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La Lampadina - n. 103 ::: Maggio 2021

Cari Lettori,
questo mese partiamo dal grande per arrivare al piccolo.
Ci segue e ci guida una Euterpe cosmica, che forse siamo riusciti a rintracciare sul pentogramma umano in un La bemolle, Do, Sol, Mi? E poi, come se dal cosmo un teleobiettivo storico mettesse a fuoco tempi e luoghi, così come fa Wikipedia nell'attimo in cui la consultiamo, ci spostiamo nella Roma antica, nella sua evoluzione storica, o intravediamo nelle maglie del tempo la presenza e la sparizione di Cospaia, una repubblica casuale che appare e scompare per terrena magia dalla geografia europea.
E ancora, il guizzo dell'intraprendenza commerciale che si fonde con un'idea, un concetto, quello di US, che incredibile coincidenza...
E la Sardegna? Terra violata e indomabile, dall'individualità intonsa nonostante passaggi di mano e invasioni.
Terminato il nostro viaggio intorno al mondo, saliamo con allegria sulla macchina di Marco, che ci fa ricordare chi siamo e come eravamo...
Buona lettura! 
ICH

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Lunedì, 17 maggio 2021

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


ABBIAMO OSPITI/MUSICA – La “musica dell’universo”
Articolo di Gian Carlo Ruggeri, Autore Ospite de La Lampadina

Nella bella trasmissione televisiva “Via Dei Matti n° 0” condotta da Stefano Bollani e sua moglie Valentina Cenni, nella puntata mandata in onda da RAI 3 il 9 aprile di quest’anno, i conduttori hanno accennato – in modo semplice ma efficace –al rumore che è stato generato nel momento dell’espansione dell’universo, altrimenti noto con il termine poco scientifico, ma noto a tutti: “Big Bang”, operando un piacevole parallelo fra quest’ultimo e una sua ipotetica struttura musicale. La teoria della “Grande Esplosione”, che considera l’universo nato da un punto in cui sono concentrate sbalorditive, enormi quantità di energia e massa, ovvero un sistema denso e caldo che si espande in maniera impetuosa, era agli inizi contrapposta all’idea di un universo eterno, perenne, sostenuta in primis da Aristotele: quest’ultima conquistava molti astronomi, fra i quali Fred Hoyle, britannico, fra i più noti: egli, in una trasmissione radiofonica del 1949 creò – con intento denigratorio – l’espressione “Teoria del Big Bang”. Con effetto contrario, questa formulazione penetrò così a fondo nella figurazione collettiva da rimanere tale fino ai nostri giorni.
Quindi, si diceva, del “rumore” originato dall’espansione succitata: frastuono che dura fino ad oggi, una radiazione diffusa nell’intero universo, onde elettromagnetiche molto deboli, una sottile energia… Questa scoperta fu effettuata nel 1964, da due ingegneri della Bell Telephone Company, Arno Penzias e Robert Wilson: essi stavano lavorando alla sistemazione di un’antenna che doveva essere usata per una ricerca di astronomia nel campo delle microonde.
Nel provare il ricevitore si resero conto dell’esistenza di un consistente rumore di fondo. Dopo numerosi controlli si accorsero che il segnale non spariva e fu un ricercatore dell’Università di Princeton, Robert Dicke, che spiegò l’importanza di quanto i due ricercatori avevano scoperto: il fondo cosmico di radiazione a microonde (Cmb, Cosmic microwave background), proveniente da tutte le direzioni, ovvero la prova dell’inizio del nostro Universo. Ma torniamo alla musica. Com’è questo rumore di fondo? Alcuni ricercatori l’hanno assimilato ad un oggetto vibrante, con dei fondamenti armonici: il suono reale è di 50 ottave di pianoforte più basso per essere udito, quindi è stato trasformato; anche dopo queste trasformazioni, però, risulta ruvido e gracchiante, lontano dall’essere sottile e melodioso. Forse, non fatto per essere udito dalle orecchie dell’uomo, ma per un piano molto più vasto, ovvero per un Universo che doveva essere popolato da stelle, galassie, atomi e varia fauna? Alla fine, dopo altre ricerche, questa radiazione è stata assimilata ad un suono di flauto. Ma, appunto, con riferimento alla trasmissione succitata ed alla citazione del “suono dell’universo”, l’aspetto simpatico e più profondo di quello che di primo acchito possa apparire, consiste nella menzione fatta da Stefano Bollani sulla ricerca di un accordo di pianoforte che si conformi all’eufonia dell’Universo e che ci metta “in pace” con quest’ultimo: il musicista ed un suo amico ricercatore sono giunti a proporre che tale accordo sia strutturato in un ”La bemolle, Do, Sol, Mi”: seducente, questo “cammino musicale” che ci possa aiutare nel faticoso percorso di metterci in accordo con l’universo che abitiamo…Avendone la possibilità, potreste provarlo: ne abbiamo bisogno.

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La Redazione propone:

"La musica è da sempre uno strumento che avvicina l’uomo alla divinità, tant’è che tuttora si ritiene che l’Universo abbia avuto origine da un magico suono primordiale".

Patrizia Boi

CULTURA - Wikipedia, la nostra nuova enciclopedia
Articolo di Carlo Verga

Siamo a metà del '700, il grande filosofo Diderot scrive: "Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. Vorrei che la mia opera potesse assemblare tutta la conoscenza sulla faccia della terra."
Diderot, fu il direttore editoriale dell'Encyclopédie, un’opera che comprendeva oltre 1500 voci, e che portò avanti grazie a finanziamenti privati. Nel 1752, l'abbé de Prades, uno dei primi redattori dell'Enciclopedia, venne accusato dalle autorità ecclesiastiche di promuovere il materialismo ateo e dare adito ai sovvertitori della società. Una sentenza del Consiglio del Re condannò al macero i primi volumi pubblicati.
E oggi dopo tutto il suo lavoro e la sua ampia visione illuministica, cosa penserebbe il grande filosofo francese di Wikipedia? Obbiettivo raggiunto?… obbiettivo che quell’epoca non avrebbe neanche potuto sognare.
Nel gennaio 2021 Wikipedia ha compiuto vent’anni. In questi anni sono state pubblicate 52 milioni di pagine con 40 milioni di scritti in 300 lingue differenti, e 1,5 miliardi di visitatori mensili, oggi occupa le primissime posizioni tra i siti più cliccati al mondo.
Wikipedia è stata “fondata” da due giovani, Jimmy Wales e Larry Sanger il 15 gennaio 2001, la parola starebbe a significare "cultura veloce", dal termine hawaiano wiki (veloce), con l'aggiunta di -pedia (dal greco antico paideia, formazione).
Gli articoli sono scritti da volontari in più di trecento lingue ed ha poi una particolarità importante: tutti gli articoli possono essere rapidamente modificabili e aggiornabili da chiunque, naturalmente con le dovute cautele e controlli. Le modifiche sono archiviate in una cronologia di versioni accessibile a chiunque. Le voci aggiunte o modificate vengono monitorate dalla comunità di Wikipedia per controllare dei contenuti controversi, controllare le correzioni apportate e impedire il proliferare di spam e di false informazioni. Ma la cosa stupefacente è che è nata in un mondo nel quale la finanza, la pubblicità, l’informazione, ne facevano e ne fanno da padrone, non ha azionisti, niente miliardari, governi etc. che possano decidere o influire su certe scelte. Insomma una reputazione “pura”, solida e nulla a che vedere con le tante piattaforme disponibili sul web. Perfino l’OMS l’ha scelta come veicolo per contrastare le tante sciocchezze all’ordine del giorno che appaiono sui vari social sul difficile periodo che stiamo attraversando.
La lingua più diffusa su Wikipedia è l’inglese con l’11,2% degli articoli, e, cosa stranissima, nella seconda posizione c'è il cebuano, lingua parlata in una zona delle Filippine (9,8% degli articoli), poi tutte le altre lingue lo svedese (6,2%), tedesco (4,5%), francese (4,1%), olandese (3,7%), russo (3%), italiano (3% con 1,6 milioni di articoli), spagnolo (3%), e tanti altri.
L’Economist ne ha scritto un lungo editoriale e ne attribuisce il successo «alla cultura creata dai propri utenti» e di quanti hanno partecipato al suo sviluppo. Il tutto favorito dalla natura e curiosità umana, «alla gente piace mostrare la propria competenza e cultura». Verissimo, pensiamo a noi semplici utilizzatori, fantastico quando non sappiamo o non ci ricordiamo qualcosa, sfoderiamo il nostro telefonino e tic tic tic ecco la risposta ai nostri dubbi, incertezze o ignoranza così da fare la nostra figura con gli amici vicini. Non ultimo, tenderemo sempre meno ad arrampicarci sulle nostre librerie, tirar giù e consultare quei pesanti volumi enciclopedici che ancora sono in bella mostra nelle nostre case. Ma come vive e si finanzia Wikipedia?
L’80 per cento dei finanziatori sono grandi e piccoli utilizzatori che vivono principalmente in nord America ed Europa: con pochi spiccioli ciascuno, riescono a far sopravvivere la grande realtà di Wikipedia.
Tra il 2018 e il 2019 Wikipedia ha incassato 120 milioni di dollari spendendone altrettanti per il supporto web, formazione, strumenti, paghe del personale e iniziative per raccolta fondi.
Io stesso, come immagino tutti Voi, al ricevimento, di tanto in tanto, di una mail da parte del ceo Katharine Maher con la richiesta di supporto, rispondiamo positivamente con delle piccole cifre.
Una bella realtà che piace a tutti speriamo possa continuare ad espandersi, è una placida pausa in un mondo tecnologico che spesso ci dà ansia e ci travolge.

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La Redazione:

"Io voglio entrare nella storia. Voglio una pagina su Wikipedia. Voglio risultati su Google. Non voglio essere un organismo vivente che arriva e se ne va senza lasciare traccia su questo pianeta".

Douglas Coupland

ABBIAMO OSPITI/ROMA ANTICA – Il carcere Mamertino: luogo di morte e di fede
Articolo di Carlo Munns, Autore Ospite de La Lampadina

Ai piedi del Campidoglio e di fronte alle maestose rovine dell'Arco di Settimio Severo e del Foro Romano si trova, nascosto nelle profondità della terra, un luogo poco noto dove in realtà sono passati eventi e persone legati a tanti momenti della vita dell’antica Roma e agli albori della storia della Chiesa.
Parliamo del Carcere Mamertino, noto nel tempo anche come Tullianum, una struttura antica di ben 2700 anni, luogo di sofferenza e di morte, nato e sviluppatosi nel tempo come carcere di massima sicurezza per i nemici di Roma.
Secondo lo storico Tito Livio, il Tullianum fu realizzato, sotto Anco Marzio, il quarto re di Roma, nel VII secolo a.C., proprio ai piedi del Campidoglio per una serie di fattori favorevoli. La presenza di alcune antiche mura e di cave di tufo abbandonate, note come Lautumiae, rese il luogo ideale per la costruzione di un carcere.
Inoltre lì accanto, si trovavano le Scalae Gemoniae, le scalinate che portavano dal Foro al Campidoglio e dalle quali spesso venivano gettati i condannati a morte.
E la scelta della posizione di questa prigione rispondeva ad una specifica esigenza politica. Posta ai piedi del Campidoglio e di fronte al Foro, centro della vita pubblica, era un chiaro simbolo di avvertimento per tutti, romani e  stranieri, dell'implacabile giustizia di Roma.
In origine esso era riconosciuto come il Tullianum, dal nome di una delle sue celle più profonde, il cui termine viene fatto risalire alla parola latina “tullus”, ovvero polla d’acqua, per la presenza di un sorgente attiva agli inizi nelle sue viscere.
Col tempo il complesso venne riconosciuto anche come Carcere Mamertino dalla parola Mamers, Marte il dio della guerra, nella lingua degli Osci, una popolazione italica pre-romana del Sud d’Italia.
Il Tullianum, come abbiamo detto, era la parte più antica e profonda di questa struttura. Sallustio lo storico romano ne dà una descrizione molto precisa nel suo libro sulla congiura di Catilina scritto nel 40 a.C.

Nel suo resoconto della prigionia e dell’esecuzione dell’ex console Lentulo e di altri congiurati, lo storico narra: “Vi è un luogo nel carcere chiamato Tullianum, sprofondato a circa 12 piedi sottoterra. Esso è chiuso tutto intorno da robuste pareti e al di sopra da un soffitto, costituito da una volta di pietra: il suo aspetto è ripugnante e spaventoso per lo stato di abbandono, l’oscurità e il puzzo”.
Sopra il Tullianum sorse, un secolo dopo, un’altra area denominata Carcer, più volte ristrutturata durante il periodo repubblicano e all'inizio dell’impero. Essa fu utilizzata sia come prigione che come luogo di esecuzioni.
Sempre agli inizi dell’impero fu realizzata la grande facciata, in travertino che rese il luogo ben visibile e riconoscibile agli occhi della città, struttura che oggi possiamo vedere sotto il portico antistante la chiesa.
Nell’antica Roma il carcere non aveva la funzione di pena o di recupero di un recluso, ma era semplicemente un luogo dove trattenere un colpevole di un reato in attesa del processo oppure custodire provvisoriamente un condannato alla pena capitale o alle altre pene corporali.
Durante il periodo repubblicano le sentenze di condanna venivano eseguite immediatamente, nell’epoca imperiale, invece, le procedure divennero più complesse per cui poteva passare molto tempo tra la condanna e l’esecuzione.
Per molto tempo si è ritenuto che a Roma esistesse un solo carcere, il Mamertino, ma questo oggi appare poco probabile per una città che arrivò a contare in epoca imperiale un milione di abitanti circa, con reati e crimini giornalieri. Ma certo questo carcere  divenne il simbolo di tutte le carceri romane.

E il Tullianum ben presto divenne il luogo dove furono rinchiusi e persero  la vita, per strangolamento o decapitazione, i grandi nemici del popolo e dello Stato, i grandi vinti e i grandi traditori di Roma.
Giugurta, già alleato di Roma nella guerra contro Cartagine, nella sua scalata al trono nel 118 a.C. si mette contro Roma, che nel 112 gli dichiara guerra. Egli riesce  a tenere a scacco le legioni romane per alcuni anni, ma nel 105 a.C. tradito da uno dei suoi viene consegnato ai romani. Trasferito a Roma, viene gettato nel Tullianum dove morirà di fame.
Nel 63 a.C., momento chiave della vita della Repubblica romana con la cospirazione di Lucio Sergio Catilina, è la volta di Cornelio Lentulus Sura.
Dopo il famoso atto di accusa di Cicerone contro Catilina, quest’ultimo fugge da Roma per recarsi a Fiesole per ricongiungersi con un piccolo esercito di ribelli. È Lentulus a prendere il suo posto come capo dei cospiratori a Roma cercando di portare avanti il piano eversivo. Ma nel gennaio del 62 Catilina perde la vita nella battaglia contro le legioni romane nei pressi di Pistoia e tutto è perduto. I congiurati vengono arrestati e fatti confessare. Lentulus viene messo a morte nel Tullianum insieme ad altri sostenitori di Catilina.
Qui ha perso la vita, un altro grande nemico di Roma, Vercingetorige, re degli Arverni, influente popolo gallico, che tentò di respingere l'invasione romana, coalizzando la maggioranza dei popoli gallici, vincendo le tradizionali divisioni storiche.
Ma nel 52 a.C. egli è sconfitto da Giulio Cesare nell'assedio di Alesia e viene imprigionato a Roma per cinque anni nel Carcere Mamertino. Solo nel 46 a.C. viene trascinato in catene per ornare la celebrazione del trionfo di Cesare e subito dopo mandato a morte. Uno degli ultimi personaggi di rilievo che il Carcere ha ospitato è Lucio Elio Seiano, un militare e politico romano, ambizioso amico e confidente dell'imperatore Tiberio. La sua fu una vertiginosa e repentina scalata al potere: ma quando Tiberio nel 27 d.C., ormai sessantasettenne, decide di lasciare Roma per rifugiarsi nella sua villa a Capri, Seiano prende in mano gran parte del potere con l'obiettivo di prendere il trono. L'imperatore comprende il suo piano e nel 31 d.C. lo fa destituire, rinchiudere nel Carcere Mamertino, e qui uccidere per strangolamento.
Ma la vendetta di Tiberio non termina qui: permette che il corpo di Seiano sia lasciato al popolo, che ne fa scempio trascinandolo per le strade dell'Urbe e subito dopo si scaglia in maniera terribile su tutta la famiglia e sui suoi amici.
Ma nel Tullianum, secondo la tradizione, vissero anche i loro ultimi giorni prima di essere martirizzati gli Apostoli Pietro e Paolo.
Secondo i testi apocrifi dedicati agli Apostoli, essi furono catturati nello stesso anno e messi insieme nel Carcere Mamertino dedicato ai maggiori nemici di Roma, proprio per la loro posizione di indiscusse figure carismatiche del mondo cristiano.
E durante la loro prigionia essi convertirono e battezzarono due loro carcerieri, Processo e Martiniano ed altri 47 compagni di carcere.
Da questo luogo iniziò il loro viaggio verso il martirio: Pietro verso il Circo di Nerone, nella zona del Colle Vaticano, e Paolo, verso l'Aquae Salviae, sulla via Laurentina.
E per questa ragione che con l'imperatore Costantino  all’inizio del IV secolo, questo luogo perde la sua funzione di reclusione e diventa luogo di fede.
Questa trasformazione ha permesso a questo luogo antico, come è accaduto anche con il Pantheon, di rimanere intatto nei secoli, senza il degrado subito da altri monumenti romani. Nel XVI secolo, sopra il Carcere fu costruita una nuova chiesa dedicata a S. Giuseppe Falegname ed una cappella dedicata al S.mo Crocefisso.
Oggi nella visita al Carcere, ci attende innanzitutto un piccolo museo che raccoglie testimonianze che nel corso dei secoli la pietà cristiana aveva posto proprio nel Tullianum a memoria di Pietro e Paolo, e altri oggetti come vasellame e monete e addirittura gli scheletri di tre persone forse membri di una stessa famiglia ritrovati nel corso della recente campagna di scavi.
Una moderna rampa di scale ci porta nel Carcer, il livello superiore: qui un altare custodisce due reliquiari in bronzo di Pietro e Paolo ed un foro circolare nel pavimento ci ricorda che quella nei primi tempi era l'unica via di accesso al livello inferiore. Sulla sinistra, una stretta scala permette di scendere al Tullianum, il luogo dove i condannati attendevano il loro destino.
Con il suo basso soffitto e le sue pareti umide, questo luogo, dove venivano stipate decine di persone, ci può dare ancora un’idea delle terribili condizioni nelle quali essi erano costretti. Ma oggi il luogo non incute più paura e orrore, e in realtà ci trasmette una pace profonda, per gli eventi che esso ha visto: perché qui la Fede ha vinto contro il più potente degli imperi della Storia.

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La Redazione:

"“Il carcere non è ancora la morte, benché non sia più la vita”.

Adriano Sofri

GEOGRAFIA – La più piccola repubblica del mondo dimenticata dalla Storia
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Della storia del nostro paese ci sarebbero tante cose da raccontare. Ogni angolo del nostro territorio ha un piccolo o un grande racconto da regalare. Ma uno in particolare coglie oggi la mia attenzione. Sembra una strana favola, eppure è tutto assolutamente autentico. Siamo nel 1441, nel comune di San Giustino a Perugia, più precisamente nell’Alta Valtiberina umbra, su una striscia di terra larga 500 metri e lunga circa due chilometri abitata da poche centinaia di contadini analfabeti. Un’inezia di pochi ettari che per un debito non pagato e un rilievo topografico (anzi due) mal eseguito, ha visto il nascere della più piccola repubblica italiana e probabilmente del mondo: la Repubblica di Cospaia, esistita fino al 1826. Non ci sono carceri, non c’è esercito, né organi di potere e la libertà dei suoi abitanti è sancita da un’unica norma scritta, enunciata sull’architrave che sovrasta l’ingresso della chiesa locale: Perpetua et Firma Libertas (Perpetua e sicura libertà).
Torniamo nel ‘400 per capire cos’è successo. In un difficile momento attraversato dal papato, il Papa Eugenio IV, neoeletto, si rifugia a Firenze dopo un conflitto con la famiglia Colonna. Per aiutarlo nella sua lotta con il Concilio riunito a Basilea, chiede in prestito a Cosimo il Vecchio, artefice del potere dei Medici in città, l’importante somma di 25.000 fiorini d’oro, con, in pegno, la città di Borgo Sansepolcro e quello che la circonda nell’alta valle del Tevere. Scaduti i dieci anni previsti dagli accordi, il prestito non viene restituito e il territorio di Sansepolcro diviene parte della Repubblica di Firenze.
Per delineare i confini del territorio ognuna delle due parti istituisce una commissione di tecnici, con l’indicazione di prendere come nuovo limite di demarcazione un torrente chiamato “Rio”. Da lì nasce lo sbaglio. Non c’è alcun coordinamento reciproco, né sono fatte verifiche sul posto. Effettivamente di torrenti con quel nome ce ne sono due, uno più a sud e uno più a nord, a circa 500 metri di distanza. Rimane fuori per una lunghezza di un paio di chilometri, ignorato dai rilievi, un piccolo territorio con circa cento famiglie residenti. I due stati confinanti si rendono presto conto dell’errore commesso, ma preferiscono ignorare il problema. Decidono che sarebbe meglio non correggere il trattato sancito così faticosamente e che una zona cuscinetto potrà essere utile per condurre scambi e attività malvisti all’interno dei loro territori, vietati dalla legge o pesantemente tassati.
Gli abitanti del posto, i cospaiesi, hanno già capito i vantaggi del poter trasformare in tutta fretta il loro borgo in un centro finanziario completamente libero da gabelle, tasse o dazi. Afferrano presto come, a questo punto, possano affittare liberamente i loro terreni e le loro case a caro prezzo ai molti banchieri dell’epoca che vi prendono residenza. Una terra di nessuno. Un vero paradiso fiscale ante-litteram.
In più, nel 1574, il Cardinale Tornabuoni, ambasciatore del Granducato di Toscana a Parigi, invia alcuni semi di una pianta medicinale da poco in uso in Francia, il tabacco, originaria dell’America, al nipote Alfonso Tornabuoni, Vescovo di Sansepolcro.
La tabacchicoltura e il commercio clandestino del tabacco diventano rapidamente le più importanti fonti di sostentamento degli abitanti di Cospaia. Soprattutto quando papa Urbano VIII arriva a scomunicare i credenti che fumavano in chiesa e papa Benedetto XIII ne tassa la coltivazione. Le prime coltivazioni di una certa entità e regolarità a fini industriali e commerciali risalgono ai primi del 1600. La pianta è originariamente usata a scopo medico e poi per farne polvere da fiuto e trinciati da fumo.
Sullo stemma cospaiese, su un campo nero e uno bianco, divisi diagonalmente, compare il paesello tra i due piccoli corsi d'acqua, con due pesci sulla destra e la pianta di Nicotiana tabacum *a sinistra, con sopra riportato il loro motto e gli anni di durata della repubblica. Nel 1826 la libertà di Cospaia comincia a creare problemi sia al Papa Leone XII, che al granduca di Toscana, Leopoldo, diventando un rifugio di evasori fiscali, di contrabbandieri, e di tanti delinquenti in fuga. La micro-repubblica è costretta a rinunciare alla sua indipendenza con un atto di sottomissione siglato dai quattordici capo-famiglia. E lì finisce la sua strana avventura. Per la storia, in seguito, la Valtiberina Toscana ha fatto della coltura del tabacco la coltura principale divenendo la base dell’economia della zona.
Oggi, di quell’avventura rimane poco o niente. Cospaia è una frazione di San Giustino con poche case e una chiesetta. L’ultima settimana di giugno si festeggia la Festa della Repubblica a ricordo del lorro periodo di gloria e di totale anarchia.

*Il suo nome deriva da quello dell'ambasciatore francese Jean Nicot, che nel 1550 introdusse in Europa i semi della pianta, mentre il termine tabacum si riferisce alla pipa usata dagli Indiani del nord America per fumarne le foglie.

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La Redazione:

"C'è una cosa che si è sempre vista, che buone leggi, che hanno fatto una piccola repubblica, ne diventano di peso quando si è ingrandita".

Montesquieu

CURIOSITÀ – La storia dello Zio Sam
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Quando vogliamo indicare gli Stati Uniti, diciamo scherzevolmente “lo zio Sam”.
Chissà se in questa nostra epoca in cui la suscettibilità è pane quotidiano, si potrà continuare a dire così, vedremo.
Questa designazione curiosa deriva da uno scherzo, ma il personaggio esistette veramente e fu un abilissimo mercante degno di essere assunto ad eponimo dei suoi pragmatici compatrioti.
Mr. Samuel Wilson visse a Troy nello Stato di New York, nel 1810 circa, e faceva affari d’oro con la fabbricazione del famoso “corned beef” e gli affari andavano proprio bene. Mr. Wilson, oltre ad avere una bella testa era molto originale anche nell’aspetto esteriore... Tutti i suoi operai ed impiegati lo chiamavano “Uncle Sam”, lo zio Sam.
Uncle Sam lasciava volentieri che la gente sorridesse di lui, forse era un suo modo per arrivare alla celebrità. Del resto, lo zio Sam non era solo abilissimo nel suo mestiere ma sapeva anche far prosperare gli affari. Era riuscito a procurarsi la fornitura di una rilevantissima parte della carne occorrente all’esercito federale americano. Casse enormi di corned beef, partivano dai suoi stabilimenti diretti ai depositi militari; su ogni cassa era stampato U.S., che altro non era che la sigla di United States. Nessuno però le intendeva così, tutti vedevano in quelle iniziali il notissimo nomignolo del grande “money maker” con le forniture militari: Uncle Sam, per l’appunto.
L’eccezionale abilità affaristica dell’Uncle Sam era sulla bocca di tutti ma la vera fama la raggiunse quando le famose iniziali U.S. sempre sigla deli Stati Uniti comparvero addirittura sulle mostrine delle uniformi dei soldati nord americani. U.S. era ormai per tutti un simbolo che univa insieme il soldato federale ed il fortunato “money maker” di Troy, che si arricchiva fornendo rancio e uniformi.
Quando il primo luglio 1854 Samuel Wilson, ormai giunto alla celebrità morì a 60 anni tutta l’America lo pianse. Uncle Sam divenne una caricatura e non è facile stabilire chi abbia eternato la sua caricatura elevandola a simbolo nazionale; forse un soldato disegnatore degli Stati del Sud durante la guerra civile del 1863.
La caricatura di Uncle Sam arrivò persino ai giornali satirici europei, barbetta caprina di moda allora, e altri contrassegni tipici di mercante scaltro degli Stati del Nord, per i quali gli aristocratici ed orgogliosi piantatori del Sud avevano disprezzo.
L’Uncle Sam era un “parvenu” dai modi grossolani, al quale si rimproverava di arricchirsi senza tanti scrupoli con il suo “corned beef”. A seconda dei casi, i caricaturisti lo rappresentavano come un sudista dalle vane pretese di civiltà, oppure come un nordista col cilindro fasciato dalla bandiera stellata per indicarne l’invadenza e petulanza.

Frecciate inutili: i “parvenu” non soffrono il solletico.

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La Redazione:

"“Gli Stati Uniti hanno bisogno di muoversi molto velocemente anche solo per stare fermi".

John Fitzgerald Kennedy

STORIA – I Savoia e la Sardegna
Articolo di Beppe Zezza

Forse non tutti sanno che i Savoia sono stati “promossi” Re solo nel 1718 con il trattato di Utrecht che pose fine alla guerra di secessione spagnola. Originariamente designati Re di Sicilia, scambiarono la Sicilia con la Sardegna nel 1720 con un accordo firmato all’Aja. Lo scambio in verità fu piuttosto “subito” che non gradito. Secondo una stima di Luigi Einaudi il “valore economico” della Sardegna era infatti solo un sesto del valore della Sicilia!
Il primo Re di Sardegna della dinastia Savoia fu Amedeo II, che è considerato il 17° Re di Sardegna.
Il Regno di Sardegna, all’epoca Regno di Sardegna e Corsica, era nato nel 1297 quando il papa Bonifacio VIII per risolvere la controversia con gli Angioini circa la titolarità del Regno di Sicilia, aveva concesso agli Aragonesi il diritto di impossessarsi dell’isola, allora suddivisa in quattro regni indipendenti, detti “giudicati” perché retti da un sovrano che prendeva il nome di judikes, dai quali derivano i quattro mori che sono nella bandiera sarda (qualcuno si potrà domandare: ma che c’entrava il papa? All’epoca le cose andavano così: gli stati “cristiani” riconoscevano - o subivano - in una certa misura anche una “ingerenza” del papa, in quanto suprema autorità religiosa, nelle loro questioni. La cosa non era affatto “pacifica” basta ricordare la reazione del Re di Francia Filippo IV che aveva portato al famigerato “schiaffo di Anagni”).
Al Regno di Sardegna vennero associati gli Stati ereditari della casa Savoia che si trovavano sulla penisola italiana; il Ducato di Savoia, il Principato di Piemonte con i ducati di Aosta e di Monferrato, la Signoria di Vercelli, la Contea di Nizza e di Asti, il Marchesato di Saluzzo, e parte del Ducato di Milano. La capitale “politica” del Regno era a Torino, mentre a Cagliari risiedeva il Vicerè. Sostanzialmente la Sardegna era una “colonia” del Piemonte. I Savoia non mostrarono particolare affezione per l’isola al punto che dal 1730 al 1748 cercarono di scambiarla con possedimenti spagnoli nel Nord Italia. La scarsa affezione d’altro canto era reciproca se una delegazione di nobili sardi nel 1747 offrì la corona di Sardegna al re francese Luigi XV.
A seguito della Rivoluzione i francesi nel 1792 cercarono di conquistare l’isola ma vennero ricacciati da forze militari pagate e organizzate dallo “Stamento militare”, antica istituzione sarda “risuscitata” per l’occasione per supplire all’inerzia del governo sabaudo. La vittoria ottenuta risvegliò il desiderio di autonomia dei sardi, desiderio che non venne assecondato dal governo centrale. Ne seguì una rivolta con la cacciata dei piemontesi e anni di contrasti interni all’isola, di contrapposizione tra cagliaritani e sassaresi, di rivolta contro il feudalesimo ancora dominante.
Negli anni dell’epopea napoleonica, l’isola offrì un rifugio ai sovrani Savoia scacciati dal Piemonte. Il re dell’epoca, Carlo Emanuele IV, si trasferì con una piccola corte a Cagliari. Il Regno di Sardegna si ridusse solo alla sua dimensione insulare. Si deve osservare che Il Regno di Sardegna e il Regno di Sicilia furono gli unici due stati italiani che rimasero indipendenti dal dominio francese.
Con il 1815 e la Restaurazione, le cose tornarono come prima e la Sardegna venne governata con la qualifica di Vicerè da Carlo Felice, figlio cadetto del Re, destinato poi a divenire anche lui re.
Tra i provvedimenti presi negli anni da Casa Savoia alcuni devono esserne citati per la loro importanza nella storia dell’isola:

  • l’editto delle chiudende emanato da Vittorio Emanuele I nel 1820 concedeva a chiunque la facoltà di richiudere i terreni di sua proprietà non soggetto a servitù di pascolo, di passaggio, di fontana o d’abbeveratoio. Lo scopo era quello di “proteggere l’agricoltura senza danneggiare la pastorizia”, evitando che le greggi potessero passare su terreni coltivati devastandoli. In realtà questa legge provocò, soprattutto in alcune zone, gravi malcontenti per gli abusi. Vasti territori comprendenti abbeveratoi di uso pubblico e tratturi utizzati per la transumanza delle greggi vennero recintati al solo scopo di estorcere diritti di passaggio. Basti pensare che all’epoca non eisteva un “catasto” come quello al quale siamo abituati oggi e gran parte dei rapporti si basava sulla consuetudine.
  • L’abolizione del feudalesimo: gradualmente con provvedimenti successivi da parte del Re Carlo Alberto, furono aboliti tutti i privilegi feudali. Questi vennero “riscattati” attraverso rendite pagate dallo Stato. Le leggi furono accolte con favore dalle popolazioni liberate dai vincoli feudali ma anche dagli stessi feudatari, ricompensati con rendite anche superiori a quelle che si attendevano.
  • La soppressione degli adempiviri. Beni di uso comune, che la popolazione poteva sfruttare comunitariamente, gli adempiviri furono assegnati ai comuni i quali li vendettero a privati.
  • La Fusione. La Fusione perfetta decretata nel 1847, su richiesta degli stessi liberali sardi, sempre da Carlo Alberto tra la Sardegna e gli Stati di Terraferma con l’estensione alla Sardegna dell’organizzazione amministrativa e legislativa degli Stati di Terraferma. Con questo provvedimento la Sardegna perse la sua specificità e la sua autonomia, riconquistata solo parzialmente con l’adozione nel 1948 di uno statuto speciale da parte della Repubblica Italiana.

In buona sostanza questi provvedimenti hanno teso ad “ammodernare” la società sarda ma poiché seguivano linee culturali “continentali” estranee alla cultura locale hanno avuto difficoltà a essere metabolizzate.
Il Regno di Sardegna ha cessato di essere definito tale nel 1861 quando l’allora Re di Sardegna assunse il nome di Re d’Italia. Alcuni costituzionalisti sostengono che il Regno di Italia non dovrebbe essere considerato un “nuovo” Regno ma solo l’estensione del Regno di Sardegna per l’acquisizione di nuovi territori. Questa tesi è corroborata dal fatto che il re Vittorio Emanuele, primo re d’Italia, ha conservato nel suo titolo l’ordinale “secondo” affermando così la continuità con il primo Vittorio Emanuele che era Re di Sardegna. (Quando con una riforma il Regno di Sicilia e quello di Napoli furono riuniti in un unico “Regno delle due Sicilie” il re Ferdinando, aveva cambiato l’ordinale da IV, re di Napoli, in I re delle Due Sicilie sottolineando così la discontinuità).
Quale il frutto maggiore del rapporto tra i Savoia e la Sardegna? La Italianizzazione dell’isola, prima più orientata verso la penisola iberica che verso quella italiana. Alla Sardegna sono appartenute nel XX secolo personalità italiane di primo piano: due Presidenti della Repubblica: Antonio Segni e Francesco Cossiga, il pensatore politico Antonio Gramsci, il segretario del PCI Enrico Berlinguer, il premio Nobel Grazia Deledda e altri ancora. Fra l'altro, Berlinguer, Segni e Cossiga, erano fra loro cugini e sassaresi della stessa parrocchia di San Giuseppe, abitavano a 300 metri l'uno dall'altro e andarono tutti allo stesso liceo.

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La Redazione:

"La Sardegna è fuori dal tempo e dalla storia".

David Herbert Lawrence

COSTUME – In riunione web
Articolo di Lalli Theodoli

In riunione Web, come da tanto tempo facciamo per tenerci in contatto ed occupare il nostro troppo tempo libero.
A brucia pelo Carlotta “I miei vestiti pensano che sia morta”.
Non ci avevamo pensato ma è così. Non li chiamiamo più, non li usiamo più. L’armadio inesorabilmente chiuso.
Sì, abbiamo dato retta ai saggi consigli per non abbrutirsi: ci vestiamo, ci pettiniamo, abbiamo cura di noi stessi ma…senza vanità. Usiamo sempre gli stessi vestiti per le scarse uscite che sono per lo più passeggiate: pantaloni e scarpe comode. Nessuna fantasia, nessuna voglia di cambiare i soliti assemblage.
Da più di un anno non sappiamo cosa sia una grande festa, un matrimonio numeroso, un grande evento. La nostra vita ha necessariamente ridotto a piccoli numeri la nostra vita sociale. Per le colazioni o per un pranzo la sera con due amici non occorrono grandi toilettes. Ci siamo adeguati.
Apro il mio armadio da cui pendono sconsolati i vestiti dei più recenti matrimoni: sembrano quasi esagerati nella loro eleganza. Straordinario anche lo sporgere timido di un cappello di paglia con grandi fiori. Il frusciare della seta sembra una stonatura. Parlano fra di loro. Non ci vuole più. Si dicono sconsolati. Se non ci usa ora poi sarà troppo tardi. Forse ingrasserà. Forse saremo troppo fuori moda. Che voglia di uscire. Stiamo diventando sgualciti e polverosi.
Tempo fa l’anta dell’armadio si è aperta. È entrata la luce finalmente. Un fremito di speranza ha serpeggiato fra le stampelle. Ma poco tempo dopo l’anta è stata richiusa ed è tornato il solito  sconsolato, silenzioso buio.
Torneremo a vestirci così? Oppure questo virus ha dato una scossa poderosa alle nostre abitudini? Non più ricevimenti che costano quanto un piccolo appartamento, con un mare di gente sconosciuta quasi anche ai padroni di casa? Avremo imparato ad essere parchi? A fare assistere alle nostre gioie solo gli amici più cari?
Il modo di vestirsi ha sempre seguito velocemente gli eventi storici. Gli anni Venti hanno visto gettare alle ortiche crinoline e busti per approdare ai vestiti stile charleston. Gambe di fuori e corpo libero sotto il vestito. Scandalo!
Butteremo i vestiti fruscianti? Non esisterà più l’agghindarsi che faceva fare un OH di meraviglia ai nostri conviventi che assistevano stupefatti alla trasformazione di Cenerentola? Difficile dirlo. Doloroso il pensarlo e non perché la nostra vanità ne soffrirebbe ma perché il settore ricevimenti coinvolge una marea di ditte e persone che da più di un anno non lavorano. Catering, nolo tendoni, sarte, camerieri, location. Tutto fermo da tempo.
Ma, come è successo in passato, dopo dolorose guerre, anche questa volta emergeremo con una grande voglia di vivere. Di vivere anche in modo fatuo. Avremo di nuovo voglia di una leggerezza che si vestirà di sete e di  tacchi altissimi.
Non avremo scordato il terribile periodo che abbiamo vissuto, non avremo scordato le persone care scomparse. Tutto rimarrà certamente nel nostro cuore ma, senza sentirci per questo colpevoli, usciremo barcollando su altissimi tacchi facendo ondeggiare una maestosa esagerata gonna di taffetà.
Coraggio vestiti pomposi, aspettateci: torniamo.
O… ci vestiremo con un dimesso completino di lana grigia?
Ai posteri l’ardua sentenza.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Internet ed energia - Noi crediamo che Internet sia immediato e immateriale, mentre un’ora del suo funzionamento, soltanto per la posta elettronica, divora un’energia che equivale a 4.000 tonnellate di petrolio, ovvero 4.000 viaggi Parigi-New York e ritorno in aereo.
BZ

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Il Blue Gas - Una notizia da approfondire: l'industria delle energie rinnovabili è in grande boom.
Tesla è diventata famosa per quanto riguarda la rivoluzione dei veicoli elettrici, ma nei prossimi mesi si sentirà parlare di un carburante a zero emissioni chiamato "Blue Gas" che dovrebbe mettere le batterie fuori mercato.
Sta diventando talmente importante che le previsioni sono per un mercato d $ 2,5 trilioni.
I dubbi, però tanti, i tempi, i costi, la resa.
CV

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NFT, cosa sei? - Oramai ci si perde con sigle e siglette varie, ad esempio va di gran moda oggi la sigla NFT: questo è un acronimo che sta per non-fungible token, in base alla definizione che se ne dà un file digitale la cui identità e proprietà sono iscritte su un blockchain. (Vedi nostro articolo su ultima Lampadina.)
Ma sapete quanti altri significati ha questa sigla? Almeno una trentina, tra questi: Federazione Nazionale di Turchia, Fondazione Nazionale del Turismo, Fattore NeuroTrofico, Forza Totale della Marina etc etc.
CV

***

APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina per maggio 2021

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Venerdì 21 maggio 2021
ore 10.30
"NAPOLEONE E IL MITO DI ROMA" AI MERCATI DI TRAIANO
Visita guidata da Alessandra Mezzasalma


In occasione del bicentenario dalla morte di Napoleone Bonaparte, la mostra lo celebra ripercorrendo il rapporto che l'imperatore francese  ebbe con i modelli del mondo classico sin dalla sua gioventù, fino all’uso dell’arte imperiale nella propaganda politica, con approfondimenti sul rapporto con il Papato, gli scavi compiuti dal Governo Napoleonico di Roma presso il Foro di Traiano e l’Egittomania.

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Martedì 25 maggio 2021
ore 18.30
WEBINAR "I PORTI SUL TEVERE"
tenuto da Nicoletta Fattorosi Barnaba

Questo webinar riguarda ancora il Tevere, fiume navigabile e vissuto, che prevedeva vari approdi, veri e propri porti fluviali attrezzati con magazzini, banchine in pietra, moli di ormeggio.
Dal mare alla Magliana al centro storico, una via d'acqua che si è incredibilmente perduta.

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Giovedì 27 maggio 2021
ore 10.30

LA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO
visita guidata da Alessandra Mezzasalma

Quante volte ci siamo andati, magari molti anni fa, e cosa sappiamo veramente della basilica di san Pietro? Ci sono giunte molte richieste per mettere in programma la visita, e noi con Alessandra osserveremo la basilica ancora senza folla.
Vi sarà la possibilità, per chi lo desidera, di salire sulla sommità della cupola, con l'ascensore fino a livello tamburo per vedere lo splendido affaccio dentro san Pietro, e poi ci sono 315 scalini per arrivare in cima).

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Sabato 5 Giugno 2021

ore 10.30

PALAZZO DELL'AERONAUTICA
"MARCELLO DUDOVICH AL TEMPO DELLA COMMITTENZA AERONAUTICA: 1920 - 1940"
visita guidata da Ludovico Pratesi

La mostra ha aperto l'8 maggio ed è visitabile solo di sabato, domenica e festivi.
È allestita negli splendidi spazi del Ministero che era già nostra progettata meta di visita l'anno scorso

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

 

Aria e vigneti - Per proteggere i vitigni dalle ondate di gelo in Francia si utilizzano elicotteri che sorvolano i vigneti “schiacciando al suolo" l’aria più calda.
BZ

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La reputazione di Amazon - Pur avendo aumentato le vendite del 37% con un aumento dei posti di lavoro del 63% Amazon ha visto la sua performance reputazionale scendere di 40 posizioni nel 2021 Global Rep-Trak® 100, guidata da Lego, Rolex e Ferrari.
Anche Facebook non se la passa bene e ha difficolta ad entrare nella classifica. Probabilmente il calo è dovuto principalmente ai comportamenti aziendali verso i la
voratori.
Vedi la classifica!

CV

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La crisi di Taiwan- Taiwan sta affrontando la più grave siccità da 65 anni a questa parte.
Ad essere colpita per prima dalla scarsità d’acqua non è tanto l’agricoltura quanto la strategica industria dei microchip. 
I semiconduttori più sofisticati, ormai indispensabili per ogni apparato elettrico, dal tostapane al supercomputer (per non parlare dell’industria automobilistica), sono al 90 per cento prodotti proprio a Taiwan— l’acqua è utilizzata in grande quantità per pulire le piastre (wafer) di silicio, base primaria dei circuiti.
Già la pandemia ha ridotto gli approvvigionamenti internazionali di semiconduttori, ora la siccità rischia di far proliferare il caos, con corse all’accaparramento e il rialzo inevitabile dei prezzi .
CV

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ARTE

QUEST'ANNO SONO 64!
Articolo di Lucilla Crainz Laureti 

Dal 25 giugno all’11 luglio prendete nota e non mancate:
Ci sarà il 64° festival di Spoleto.
Come ha detto Franceschini alla conferenza stampa inaugurale, è il più vecchio ed importante festival in Italia, che ha visto la direzione per tanti anni di Giorgio Ferrara succedendo alla gestione di Francis Menotti, (figlio adottivo di Giancarlo).

Da quest’anno la gestione è passata a Monique Veaute e per chi non la conoscesse, brevemente, dal 1984 dirigeva il Roma Europa Festival un appuntamento che ogni anno tra ottobre e novembre sfodera quanto di meglio e di nuovo al mondo nei campi musica – teatro – ballo per grandi e piccoli!
Il programma arrivava a casa per posta in un librone …fantastico!
Il programma del festival di Spoleto sarà quindi all’altezza:
60 spettacoli, coinvolti 500 artisti provenienti da 15 paesi,
spazi mai utilizzati sparsi per la città.
Due orchestre in residenza: quella di Santa Cecilia e la Budapest Festival Orchestra che inaugura in piazza del duomo con la direzione di Ivan Fischer.
Sono stati ripristinati i concertini di mezzogiorno a sant’Eufemia ed il concerto finale della Santa Cecilia con Pappano.
Tra gli eventi:
Mariella-Ange Nguci stella del pianismo internazionale per la prima volta in Italia.
La prosa e il balletto: “La signorina Giulia”, “Jeanne d’arc au bûcher” (in video), il gruppo Pina Bausch, l’Accademia Nazionale Silvio d’Amico, da Mourad Merzouki in “Folia”,
il coreografo Angelin Preljocaj con “Lac des Cygnes”, Massimo Recalcati con “Amen”, Muyte Maker di Flora Détraz, ecc ecc.

Cliccando qui troverete il programma composto di "sole" 169 pagine!
Molti degli spettacoli verranno poi presentati in anteprima dagli autori.

La Galleria Collicola organizza mostre: Giuseppe Penone, Stefano di Stasio e work in progress della fondazione Marignoli, a San Nicolò “Windows”.



La Fondazione Carla Fendi organizza un premio e un tributo a due artisti che hanno vissuto anni a Spoleto: Sol Le Witt e Anna Mahler (scultrice figlia di Gustav) con interessanti video.
Il tema e il premio per Socially Correct /Saatchi: “Mai più soli” quest’anno è dedicato alle “Cure palliative pediatriche: un diritto e un dovere”.
La Rai presenta il primo “Festival per il sociale”.
L’artista del festival quest’anno è Daniel Buren, il manifesto una tenda da palcoscenico a righe (ma!)
I Monini (olio) hanno acquistato il palazzetto su piazza del duomo e ne hanno fatto una fondazione con archivio a disposizione di chi volesse rivedersi qualche magnifico spettacolo del passato.
Quindi se avete voglia di divertirvi e passare qualche bella ed interessante giornata…venite a Spoleto (i biglietti sono in vendita on line dal 10 maggio) …Mi trovate sicuramente e vi farò conoscere Monique….ne vale la pena!
Lucilla 

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La Lampadina
LIBRI
Gli Amici consigliano...

In questa rubrica raccogliamo i suggerimenti che ci arrivano dagli Amici lettori: un titolo, l'autore, un mini commento e un voto/giudizio. Saremo felici di ricevere i Vostri suggerimenti  di lettura ed anche i commenti che vorrete fare sui libri proposti.

Manù Selvatico Estense Linardatos:
"BETTY “
di Tiffany McDaniel

Premio America del miglior romanzo 2020 - psico-storico-amerindiano (?)

Valerio Bernini:
“Il grande gioco"
di Peter Hopkirk. 

Un grande capolavoro storico: un capolavoro assoluto!
Voto 10, anche con lode.

Lalli Theodoli:
"Churchill - La vita pubblica e privata"
di Martin Gilbert

Biografia dettagliatissima. Lettura molto impegnativa.
Voto 9

Renata Bartolini:
“Misteri del chiostro  napoletano”
di Enrichetta Caracciolo di Forino
Romanzo verità, storico. Racconto intrigante di una Caracciolo, donna colta e intelligente, monacata per forza alla metà dell’800.
Voto 8

Manuela Fontana:
"Il colibrì"
di Sandro Veronesi.

Un romanzo pieno di coincidenze fatali, un mondo intero ambientato negli anni Settanta.
Voto 7

Miriam Grazioli:
"Il mago di Lublino"
di Isaac Singer.

La vita di un mago. Interessante.


In francese: 
"Pacifique"
di Stephanie Hochet

È la storia di un kamikaze.
Molto bello

Sveva Paternò:
"Una terra promessa"
di Barak Obama

Per capire quanto poco può fare un giovane presidente nero e quanto invece potrà fare Biden che è stato il suo vice ...

Carlo:
“Il sentiero della babbuccie gialle"
di Kader Abdolah.

Una storia vissuta tra l’Iran e l’Olanda con i ricordi dal tempo di Farah Diba.
Voto 8

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Riprendiamo possesso degli spazi dedicati all’Arte!

ROMA z2o Sara Zanin: Verticale terra.
A
 cura di Davide Ferri.

Verticale terra è una mostra di Fabrizio Prevedello e Michele Tocca, un dialogo tra due poetiche lungo il filo di un unico racconto, che coinvolge le tre sale della galleria e fa incontrare i linguaggi dei due artisti – la scultura nel caso di Prevedello, la pittura nel caso di Tocca.
Fino al 5 giugno 2021

 

Fondazione Cerere: LOSING CONTROL, a cura di Francesca Ceccherini.

Prima personale dell’artista, dedicata al tema della perdita del controllo e dei fenomeni che questa origina.
Lavori e installazioni site specific saranno visibili tra gli spazi del silos e il sotterraneo del mulino.
Fino al 30 luglio 2021

 

Museo di Roma in Trastevere: due mostre da considerare. Due percorsi distinti ma complementari degli ultimi sessant’anni di storia nazionale, nel racconto di questi due fotografi.
Ho un particolare affetto per il mezzo fotografico, ma queste due mostre mi emozionano particolarmente.

  • Chiamala Roma. Fotografie di Sandro Becchetti 1968-2013.
    A cura di Silvana Bonfili con Valentina Gregori. Sono 180 le fotografie in bianco e nero esposte negli spazi del museo raccolte nell’archivio di Sandro Becchetti. Una rivisitazione personale dove Roma, una città contradditoria e complessa, emerge come una magnifica protagonista silenziosa.
    Fino al 5 settembre 2021
  • Luciano D’Alessandro. L’ultimo idealista.
    A cura di Roberto Lacarbonara.
    La mostra ripercorre circa sessant’anni di ricerca fotografica del fotografo partenopeo a cinque anni dalla sua scomparsa.
    Era uno dei massimi interpreti italiani del reportage e dell’immagine sociale, radicale osservatore delle marginalità e delle forme di reclusione, delle utopie collettive e della loro dissoluzione.
    Fino al 5 settembre 2021

 FIRENZE Palazzo Strozzi: American art 1961-2001, Le collezioni del Walker Art Center Da Andy Warhol a Kara Walker.
A
cura di Vincenzo de Bellis

Una grande mostra che per la prima volta racconta l’arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti storici decisivi, l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001, attraverso una straordinaria selezione di opere di celebri artisti come Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney e Kara Walker.
Dal 28 maggio al 29 agosto 2021

 

VENEZIA Biennale d’architettura: How will we live together?
A cura di Hashim Sarkis

Aprirà a maggio la 17esima Mostra Internazionale di Architettura ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera. Si sarebbe dovuta tenere lo scorso anno. Un’edizione che sarà regolata dalle norme sanitarie in vigore e che, con un anno di tempo, ha allargato la sua partecipazione, con proposte inedite come l'incontro con la danza.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività contemporanea, è a cura di Alessandro Melis.
Da sabato 22 maggio a domenica 21 novembre 2021

 

Palazzo Grassi, Punta della Dogana: “Bruce Nauman: Contrapposto Studies”. A cura di Carlos Basualdo, Katherine Sachs, e Caroline Bourgeois.

La mostra rende omaggio a una delle figure più significative del panorama dell’arte contemporanea e all’attività di costante ricerca che ha perseguito lungo tutta la sua carriera.
Dal 23 maggio 2021 al 9 gennaio 2022

Palazzo Grimani: Archinto
Con questo intervento Baselitz rende omaggio alla città lagunare e alla sua ricca tradizione artistica. Ad accogliere il pubblico al piano nobile del museo saranno le dodici tele realizzate da Baselitz appositamente per la Sala del Portego, che saranno collocate nelle loro originarie cornici settecentesche a stucco, dove, fino all’Ottocento campeggiavano i ritratti della famiglia Grimani.
Dal 19 maggio al 27 novembre 2022

 


 

 Pensiero Laterale
La maschera nera

Mario è un importante funzionario di un grande istituto bancario che dopo essere uscito di casa di buon ora si sta preparando a una nuova giornata di lavoro. Seduto sul mezzo che lo sta portando a un importante colloquio di affari indossa una maschera nera. Perché?

Guarda qui la soluzione...

La Lampadina Racconti

La macchina nuova
di Marco Travia

Quelli di noi diversamente giovani si ricordano di quando in casa l’acquisto della macchina era un momento di grande coinvolgimento familiare. Tra l’altro, era raro sentir parlare di “automobile”, che suonava troppo preciso e, diciamolo, un po’ affettato.
Ebbene, ad eccezione dei pochi che favoleggiavano di papà che improvvisamente si presentavano con il nuovo acquisto fiammante e perciò potevano stupirsene solo a cose fatte, senza menzionare i pochissimi che tacciavano il tutto di assoluta normalità e si pavoneggiavano con un “quando papà vede una macchina che gli piace, entra dal concessionario e se la compra…” Quindi, eccezioni a parte, la macchina era un argomento che coinvolgeva tutti. Si fa per dire, perché il coinvolgimento era limitato a certi aspetti particolari, in quanto parliamo di generazioni in cui le discussioni si risolvevano con un’occhiataccia. Ma comunque la parvenza di una riflessione comune c’era.
In genere si escludevano le familiari, riservate alle mamme, se piccole, come la 500 Giardiniera, eh sì, si chiamava ufficialmente così, perché altrimenti, salvo le famiglie numerose o anticonvenzionali, le familiari facevano “verduraro”, e un po’ era vero, piene di vibrazioni e di rumori strani. Con l’eccezione di qualche Mercedes e di qualche Peugeot, ma siamo già agli anni ’70, la macchina “come si deve” era la berlina.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Laura Lionetti, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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