Recentemente ho ritrovato in un cassetto, mescolata ad altre foto del mio passato, una fotografia che mi ritrae nei lontani anni Settanta con al collo una collana semplicissima, con in evidenza il famoso simbolo della pace: quello a forma di cerchio con una linea verticale al centro e due linee oblique verso il basso. All’epoca, sicuramente, non ne capivo a fondo il significato, anche se oggi è uno dei simboli più riconoscibili al mondo. Credo che allora volessi solo dare un segnale di ribellione innocua, senza altri secondi fini. Oggi però mi è venuta voglia di approfondire il significato di quell’immagine, che ormai fa parte del nostro patrimonio storico e culturale. Un piccolo simbolo, il cui significato viene messo in discussione ogni giorno soprattutto in questi tempi. Ho scoperto che questo segno è nato nel 1958 nel Regno Unito grazie a Gerald Holtom, un artista e designer. Holtom lo creò per una manifestazione organizzata dalla Campagna per il Disarmo Nucleare, in un periodo in cui la paura di una guerra atomica tra Stati Uniti e Unione Sovietica era molto forte. Per disegnarlo, si ispirò all’alfabeto per segnalazioni a vista usato sulle navi: un sistema in cui si usano due bandiere per rappresentare le lettere. In questo caso, Holtom sovrappose la lettera “N” e la lettera “D”, con l’intento di indicare “Nuclear Disarmament”, cioè disarmo nucleare, creando così quella figura poi racchiusa in un cerchio, a simboleggiare il mondo.
Il simbolo divenne famoso negli anni ’60 e ’70, utilizzato nelle proteste contro la guerra del Vietnam e dai movimenti pacifisti e hippy. Anche se oggi è comunemente associato alla pace in generale, la sua prima apparizione risale a una lunga marcia da Londra fino alla città di Aldermaston, dove si trovava una fabbrica di armi nucleari. Da quel momento si diffuse rapidamente, venendo adottato da numerosi movimenti in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, diventò il simbolo delle proteste contro la guerra del Vietnam e di chi sosteneva ideali come l’amore libero, la non violenza, il rispetto per la natura e la libertà individuale.
Col tempo, il significato del simbolo si è ampliato: è stato usato per rappresentare la lotta contro ogni tipo di discriminazione, per i diritti delle donne, delle persone omosessuali e contro l’Apartheid. Holtom raccontò in seguito che, mentre lo disegnava, si era ispirato anche all’immagine di un uomo disperato con le braccia alzate verso il cielo, come in un famoso quadro di Goya. Un fatto molto significativo è che Holtom decise di non registrare mai il simbolo come marchio, proprio perché desiderava che restasse libero e accessibile a tutti. Ancora ora, infatti, è usato in molte battaglie per la giustizia, l’uguaglianza e la difesa dei diritti umani. Ripensando a quella vecchia fotografia, mi rendo conto di quanto un piccolo simbolo, portato forse con leggerezza in gioventù, racchiudesse in realtà una storia potente e universale.
Oggi lo guardo con occhi diversi: non solo come un ricordo del passato, ma come un segno ancora vivo, capace di parlare di pace, e di speranza universale di cui ognuno di noi sente un grande bisogno.
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