ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Maurizio Serra: un italiano tra gli “immortali”

Articolo di Emanuele Ludovisi, Autore Ospite de La Lampadina

Sulle prime pagine dei nostri principali giornali (…sempre più nazional popolari, sia detto senza boria…) campeggiano con crescente frequenza foto che ritraggono gli eroi dell’applausometro: il bacio tra Fiorello e Tiziano Ferro a San Remo, l’esultanza di una squadra di calcio dopo aver vinto un derby, l’incedere elegante di una diva di Hollywood sul red carpet degli Oscar.
Per trovare invece la notizia, resa nota un po’ di tempo fa, dell’inattesa elezione di Maurizio Serra tra gli  ‘immortali’ dell’Accademia di Francia, bisognava andare a cercarla un po’ nascosta tra le pagine culturali degli organi d’informazione.
Ma cos’è l’Accademia di Francia e chi è Maurizio Serra?
L’Accademia di Francia, i cui componenti vengono appunto definiti ‘Immortali’, è una delle più antiche e prestigiose istituzioni della cultura dell’occidente.
Fu fondata da Richelieu nel 1635 con l’obiettivo di difendere la lingua e più in generale la cultura francese e svolgere attivamente un ruolo di mecenatismo. Gli eletti a questo sommo compito sono 40 e restano in carica a vita. Per entrare a far parte di questo ristretto e selezionatissimo ‘club’ di intellettuali delle arti, delle discipline scientifiche, politiche e sociali, bisogna aver operato con qualità e continuità nel tempo, raccogliendo importanti riconoscimenti nell’ambito dei fini dell’antica istituzione.
Maurizio Serra incarna nel modo più classico la figura, oramai quasi scomparsa (si pensi a Sthendal, Machiavelli, Saint J. Perse, per citarne alcuni) dell’intellettuale scrittore attivo non solo nelle arti ma anche nella vita pubblica con il suo lavoro di diplomatico, impegno questo che lo ha portato nel corso della carriera a ricoprire il ruolo di ambasciatore d’Italia in diverse importanti sedi.
Innumerevoli le opere di saggistica storico/letteraria pubblicate da Serra per lo più in Francia che hanno anche vinto prestigiosi premi: La Francia di Vichy (Una cultura dell’autorità); L’esteta armato (Il poeta condottiero nell’Europa degli anni Trenta); La ferita della modernità (Intellettuali, totalitarismo e immagini del nemico); Al di là della decadenza (la rivolta dei moderni contro l’idea della fine); Malaparte (vita e leggende); Antivita di Italo Svevo; L’imaginifico (Vita di D’Annunzio); Drieu- Aragon- Malraux (fratelli separati: il fascista, il comunista, l’avventuriero).
Accanto alle opere, ha fatto seguito poi una sterminata sequenza di conferenze, brevi saggi e articoli.
Serra sarà il primo degli italiani (sono solo tre gli stranieri, compreso Serra, che hanno avuto l’onore di divenire accademici ma gli altri due sono naturalizzati francesi) nella centenaria storia della prestigiosa  istituzione culturale.
Penso a questo punto sia giusto porsi una riflessione e una domanda.
La riflessione riguarda il significato della scelta, l’attenzione e la visione universalistica con cui la Francia guarda alla difesa e alla promozione della cultura nel proprio Paese.
Al fondo c’è un approccio che non si può fare a meno di ammirare perché fondato su una reale consapevolezza dell’importanza delle arti e della cultura, appunto, per una solida crescita della società civile nazionale, unico possibile argine al degrado del ‘comune vivere’ e ‘sentire’. Una visione che non esita, con uno spirito sinceramente europeista, a inserire un grande intellettuale italiano tra i ‘suoi’ immortali’.
La domanda attiene invece, purtroppo, alle ragioni che rendono il nostro Paese così disattento e disinteressato da non riuscire a tributare a questo nostro illustre scrittore neppure il riconoscimento di qualche significativo pezzo giornalistico che invece viene con larghezza eccessiva concesso ad autori/divi nazional popolari dell’avvilente spettacolo quotidiano dei talk show.
Forse la risposta (ma è una riflessione molto amara) è che Serra appartiene a quegli scrittori sempre più rari, soprattutto in Italia, che hanno fatto dello studio, del rigore, di una visione culturalmente laica, lontana dunque da qualsiasi ideologismo (indipendente da ogni congrega corporativa che maramaldeggia spesso con successo gli ambienti letterari nazionali) la sua personale visione della missione di un vero combattente intellettuale.
Lunga vita dunque a Serra e alla sua opera che onora al meglio la storia e lo spirito della nostra millenaria cultura.
Lunga vita e un ‘commosso grazie’, scusandoci a nome di questo meraviglioso Paese così distratto e così poco riconoscente verso i suoi eroi più discreti e dignitosamente lontani dal clamore ciarlatano e volgare del ‘circo’ quotidiano.

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Manù Selvatico Estense
8 Marzo 2020 18:07

Bellissimo articolo su Maurizio Serra che ho il piacere e l’onore di conoscere. Parlassimo di più di questi grandi uomini che portano alto il nome del nostro magnifico Paese e meno di quella massa di fes….. inutili che ci fanno subire i media?

Gustavo delli Paoli Carini
7 Marzo 2020 8:47

Grazie per questo articolo. Oltre ad essere ben più che interessante, direi dovuto, è spunto di una riflessione amara, come sottolinea lei, sul declino culturale del nostro paese.
Dovrebbe anche essere una risposta ai molti italiani che si ritengono disprezzati dai francesi, frutto probabilmente di un complesso che soltanto questo atteggiamento vittimistico giustifica e molto lontano dall’esperienza diretta di chi, come me, ha vissuto a lungo in Francia, a stretto contatto con i francesi, in realtà innamorati del nostro paese quanto lo sono di loro stessi.

Giulietta Micara
6 Marzo 2020 20:35

Ottimo, interessante, ci fa onore !