ABBIAMO OSPITI/ATTUALITÀ – Io sono europeo

Articolo di Gustavo delli Paoli Carini, Autore Ospite de La Lampadina

Credo di essere stato il primo ad avere frequentato la Scuola Europea a Lussemburgo dalla sua inaugurazione, nel 1953, alla maturità. All’epoca quasi tutte le lezioni (salvo matematica, lingua madre, latino e greco) venivano impartite in francese e in tedesco.
Studiavamo, per esempio ma non soltanto, Storia e Geografia in francese, con insegnanti francesi e i miei compagni di banco erano tedeschi e olandesi, oltre che italiani. Ho sentito parlare dei nostri eroi nazionali soltanto a casa e francamente non molto.
Francesi e belgi (il fiammingo non era ancora una rivendicazione) imparavano le stesse materie in lingua tedesca, con insegnanti tedeschi.
I pochi americani, figli di militari, erano fortissimi a pallacanestro, ma un po’ spaesati. Con alcuni siamo rimasti amici e ancora non parlano né francese, né tedesco, ma questa è un’altra storia.
A parte diplomatici e funzionari delle Istituzioni Europee, gli italiani a Lussemburgo erano in maggioranza operai del Nordest. Le uniche inflessioni regionali marcate che sentivo a scuola erano veneto e friulano.
Potrei scrivere delle innegabili caratteristiche nazionali che si potevano osservare, ma preferisco ricordare che i miei “amichetti del cuore”, (mi limito al periodo pre-adolescenziale per non scivolare nello stile “arcoriano”), sono stati a turno olandesi, tedeschi, francesi e belgi, oltre che italiani.
Scazzottate per cause nazionalistiche c’erano state, ma soprattutto fra i più grandi, arrivati alla Scuola Europea già impregnati di nazionalismo e pregiudizi. La guerra era finita da soltanto 8 anni.
Io mi sento europeo, spontaneamente, senza sforzo e senza doverci ragionare.
Da adulto ho vissuto, oltre ad un anno rispettivamente a New York e Ginevra, a lungo a Bruxelles, Londra e Parigi.
Ho avuto colleghi di ufficio provenienti praticamente da tutti paesi (forse non da Samoa, Kirghizistan, Borneo e pochi altri). Per lavoro ho viaggiato in Asia, Europa, America Latina, Medio Oriente e Stati Uniti.
Penso di non avere pregiudizi. Ma mi sento europeo.
Ho attraversato decine di volte l’Europa in macchina. Prima, per stradine, valichi e campagne si attraversavano paesaggi e villaggi, diversissimi gli uni dagli altri ogni ora di viaggio… anche con le autostrade e i tunnel (raccomandiamo quello del Brennero), la varietà è una costante.
Negli Stati Uniti, dopo migliaia di chilometri identici, puoi cercare di distrarre eventuali pargoli ormaiesauriti e urlanti; “guardate bambini, una mucca!” e dopo ancora altre tre ore: “guardate bambini, un’altra mucca!”..non è esattamente la stessa cosa, trust me.
Ogni regione, ogni città, ogni villaggio italiano sono diversissimi gli uni dagli altri e se ci esprimessimo nei nostri dialetti saremmo capiti soltanto nel raggio di 100Km da casa nostra. Ma nessun pisano oggi pensa di dichiarare la guerra a Firenze o Genova. Qualche, anzi troppi idioti attaccano i tifosi delle squadre avversarie, ma quando gioca la nazionale tutti tornano ad essere italiani. Io non faccio testo; non provo alcun sentimento nazionalistico. Nel tennis, per esempio, se gioca un italiano cafone (read my lips) contro un gentiluomo spagnolo, tifo per il gentiluomo. Non per snobismo, proprio naturaliter.
Certo, è meglio farsi autocritica, che farsi insultare..Come diceva Cyrano, gli sberleffi “je me les sers moi-même, avec assez de verve, mais je ne permets pas qu’un autre me les serve”.
Ecco, io tifo per l’Europa. Purtroppo soltanto nel golf, con la Ryder Cup, esiste una squadra europea che ogni due anni sfida gli Stati Uniti. Nell’ultima edizione ho sentito tifosi inglesi incitare entusiasticamente Francesco Molinari in quanto leader della squadra europea…
Se ci fossero atleti “europei” ai Giochi Olimpici, otterrebbero più medaglie degli atleti americani, russi o cinesi. L’Europa sbaraglierebbe il resto del mondo. Forse ciò aiuterebbe a si creare uno spirito di appartenenza.
Lo sport è una metafora di come potrebbe essere forte questa Europa.
Ovunque ci siano progetti comuni e collaborazione, ESA, Airbus e tanti altri, l’Europa emerge.
Sappiamo cosa non ha ancora fatto la UE, dove ha sbagliato, dove può e deve migliorare…ma forse non ci rendiamo conto di tutto ciò che è stato compiuto e che ormai diamo per scontato, ma scontato non è, last but not least 70 anni di pace e di benessere. Guardare il resto del mondo, anche senza andare troppo lontano, per capire.
Ich bin ein Europaer…

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Elvira
15 Giugno 2020 11:20

Giusto trovare una passione che accomuni i popoli. Lo sport è uno di quelli. I Romani e poi l’Impero d’oriente. Poi gli Inglesi. Codex iuris lingua religione terrore onore. Tutto quello che poteva far sentire le genti di appartenere a un territorio a un sistema fu utilizzato opportunamente.
Lo sport anche sarebbe uno strumento ma non solo. Se avessero imposto una lingua nelle scuole oggi tutti i ventenni d’europa comunicherebbero senza problemi.