ABBIAMO OSPITI – PSICOLOGIA: la trappola del ricatto emotivo

Articolo di Maria Cristina Zezza – Autore ospite de La Lampadina

attenzione manipolatoreQuante volte ci è capitato di essere vittime (o autori) di ricatti emotivi per cui se non facevamo come voleva l’altra persona ci assaliva il senso di colpa o ci si prospettava qualche conseguenza terribile (essere abbandonati, non essere considerati bravi figli/partner/amici)?

Il ricatto emotivo è una forma subdola di manipolazione, per la quale il “manipolato” sente di non avere altra scelta che fare come viene richiesto dall’altro anche se questo non è nella sua volontà, sentendosi in qualche modo in trappola.

In qualsiasi modo venga espresso il ricatto, il messaggio sottostante è sempre lo stesso ovvero: se non mi darai quello che voglio te la farò pagare.

Il terreno su cui si muovono tutti i ricattatori è la paura che ha l’altro: paura di perdere la persona a cui si tiene, paura di essere respinti, paura di ferire, paura di non essere “buoni” partner/figli/amici. Il punto di leva è spesso e volentieri il senso di colpa.

600x476 foto di Penny PuiattiCi sono diversi tipi di ricatto emotivo che possono essere messi in atto:

  • La punizione: in questo caso la persona fa capire che se non si farà come vuole la relazione ne uscirà danneggiata. Ad esempio: “se stasera non vieni a trovarmi, non ti rivolgerò più la parola!”, “se fai così ti lascio”, “se fai cosi non ti faccio più vedere i bambini”, “se non fai gli straordinari non ti do la promozione”.
  • L’autopunizione o senso di colpa: in quest’altro caso, la persona non minaccia la relazione, ma fa capire che se non si esaudirà il suo desiderio ne soffrirà molto e sarà solo per colpa nostra. Ad esempio: “se stasera non vieni a trovarmi, sarò sola davanti alla tv, e mi deprimerò”, “se farai/non farai questa cosa sappi che mi farai soffrire”.
  • Il vittimismo: la persona in questo caso fa la parte della “vittima”, cioè di colei che ha sempre dato o fatto cose per gli altri e che non si vede tornare nulla indietro, cercando di suscitare sentimenti di colpa o compassione nell’altro. Ad esempio: “dopo tutto quello che ho fatto per te, dovrei meritarmi almeno una visita stasera”, o “ieri sera non hai risposto al telefono, non ho dormito tutta la notte, e oggi è stata una giornata bruttissima…”. (Rientrano in questa sfera, per il fatto di suscitare senso di colpa, anche coloro che ti ricordano che gli devi un favore, perché loro te ne hanno fatto uno tempo fa)
  • I seduttori: Si tratta del tipo più subdolo di ricattatori: sono quelli che incoraggiano, promettono amore o denaro o carriera e poi chiariscono che, se non ci comportiamo come vogliono loro, non riceveremo nulla.

manipulation1Le vittime dei ricatti emotivi sono spesso persone che hanno dei “punti deboli” che il manipolatore conosce e sui quali fa leva:

  • Bisogno di approvazione, che spinge a fare quello che vogliono gli altri (anche se diverso da quello che si vorrebbe fare) per poter essere apprezzati, stimati e amati.
  • Autosacrificio e sottomissione, per cui si è portati anche a ledere il benessere personale pur di non veder soffrire un’altra persona, o di andare incontro a conflitti e scontri.
  • Paura dell’ Abbandono, per cui si rinuncia al proprio benessere pur di non essere lasciati soli, pur di non perdere la relazione.

I ricatti fanno leva sui nostri timori più profondi, che spesso risultano da esperienze precoci e passate, che hanno instaurato in noi una certa modalità di relazionarci, e di vedere noi stessi. Chi finisce per cadere più spesso nella trappola dei ricatti emotivi sono persone con poca stima di sé, con scarsa autonomia, e persone che sono sensibili al giudizio e approvazione degli altri.

COSA FARE?

immagine 1Innanzitutto bisogna far capire al manipolatore che non cadremo nella sua trappola. È necessario chiarirgli che non pensiamo di essere una persona cattiva solo perché non ci pieghiamo al suo volere. Affermare con decisione che anche noi abbiamo dei bisogni e dei desideri e che ne abbiamo tutto il diritto. E’ importante mostrare alla persona che non abbiamo paura della sua minaccia e che siamo pronti ad affrontare le presunte conseguenze. Spesso, quando il ricattatore vede che non cediamo alle pressioni si rende conto che la sua strategia è inutile e l’abbandona. Ricordatevi che alla lunga fare qualcosa sotto ricatto genere tantissima frustrazione e porterà a sviluppare rancore verso chi ci sta manipolando e comunque non riusciremo a sentirci contenti e soddisfatti di noi anche quando stiamo esercitando un nostro diritto.

Infine, può essere utile rivolgersi ad un professionista con l’aiuto del quale sarà possibile apprendere modalità più equilibrate e benefiche di gestire le relazioni, mettere dei confini, rafforzare l’autostima, riconoscere ed esprimere adeguatamente i propri bisogni, incrementare l’assertività.

Molti si lasciano compatire atteggiandosi spesso a vittime per essere con più buona coscienza carnefici. (E.Rega)

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5 Commenti
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Alessandra
29 Novembre 2018 23:31

In un rapporto di amicizia, frasi come “se sei davvero mia amica come dici, fai così”; “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”; “mi stai deludendo, pensavo mi volessi più bene di così”; “io non ho mai detto di esser perfetta, però”; “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte” e simili come possono essere considerati? La ringrazio.

Massimo
6 Settembre 2016 10:35

Credo che nel ‘900 il senso di colpa abbia instillato nella mente degli uomini un batterio duro a debellare. Oggi è causa delle difficoltà degli uomini a relazionarsi con i suoi simili.
Massimo

Reply to  Massimo
7 Settembre 2016 18:34

Il senso di colpa è il tranello più grande in cui possiamo cadere. Diventa una trappola per chi lo sperimenta e dà potere a chi vuole soggiogarci. Come dice lei è senza dubbio una questione di tipo culturale. Fin da piccoli, infatti, ci viene insegnato dall’educazione che è scortese o addirittura offensivo dire di NO, quasi come se non si avesse il diritto di affermare la propria volontà se questa non coincide con il desiderio di un altro. Qui si apre tutto il discorso sull’assertività come strumento di difesa e affermazione personale, che ci aiuta a non cadere nel circolo vizioso del senso di colpa.

Picci Fontans
5 Settembre 2016 15:34

Articolo interessantissimo e molto chiaro. Penso che pochi riescano a sfuggire a questo tipo di trappola, se non altro per quieto vivere!! È una situazione che si manifesta sia nei rapporti umani più intimi sia in quelli prettamente sociali!
Nel primo caso, si teme una perdita affettiva, nel secondo una perdita di “faccia”!!!

Reply to  Picci Fontans
7 Settembre 2016 18:25

Concordo con lei che la ricerca del “quieto vivere” sia uno dei motivi per i quali si sottostà ai ricatti emotivi. Allo stesso tempo questo tipo di compromesso ci porta a non riuscire a dire “NO” quando vorremmo farlo e non ci consente di liberarci da chi ci ricatta. Questa dinamica può portare a sperimentare spesso uno stato di malessere e frustrazione verso noi stessi e di rabbia verso l’altra persona.