La Lampadina/Libri – Qualcosa sui Lehman

Questo mese Flavia d’Auria e Isabella Confortini Hall commentano “Qualcosa sui Lehman” di Stefano Massini

 

“Qualcosa sui Lehman”
di Stefano Massini
Edito nel 2016 da Mondadori
Pagine: 773

“Ok Henry Welcome in America and Good Luck!”

“Prese un bel respiro, afferrò la valigia e con passo spedito – nonostante non sapesse ancora dove andare – entrò, anche lui, dentro il carillon chiamato America”

Prende avvio così, con un respiro e un ragazzo ebreo di famiglia askenazita ortodossa che dalla Baviera approda a New York, la saga dei Lehman: 170 anni di storia del capitalismo, della Famiglia Lehman e di un’unione di stati che in quasi due secoli ha vissuto un condensato di guerre, ribellioni, resurrezione economiche, sogni e catastrofi finanziarie come nessun altro paese occidentale.

Siamo nel 1844 quando Henry Lehman da timido ragazzo ebreo sbarca in America per trasferirsi presto a Montgomery, Alabama, un luogo dove si vive per lavorare, lavorare, lavorare e dove apre un negozio di stoffe che farà la sua fortuna.

Henry è detto “Testa” la mente, fiuta gli affari ha acume e sarà di lì a poco raggiunto dai due fratelli minori, Emanuel e Mayer, rispettivamente detti “Braccio” e “Patata”. Quest’ultimo, chiamato familiarmente “Bulbe”, un mediatore, è determinante affinché “il braccio non spacchi la testa e la testa non umili il braccio”.

Insieme i Lehman Brothers diventano commercianti prima di cotone grezzo e poi di caffè, zucchero, carbone, quindi, imprenditori nell’industria ferroviaria: vivono un periodo che dalla guerra di secessione, attraverso i due conflitti mondiali e il crollo di Wall Street del 1929, arriva ai giorni nostri, quelli che raccontano di una società alla continua ricerca di soddisfare i propri bisogni, reali o presunti tali.

“… perché il trucco – quello vero – sta nel vendere quello che l’uomo non può non comprare. Il futuro aveva un solo nome, in fondo: PAGAMENTO A RATE”

Invero, tutti conosciamo il nome dei Lehman Brothers ma Massini ce li presenta con semplicità: descrive, non giudica, narra i caratteri e le scelte conseguenti, che ora sembrano scontate ma per l’epoca erano del tutto eccezionali, extra-ordinarie.
Narra di come le diverse generazioni che si susseguono, pur avendo una radice comune estremamente salda, possano non riuscire più a comprendersi, possano passare dalla strenua difesa della materialità sulla quale si basava ogni attività dei Lehman, all’esaltazione della vaghezza, dell’inconsistenza intangibile dei titoli di borsa. E tutto narrato senza mai utilizzare tecnicismi o gergo finanziario.

La forma stilistica del romanzo-ballata cattura il lettore trascinandolo senza fatica alcuna nelle oltre 800 pagine (che non spaventino, poiché le tante facciate sono scritte per un quarto). Le parole lasciano spazio nella pagina e nella mente per elaborare la frase appena letta, o per ricordare qualcosa di attinente che riemerge dalla memoria. Il ritmo della scrittura è coinvolgente, sempre diverso, ma ti allaccia a sé con ritornelli che ritrovi qua e là provando la gioia di incontrare un amico fedele, e poi incalza e accelera, fino al climax finale.

Un libro da leggere lasciandosi andare al ritmo che impone, un libro che non si vede l’ora di riagguantare appena si ha un attimo di tempo libero, un libro che scorre via come l’acqua di un torrente di montagna, come una sonata di Rachmaninov, un libro che quando arrivi alla fine, ti sembra che abbiano improvvisamente bloccato la giostra sulla quale giravi. E ti senti un po’ perso.

Qualcosa sui Lehmann, un libro che Flavia e Isabella  hanno molto amato per la sua originalità, intelligenza e ironia.
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