Siamo nel bel mezzo del periodo più burrascoso degli ultimi tre quarti di secolo e non possiamo non farci alcune domande importanti, ma anche cercare di darci delle risposte alla luce degli accorati appelli alla pace formulati dai due ultimi Pontefici: spostare in campo diplomatico la discussione e le risoluzioni dei grandi conflitti, basandosi, certo, sul diritto ma senza ignorare la realtà cioè il peso di chi ha le buone carte in mano. È triste doverlo ammettere ma la Storia ci insegna che è così. Nel nostro piccolo forse possiamo, tanto per non restare del tutto estranei, fare qualche considerazione sull’istituzione ideata per conservare la pace.
L’ONU tra ideale universale e realtà del potere.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite è nata dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale con uno scopo chiaro e altissimo: evitare nuovi conflitti, e nel caso emergano, fornire uno strumento efficace per contenerli e regolarli.
Dopo quasi ottant’anni, l’ONU resta un simbolo di cooperazione globale, ma anche una struttura bloccata da contraddizioni interne, incapace di intervenire nei conflitti maggiori, e spesso ridotta a un’arena di retorica e impotenza.
Senza alcuna pretesa vorrei esaminare alcune cause strutturali di questa crisi e alcune idee concrete di riforma, per un’ONU più giusta, più rappresentativa e, soprattutto, più utile.
L’Assemblea Generale: paritaria ma non proporzionale – Ogni Stato ha un voto, ma gli Stati non hanno lo stesso peso demografico né economico. L’India ad esempio (1,4 miliardi di abitanti) ha lo stesso potere di voto del Liechtenstein (38.000 abitanti). Questa parità formale, sebbene sembri democratica, non riflette l’equità sostanziale.
Ecco un paio di proposte di riforma:
Sistema bicamerale ONU: una camera degli Stati (voto paritario) e una dei Popoli (voto proporzionale alla popolazione).
Sistema di voto ponderato: doppia maggioranza (degli Stati e della popolazione mondiale rappresentata).
Riforma dei quorum: impedire che una minoranza possa bloccare risoluzioni su larga scala.
Il Consiglio di Sicurezza: il nodo del potere di veto – Le decisioni più importanti sono soggette al veto dei cinque membri permanenti (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia). Questo paralizza l’ONU nei conflitti che coinvolgono le grandi potenze o anche solo i loro alleati.
Alcune delle possibili riforme per limitare l’attuale potere di veto:
rendere inapplicabile il veto su questioni umanitarie trasformandolo in votazione a forte maggioranza;
richiedere giustificazione pubblica del veto espresso.
Allargare il Consiglio a nuovi membri permanenti per creare contrappesi includendo potenze regionali importanti come India, Brasile, Germania, Giappone, Sudafrica.
Struttura a due livelli: un Consiglio “ristretto” e uno allargato, per bilanciare potere e rappresentanza.
Come rendere utili le delibere dell’ONU:
Molte risoluzioni dell’Assemblea Generale restano non vincolanti. L’ONU ha bisogno di strumenti che trasformino le sue decisioni in atti concreti.
Alcune proposte di riforma:
Sanzioni automatiche legate alle violazioni delle risoluzioni.
Sistema multilaterale di incentivi e disincentivi economici.
Rafforzare il Tribunale Internazionale dotandolo di strumenti autonomi di potere esecutivo.
In conclusione l’ONU è un grande compromesso tra gli ideali di pace e la realtà geopolitica. Le sue debolezze sono note, ma la sua abolizione o discredito sarebbe un errore. Occorre invece riaccendere la discussione pubblica sulla sua riforma: un’ONU più rappresentativa, meno condizionabile dalle potenze, più efficace nel prevenire e mediare i conflitti.
Molto interessante e chiarissimo. Grazie Ranieri.