ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Sorrento non è solo la città delle sirene. Come mai le balene tornano a Sorrento?

Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina

Non è la prima volta che arriva una balena a Sorrento.
Una balena di grandi dimensioni viene trovata morta sui fondali.
La cronaca di questi giorni ha informato diffusamente di questo curioso episodio.
Ne hanno parlato i notiziari di radio e televisione e i social. Le immagini di questa immensa creatura hanno colpito i nostri sentimenti.
Curiosità stupore voglia di sapere. I misteri del mare ci affascinano sempre ma quelli sui giganti del mare ancora di più proprio per le dimensioni di questi esseri. E spesso restano misteri poiché le ricerche scientifiche non arrivano a svelare più di tanto.
Quando la balena viene trovata sul fondale Marevivo, la nostra instancabile associazione si è attivata con la solita lungimiranza per sollecitare gli scienziati affinché pianifichino un progetto per saperne di più.
Viene coinvolto Il professore Sandro Mazzariol, dell’università di Padova, a capo del CERT (Emergency Responce Team) Il professore coordina quindi un team di soggetti. Con il beneplacito di tutte le istituzioni di riferimento viene stato deciso che la carcassa non debba essere affondata ma studiata a fondo.
Tanti i soggetti coinvolti. Capitanerie di porto, Comune di Sorrento, centro di ricerche di Anton Dorn, ASL Regione università di Padova Pisa eccetera.
Già i primi accertamenti raggiungono una serie di risultati molto interessanti. Dai prelievi autoptici è risultato che la balena soffriva. Le calcificazione delle ernie alle vertebre le impedivano di nuotare con vigore. Faticava ad emergere per respirare. Non c’era il piccolo con lei come spesso accade perché la balena era di età avanzata.
Insomma era come una vecchierella con dolori alle ossa e le forze che si affievoliscono.. Si dice spesso “sano come un pesce” ma non si tiene conto che anche i pesci invecchiano e magari cercano un posto accogliete che dia conforto agli ultimi momenti della loro per noi misteriosa esistenza. Ma perchè Sorrento?
Lasciamo agli scienziati gli studi per approfondire ogni aspetto possibile.
Marevivo ne seguirà il percorso e ci illustrerà i risultati. La balena non verrà lasciata al mare ma alla terra. Prelievi di tessuti ossa pelle sono stati già fatti e continueranno per la scienza. Tutto sarà sezionato studiato catalogato. Lo scheletro verrà infine esposto in un museo.
Noi allora possiamo andare alla ricerca dei miti. Noi possiamo riflettere su altre congetture e trarre deduzioni seducenti. Noi evochiamo storie leggende miti.
Sorrento viene chiamata “la città delle sirene” Capri é “l’isola delle sirene” e Napoli è la sirena Partenope. Tutto da quando Ulisse in viaggio da Troia navigando per questo tratto di costa si fece legare all’albero della nave. Voleva ascoltare il canto delle sirene senza farsi ammaliare. Ma Sorrento non è solo la città delle Sirene.
Ora si narra che nel VI secolo una balena sia giunta fino alla spiaggia di Sorrento. Affamata inghiottì un bimbo che giocava nell’acqua di Marina Grande. Naturalmente la disperazione della mamma contagiò tutti intorno. E in tanti si affollarono in riva al mare piangendo e urlando straziati dal dolore.
Con loro a pregare tutta la notte giunse Antonino, l’abate del monastero di Sant’Agrippino che si trovava sulle pendici del monte sovrastante la città. Ebbene la leggenda racconta che il giorno dopo il grande pesce richiamato dalle suppliche e dalle preghiere sia ritornato alla spiaggia e tra lo stupore e la felicità di tutti abbia spalancato la bocca lasciando uscire illeso il piccolo.
C’è una deliziosa lunetta nella chiesa che illustra questa scena. In seguito I’abate Antonino fu fatto santo e una statua lo raffigura perché gli abitanti di Sorrento possano esercitare tutt’ora la loro devozione. La statua si trova nella piazzetta dinanzi alla chiesa che prende il suo nome.
L’episodio verrà in seguito più volte riprodotto negli ex voto e nell’iconografia popolare che persevera così la sua devozione. C’è persino un grande osso proprio all’ingresso della chiesa. Mi piace divagare. Gli archetipi lasciano tracce misteriose e inspiegabili nella memoria di noi umani e suppongo anche in quella di molti animali. Pensiamo al percorso degli uccelli migratori a quello delle anguille che tornano a riprodursi nel mar dei Sargassi. Agli elefanti che tornano all’acqua o al loro cimitero. Pensiamo anche alle balene che sanno di dover partorire in acque tiepide percorrendo miglia e miglia prima di tornare ai poli. Rammentiamo i percorsi dei tonni già descritti da Plinio il Vecchio.
Come se tutto il pianeta fosse un “unicum” che lega tutte le creature a segnare percorsi stabiliti. Un perfetto equilibrio da preservare che preservi le creature stessi.
Io sento che la tutela dell’ambiente si traduce fondamentalmente nella custodia di quest’equilibrio.
Quando la conoscenza acquisita dall’osservazione degli uomini cozza contro l’imperscrutabile, immagina fantastica inventa. Allora nasce il mito.
Ecco che la storia si mescola alla leggenda. E il mito si appropria di noi identificandoci. C’è poi qualcosa nei luoghi che incanta sempre: il genius loci descritto dagli antichi. Sorrento ha l’incanto per ispirare scrittori poeti artisti. E forse anche le creature marine hanno una sensibilità di percepire come noi il “genius loci”

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