Note di Viaggio – Palermo… Ci siamo tornati!

Articolo di Isabella Confortini Hall e Marguerite de Merode
Per la seconda volta un entusiasta gruppo di soci si è recato a Palermo, città dai più ben conosciuta, per un giro progettato tra il classico e il contemporaneo, con due Virgili ad illuminarci le vie di una città colma come uno scrigno di cose belle da vedere: Elisabetta Calandrino e Ludovico Pratesi.
La parte classica ci è stata raccontata con sapienza e sensibilità da Elisabetta, la nostra ottima guida alla scoperta di una Palermo non scontata. Ed è proprio questo che abbiamo finalmente “visto”.
Lo splendore della Cappella Palatina e l’eterogenea popolazione dell’Albergheria dove alloggiavamo in B&B; lo sforzo del sindaco Leoluca Orlando ritornato alla guida della città a far sì che la sua Palermo rinasca, finalmente, dalle ceneri dei bombardamenti del 1943 e da quelli politici e sociali che sono seguiti. Una spinta al recupero di una storia, di una tradizione, di una cultura secolare che per tante e variegate motivazioni, era talmente rallentato da sembrare, di fatto, inesistente.
Il recupero della propria civiltà parte dalle scuole, dall’insegnamento alle giovani leve che il patrimonio che la città possiede sotto la polvere dei palazzi nobiliari da recuperare, sotto le insegne di un artigianato che non ha eguali in Italia, è Loro, è una Loro ricchezza da gestire al meglio.
Abbiamo studiato un programma che mutava di ora in ora, per inglobare particolari, persone, incontri, occasioni: uno fra tutti Le stanze del Genio, un palazzetto dedicato alle maioliche Siciliane e partenopee di rara bellezza. Una colazione a palazzo Alliata, dai preziosi saloni e con uno splendido lampadario di Murano di rara bellezza.
Il graditissimo benvenuto a Villa Tasca ci ha fatto “sentire” la rilassata e impareggiabile ospitalità di Tea Tasca e di suo figlio Giuseppe.
Con Elisabetta si è poi visitato il complesso di San Giovanni degli eremiti, e ci siamo immersi nel mercato di Ballarò con le sue fragranze e uno street food eccezionale.
La nostra piacevolissima pausa-caffè è stata un assaggio di Manifesta 12 (alla quale abbiamo dedicato i due giorni successivi), infatti Maria Teresa e Marino Albanese Trigona con la figlia Giovanna, ci hanno accolto a palazzo Scavuzzo Trigona, che sta attraversando un poderoso restauro e che è una sede eccezionale per le installazioni degli eventi collaterali di Manfesta 12 in giro per la città. Proprio là, in particolare, abbiamo cominciato a ”percepire” il fremito creativo che percorre la città: la giovane figlia dei padroni di casa, trasferita da Roma a Palermo per lavorare nella città e per la città, ne è l’esempio più chiaro.
Nella nostra esplorazione metropolitana abbiamo avuto come compagni di viaggio amici da varie parti d’Italia e molto forte è il legame di Palermo con Roma: nella loro casa di Mondello, siamo stati accolti con grande affetto, in un’atmosfera rilassata e allegra da Giuseppe e Renata Hausmann Tortorici con la loro splendida famiglia.
Ludovico Pratesi invece ci ha guidato a Manifesta 12, per darci la chiave di lettura di questa particolarissima manifestazione: “Manifesta 12 è un’opportunità per celebrare Palermo nella sua essenza: un laboratorio per l’arte e la cultura. La città è capace di rinnovare se stessa e costruire il proprio futuro”. Palermo città della cultura 2018 ha ospitato la dodicesima edizione di questa mostra di arte contemporanea itinerante nei palazzi, nei giardini, nei teatri, nelle strade e ha un nome perfetto: “Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza”.
Non si parla ancora, per l’ennesima volta, di integrazione, ma di coesistenza, un termine che esprime un concetto più ampio, ramificato, che va a tangere e ad intersecarsi con l’humus del territorio, con la riqualificazione delle aeree al servizio della città e di chi la abita, autoctoni ed emigrati, ricchi e poveri, investitori e sopravvissuti, ora come centinaia di anni fa, quando la Sicilia era un crogiolo di arte, etnie, genio e civiltà diverse.
Manifesta è una Biennale di arte contemporanea itinerante che nasce nei primi anni ’90 fondata ad Amsterdam dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen, che la guida ancora oggi. Nasce con l’intenzione di creare un dialogo tra arte e società in Europa con un progetto culturale site-specific che dialoga con l’ambito sociale in cui si sviluppa. Per la Fijen “Manifesta 12 a Palermo è una grande sfida per ripensare a come gli interventi culturali possano avere un forte ruolo nell’aiutare a ridefinire uno dei più iconici crocevia del Mediterraneo della nostra storia, all’interno di un lungo processo di trasformazione”.
Da parte “governativa”, si deve riconoscere al sindaco di aver messo, dal 1985, tutta la sua energia nell’aver creduto in un futuro migliore per la città promuovendo varie attività che hanno permesso il recupero dell’immagine di Palermo in Italia e nel mondo. Manifesta ha dato alla città una grande opportunità. Ha permesso di aprire, ripulire, ridare dignità e bellezza a numerosi spazi oramai chiusi o degradati.
Questa edizione di Manifesta è divisa nelle tre sezioni Garden of Flows, Out Of Control Room, City On Stage. In pratica; natura e politica.
Per la nostra giornata di sabato cominciamo a scoprire le varie proposte della Biennale dopo l’arrivo di Ludovico reduce dell’inaugurazione della mostra da lui curata alla Ca’ d’Oro di Venezia: “Dialoghi Contemporanei con Tintoretto”.
Sono varie le sedi ufficiale che illustrano il progetto in città. Palermo ne risulta vivificata ed in qualche modo fecondata dall’energia della manifestazione che viene anche arricchita dai tanti eventi collaterali.
A proposito degli spazi chiusi di Palermo ed aperti per l’occasione; la Casa del Mutilato è uno di quelli. Progettata dall’architetto Spatrisano, allievo di Barile, nel 1939, questa bellissima architettura-scultura ospita nella sezione Out of Control Room la video installazione, “Unending Lightning”, dell’artista Cristina Lucas. Un impressionante video su tutti bombardamenti nel mondo dal 1912 in poi.
Passiamo poi ad un evento collaterale negli spazi del Museo Salinas, nel quartiere dei pupari, con opere di Eugenio Antufiev, scultore siberiano, il cui lavoro in creta e legno si mimetizza perfettamente con le opere del luogo. Il museo ospita le Metope recuperate a Selinunte ed altre opere di notevole bellezze.
A Palazzo Costantino, nel cantone nord-orientale dei Quattro Canti, una delle sedi del progetto, Ludovico ci fa scoprire, con le sue spiegazioni chiare e preziose, altre opere legate alla sezione “City on Stage”. Dopo un rapido pranzo il nostro percorso prosegue con una visita alla chiesa del Origlione. Rimasta chiusa per più di vent’anni le sue porte sono state spalancate recentemente con grande emozione degli abitanti del quartiere di Ballarò dove tutti hanno partecipato all’inaugurazione. Al suo interno, come evento collaterale, troviamo un lavoro di Simon Starling sulla decollazione di San Giovanni Battista, dipinta da Caravaggio e conservato a Malta. Continuiamo e i nostri passi ci portano nel quartiere popolare della Kalsa per scoprire la chiesa di Santa Maria dello Spasimo, una delle più suggestive di tutta la Sicilia. Mai finita per vari motivi era diventata un grande deposito di macerie e soggetta ad ogni sopruso. Ora ci appare in tutta purezza in un piccolo angolo di magia ed è parte della sezione “Garden of Flows” con una discutibile istallazione dei Cooking Sections.
Concludiamo la nostra giornata dedicata all’arte di oggi con una passeggiata nel magnifico orto botanico di Palermo fonte di ispirazione primaria per il progetto curatoriale di Manifesta 12 e parte della sezione Garden of Flows dove rimangono tante opere da scoprire.
Per finire in bellezza ci aspetta una cena ottima ed elegante al Circolo Bellini tutti seduti intorno ad un lunghissimo tavolo fiorito.
Domenica mattina ripartiamo per la nostra esplorazione cominciando con una visita a Palazzo Ajutamicristo. Una parte del Palazzo è ancora abitata dalla famiglia Calefati di Canalotti che la occupa dal ‘800 e, il resto dell’immobile, comprato dalla Regione Sicilia, ospita una parte della sezione “Out Of Control Room” sia nel cortile che nel piano ultimo dove sono disposte alcune interessante opere tra cui l’istallazione di Rayyane Tabet, artista libanese “The Shortest Distance Between Two Points”.
Ci volevano le indicazioni di Ludovico per scoprire, in un giardino segreto, l’ingresso della Chiesa di Santa Venera che fa parte degli eventi collaterali e dove è stato istallato il lavoro di intensa spiritualità dell’artista belga Berlinde De Bruyckere che dialoga perfettamente con le mura del piccolo luogo di culto.
Proseguendo con la nostra giornata siamo grati ospiti di Agata Riva Sanseverino nel bellissimo oratorio delle Dame del Giardinello, piccolo gioiello ricco di dipinti e stucchi dorati dove Agata ci descrive le attività di questa Congregazione formata da sole donne che per tradizione aiutano giovani donne e neo mamme in situazioni di disagio sociale ed economico.
Poco dopo Marida e Annibale Berlingeri, incontrati per caso il giorno prima, ci aspetteranno con estrema gentilezza e disponibilità per aprire le porte di palazzo Mazzarino e farci scoprire alcune opere della loro collezione. Un vero privilegio. Un susseguirsi di sorprese cominciando dalla Cavallerizza con le foto dell’imponente installazione di Per Barclay che per Manifesta ha inondato d’olio nero la sala colonnata creando un sorprendente effetto specchiante. Per citare alcune opere installate al piano terra, troviamo un bellissimo lavoro di Subodh Gupta, uno di Franz West e il monumentale anello di Jeff Koons. Le sorprese al primo piano sono infinite: nella Sala della Minerva sono appese le teche ogivali di Damien Hirst decorate con farfalle vere, come tante vetrate gotiche, nei saloni successivi lo straordinario ritratto di Donna Franca Florio dipinto da Boldini acquistato di recente, un dipinto di Zurbaran e tante altre meraviglie da scoprire con in mano un bicchiere di prosecco e le interessanti spiegazioni di Marida Berlingeri. Dopo, nel “basement” di Palazzo Butera, ci fermeremo a colazione a “Le cattive” appena aperto dai Tasca sull’omonima passeggiata dedicata in tempi non così lontani alle vedove, appellate appunto “Cattive” (nel senso di cattività, non di carattere…). Sarà una deliziosa sosta per riposarsi in bellezza prima di continuare il nostro cammino.
Nel 2016 Massimo e Francesca Valsecchi decidono di acquistare Palazzo Butera e, con l’aiuto di Marco Giammona che coordina l’immenso progetto, di restituire alla città il restauro integrale del palazzo per destinarlo a varie attività e farne anche la loro residenza. Ne visitiamo l’ultimo piano aperto per Manifesta12 e che fa parte della sezione Garden of Flows con il divertente e colorato wall-paper di Fallen Fruit, l’istallazione di Renato Leotta e le maioliche di argilla cruda con la registrazione della caduta dei limoni e tante altre opere. Concludiamo il nostro viaggio a Palermo con un’ultima visita a Palazzo Forcella De Seta di stile neo-gotico dove le opere della sezione Out of Control Room ci parlano essenzialmente di migrazione.
La nostra esplorazione fisica termina con la visione del mare che vediamo dalle finestre del Palazzo ma continua una volta tornati a casa, tra lo stupore di aver visto qualcosa che non ci aspettavamo, qualcosa che ci era sfuggito nelle visite precedenti. Palermo ci ha costretti ad un reset mentale continuo, tra quello che ci aspettavamo di trovare e ciò che invece ci si presentava ad ogni portone chiuso, ad ogni angolo svoltato, ad ogni incontro fortuito di grandezza, semplicità, fasto e miseria, disperazione e speranza, in una dimensione dinamica, e finalmente evolutiva.

 

Ecco la gallery fotografica

Il diamante di Koons
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2 Commenti
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Teresa Terzi
8 Novembre 2018 18:54

Carissimi amici grazie per esserci venuti a trovare! Grati per averci citato nel vostro articolo del viaggio a Palermo. Teresa e Marino A.T.