Aneddotica di vita parigina

di Massimo Cestelli Guidi
A novembre 2019 sono stato a Parigi per una vacanza e anche per effettuare alcuni lavori nel nostro appartamento. Abbiamo incontrato con Marcella alcuni Associati della Lampadina che si trovavano a Parigi per l’esposizione fotografica di Marguerite de Merode alla Bibliothèque Mazarine. L’occasione dell’incontro mi ha invogliato a descrivere per La Lampadina due episodi che mi sono capitati a Parigi e che mi sono rimasti impressi.

Il primo, avvenuto l’anno scorso, si è verificato sulla Passerelle che collega il museo Orsay ai giardini delle Tuileries, attraverso la Senna. I parapetti di questa passerella pedonale sono cosparsi di numerosi lucchetti con sopra scritti i nomi delle coppie che li hanno deposti per suggellare il loro amore. Qui a Roma effettuano lo stesso sulle ringhiere di Ponte Milvio.
Passando sulla passerella mi sono fermato per assistere ad una scena divertente ed inusuale. Una ragazza molto giovane, poteva avere 17-19 anni, circondata da alcuni amici, ha estratto dalla tasca una chiave (ognuno della coppia ha una chiave del lucchetto), ha aperto un lucchetto e l’ha sollevato mostrandolo al piccolo gruppo degli amici. Poi con un gesto deciso l’ha gettato dietro le spalle, nella Senna. Ho pensato che la ragazza con il lancio del lucchetto si è gettata alle spalle anche la relativa relazione, ormai evidentemente finita.
La ragazza era divertita e aveva un’aria molto soddisfatta. Osservando quest’aria soddisfatta della ragazza mi sono venute in mente alcune parole di una canzone, forse cantata da Mina, canzone che descrive alcuni tratti caratteristici del carattere delle donne: “…..puoi farle piangere ma non rimpiangere….” Ho trovato che queste parole si adattavano molto bene alla scena.
L’altro episodio è avvenuto a Maggio 2019 in occasione di una manifestazione dei gilet-jaune. In tutte le manifestazioni precedenti, non mi ero mai imbattuto, neppure nelle vicinanze, con il gruppo dei manifestanti. Questa volta poiché il gruppo aveva preso a dirigersi verso il museo Orsay, la Polizia, temendo che arrivassero agli edifici dell’Assemblea Nazionale, aveva blindato tutta la zona circostante l’Assemblea Nazionale, deviando le linee dei bus e chiudendo la stazione del metrò dell’Assemblea Nazionale. Io stavo tornando a casa, e il luogo verso il quale mi dirigevo si è venuto a trovare all’interno della cortina di protezione realizzata dai poliziotti, attrezzati con caschi e scudi in assetto di guerriglia. Boulevard St. Germain era completamente sbarrato dai poliziotti i quali, alla mia richiesta di poter passare per raggiungere la mia abitazione, mi hanno chiesto: “Ma lei ha una carta che dimostri che lei abita là?” Naturalmente io ho soltanto la Carta d’Identità italiana con la residenza italiana. Mi hanno detto allora di effettuare un percorso circolare verso il museo Orsay per poi dirigermi verso casa. Così ho fatto, ma arrivato poi su Boulevard St. Germaine all’angolo del nostro edificio, ho trovato un altro sbarramento della polizia. Ho detto loro che abitavo 6-7 metri al di là più avanti, ma c’è stata la solita richiesta di dimostrare il fatto con un documento.
A questo punto ho telefonato a Marcella e le ho detto: affacciati alla finestra e di’ che sono tuo marito, altrimenti non mi fanno rientrare a casa.
Si è verificata allora una scena degna dei quartieri spagnoli di Napoli. Marcella sporta dalla finestra mi indicava urlando “Mon marì, mon marì “ io a mia volta di rimando la segnalavo ai poliziotti: “Ma femme, ma femme” .
La polizia dopo un attimo di esitazione dovuto, ritengo, a questa scena accorata e inusitata per loro, mi ha permesso di passare per raggiungere il “focolare domestico”.

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