grafica e l'Interior Design a partire dagli anni Cinquanta.
Fino al 14 febbraio 2016

FIRENZE
Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi: Federico Barocci, disegnatore, la fucina delle immagini curato da Roberta Aliventi I 38 disegni esposti nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi  documentano la cosiddetta "reiterazione variata", il particolare processo creativo di Barocci. Ogni singola figura è studiata più e più volte anche all’interno dello stesso foglio, cambiandone la posa o alcuni dettagli, rimodellando continuamente le forme, con un segno veloce, nervoso. Si capisce come Federico Barocci detto” il Fiori”,  fosse molto interessato all’opera di altri artisti, "in un constante confronto emulativo, ricco di spunti e invenzioni originali."
Fino al 3 aprile 2016.

ROMA
Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla: Cobra. Una grande avanguardia Europea (1948-1951) curato da Damiano Femfert, Francesco Poli Presenti a Roma di nuovo dopo la grande mostra alla Gnam  del novembre del 2010, il gruppo CoBrA (1948-1951) è un movimento internazionale fondato a Parigi nel 1948 da Jorn, Pedersen, Dotremont, Appel, Lucebert, Corneille, Alechinsky, Götz e Constant. Il nome del movimento è un acronimo delle città da cui provenivano alcuni degli artisti in mostra (Copenhagen, Bruxelles, Amsterdam). Decisamente d'avanguardia nel secondo dopo guerra, gli artisti ambivano alla spontaneità e a l'energia nell'atto creativo senza dover sentire la costrizione delle barriere nazionalistiche. Sono 150 le opere esposte tra dipinti, sculture, lavori su carta, pubblicazioni, documenti e foto.
Fino al 3 aprile 2016

MILANO
Triennale: Ennesima Per chi passa a Milano prima del 6 marzo consiglio di farci un salto. La Triennale dà voce a sette analisi e interpretazioni dell'arte contemporanea con un folto numero di artisti importanti della scena italiana: dal 26 novembre 2015 al 6 marzo 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima. "Una mostra di sette mostre sull'arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis. Non “una” mostra sull’arte italiana ma, letteralmente, “una mostra di mostre” che, attraverso sette percorsi, cerca di esplorare gli ultimi cinquant’anni di arte contemporanea in Italia raccogliendo più di centoventi opere di oltre settanta artisti dall’inizio degli anni Sessanta ai giorni nostri, in un allestimento che si estende sull’intero primo piano della Triennale di Milano."
Fino al 6 marzo 2016

  

A TEATRO CON
LA LAMPADINA
Logo Olimpico

Per la temporanea inagibilità del Teatro Olimpico, lo spettacolo "Pezzi da Novanta" di Max Giusti è programmato al Teatro Brancaccio nei giorni 3, 4, 5 e 6 febbraio.

Marchette in trincea

Lo spettacolo "MARCHETTE IN TRINCEA" di e con Lillo & Greg insieme all’inedito cortometraggio di Pupazzo Criminale andrà in scena al Teatro Brancaccio dal 23 febbraio al 1 aprile al fine di garantire la continuità della stagione del Teatro Olimpico che, a causa dei recenti e straordinari eventi relativi allo stabile adiacente di  Lungotevere Flaminio n. 70, hanno assoggettato il Teatro stesso ad una situazione di inagibilità temporanea, fino alla rimozione delle macerie.

 

PENSIERO LATERALE: gli interruttori

Un ricco possidente cinese, non contento che la figlia sposi un musicista squattrinato, propone al futuro sposo che le nozze abbiano dalla loro parte dei buoni auspici e il benestare della “fortuna”. Allestisce una grande festa alla fine della quale su un grande vassoio coperto di oro offerto alla “fortuna” mette due dolci dove dentro asserisce ci siano due messaggi, uno che dice: "La vostra unione ha l’approvazione delle stelle";
l'altro: "Non avrete fortuna la vostra unione è destinata a fallire: dovete lasciarvi!” e invita il promesso sposo a sceglierne uno e morderlo per leggerne il contenuto che determinerà il loro destino.
Il giovane musicista, sospettando che il futuro suocero abbia messo in entrambi dolci il parere negativo, deve trovare una soluzione per non perdere la sua amata; ma quale?

Controllate qui!

Se desideri cambiare l'indirizzo e-mail al quale la newsletter viene inviata clicca qui.

Se desideri segnalare "La lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.


Attenzione!
Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003), le e-mail informative e le
newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Vogliamo informarla che il suo indirizzo si trova nel nostro indirizzario, in quanto un Suo amico l'ha iscritta alla newsletter "La lampadina" e che fino a oggi le abbiamo spedito informative e newsletter riguardanti le nostre iniziative mediante il seguente indirizzo e-mail: newsletter@lalampadina.net
Sperando che Lei voglia continuare a ricevere le nostre e-mail, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati con riservatezza, nel rispetto delle normative vigenti e che non verranno divulgati. In ogni momento sarà possibile chiedere di essere rimossi dall'indirizzario cliccando qui
Una non risposta, invece, verrà intesa come consenso alla spedizione delle nostre e-mail.

Grazie
Il Team de La lampadina