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La Lampadina - n. 102 ::: Aprile 2021

Cari Lettori,
seconda Pasqua trascorsa ancora con eterogenee limitazioni ma si intravede la luce in fondo al tunnel.
Il sole ci allieta e ci ricarica da alcuni giorni: la primavera è entrata con entusiasmo nelle nostre giornate e ne risentiamo positivamente. Non ci siamo mai fermati, ma in alcuni casi, abbiamo forzatamente dovuto spegnere i motori: ora li abbiamo riaccesi e siamo ai blocchi di partenza!
In questo numero si parla di radici, di linguaggio, di eredità genetiche, di tutto ciò che caratterizza un popolo, un uomo, in tutta la sua semplice complessità.
La sua arte, la sua "fàbbrica", il suo vissuto, tutto si rifà al tratto di strada già percorso: da qui si dipanano mille sentieri, mille possibilità, una molteplicità di "sliding doors" che portano ad una progressione.
C'è una contraddizione forse: se evoluzione significa svolgere rotoli, leggere pagine già scritte, come si fonde questa accezione quantistica attinente al progresso umano con un libro già vergato?
Buona Lettura
ICH

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Martedì, 6 aprile 2021

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


ABBIAMO OSPITI/CULTURA - In viaggio al Sud. Le mie radici nella musica del dialetto
Articolo di Elvira Amabile Coppola, Autore Ospite de La Lampadina

Il dialetto è le nostre origini. Dentro c'è la musica delle matriarche che ci hanno generato. La musica della terra di cui siamo impastati legata al genius loci che indelebile segna il nostro essere e il nostro divenire ovunque la vita ci conduca. Conserviamolo il nostro dialetto! Anche se via via che il linguaggio si attualizza trasformandosi, inglobando parole straniere e adattandosi a tendenze atteggiamenti e a costumi correnti, il dialetto diventa "cultura sparita". Il linguaggio dialettale sempre di più si avvia a diventare “cultura di nicchia”. Se proprio va bene accondiscendiamo che resti almeno una “cadenza del linguaggio”. Quasi un divertimento esercitarsi ad intuire la regione di origine di chi parla, Sardegna Toscana Sicilia...A volte con una fitta di dispiacere mi rendo conto che ancora viene considerato in senso dispregiativo, quasi appartenenza ad uno status inferiore.
Il sud è particolarmente penalizzato dal tempo della conquista delle terre per fare l’unità d’Italia. Costrinsero le genti a vergognarsi della loro lingua. Il mondo dello spettacolo fortunatamente ancora lo utilizza almeno per coloriture pittoresche e rievocazioni storiche. La radio e la televisione non erano affatto indulgenti e costringevano a scuole di dizione tutti i loro presentatori. Tutt’ora ma con più tolleranza verso qualche accenno di coloritura regionale.

Certe espressioni e alcune parole i ragazzi non sanno nemmeno più cosa significhino. Faccio un esempio “purtuallo” cioè arancia. Di tanto in tanto torno a Cava dei Tirreni alla casa dei miei. Per esercitarmi a riparlare in dialetto ho chiesto ad un giovane fruttivendolo sotto casa di mio papà di pesarmene un chilogrammo. “Nu chilo ‘e purtuall Giovinò” Non sapeva cosa fossero. Una bellissima parola quasi perduta. Un piccolo gioiello che ci legava agli spagnoli. Come muccaturo (fazzoletto) ci lega a francesi e spagnoli (mouchoir o mocador) e sciuscià agli americani. Quasi tutti sanno che erano gli scugnizzi chiamati così da quando arrivarono gli americani. C’era ancora la guerra, e gli scugnizzi si industriavano a raggranellare qualche spicciolo facendo i lustrascarpe (shoes shean). Girarono persino un film, oramai icona della storia del cinema. La parola è rimasta napoletanizzata. Sciuscià. Le nostre terre attraversate dalle varie dominazioni assorbivano facendole proprie parole, usanze, ricette. Le culture si mescolavano arricchendosi come sempre è successo. Il nostro popolo, quello napoletano per intenderci, si esprimeva sovente per metafore. Erano popolani spesso analfabeti. Non erano andati a scuola fino alle medie o al liceo, come oggi il giovane simpatico fruttivendolo che non sapeva che “u purtuall” era un’arancia.

Esprimersi per metafore denota una raffinatezza di pensiero che prescinde dalla formazione scolastica che ti erudisce. Infine è cultura profonda. Sapreste capire che vuol dire “t’aggio cunusciut pire”? Traduco: ti ho conosciuto pero. È un modo per dire a qualcuno che ti ha sempre deluso, che continua a deluderti senza rimedio. Si riferisce alla storia di un contadino che si prendeva cura dei suoi alberi da frutto. Un albero di pere in particolare non produceva mai niente! Finché il contadino non decise di segarlo e farne un crocifisso. Pregando chiedeva qualche grazia! Niente! E allora il contadino scoraggiato si rivolge al crocifisso con quell’espressione che ho riportato sopra, “t’aggio cunusciuto piro” volendo intendere “ non facevi frutti quando eri un pero e quindi non c’è speranza non fai grazie ora che sei un crocifisso”. Ecco la meraviglia e la ricchezza interpretativa di un popolo che anche senza istruzione riesce in un’espressione a sintetizzare competenza psicologica, analisi di costume, ineluttabilità di rassegnazione. Tutto questo e tanto ancora rappresentano i nostri dialetti.
Improvvisamente tornando nel mio mondo antico ho avuto timore che la nostra incolpevole indifferenza lasciasse che questo tesoro si perdesse. I puristi del "volgare" si esprimano ove opportuno. Il "volgare" unifica come è giusto che sia. Dante ce lo ha imposto con il miracolo universale della Divina Commedia. La nostra attuale lingua italiana è molto bella elegante e musicale. Una riflessione a parte merita il linguaggio dei giovani in particolare diventato “gergo” con neologismi curiosi, a volte indecifrabili dagli adulti. Divertente e interessante addentrarcisi facendosi aiutare da un nipote magari. Tuttavia riascoltando le voci della gente che ancora comunica in dialetto ho ritrovato l’amore della nonna. Parlava solo napoletano e francese che orgogliosamente definiva “A lingua d’u Re”. In effetti era la lingua ufficiale dei diplomatici alla corte dello Zar. Ho ritrovato il calore del popolo cui appartengo, della signora che ci portava le uova fresche e le primizie. Dei gentiluomini che si rivolgevano cedendo il passo, toccandosi il cappello e mai dando del tu. Anche tra amici. Anche tra parenti. Nell’intonazione c’era rispetto affetto tenerezza contenuta perché non esisteva la confidenza tattile a cui ci abbandoniamo oggi. E forse in questa nuova emergenza sanitaria che fa tanta paura dovremo di nuovo perdere l’abitudine di abbracciarci e baciarci. Un tempo la gente non si toccava se non nell’intimità. Chi non ricorda il Gattopardo che nel descrivere i rapporti con la sposa e giustificare le sue scappatelle faceva cenno ad una pudicissima camicia da notte fornita di spacco per consentire l’unione. Sia pure impreziosita da ricami con la scritta : “non lo fò per piacer mio ma per dar dei figli a Dio” Persino le effusioni ai figlioletti erano più misurate. Ci si inchinava, un cenno della testa, un sorriso composto, un’intonazione della voce che il dialetto esprimeva benissimo. Tutto questo bastava per capirsi. Intendiamoci: nessun rimpianto! Tuttavia, riascoltando le voci dei miei compaesani al ritorno nella mia terra, ho ritrovato un mondo che sembrava dimenticato dentro di me È riaffiorata una gioia calma, antica. Mi ha fatto bene. Ho compreso di avere un patrimonio da preservare. Ce lo abbiamo tutti noi abitanti di questa magnifica terra italica dove ogni regione ha regalato al mondo cultura linguaggi storia. I nostri dialetti sono lingue preziose. Noi ne siamo ancora i custodi. Forse ne siamo gli ultimi testimoni e portatori. Non dimentichiamolo lasciando che questo tesoro affondi dentro di noi. La musica del dialetto identifica, culla, rassicura. Cerchiamo di non smarrirla.

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Isabella propone questa frase, estrapolata da un'intervista:

"Dopo tre anni di crisi, in cui non riuscivo più a comporre, ho scritto "Come hai fatto", che era nata però napoletana, "Ma cumm' ha fatto". Soltanto che mi hanno costretto a trascriverla in italiano, ma è il dialetto la vera lingua di noi.“

Domenico Modugno

GENETICA - Quanto Neanderthal sei?
Articolo di Beppe Zezza

Qualche giorno fa mi sono imbattuto nell’articolo di un sito il quale promuoveva un test per individuare quanto dell’uomo di Neanderthal ci fosse nel nostro DNA.
Sono rimasto sorpreso e incuriosito. Per quanto ne sapessi, noi apparteniamo alla specie di homo sapiens, specie che ha soppiantato quella di homo neanderthalensis. Tra le due pensavo non ci fosse stata mescolanza poiché la progenie dell’incrocio come quella del mulo derivante dall’incrocio dell’asina con il cavallo era sterile ma una avesse sostituito l’altra, in un modo peraltro misterioso.
Ho fatto una ricerca. Ho scoperto che le mie conoscenze (che poi coincidono più o meno con quelle di patrimonio comune) avevano necessità di una profonda revisione.
La prima scoperta è che l’analisi del DNA rivela delle tracce di Homo neandertalhensis in tutti i sapiens! La percentuale è stimata essere compresa entro il 4 e l’8%. Dunque tra le due specie c’è stata “ibridazione”: in ciascuno di noi Sapiens c’è un po’ di Neanderthal! (Non ci dobbiamo spaventare per questo: la nozione di “uomo delle caverne” o di “troglodita” che associamo ai Neanderthal è del tutto falsa: i Neanderthal avevano sviluppato una civiltà non indifferente, basti pensare che già seppellivano i morti - indicazione di una credenza in una qualche forma di vita ultraterrena - e molto prima dell’arrivo dei sapiens avevano fatto dipinti nelle grotte.
La seconda scoperta è che le specie umane che hanno convissuto sulla Terra non sono state due - Sapiens e Neandhertalensis - ma tre! Accanto alle prime due ce ne è stata una terza, l’homo Desinova, cosiddetto dai resti - un dito femminile - ritrovati nel 2010 in una grotta in Siberia e identificata attraverso lo studio del DNA mitocondriale (quello che si eredita dalla madre). Ricerche successive hanno dimostrato che l’homo Desinova, anche esso, come tale, ormai estinto, si è diffuso in Asia e nell’emisfero orientale. Tracce del DNA di questa specie sono presenti soprattutto nei melanesiani e nelle popolazioni aborigene australiane.
È spuntata poi fuori una quarta specie “non identificata”. È risultato, infatti, che alcune popolazioni umane moderne dell’Africa Occidentale ospitano nel proprio DNA tracce genetiche non riconducibili né a Sapiens né a Neanderthal né a Denisova. Di questa “specie fantasma” non si sono trovati ancora resti fossili (o quanto meno non sono stati identificati come tali). L’origine di questa specie “fantasma” - stimata essere avvenuta oltre un milione di anni fa - sarebbe anteriore alla tripartizione Neanderthal, Denisova, Sapiens. La popolazione di questa specie si sarebbe poi incrociata con quelle più “moderne” in un periodo più recente, stimato tra 50.000 e 125.000 anni fa.
Di scoperta in scoperta c’è chi parla oggi di addirittura nove specie diverse: accanto alle precedenti si deve considerare anche un “homo naledi” che avrebbe abitato in sud Africa, un homo luzonensis nelle Filippine, un homo florensis in Indonesia, una popolazione “Red Deere Cave” in Cina. Si presume che con il diffondersi degli studi genetici sulle popolazioni verrà scoperta l'esistenza di ancora altre “specie”. (Questi studi genetici sono motivati dalla ricerca della motivazione della presenza di patologie specifiche in certe regioni particolari).
Una cosa, in ogni caso, è certa: tutte queste specie diverse si sono estinte intorno a diecimila anni fa. Oggi il pianeta è abitato solo da individui della specie “homo sapiens” aventi nel proprio DNA percentuali diverse delle altre specie.
Inevitabile domandarsi, come questo sia potuto accadere. La scomparsa di tutte queste specie rassomiglia a un'estinzione di massa ma non ci sono evidenze di catastrofi ambientali (eruzioni vulcaniche, cambiamenti climatici, impatti di asteroidi) come quelle che sono state ipotizzate per la scomparsa dei dinosauri o dei mammuth che l’abbiano provocata.
E allora? Cosa dobbiamo pensare sia accaduto? Un indizio lo possiamo ricavare dalla storia moderna.
Quanti esempi più o meno recenti abbiamo di “pulizia etnica” messi in atto o ricercati con maggiore o minore “successo”? Popolazioni sradicate dai loro territori o massacrate: gli ebrei in Germania, gli amerindi in America, gli aborigeni australiani, gli armeni in Turchia, gli uiguri in Cina, i Tutsi in Ruanda etc. solo per citarne alcuni. Pare proprio che il “genocidio” sia un metodo ancora abbastanza “comune” di operare! Come pensare che l’Homo sapiens di un tempo sia stato meno violento e meno intollerante? (Come d’altronde anche le altre specie. Cerchiamo di non cadere in quelle deformazioni che si stanno manifestando di questi tempi soprattutto negli Usa dove si indicano genericamente i “bianchi” come responsabili di tutti i “razzismi”, “maschilismi” e altre nefandezze varie). Cosa ci fa pensare che il sapiens antico abbia potuto essere diverso? D’altro canto la bellicosità dei nostri antenati è confermata dai ritrovamenti di scheletri di uomini che presentano tracce di violenze subite.
La sostituzione delle popolazioni neanderthalensi, denisovane e altre e non è avvenuta nell’arco di una sola o di poche generazioni ma ha richiesto migliaia di anni. Alla fine l’homo sapiens ha prevalso. Per la migliore intelligenza e organizzazione o per il migliore armamento o perché più numeroso o perché più violento? Non è dato saperlo. In questo lungo periodo di coabitazione ci sono stati comunque degli incroci fertili. Per concludere osservo che un sempre maggior numero di persone è interessato a conoscere qualcosa delle proprie origini e ricorre alla analisi del DNA, pratica che si va diffondendo con la riduzione del costo giunto ormai a livelli più che ragionevoli (si possono fare con circa 90 euro).
In verità la cosa riveste un certo fascino!

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La Redazione propone questa frase:

"La costruzione della bomba atomica ha provocato l'effetto che chiunque viva nelle città è minacciato, ovunque e costantemente, di distruzione improvvisa. Non c'è dubbio che questa condizione debba essere rimossa se l'uomo vuole dimostrarsi degno, almeno in qualche misura, del nome che si è autoassegnato di homo sapiens."

Albert Einstein, Pensieri, idee, opinioni, 1950

FINANZA - Le cripto valute, un mondo ancora così lontano dalla nostra comprensione
Articolo di Carlo Verga

Il Bitcoin potrebbe diventare a breve leader mondiale dei pagamenti.
Il successo è dovuto a diversi fattori in particolar modo alla sua difficile tracciabilità e alla non dipendenza da nessun governo. Fondamentale, per come è congeniato, la complessità degli aspetti matematici e di numeri che ne consentono la trattazione. In genere sono i governi centrali che emettono e che controllano saldi e eventuali falsificazioni delle valute. Il dubbio però, nel caso della valuta digitale: come essere certi che le transazioni avvengono in maniera corretta e quali i testimoni?
La risposta si trova nel mining, (mine, miniera) una parola creata ad hoc che sta a significare, in qualche modo, ricerca processo verifica delle transazioni in bitcoin. I miners sono coloro che con il loro computer contribuiscono a queste operazioni.
Per spiegare nel modo più semplice, se possibile… è come dire che ogni tipo di transazione o traccia di essa avviene in una scatola chiusa, apribile solo con un codice particolare (Blockchain). La scatola è apribile solo con dei programmi numerici estremamente complessi che vengono ricercati con speciali software e computers super veloci. Una volta trovata la combinazione, la scatola si apre ed avviene la transazione in-out. Gli operatori su queste macchine si chiamano appunto miners.
Il codice è formato dallo stesso sistema e legato a vari parametri e quindi sempre differente. I miners sono semplici utenti che forniscono la potenza di calcolo, con il proprio computer, così da trovare la combinazione, entrare nella scatola, e certificare la correttezza delle transazioni. I miners vengono automaticamente compensati dal sistema con una piccola percentuale per ogni combinazione corretta. Questo consente a più miners di partecipare alla ricerca della chiave d’accesso. Il numero dei miners è limitato solo dal costosissimo impegno per l‘acquisto o affitto dei super computers.
Si pensi che il numero attuale di tentativi per trovare il giusto sistema di ingresso si aggira attorno a 108.683.321 TH/s, dove th/s sta per trilione di hashes per secondo: un numero incredibilmente elevato!
Questo in modo molto semplice il come funziona questo strano mondo. Fin qui tutto sembra poter procedere in modo fluido e soldi facili da trasferire, poco tracciabili per il piacere dei “buoni” e forse più per “i cattivi”.
Ma esiste un'altra faccia della medaglia, ed è l’inquinamento atmosferico per il grandissimo consumo di energia elettrica provocato da ogni transazione.
Per far girare tanti super computer è necessaria una quantità di energia che è quanto utilizzato annualmente da paesi quali Argentina, Norvegia o Svizzera. Ancora più drammatico è l'inquinamento atmosferico. Pensate che nel 2019 quando ancora il sistema Bitcoin o simili non aveva raggiunto le vette di oggi, l’immissione di Co2 nell’atmosfera è stato 37 milioni di tonnellate, che è quanto immesso, annualmente, da un paese quale la nuova Zelanda. Oggi si calcola che ogni transazione di Bitcoin produce inquinamento quanto 700mila transazioni effettuate con una semplice carta di credito. Poi c’è da considerare quanto rigettato e/o mandato in discarica di rifiuti elettronici, circa 11mila tonnellate anno, causato dal continuo ricambio di computer, sostituiti necessariamente, da altri sempre più potenti.
Chissà cosa ne pensa Elon Musk che ha investito 1,5 miliardi di dollari in bitcoin senza porsi il problema dell’inquinamento atmosferico ma producendo auto elettriche e ottenendo così i relativi crediti green per finanziare la sua Tesla?

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La Redazione, giusto per chiarire le idee..:

""Se non ci credi o non lo capisci, non ho tempo per convincerti."

Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore di Bitcoin

CURIOSITÀ - Letti storici e non...
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Ciò che occorre per dormire è anzitutto avere sonno; il resto è accessorio, senza voler togliere dei meriti al letto, al divano, all’amaca o altro. Sono state dedicate piazze, statue, vie a tanti inventori anche di cose minuscole senza che nessuno abbia eretto un monumento all’inventore del letto. Forse la gloria di questa invenzione spetterebbe ad Adamo ed Eva, ma il primo letto si sarà ridotto ad una bracciata di foglie secche. E poi Adamo ed Eva hanno già raggiunto una certa notorietà per questioni di livello ben diverse.
Successivamente la necessità avrebbe imposto agli uomini primitivi di comporsi un letto sui rami degli alberi per eludere il pericolo delle fiere. Più tardi i nostri antenati avrebbero steso la pelle di qualche animale ucciso a caccia e così attraverso una serie di trasformazioni siamo giunti al letto attuale.

Ma vediamo qualche dettaglio di “letti storici”. Il letto del Re Sole era un vero trono. La sua celebre frase “L’Etat c’est moi” riteneva che tutto il mondo fosse in suo arbitrio e anche dormendo voleva mantenere la propria gerarchia. Il suo letto aveva la forma di un trono, con baldacchino e balaustra.
A Napoleone piacevano invece i letti semplici, secondo l’abitudine da lui acquisita in Corsica nei suoi anni giovanili quando il suo letto non era comodo e certamente non ricco. Durante le continue campagne guerresche Napoleone dormiva poche ore e si accontentava di letti assai modesti. Alla presa di Mosca rifiutò lo splendido letto che pochi giorni prima occupava lo zar Alessandro I nel Cremlino. Anche il letto in cui morì a Sant’Elena era un modello di sobrietà. Netto contrasto con la sua attitudine alla grandezza ed al sublime fino alla necessità sempre più urgente via via che Bonaparte ascendeva al potere assoluto di avere un Santo eponimo. Fu una iniziativa di chiara origine politica e propagandistica per alimentare il culto della persona dell’Imperatore. Così nel “Almanach National” nel 1802 faceva la sua comparsa un nuovo Santo, San Napoleone. Il culto per san Napoleone fu imposto per decreto nel febbraio 1806 e fissò la festa del Santo per il 15 agosto, giorno del compleanno dell’Imperatore. Le critiche mosse dall’infondatezza del culto furono messe a tacere da ricerche erudite da parte della Biblioteca Ambrosiana di Milano che rintracciò in diverse fonti agiografiche le memorie di San Neopolo/Neapolo martire ad Alessandria d’Egitto, il cui nome aveva subito una trasformazione in età medievale diventando Napoleone.
L’imperatrice d’Austria, Maria Teresa, morì nel suo magnifico letto anch’esso con baldacchino nel 1780 dopo un regno lungo e glorioso. Il suo orgoglio maggiore, che la rese affezionata per tutta la vita a quel letto, si riassume nella frase che ripeteva ogni volta che un personaggio visitava la sua camera: ”In questo letto ho dato alla luce diciassette figli”. Questo la colmava di orgoglio.
Il letto oggi è spesso una postazione di lavoro. Nell’ultimo periodo con lo smart working sono cambiate tante cose e per alcuni questa è stata una di quelle. La camera da letto può rivelarsi l’unica stanza con il silenzio necessario a concentrarsi e fare video chiamate. Secondo gli esperti di psicologia del benessere ci si dovrebbe attenere ad una igiene del sonno e non contaminare l’ambiente dove si dorme portando a letto il lavoro delle email, le chiamate, i fogli etc. perché questo suggerisce al nostro cervello che quello non è il posto dove si riposa ma dove essere produttivi e questo si ripercuote sulla qualità del sonno. Ma lo sappiamo, a volte ci si deve adattare alle circostanze, eccome. Oggi non sappiamo molto dei letti dei potenti del mondo. Sicuramente per loro il letto non sarà una postazione di lavoro, ma quello che è certo è che non avranno un letto tanto più confortevole di quello di qualsiasi mortale della classe media. Ma poi come dicevamo al principio di questo articolo, quel che è più importante per dormire è… avere sonno!

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La Redazione ha trovato questa perla di saggezza:

"Meglio dormire libero in un letto scomodo che dormire prigioniero in un letto comodo".

Jack Kerouak, I vagabondi del Dharma

ARTE - Edmonia Lewis, una sorprendente scultrice americana nella Roma dell'Ottocento
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e siamo a Roma. Un bel momento per gli artisti stranieri che vengono a lavorare nella Città Eterna. Rappresenta, per loro, un ambiente magico.
Il costo della vita è alla portata di tutti. Roma è una città cosmopolita, un centro di attrazione culturale con un glorioso passato. Il Neoclassicismo e Canova sono i modelli a cui aspirare e tutto diventa, soprattutto per gli stranieri, improvvisamente alla moda; i turisti americani che abbondano a Roma si riforniscono di opere d’arte e souvenir romani e gli atelier degli artisti statunitensi diventano centri di attrazione, quanto il Colosseo e San Pietro.
Per gli americani la guerra civile aveva creato una grande richiesta di statue celebrative. Per gli scultori americani la città presenta grandi vantaggi. È molto facile trovare il marmo di Carrara e possono lasciare la loro arte crescere senza limiti. Riescono anche a vendere le opere realizzate senza troppi problemi.
Anche le donne artiste possono vivere in grande libertà rispetto agli standard dell’epoca. È in questo contesto che arriva direttamente da Boston, abbandonando gli Stati Uniti sconvolti dalla guerra civile, Edmonia Lewis, la prima donna artista, scultrice di origini afroamericane. Appena diciannovenne la giovane donna, orfana di padre, un afroamericano ex-schiavo di Haiti, e di una madre nativa americana della tribù Ojibwa, sbarca a Roma alla ricerca di un luogo dove liberarsi del peso delle differenze raziali. Il primo notevole successo commerciale lo aveva assaporato in America, prima di partire, realizzando un busto del colonnello Robert Gould Shaw, eroe della guerra civile che era morto alla guida del 54° reggimento del Massachusetts, interamente afroamericano. I soldi guadagnati vendendo copie del busto le permettono di partire per Roma, dove completa la sua formazione e impara a lavorare il marmo.
Accolta da un circolo di artiste emancipate ed eccentriche, Edmonia raggiunge in breve tempo il successo internazionale. Entra a far parte di quella “strana sorellanza” che si riunisce in un salotto di Via Gregoriana. Sono donne libere, emancipate e omosessuali. Edmonia è impetuosa, non riesce a controllare il suo temperamento e si affrancherà presto dalla loro influenza per intraprendere una sua strada personale. Rimane a Roma per il resto della sua vita dove raggiunge fama e notorietà ma unicamente nel suo paese d’origine. In Italia, dove pure ha prodotto la maggior parte delle sue opere, è pressoché ignorata.
La sua opera affronta soprattutto tematiche legate alla sua eredità culturale afroamericana e anche alla sua religione, il cattolicesimo.
I soggetti delle sue sculture riflettono il suo background e i suoi interessi personali, che includono l’abolizionismo, i personaggi biblici e le celebrità. Una delle sue opere più apprezzate sarà "Forever Free" (1867), una scultura raffigurante un uomo e una donna neri che emergono dai vincoli della schiavitù. È ispirata dall’approvazione del tredicesimo Emendamento, che sanziona la fine della schiavitù negli Stati Uniti.
Una delle sue opere più famose è una rappresentazione della regina egizia Cleopatra, che prende il titolo di “The Death of Cleopatra”. Questa scultura ottiene i consensi della critica quando viene esposta alla Mostra di Philadelphia, nel 1876, e a Chicago due anni dopo. La sua fama ha cominciato a crescere durante la Guerra Civile Americana, dai primi anni ’60 dell’Ottocento, ma, alla fine del diciannovesimo secolo, era ancora l’unica donna di colore ad aver ricevuto riconoscimenti nel panorama artistico americano.
Oggi il suo lavoro è esposto nei musei di tutto il mondo ed è molto richiesto dai collezionisti E, benché abbia passato la maggior parte della sua vita d’artista a Roma e fosse rimasta sconosciuta in Italia, rimane la prima scultrice nativa afroamericana a raggiungere la fama internazionale.

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La Redazione propone un pensiero della Lewis:

"Sono stata praticamente spinta a Roma per ottenere le opportunità per l'arte-cultura, e per trovare un'atmosfera sociale in cui non mi è stato costantemente ricordato il mio colore. La terra della libertà non aveva spazio per uno scultore di colore."

Edmonia Lewis

ABBIAMO OSPITI/PIANETA TERRA - Le Hawaii, uno stato americano… ma poco americano
Articolo di Costanza Caffarelli, Autore Ospite de La Lampadina

Le isole Hawaii riunite dal Re Kamehameha I nel 1810 diventano un Territorio degli Stati Uniti nel 1893 dopo un colpo di stato che esautora l’ultima Regina Liluikulani e nel 1959 sono il 50mo Stato degli Stati Uniti d’America. Da allora le Hawaii hanno subito un processo di americanizzazione importante in vari settori, innanzitutto sulla governance e sulle leggi, nelle sovrastrutture civili e militari, nelle abitudini, nel cibo etc.
Questo processo ha certamente cambiato le isole e i suoi abitanti, ma non completamente. Mi sono trasferita nell’isola di Oahu - la principale delle isole hawaiiane dove c’è la capitale Honolulu - lo scorso 27 Luglio 2020. Nei miei primi giri al supermercato o alla posta o dal benzinaio vedo moltissime coppie miste del tipo lui americano e lei asiatica o lui hawaiiano e lei americana, cosa che non credo affatto sia abituale nel continente americano… anzi!
L’americanizzazione qui non ha portato il razzismo, non c’è! Queste isole hanno da sempre dato il benvenuto a inglesi, portoghesi, americani, cinesi, giapponesi, filippini e coreani arricchendosi di tante culture diverse che convivono nel rispetto, cosa che oggigiorno non è affatto scontata. E tutti gli abitanti che derivano dalle loro differenti culture convivono ed osservano in comune le leggi americane e tutto ciò che lo Stato delle Hawaii richiede ai loro cittadini. Tra l’altro lo stato delle Hawaii ha inviato 200 membri della Guardia Nazionale all’insediamento del Presidente Joe Biden lo scorso 20 gennaio.
L’americanizzazione non è riuscita ad accelerare i tempi “isolani” delle Hawaii. Il concetto del tempo è piuttosto allungato, insomma il “presto” di Honolulu è parecchio diverso da quello di Washington, quindi quando un elettricista o un pittore ti dicono che verranno presto a fare un lavoro a casa tua… potrebbero passare anche 2 settimane se non li segui telefonicamente, e questo lo si nota in vari campi della vita nelle Hawaii.
Anche il concetto della famiglia non è stato americanizzato. Ohana è la parola hawaiiana che indica la famiglia e comincia dai Kupuna o anziani che vengono molto rispettati e condizionano le scelte del gruppo per proseguire con i genitori e la prole sempre molto numerosa. Spesso vedo a messa delle famiglie hawaiiane che come minimo hanno 5 figli e quando arrivano sembrano un battaglione, tutti bellissimi nelle loro camicie hawaiiane.
Ma allora dov’è l’America nelle Hawaii? Nell’inesistente Sanità e quindi nelle salate assicurazioni mediche, nel cibo poco costoso dei fast food ma pericoloso per la salute a lungo andare, nel sistema legislativo e fiscale che funziona e nelle buone infrastrutture che facilitano la vita nelle isole e nell’ottima distribuzione di cibo dall’estero grazie alle grandi catene americane.
Le Hawaii sono molto di più dell’America o non America. Oggi qui c’è un equilibrio incredibile tra le tradizioni che si vanno riscoprendo e l’innovazione che nasce dalla consapevolezza di salvaguardare un tale paradiso della natura dalla furia devastatrice dell’uomo. Fino agli anni Cinquanta una delle millenarie attività degli hawaiiani era l’allevamento dei pesci nei fish ponds o bacini naturali sulle coste o all’interno delle isole. Di questi antichi fishpond oggi ce ne sono solo 4 nell’isola di Oahu e sono una meraviglia che si può visitare. Il Fondo Storico Hawaiiano ha intrapreso un processo di restauro di altri fish ponds antichi, malridotti per rimetterli in attività e ricreare una micro economia locale.
Le Hawaii sono all’avanguardia nel settore della green economy per la preservazione della natura ed il riciclo dei materiali e i moderni grattacieli che sono ora in costruzione ad Honolulu si basano su riciclo materiali, economia green etc. Un altra caratteristica che contraddistingue gli hawaiiani è il senso dell'amicizia e questo si sottolinea appena sanno che tu sei Italiano, adorano l`Italia, i loro giovani ci sono stati o vogliono visitarla e adorano la pasta e la pizza, l'italianità qui facilita il contatto!
Insomma, qui c'è posto per voi!

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La Redazione:

" È meraviglioso, vero?
– È il posto più bello che abbia mai visto in tutta la vita."

dal film "Da qui all'eternità"

COSTUME - Tecnologia
Articolo di Lalli Theodoli

Commozione. Con grandi suoni di sirene da parte di centinaia di navi (più di 300 sono quelle rimaste bloccate) si è finalmente staccata la Ever Given dalla riva più stretta del canale di Suez: Ma Dyam.
Da giorni l'abbiamo vista enorme (400 metri, tutta via della Conciliazione) bloccata di traverso fra le due rive (che nel punto più largo distano 225 metri). Sembrava appena affondata nel terreno la sua prua, ma tanto bastava per bloccare un canale lungo 193 chilometri, unico passaggio che permette di arrivare al Mediterraneo senza fare il periplo dell’Africa.
L’Egitto che somme enormi guadagna dal passaggio dei cargo e delle navi (nel 2020 5,61 miliardi di dollari), enormi somme ha perso in questa terribile storia, non poche navi hanno optato per il periplo della Africa nonostante i grandi costi aggiuntivi per il carburante.
Sulle navi viveri a sufficienza e carburante per resistere per un lungo periodo. Alcune con carichi di bestiame sono state puntualmente visitate per constatare lo stato di salute degli animali e per eventualmente procurare viveri di scorta.
Abbiamo viste le foto di cinque piccoli rimorchiatori, allineati lungo i fianchi della gigantesca porta container spingere con forza per disincagliare la nave. Davide e Golia? La pulce con la tosse? Piccolissimi davanti ad un muraglione inesorabilmente fermo. Una ruspa cercava di liberare la prua, delle draghe cercavano di liberare il fondale. Tutto inutile. Si vocifera inoltre di possibili attacchi pirateschi. I danni economici per gli armatori sono enormi: sospesi i tre convogli al giorno che passavano con 15 ore di viaggio.
Ma poi…arrivano i nostri! Due grandi rimorchiatori da alto mare, dall’Italia il Carlo Magno, dall‘Olanda l’Alp Guard, con l’aiuto della alta marea.. ce la hanno fatta.
Mi viene in mente un fumetto di Disney pieno di poesia. Il Grande Toot ed il Piccolo Toot. Padre e figlio rimorchiatori. Il figlio in adorazione del possente padre che sogna di emulare da grande. La sirena del padre echeggia potente nella baia, quella del piccolo Toot fa del suo meglio per farsi sentire. Sulla sua prua con la faccia da bambino due grandi occhi sgranati ed un sorriso adorante.
La tecnologia di cui siamo circondati a volte non risolve. Un errore umano, una tempesta di sabbia ed ecco che il traffico del canale viene bloccato totalmente. Un canale già progettato 2000 anni fa, studiato dai Faraoni nel 1300 a.C, ripreso in considerazione da Napoleone e finalmente inaugurato nel 1859. Progetto di un ingegnere italiano, Negrelli, realizzazione francese De Lesseps. 10 anni di scavi e una fastosa inaugurazione con un corteo di navi in testa alle quali il panfilo con sua Maestà la regina Eugenia moglie di Napoleone III. Da allora allargato nel 2010 e raddoppiato nel 2016. Il fondale fermo a 24 metri.
Abbiamo assistito al più grande ingorgo della storia navale. La Evergiven si sta ora dirigendo al Lago Amaro che separa la tratta nord da quella sud del canale. Da lì, dopo accurati controlli, con gran sollievo dei suoi armatori giapponesi, potrà riprendere la rotta per Rotterdam. Ci vorrà forse una settimana o poco più per riprendere il traffico normale dopo aver lentamente liberato le navi bloccate. I porti italiani si stanno attrezzando per l’arrivo in contemporanea di navi che avrebbero invece dovuto arrivare con un netto distanziamento. Il costo del petrolio che aveva avuto un incremento notevole per il blocco nel canale di 10 petroliere, riprenderà il suo andamento in borsa.
Un errore umano e il 12% del totale del movimento navale va in tilt… Molto da meditare!

Il gioco della CNN per sbloccare l'Ever Given, provateci!

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là...

Quanto ci vuole? - Definizione di plastica biodegradabile: la plastica biodegradabile per essere definita tale deve potersi disintegrare per il 90% entro 3 mesi, mentre entro 6 mesi il 90% deve essere stato assimilato dai batteri.
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Investo, ma dove? - Volete investire? Guardate a Stripe, società di pagamenti digitali californiana, in poco tempo ha raccolto 600 milioni di dollari e ha raggiunto la valutazione record di 95 miliardi di dollari. Questo forse è dovuto anche al fatto che ha triplicato il suo volume di affari in un anno di e-commerce, per il covid?
CV

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Ricarichiamoci! - Grande concorrenza oggi nel campo dei piccoli impianti per la ricarica delle auto elettriche e che possano usare alternativamente sia la corrente prodotta dai pannelli solari che dalla rete domestica. La previsione è che entro il 2030 quasi il 50% del parco auto dei paesi più industrializzati potrà essere elettrico.
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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

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Mercoledì 7 aprile 2021 ore 19.00

VIAGGIO NELLE COLLEZIONI PRIVATE ITALIANE
Webinar di Ludovico Pratesi



Una conversazione che cerca di fare il punto sul collezionismo italiano nel XXI secolo: chi sono i collezionisti italiani e quali caratteristiche li contraddistinguono? Cosa dirige le loro scelte?

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Venerdì 9 aprile 2021 ore 10.30

LE CORTIGIANE A ROMA
Passeggiata con Alessandra Mezzasalma

Nel IV secolo Demostene divideva l'universo femminile in tre categorie: le mogli per generare la legittima prole, le concubine per servire l'uomo e le amanti per il proprio godimento.
Dopo il webinar del 20 marzo su Michelangelo Merisi detto «Il Caravaggio», ci attende una passeggiata nell'area di via de Coronari - S. Agostino, che rievochi la vita delle cortigiane spesso ritratte da Caravaggio, la condizione femminile e la Roma tra fine '400 e '500.

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Venerdì 16 aprile 2021 ore 18.30

ARTEMISIA GENTILESCHI E LA CONDIZIONE FEMMINILE TRA '500 E '600
Webinar di Alessandra Mezzasalma

Artemisia Gentileschi, una figura unica per l'epoca nella quale ha vissuto: pittrice in un mondo a sprezzante dominio maschile, pagherà a caro prezzo la sua volontà di emergere e di seguire la sua passione. A noi rimangono opere magnifiche di una personalità che nel mondo dell'arte ha segnato il percorso delle artiste a venire.

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Sabato 17 aprile 2021 ore 10.30

SANTA CECILIA E SANTA MARIA IN TRASTEVERE: PIETRO CAVALLINI
Passeggiata con Alessandra Mezzasalma

Esiste un altro "Giudizio Universale", medioevale, precedente a quello della Cappella Sistina, più limitato e a noi giunto solo parziale: quello di Pietro Cavallini, dipinto nel 1293. Si conserva a Roma, nella chiesa di santa Cecilia a Trastevere...
Lo scopriremo insieme a molto altro.

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Mercoledì 21 aprile 2021 ore 19.00

COME SI COSTRUISCE UNA COLLEZIONE D'ARTE
Webinar di Ludovico Pratesi

Come nasce una collezione? Come si diventa collezionisti, e ancor prima, come si impara ad acquistare opere d'arte? Ne parleremo con Ludovico Pratesi!

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Sabato 24 aprile 2021 ore 10.30

PASSEGGIATA URBANA DEL QUADRARO CON PROGETTO DI STREET ART "MURO"
Passeggiata con Alessandra Mezzasalma

È il primo progetto di arte urbana che nasce nel 2010 con l’intento di creare un vero e proprio museo a cielo aperto nella città eterna.
Il cuore pulsante di MURo è il Quadraro Vecchio, storico quartiere, appellato “borgata ribelle”, è stato teatro, durante la Seconda Guerra Mondiale, di scontri tra partigiani e truppe naziste. La lotta per la libertà, il rastrellamento, il secondo più grande di Roma, e i fatti della Resistenza hanno fatto sì che il quartiere fosse insignito della Medaglia d’oro al merito civile.

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Fine aprile

IL TEVERE, FIUME DI ROMA
Webinar di Nicoletta Fattorosi Barnaba

Il Tevere, com'era e com'è: fonte di vita dall'antica Roma in poi: sulle sue sponde la popolazione di Roma viveva, commerciava, navigava le sue acque..
Lo riscopriremo con i racconti di Nicoletta Fattorosi Barnaba

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Sabato 30 aprile 2021 ore 11.30

PASSEGGIATA URBANA ALLA RISCOPERTA DELL'EUR
Passeggiata con Ludovico Pratesi

Con Ludovico Pratesi andremo ad osservare da vicino alcuni degli esempi più pregevoli del razionalismo italiano e del monumentalismo di regime, come il Palazzo degli Uffici e il Palazzo dei Congressi.

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A fine settembre, primi di ottobre, se la situazione sanitaria si assesterà per il meglio, ci aspetta Parma, Città della Cultura ancora per tutto il 2021.
Continuate a seguirci per saperne di più!

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a

appuntamenti@lalampadina.net

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E ANCORA
FLASH NEWS!

Investo, ma dove? (2) - Altra variabile oggi importantissima per ogni investimento, è l’ aspettativa per le variazioni climatiche. Sembra infatti che queste subiranno un'impennata dall’attuale 27% al 42 %. Questo in principal modo per le alte temperature che si innalzeranno fino a tre volte da ora al 2100. Tutto il mondo sarà coinvolto con poche differenze.
CV

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Una lettera sigillata - Un gruppo di ingegneri informatici ha messo a punto un congegno a scansione microradiografiche per leggere documenti antichi ancora in buste sigillate. Questo ha permesso di leggere una lettera del 31 luglio 1697 spedita ma mai aperta, facente parte della collezione Brienne conservata al Museo della Comunicazione dell'Aia e ripiegata con il metodo letterlocking per evitarne la lettura se non al destinatario. Al Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, nell’ambito di uno studio pubblicato il 2 marzo 2021 sulla rivista Nature Communications i ricercatori hanno usato uno scanner per la microtomografia ai raggi X messo a punto da ricercatori della Queen Mary University di Londra per l’analisi della composizione minerale dei denti. Questo scanner è in grado di rilevare la composizione mineraria dell'inchiostro e così si è potuto mappare il documento in 3D.
CV

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La Lampadina
Libri

Ecco un breve commento di Carlo Verga sul nuovo libro di Serena Dandini, "La vasca del Führer"

"La vasca del Führer"
di Simona Dandini
Einaudi/Stile libero

Brava la Dandini per come descrive Lee Miller Penrose, modella, fotografa, reporter di guerra, viaggiatrice appassionata.
Donna bellissima e libera, con mille amanti. Una icona della moda, è passata a ispirare grandi artisti e a produrre arte lei stessa. I suoi più cari amici erano Max Ernst, Jean Cocteau e Pablo Picasso. Passata alla fotografa è diventata famosa come reporter di guerra.
È stata tra i primi ad entrare nel campo di concentramento liberato di Dachau, in Germania e a fotografare ciò che vedeva....e ciò che ha visto l'ha perseguitata per tutta la vita. Una vita, quella di Lee, sempre al centro della Storia, un’avventura umana che Serena Dandini riporta alla luce con rispetto, con ammirazione e amore.
A me è piaciuto molto…

*

AI: chi investe di più?- L’intelligenza artificiale, la prima domanda: cosa è l’intelligenza? Roberto Cingolani se l’è chiesto, forse come battuta. Sapremmo dire chi è più intelligente tra Picasso Ronaldo e Eistein? Intanto sull'intelligenza artificiale piovono investimenti, la Cina dichiara investimenti fino a 15 miliardi di dollari l'anno entro il 2030. Gli Stati Uniti, solo nel 2020 hanno incanalato 10 miliardi di dollari e per il 2026 progettano di impegnarne 32 all'anno.
CV

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: "La luce di Michelangelo" un video realizzato dal Ministero della cultura per rivelare gli effetti della luce voluti da Michelangelo sul monumento tombale di papa Giulio II nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.
Guardate qui il video.
È spettacolare.

DA VEDERE: Il parco archeologico sommerso di Baia. Nell'arco dei secoli, per i fenomeni di subsidenza dell'area, la parte più costiera dell'antica città di Baia (Bacoli), è sprofondata e si è adagiata sul sabbioso fondo marino, tra i due e i 16 metri di profondità: si intende un'area ampia tre volte quella di Pompei.
Guardatela dall'alto e
dal fondo del mare in questi due video.
È stupefacente.

***

La Lampadina
Libri 2-

Questo mese Elvira Coppola Amabile ci parla di

"Una giornata di nebbia a Milano" di Enrico Vanzina Harper Collins Italia

Ho finito di leggere il libro di Enrico. Diverso dagli altri! Enrico non scrive un libro ma gioca a “scomporre” un puzzle. È l’idea che mi sono fatta man mano che il romanzo racconta e avvince.
Fanno capolino pochi personaggi prestati al gioco. Un’immenso puzzle di evocazioni.
I pezzi del puzzle? Scrittori e musicisti da tutti i tempi da tutti i continenti, carichi dei loro personaggi e dei loro misteri da decifrare. Enrico li evoca in un appello curioso rigurgitante. Pezzi del puzzle. Danno significato ai fatti raccontati, li spiegano, li suggeriscono. Un processo molto intrigante che inizia come uno sfoggio di erudizione e approda all’immensa cultura e alla curiosità che caratterizzano la preziosità di Enrico. “Tutto é osservato digerito elaborato prima delle parole, é questa la vera prigionia del sapere.” Milano sfugge dileguandosi nella nebbia che avvolge ammicca cela e svela. Enrico esprime pensieri più che scrivere e usa un linguaggio crudo imprecante qualche volta sboccato. E tante frasi ti colpiscono come epigrafi. “Uno scrive per descrivere o modificare?” E scorrono Borges Camilleri Eco Foscolo.....madame Bovarì Kierkegaard...Kafka..troppi non posso citarli tutti. Si mescolano ai musicisti. Scrittori anche loro. Parole su pentagramma. Un giallo sui generis. Sempre un delitto. La vittima è conosciuta. Il padre di Luca Restelli giornalista. Un colpevole indiziato agli arresti domiciliari. Il vero assassino? Il mistero si avvince. Restelli si muove fuori e dentro la nebbia. Coinvolto e sconvolto dal fatto che che il morto é suo padre. Indaga per capire. La nebbia? Protagonista e metafora mentre Enrico si confessa nelle investigazioni di Luca Restelli. “Immaginare non è un dono, né un talento, è quasi una maledizione....” “ .. non riesco a staccarmi da questo cazzo di letteratura...” Eppure si va fino all’ultima pagina col fiato sospeso per scoprire l’assassino. Come rigorosamente in ogni giallo.


Leggi sul sito...

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

In questo momento le indicazioni su cosa vedere nel mondo dell'arte son veramente limitate e mi trovo in grande difficoltà a darvi suggerimenti per il mese di aprile! Per quando riapriranno i musei e i luoghi d'arte, ecco le mie proposte:

MAXXI: - "Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia".
Oltre 50 artisti leggono la storia dell'area attraverso i gesti di eroi contemporanei, che hanno contribuito alla messa in crisi dei nazionalismi, favorendo importanti riflessioni sui temi dell'accoglienza e della convivenza.
Fino al 12 Settembre

- Aldo Rossi : “Aldo Rossi. L’architetto e le città”
Con 800 tra disegni, schizzi, appunti, lettere, fotografie e maquette si racconta la carriera di uno dei grandi maestri e teorici dell’architettura contemporanea italiana. Una mostra da non perdere per completezza e contenuti.
Fino al 17 ottobre 2021

Visto che oramai i video fanno parte del nostro vissuto quotidiano, vi suggerisco qualche visita da non perdere:

Spazio Taverna:
Ecco un video, che mi sono goduta intensamente e che vorrei suggerirvi: Garrera-Garrera

Musei civici di Roma Capitale (Musei In Comune)

Online i nuovi Tour Virtuali dei musei civici di Roma Capitale, viaggi virtuali per scoprire e vivere la bellezza del patrimonio museale attraverso un'esperienza digital che supera i limiti spaziali, da pc e smartphone.
Dotati di nuove potenzialità tecnologiche, nuovi contenuti multimediali e più accessibili nella fruizione. Cliccate sul nome del Museo per vedere i tour:
Musei Capitolini
Museo dell'Ara Pacis
Museo Napoleonico
Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali
Casino Nobile di Villa Torlonia
Centrale Montemartini
Museo delle Mura
Museo di Roma

JESI


Palazzo Bisaccioni: Claudio Cintoli: Immaginazione senza limiti. 1962–1972.
Curata da Daniela Ferraria e Ludovico Pratesi.
Attraverso il confronto tra i tre linguaggi espressivi propri dell’artista - pittura, scultura e performance - la mostra intende ampliare la conoscenza dell’opera di Cintoli nella sua terra d’origine.
Dal 12 Aprile al 1 Agosto 2021


Pensiero Laterale

Le uova magiche

Ci sono sei uova in un cestino.
Ognuna delle sei persone prende un uovo.
Come mai un uovo rimane nel cestino?

Guarda qui la soluzione...

La Lampadina Racconti

Quando i pazienti sono i tuoi pastori!
di Paola Maddaluno

Ci sono tanti modi per passare il Natale, in famiglia con gli amici ma mai soli. Questo è quello che per la maggior parte della gente significava il Natale. Mimmo però aveva una sua regola particolare, per lui il Natale era fare il medico in corsia e l’ultimo Natale che aveva trascorso in famiglia era quello in cui la sua mamma ormai non aveva lunghe speranze di vita. Era molto anziana e lui come medico aveva sempre poco tempo da dedicarle.
Il lavoro che svolgeva in ospedale era molto impegnativo, tra turni, reperibilità, notti e congressi non vi era tempo neanche per lei. Era molto motivato; lo aveva deciso sin da ragazzo. Il suo vivere in corsia era la sua vita, aveva rinunciato anche a sposarsi perchè nessuna donna avrebbe mai accettato di unirsi ad un uomo così assente nella vita familiare. Così con poche occasioni di svago, la sua vita procedeva, ma quel Natale con l’occhio clinico del medico aveva guardato sua madre e aveva capito che altro tempo non ce ne sarebbe stato.

Continua a leggere sul sito...

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Laura Lionetti, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddo e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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