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Lunedi, 6 giugno 2016

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 49
Giugno 2016

La  Lampadina oggi si accende come un sole, come uno smile, luminosa e allegra, aperta al mondo, come un sorriso. Senza essere sdolcinati, possiamo esplorare nel numero odierno come il sorriso possa avere tante... facce!
Intanto ha ricevuto il premio come non parola dell'anno; serve come ponte per traversare il fiume dell'indifferenza e della diffidenza, come nel caso dei ragazzi del Faro. A volte un sorriso ci spunta sulle labbra quando osserviamo fenomeni di supestizione un po' eccessivi e sicuramente è da tenere in considerazione il suo potere positivo quando lo mettiamo in competizione con... il tacco 7!


INFORMATICA: Gli emoticon
Articolo di Carlo Verga

Emoticon o smile, sono le spassose faccine con le quali, chi le manda, vuole raccontare qualcosa del proprio stato d’animo, o rafforzare o ingentilire il testo del messaggio. Sono entrate così fortemente nel sistema dei messaggi, via telefonino, che vengono inviate anche a sé stanti; spesso, sono cosi significative da provocare un sorriso, una preoccupazione o anche un senso di tristezza a seconda delle espressioni scelte e naturalmente dalla provenienza.

Emoticon: il nome nasce dall'accostamento delle parole "emotion" e "icon" e sta ad indicare proprio un'icona che esprime emozioni a caratteri digitali. La prima faccina sorridente, sembra, sia stata “inventata” da un disegnatore americano certo Harvey Ball nel 1962 per risollevare il morale dei dipendenti di un‘azienda in difficoltà.

Il grande successo è iniziato poco prima degli anni 2000, primo il Giappone e poi tutti gli altri, oggi sono i milioni i messaggi scambiati che contengono le famose faccine e sono entrate prepotentemente in un sistema di linguaggio sempre più comune.

A noi, un po’ datati, questo modo di comunicazione ci appare come cosa divertente, piacevole e senza alcuna pretesa. Ma tutto questo nuovo mondo ha sollevato un dibattito molto acceso tra i ricercatori, gli studiosi, i linguisti, sul modo di interpretare e quindi classificare, codificare questo originale sistema di linguaggio.

Il grande sconcerto lo ha creato l’Oxford Dictionary un'istituzione, questa, che ogni anno proclama la parola dell’anno e che nel 2015 ha eletto vincitrice una non parola, cioè una faccina sorridente con lacrime di gioia che le scendono dagli occhi.

Il problema è, quindi, prepotentemente entrato nelle discussioni di molti ma sopra tutto di chi decide la lingua scritta dei sistemi informatici di tutto il mondo. E’ infatti il consorzio Unicode, un ente che ha creato il cosiddetto unicode standard che regola ogni sistema di scrittura e che si occupa  della codifica degli alfabeti antichi e moderni così come delle lingue simboliche come la matematica e la musica.

La guerra è scoppiata al suo interno tra i tradizionalisti da una parte e i progressisti dall'altra. I tradizionalisti sono rivolti alla ricerca in merito alle lingue tradizionali o a quelle antiche con processi di scrittura che finora non sono stati mai codificati e che spesso riguardano linguaggi solo parlati. I progressisti vorrebbero dare più importanza a sistemi più moderni, e concentrarsi sulle faccine che fanno parte di un linguaggio nuovo più snello e di più facile comprensione.

La contrapposizione è forte tanto che per le nuove faccine prima di essere codificate, viene richiesto un approfondito esame. Una nuova da codificare e rendere disponibile ai sistemi informatici, deve passare dall'approvazione di un questionario iniziale di 53 domande, un saggio di 300/500 battute e tanti dibattiti interni prima della definitiva omologazione.

Quando con un click mandate la vostra semplice faccina sorridente, avevate mai pensato alle tante complicazioni per renderla accessibile sui vostri pc, I-pad e telefonini?

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I VIAGGI DE LA LAMPADINA: Palermo
Articolo di Marguerite de Merode

Un acquerello di carla TinarelliNon è stato facile, appena tornata da Palermo, parlare dell'esperienza vissuta nei giorni del recente viaggio della Lampadina: una ricchezza di storia e di arte, di natura sorprendente, di gusti e sapori unici, un'accoglienza generosa e di grande qualità, una quantità di emozioni forti, difficile da raccontare.

Il nostro giro a Palermo e dintorni, densissimo di tante cose, ci è stato illustrato da Elisabetta Calandrino che ci ha accompagnato attraverso tutte le tappe del nostro viaggio. Una guida di qualità che con i suoi racconti ricchi di storia, storielle, dettagli e colori, ha fatto sicuramente la differenza.

La storia di Palermo è ricca delle tracce del suo passato che si intrecciano, si accumulano nei suoi vicoli, nelle sue chiese, nelle sue piazze e nei suoi monumenti, dove risplende il meglio della cultura di quei popoli che l'hanno conquistata. Si è cercato nel nostroUno scorcio dei vicoli girovagare di entrare il più possibile in contatto con i grandi personaggi e i popoli che hanno lasciato nel substrato della città luoghi simbolo con indelebili tracce di civiltà e di bellezza.

Intimamente legata alla storia del Mediterraneo, rappresentando un fondamentale luogo d'incontro tra Oriente ed Occidente, Palermo ha visto sfilare tanti popoli diversi: i Fenici, i Greci, i Cartaginesi e i Romani, i Vandali e i Bizantini, i popoli arabi arrivati dalla lontana Persia e tanti altri. Si arriverà a un rinascimento medievale con i Normanni (Guglielmo I e II, Ruggero I e II, lo svevo Federico II) che riassumono, in città, il meglio delle varie culture e che contribuiranno ad arricchire l'isola. Difficile parlare di tutta la ricchissima storia di Palermo ma è importante accennare al “periodo d'oro”, dopo il ritorno dei Borbone nel 1734, con Carlo III, che permise alla città di crescere, sviluppare l'edilizia, l'industria e il commercio in modo fiorente.

Abbiamo iniziato le nostre visite dalle Saline di Trapani impiantate dai Fenici, poi Erice il piccolo borgo medievale (quel giorno prigioniero delle nuvole) che sovrasta la pianura, per poi arrivare, tra la fioritura degli asfodeli, al teatro e al tempio di Segesta, ultimo esempio rimasto della città fondata dagli Elemi, profughi troiani,  e che ci dà la sensazione, storico-artistica, della convivenza tra culture, religioni e modi di pensare apparentemente inconciliabili, tra le maestranze bizantine, musulmane e latine. Con il Castello della Zisa (Al Aziz), di origine normanna, si raggiunge una fusione perfetta tra arabi e normanni nel modernissimo sistema di costruzione realizzato con l’influenza araba. Il Duomo di Monreale sotto il regno di Guglielmo II d’Altavilla, e suoi straordinari mosaici ci raccontano la storia della salvezza, dall’Antico al Nuovo Testamento dove si fondano influssi bizantini, arabi e latini, ispirati dalla Cappella Palatina del Palazzo Reale dei Normanni dove  Ruggiero raggiunse prima di lui la perfetta sintesi di molteplici culture.

Tra le tante bellezze, una visita speciale a Villa Camastra - Tasca, dove siamo stati accolti con estrema raffinatezza e simpatia da Tea Tasca e da suo figlio Giuseppe, grazie ai quali abbiamo potuto apprezzare come le grande famiglie siciliane siano riuscite a portare, fino a noi, le testimonianze del loro passato. Per prima cosa, la visita del giardino in cui tra il "gardenesque" e il giardino romantico, il compositore Wagner trovò l'ispirazione nel 1881 per il terzo atto del "Parsifal", per passare poi nel salone del piano nobile della casa, interamente affrescato dal Cotardi.

Parlando di una delle grande emozioni conosciute a Palermo, citavo i gusti e i sapori. Quel venerdì 13  Maggio sul tavolo imbandito per noi, preparato con grande eleganza, si è raggiunta la perfezione.

Nel denso programma di quei giorni, abbiamo poi visitato, la La sala del ballo a Palazzo GangiGalleria regionale di Palazzo Abatellis con uno sguardo speciale a l'Annunziata di Antonello da Messina e il Palazzo Valguarnera-Gangi.
Palazzo Gangi è forse a Palermo la più bella residenza privata del diciottesimo secolo (dove venne girata la famosa scena del ballo da “Il Gattopardo"). Un esempio perfetto dello stile barocco dove, per vent'anni, la Principessa Carine (ci ha illustrato, per tutta la visita, le mille difficoltà incontrate!) ne ha curato il perfetto restauro. La nostra giornata si concluderà al Circolo Bellini con una piacevolissima cena.
La cattedralePasseggiare per Palermo vuol dire assaporare una città speciale. Abbiamo attraversato l'antico Cassaro, reduci dalla fantastica visita a Palazzo Reale e dalla visita alla Cattedrale che raccoglie le spoglie di Federico Secondo di Svevia. Ci siamo avventurati tra vicoli e vicoletti per raggiungere nel cuore della città, il mercato del Capo, dove la nostra Elisabetta ha organizzato per noi una tavolata in una perfetta atmosfera ricca di colori, profumi e suoni. Abbiamo visto la Fontana Pretoria, le chiese di Santa Maria dell’Ammiraglio o Martorana (che celebra ancora in rito bizantino per gli italo-albanesi) e di San Cataldo, la chiesa dell'Immacolata Concezione dove le pareti della chiesa sono interamente ricoperte, da colorate decorazione di marmi misti e scagliole di notevole bellezza e l' Oratorio di San Lorenzo dove il Serpotta ha raggiunto il massimo della sua arte. Il Barocco palermitano diventa qui la perfezione.

L'ultimo giorno della nostra permanenza palermitana è statoIl giardino d'inverno a Palazzo Francavilla Pecoraro dedicato ad epoca più recente. Intorno a Porta Maqueda si visita il Teatro Massimo su progetto di Giovan Battista Filippo Basile, noto architetto palermitano, concluso, alla sua morte, dal figlio Ernesto. Sarà inaugurato il 16 maggio 1897 con il Falstaff di Giuseppe Verdi. Di Ernesto Basile si è parlato ancora nella visita successiva a Palazzo Francavilla, di fronte al Teatro, decorato, come il Massimo, dagli artisti più in voga dell'epoca e perfettamente restaurato dagli attuali proprietari Antonio e Maria Pecoraro. Visitando il piano nobile dell'antica dimora si respira decisamente l'atmosfera della Palermo culturale della fine dell'Ottocento fino al periodo liberty così riccamente rappresentato nelle numerose stanze. La colazione ci è offerta sul terrazzo e nella galleria dipinta da Giuseppe Enea, un esempio di uno dei più bei floreali del Liberty palermitano. Lì abbiamo provato i sapori raffinati della cucina locale.

La Palazzina CineseDopo un rapido sguardo alla Palazzina Cinese, residenza di caccia di Ferdinando IV di Borbone, La Lampadina non poteva mancare di concludere il suo viaggio (vedi l'articolo nella NL del 2 maggio) con una visita a Villa Igea. Ritroviamo per l'ultima volta l'operato di Ernesto Basile che la progetta nel 1908 e ne cura gli arredi, conservati in modo perfetto, con le decorazioni del Bergler e i mobili in perfetto stile floreale realizzati da Vittorio Ducrot. La Villa, che nasce per desiderio della famiglia Florio, ci permette di assaporare, un’ultima volta, la magia di quello che doveva essere lo splendore della vita culturale della Palermo di un tempo, con un aperitivo sul grande terrazzo che si affaccia sul mare.

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ABBIAMO OSPITI – STORIA: Il mistero di un nome: quello della colonna… di Piazza Colonna
Articolo di Gianni Fazzini – Autore Ospite de La Lampadina

Passeggiando per Piazza Colonna, non pochi Romani pensano che la colonna trionfale che svetta in quella piazza, si chiami Colonna Antonina perché dedicata all’imperatore Antonino Pio, come è per l’appunto attestato dall’iscrizione che, nella faccia rivolta verso Palazzo Ferraioli, fa bella mostra di sé sul basamento della colonna stessa:

SIXTVS V PONT MAX
COLVMNAM HANC
COCHLIDEM IMP
ANTONINO DICATAM
MISERE LACERAM
RVINOSAMQ PRIMAE
FORMAE RESTITVIT
A MDLXXXIX PONT IV

[Sisto V Pontefice Massimo, nell'anno 1589, quarto del suo pontificato, restaurò al primitivo aspetto questa colonna coclide dedicata all'Imperatore Antonino (Pio, che era) miserevolmente mutilata e in rovina].

Sulla faccia del basamento rivolta verso Palazzo Wedekind, è presente un’altra iscrizione nella quale si continua a menzionare Antonino Pio quale destinatario della colonna. Essa recita:

 M AVRELIVS IMP
ARMENIS PARTHIS
GERMANISQ BELLO
MAXIMO DEVICTIS
TRIVMPHALEM HANC
COLVMNAM REBVS
SESTIS INSIGNEM
IMP ANTONINO
PIO PATRI DEDICAVIT

[Marco Aurelio Imperatore, debellati gli Armeni i Parti e i Germani con una guerra immane, dedicò questa colonna trionfale, insigne per le imprese realizzate, al padre (adottivo) l’Imperatore Antonino Pio].

Le altre due iscrizioni poste sul basamento (rivolte verso Palazzo Chigi e verso la Galleria Sordi, già Colonna), ricordano invece la cristianizzazione della colonna trionfale pagana voluta da Sisto V Peretti, che la dedicò a San Paolo Apostolo, di cui fece collocare sulla sommità una statua in bronzo dorato (... S.Paulo Apostolo aenea eius statua inaurata in summo vertice posita… ). Le quattro iscrizioni del basamento furono redatte dal presbitero Silvio Antoniano (nominato successivamente cardinale da Clemente VIII Aldobrandi, nel 1599) che, insigne latinista, incorse tuttavia in un errore - peraltro scusabilissimo - di carattere storico-onomastico, scambiando Antonino Pio con Marco Aurelio. Ciò scaturì dalla confusione tra i nomi ufficiali dei due personaggi: infatti l’Imperatore comunemente noto come Antonino Pio (138-161) si chiamava ufficialmente “Cesare Tito Elio Adriano Antonino Augusto Pio”, mentre Marco Aurelio (161-180) come nomi ufficiali aveva “Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto”. Quindi, nell'onomastica ufficiale di entrambi - oltre a quello di Cesare - ricorrevano i nomi “Antonino Augusto”. Iscrizione sulla faccia rivolta verso Palazzo Wedekind
Pertanto, il comprensibile errore di Antoniano fu ingenerato proprio dal frequente duplicarsi di nomi che tra padri e figli - naturali o adottivi - era una caratteristica peculiare dell’onomastica romana. Tutto questo ingenerò una certa confusione circa la percezione del vero nome della colonna che, in realtà, è di Marco Aurelio. In effetti, fu proprio in onore dell’Imperatore filosofo - autore dei famosi Ricordi, in bilico tra l’autobiografa ed il trattato filosofico - che il figlio Commodo fece innalzare questa colonna trionfale in un momento imprecisato del suo regno, che durò dal 17 marzo 180 (morte del padre) al 31 dicembre 192 (uccisione dello stesso Commodo in una congiura di palazzo). A Roma è tuttavia esistita una Colonna Antonina. Apparteneva alla categoria dei monumenti onorari, ma non trionfali, perché sul suo fusto non era riportata la narrazione, in rilievo, delle gesta dell’Imperatore, come avveniva sulle colonne di Traiano e di Marco Aurelio. Situata non lontano da quest’ultima, la Colonna Antonina nei secoli si era parzialmente interrata; fra il 1704 e il basamento colonna di antonino pio nel cortilr delle corazze1705, si riuscì a liberarla ma, essendo stata danneggiata da un incendio nel 1759, si accantonò l’idea di risollevarla; venne invece tagliata in pezzi, che furono utilizzati per restaurare gli obelischi che vennero eretti durante il pontificato di Pio VI Braschi (1775-1799). Tutto ciò che rimane della “vera” Colonna Antonina è il basamento che, dopo vari spostamenti subiti all'interno dei Musei Vaticani, è oggi conservato nel Cortile delle Corazze.

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ABBIAMO OSPITI – ATTUALITA’: Una bella scuola
Articolo di Domitilla Verga – Autore Ospite de La Lampadina

Dio rise e nacquero i sette Dei che governano il mondo. Al primo scoppio di risa apparve la luce. Scoppiò a ridere la seconda volta e apparvero le acque, con successive risate vennero al mondo Hermes, il Destino e Psiche. (Papiro greco-egiziano)

Sì, il sorriso, cosa c’è di più bello che vedere nelle persone che incontri un sorriso, gli occhi che si contraggono a formare di mezze lune ridenti? E’ proprio il sorriso l’arma del piacere che convince il mondo.

Ed è anche l’arma che Domitilla usa per convincere gli alunni della fondazione il Faro in cui svolge la propria attività sull’importanza del mestiere e del lavoro.

Il Faro? Fu Susanna Agnelli che nel periodo del suo mandato a ministro degli esteri visitando i Paesi in cui il disagio sociale e la mancanza di opportunità costituivano per i giovani un ostacolo insormontabile, decise di intervenire con degli aiuti e una scuola per sostenere quei ragazzi che giungevano in Italia, spesso soli e in fuga da guerre e povertà.

La scelta della sede ricadde su Roma, dove dal 1958 la Famiglia Agnelli aveva sostenuto una scuola-convitto per infermiere professionali. Fu così che nel cuore di Monteverde, in un grande edificio di proprietà della Croce Rossa Italiana, iniziò a vivere e operare la Fondazione, che Susanna Agnelli pensò come “un faro per la città e i suoi ragazzi”.

Domitilla ci racconta…

Quando mi hanno chiesto di trasformare la mia esperienza di vita e lavoro in percorso formativo, ho accettato fra mille paure, non sapevo che avrei semplicemente insegnato a sorridere.

Il Faro ha la specializzazione al sorriso, fa sorridere tutti: i nostri ragazzi, le aziende che li assumono, gli enti e le case famiglia che ce li mandano, le famiglie dei ragazzi e le nostre, gli ospiti che vengono a conoscerci, i nostri sostenitori, noi insegnanti. Faccio parte di un bel team di professionisti, che oggi è anche una grande famiglia: lavoro accanto ai direttori dell’Istituto, agli altri docenti: professionisti di mestieri italiani di tradizione, alle figure di sostegno, la mediatrice culturale e la psicologa, alla responsabile per gli stage esterni, alla segreteria, alla comunicazione, alla più complessa delle ricerche… il fundraising, all'economato, al responsabile del magazzino, ai custodi e all'addetto alla lavanderia, tutti con me a imparare e insegnare il sorriso.

Insegno ai nostri ragazzi, italiani e stranieri, come funziona un'azienda della ristorazione, il lavoro e il suo valore, i ruoli, la fatica. Soprattutto cerco, come tutti al Faro, di trasmettere fiducia. I ragazzi che arrivano da noi non si contano: sono tanti e arrivano da paesi diversi, ma si riconoscono subito, hanno tutti lo stesso sguardo. Guardano il mondo da lontano e a vent'anni, spesso, hanno percorso due vite senza incrociare mai la Fiducia: negli altri, negli adulti, ma soprattutto in se stessi. Il corso è per loro molto operativo e impegnativo, li stimola e incoraggia alla responsabilità individuale e alla condivisione in gruppo. Al Faro li vediamo sciogliere catene, trasformarsi, organizzarsi nel lavoro, crescere e sorridere.

Fra loro un passaparola incredibile, gli aspiranti allievi fanno domanda direttamente sul sito, scegliendo il corso al quale vorrebbero partecipare. Quando si aprono le iscrizioni alle nuove sessioni, l’annuncio viene dato su web e dopo appena 10 minuti le 500 adesioni disponibili si saturano.

A ciascuna sessione, con durata di due mesi e frequenza di 4 giorni alla settimana, partecipano complessivamente una sessantina di allievi, scelti tra i 500 aspiranti dopo una selezione accurata, una prova in lingua per gli stranieri e un colloquio col team. Finiti i corsi, i ragazzi sono avviati, dove presente un reale incrocio fra la domanda delle aziende e la nostra offerta, a stage quindicinali, realizzati senza alcun costo per le aziende. Spesso gli stage sono convertiti in contratti, il 60% dei ragazzi selezionati per la prova lavoro hanno successo!

Sì, la forza del sorriso e dell’entusiasmo.

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CULTURA: La superstizione ha un fondamento?
Articolo di Beppe Zezza

La civiltà occidentale ha le sue radici più prossime nell'Illuminismo che fa riferimento esclusivo nella “Ragione”. Di conseguenza la “superstizione” viene pubblicamente dileggiata… salvo poi essere, privatamente praticata!
I numeri “13” e “17” hanno connotazioni particolari: nelle culture mediterranee il “17” è negativo, invece il “13” è “beneaugurante”; in quelle anglosassoni è il 13 a essere negativo.
Morale? Negli alberghi spesso non esistono le camere “13” e “17”, negli aerei potete non trovare la fila di posti “13” o “17”, nei grattacieli non esiste (numericamente) il piano “13” (i nomi “tecnici” sono per la paura del 13 “triscaidecafobia”, del 17 “eptacaidecafobia”, dal greco dieci e …).

Gli oroscopi? Difficile trovare qualcuno che dice di crederci. Eppure non esiste quotidiano o  periodico che non abbia una rubrica dedicata ad esso. Chissà come mai, se nessuno ci crede!
E di “superstizioni” o “credenze” simili ce ne sono tantissime. In tutte le culture.
In Italia il numero di maghi, cartomanti e simili è superiore a quello dei preti! E se si considera che i colloqui con questi ultimi sono (praticamente) gratuiti mentre i primi si fanno pagare profumatamente la cosa può apparire sorprendente.
Sorge spontanea una domanda: queste “superstizioni” alle quali così tanta gente dà credito hanno un qualche fondamento oppure sono solo “fantasie” che trovano terreno fertile laddove la cultura è scarsa – dove i “lumi” della ragione non hanno ancora squarciato le tenebre della ignoranza - o dove la personalità è malata?

La superstizione per de FilippoSecondo un mito diffuso sono gli strati meno acculturati della popolazione a far ricorso ai maghi e ai guaritori, ma serie indagini sociologiche hanno mostrato invece come il fenomeno interessi tutte le categorie sociali e i professionisti se ne servano più spesso degli operai e dei contadini. La domanda potrebbe anche essere formulata in un modo più generale: la “magia” esiste (ha cioè una influenza sul “reale”) o no? (la superstizione consiste nel credere che oggetti, formule, persone abbiano poteri “magici”).
Qualcuno potrebbe essere sorpreso nell'apprendere che tra coloro che più confermano l’esistenza dei “poteri magici” ci sono  proprio uomini di fede cattolica, i quali da sempre mettono in guardia di tenersi a distanza da maghi, superstizioni, spiritismo, magia bianca e magia nera!
Al giorno d’oggi il più famoso in Italia è il Padre Gabriele Amorth, esorcista, autore di numerosi libri sull'argomento. Nei primi secoli dell’era cristiana il mondo pagano viveva sotto una cappa di superstizioni: prima di compiere una qualunque impresa si consultavano gli “aruspici” che traevano presagi dall'esame delle viscere degli animali sacrificati; nei giorni considerati infausti (“nefasti”), per la vita pubblica o privata – di norma perché nel passato in quel giorno era accaduto qualche avvenimento tragico per la comunità o per la propria vita personale -, era bene non trattare affari. (Questi giorni “nefasti” venivano contrassegnati nei calendari con dei sassolini neri, da cui l’espressione di uso comune “giornata nera”); per stornare i cattivi influssi e preservare dalle malattie si portavano al collo amuleti di tutti i tipi; particolare attenzione veniva prestata ai “presagi” di sventura: se un cane nero entrava in casa, o una serpe cadeva dal tetto nel giardino, se si rovesciava vino, olio, acqua; se si incontravano muli carichi dell’erba che era ornamento dei sepolcri; se un topo faceva un buco in un sacco di farina..Questo accadeva perché il mondo pagano era un mondo profondamente “religioso” nel senso che considerava il visibile sotto l’influenza di tutta una serie di poteri “invisibili” che era necessario propiziarsi o quanto meno non inimicarsi.

Grandissimo fu l’impatto sulla vita quotidiana dell’affermarsi della nuova religione cristiana che predicava un solo Signore, al quale tutte le forze “occulte” erano sottomesse. L’influenza della “superstizione” regredì sostanzialmente nelle classi più acculturate per confinarsi nelle zone rurali dove assunse nuove forme che mescolavano il vecchio con il nuovo.
Paradossalmente, nei tempi attuali, post-moderni, dove la Ragione dovrebbe trionfare, si assiste al fenomeno contrario: l’affievolirsi della credenza nell’unico Signore ha portato a una recrudescenza della credenza nelle superstizioni. Si racconta che molti uomini di affari, tra i quali anche uno che ha rivestito alti incarichi pubblici, siano tra i clienti migliori di maghi ai quali sottopongono le loro decisioni!

Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto. (Gilbert Keith Chesterton)

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COSTUME: Tacchi contro sorrisi
Articolo di Lalli Theodoli

Notizia di pochi giorni fa trasmessa dal telegiornale: una ragazza assunta come receptionist e hostess per un'importante società, licenziata per non aver usato scarpe con tacco 7 cm durante le ore di lavoro, come da clausola contrattuale..
Ci sembra una notizia non di clamore giornalistico ma…
Al momento dell’assunzione, in cui normalmente non ci si presenta con un attillato vestito animalier, profonda scollatura e tacchi a spillo, la ragazza ha dato di sé una buona impressione. Riservata, preparata, seria, buone referenze, elegante, discreta in un vestito non appariscente e di buon taglio.
L’incaricato alle interviste per le assunzioni ne è stato positivamente colpito e la ha assunta…ma, con l‘obbligo di andare in ufficio vestita decorosamente e con tacchi di 7 cm.
Torna a casa felice: nuovo lavoro, buono stipendio, orario umano, week end liberi. Strana quella clausola sull’altezza dei tacchi... ma a questo la poveretta non ha dato peso.
Il  lavoro va avanti da un po' di tempo. Ha girato accompagnando i suoi visitatori in giro nella società di cui oramai fa felicemente parte, li ha condotti  su e giù per le scale per ore con i suoi tacchi alti, sorridente e gentile.

La sera, stanca morta, ma felice della sua nuova attività lavorativa. I piedi un po’ gonfi e provati dalle terribili scarpe ma…. una bacinella tiepida con tanto sale grosso dà  loro sollievo. Pronta per il giorno seguente.
Tutto bene quindi fino a che il suo capo la chiama per dirle che il giorno dopo il giro sarebbe stato lungo ben 7 ore. Sette  ore di tacchi a spillo. Lei ha pensato bene di arrivare precisa e puntuale all'appuntamento, con la sua divisa blu perfettamente stirata, in ordine, pettinata, trucco leggero e... scarpe basse.
Ha fatto il suo giro con i clienti visitatori ma, al suo rientro in ufficio, viene chiamata con urgenza in direzione: LICENZIATA perché, contrariamente a quanto stabilito al momento dell’assunzione, NON AVEVA durante le ore di lavoro le scarpe con il tacco alto.
Ora se è vero che diversi erano i patti, ci sono considerazioni di cui anche negli uffici del personale dovrebbero tenere conto.
Preferiremmo essere accompagnati da una hostess che, dopo un’ora di scarpe torturanti, smette di sorridere, anzi fa terribili smorfie di dolore e comincia ad essere quasi brusca per il desiderio di correre a mettere i piedi in salvo in morbidi pantofoloni o acqua calda, o preferiremmo una ragazza in scarpe basse con il sorriso sul volto?

Il sorriso ha una importanza enorme: quello delle commesse che ci accolgono nei negozi, negli uffici al nostro primo apparire, negli ospedali verso i malati, rivolto a bambini che piangono un giocattolo rotto. Un sorriso è un enorme conforto sempre. Dimostra appoggio, affetto, complicità e trasmette gioia e serenità. La sua presenza ci attira, in una casa ospitale, in un ristorante, in un negozio. La sua assenza è respingente: entriamo nei ristoranti per il sorriso di un cameriere, a volte più importante della qualità del cibo, torniamo a casa felici perché un sorriso ci accoglierà sulla porta, ritorniamo in un negozio per una commessa gioiosa.

Per cui..
..Facciamo una petizione per il sorriso e... le scarpe basse

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA SEGUIRE: Il pensiero economico e la sfida della complessità, 10 giugno 2016. (9:30-12). Ne parlano: Paolo Garonna (Professore ordinario di Economia Politica (Dipartimento Scienze Politiche) dell'Università LUISS Guido Carli), Luigi Paganetto (Presidente della Fondazione Economia Tor Vergata), Marco Vitale (Economista d'impresa)
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DA VEDERE E SENTIRE: Il Foro Romano di notte. Il Foro Romano torna ad accendersi nella notte: dal tramonto all’alba il cuore antico della città di Roma sarà visibile a tutti da via dei Fori Imperiali, dal belvedere del clivo Capitolino, dalla piazza antistante il Carcere Mamertino e, grazie alla nuova illuminazione, ogni venerdì sera continueranno le visite guidate notturne al Foro.
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Tutti i nostri suggerimenti sono qui

 


 

APPUNTAMENTI

CINECITTA' SI MOSTRA

La Lampadina organizza per giovedì 16 giugno la visita di "Cinecitta' si Mostra" abbinata ad un giro speciale sui famosi set di Cinecittà: set di film famosi, esterni ed interni magici, storia che è anche storia di un lato basilare e importante della nostra gloriosa storia della cinematografia.
Come vengono costruiti, quante persone se ne occupano, i tempi di realizzazione, che genere di tecnici creano questo mondo reale e fittizio e mille e mille domande che ci siamo sempre fatti ed a cui questa volta avremo risposta.

Vi aspettiamo per il nostro "Special Tour": una visita guidata in esclusiva che ci porterà per più di due ore in un mondo irreale e incantato ed anche... nella pancia di un sottomarino. E alla fine della nostra passeggiata abbiamo organizzato una piccola colazione.

Il costo, ridotto per i Soci de La Lampadina, e' di 45 euro a testa per la visita completa ai set e alla mostra con guida riservata e colazione. Ricordatevi che solo ai primi venti che aderiranno possiamo assicurare la visita.
Per info e prenotazioni scrivete a eventi@lalampadina.net entro il 9 giugno.

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 FLASH NEWS! 

Un po' qua, un po' là...

Arriva Magnus! Conoscete Shazam?
Già abbastanza famosa questa fantastica applicazione che ascoltando la musica proveniente da una qualsiasi fonte ti da il titolo del brano. Ma sentite sentite, arriva la Shazam dei quadri! Magnus questo è il nome della nuova App che “guarda” un’opera e subito ti racconta chi è l’autore, quale le sua storia e i prezzi delle passate compravendite! Finora sono stati catalogati 8 milioni di pezzi.

CV

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Stampante da tasca. Vi ricordate la Polaroid con le fote scattate istantaneamente? Ora è uscita una stampante tascabile, Zip di Polaroid, lunga 12 cm e larga 7 (meno di uno smarpthone di ultima generazione) stampa foto su carta in formato 5x7 cm. Si collega con cellulare via bluetooth. Costa 150 euro.
CV

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Ottime studentesse, piccole campionesse.
E' appena partita la quarta edizione del concorso Donnasport, un concorso per premiare le giovani atlete che si distinguono sia nell'attività sportiva a livello agonistico, sia nell'andamento scolastico. Infatti l'iscrizione (gratuita) è riservata alle ragazze che abbiano frequentato una classe del secondo ciclo di istruzione (licei, istituti tecnici, istituti professionali) ottenendo una votazione finale pari o superiore alle media del 7 su 10 e che pratichino una disciplina sportiva a livello agonistico, fra quelle federate in ambito CONI, ottenendo ottimi risultati.
Un concorso per sostenere lo sport giovanile in rosa premiando però anche l'impegno nello studio.
FA

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Il pane. Nel 1861 anno dell’Unità d’Italia, ogni persona mangiava 1,1kg di pasta al giorno.
Oggi il consumo di pane è sceso sotto gli 85 grammi al giorno.
CV

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 LA LAMPADINA LIBRI

Carlotta Staderini Chiatante ci parla di due libri molto diversi: "Le mie poesie più belle" di Nizar Qabbani e "Europa, politica e passione" di Giorgio Napolitano.

Le mie poesie più belle
di Nizar Qabbani
Casa Editrice: Jouvence, 2016
Pagine: 90

Nizar Qabbani è nato a Damasco nel 1923 ed è morto a Londra nel 1998. E’ considerato uno dei più grandi poeti arabi del mondo moderno. Nei suoi scritti il poeta ha il sopravvento sull’uomo e Qabbani sembra posseduto dalla poesia. Fu una tragedia familiare a spingerlo a scrivere: sua sorella si suicidò per evitare un matrimonio combinato che non voleva. Nizar Qabbani diventa il poeta delle donne difendendo instancabilmente i loro diritti, combatte l’ingiustizia sociale, parla della sua terra tormentata, la Siria, ed affida il suo dolore alla poesia.
Qabbani dovrà lasciare la Siria per reati di opinione. Sono poesie molto intense e provocatorie le sue, come danze selvagge. I suoi temi fondamentali sono la poesia, la poesia e le donne e la poesia e l’impegno.
Per Qabbani l’amore era come un prigioniero nel mondo arabo e vuole liberarlo! “Voglio liberare l’anima araba, i suoi sensi, il suo corpo, con la mia poesia”. E’ un poeta che di tabù ne ha rotti molti…Nizar Qabbani
Questo libro raccoglie le poesie che lui definì “ poesie chiave”, una raccolta naturalmente scritta in arabo. Di Qabbani molto poco è arrivato tradotto in italiano fino ad oggi ed ora per la prima volta abbiamo “le mie poesie più belle”, di cui Qabbani ha scritto la prefazione: “La poesia è la patria delle cose che si ribellano a loro stesse e delle forme che rifuggono la propria forma.”

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Europa, politica e passione
di Giorgio Napolitano
Casa Editrice: Feltrinelli, 2016
Pagine: 96

La cover del libro di NapolitanoUn libro del nostro Presidente Napolitano, necessario in questo momento di grande smarrimento, in cui le incomprensioni e le paure si diffondono E’ un “manifesto” per rafforzare la casa comune dell’Europa. Parole con una visione, “appassionanti”.

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MOSTRE
Questo mese le scelte di
Marguerite de Merode
cadono su:

Si è appena inaugurata la quindicesima Biennale d’Architettura di Venezia dal titolo Reporting from the front. Con la mostra, diretta dal cileno Alejandro Aravena, si è deciso di trasmettere un forte messaggio di speranza, presentare l'architettura "in azione".

Fulvio Irace, del Sole, definisce bene la quindicesima Biennale: "L'architetto cileno, regista e curatore di questa plateale messa in cena immagina l'architettura come un bene pubblico e l'architetto come un prestatore di servizi". Con l’arma del riuso e del riciclo e con una successione di proposte, tra i quali l’impiego di materiali a basso costo per farli diventare linguaggio comune e condiviso, il curatore rende noto il suo impegno sociale molto bene illustrato in quest'occasione.
Un architettura al servizio dell'uomo.

Il Leone d'Oro è stato vinto  dalla Spagna per il migliore padiglione nazionale con un progetto curato da Carlos Quintans e Iñaki Carnicero dal titolo "Unfinished".
Fino al 27 novembre

Fondazione Roma Museo. Bansky. War, Capitalism & Liberty. Curatori: Stefano Antonelli, Francesco Mezzano & Acoris Andipa. Nello spazio espositivo di Palazzo Cipolla è in corso la più grande mostra mai realizzata dedicata all’artista britannico, nato a Bristol, la cui identità rimane ancora sconosciuta. Sono esposte 150 opere di Banksy, il misterioso artista della street art che, da decenni, interviene sui muri delle città con un pungente ed efficace spirito. Tra dipinti originali, oggetti particolari, stampe e sculture tutti provenienti da collezioni private realizzate con la la pittura su tela, lo spray sui muri, lo stencil, la stampa su carta, l’installazione, il cortometraggio «dà voce alle masse e a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno».
Fino al 4 settembre


Vi voglio segnalare in città due nuovi spazi che si aprono all'arte prima di  dare loro definitiva sistemazione e anche due  festival su cui vale la pena indagare.
La  città si muove.

- Ex Dogana: un vecchio spazio industriale a via dello Scalo San Lorenzo tra Porta Maggiore e La Tangenziale Est.

- Ex-Caserma di via Guido Reni: negli spazi della vecchia area militare dismessa a via Guido Reni, offre per ora tante proposte culturali, grazie alla vicinanza del Maxxi e dell'Auditorium

- FotoLeggendo dal 9 giugno al 2 luglio. "Un mese dedicato alla fotografia contemporanea e ai nuovi linguaggi visivi"

Ci sono tante mostre in questo momento a Roma negli spazi convenzionale. Ma il tempo è bellissimo e si gira a piedi piacevolmente per le vie di Roma. Vi suggerisco qualche mostra:

z2o Sara Zanin Gallery: In the Stillness of the Landscape Room, un group show a cura di Alessandro Roma.

Una piccola galleria a via della Vetrina, spesso con proposte interessanti. Questa volta con lavori di Paolo Belletti, Giovanni Kronenberg, Alessandro Roma, Andrea Sala, Alberto Savinio, Marco Strappato. L'artista che cura la mostra decide di condividere lo spazio della galleria con opere di altri artisti all'interno degli spazi della galleria per interagire e dialogare con il suo lavoro per allargarne il senso

Galleria Il Ponte Contemporanea:  INTRO, curata da Giuliano Matricardi. Un nuovo spazio per la galleria che, con la prima mostra, INTRO, si propone di creare un “ponte” tra Occidente e Oriente.  Appunto per l’occasione mette in mostra i lavori degli artisti cinesi: Zhang Zhan, Zhan Rui e Liu Dahai e gli artisti europei: Matteo Basilé, Myriam Laplante e Rivka Rinn per dare “l’avvio a un nuovo ciclo della galleria con una serie di progetti che coinvolgeranno artisti, realtà istituzionali e privati”.

Lorcan o’ Neill: Friends Negli spazi della bella galleria di vicolo dei Cattinari una mostra di tanti artisti noti raggruppati sotto il segno dell’amicizia: Martin Creed, Giorgio Griffa, Richard Long, Anselm Kiefer, Jeff Wall.

Ex Elettrofonica Take as Much as You Can Carry, a cura di Benedetta Carpi De Resmini Nella piccola galleria di Vicolo di Sant’ Onofrio si svolge ora la prima personale dell’artista lituano Kipras Dubauskas, che prosegue il progetto SPACES|NON SPACES* che nasce negli spazi della galleria intesa come non-luogo, ideato da Benedetta Carpi e avviato nel 2013. L'artista interviene con un lavoro site-specific sicuramente concettuale. "Tutta la mostra gioca sul rimando fuori/dentro, sul significato degli spazi e sui legami tra essi: centro e periferia, sicuro versus indefinito." Fino al 30 giugno

Con SPACES|NON SPACES* La Lampadina si era interressata già a Michela De Mattei, un'artista che svolge, da anni, un interessantissimo lavoro. Ritorna ancora sulla scena internazionale, e apre, insieme a Diego Miguel Mirabella, un nuovo spazio a Londra: Limone Space . LIMONE vuole essere un luogo dove fare confluire tanti artisti e i loro lavori, dove far nascere opportunità di discussione e di confronto, per creare nuove energie e condivisioni nel processo creativo.

Tutte le mostre le potete trovare qui

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LA LAMPADINA
COSI' E'... E CI PIACE!
a cura di Lucilla Laureti Crainz

Carlotta Staderini ci porta un po' lontano...ad Antigua e a New York!
Non si sa mai che questa estate, passiate proprio di là...

ANTIGUA
Nella baia di Nelson, dove si può visitare un delizioso mueo dedicato all'eroe inglese, vi sono due ottimi ristoranti:Pillars e Boom. I due ristoranti appartengono all'hotel boutique, The Admiral's Inn & Gunpowder Suites.
L'albergo ha senz'altro charme ed è situato in questa splendida baia, un porto naturale incredibile, dove potrete ammirare le più belle e tecnologiche barche a vela che vi capiterà di vedere, ma non lo consiglierei per alloggiare dato che ad Antigua si va per fare mare e sono preferibili strutture alberghiere situate su queste splendide spiagge.
Web site: www.admiralsinnantigua.com
Tel: +1 268. 4601027

Catherine's Cafè Plage.Una vista del Catherine's
Altro ristorante, francese, delizioso, appoggiato sulla riva del mare, in una baia molto bella. Ottimi i drinks.
Pigeon Point Beach. English Harbour. Antigua
Info: catherinescafeantigua@gmail.com
Tel (268) 4605050

NEW YORK
Alcuni ristoranti newyorkesi con un rapporto qualità/prezzo "accettabile" e molto gradevoli, dove è sempre opportuno prenotare.

The Place. The Place a NY
Ristorante con ambiente giovane e piacevole e buoni piatti. Buona atmosfera.
310 West 4th.Street West Village
New York City 10014
Sito web: www.theplaceny.com
Tel: 212. 924.2711.

Zuma
Zuma a NYRistorante "fusion", ambiente molto giovane, con arre- damento "cool". Imperdibili le costolette di maiale con miele e la pancetta croccante. Zuma ha aperto anche a Londra, ma lì è inavvicinabile come prezzi!
Zuma New York
261 Madison Avenue
New York 10016
Info: info.ny@zumarestaurant.us
Tel: + 1 212. 544.9862

Raoul's
Raoul's a NYOttimo, molto allegro, ambiente "shabby chic".
180, Prince Street,
New York 10012
Info: raoul@raouls.com
Tel: 212.966.3518

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PENSIERO LATERALE:
gomma a terra

Una strada di montagna, una foratura improvvisa.
Cambio la ruota ma ahimè, causa ghiaccio, i 4 bulloni riposti su una borchia scivolano giù per il pendio. Impossibile recuperarli, il pericolo è rompersi una gamba.

Che fare? Fermare un auto di passaggio ed andare dal più vicino meccanico...
A meno di un idea geniale per proseguire il viaggio, ma quale?

Controllate qui! 

Racconti

In questi anni di pubblicazione della nostra newsletter, spesso  abbiamo ricevuto dai Lettori in Redazione pezzi che non avevano "la forma" dell'articolo: a volte per lunghezza, altre per argomento, o per struttura o per eccessiva personalizzazione dello scritto. Non potendoli pubblicare come "articoli", abbiamo deciso di dedicare una sezione apposita. Sentitevi liberi di inviarci quanto scrivete, che abbia una lunghezza di quattro, cinque cartelle e noi, dopo una semplice valutazione di opportunità, pubblicheremo ciò che ci proponete.

Oggi vi proponiamo una scritto di Elvira Amabile: Estinzione

Qui le prime 20 righe e poi continuate la lettura sul sito, in tutta tranquillità... oppure, sempre dal sito, cliccate sulla piccola icona verde alla fine del racconto, stampate la pagina e..
buona lettura!

Sotto sotto cosa c'è
ESTINZIONE
Verità bugie mostruosità consolazioni ironie
tutto regolarmente registrato da un reporter d’eccezione in un reportage d'eccezione

Il subacqueo si accorse di essere seguito da un corteo di cefali e ricciole, curiose e non a...caccia. Continuò tranquillo il suo percorso sbirciando con la coda dell’occhio la scia di creature marine che silenziose scivolavano dietro di lui, via via sempre più numerose sempre più varie.
Del?ni, aragoste, foche, squali, si sistemavano in corteo procedendo ordinatamente per andare tutte insieme a farsi iscrivere nell’elenco delle SPECIE PROTETTE.
Il Subacqueo, "specie protetta” marina oppure terrestre, meglio sarebbe de?nirla an?bia, più che essere protetta per via di un pericolo di estinzione o di mutamento indotto da cause inquinanti, ?nisce per essere “protetta dalla protezione”, mi si perdoni il gioco di parole. Allora, immerso nel blu tra fauna e ?ora, si presentava alla rassegna insieme alle altre specie.
In quel punto particolare la Sardegna esibiva gorgonie rosse e gialle e bianche e lussureggianti pareti coralligene intramezzate da ciuf? di colorate margherite di mare.
Il subacqueo era incantato dalla corrispondenza tra creature e vegetazione dell’aria e creature e vegetazione dell’acqua. Si era appunto soffermato ad osservare attentamente i lineamenti dell’orata che gli ricordavano la fanciulla cupa e seria dai grandi cerchi d’oro, mentre la cernia che faceva capolino dalla tana nella grotta, pareva Bacchisio, il pescatore che al mattino gli aveva venduto i calamari. L’isola era ricca di suggestioni sulla terraferma come negli abissi. I graniti, i volatili sembravano plasmati di vento e nell’acqua gli elementi si circondavano di ?uidità senza perdere il carattere peculiare.
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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi,  Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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