Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser
Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui
Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net

La Lampadina - n. 62 ::: Settembre 2017

Ben ritovati! Passata l'estate è arrivato un settembre molto vivace!
Iniziamo una stagione che si presenta in fermento: appuntamenti musicali, arte in Toscana, Venezia e Torino e nuove iniziative. 
Carlotta Staderini Chiatante da questo settembre 2017 ci propone un gioco: tra un articolo e l’altro, per “cambiar tono ed argomento”, inseriremo citazioni, aforismi e frasi tratte da libri, film, canzoni, libelli e quant’altro, che ci hanno colpito, che riteniamo di condividere con gli altri e che possano suscitare interesse e dialettica. Iniziamo a tirare noi i dadi, ma aspettiamo numerose le Vostre proposte e ne siamo curiosi! Mandateci le Vostre scelte, le pubblicheremo mese per mese e le commenteremo insieme!


Lunedi, 4 settembre 2017

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


CULTURA - Nancy Witcher Langhorne, Viscontessa di Astor: la prima donna a sedersi nella “House of Commons", il Parlamento Inglese
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Si sono dette tante cose di Nancy Astor, non tutte verificabili, ma la cosa certa è che aveva un modo di parlare imprevedibile e arguto. Per lei si coniò il termine "Astorismo”. Si parla  di un violento scontro verbale con Winston Churchill: “Mio caro”, avrebbe detto lei, “se foste stato mio marito, avrei avvelenato la vostra tazza di the!” “Signora”, avrebbe risposto lui, “se foste stata mia moglie, l’avrei bevuta!” Strano destino per questa americana diventata la prima donna a sedersi nella Camera dei Comuni inglese con il titolo di Viscontessa di Astor.

Nata in Virginia negli Stati Uniti nel 1879, è l’ultima di otto figli e la sua famiglia, caduta in povertà dopo la guerra di Secessione, torna presto agli onori e alla ricchezza con l’avventura delle ferrovie americane. Nancy Langhorne è una splendida ragazza e si sposa prestissimo. Divorzia poco dopo e parte per l’Inghilterra insieme alla sorella dove conosce a breve Waldorf Astor il futuro Visconte di Astor e proprietario dell’Observer che sposa quasi subito. Nello spazio di pochi anni diventa una delle cinque o sei donne più famose del mondo, amata o odiata, ammirata o detestata.

La sua bellezza, ambita da ogni donna alla moda, viene celebrata dal marito della sorella, il pittore che se ne ispira come modAella per le sue Gibson Girls. Viene ritratta pure da John Singer nel 1908 in un dipinto che ne esalta la notevole bellezza. Nancy Witcher Langhorne Astor non avrà sicuramente una vita banale. Nel 1910 incoraggia il marito a intraprendere una carriera politica e ad entrare alla Camera dei Comuni. Alla morte del padre nel 1919 Waldorf, divenuto il secondo Visconte di Astor, deve rinunciare alla sua posizione per passare alla Camera dei Lords. Nancy non perde tempo, si presenta e viene eletta il primo dicembre 1919, come membro del parlamento nel partito dei conservatori per la circoscrizione di Plymuth Sutton. Diventa la prima donna ammessa a sedersi nella “House of Commons”, il parlamento inglese, cosa che crea un notevole disagio quando ci si accorge che, al Parlamento, non sono previste le “toilettes” per le signore. Si dovrà correre ai ripari al più presto.

Nel loro maniero nel Buckinghamshire, chiamato Clivedon, regalo di nozze del padre di Waldorf, sfilano le più grande personalità del momento; Rudyard Kipllng, Winston Churchill, l’Archiduca d’Austria, Henry Ford, il Primo ministro Neville Chamberlain e il suo grande e caro amico Georges Bernard Shaw.

Aveva soldi, aveva potere, intelligenza e spirito. Era soprattutto combattiva in un mondo totalmente maschile. Nancy Astor era determinata Aad affrontare la nuova vita politica con tutta la sua nota energia. È la promotrice dell’editto che porta a diciotto anni l’età per procurarsi alcool ancora vigente al giorno d’oggi. Si batte con forza per i diritti delle donne; si definisce “un’ardente femminista”. Incoraggia l’ingresso delle donne nel servizio civile, nella Polizia e nella Camera dei Lords. Promuove l’educazione femminile e crea un comitato per combattere i reati sessuali contro i minorenni. Purtroppo, con l’avvicinarsi della seconda guerra, perde il suo buon senso e assume posizioni non chiare verso il nazismo. Il suo forte antisemitismo, il suo deciso anti-cattolicesimo ed altre posizione molto discutibili rendono la sua presenza nella vita politica difficile da sostenere, e, nel 1945, lascia definitivamente la carriera. Si adombra il suo validissimo contributo. Rimane comunque una grande protagonista dell’Inghilterra tra le due guerre e una figura coraggiosa e determinata che ha cambiato la sorte di tante donne.

 

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Da Marguerite de Merode Pratesi ci giunge la saggezza inquieta di Montaigne:
"E’ un impresa spinosa, e più di quanto sembri, seguire un andamento così vagabondo come quello del nostro spirito; penetrare le profondità opache delle sue pieghe interne; scegliere e fissare tanti minimi aspetti dei suoi moti."

Montaigne - Saggi II

ABBIAMO OSPITI – ARTE: Il Giardino Incantato di Sua Eccellenza Filippu de li Testi
Articolo di Giulia Pasquazi Berliri – Autore Ospite de La Lampadina

Era il 1913 e tante navi partivano dai porti italiani dirette verso le Americhe, cariche di giovani pieni di speranze in una vita nuova, fatta di fortuna e benessere. Tra questi c’era il venticinquenne manovale Filippo Bentivegna, figlio di pescatori nato a Sciacca nel 1888, e diretto a trovar fortuna costruendo ferrovie nel Middle West. Ma così non fu perché Filippo ebbe un grave trauma cranico con conseguente amnesia  per cui non fu più in grado di lavorare. Considerato improduttivo e dichiarato inabile al lavoro fu, quindi, rimpatriato. Si racconta che si innamorò di una giovane donna dagli occhi neri ma che questa era già stata promessa. Sfidato il rivale in amore, Filippo ebbe la peggio subendo un violento colpo in testa con un badile. Dopo circa sei anni dalla partenza fece così ritorno nella sua città natale e, con i soldi che era riuscito a guadagnare in America, acquistò una casetta in un appezzamento di terreno in località Sant'Antonio alle falde del monte Kronio, subito fuori Sciacca. Ma il giovane era cambiato sia nel carattere che nella mente.

Mastru Filippu, come lo chiamavano, era completamente analfabeta; non sapeva nulla di storia, di arte, di scultura; ma appena preso possesso del suo terreno, iniziò a scolpire ogni pietra che vi trovava. E lo fece per cinquant'anni. Scolpiva teste, solo teste: teste femminili e maschili, teste serie, teste tristi, teste sorridenti, teste enigmatiche. E ancora teste di antichi guerrieri, di pellerossa, di re con la corona, di papi con la tiara; teste di ruffiani, di nobili, di soldati, di briganti, di contadini. Teste di Hitler, Mussolini, Garibaldi, Fate, Regine. Teste che ricordavano idoli precolombiani, teste simili a mascheroni africani, teste identiche a quelle dei pupi siciliani… Centinaia, migliaia di teste tutte diverse, ma accomunate dall’identico sguardo attonito, perso nel nulla. I pezzi più grandi di roccia divennero simili a gradinate di teatro; ogni spunzone una testa diversa. Ogni roccia di media grandezza si tramutò in un brulichio di cranii spesso uniti uno all’altro come dei Giano bifronte. Persino i sassi vennero scolpiti e abbandonati sull’erba nel punto dove li aveva trovati. Tramutare pietre in teste era diventata per Bentivegna una sorta di vocazione, di imperativo categorico; misantropo, viveva da solo in compagnia di tanti cani, aveva pochi rapporti coi suoi concittadini: diceva di non aver tempo da perdere, che tutto il suo tempo era dedicato allo scolpire. Voleva essere chiamato "Sua Eccellenza" perché si era convinto di abitare in un Regno tutto suo, con tanto di Castello e di Giardino incantato intorno.

A chi gli chiedeva spiegazioni del perché scolpisse solo cranii umani, rispondeva "la testa nasce testa", ossia qualunque cosa abbia una seppur vaga forma di testa "è" una testa: ha vita, pensiero dentro di sé. E facendo "venir fuori" dai sassi le teste, Mastru Filippu "fecondava" la sua terra dandole vita; non per nulla parecchie di quelle teste hanno sulla sommità una sorta di fallo. Ad un certo punto gli vennero a mancare le rocce; iniziò allora a scolpire gli alberi d’ulivo, ma la materia non gli dava la stessa soddisfazione. Così incominciò a scavare per tutti i due ettari del suo terreno, alla ricerca di pietre. Scavò tunnel, cunicoli, grotte, scolpendo direttamente le teste sulle rocce che spuntavano dal tufo; nel frattempo ricoprì ogni parete interna della sua casa con dipinti naif che riproducevano i grattacieli americani. Nel 1967, Filippu de li Testi morì. E' un vero peccato che migliaia di sue opere siano state trafugate quando il luogo cadde in abbandono. 14 sue opere sono attualmente esposte al Museo dell'Art Brut a Losanna: un luogo particolarissimo dove si possono vedere opere realizzate senza un briciolo di conoscenza di tecnica e molto spesso utilizzando solo materiali di fortuna. Gli autori sono in massima parte disadattati, emarginati e psicopatici, ma ci sono anche detenuti, gente tendenzialmente asociale, vagabondi. Tutti personaggi che hanno in comune una "lucida follia", una irrequietezza interiore più evidente o più coltivata che negli altri, proprio come Filippo Bentivegna. Il suo Castello col Giardino Incantato appartiene ora al Comune di Sciacca, che ne ha fatto un Museo a cielo aperto. "La vita umana non è altro che un gioco della follia", questa citazione di Erasmo da Rotterdam è ciò che si legge entrando nel Castello di Filippo Bentivegna, uno sfortunato e geniale scultore che, dopo penose peripezie della sua vita, si ritirò in un podere dove trascorse il resto della sua vita singolare, preso per pazzo, dipingendo e scalpellando gli alberi e i massi che estraeva dalle pareti rocciose per raffigurarvi i sudditi del suo regno ideale di cui poteva considerarsi signore.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Carlotta Staderini Chiatante è convinta, come Philip Roth che:
Il passato è l’unica dimensione al riparo dall’imprevisto.

Da “Il complotto contro l’America”  di Philip Roth

CURIOSITÀ - Un interessante animaletto: il tardigrado
Articolo di Beppe Zezza

Tardigrado: un nome che suona importante. Ed è così: anche se non nelle dimensioni!
Il nome “tardigrado” è stato attribuito dal naturalista Lazzaro Spallanzani a un animaletto invertebrato dalle dimensioni microscopiche (inferiori a un mm) per il fatto che si muove lentamente con un’andatura simile a quella di un orso. Anche se sono abbondantissimi in natura (ne esistono un migliaio di specie diverse) certamente non ne abbiamo mai visto uno: a motivo delle loro dimensioni, per osservarli serve un microscopio! Sono “animali” a tutti gli effetti: hanno uno scheletro (esterno: esoscheletro), una bocca attraverso la quale si nutrono, un apparato digerente, un sistema nervoso, delle zampe (quattro paia), un sistema sessuale – in alcune specie ci sono ‘maschi’ e ‘femmine’ altre specie sono invece “ermafrodite” e metodi riproduttivi assai diversificati. Questo animaletto è oggetto di studio perché dotato di caratteristiche di adattamento all’ambiente che definire eccezionali è dire poco: mentre la vita “attiva” è di circa un anno, possono andare in “quiescenza” (una forma di letargo) e essere in grado di riprendersi (cioè ritornare “vivi” e in grado di riprodursi) anche dopo decine di anni al venir meno delle condizioni ambientali che ne hanno determinato la “quiescenza”.

La letteratura riporta i casi di tardigradi presenti in un muschio conservato per oltre 10 anni in un freezer a – 80°C e di altri rimasti per 30 anni in ghiacci dell’Antartide ritornati attivi poco tempo dopo lo scongelamento. Possono sopportare temperature elevatissime (fino a +150°C), pressioni di oltre 6000 atmosfere, totale disidratazione e mancanza di ossigeno. Una caratteristica che ha suscitato particolare interesse è la resistenza all’esposizione alle radiazioni: i tardigradi possono sopportare livelli di radiazione cento volte superiori a quelle che sono letali per l’uomo. Una equipe giapponese ha sequenziato il DNA di una di queste specie e ha individuato il gene che codifica una proteina presente probabilmente solo in essi. Questa proteina, aggiunta a cellule umane in coltura, incrementa di oltre il 40% la loro resistenza alle radiazioni. In un futuro questo potrebbe essere utilizzato per proteggere il personale che per motivi professionali è maggiormente  esposto a radiazioni. Molti di coloro che ne hanno sentito parlare si sono letteralmente innamorati dei tardigradi, al punto che su Facebook si sono costituiti dei gruppi. Uno di appassionati “tardigrado” e uno di ecologisti spinti “Lasciate in pace i tardigradi” e internet pullula di articoli. Vi ricordate come anni fa impazzava tra i ragazzi un giochino per smartphone che invitava a nutrire un pulcino? Era del tutto virtuale ma aveva un grandissimo successo. Credo che, se adeguatamente presentata, potrebbe avere altrettanto successo, con in aggiunta la possibilità di ispirare nei giovanissimi un sano interesse per la natura, la proposta, “Come Trovare e Prendersi Cura di un Tardigrado (Orso d'Acqua)”. Su internet un articolo fornisce dettagliate istruzioni su come procurarsi dei tardigradi, su cosa fare per osservarli – è necessario solo un microscopio ottico - e nutrirli. Ecco  una idea-regalo per il prossimo compleanno di un figlio o nipote!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Carlo Verga ci propone  un parere sul mito:
"Nell’uomo, la propensione al mito è innata. Egli si getta avidamente su tutti i casi misteriosi o sorprendenti, della vita di coloro che si sono, in qualche modo distinti dai loro simili, e inventa una leggenda  cui poi si attiene con fede fanatica. La protesta della Fantasia contro la banalità dell'esistenza. I casi della leggenda diventano il più valido passaporto dell’eroe per l’immortalità"

Da “La luna e sei soldi” di W. Somerset Maugham

STORIA - L’immagine e la narrazione del passato: i campi di detenzione nel cuore di Parigi 1943/1944
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Nel 1933, poco dopo la presa del potere i nazisti crearono la “Reichkulturkammer”, una specie di “Camera della cultura nazista”. Solo chi ne faceva parte poteva lavorare nel campo dell’arte e della cultura ariana e nazista. Questo organismo era lo strumento per dirigere l’intero settore culturale della Germania ed uno dei suoi compiti era monitorare e controllare le aste. Le case d’Asta dovevano registrare le aste in programmazione alla “Reichkulturkammer”. Sui moduli vi era la lista degli oggetti e la loro descrizione. In liste separate vi erano gli oggetti con la scritta “proprietà non ariana”. Le case d’Asta avevano l’obbligo di documentare il prezzo di vendita e il nome dell’acquirente.

Le case d’Asta a Berlino in quel periodo erano più di 20 e tutto ciò che fu venduto tra il 1935 e il 1942 fu registrato e archiviato. Prima della seconda guerra mondiale, Parigi era la capitale globale dell’arte. Nel giugno 1940, arrivò l’occupazione tedesca e una delle prime attività che i tedeschi organizzarono meticolosamente fu quella di redarre dei cataloghi delle opere d’arte, oggetti e mobili appartenenti ai collezionisti. Inoltre dal 1942, tutte le case “abbandonate” dalle famiglie ebree venivano visitate ed il contenuto catalogato. Questa operazione si chiamava “Mobel- Aktion” (operazione mobili) e a occuparsi di ciò era un dipartimento preciso il “Dienstelle Westen”, la cui sede era a Avenue d’Iena 54, nel sedicesimo arrondissement.

Le case parigine svuotate furono circa 38.000 e prima di essere trasportati in Germania, i mobili, quadri, oggetti, opere venivano non solo catalogati ma trasportati in dei depositi parigini: i pianoforti al Musée d’Art Moderne (attuale Palais de Tokyo), libri e musica alla Rue Richelieu, i mobili al 43 di Quai de la Gare (Gare d’Austerlitz), gli oggetti al 87 di Faubourg St.Martin, gli oggetti cinesi al numero 2 di Rue Bassano. 

L’operazione era vasta e furono impiegate non solo numerose imprese di traslocatori ma serviroro circa 600 treni per trasferire tutto in Germania. Furono fatti lavorare i prigionieri ebrei stessi che dovettero trasportare ed imballare quanto sopra nei luoghi sopradescritti e quindi questi indirizzi erano non solo dei depositi ma anche dei campi di detenzione nel centro di Parigi.

L’esistenza di questi campi di detenzione nel cuore di Parigi è molto poco conosciuta. Vi passarono circa 800 ebrei tra il 1943 e il 1944, molti dei quali furono poi inviati a Bergen Belsen. Mi è capitato di vedere delle foto di questi campi nel cuore di Parigi. Immagini totalmente prive di qualsiasi descrizione, estremamente toccanti. L’efficacia che queste immagini possiedono è superiore a qualsiasi testo e dimostrano che l’uso dell’immagine può da sola creare la narrativa del passato.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Da Beppe Zezza, a proposito di coloro che si sottopongono a diete alimentari ferree:
"Ci sono alcuni che vivono tutta la loro vita da malati per poter morire da sani."

Giacomo Biffi, per qualche tempo cardinale di Bologna

ABBIAMO OSPITI – PSICOLOGIA: Dimmi che padre hai avuto e ti dirò che uomo cercare
Articolo di Maria Cristina Zezza - Autore Ospite de La Lampadina

Spesso abbiamo sentito parlare del Complesso di Edipo nello sviluppo dei bambini, in cui in una determinata fase dell’infanzia il bambino vuole conquistare la madre contrapponendosi al padre. Meno spesso si parla del corrispettivo femminile, ossia il complesso di Elettra in cui la bambina, desiderando conquistare il padre, si mette in competizione con la madre. Nelle bambine, l’"attrazione" nei confronti del padre fa sì che la figura paterna, con le sue peculiarità, diventi il modello che verrà adottato come confronto nelle relazioni sentimentali dalla donna adulta. La scelta inconsapevole di un partner simile al padre o la scelta inconsapevole di un partner totalmente differente dal padre potrebbero portare la donna a costruire relazioni disfunzionali per se stessa. Se il complesso di Elettra non viene superato ed elaborato la bambina, diventando donna, continuerà a ricercare ossessivamente ed inconsapevolmente le caratteristiche paterne nei partner sentimentali. Questo da un lato può portare le donne a ricercare nella relazioni  le stesse caratteristiche disfunzionali avute nella relazione paterna riproponendo quindi i modelli disadattivi appresi nell’infanzia o, al contrario, se la figura paterna è stata idealizzata ad avere come metro di giudizio il padre idealizzato ed ogni partner quindi risulterebbe inadeguato. Queste donne si sentono eternamente insoddisfatte e critiche nei confronti degli uomini, poiché non riescono a consapevolizzare come dentro di loro stiano ricercando un padre partner piuttosto che una vera relazione matura. Sono donne che non riescono a sviluppare una autonoma capacità di contenimento ed amorevolezza nei confronti di sé.

Quale padre – Quale partner?

  1. L’autoritario. Chi ha avuto un padre autoritario, severo ed intransigente, spesse volte impegnato e assorto solo nelle attività lavorative/professionali, potrebbe sviluppare una forte insicurezza e bassa autostima per cui tenderà a ricercare un partner altrettanto dominante duro e discontinuo in quanto è il modello relazionale che ha imparato. Il partner ideale e funzionale a cui dovrebbe aspirare è, invece, un partner che ami il dialogo (comunicazione che non è stata possibile nella relazione paterna), che ascolti e non giudichi, creando un rapporto paritario e simmetrico. Una valida alternativa è l’autorevole, che si pone come guida, ma è aperto al confronto, che dà sicurezza, ma non toglie l’autonomia.
  2. L’amicone. Il padre amico se da un lato ha permesso la confidenza, la spensieratezza e il buonumore, dall’altro non ha rappresentato una figura-guida forte e quindi può indirizzare verso comportamenti superficiali e perennemente infantili. Per contrapposizione, la scelta di un partner funzionale potrebbe ricadere su un uomo concreto e pratico, che prenda in mano la sua vita con responsabilità. Può essere adatto anche un compagno ironico e “leggero”, a patto che la donna non diventi la colonna portante della coppia, facendo da madre invece che da compagna.
  3. Il disinteressato. La terza tipologia paterna è quella del padre disinteressato ed emotivamente assente nei confronti della figlia. Un padre così è un evitante, che spesso nasconde dietro la sua evanescenza il suo essere anaffettivo. Spesso costruisce rapporti frammentati con la figlia, fatto di assenze e di poca comunicazione, che possono portare a scatenare paura, insicurezze e rabbia, ma anche chiusura verso il mondo maschile, pensando che mai nessuno possa mai comprenderla veramente. Il rischio di duplicare la stessa dinamica è quello di rincorrere uomini centrati su se stessi, egoisti e sfuggenti, che si danno poco e che non danno mai certezze. meglio mirare a compagni empatici, consapevoli della propria emotività, che non hanno paura di esternarla e di mettersi in gioco con il cuore.
  4. L’inimitabile. Questa tipologia di padre potrebbe essere il padre ideale, che non solo fa sorridere, ma protegge ed educa con tenerezza e collaborazione con la madre. Avere avuto un padre così, non solo fa crescere una figlia come donna sicura e autonoma, ma le permette di relazionarsi in modo sereno con il genere maschile, conscia delle sue potenzialità e consapevole di ciò che cerca in una storia. Tuttavia, chi ha avuto un padre presente, empatico, supportivo e presente potrebbe rimanere incastrata nella visione del padre come “uomo migliore del mondo”. Questa tipologia di donne potrebbe essere attratta dall’esatto opposto: uomini inconcludenti e che abbassano l’autostima, poiché desiderano inconsciamente che il padre rimanga l’uomo migliore della propria vita. L’uomo “giusto” da cercare, invece, sarà quello che, come il padre, le trasmetta la stima di sé dimostrandosi interessato a lei sinceramente, rispettandola e amandola ogni giorno.

Le nostre relazioni dell’infanzia, dunque, creano dentro di noi dei modelli relazionali su cui baseremo le nostre relazioni adulte. Essere consapevoli delle nostre ferite e dei nostri vissuti ci permette di poter intervenire per arrivare a conoscere quell’amore che tanto avremmo voluto e che tanto vorremmo.

 “La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento”  (N. Branden)

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Lucilla Crainz Laureti concorda con un pensiero di Mark Twain:
"Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite."

Da “Comportati bene e resterai solo. Un manuale cinico sulla dannata razza umana” raccolta di scritti di saggi, articoli, j’accuse di Mark Twain

COSTUME: Quanta vita?
Articolo di Lalli Theodoli

Giorni fa, stavo innaffiando le piante in terrazzo, a mano con l’innaffiatoio. L’estrema siccità dei mesi scorsi ci ha invitato a non sprecare acqua anche a Roma. Di colpo l’innaffiatoio si e disintegrato nelle mie mani. Mi è rimasto in mano il manico ed il resto è crollato a terra in pezzi annaffiando violentemente me! Di ritorno dal mare voglio sciacquare dal sale pareo e costume. A mollo nella bacinella. La afferro per spostarla. Di colpo mi rimane in mano un pezzetto ed il resto cade frantumato in terra. Di nuovo annaffiata! A questo punto non posso non ricordare che, durante l’inverno scorso, nell'aprire l’armadio per prendere gli scarponi da sci, al loro posto ho trovato la suola staccata e un po’ di pezzetti appiccicosi. Ma anche lungo le piste mi è capitato di vedere venire giù sciatori con in mano un pezzo di scarpone e che faticosamente, scalzi, in equilibrio precario su un unico sci, cercavano di guadagnare la valle. Che succede? L’annaffiatoio era vecchio? Anche la bacinella e gli scarponi? Forse si. Ma quello che dà da pensare è il cedimento improvviso, senza preallarmi, di questo genere di materiali. Non uno scricchiolio, non una crepa, ha preceduto la disfatta! In alcune strade stanno rifacendo le condutture dell’acqua. Mettono sotto traccia i soliti tubi scuri in PVC, In altre posizionano i corrugati che poi conterranno fili telefonici o altro. Quanto dura questo genere di materiale? Mi incuriosisco. Vado su internet a cercare.

Le risposte mi paiono vaghe. Alcune danno la durata a 70 anni, altre parlano di più generazioni. Ma la garanzia è per 30 anni. Mi documento ancora. La prima conduttura per acquedotti in PVC è stata fatta nel 1937. Che ne è stato? Dove si trova? Si è squagliata o ha brillantemente superato i suoi 80 anni? Il PVC è riciclabile in massima parte. Viene riciclato perché è morto o solo per necessità di ampliamento o cambiamento di impianti? Ho avuto un incubo.

Ho sognato che all'improvviso dopo 80 anni dalla installazione, di botto, tutte le condutture di una città avevano ceduto contemporaneamente: acquedotti, fogne, impianti di irrigazione, corrugati per le telecomunicazioni, utensili domestici in plastica erano collassati. La città di colpo inabitabile: senza acqua, scarichi rotti straripanti ovunque, comunicazioni interrotte. Ho bisogno di sapere che il mio incubo non si avvererà. Ho bisogno di sapere che la casa che sarà abitata dai miei nipoti non subirà questo terribile destino. Ho bisogno di essere rassicurata.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

APPUNTAMENTI

Il Coro del Lunedì
nell'ambito delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale 2014/2018 organizza la

XIII Rassegna
Tanto Per Cantare 2017
...nostalgia e speranza nei canti dei nostri soldati nella
Grande Guerra '15 - '18

venerdì 15 settembre 2017 
ore 20.00
Cortile del Casale di San Pio V
Via del Casale di San Pio V, 44 

Leggi di piu...

*******

FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là...

Numeri UE - L'Unione Europea rappresenta il 7% della popolazione mondiale, produce il 25% del PIL mondiale e offre il 50% del welfare mondiale.
BZ

*

Sistemi per comunicare - Alcuni anni fa è nato il FingerReader, un dispositivo che permette la lettura di qualsiasi testo non in Braille ai non vedenti, e ora si parla di SignAloud: guanti che traducono il linguaggio dei segni (per ora quello americano). Nasce a Seattle ad opera di due studenti dell’University of Washington che hanno ideato guanti che contengono sensori che rilevano dati sui movimenti delle mani, li trasmettono a un pc che li confronta con un database che ne fa un matching con i vocaboli della lingua dei segni e il gioco è fatto. I SignAloud possono essere usati per comunicare con i non udenti e anche in ambito medico, per monitorare i progressi delle persone colpite da ictus in riabilitazione.
CV

*

Il Food per Amatrice - Si cominciano a vedere i primi segni di ricostruzione ad Amatrice. Il Villaggio del Food progettato dallo studio Stefano Boeri con otto costruzioni, un bar e sette ristoranti, sta per aprire per dare ai ristoratori di Amatrice una sede per le proprie attività e ai visitatori un luogo per gustare le specialità locali.
MdM

*

Teatro in tre versioni - Ad ottobre apre a Milano il Teatro Maciachini per l’infanzia e l’adolescenza. Progettato da Italo Rota prevede una grande flessibilità con un sistema di tribune sollevabili e spostabili che danno vita a tre diverse configurazioni.

*

Dormiglioni attenti alla scossa-  Dagli Usa è arrivata la sveglia a braccialetto: all’ora della sveglia attiva una vibrazione; se non ci alziamo, il passo successivo è un allarme sonoro; se proprio non vogliamo saperrne, ci arriverà una leggera scossa elettrica! Pare che, per spirito di autoconservazione, dopo poco tempo dall’adozione di questo braccialetto, appena sentiremo la vibrazione, ci sveglieremo immediatamente!
ICH

*

Res Gestae a Pompei - A Pompei, in un recente scavo sotto un’abitazione ottocentesca, sono comparsi notevoli ritrovamenti. Nei pressi di Porta Stabia, è stata scoperta una tomba monumentale in marmo con la più lunga epigrafe funeraria mai ritrovata. Lunga oltre quattro metri, l’epigrafe è una vera e propria biografia del defunto, nella forma delle res gestae (ovvero della descrizione delle imprese compiute in vita). Sono state individuate anche tracce di una carovana, prima testimonianza dei tentativi di fuga da parte dei pompeiani. “L’epigrafia dà un grande contributo a storici e archeologi. Quest’ultimo ritrovamento ci restituisce un personaggio che ci era sì noto, ma solo attraverso fonti non ufficiali, come le iscrizioni murali di cui era oggetto, a causa del suo coinvolgimento nei giochi gladiatori”.
MdM

 

*******

 

CHI SARA'
DI SCENA?

Cari Lettori, eccoci ad un nuovo appuntamento per le mie segnalazioni teatrali.
Patrizia Circosta

***

Il Giardino Ritrovato
di Palazzo
Venezia

Ancora fino al 15 settembre il programma degli eventi nel giardino di Palazzo Venezia  al Vittoriano, Castel Sant'Angelo e altri luoghi d'arte del Lazio.

 

RomaEuropa
Assolutamente da consultare il cartellone del RomaEuropa, REF per gli amici, ormai giunto alla sua edizione n. 32, che quest’anno animerà le scene dei teatri di Roma dal 20 settembre fino al 2 dicembre. Si tratta senza dubbio di uno dei più importanti festival europei che vi invito a non mancare. Come sempre un’offerta ricchissima, basti pensare che andranno in scena 60 spettacoli, in 24 luoghi diversi, che vi saranno 7 prime assolute e 340 artisti provenienti da 32 paesi! Inoltre quest’anno il REF è completato da nuove sezioni tra cui il REF Kids dedicata ai più piccoli!

Inaugurazione affidata a Sasha Waltz, considerata una dei più importanti coreografi viventi, con lo spettacolo “Creation” in scena al Teatro Argentina dal 20 al 23 settembre.

Sempre per la danza, segnalo Sidi Larbi Cherkaoui e Eastmen con “Fractus V”, in scena dal 26 al 27 settembre all’Auditorium della Conciliazione e Dada Masilo che torna con “Giselle” dal 28 settembre all’1 ottobre al Teatro Olimpico, The Holy Body Tattoo Godspeed You! Black Emperor con “Monumental” in scena dal 13 al 14 ottobre all’Auditorum della Conciliazione.

Per il teatro, Aurélien Bory e la Compagnie 111 in “Espace”, in scena dal 7 all’8 ottobre al Teatro Argentina e la regia di Julien Gosselin per “Les particules elementaires” di Michel Houellebeck al Teatro Vascello dal 18 al 19 novembre.

Al Parco della musica, con la direzione di Antonio Pappano si potrà assistere all’opera “Krol Roger” di Karol Szymanowski, in forma semiscenica, regia di Masbedo. Lo spettacolo inaugura la Stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e andrà in scena dal giovedì 5, sabato 7 e lunedì 9 ottobre.

Gli spettacoli del REF sono numerosi ma vanno in scena per pochi giorni, per questo motivo è consigliabile acquistare i biglietti in anticipo. REF prevede la possibilità di acquistare sia biglietti singoli sia degli abbonamenti decisamente vantaggiosi. Per saperne di più: https://romaeuropa.net/.

Teatro di Roma
Ed ecco la stagione ricchissima di appuntamenti, del Teatro di Roma molti dei quali di grande interesse, che ci porteranno a frequentare intensamente sia il teatro Argentina sia il teatro India.

*******

MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

LONDRA

Tate Britain - Queer British Art 1861-1967 Curatore Clare Barlow. Con questa interessante mostra, che esplora il mondo omosessuale con dei lavori del 1861-1967, viene celebrato il cinquantesimo anniversario della depenalizzazione parziale dell'omosessualità maschile in Inghilterra. Una porta aperta all’identità lesbica, gay, bisessuale, trans e queer (LGBTQ). Con i dipinti, i disegni, le fotografie personali e il film di artisti come John Singer Sargent, Dora Carrington, Duncan Grant e David Hockney, si celebra la diversità dell'arte britannica come mai prima parlando di storie, dal giocoso al politico e dall’ erotico al domestico.
Fino al 1 ottobre 2017.

V&A MuseumPlywood: Material of the Modern World.

In questa mostra si esplora, con 120 oggetti realizzati, la storia del legno compensato e le sue applicazioni nel design e in architettura. Questo materiale leggero, resistente, versatile, economico è il materiale ideale per creare una serie di oggetti innovativi. Per la sua facilità d’uso, i suoi bassi costi di produzione, il legno compensato è, nella storia del design, il materiale da sempre utilizzato per sperimentare forme nuove.
Fino al 12 Novembre 2017.

 

 

ROMA

Palazzo Braschi: Piranesi. La fabbrica dell’utopia.

Con 200 opere grafiche la mostra di Palazzo Braschi celebra tra studi d’architettura e scorci apocalittici, la città utopica, messa in cena dal più grande acquafortistica del settecento veneto. Le sue architetture impossibili e le storie fantastiche che illustra sono tutte ispirate alla grandiosità delle rovine romane.
Fino al 15 ottobre 2017.

 

 

MILANO

MUDEC: Klimt Experience. Direzione scientifica di Sergio Risaliti.

Certo che questa nuova tendenza alla spettacolarità multimediale è un po’ sorprendente. E' un gioco e si perde il senso del sapore dell’opera. Ma forse è un nuovo modo per far conoscere da vicino le opere dei grandi? In questo caso anticipa di poco il centenario della morte dell’artista viennese e racconta con immagini, suoni, musiche e evocazioni, l’universo pittorico, culturale e sociale in cui visse e operò Klimt e di cui il pittore austriaco fu assoluto protagonista.
Fino al 7 gennaio 2018

 

 

AQUILEIA

Museo Archeologico Nazionale di Aquileia: Volti di Palmira ad Aquileia a cura di Marta Novello e Cristiano Tiussi. La prima mostra in Europa che illustra il gravissimo danno condotto dal terrorismo fondamentalista Islamico al patrimonio dell’umanità. Importanti frammenti di memoria distrutti in modo irriparabile. La mostra raccoglie sedici pezzi originari di Palmira, alcuni dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali e otto da Aquileia. Una parte importante delle opere esposte nella mostra proviene dal Museo della Custodia di Terra Santa, in coincidenza di una sua temporanea chiusura per restauri, mentre altre vengono concesse in prestito dai Musei Vaticani, dai Capitolini, dal Museo Barracco e dal Museo Tucci.
Fino al 3 ottobre 2017.

 

*******

LA LAMPADINA
LIBRI

Questo mese Carlotta, ci propone un'appassionata recensione:

IL MINISTERO DELLA SUPREMA FELICITÀ
di Arundhati Roy
Ed. Guanda - 2017
Pag. 496
Traduzione: Federica Oddera

A vent’anni dalla pubblicazione del booker prize, “Il dio delle piccole cose”, la scrittrice indiana Arundhati Roy, attiva militante letteraria dei diritti umani, ci travolge con questo romanzo fiume dedicato agli inconsolabili ed ai discriminati.
Il romanzo è uno spaccato dell’India moderna (che quest’anno festeggia i 70 anni di indipendenza), e sullo sfondo, la cruenta guerra in Kashmir e la sua occupazione militare che perdura da 25 anni.
In una intervista l’autrice asserisce che “restare in silenzio dopo che la destra nazionalista è andata al governo in India è un lusso che non posso più permettermi”. L’autrice è molto critica nei confronti del Presidente Modi, denunciandone la forte spinta nazionalista hindu e non risparmia critiche neppure a Ghandi colpevole di non essere mai stato contrario alle caste. E ancora: “L’dea è quella di scrivere un libro sull’aria che respiriamo. Perché nell’aria c’è tutto:il terrore, l’intimità, la politica. Ci sono contesti in cui solo la letteratura riesce a dire la verità. Se viaggi o vivi in Kashmir, dove da venticinque anni è in corso la più grande occupazione militare del mondo, non basta riuscire a produrre rapporti sulle violazioni dei diritti umani, articoli di giornale o cataloghi di morti e scomparsi.
La letteratura può raccontare cos’è davvero il terrore: quello delle persone terrorizzate e quello delle persone che terrorizzano, il terrore dei soldati e quello delle persone che non sanno se i loro figli torneranno a casa domani.
Solo un romanzo può fare tutto questo”.
La storia è travolgente e viene raccontata attraverso le vite ed i sentimenti dei protagonisti per i quali l’autrice ha un estremo riguardo, sembrano tutti dipinti con la delicatezza dell’acquerello, rendendoli veramente unici.
Sarà proprio la  diversità dei personaggi di questo romanzo, la comunità degli “hijira” (corpi maschili con animi femminili), i combattenti kashmiri braccati dai miliziani, le tribù maoiste della foresta, le donne stuprate, gli intoccabili, i musulmani scampati al massacro del 2002 nel Gujarat… sarà la diversità la risorsa dei reietti che affollano questo libro. Si potrebbe dire una sorta di virtù della diversità.
Una lettura meravigliosa ed incredibile che fonde tenerezza poesia e brutalità. Una fiaba con ingredienti universali, crudele, poetica e filosofica. Un’opera potente contro tutte le ingiustizie, i pregiudizi, le diseguaglianze di un continente così contraddittorio. Un romanzo sempre in bilico tra felicità e dolore, fisicità e spiritualità, virilità e femminilità, in cui le varie storie frantumate, dilaniate e resistenti sono sempre “uniche” e quindi così preziose.
P.S. Sulla copertina del libro, troverete l’immagine di una pietra tombale. Non a caso il romanzo è ambientato tra il cimitero di Dehli, dove sono stati costretti a vivere alcuni dei protagonisti e dove una notte… appare una bambina ed i cimiteri del Kashmir.
Questa copertina del libro voluta e curata personalmente dall’autrice vuole ricordarci che viviamo in un periodo pericoloso per il nostro pianeta dal punto di vista ambientale e rischiamo tutti noi, come specie ,di vivere in un cimitero

Continua a leggere...


 

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

Se desideri cambiare l'indirizzo e-mail al quale la newsletter viene inviata clicca qui.

Se desideri segnalare "La lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.


Attenzione!
Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003),
le e-mail informative e le newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Vogliamo informarla che il suo indirizzo si trova nel nostro indirizzario, in quanto un Suo amico l'ha iscritta alla newsletter "La Lampadina" e che fino a oggi le abbiamo spedito informative e newsletter riguardanti le nostre iniziative mediante il seguente indirizzo e-mail: newsletter@lalampadina.net
Sperando che Lei voglia continuare a ricevere le nostre e-mail, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati con riservatezza, nel rispetto delle normative vigenti e che non verranno divulgati. In ogni momento sarà possibile chiedere di essere rimossi dall'indirizzario cliccando qui
Una non risposta, invece, verrà intesa come consenso alla spedizione delle nostre e-mail.

Grazie
Il Team de La lampadina