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La Lampadina - n. 100 ::: Febbraio 2021

La Lampadina numero 100: visto? Sembra tutto così pacifico e facile!
Di fatto il comitato della redazione (sembra un titolo così ufficiale ma siamo proprio noi), è formato da persone di età e interessi diversi. Da dieci anni ci confrontiamo, discutiamo o troviamo accordo sui mille temi che abbiamo toccato. Abbiamo criticato, osannato o bocciato quanto di noi ognuno ha scritto. Ne sono nate interessanti confronti e discussioni che ci hanno mantenuto il cervello attento per tutti questi anni. Uno scrive bene ma… l’articolo non va, l’altro scrive male ma l’idea è buona: riscrivere. Argomento già uscito sul quotidiano: bocciato. Un altro di una prolissità e una lunghezza imbarazzante: tagliare senza pietà. Via i puntini: non più di tre. Non più di tremila battute tuona invano Ranieri da anni. Una volta al mese ci incontriamo per promuovere o bocciare quanto uscirà nel numero seguente. Isabella e Filippo fremono. Diamo loro troppo poco tempo per impaginare e trovare foto. Da una parte forse è questa diversità fra noi che fa marciare La Lampadina.
Troppo poco tecnologici per Filippo che, con enorme pazienza, cerca di addentrarci nei misteri di Facebook. Troppo poco curiosi per Lucilla che ci accusa di non correre abbastanza per i mille eventi che ci circondano. Troppo poco informati sull’arte moderna da Marguerite, nostro fiore all’occhiello per il suo impegno e successo artistico. Troppo poco fiscali nell’amministrazione per Ranieri. Troppo impazienti per Isabella che mette pace in tutti i campi e con apparente totale calma supera ogni ostacolo. Troppo disinvolti in materia religiosa per Beppe. Troppo poco impegnati socialmente per Carlotta.
E poi… Carlo! il nostro creatore! Non dorme mai. All’alba il telefonino fa blinck. Messaggio! Sempre nuove idee. Ha parlato con tizio, ha visto caio. Organizziamo! OK rispondiamo. C’è tempo. Ma altro blinck: ha già contattato uno scrittore ospite, ha sentito un'agenzia di viaggio, ha sedato una discussione sul pianeta fra Beppe e Marguerite (ma per fortuna tante altre ne seguiranno!).
Siamo avanti nel calendario già di un anno, nonostante il periodo difficile, ma ci sono tante altre cose da fare e ”LUI” le vuole fare tutte! Sotto la sua apparenza gentile ed educatissima, si nasconde una volontà ferrea. Cocciuto come un mulo e con la stessa determinazione. Ma benvenute l’una e l’altra se ci hanno portato ad aver fatto in dieci anni tutto quanto si può vedere qui. Benedetta la sua determinazione quando, 10 anni or sono, non prendendo atto del totale sbigottimento mio e di Marguerite all’enunciazione del suo programma (abbiamo lasciato l’appuntamento con lui nella convinzione che fosse in fase farneticante), senza darci retta, anzi coinvolgendoci poi tutti con entusiasmo, ha proseguito per la strada che lo ha e, ci ha, portato con enorme gioia e grande soddisfazione al nostro decimo compleanno e al centesimo numero di questa newsletter!
Grazie Carlo

Lalli Theodoli

Mercoledì, 10 febbraio 2021

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


ROMA – Al numero 29 di via della Lungara 'na campana sona a tutte l'ore
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Le Mantellate so’ delle suore, ma a Roma so’ sortanto celle scure; ‘na campana sona a tutte l’ore, ma Cristo nun ce sta drento a ‘ste mura...”.
Quando a Roma si costeggia l’Istituto Penitenziario di Regina Coeli, si sentono ancora, passeggiando davanti al 29 di via della Lungara, a Trastevere, gli echi della canzone di Strehler-Carpi. Ogni angolo dell’austero edificio trasuda eventi e personaggi, pagine di vita e di sofferenza, legate a vicende criminali o di giustizia secondo i codici di ogni epoca. Per molti secoli il rintocco della campana ha segnato lo scandire delle ore nella quotidianità del carcere: l’ora del risveglio, del cibo, del lavoro, della preghiera, del sonno.
Ma com’erano quei luoghi? Com’erano, nel lontano passato, le sponde del Tevere lungo quella che sarebbe diventata via della Lungara? Si erano insediati, attraverso i secoli, vari istituti ecclesiastici ornati da giardini curati che arrivavano fino al fiume.
Per rievocare la nascita del primo edificio dedicato alla Regina dei Cieli, si deve risalire al fervore del Seicento romano. Nel clima religioso-aristocratico al femminile, nella prima metà del 17esimo secolo, la creazione, la valorizzazione e la protezione di monasteri, specie quelli di famiglia, doveva costituire una delle strategie più efficace per le grandi casate romane, attraverso le loro esponenti femminili, per acquisire prestigio, affermazione sociale e autorevolezza nel territorio.
Era normale negli ambienti delle nobildonne dell’aristocrazia romana dell’epoca, fondare e organizzare istituzione monastiche o assistenziali. La costruzione del monastero di Regina Coeli avviene nel 1654 per iniziativa di Anna Colonna, moglie di Taddeo Barberini, con l’intenzione di ospitare le due sorelle monache, Ippolita e Vittoria Colonna (Chiara della Passione, designata come Fondatrice della Comunità). La Colonna Barberini riesce così a legare la propria esistenza allo spazio urbano in modo da lasciare un'impronta indelebile nel tessuto della città. Il monastero viene affidato alle Carmelitane Scalze di S. Teresa. Le religiose di questo monastero si chiamano “di Regina Coeli”, perché nella loro regola era stabilito che fossero obbligate a recitare oggi quattro ore il Regina Coeli, segnato dal battito della campana. Il monastero diventa centro di spiritualità in città ed attira le visite di molte nobili dame. La prima di queste sarà la Regina Cristina di Svezia, poi la Regina d’Inghilterra, accompagnata dalla principessa di Piombino, e dalla principessa di Baden.
A fianco, sempre su via della Lungara, nasce il monastero delle Mantellate fatto erigere con il contributo del cardinale Giacomo Rospigliosi e dei Borghese da Clemente IX nel 1669 per le monache della Visitazione. Nel 1794 l’intero complesso viene acquistato da un commerciante di seta, Vincenzo Masturzi di Sorrento e da sua moglie Maddalena, che lo affida alla figlia per formare una piccola comunità delle “Serve di Maria”, meglio conosciute come “le Mantellate” per il lungo mantello nero indossato.
Ma la sorte dei conventi nei primi del ‘800 subisce un duro colpo con l’annessione degli Stati romani all’Impero di Napoleone. Si prendono accordi con il Clero ma si sciolgono gli ordini religiosi divenuti elementi troppo indipendenti e poi il loro notevole patrimonio immobiliare fa molta gola ai Francesi per sanare il debito pubblico. Dal 1810 al 1814 il convento è confiscato. In seguito all’entrata in Roma delle truppe di Vittorio Emanuele II, il 20 settembre 1870, viene segnata la fine dello Stato Pontificio. Monasteri e conventi vengono espropriati di nuovo fino all'emanazione della legge di soppressione di tutti gli Ordini religiosi con regio decreto del 24 giugno 1873. Le monache di “S. Maria Regina Coeli” si rifugiano dalle vicine “Mantellate”. La nuova capitale dello Stato sabaudo avendo bisogno di nuove carceri, per adeguare il sistema carcerario pontificio, converte il complesso religioso in Istituto di pena. “Le Mantellate”, l’attiguo convento dove si erano rifugiate le Carmelitane, viene adattato a carcere femminile e tale resterà fino al 1959.
La struttura, oggi, molto antica, non ha aree verdi e anche gli spazi esterni sono ridotti; mancano spazi comuni, luoghi dedicati al culto. Ma non entro nel merito.
Di emergenza in emergenza, di rinvio in rinvio, fino all'ultimo progetto, l’istituto di pena di via della Lungara è diventato un carcere «di primo arresto» dove il recluso si trattiene, in genere, solo per il tempo degli interrogatori e dell'eventuale processo.
Sono stati finora inutili i numerosi tentativi di eliminare le sue funzioni e destinare lo spazio ad altra sorte. Apri e chiudi, chiudi e apri, i cancelli di Regina Coeli, c'è da supporre, cigoleranno ancora per un po'. I simboli sono duri a morire. “Gira la rota gira, la rota e la rotella”

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La Redazione propone questo pensiero:

“Si è ragazze di campagna,  ancorché nobili, vissute sempre ritirate, in sperduti castelli e poi in conventi; fuor che  funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d’eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non si è visto niente. Cosa può sapere del mondo una povera suora?"

da "Il Cavaliere inesistente" di Italo Calvino

ATTUALITÀ – Il litio e le auto elettriche
Articolo di Carlo Verga

Il Litio. Se ne sapeva poco fino a qualche anno fa. Il suo successo è iniziato nel 2007, non appena l’applicazione nelle batterie ha dato qualche motivo di interesse. Oggi è indispensabile e principalmente per le auto elettriche. Il Litio ha un'infinità di altre applicazioni che vanno dal nucleare alla farmaceutica, grassi e lubrificanti, metalli e tante altre. Ma chi ha scoperto per primo le sue proprietà?
Il primo che ebbe una qualche idea fu nel 1800, un chimico brasiliano che lavorava in Svezia che esaminò una strana pietra che denominò petalite, ma solo qualche anno dopo Johan August Arfwedson chimico svedese trovò che quel materiale conteneva un nuovo elemento che denominò Lithion, (pietra, dal greco) e che aveva delle proprietà molto particolari.
Il suo primo utilizzo fu in medicina, negli anni Venti il composto fu impiegato come sedativo e ipnotico, negli anni ‘40, per pazienti con disturbi tipo maniacali e solo negli anni ‘60 venne introdotto negli Usa per pazienti con disturbo bipolare sotto forma di sali di litio.
La prima applicazione nelle batterie nel 2006, la prova sperimentale fu su un'automobile Toyota per convertire i motori endotermici tradizionali in sistemi ibridi. Il prezzo dell’intervento, però, costava più dell’auto stessa.
Negli anni successivi molte aziende e ricercatori di tutto il mondo si sono prodigati per migliorare le prestazioni e la sicurezza di questo tipo di batterie, ritenute, oltretutto, pericolose perché passibili di incendio ed esplosione. Nel 2019 la giuria del premio Nobel ha voluto insignire i chimici il tedesco John B. Goodenough - 97 anni e - l’inglese Stanley Whittingham, 78 anni, e il giapponese Akira Yoshino, 71 anni del prestigioso riconoscimento quali inventori della batteria a ioni di LITIO (li-Ion).
Il vantaggio delle nuove batterie agli ioni di litio sono principalmente la dimensione e la capacità di accumulo di energia, sono “leggere, ricaricabili, potenti” e con i nuovi accorgimenti saranno ricaricabili in 5 minuti. Questo grazie alle nuove tecnologie della Eve Energy cinese e sviluppate dalla società israeliana StoreDot – che con un finanziamento dal gruppo tedesco Daimler, da BP, Samsung e TDK per 130 milioni di dollari – potrà iniziare la produzione nel giro di un paio di anni.
Le batterie al litio, al momento e così come tutti gli altri tipi, hanno le stesse limitazioni, con il tempo tendono a perdere la carica ed esaurirsi, certo dipende molto dalla quantità dei cicli di utilizzo, dallo stoccaggio o dal tempo in cui l’auto rimane ferma. Inoltre, contengono del cobalto necessario per realizzare il catodo, il polo negativo della batteria. Le maggiori quantità di cobalto provengono dal Congo dove creano grandissimi problemi di sfruttamento della popolazione con grave impatto sulla salute. Esistono nuove soluzioni che sostituiscono e potranno sostituire sempre più l’utilizzo del cobalto.
Il litio nel suo stato puro è un metallo tenero e colore argento, è il 25º elemento più abbondante nella crosta terrestre, non si trova in natura allo stato metallico, ma sempre legato ad altri elementi. È presente in piccola parte in quasi tutte le rocce in special modo granitiche e in buona quantità in alcuni tipi di argilla.
Attualmente la produzione, avviene per la più parte, da rocce granitiche o simili. Il  costo è molto alto per l’insieme delle varie fasi, estrazione, produzione, trasporto e raffinazione, oltretutto l’intero processo ha un fortissimo impatto sull’atmosfera per le forti emissioni di Co2.
L’alternativa più consistente è ricavarlo dai grandi laghi salati e ad un costo più che accettabile, e con minori emissioni CO2. In futuro potrà essere dal mare.
Si stima che gli oceani contengano circa 180 miliardi di tonnellate di litio diluito (circa 0,2 parti per milione). È necessario però separarlo dall’acqua e per farlo si procede con l’evaporazione, soluzione costosa per i lunghi tempi del processo e per una serie di trattamenti post estrazione per rimuovere gli elementi indesiderati.
Un metodo alternativo è quello dell’estrazione elettrochimica tramite elettrodi in grado di catturare ioni litio. Il processo è in via di perfezionamento e, quando messo a punto, darà un notevolissimo impulso all’utilizzo dell’acqua di mare.
La produzione attuale. Tra il 2008 e il 2018 la produzione annua totale dei principali Paesi produttori è passata da 25.400 a 85.000 tonnellate.
Secondo i dati forniti dall'United States Geological Survey, nel 2018 il principale fornitore di litio è stato l'Australia, con 51.000 tonnellate ottenute dalle miniere, davanti al Cile (16.000), alla Cina (8.000) e all'Argentina (6.200) che lo ottengono da laghi salati.
Tuttavia Argentina, Cile e Bolivia hanno le maggiori disponibilità con l’80% del litio del mondo. In Bolivia, il più povero dei paesi sudamericani, la fonte principale è il Salar de Uyuni, un’enorme distesa salina di oltre 10 mila chilometri quadrati a 3.600 metri di altitudine. Sotto la superficie del Salar de Uyuni, ci sono ingenti quantità di litio, finora sfruttate poco o niente.
Il problema è l’estrazione: costa molto e occorrono le competenze tecniche. Il processo richiede enormi quantità di acqua, il Cile, ne preleva dal mare, con il grande problema di doverla depurare dal sale e con gli effetti sull’ecosistema e sulla sussistenza delle comunità locali su cui si riversano le conseguenze ambientali della produzione.
Certo non appena la tecnologia per l’estrazione dall’acqua di mare sarà pienamente collaudata ed operativa, ogni paese che si affaccia sul mare potrebbe avere, in teoria, la propria produzione di litio… forse a quel punto e considerate tutte le opzioni, difficoltà, smaltimento, magari carica solare ed eolica, le auto elettriche potranno diventare molto più competitive, ma in quali tempi?

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La Redazione riprende questa frase:

"Siamo in un mondo strano, se un ateo storico come me trova che l'unico leader mondiale capace di dire cose logiche, tipo che l'uomo è più importante dei rendiconti, è il Papa."

Eugenio Finardi

STORIA - Giovanni XXlll (l’altro), chi lo conosce?
Articolo di Beppe Zezza

Eh già. Non tutti lo sanno ma c’è stato un altro Giovanni XXIII oltre a quello che tutti conosciamo come il “Papa buono” (curiosa questa specificazione “buono“ accanto a Papa, quasi fosse necessaria per evidenziare una differenza sostanziale rispetto ai predecessori), Angelo Roncalli, di umili origini, nato a Sotto il Monte, che è stato pontefice dal 1958 al 1963, che ha rinnovato la Chiesa Cattolica con la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, è sepolto in Vaticano,  è  stato canonizzato  (dichiarato santo) nel 2014 e al quale sono dedicate vie, piazze, edifici e quant’altro in Italia e diversi altri paesi del mondo.
Questo secondo - anzi temporalmente primo, Giovanni XXIII - era anche lui italiano, si chiamava Baldassarre Cossa, era nativo di Ischia da una famiglia “nobile“ che si era arricchita esercitando un'attività un po’ particolare (si dedicava alla pirateria) fu “papa“, per alcuni, dal 1410 al 1414, fu accusato dai contemporanei di avidità, violenze, depravazione e altre nefandezze e sepolto a Firenze, nel Battistero, dove gli è dedicato uno splendido monumento opera di artisti del calibro di Donatello e Michelozzo.
Questo “primo“ Giovanni XXIII visse in uno dei periodi più “travagliati“ della Chiesa Cattolica (oggi si legge sulla stampa che si interessa di questi argomenti di lacerazioni e divisioni all’interno della Chiesa Cattolica, ma sono ben poca cosa rispetto a quanto succedeva all’epoca).
Siamo nel pieno del cosiddetto Scisma di Occidente: in sintesi cosa era accaduto? Dopo settanta anni nei quali la sede papale era ad Avignone, in territorio francese, il papa Gregorio XI - anche su pressioni di Santa Caterina da Siena - era ritornato a Roma. Alla sua morte il conclave, sotto la spinta del popolino romano che richiedeva  un papa italiano, elesse papa un napoletano, (allora Napoli era sotto gli Angiò), Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, che assunse il nome di Urbano VI. I cardinali francesi non accettarono questa elezione, dichiararono nullo il conclave perché tenuto sotto pericolo di violenza di parte, ne tennero un altro ed elessero papa il cardinale Roberto di Ginevra, che prese il nome di Clemente VII, il quale riportò la sede del papato ad Avignone.
Dunque la Chiesa si venne a trovare con due papi che reciprocamente si contestavano la legittimità, e divisa in due tronconi rispettivamente di “obbedienza romana“ e di  “obbedienza avignonese“. La crisi era anche politica dato che i regni europei si schierarono chi da una parte e chi dall’altra. Alla morte dei due, entrambi i tronconi elessero dei successori. A questo punto una parte cospicua di cardinali di entrambe le fazioni, convocarono un concilio che si tenne a Pisa. Il concilio decise la deposizione sia del papa “avignonese” Benedetto XIII che del papa “romano Gregorio XII e la elezione di un terzo papa che prese il nome di Alessandro V.
La soluzione sarebbe stata brillante se i due avessero accettato di dimettersi, il che non avvenne! (Era in gioco anche un altro principio controverso: a chi spettasse la suprema autorità, al papa o al Concilio?). La Chiesa si venne a trovare così con non due ma ben tre papi: un papa del ramo “avignonese”, un papa del ramo “romano” e un papa “pisano”, un vero guazzabuglio.
Baldassarre Cossa venne eletto come successore di Alessandro V - quindi del ramo “pisano“. Molto energico, riuscì a cacciare da Roma Gregorio XII e a conquistare l’appoggio delle maggiori potenze europee. Approvò la convocazione da parte del sovrano del Lussemburgo e futuro imperatore, Sigismondo,  di un nuovo Concilio, che si tenne a Costanza, dove anche egli si recò. Sperava che il Concilio prendesse la sua parte, deponesse gli altri due e confermasse lui come unico papa. Invece le cose presero una altra piega. Avuto sentore che l’orientamento dei padri conciliari era quello di deporre tutti e tre i papi e lui di incarcerarlo e forse anche di sopprimerlo - non meravigliamoci, erano “altri tempi“ - Giovanni XXIII fuggì. Venne riacciuffato, processato con ben 70 diversi capi d’accusa e deposto “per indegnità” dal concilio, ritenuto colpevole di cose terribili, stupro, sodomia, corruzione, simonia e perfino di adesione all’islam! Alcune accuse certamente vere come la simonia, altre probabili, la corruzione, altre decisamente fantasiose: l'adesione all’Islam. Tant’è. Baldassarre Cossa venne incarcerato in un castello e tenuto prigioniero per quattro anni fu poi riscattato dal capostipite della famiglia dei banchieri de’ Medici, Giovanni, che lui aveva contribuito ad arricchire. Arrivato a Firenze si gettò ai piedi del papa Martino V, Oddone Colonna - il papa eletto dal Concilio di Costanza - fu da lui perdonato e.... nominato vescovo di Frascati e Cardinale! Morì nel 1419.
Curiosamente la Chiesa non si è pronunciata per molti secoli sullo status di Baldassarre Cossa, se considerarlo Antipapa o Papa legittimo -  solo nel 1947 è stato eliminato dall’annuario pontificio (forse è per questo che nessun papa fino a Roncalli ha assunto il nome di Giovanni).
Nei medaglioni della cattedrale di San Paolo fuori le mura, dove sono rappresentati tutti i papi, al suo posto nell’ordine cronologico è stato inserito papa Roncalli.
Il giudizio storico su Baldassarre Cossa per molti secoli si è allineato a quanto stabilito in occasione del processo, (pure la Rai nel suo sceneggiato sui Medici lo presenta come tale), solo recentemente sono apparsi dei lavori che lo riabilitano: “Giovanni XXIII l’antipapa che salvò la Chiesa” di Mario Prignano - un discendente di Urbano VI!
Pare che questo giudizio sia stato espresso proprio da papa Roncalli, il quale aveva manifestato interesse per lui sin dalla giovinezza. Chissà se questo non abbia influito sulla scelta del nome che ha adottato

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Isabella propone questa profetica frase:

“Tra 15 anni si userà l'elettricità più per le auto che per la luce.”

Thomas Alva Edison

ABBIAMO OSPITI/STORIA E TECNOLOGIA - La macchina Enigma vera origine del computer
Articolo di Federico Stacchini, Autore Ospite de La Lampadina

Oggi tutti usiamo user id e password per operazioni bancarie e acquisti sicuri sul web, ma la crittografia è nata molto tempo fa.
Plutarco racconta che Sparta cifrava i messaggi militari con la Scitala, un testo scritto su un nastro di cuoio leggibile solo se avvolto intorno ad un bastone di una certa lunghezza in possesso dei generali.
Svetonio scrive che Giulio Cesare inviava messaggi ai suoi comandanti cambiando ogni lettera del messaggio con la corrispondente terza lettera successiva dell'alfabeto.
Nel 1400 Leon Battista Alberti inventò il Disco cifrante, una macchina con due dischi concentrici, uno fisso ed uno mobile con un alfabeto disordinato, ruotando il quale si costruivano parole che potevano essere lette in chiaro solo disponendo del Disco cifrante.
Arthur Scherbius, un tedesco, nel 1918 riprese l’idea di Leon Battista Alberti e realizzò una macchina a rotori, Enigma, per criptare i messaggi industriali. Adottata anche dall’esercito tedesco, Scherbius non seppe mai che la sua invenzione avrebbe condizionato l’esito del Secondo conflitto mondiale perché nel 1929 morì cadendo da cavallo.

La macchina Enigma era simile ad una macchina per scrivere con tre rotori, ognuno dei quali aveva le 26 lettere dell’alfabeto. Tutti i reparti, le navi e le basi aeronautiche tedeschi disponevano di Enigma. Ogni giorno venivano modificate le prime tre lettere dell’alfabeto sulle quali posizionare inizialmente i tre rotori. Pertanto ogni lettera digitata si “trasformava” in una lettera criptata senza alcuna logica se non quella di un accostamento meccanico dei 26 contatti dei tre dischi producendo l'incredibile numero di 158 962 555 217 826 350 000 possibili combinazioni.
I servizi segreti polacchi, che già presagivano una possibile invasione tedesca, ottennero i segreti di Enigma, ma non la macchina. Il capo dell’intelligence, Marian Rejewski, riuscì comunque a decifrare i messaggi tedeschi realizzando nel 1938 la Bomba, una rumorosissima macchina elettromeccanica che ricostruiva la posizione iniziale dei rotori di Enigma, quindi consentendo la decodifica di tutti i messaggi della giornata.

Due settimane prima dell'invasione della Polonia, la Bomba fu portata in Inghilterra, a Bletchley Park, una tenuta vicino Londra, ove venne organizzato dall’Ammiragliato e dal MI1 britannici un centro di intercettazione e decifrazione dei messaggi tedeschi a cui hanno lavorato per tutta la durata del Conflitto mondiale fino a 12.000 persone contemporaneamente, l’80 per cento donne (Dilly’s Fillies).
Furono reclutate persone provenienti dalle più varie formazioni: militari, matematici, fisici, storici, linguisti, papirologi, campioni di scacchi, esperti di cruciverba, segretarie, ragionieri. Tra le “reclute” vi era anche il grande matematico Alan Turing da Cambridge, il quale ebbe un ruolo chiave adattando la Bomba alle varie modifiche che i tedeschi via via apportavano ad Enigma nel corso della guerra.
Nel 1941, dietro suggerimento di Ian Fleming (quello dell’agente 007!), la Marina britannica con una brillante operazione riuscì a catturare un sommergibile tedesco in Atlantico equipaggiato di una macchina Enigma, del suo manuale d’uso e soprattutto delle tavole per il posizionamento quotidiano delle lettere dei rotori. La cattura rimase un segreto per tutta la guerra ed il gruppo di Bletchley Park poté decifrare la gran parte dei messaggi all’insaputa dei tedeschi.
Verso la fine della guerra, i messaggi tra i più alti comandi germanici furono trasmessi con una nuova macchina cifratrice Lorenz che però fu anch’essa subito “forzata” dagli inglesi con Colossus, il primo computer elettronico programmabile nella storia dell'informatica, ideato da Max Newman e realizzato da Tommy Flowers. Alla fine della guerra la macchina Colossus fu distrutta. Solo in tempi recenti ne è stata costruita una replica funzionante oggi esposta nel Museo Nazionale dell'Elaborazione, ospitato a Bletchley Park.
Dopo la guerra, Turing dirottò gli studi verso la cibernetica e scrisse importanti articoli già prevedendo il rilevante sviluppo del calcolo automatico che in effetti si realizzò nei decenni successivi. Nel 1946 propose l’Automatic Computing Engine, un motore di calcolo che però non fu preso in considerazione per gli alti costi.
Nonostante gli enormi meriti a lui attribuibili, nel 1952 gli inglesi arrestarono Turing per omosessualità e lo condannarono alla castrazione chimica cui seguì il suicidio. Accanto al suo corpo fu trovata una mela con un morso. È una delle tante ipotesi formulate per spiegare la possibile origine del simbolo che oggi ritroviamo sui laptop di una famosa azienda americana di computer.
Turing è stato riabilitato. La Royal Mail stampò in suo ricordo un francobollo che ritrae una Bomba, nel 2013 la regina Elisabetta gli ha concesso la grazia postuma  e nel 2019 la Bank of England ha annunciato la decisione di ritrarre Alan Turing sulla nuova banconota da 50 sterline.

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La Redazione suggerisce:

"La scienza è ciò che comprendiamo abbastanza bene da spiegarla a un computer.
L'arte è tutto quanto il resto.

Donald Knuth

ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Sorrento non è solo la città delle sirene. Come mai le balene tornano a Sorrento?
Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina

Non è la prima volta che arriva una balena a Sorrento.
Una balena di grandi dimensioni viene trovata morta sui fondali.
La cronaca di questi giorni ha informato diffusamente di questo curioso episodio.
Ne hanno parlato i notiziari di radio e televisione e i social. Le immagini di questa immensa creatura hanno colpito i nostri sentimenti.
Curiosità stupore voglia di sapere. I misteri del mare ci affascinano sempre ma quelli sui giganti del mare ancora di più proprio per le dimensioni di questi esseri. E spesso restano misteri poiché le ricerche scientifiche non arrivano a svelare più di tanto.
Quando la balena viene trovata sul fondale Marevivo, la nostra instancabile associazione si è attivata con la solita lungimiranza per sollecitare gli scienziati affinché pianifichino un progetto per saperne di più.
Viene coinvolto Il professore Sandro Mazzariol, dell’università di Padova, a capo del CERT (Emergency Responce Team), il professore coordina quindi un team di soggetti. Con il beneplacito di tutte le istituzioni di riferimento viene deciso che la carcassa non debba essere affondata ma studiata a fondo. Tanti i soggetti coinvolti. Capitanerie di porto, Comune di Sorrento, centro di ricerche di Anton Dorn, ASL Regione università di Padova Pisa eccetera.
Già i primi accertamenti raggiungono una serie di risultati molto interessanti. Dai prelievi autoptici è risultato che la balena soffriva. Le calcificazione delle ernie alle vertebre le impedivano di nuotare con vigore. Faticava ad emergere per respirare. Non c’era il piccolo con lei come spesso accade perché la balena era di età avanzata.
Insomma era come una vecchierella con dolori alle ossa e le forze che si affievoliscono..
Si dice spesso “sano come un pesce” ma non si tiene conto che anche i pesci invecchiano e magari cercano un posto accogliete che dia conforto agli ultimi momenti della loro per noi misteriosa esistenza. Ma perchè Sorrento? Lasciamo agli scienziati gli studi per approfondire ogni aspetto possibile.
Marevivo ne seguirà il percorso e ci illustrerà i risultati. La balena non verrà lasciata al mare ma alla terra. Prelievi di tessuti ossa pelle sono stati già fatti e continueranno per la scienza. Tutto sarà sezionato studiato catalogato. Lo scheletro verrà infine esposto in un museo.
Noi allora possiamo andare alla ricerca dei miti. Noi possiamo riflettere su altre congetture e trarre deduzioni seducenti. Noi evochiamo storie, leggende, miti.
Sorrento viene chiamata “la città delle sirene” Capri é “l’isola delle sirene” e Napoli è la sirena Partenope. Tutto da quando Ulisse in viaggio da Troia navigando per questo tratto di costa si fece legare all’albero della nave. Voleva ascoltare il canto delle sirene senza farsi ammaliare. Ma Sorrento non è solo la città delle Sirene.
Ora si narra che nel VI secolo una balena sia giunta fino alla spiaggia di Sorrento. Affamata inghiottì un bimbo che giocava nell’acqua di Marina Grande. Naturalmente la disperazione della mamma contagiò tutti intorno. E in tanti si affollarono in riva al mare piangendo e urlando straziati dal dolore.
Con loro a pregare tutta la notte giunse Antonino, l’abate del monastero di Sant’Agrippino che si trovava sulle pendici del monte sovrastante la città. Ebbene la leggenda racconta che il giorno dopo il grande pesce richiamato dalle suppliche e dalle preghiere sia ritornato alla spiaggia e tra lo stupore e la felicità di tutti abbia spalancato la bocca lasciando uscire illeso il piccolo.
C’è una deliziosa lunetta nella chiesa che illustra questa scena. In seguito I'abate Antonino fu fatto santo e una statua lo raffigura perché gli abitanti di Sorrento possano esercitare tutt’ora la loro devozione. La statua si trova nella piazzetta dinanzi alla chiesa che prende il suo nome.
L’episodio verrà in seguito più volte riprodotto negli ex voto e nell’iconografia popolare che persevera così la sua devozione. C’è persino un grande osso proprio all’ingresso della chiesa.
Mi piace divagare. Gli archetipi lasciano tracce misteriose e inspiegabili nella memoria di noi umani e suppongo anche in quella di molti animali. Pensiamo al percorso degli uccelli migratori a quello delle anguille che tornano a riprodursi nel mar dei Sargassi. Agli elefanti che tornano all’acqua o al loro cimitero. Pensiamo anche alle balene che sanno di dover partorire in acque tiepide percorrendo miglia e miglia prima di tornare ai poli. Rammentiamo i percorsi dei tonni già descritti da Plinio il Vecchio.
Come se tutto il pianeta fosse un “unicum” che lega tutte le creature a segnare percorsi stabiliti. Un perfetto equilibrio da preservare che preservi le creature stesse. Io sento che la tutela dell’ambiente si traduce fondamentalmente nella custodia di quest’equilibrio.
Quando la conoscenza acquisita dall’osservazione degli uomini cozza contro l’imperscrutabile, immagina fantastica inventa. Allora nasce il mito.
Ecco che la storia si mescola alla leggenda. E il mito si appropria di noi identificandoci. C’è poi qualcosa nei luoghi che incanta sempre: il genius loci descritto dagli antichi. Sorrento ha l’incanto per ispirare scrittori poeti artisti. E forse anche le creature marine hanno una sensibilità di percepire come noi il genius loci.

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La Redazione suggerisce:

"Malgrado la storia, la leggenda vince sempre."

Sarah Bernhardt

COSTUME - Istruzioni per l'uso
Articolo di Lucilla Laureti Crainz

Elogio alla vecchiezza!
Molto è stato scritto sull'argomento, ma noi ci siamo fatti il nostro elenco.
Il "grande vecchio" deve avere dalla sua parte una buona salute e una testa ancora funzionante. Ma questo spesso non è un caso:  quel burlone di Bertrand Russell diceva che prima cosa "scegliere dei genitori e dei nonni di buona salute" poi aggiungere un lavoro sul proprio fisico e sulla propria mente. 
Il cervello è un muscolo e se non si usa tende ad atrofizzarsi.
Detto questo ho analizzato i grandi vecchi di mia conoscenza e che ho avuto modo di seguire.
Prima regola: non parlare dei tuoi malanni ma chiedere come prima cosa: Come stai?
E interessarsi agli altri.
Seconda regola: essere generosi. Ad una certa età si tende ad essere un po' avari. Molto male ... Ogni volta che andavo a trovare un mio zio mi faceva sempre trovare un mazzo di fiori
Terza regola: aver studiato e letto molto durante gli anni così da poter essere di riferimento alle nuove generazioni. Per esempio mio padre ha aiutato a fare le tesi di tutti e 5 i suoi nipoti che si sono poi laureati con 110 e lode. 
Quarta regola: essere di riferimento per alcuni argomenti. Esempio: prima di andare ad un concerto o anche ad una mostra chiamavo uno zio che in 10 minuti mi dava delle dritte per far fare a me ignorantona una splendida figura. 
Quinta regola: fare qualcosa per gli altri. In Italia abbiamo un'alta percentuale di persone che si occupano di volontariato. Tante sono le categorie e si può scegliere tra quello che ci è più congeniale. 

Ultima ipotesi: creare qualcosa di nuovo come ha fatto 10 anni fa un certo Carlo Verga con la rivista on line La lampadina, ne avete forse sentito parlare?

Attendiamo i vostri commenti.

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 FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Larve a colazione - L’Autorità per la sicurezza alimentare europea (EFSA) ha approvato le tarme essiccate della farina come cibo ed ingrediente anche per altri prodotti. Parliamo delle Tenebrior molitor, che potranno essere mangiate intere come snack (croccanti?) o, polverizzate, come ingrediente di biscotti, barrette proteiche e pasta. Il problema in Europa va dal disgusto vero e proprio alle differenti tradizioni culinarie che non prevedono l'utilizzo di larve, bruchi, coleotteri, formiche o cavallette, anche se estremamente proteici.
Altre richieste sono arrivate alla EFSA  per circa 150 prodotti di cui circa 15 per insetti commestibili.
CV

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Chi è la più giovane? - Sapete qual è la regione più giovane del Mondo?
Il Niger, con una popolazione di 24,775,772 persone e un'età media pari a 15 anni, con un'aspettativa di vita pari a 63,62 anni.
La seconda nazione più giovane è il Mali, con una popolazione pari a 20,624,981 unità, con una età media di 16,3 anni.
Andate a vedere il chart mondiale di Worldmeters che tiene in considerazione numerosi parametri, molto istruttivi...
CV

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Cento numeri?
Cento appuntamenti!

No, non così tanti, ma nel 2021 vogliamo proporvi quanto di più interessante e praticabile aspettando il ritorno alla normalità.
Una primavera in fermento ci attende: ecco le proposte per il mese di febbraio! 
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Mercoledì 10 febbraio - ore 18.00
II WEBINAR CON LUDOVICO PRATESI DEL PERCORSO: "DALL’ARTE POVERA ALL’ARTE GLOBALE"

Ritorno alla pittura
Transavanguardia, Nuovi Selvaggi, New Painting

Un itinerario in quattro tappe con Ludovico Pratesi per raccontare l’evoluzione dell’arte negli ultimi 50 anni, attraverso le opere di grandi maestri come Joeph Beuys, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Georg Baseliz, Anselm Kiefer o Marina Abramovic fino ai protagonisti degli anni Duemila come Maurizio Cattelan, Shirin Neshat, Ugo Rondinone, Jeff Koons o Damien Hirst.  Ogni epoca ha espresso opere d’arte significative, che leggeremo insieme per comprenderne l’importanza e il valore culturale , dall’epoca delle ideologie dominanti al mondo globale.

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Venerdì 12 febbraio ore 10.15
LA SPEZIERIA DI SANTA MARIA DELLA SCALA A TRASTEVERE
PASSEGGIATA CON ALESSANDRA ME
ZZASALMA


Nata nella metà del 1500 ad opera dei Carmelitani Scalzi, che si  occupavano  della coltivazione de "I Semplici» nell’adiacente giardino del monastero, divenne nel tempo, ad uso dei cittadini comuni rinomato luogo tanto da esser chiamata la  "farmacia dei papi". Si trova al primo piano del monastero, integra come è stata lasciata nel 1700,  quando la vendita si è trasferita al piano terra. Vi si trovano  i medicamenti dell'epoca, lo stampo per fare le ricette, un antico microscopio, mortai, alambicchi, vasi e bilance, una vera testimonianza dell'evoluzione della scienza della botanica e della farmacia. 

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Mercoledì 17 febbraio ore 18.00
LA QUADRIENNALE 2020 AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI 
VISITA  
CON LUDOVICO PRATESI

Dal 4 febbraio 2021 ha riaperto al pubblico a Palazzo delle Esposizioni a Roma, l’edizione 2020 della Quadriennale d’arte, dal titolo FUORI, a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol. FUORI è una mostra transgenerazionale e multidisciplinare. 43 gli artisti in mostra, presentati negli oltre 4.000 metri quadri di Palazzo delle Esposizioni, suddiviso in 35 sale; più di 300 le opere esposte attraverso sale monografiche e nuovi lavori, che tracciano un percorso alternativo nella lettura dell’arte italiana dagli anni Sessanta a oggi.

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Sabato 20 febbraio ore 17.30
GIAN LORENZO BERNINI
WEBINAR TENUTO DA ALESSANDRA MEZZASALMA

Poliedrico artista protagonista della cultura figurativa figurativa barocca, Gian Lorenzo Bernini ha disseminato Roma di opere grandiose: dal portico di San San Pietro ai dieci angeli di Ponte S.Angelo, dall’elefantino della Minerva  al Pantheon all’estasi di Santa Teresa nella Cappella e ancora e ancora …

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Martedì 23 febbraio ore 18.00

III WEBINAR CON LUDOVICO PRATESI DEL PERCORSO: "DALL’ARTE POVERA ALL’ARTE GLOBALE

Arte per il terzo millennio
Nasce l’arte globale

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Sabato 27 febbraio ore 10.30

STREET ART & STREET POETRY AL TRULLO
PASSEGGIATA CON ALESSANDRA MEZZASALMA

Murales e poesia, mischiate nelle fantastiche opere del quartiere Trullo, tra la Portuense e la Magliana, nella Roma Sud Ovest. Una narrazione forte, che sia per immagini sia per parole, va a scandagliare tanti temi, a partire dal quotidiano e dalle cose che condividiamo tutti ma che si allarga anche a musica, pittura, cinema.

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Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a

appuntamenti@lalampadina.net
 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Impresa incredibile - La tennista britannica Francesca Jones si è classificata agli Open di Australia.
E la notizia dove sta?
È nata con un'anomalia genetica grave per una tennista, ha tre dita e un pollice in ciascuna mano, tre dita nel piede destro e quattro nel sinistro.  
«Dico sempre che uno dei maggiori piaceri nella vita è fare quello che gli altri dicono che non puoi fare», ha raccontato a Sky News, «vivo seguendo questo motto. Penso che nessuno debba essere limitato dalle opinioni altrui».
Un grande esempio di volontà che cerca anche di essere di aiuto a chi come lei non è nata fortunata.
CV

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Alto ma fragile - Il grattacielo di New York 432 Park Avenue, alto 426 metri, ha 125 appartamenti, il più caro è al 96esimo piano acquistato nel 2016 dal saudita Fawaz Alhokair per 88 milioni di dollari, poi via via tante celebrità come Jennifer Lopez e Alex Rodriguez, lo scelsero, loro li pagarono circa 15 milioni per unità.
A 6 anni dall'inaugurazione i ricchissimi proprietari devono affrontare una serie di problemi strutturali dovuti all'altezza dell'edificio, perdite d'acqua, problemi con gli ascensori e, soprattutto, mura che scricchiolano. Statene alla larga!
CV

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Che ne pensate di....Da un sondaggio effettuato da Pew Research a fine anno 2020, vi è stato un grande calo dell’opinione dell’Europa per  gli Stati Uniti.  Nel Regno Unito si è passati dall’83% al 41% di oggi, in Francia dal 62% al 31%, in Germania dal 78 al 26%, in Giappone dal 72 al 41%.

La stessa situazione per la Cina che dal 2002 ha dimezzato l’opinione che il mondo aveva di loro e del loro presidente… Certamente con il nuovo presidente qualcosa migliorerà.
CV

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I brevetti nel 2020- In piena pandemia, il settore che ha richiesto più brevetti è il Computer system based on biological system. L’Ibm è  la società che ne ha chiesti di più, l’Italia appare come dodicesima nella classifica con 102 invenzioni.
CV 

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: Cosa si è inventato Eike Schmidt direttore della Galleria degli Uffizi?
Ogni domenica dal 17 gennaio appaiono in un video sul sito del Museo, ricette ispirate ad alcuni dipinti dove sono raffigurate verdure, cacciagione, frutta e pesce.
Al grido di #Uffizidamangiare si potrà cucinare rifacendosi alle antiche tavole.
E poi dicono che la cucina non è arte?

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LA LAMPADINA/LIBRI

Questo mese Simona Massenzi de "Un Mercoledì da Lettori" commenta:

In tutto c'è stata bellezza
di Manuel Vilas
2018

Intimo e struggente omaggio alla memoria famigliare, il romanzo di Vilas, dichiaratamente autobiografico, celebra con vibrante compassione lo smarrimento dell’Autore per tre lutti: la perdita del padre, della madre e della Spagna postfranchista di cui, a distanza di alcuni decenni, egli riconosce il valore epico, seppur disordinato ed iniquo.
Il percorso del narratore si sviluppa come una potente sinfonia che tocca le corde più delicate dei rapporti e delle relazioni umane e sociali. La musica, vera ossessione nella vita dell’Autore, come egli stesso ammette, risuona anche nella sua prosa. La scrittura è intensa ed asciutta, sempre melodiosa, da “narrador mutante”, così come viene definito Vilas in Spagna per la sua duplice veste di poeta e romanziere, ed esplode nei suoi personaggi che vengono associati per analogia a grandi compositori.
Il Padre è Bach, spudoratamente bello, sobriamente e naturalmente elegante, è stile puro e per questo lontanissimo rispetto all’Autore/Protagonista, scomposto, embrionale, insicuro e caotico. Bach, che alla fine dei suoi giorni sarà ancor più inafferrabile, perso nel mondo parallelo della tv, troverà nei lunghi ascolti condivisi dei programmi televisivi il mezzo ultimo per comunicare con il figlio. “Più che morire, ciò che fece mio padre fu perdersi, squagliarsela. Si trasformò in un Monte Perdido”.
La Madre, Wagner, è una primigenia forza della natura, una narratrice anarchica che non accetta il caos che essa stessa inconsapevolmente o involontariamente crea, imputando a forze ostili piccoli e grandi fallimenti della vita. È lei che nomina e dà colore alle cose ed ai fatti del mondo e non viceversa. “Mia madre metteva alle strette la logica della medicina, la conduceva all’abisso”. Wagner custodisce i segreti famigliari e la sua morte colpirà l’Autore prima che questi possa arrivare a conoscere le risposte ai molti interrogativi che, per pudore e timidezza, non ha posto nel corso degli anni.

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Finalmente Roma si riappropria della cultura!

Riaprono i musei, le mostre: il Palazzo delle Esposizioni, il Macro e il Mattatoio e Musei Capitolini, il Mercati di Traiano-Museo dei Fori Imperiali, il Museo di Roma a Palazzo Braschi, il Museo dell’Ara Pacis, il Museo di Roma in Trastevere. Senza dimenticare la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia, Museo Civico di Zoologia, il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, il Museo Napoleonico, il Museo Pietro Canonica a Villa Borghese.
Non posso fare a meno di ricordare ancora una volta la frase di Riccardo Muti. “Zittire la cultura significa abbrutire il popolo. Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all'arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa.”
Come non dargli ragione!

Ricordatevi delle proposte già fatte in passato. Si possono riprendere in considerazione con immensa gioia! Ma non il fine settimana, e questo glielo concediamo.

Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali: Napoleone e il mito di Roma Curata da Claudio Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Simone Pastor, Nicoletta Bernacchio. Nell’anno in cui ricorre l’anniversario del bicentenario della morte dell’imperatore francese questa mostra è dedicata agli scavi promossi da Napoleone Bonaparte nella città di Roma.
Fino al 31 maggio 2021

Ara Pacis: Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza. A cura di Alessandra Mauro. 

Quando potremo di nuovo viaggiare liberamente per il mondo?
Per questo motivo non si può perdere la possibilità di intraprendere con Josef Koudelka il suo meraviglioso viaggio durato trent’anni, iniziato nel 1991 a Delfi, in Grecia, e terminato a Petra, in Giordania, nel 2018. Con cento immagini panoramiche in bianco e nero la mostra traccia il percorso fatto dal fotoreporter ceco Josef Koudelka con l’intento di scoprire le radici e la storia del Mediterraneo.
Il fotografo «racconta il rapporto tra l’uomo e il mondo, le tracce che le persone lasciano sul territorio e che si sedimentano nel tempo». Partiamo?
Fino al 16 maggio 2021

Museo Crocetti: WOMAHR – Women_Art_Human Rights for Peace.

Curato da Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio.
Questa mostra non dura molto, ma può essere l’occasione di scoprire questo sconosciuto piccolo "Museo Venanzo Crocetti" che accoglie le opere realizzate dallo scultore in un arco temporale di oltre settant’anni di attività creativa.
Le opere esposte, in questo contesto, sono dedicate in modo specifico ai diritti delle donne utilizzando tutti i diversi strumenti espressivi della contemporaneità, dalla fotografia alla pittura, dal disegno all’installazione e alla scultura, fino al video e alle opere digitali.
Fino al 15 febbraio 2021

Il MACRO: Museo per l’Immaginazione Preventiva.
Con l’arrivo di Luca Lo Pinto, ex curatore alla Kunsthalle di Vienna, e la proposta del suo progetto “museo per

l'immaginazione preventiva” si è potuto finalmente trovare un curatore in grado di assicurare un alto livello di qualità al museo che ne aveva veramente bisogno. Questo progetto coinvolgerà il MACRO per tre anni (dal 2020 al 2022), trasformandolo in un’unica grande mostra, intesa come forma e luogo di produzione culturale. Il titolo è un omaggio al progetto Ufficio per l’Immaginazione Preventiva, creato a Roma nel 1973 dagli artisti Carlo Maurizio Benveduti, Tullio Catalano e Franco Falasca. Un prototipo di “agenzia” per la promozione di operazioni artistiche al di fuori dei circuiti deputati, fondata da artisti per gli artisti con l’intento di insinuarsi nella vita quotidiana della città di Roma, e non solo. 


  Parole sorelle

C'è una parola che lega a sé tutte le altre. Qual è?

GRAMMATICA
FILM
RECITARE
CATTIVO
QUADRO

Guarda qui la soluzione...

La Lampadina/Racconti

Emanuele Macaluso, morte di un comunista galantuomo
di Pinzi Fabbri

Nelle 1500 settimane che intercorrono tra il 1985 e il 2015 credo di aver battuto il percorso tra Palazzaccio e Porta Portese sul lungotevere nei due sensi almeno 1500 volte facendo il mio jogging.
A voler essere riduttivo ho incrociato Emanuele Macaluso almeno 150 volte, sempre di mattina e sempre sul lungotevere Aventino tra ponte Palatino e ponte Sublicio. Le prime volte eravamo entrambi giovani, io avevo poco più di quarant’anni e lui circa sessanta. Gli sguardi che ci scambiavamo non erano particolarmente cordiali, probabilmente i miei occhi tradivano un sentimento del tipo: “Ti conosco sporco comunista!” Al che lui rispondeva con un “Ti riconosco sporco borghese anche se mimetizzato sotto gli stracci che indossi!” Sì, perché essendo ancora anni in cui il jogging lo facevano in pochi, io stavo attento a non fare troppo il fanatico ben vestito per di più ad un’andatura modesta come 8 km/h. Notavo però con soddisfazione che mi cedeva sempre la destra scostandosi dal muretto di sponda per lasciarmi passare senza dover rallentare per evitare l’impatto. E questo compiacimento aumentò soprattutto dopo aver incrociato sulla sponda opposta del fiume quel personaggio che rispondeva al nome di Oscar Luigi Scalfaro che non era ancora diventato Presidente della Repubblica ma già si compiaceva di passeggiare circondato da scimmionesche guardie del corpo.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Laura Lionetti, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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