CULTURA – Il passaggio dal mito alla filosofia

L’altro giorno, ho letto un testo sulla simpatica dea minore, Philotes, figlia della Notte, personificazione dell’affetto e della passione descritta come una delle forze trainanti della creazione. Personifica l’incarnazione dell’amore tenero e premuroso, il riferimento più rappresentativo per l’amicizia. Mi ha fatto riflettere sul fascino del mito: la mitologia che ci fa sognare con gli stessi occhi con cui si guarda una realtà che fa sempre meno sognare.
Una domanda a questo punto mi è venuta in mente. Quali sono state le prime condizioni che hanno provocato l’allontanamento dal mito e la necessità della elaborazione di un pensiero filosofico? Quando si è passati dal mito al logos (pensiero)? Perché i primi filosofi cominciarono a cercare una risposta diversa alle domande sulla natura delle cose, con l’approccio critico e l’uso di strumenti razionali?
Il soggetto è vastissimo e la mia risposta non sarà sicuramente esaustiva ma la domanda rimane e suscita tanta curiosità!
Fino al VI a. C. la spiegazione degli avvenimenti naturali del mondo in cui si viveva era semplicemente religiosa, teologica o mitica. Per i Greci la realtà era eterna e coincideva con la natura: il resto, con l’aiuto della ricca mitologia, spiegava ogni sentimento, ogni fenomeno. L’uomo viveva all’interno di un senso unitario e divino che lo proteggeva quando si comportava nel modo giusto con le divinità e quello che rappresentavano. Il mito e la filosofia hanno chiaramente in comune la volontà di conoscere e spiegare il mondo ma a un certo momento si è capito che il mito non bastava più. Si sono soprattutto create quelle condizioni che hanno fatto che da un mondo contadino dominato da un’aristocrazia fondiaria organizzata in una casta chiusa, si passasse a un mondo di nuove ricchezze in cui si è venuta a creare la possibilità e il tempo per il pensiero elaborato.
Hanno detto che la filosofia nasce perché il modo in cui il mito tenta di proteggere l’uomo, fallisce, e subentra la ragione? Si dice che la filosofia antica vede la propria origine nella “meraviglia” Ma in che modo esattamente la meraviglia si trasforma in riflessione, pensiero filosofico o discorso?
«Tutti gli uomini per natura tendono al sapere»? (Aristotele).
Il termine “filosofia” (φιλοσοφíα, philosophìa) nasce ovviamente dalla cultura greca fonte principale della nostra cultura e significa “amore di sapere”, aspirazione a conoscere, curiosità razionale. E’ necessario sapere sempre più, desiderare di sapere: sapere prima le cose, poi il perché delle cose. Il passaggio dal mito è stato naturalmente lento e graduale ed ha richiesto una realtà sociale, culturale, economica favorevole. Come nasce un filosofo? La nuova cultura, che i primi filosofi creano, deve rispondere a una serie di problemi nuovi, devono ricercare «il principio (arché – ἀρτή ) di tutte le cose», la forza primigenia che domina il mondo. Si sa che nei secoli VII e VI a.C. la Grecia subisce una trasformazione socio-economica considerevole. Massicce migrazioni sono causate dall’aumento della popolazione, dai gravi contrasti di classe, dalle guerre tra città. La società greca di quell’epoca che, per la sua posizione geografica, si trova a fare ponte fra Europa e Asia, ama il bello e il sapere. E’ una civiltà in espansione dalla progredita e nuova tecnologia. Si sviluppano l’artigianato ed il commercio che creano un nuovo ceto sociale di notevole forza economica. Il commercio permette quindi uno scambio di idee, un confronto. La filosofia si sviluppa prima nelle colonie d’Oriente dell’Asia Minore (a Mileto) e subito dopo nelle colonie d’Occidente dell’Italia meridionale perché lì si è raggiunto per primo il benessere e la possibilità di una certa libertà di pensiero. Si laicizzano gli antichi miti della creazione e (Talete) si insegna che il mondo comincia dall’acqua e dall’acqua evolve con mezzi naturali.
In seguito, è ad Atene, però, che si raggiungeranno le vette del pensiero. La Ionia viene conquistata dai Persiani e idee nuove, risultate da un’attenta osservazione della natura e del cosmo, si propagano alla Grecia continentale. Si usa la ragione umana, la razionalità, guidata da un uso critico della logica (Platone).
Col costituirsi e consolidarsi della Polis, cioè della Città-Stato, il Greco non sente più vincolo alla propria libertà; anzi, si sente cittadino e intimamente legato in tutto e per tutto all’essere greco.
Con Talete di Mileto, Platone e Aristotele e tantissimi altri s’inizia un bellissimo viaggio dove ci si sta per avventurare nel vasto mondo del pensiero occidentale.

 

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