ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Il meraviglioso mondo della LIS

Articolo di Beatrice Cito Filomarino, Autore Ospite de La Lampadina

Vi ricordate la prima volta che vi siete imbattuti nella celebre frase di René Descartes, «Cogito ergo sum»? Ebbene, sorpresa: non era in latino, ma in francese, «Je pense, donc je suis», nel suo Discorso sul Metodo, un’opera che ha segnato la nascita della filosofia moderna occidentale. È passato parecchio tempo da allora, immagino, ma vi siete mai chiesti cosa ci consente davvero di pensare, al di là della nostra fisiologia? Cosa rende possibile il pensiero e, in ultima analisi, il nostro “essere”?
Io non ci avevo mai riflettuto fino a poco tempo fa. Tutto è cominciato, un po’ per caso, quando mi sono iscritta a un corso introduttivo sulla LIS, la Lingua Italiana dei Segni. Da lì si è aperto un mondo.
In Italia ogni anno nascono in media 1-2 bambini su 1.000 con ipoacusia neurosensoriale. Tradotto: circa 500 neonati all’anno, ma la sordità non è solo congenita. Molti diventano ipoudenti nel corso della vita, tanto che oggi si stima che il 12,1% della popolazione italiana ne sia coinvolto.[1]
Per molto tempo, i bambini sordi venivano diagnosticati tardi – spesso dopo i tre anni – con effetti devastanti sul loro sviluppo cognitivo, soprattutto se nascevano in famiglie di udenti. Un bambino, infatti, se non riesce a comunicare – né verbalmente attraverso il canale acustico, né attraverso una modalità gestuale con un linguaggio dei segni -, non può sviluppare pensiero, creare nessi logici e di causalità, concepire concetti legati alla spazialità e temporalità e non può quindi trovare coerenza e senso in quello che lo circonda.[2]
Pensare, dunque, parte dalla capacità di comunicare. E quella capacità, nei primi anni di vita, la apprendiamo inconsapevolmente da chi si prende cura di noi: mamma, papà, nonni o chi per loro. Non è un caso se anche la religione cristiana, come pure altre confessioni e mitologie, fanno coincidere la creazione dell’essere con la “parola”. Il “verbo” come origine del mondo. In breve, noi siamo se comunichiamo.
Ecco perché mi ha colpito così tanto scoprire che la LIS sia stata ufficialmente riconosciuta dallo Stato italiano solo nel 2021.[3]
Eppure, è una lingua a tutti gli effetti, con una grammatica, una sintassi ed una struttura proprie. Anzi, sotto certi aspetti, è persino più articolata delle lingue acustico-vocali: è visiva, gestuale, spaziale. Coinvolge, mani, braccia, busto, postura e soprattutto il volto. Ad esempio, a fronte dello stesso segno gestuale, uno sguardo disgustato piuttosto che estasiato, ma anche un solo sopracciglio sollevato, comunicano significati diversi. Le Lingue dei segni, quindi, non sono versioni “mimate” dell’italiano, o di altri idiomi orali, né seguono i nostri alfabeti. Sono vere e proprie lingue naturali, nate all’interno di comunità di sordi.
Vi ricordate “l’alfabeto muto”[4] che usavamo a scuola per comunicare tra noi durante le lezioni? Ecco, quello non c’entra nulla. I sordi hanno, sì, la possibilità di utilizzare anche dei segni che sono rappresentazioni gestuali delle lettere, la cosiddetta “dattilologia”, ma questa viene usata solo per nomi propri e toponimi.
Una cosa che mi ha fatto sorridere è che quasi tutti gli amici a cui ho parlato del mio corso di LIS, hanno dato per scontato che si trattasse di una lingua universale, una specie di esperanto dei segni. Invece no. E questa convinzione, se ci pensate, nasconde una certa arroganza, figlia del nostro (spesso involontario) etnocentrismo culturale. Le lingue dei segni nascono in specifici contesti culturali, proprio come le lingue parlate. Variano quindi da paese a paese, e persino da regione a ragione. Esistono almeno 121 lingue dei segni[5] ufficialmente riconosciute e alcune stime parlano di più di 3.000. Esatto: anche il mondo dei segni ha i suoi dialetti, accenti e, immagino, i suoi equivoci.
Capite ora quanto è folle dare per scontato che esista una sola lingua dei segni? Questo ci offre anche l’occasione per riflettere sul fatto che noi umani, abbiamo una certa tendenza a pensare che il nostro sia il “centro del mondo” e invece…ci sono mondi interi là fuori, paralleli, meravigliosi e ancora troppo invisibili.
Io, nel frattempo, mi sono innamorata della LIS, del suo ritmo, del suo coinvolgimento di tutto il corpo, della sua potenza comunicativa e della sua bellezza. Ne sono rimasta talmente affascinata, che sono molto tentata di continuare questo percorso, perché imparare la LIS non è solo imparare una nuova lingua, ma cambiare prospettiva, entrare in un nuovo mondo, anzi in un altro universo.
Qualcuno fra voi vorrebbe unirsi a me in questo viaggio?

Cosa vedere: Figli di un Dio Minore (1986); La Famiglia Bèlier (2014), CODA (2021); Sound of Metal (2021)
Cosa leggere: Vedere Voci, Oliver Sacks, Adelphi (1990); Non Ti Sento Ma Ti Ascolto, Mauro Mottinelli, Armando Editore (2020).

[1] Dati ENS, Ente Nazionale Sordi

[2] Seeing Voices: a journey into the world of the Deaf (English version), di Oliver Sacks

[3] Il 19 maggio 2021 la Camera ha approvato la conversione in legge dell’art 34-ter del Decreto Sostegni, che ufficialmente “riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (List)”.

[4] I sordi non nascono muti, ma a causa dell’impossibilità di sentire voci non riescono a modulare la propria.

[5] Le lingue dei Segni nel Mondo, Mauro Mottinelli, Virginia Volterra (2009), Treccani.it

 

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3 Commenti
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Federica Ricci del Riccio
22 Settembre 2025 8:39

Sono anch’io affascinata dalla Lis e questo articolo così appassionato mi è piaciuto molto. Non mi soddisfa però la risposta al grande interrogativo: perché non è stato creato un linguaggio dei segni internazionale? In questa umanità che corre verso la globalizzazione, non sarebbe stato logico accordare le espressioni di tutto il mondo per favorire una comprensione internazionale, iniziando proprio dalle comunità non udenti? Una grande occasione persa, a mio parere.

21 Settembre 2025 22:55

Che bell’articolo. Ci apri gli occhi su una bellissima realtà. Conosco la sordità e i suoi gesti, ma non conoscevo la ricchezza del suo linguaggio. Un mondo affascinante.

Carlotta Staderini
21 Settembre 2025 14:41

Grazie Beatrice, molto istruttivo e affascinante.