ARCHITETTURA – Il Circeo e i Busiri-Vici

Una famiglia di grandi architetti i Busiri Vici. Da anni incontro intorno ai campi da tennis del Circolo degli Esteri, Giancarlo figlio di Michele. Giancarlo, all’epoca degli anni d’oro del Circeo, era grande amico dei miei fratelli, lo vedevo con il solito rispetto dovuto ai più grandi. Solo recentemente, forse anche per le mie insistenze per un articolo da pubblicare sulla nostra “Lampadina”, mi ha raccontato qualcosa della famiglia e della pubblicazione del libro con tutte le opere di Suo padre e della famiglia.
I Busiri, hanno progettato e costruito molto nel comprensorio Circeo, Sabaudia, Ponza e parte del litorale di Terracina, dover erano tutte presenti le condizioni ambientali e paesaggistiche per inventare forme, linee, materiali, sistemi di apertura e di ombreggiamenti in un dialogo costante con la natura. Il monte sovrasta l’intera pianura Pontina e dalla sua cima, nelle belle giornate si riescono a vedere i monti Lepini, Terracina e tutta la costa sud, dall’altra parte Sabaudia e la costa nord, a sud le isole Pontine.
Il Circeo, ai bordi della pianura, era zona poco frequentata fino alla Bonifica, come descritto da quel bel libro di Antonio Pennacchi “Canale Mussolini”, i luoghi, la gente e l’arrivo di tanti contadini e operai dal Veneto. All’epoca, parlo del periodo della guerra, si arrivava al Circeo con le corriere dopo un percorso che attraversava Velletri, Cisterna e poi tagliava per Latina e Sabaudia. I nostri genitori quando riuscivano ad andare, era un modo per recuperare qualcosa da mangiare dai tanti contadini veneti della zona e qualche pesce dal mare con lenze di fortuna. Molta incoscienza in quel periodo, mi raccontava mio fratello Pier Luigi (detto Pucci all’epoca) che con amici,  Gioetto Vicentini ed altri andavano sulla spiaggia, minata dai tedeschi per l’attesa di un eventuale sbarco degli americani,  alla ricerca delle mine  per svitarne le spolette e renderle, così, innocue.
Finita la guerra il Circeo ha cominciato ad essere una meta ricercata per i villeggianti romani e sono cominciate le prime costruzioni. I primi villeggianti potevano contarsi sulle dita di una mano, gli Spani, Morandi, Magnani in quella zona definita quarto caldo per la mitezza del clima e pochi altri, noi Verga, I Callari, Gemini, Tittoni eravamo nel quarto temperato cioè nella parte bassa sotto il paese di San Felice. Gli incontri, di quei pochi primi, avvenivano spesso al club Spani o a casa di ciascuno.

Si usciva da un periodo oscuro, fino ad allora si viveva il più del tempo in ambienti all’interno della casa, camere e gli spazi erano centrali, le mura perimetrali sembrava valessero come sistema di difesa e protezione da quanto al di fuori… poi con i Busiri è esplosa la nuova moda.
L’architettura dei Busiri Vici è stata dirompente cambiando completamente gli spazi a cui si era abituati fino ad allora.
Tutto è cambiato e trasformato, la nuova architettura definita “moderna cultura mediterranea” ha avuto il sopravvento: la casa è proiettata all’esterno, gli spazi, le camere e tutti gli ambienti si rivolgono verso la luce, il panorama.
Ampie terrazze ben protette e dal vento e dal sole con i tipici muri leggeri a calce, e i pavimenti con i colori tipici tra il verde e il blu. I pasti vengono consumati all’esterno intorno al tavolo con la vista mare, si cucina nei forni e sulle griglie esterne, un riposo sotto le pagliarelle, con la vista del mare era il massimo, la vita si svolgeva per lo più all’aria aperta, insomma un capovolgimento assoluto degli schemi classici che ha coinvolto tutti noi.
La casa, il risiedere della famiglia, sembra il punto convergente degli interessi e della energia vitale dei Busiri ‒ il Villaggio Marinaro al Circeo e la Casa-studio a Porto Cervo, costruite per propri cari sono ben rappresentativi del momento.
Naturalmente parlare solo del Circeo è restrittivo considerata la quantità e la varietà delle opera progettate dai Busiri Vici, pensiamo alle grandi opere a New York a Londra e in tutto il mondo, i molti clienti arrivavano a Roma subivano il fascino dalla nuova impronta data da Michele e dalla Sua famiglia.
La discendenza della grande famiglia di architetti continua con Giancarlo e tre giovani architetti Busiri Vici, Clemente e  Leonardo, nipoti di Clemente senior  e Michele figlio di Giancarlo.
Ed infine una nota bibliografica:
Andrea Vici, fu “primo architetto della Fabbrica di San Pietro” e “principe” dell’Accademia di San Luca, autore  di molte opere di architettura e allievo di Luigi vanvitelli, alla sua morte fu sepolto nella tomba dello stesso Vanvitelli, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella  a Roma.
La figlia Barbara Vici si unì in matrimonio (1815) con Giulio Cesare Busiri (1792-1818), originando cosi il nome Busiri Vici, per le notizie più complete sulla famiglia e le opere dei Busiri Vici leggi “Lo studio di mio padre, una tradizione di architetti”, un chiaro e suggestivo excursus di Giancarlo Busiri Vici sulla famiglia.

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2 Commenti
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Giorgio Marotti
24 Agosto 2019 20:35

Sono in possesso di un progetto firmato Andrea e Michele Busiri Vici anno 1948 riguardante la Villa del marchese Giacinto Guglielmi a Montalto con acquarelli degli interni.

Maria Luisa Amendola
8 Maggio 2018 9:06

Un articolo molto bello, pieno di rimandi che mi riporta al 1968 l’anno nel quale sono “approdata ” al mio amato Circeo.