STORIA: Roma città eterna e i suoi sacchi

Roma in piantaRoma, la “città eterna”, ha subito nella sua quasi tri-millenaria storia, diverse occupazioni, ma tre sono gli episodi, noti come “sacchi” – saccheggi – più rilevanti soprattutto perché hanno determinato un cambiamento nella sua storia.

Il primo “sacco” è avvenuto nel 390 a.C, ad opera dei Galli guidati da Brenno. Chi non ricorda le oche che, starnazzando, smascherano l’attacco a sorpresa e salvano il Campidoglio dall’assalto finale degli assedianti e il “Vae victis”: guai ai vinti, di Brenno che getta la spada sulla bilancia dove si sta pesando l’oro del riscatto?
Fu una sonora sconfitta che si infisse nella memoria della città e condusse i Romani a rivedere i propri ordinamenti e costituì il motore più potente per la sua politica imperialista.

Estensione dell'Impero Romano al suo massimo splendore

Estensione dell’Impero Romano al suo massimo splendore

Il secondo “sacco” avvenne ben ottocento anni dopo.
Roma aveva conquistato il mondo – espressione un po’ enfatica: in realtà l’Impero Romano, pur essendo molto esteso, era pur sempre territorialmente limitato al bacino del mediterraneo e zone limitrofe – si era arricchita a dismisura con i beni delle popolazioni asservite, era diventata una città splendida, i cui monumenti grandiosi ne celebravano la gloria. Pur avendo cessato di essere il centro della vita politica, Roma rimaneva il simbolo della potenza dell’impero.
I “barbari” premevano. Nel 410 d.C. – la storia fornisce informazioni discordanti sulle modalità in cui questo avvenne- Alarico alla testa dei Visigoti la conquistò e per tre giorni Roma fu devastata.

Il sacco di Roma ad opera di Genserico e i suoi Vandali nel 455, dipinto da Karl Briullov

Il sacco di Roma ad opera di Genserico e i suoi Vandali nel 455, dipinto da Karl Briullov

Non fu questo il peggiore sacco di quel periodo: altre due volte nel corso del V e una volta nel VI secolo,  Roma venne violata: nel 455 ad opera dei Vandali guidati da Genserico, nel 472 per mano di Ricimero, un romano di origine sveva, e nel 546, quando l’Impero Romano di Occidente aveva cessato di esistere, ad opera degli Ostrogoti di Totila. Ma fu il più importante per il suo significato simbolico poiché segna la fine dell’era “pagana”: la fortuna della città, assicurata dalla protezione degli dei, è terminata a causa del rinnegamento di questi da parte del popolo che preferisce il nuovo culto cristiano. (E’ per contrastare questa interpretazione che Agostino scrive il suo “De civitate Dei” che avrà grandissima influenza nei secoli successivi.)
Il terzo “sacco” – quello dei Lanzichenecchi – avviene nel 1527.

In realtà in questi 1000 anni, Roma fu invasa e saccheggiata anche altre volte: nell’849 i saraceni mussulmani devastano le Basiliche di San Pietro e San Paolo; nel 1084 sono i Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo a farlo. Ma Roma, a quei tempi, era diventata poco più di un borgo: dal milione e mezzo di abitanti dell’Età Imperiale era passata ad ospitare poco più di 30.000 persone.

La Roma papale del 1500 è il più importante luogo di produzione artistica dell’intero continente. I maggiori geni dell’epoca vi lavorano e vi lasciano segni imperituri. Da Martino V – un Colonna – a Leone X – un de’ Medici – fu tutto un susseguirsi di Papi  che si impegnarono a riportare la città agli splendori del passato.

Il sacco di Roma del 1527, dipinto da Pieter Brueghel, il Vecchio

Il sacco di Roma del 1527, dipinto da Pieter Brueghel, il Vecchio

Nel 1527 la Chiesa vive un momento di sbandamento.
In Germania è deflagrato lo scisma di Lutero. All’interno della Chiesa si fronteggiano due orientamenti: uno cerca un accordo con gli eretici, un altro lo contrasta fortemente. Il Papa – Clemente VII – sembra non rendersi conto pienamente della serietà della situazione. Alle istanze di riforma auspicate dal suo predecessore – Adriano VI – Clemente non dà seguito e la città continua a vivere una vita gaia, spensierata e… corrotta.
Politicamente, per l’egemonia in Europa, si oppongono Carlo V e Francesco I. Clemente si allea con Francesco. Carlo allora scende in Italia con un esercito di italiani, spagnoli e tedeschi, tra i quali i Lanzichenecchi di fede luterana. Questi, animati da un furore anti papista, penetrano a Roma e hanno licenza di saccheggio. Carlo non fa nulla per fermarli. Le principali vittime sono i religiosi: i preti e i monaci sono uccisi o fatti schiavi, le monache stuprate e vendute nei mercati, i palazzi dei cardinali sono depredati, le chiese profanate. Il Papa assiste, impotente, da Castel S.Angelo.
I Lanzichenecchi restano a Roma per nove lunghi mesi e se ne vanno dopo avere riscosso un forte riscatto in oro e preziosi.
Il sacco fu uno shock e segnò la fine della Roma Rinascimentale. La vita cambiò radicalmente.
La Chiesa convocò il Concilio di Trento e avviò l’auspicata Riforma Cattolica, la vita da gaudente e spensierata divenne austera e penitente.
Ancora una volta un sacco ha prodotto una svolta.

HegelSecondo Hegel la storia non è frutto del caso ma ha una sua razionalità “Ciò che è accaduto o accade, era giusto che accadesse, è giusto che accada: ciò che è stato, doveva essere”.
Anche nella visione cristiana tradizionale nella storia c’è un regista.

I “sacchi” sono terminati o dobbiamo temerne un quarto?
Per la situazione di corruzione diffusa a tutti i livelli, di ineducazione dilagante, di frammentazione della società molti cominciano a desiderare che ci sia una “svolta”.
Allo stesso tempo l’autoproclamatosi califfo Al-Baghdadi ha detto ai suoi “Marcerete su Roma e prenderete possesso della Terra, a Dio piacendo” e recentemente lo stato islamico ha lanciato una nuova rivista on line – intitolata “Rumiyah” (Roma) sottotitolata con questa esortazione: “ O muwahiddin, per Allah, non ci fermeremo nel nostro jihad se non sotto gli ulivi di Rumiyah”.
Considerati i precedenti: che Dio ci scampi da “svolte” di questo tipo.

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