ABBIAMO OSPITI – CURIOSITA’: la forchetta nella storia

Articolo di Vittoria Codacci Pisanelli – Autore Ospite de la Lampadina

NL16 - forchetta - 1 - arielChissà se Ariel, nella celebre scena in cui si pettina i lunghi capelli ramati con una forchetta, ha pensato almeno per un momento che quello strumento a quattro punte avesse una storia così lunga da raccontate eppure la stessa scena del noto film di Walt Disney riproposta a un pubblico dell’Italia dell’anno Mille non avrebbe suscitato tanta ilarità.
Poiché sebbene vi siano chiare testimonianze dell’esistenza di questo prezioso utensile nella Bibbia e quindi in epoca romana, la forchetta trovò forti resistenze prima di riuscire ad affermarsi, in un arco temporale di oltre 500 anni, come strumento da tavola.
In poche righe – e molte lacune storiche – possiamo dire che la primissima traccia di forchetta si ha in Egitto quando uno strumento a doppia punta era utilizzato in occasione di riti sacrificali per elevare, appunto, l’oggetto del sacrificio.
Poi vennero i Greci che, soprattutto se ricchi, avevano in uso strumenti vari per portate il cibo alla bocca, passando per strani ditali che dovevano evitare di sporcare la punta delle dita fino a lei, la prozia della forchetta.
Dai Greci ai Romani il passo è breve e i reperti aumentano. Ma, mentre l’Impero Romano d’Occidente dissolvendosi portò via tra i cocci imperiali anche le forchette, nell’Impero Romano d’Oriente esse rimasero componente fissa dell’attrezzatura per desinare, tra aristocrazia e mercanti. Solo nell’anno Mille o giù di lì, grazie a una principessa bizantina andata in sposa a un Doge veneziano, la forchetta tornò in Italia in diversi esemplari contenuti nella valigia della nubenda, costituenti quindi dote della stessa. La principessa morì dopo breve tempo ma la forchetta rimase a palazzo, suscitando scalpore e distanza.
La Chiesa in particolare la considerava oggetto “sulfureo” e di qui la reticenza all’uso e il bando assoluto furono determinanti, rendendo il passaggio a un uso incolpevole dello strumento irto di difficoltà e lungo ben 500 armi!
Da Venezia la forchetta arrivò a Firenze e da qui per il tramite di un’altra sposa, Caterina de’ Medici, arrivò in Francia. Solo però col trasferimento della Corte del Re Sole a Versailles, la forchetta, da semplice stravaganza (non più connotata da aspetti deplorevoli), venne del tutto sdoganata – senza dazi di alcun genere.
L’ultimo baluardo della forchetta in ordine temporale sono state proprio le mura dei conventi, nel Settecento o giù di lì.NL16 - 6 - forchetta - 2 - prototipo attuale
La povera forchetta così come la conosciamo oggi è quindi sopravvissuta a ingiurie e calunnie dai contenuti più vari. Si diceva che fosse un oltraggio a Dio utilizzarla poiché l’essere umano è dotato di dita per mangiare e quindi non avrebbe avuto senso usare qualcosa che le sostituisse. E ancora la forchetta considerata come strumento effeminato, non certo idonea a uomini veri e corpulenti; infine come detto – uno strumento diabolico, a uso esclusivo di Satana.
Eppure la forchetta, ormai confidenzialmente “Lei”, ha resistito. Anche grazie a chi nel tempo, deve averne intuito l’utilità e perorato la causa. Tant’è che nella pancia de “La Girona” affondata al largo dell’Irlanda nell’anno 1588 furono trovate casse infinite di posate, tra cui moltissime forchette. Almeno in Spagna aveva qualche followers!
E nel tempo “Lei”, ha anche mutato il look in base alle esigenze. I rebbi da due sono diventati prima tre poi quattro. Nella variante odierna esistono entrambe (da pasto, da pesce e da dolce). La consistenza é stata nel tempo di diversi metalli, preziosi o da battaglia. Come oggi, del resto. Diversamente da ieri, a testimoniare la confidenza che si ha a farla entrare in casa propria senza remora alcuna, vi è chi vi incide addirittura lo stemma familiare o l’iniziale come segno di appartenenza.
Eppure, se la vita fosse un cartoon – ipotesi auspicabile di questi tempi – è altamente probabile che infilzeremmo il cibo con le dita ma useremmo certamente una forchetta per pettinarci!
Vittoria Codacci Pisanelli

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30 Aprile 2013 16:37

Cara Vittoria,
complimenti! Articolo molto interessante. Soprattutto il ritrovamento del galeone spagnolo di cui non ero a conoscenza. Mi piacerebbe confrontarmi con te sul tema, perché ho fatto uno studio sugli usi ed il galateo della tavola nei secoli che é in via di pubblicazione.
Accludo qui di seguito la parte relativa alla forchetta sperando possa interessarti.
A presto
Gloria

La forchetta
….La prima testimonianza letteraria dell’uso della forchetta la troviamo in una novella del 1376 del fiorentino Franco Sacchetti il quale raccontava che, mentre tal Noddo “…n’aveva già mandati (giù) sei bocconi (di maccheroni) che Giovanni aveva ancora il primo boccone sulla forchetta.” Dall’Italia la forchetta si diffuse, non troppo rapidamente, in Francia e poi nel resto dell’Europa. Il Filosofo Montaigne nel suo Journal de voyage en Italie, narrava di un banchetto a cui aveva preso parte a Roma nel 1580 dove coltelli, cucchiai e forchette personali si trovavano apparecchiate per i commensali. Agli inizi del XVII secolo l’inglese Thomas Coryat reduce dal grand tour in Italia, al suo ritorno in patria ne aveva adottato l’uso, come ricordava nel suo libro di memorie: “Ho osservato un’usanza in tutte le città e cittadine attraverso le quali sono passato, che non usa in nessun altro paese che io abbia visto nei miei viaggi, e penso anche che nessun altra nazione della cristianità, eccetto l’ Italia ne faccia uso. Gli italiani ed anche molti stranieri che dimorano in Italia usano sempre durante i loro pasti una piccola forchetta quando tagliano la loro carne. Mentre con il loro coltello, che tengono con una mano tagliano la carne nel piatto, impugnano sopra lo stesso piatto la loro forchetta che tengono nell’ altra mano, cosicché se dovesse accadere che chi è seduto in compagnia di chiunque altro al pasto tocchi inavvertitamente il piatto di carne con le proprie dita dal quale tutti gli altri alla tavola tagliano, questo sarà occasione di offesa nella compagnia per aver trasgredito le leggi delle buone maniere, pertanto per il suo errore sarà almeno (…) ripreso a parole (…) le forchette sono per la maggior parte di ferro o “acciaio”, e alcune in argento, ma queste usate solo dai gentiluomini. La ragione di questa loro stranezza e che gli italiani non si possono indurre in nessun modo a toccare il loro piatto con le mani perché dicono che le dita di un uomo verosimilmente non sono pulite. Quindi io stesso ritenni corretto imitare la moda italiana del taglio della carne con la forchetta, non solo quando ero in Italia ma anche in Germania e spesso in Inghilterra da quando sono ritornato a casa.”
Il Parini, ne “Il Giorno”, testimonia l’uso – a metà del settecento – al pranzo del Giovin Signore della “forcina”, termine con cui all’epoca veniva designata la forchetta.
Un tempo ed ancora adesso presso alcune Corti europee, le posate e gli altri apparati della tavola del Monarca erano d’oro o di vermeille, mentre per gli altri invitati d’argento, come accade ancora oggi ad esempio presso la Corte danese.

Vittoria Codacci-Pisanelli
Reply to  Isabella Confortini Hall
3 Maggio 2013 21:12

Grazie Gloria! Molto interessante quanto scrivi.
Avevo scritto la mia relazione per una cena dell’Accademia Italiana della Cucina. Con la tua ricerca avrei fatto un figurone! Vittoria

Beppe Zezza
24 Aprile 2013 16:47

Interessante articolo divulgativo sull’uso di questo strumento.
Devo però contestare una affermazione dell’autrice. Ella dice:
“La Chiesa in particolare la considerava oggetto “sulfureo” e di qui la reticenza all’uso e il bando assoluto furono determinanti, rendendo il passaggio a un uso incolpevole dello strumento irto di difficoltà e lungo ben 500 armi!”
L’autrice fa riferimento a una lettera di San Pier Damiani che stigmatizza l’uso della forchetta da parte della nobildonna orientale andata sposa al Doge veneziano. – uso che induceva la signora a considerarsi “dappiù” degli altri comuni mortali stimolandone la superbia (questa sì “sulfurea”!)
A me non risulta che la Chiesa si sia mai espressa contro l’uso della forchetta (dandole addirittura “bando assoluto”!)
(Forse non è a tutti noto che quando si scrive “la Chiesa dice” o si fa riferimento a qualche documento ufficiale del Magistero o si dice qualcosa di inesatto).
Se l’autrice dispone di documenti della Chiesa, e non solo di notizie ricavate da internet, che si esprimono come da lei affermato sarei ben lieto che me li indicasse.
Constato che oggigiorno vengono frequentemente raccolte e rilanciate notizie, prive di fondamento, che tendono a dipingere la Chiesa come organismo che si oppone a qualunque “progresso” sia della scienza che del costume. Per amore di verità mi faccio un punto di onore di verificarne la autenticità.

Reply to  Beppe Zezza
24 Aprile 2013 18:38

Per dovere di Redazione, comunico a Beppe Zezza che “oggetto sulfureo” è stato scritto da me in sostituzione di “oggetto diabolico, forse lussurioso”, riportato invece dall’Autrice. Ciò non ha comunque arginato la tua veemente argomentazione…
Ho peraltro inserito in uno dei link dell’articolo,una parte del testo dell’invettiva di San Pier Damiani compresa nella “Institutio Novialis” che però, ahimè, non sono riuscita a trovare nella sua interezza. Tanto dovevo.

Beppe Zezza
Reply to  Isabella Confortini
25 Aprile 2013 10:18

L’invettiva di San Pier Damiani, come altri scritti simili, sono paragonabili a certi articoli di giornale attuali che si scagliano contro i SUV, che riempiono le nostre strade. L’invettiva non e’ contro lo strumento “in se'” ma contro l’uso che ne viene fatto (ostentazione del lusso, status symbol ecc ).
Il link inserito nel testo rende bene l’idea che la opposizione del sant’uomo non era contro la posata, come invece l’autrice lascerebbe intendere.
Ho personalmente svolto una breve indagine sull’argomento : la “opposizione della Chiesa” all’impiego della forchetta viene riportata da wikipedia sia da decine di articoli. Ho allora interpellato un noto “apologeta” chiedendogli cosa ci fosse di vero : e’ letteralmente “caduto dalle nuvole”. Questo mi ha confermato di come sia necessario, prima di dare per scontate certe affermazioni che pur raccolgono molti consensi, verificare di persona.
Considerazione questa di carattere generale!

Vittoria Codacci Pisanelli
Reply to  Beppe Zezza
28 Aprile 2013 12:03

Probabilmente ho fatto una ricerca molto superficiale e inesatta. Non ho nulla contro la Chiesa.

24 Aprile 2013 16:44

Cara Vittoria, mi è piuciuto molto leggere della tua forchetta, ne ho subito cercato una e ti confesso .. mi ci sono pettinata!! Mi piace da sempre pensare che strumenti nati per uno scopo possano, per il coraggio di pensare oltre, passare ad altra funzione ..così solo per il principio di osare dove altri non vanno nemmeno con i sogni. I rebbi della tua forchetta mi hanno fatto pensare ai segni che le mani lasciano nella sabbia quando vogliono sentire, alle donne che hanno graffiato incisioni nella storia permettendoci oggi di scrivere sulla lampadina e non essere solo lettrici di uomini illuminati, agli occhi che sanno vedere nella forchetta l’armonia dei pieni e dei vuoti saggiamente alternati. Infine ti dico che il luccichio della tua forchetta è perfetto riflesso della vostra lampadina ..

Reply to  Domitilla
24 Aprile 2013 20:13

Ciao Domi, anche a me è piaciuto l’articolo sulla forchetta…Ma mi è molto piaciuto il tuo commento. Spontaneo, istintivo, con immagini immediate. Ci sei tu e il tuo sentire.
z Simo

Vittoria Codacci Pisanelli
Reply to  Isabella Confortini Hall
28 Aprile 2013 12:09

Grazie, sei molto carina a scrivere cosi’. Hai colto il senso che volevo dare al mio articolo. Ciao!