COSTUME – Non è mai troppo tardi

Un forte mal di schiena mi blocca totalmente e mi spinge per la prima volta in vita mia a varcare la porta di una PALESTRA. Sta di fronte a casa. Potrei andarci in pigiama la mattina. E questo è certamente una grossa spinta per effettuare questo esperimento. Parlo con la direzione e con il trainer. Per il mio caso suggerisce la POSTURALE. Non è una palestra elegante. La sera fanno anche boxing. Di giorno, a tutte le ore, ragazze magrissime e ragazzi in forma splendida sollevano pesi fanno flessioni o corrono sul tapis roulant. Ci si domanda di che cosa mai abbiano bisogno.
La mia classe è la mattina alle nove. Entro nello spogliatoio e le donne che stanno cambiandosi hanno più o meno la mia età. Anzi decisamente meno e la frequentano però da molto tempo. Passiamo nella palestra. Specchi impietosi ovunque che cerco di non guardare. Il coach arriva con un secondo di ritardo “Ah Federì, meno male che sei arrivato! Altrimenti ce toccava a tutti quanti fà er tampone!”
Stendiamo il tappetino per terra, lo ricopriamo con l’asciugamano e sotto le direttive del nostro istruttore ..cominciamo. In piedi una gamba sollevata indietro ed un braccio opposto in avanti. Sembra uno stupido esercizio. Ma il piede nella calzetta antiscivolo non ha la fermezza che ha con le scarpe. Cominciamo a tremolare fino a che dobbiamo mettere la gamba a terra per non cadere per terra. “Non preoccuparti; piano, piano, acquisterai equilibrio.” Dice FEDERI’.
Con una enorme palla morbida sotto la pancia dobbiamo spingere una gamba indietro ed un braccio avanti. La palla tremola. La fatica è già rimanere in equilibrio sopra di lei. Non parliamo del sollevare qualsivoglia arto. Si sentono alcuni tonfi. “Va bene. Ora mettiamo una piccola palla sotto il piede e facciamola scorrere”. La mia non scorre: scappa. Mi ritrovo a cercare la palla per tutta la palestra. Via le palle. Diverse flessioni: busto da una parte e  bacino dall’altra. Si sentono alcuni mugugni. Il mio vicino ha uno sguardo disperato mentre ruota il torso. Il coach conta 1,2,3.. bisogna arrivare a quindici. Al 7 l’ottantatreenne accanto a me comincia a sussurrare “Basta, basta” e, esausto, si mette in posizione di riposo fino all’esercizio seguente. Sdraiati gambe divaricate sulla parete e braccia sotto le scapole in un abbraccio. Esercizio di respirazione. Tenersi abbracciati in quella posizione è molto faticoso. Alla fine  per rimetterci eretti strisciamo prima sul pavimento. Poi piano, piano ci solleviamo. E non ci vuole un attimo. In piedi esercizio di respirazione. Inspirare, espirare gonfiare la pancia. Respirazione diaframmatica. Non mi ricordo quale sia. Quella che parte dal torace o dalla pancia? Nella confusione mi scordo di prendere aria.
L’orologio oggi non ha pietà. Fermo alle nove e mezzo. La lancetta bloccata. 1,2,3: gli esercizi non la smuovono di un millimetro. Durante questa ora allunghiamo legamenti,rafforziamo muscoli, respiriamo (almeno alcune) nel modo giusto.
Ora esercizio in coppia. Mettersi uno di fronte all’altra seduti, gambe divaricate. Flettersi fino a raggiungere le braccia tese in avanti del partner. Ma la partner è bassissima con braccia proporzionatamente corte. Non ci arrivo. Peggio ancora l’esercizio in piedi. Deve mettere le mani sulle mie spalle ed io sulle sue. Ma non funziona. Dovremmo guardarci  con gli occhi allo stesso livello. Lei guarda in alto, io in basso. Lei pensa ”La prossima volta non la scelgo  stà stangona“ ed io..”La prossima volta questa tappa non mi avrà”. Ma eravamo rimaste solo noi due.
Mi guardo intorno. Alcune di noi sorridono. Oggi finalmente sono riuscite a toccare la punta dei piedi, altre non sono cadute dalla grandissima palla, le ultime non si sono schiantate al suolo per avere solo sollevato una gamba. Il trainer ci guarda soddisfatto. Aggiusta la postura di una che lamenta qualche dolorino, conforta un’altra. “Prima o poi ce la farai“. Il PRIMA è impensabile ed è il POI che ci dà da pensare. L’età media è un po’ molto avanti. Forse andremo in cielo, o dove altro dovremo andare, potendo finalmente toccare le punte dei piedi. Faremo elastiche flessioni fra le nuvole davanti a tutti i santi plaudenti. Anche oggi ce la abbiamo fatta. Torniamo allo spogliatoio come un po’ stordite. “Al principio è faticoso dice una”. ”No è tutto faticoso” replica un’altra. ”Potevamo pensarci prima? Forse si, ma
NON è MAI TROPPO TARDI

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Maria Cristina Tuena
10 Marzo 2020 17:42

Molto acuto, ironico e spiritoso