ABBIAMO OSPITI – STORIA: Il vincitore di Masada: un bravo soldato e un uomo leale verso il suo Imperatore.

Articolo di Mario Belloni – Autore Ospite de La Lampadina

Lunedì dell’Angelo, Pasquetta per i romani, è andata in onda su Rai2 una miniserie dal titolo “ Dovekeepers – Il
volo della colomba“ tratto da un romanzo di Alice Hoffmann che racconta l’assedio di Masada. Un polpettone storico diciamo “in chiave statunitense” già pesante per la sua durata e per le molte sviste storiche. Ci si aspettava, da un momento all’altro, di vedere il legionario romano con l’orologio al polso.
Certamente inesatto è il modo come è stato rappresentato Flavio Silva comandante romano: come il cattivo dei film western, crudele e visceralmente vendicativo.  Flavio Silva fu invece un personaggio di grande rilevanza nella vita pubblica e militare nella Roma del primo secolo d.C. conquistatore della fortezza di Masada.

I recenti studi seguiti da alcuni ritrovamenti archeologici ed una rilettura del “Del Bello Judaico” dello storico Giuseppe Flavio hanno permesso di restituirgli la reputazione dovuta.

Ma cosa era Masada e cosa successe in quella fortezza considerata inespugnabile?
La rivolta del popolo giudaico contro Roma iniziò sotto il regno di Nerone, nell’autunno del 66 d.C.
A domare la rivolta fu inviato come comandante delle forze romane Vespasiano, il quale proclamato imperatore, mentre stava iniziando l’assedio di Gerusalemme, fu costretto ad interrompere le operazioni per raggiungere al più presto Roma. Il comando fu affidato al figlio Tito che riprese l’azione militare portando a termine la conquista della città con la distruzione del Tempio. Dichiarò vinta la “guerra judaica” e rientrò a Roma, dove nel 71 d.C. celebrò con il padre un grandioso trionfo, di cui resta il ricordo nel celebre Arco di Tito.
Ma la guerra, in verità non era del tutto conclusa. Restavano focolai di ribellione, creati dai rivoltosi più accaniti, i cosiddetti “sicari”, che si erano impadroniti di alcune fortezze fra cui Masada tenendo sotto scacco le forze romane.
Il compito di condurre a termine le operazioni passò prima a Lucilio Basso, e alla morte di questi, a Flavio Silva, che domò le ultime resistenze degli insorti e pose fine alla guerra. Rimase celebre l’espugnazione dell’ultima roccaforte rimasta in mano ai ribelli:  Masada era una fortezza formidabile costruita su uno sperone di roccia nei pressi del Mar Morto.
La sua posizione naturale, circondata da dirupi e le difese apprestate da Erode la rendevano imprendibile.

Flavio Giuseppe racconta che Flavio Silva adottò una soluzione incredibile, facendo costruire un enorme terrapieno che consentiva di attaccare con le macchine da guerra la fortezza non più dal basso, ma sullo stesso piano. Vistisi perduti, la notte prima dell’assalto gli assediati, su ordine del loro capo Eleazar, decisero di uccidersi tutti, comprese donne, vecchi e bambini in modo da non cadere prigionieri dei Romani. C’è il racconto di come ognuno dovette uccidere i suoi cari e come poi fu sorteggiato chi doveva uccidere gli altri. L’ultimo doveva uccidersi chiedendo perdono a Dio perché il suicidio era peccato per la religione ebraica, era l’aprile del 73 D.C.
Le conoscenze sul nostro personaggio si sarebbero arrestate qui, se gli scavi dell’anfiteatro di Urbisaglia, cittadina in provincia di Macerata non ci avessero restituito diverse iscrizioni da cui risulta, anche, che fu appunto Flavio Silva originario di questa città, a costruire a, proprie spese, l’edificio a beneficio dei concittadini. Queste epigrafi inoltre ci rivelano il suo nome intero: L. Flavius Silva Nonius Bassus.

Ai generali vincitori erano riservati solo gli ornamenta triumphalia, cioè tutti gli onori che avrebbe ottenuto un vincitore, con l’esclusione della sfilata che era riservata agli Imperatori e…….figli. Poiché la vittoria era stata già festeggiata, non c’era più la possibilità che venisse ricompensato con gli ornamenta triunphalia, a meno di contraddire il precedente operato dell’imperatore. Le epigrafi di Urbisaglia ci svelano che l’imperatore volle comunque ricompensare adeguatamente il generale meritevole ed a lui fedele.
Lo fece concedendogli un altro importante riconoscimento: lo innalzò cioè al rango dei “patrizi”, equiparandolo, di fatto, ai membri di quelle nobili famiglie che avevano fondato la repubblica. Un’onorificenza assolutamente eccezionale. Vespasiano inoltre sicuramente dimostrò la sua generosità in modo tangibile tanto da permettere a Flavio Silva di regalare un anfiteatro ai suoi concittadini.


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