Articolo di Massimo Cestelli Guidi
Nel numero 111 della Lampadina (aprile 2022 ) in un mio articolo avevo riportato le aspettative della NASA per la missione spaziale OSIRIS-REX, missione relativa ad una sonda inviata su un Asteroide, BENNU. Per prelevare e riportare sulla Terra un campione di materia.
Bennu è un asteroide, la cui dimensione maggiore è di circa 500 metri, che ruota intorno Sole con un periodo di 6 anni, e periodicamente passa vicino (vicinanza astronomica) alla Terra.
Il motivo principale che aveva spinto la NASA ad effettuare questa missione, consisteva nel fatto che gli scienziati della NASA ritenevano che la materia “primordiale“ prelevata su Bennu, avrebbe potuto aggiungere qualche conoscenza alla nascita della vita sulla Terra.
I risultati degli esami effettuati sul campione di materia arrivato sulla Terra nel 2023, sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Nature Astronomy e sono stati commentati dalla Scienziata Sara Faggi (astrofisica e ricercatrice scientifica al NASA Goddard Space Flight Center) in un articolo riportato su un numero della Lettura del Corriere della Sera.
Una prima considerazione dell’astrofisica è stata che l’espressione poetica e fantasiosa «Siamo figli delle Stelle», con i risultati delle analisi del campione di materia, assume un briciolo di verità.
Quanto è emerso dagli esami della materia prelevata dalla missione OSIRIS-REX, ha confermato che le aspettative della NASA erano fondate su una notevole probabilità di successo, come in realtà è avvenuto. Il campione di materia, in sintesi, contiene varie forme di composti organici essenziali per la biologia (molecole biologiche, in particolare 14 amminoacidi che servono a costruire le proteine ed alcuni dati per il DNA e RNA). Questa scoperta ha avvicinato notevolmente gli scienziati alla comprensione della nascita della vita sulla Terra.
Inoltre, dato che di asteroidi tipo Bennu ne esistono miliardi nell’Universo, sono aumentate le probabilità che anche su altri pianeti, appartenenti alla nostra Galassia o a qualcuna delle miliardi di galassie presenti nell’Universo, possa essere nata la vita come avvenuto sulla Terra circa 4,5 miliardi di anni fa.
Questa scoperta riporta quindi all’attualità l’ipotesi, formulata da alcuni scienziati, che sia esistita una forma di vita su Marte nel lontano passato. Alcune condizioni riscontrate sul Pianeta durante le missioni spaziali e le osservazioni astronomiche, hanno evidenziato una molto probabile presenza di acqua e la probabile presenza di un’atmosfera e di un campo magnetico simile a quello che (per nostra fortuna) abbiamo sulla Terra. Queste condizioni avrebbero consentito la nascita di forme di vita su Marte, la cui evoluzione però potrebbe essere stata notevolmente differente da quella avvenuta sul nostro pianeta. Ad esempio, l’evoluzione su Marte avrebbe potuto fermarsi all’epoca dei Dinosauri sulla Terra, senza la successiva nostra evoluzione dei Primati fino a Homo Sapiens, evoluzione quest’ultima che, razionalmente, appare del tutto casuale.
Gli scienziati hanno ipotizzato che la vita su Marte si sia estinta, circa due miliardi di anni fa, a causa dell’avvenuta perdita del campo magnetico che proteggeva (come avviene sulla Terra) l’atmosfera del Pianeta, con conseguente perdita dell’atmosfera stessa e della vita.
Quanto all’eventuale vita nata su altri pianeti, riporto alcune mie brevi riflessioni. Non ci si deve illudere sulla possibilità di “incontri ravvicinati o non” con esseri alieni. La contemporaneità dell’esistenza su altri pianeti di esseri che siano arrivati con l’evoluzione alla nostra Intelligenza ed al nostro livello cognitivo è praticamente impossibile. Ed anche le enormi distanze che intercorrono fra le Galassie e nella nostra Galassia (per la Via Lattea è stato calcolato un diametro di centomila anni luce), fanno si che, ad esempio, eventuali possibilità di “contatto” partite alla velocità della luce, da un pianeta che dista 4 milioni di anni luce, arriverebbero a noi dopo 4 milioni di anni quando probabilmente la vita su quel pianeta si è già estinta.
Quest’ultima considerazione è basata sulle conoscenze attuali della Fisica, per le quali la velocità della luce (trecento mila chilometri in un secondo) è la velocità massima possibile nell’Universo. Chi sa se in futuro si arriverà a dimostrare che questo valore della velocità può essere superato.