CULTURA: Il Messia? Un violino!

E’ un violino particolare, realizzato da Stradivari nel 1716, unico conservato perfettamente, suonato poco o niente, una leggenda nel mondo degli strumenti musicali.

banner-messiaOra è a Cremona. È la prima volta che lascia l’Ashmolean Museum di Oxford dove è conservato in una teca a temperatura e umidità costante, ha viaggiato con il proprio “custode” mr. Colin Harrison.

A Cremona rimarrà fino al 18 dicembre 2016, dove verrà celebrato, studiato e discusso, è uno strumento assicurato per 20 milioni di sterline.

Jean Delphin Alarda

Jean Delphin Alarda

Il nome Messia gli è stato attribuito casualmente dopo un commento del celebre violinista  Jean-Delphin Alarda che  in visita al laboratorio di Luigi Tarisio, proprietario del momento, così commentò la perfezione del suono e l’integrità dello strumento:

“Veramente, signor Tarisio, il vostro violino è come il Messia degli ebrei: lo si attende ancora, ma egli non appare mai.”

Il messia è stato forgiato nella bottega di Stradivari nel 1716, è stato nella sua bottega fino alla sua morte, poi un breve passaggio al fratello e successivamente acquistato dal conte  Cozio che ne riporta una breve descrizione, “Un bellissimo suono, rotondo ma forte, lavorato con estrema perizia in ogni dettaglio”.

Nel 1827 Cozio vende il violino a Luigi Tarisio, ebanista e commerciante di Fontaneto di Agogna. Alla morte di quest’ultimo del violino sembra si perdano le tracce, fin quando non è stato rinvenuto, sotto paglia, in una stalla delle sorelle del Tarisio. Lo acquista Jean-Baptiste Vuillaume, ebanista francese che ne modifica alcune parti, alla sua morte gli eredi lo venderanno, nel 1890, ai fratelli Hill  & Sons, liutai collezionisti Inglesi per 2000 sterline.

Nel frattempo, nel 1872, lo strumento è esposto alla Exhibition of Ancient Musical Instruments di Londra.

Luigi Tarisio

Luigi Tarisio

Nel 1939 viene donato all’Ashmolean Museum, affinché fosse conservato come “modello dal quale i futuri liutai possano imparare” ma anche con la clausola della inamovibilità e che non fosse mai suonato.

Lo strumento è conservato in eccellenti condizioni, anche grazie al fatto di essere stato mai suonato o raramente. Pochi infatti i musicisti che nel corso della sua lunga storia hanno avuto occasione di provarlo. Esiste qualche dubbio sulla sua originalità, prontamente respinta dai molti esperti, i quali affermano che il legno è lo stesso di altri Stradivari del periodo d’oro.

A proposito di questo violino unico al mondo, è interessante rileggere l’articolo di Giancarlo Ruggeri pubblicato dalla Lampadina del 26 Giugno del 2012. Giancarlo, a proposito del suono dei violini di quell’epoca, ci spiega bene come tra le tante teorie, la più avvalorata sia quella dei forti mutamenti climatici, e conclude l’articolo come segue:
“La combinazione unica fra le proprietà del legno, le caratteristiche ambientali e l’oscillazione climatica multi – decadale, influendo sulla crescita arborea, hanno contribuito a produrre le eccezionali qualità acustiche degli strumenti musicali costruiti da Stradivari. Lunghi e freddi inverni ed estati fresche, producono legno che ha lenta crescita e proprietà acustiche ottimali: i fabbricanti cremonesi utilizzarono l’unico legno per loro disponibile: quello, appunto, proveniente dal periodo del Maunder Minimum. La singolare combinazione fra elevazione, topografia, scarse proprietà nutrienti del suolo e il deterioramento relativamente temporaneo e unico del clima, verificatasi durante il Maunder Minimum, ha fatto sì che i fabbricanti del tempo potessero produrre strumenti dei quali possiamo ancora oggi godere il suono straordinario”.

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Ferrante Pratesi
7 Novembre 2016 17:09

Bell’articolo,molto interessante.
Con quale legno venivano costruiti gli Stradivari? Con l’abete rosso?

Reply to  Ferrante Pratesi
7 Novembre 2016 19:04

Grazie Ferrante per il Suo intervento, Sì, con l’abete rosso, legga l’articolo di Giancarlo Ruggeri, ad un certo punto cita: “… le cellule dell’abete sono leggere e fisiologicamente semplici, incavate e rigide: qualità essenziali per elevate proprietà acustiche. Stradivari e altri famosi fabbricanti possedevano laboratori vicini tra loro, a Cremona, e usarono, quale sorgente di legno d’abete, quello proveniente dalle vicine foreste delle Alpi meridionali. Uno di questi luoghi fu la nota “Foresta dei violini” nel Parco Naturale Paneveggio, situato nella parte orientale del Trentino.”