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La Lampadina - n. 108 ::: Novembre 2021

Cari Lettori,
il nostro novembre si presenta in fermento, come in natura, sotto le foglie cadute ai piedi degli alberi, la vita pulsa febbrile. Un appuntamento lascia il posto al nuovo successivo, si ricominciano a progettare, con cautela, piccoli spostamenti, luoghi da vedere, specialmente nella nostra bella penisola. Questo numero riporta infatti, tra gli altri articoli, le nostre note di visite a Parma, a Ninfa, Fossanova e Priverno. E oltre a ciò, parliamo comunque di movimento: quello delle automobili elettriche in senso spaziale e quello degli orientamenti della "Green economy", verso l'utilizzo delle energie alternative, a che punto siamo?
E ancora, i Romani si spostarono veramente fino alle Americhe? La comunicazione di oggi e di ieri: quale scuote(va)  maggiormente le coscienze e dirige(va) le convinzioni dell'opinione pubblica? Una comunicazione anche non verbale, quale quella utilizzata da Elisabetta I nei quadri che la ritraevano..
Infine una riflessione: come da sempre, il tempo meteorologico incide nei nostri movimenti e nelle nostre scelte quotidiane..
Numero denso e variegato!
Buona lettura
ICH

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Venerdì, 12 novembre 2021

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


TECNOLOGIA - Quanto ne sappiamo dell'energia elettrica nelle auto e nel trasporto in genere?
Articolo di Carlo Verga

“Quanto ne sappiamo dell’evoluzione elettrica nelle auto e nel trasporto in genere?"
Renato Mazzoncini Amministratore Delegato di A2A ha pubblicato un libro intitolato “inversione AE - Comportamenti individuali e sviluppo tecnologico per la mobilità sostenibile” da cui, con il suo permesso, ho ricavato alcune notizie interessanti che ho cercato di sintetizzare negli articoli che seguiranno.
Nell’attuale parleremo del perché della lenta evoluzione delle auto elettriche, nel prossimo, dei suoi grandi vantaggi e ipotesi del suo futuro. In un terzo della mobilità elettrica in genere. 

Negli anni passati mi sono chiesto, come mai Marchionne (Fiat), non credeva nell’auto elettrica? ma anche le altre grandi case hanno sonnecchiato sull’argomento e nonostante i successi della Tesla.
Ecco alcune possibili argomenti che hanno influito pesantemente sulla questione:

1) la produzione di batterie richiede diversi metalli, tre i fondamentali: il litio, il nichel e il cobalto, quest’ultimo indispensabile.
Più dei 2/3 del cobalto del mondo proviene dalle miniere del Congo. Le concessionarie minerarie sono quasi tutte in mano ai cinesi: la Cina oggi detiene circa l’80% della capacità della produzione totale di batterie al litio. Questo ha scoraggiato pesantemente i produttori di automobili che non potevano contare su affidabili produttori delle materie prime e con prezzi fortemente altalenanti. Il cobalto aveva raggiunto cifre speculative, solo quando Elon Musk ha dichiarato di voler produrre batterie senza cobalto… il prezzo è tornato a livelli normali.

2) La crescita costante delle vendite di auto elettriche già nel 2016 aveva coperto il 50% di batterie prodotte al mondo. Ma solo con la grande intuizione di Elon Musk di costruire una giga factory nel Nevada assieme a Panasonic, per produrre batterie per la fornitura ad almeno 500 mila autovetture anno, qualcosa ha cominciato a muoversi con più aggressività.
Bisogna però pensare che nel 2050, ipotizzando un parco automobilistico di circa 80 milioni di veicoli elettrici saranno necessarie al mondo 160 giga factory di cui almeno 3 in Italia.

3) Lo smaltimento delle batterie esauste.

4) Come convertire gli impianti attuali e di indotto, considerando che per produrre automobili elettriche sono necessari molti meno componenti di quelle a combustione.
L’escursione di giri di un motore elettrico non richiede l’uso di cambio di marcie, le parti in movimento sono circa una ventina contro le quasi duecento di un motore a combustione interna. Se il settore non venisse attentamente analizzato e programmato, permetterebbe alla Cina, già molto avanzata nel settore, di diventare leader mondiale di componentistica con tutti i problemi che questo comporterebbe per le molte industrie presenti in Italia e nel resto del mondo.
La conclusione è che il progredire dell’auto elettrica è arrivato allo storico appuntamento senza essersi garantito le fonti di approvvigionamento, la programmazione dei punti di rifornimento e la conversione degli impianti attuali, riducendosi a dover dissuadere la domanda del nuovo, alzandone i prezzi.
Sul prossimo numero vedremo come vengono o verranno superati i dubbi e incertezze e i grandi vantaggi anche economici che ne deriveranno dall’evoluzione dell’auto elettrica.

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"Tra 15 anni si userà l'elettricità più per le automobili che per la luce”.

Thomas Alva Edison

ARTE - "Non sine sole iris", Elisabetta I Tudor e il “Rainbow portrait”
Articolo di Marguerite de Merode

Mi hanno sempre incuriosito i simboli che abitano certi dipinti del passato. In una delle mie visite in Inghilterra, in una bellissima casa a Hatfield, non lontano da Londra, mi sono fermata davanti ad un ritratto molto particolare: il “Rainbow Portrait”. Rappresenta Elisabetta I, l'ultima regnante della dinastia Tudor, figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena. Nel ritratto, la si vede giovane, vestita in modo regale, con un magnifico abito, vero e proprio concentrato di simbologia.
Sulla fodera del suo mantello sono ricamati occhi e orecchie. Sulla manica di quel mantello, c'è un serpente che tiene in bocca un rubino a forma di cuore con diamanti e perle con, sulla sua testa, una sfera armillare*, simbolo usato sia da Elisabetta I che da sua madre, Anna Bolena. Nella mano destra tiene un arcobaleno simbolo di pace con un’iscrizione che dice "Non sine sole iris" o "Senza il sole, non può esserci arcobaleno".
L'arcobaleno è un simbolo di pace dunque senza un forte potere centrale non può esserci pace.
Ma gli occhi e le orecchie? Mostrano la sua conoscenza come onnisciente all'interno del suo regno dove gli occhi e le orecchie sono il simbolo dell'impressionante rete di spie creata da Elisabetta.
Il serpente rinforza l’immagine di astuzia.
Il volto di Elisabetta nel ritratto, non mostra alcun segno della sua età. In effetti, è una maschera della giovinezza, che la eleva ulteriormente a figura eterna. In qualsiasi dipinto ogni segno di vulnerabilità o debolezza doveva essere evitato, soprattutto in relazione a una regina in quanto donna. Motivo per cui, nei ritratti, Elisabetta I non poteva apparire invecchiata.
Nei ritratti di personaggi storici, tutti gli elementi concorrono a mandare un chiaro messaggio a chi li osserva: è la prova più immediata della realtà del potere che parla attraverso simboli, attributi e stereotipi.
In questo ritratto Elisabetta, donna di potere per eccellenza, racconta di sé stessa e della sua epoca.
La sua passione per il vestito era legata al calcolo politico e ad un'acuta consapevolezza della propria immagine. "So di avere il corpo di una donna debole", dichiara, "ma ho il cuore e lo stomaco di un re, e anche di un re d'Inghilterra".
La storia della regina Elisabetta I d’Inghilterra è ricca di episodi che l’hanno resa famosa nel tempo come la sconfitta dell'Armada spagnola nel 1588, considerata uno dei più grandi successi militari dell'Inghilterra che servì ad aumentare la sua popolarità, la firma dell'Atto di supremazia che sancisce il primato della regina sulla Chiesa che non ammette ingerenze papali, l’inizio della colonizzazione dell’America settentrionale e la creazione di basi d’oltremare per rendere la nazione una potenza commerciale e marittima. 
Un periodo, spesso chiamato l’età elisabettiana. Cercò di controllare i ritratti reali che circolavano ampiamente in Inghilterra e all'estero, e le sue apparizioni in pubblico furono sfolgoranti manifestazioni di ricchezza e magnificenza. Artisti, poeti e pittori, la celebrarono in una varietà di forme mitologiche, come Diana, la casta dea della luna; Astrea, la dea della giustizia; Gloriana, la regina delle fate ed Elisabetta, oltre ad assumere questi ruoli fantasiosi, si appropria di parte della venerazione che i pii inglesi avevano rivolto alla Vergine Maria. In questo dipinto, sia con i fiori ricamati che con le perle che cospargono la sua veste, fa ulteriormente riferimento all’immagine che lei vuole trasmettere. Questo ritratto è stato chiaramente commissionato da lei stessa o da un consigliere maestro della propaganda, con l’idea di mostrare una regina vibrante ed eterna.
La maestosità e il simbolismo del dipinto sono destinati ad abbagliare, ispirare e intimidire il pubblico.
Un'immagine potente dell'autorità femminile, della magnificenza regale e dell'orgoglio nazionale.

* Wikipedia: una sfera armillare è un modello della sfera celeste inventato da Eratostene nel 255 a.C. È formata da anelli detti armille, generalmente di metallo, ciascuna delle quali rappresenta uno dei circoli della sfera.  

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La Redazione:

"La rabbia rende arguti gli uomini ottusi,
ma li mantiene poveri."

Elisabetta I d'Inghilterra

COMUNICAZIONE - Infobesità
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

L’informazione ci sommerge? Parliamo di “infobesità”.
Nel 1916, durante l’offensiva di Verdun un giovane sergente del Corpo di Spedizione Americano, tale De Witt fu recuperato dal campo di battaglia con una brutta ferita al collo ed una scheggia nel polmone.
Nei giorni trascorsi all’ospedale quel sergente ripensò a lungo all’idea che lo ossessionava da anni ed ebbe modo di rielaborarla. Si trattava del tempo necessario per leggere gli articoli pubblicati dalle riviste.

A suo avviso era necessario troppo tempo per leggere gli articoli pubblicati dalle riviste. Troppa verbosità.
Secondo lui la gente aveva desiderio di essere bene informata ma certamente non si poteva permettere di avere tutto quel tempo a disposizione. Così si propose di farlo lui stesso, scegliendo gli articoli, condensandoli senza alterarne il significato e offrendoli in una rivista di formato tascabile. Unico neo, non aveva le risorse finanziarie per realizzare la sua idea.
Tornato alla vita civile, si diede da fare per trovare in prestito i 5.000 dollari che gli occorrevano per lanciare la sua rivista. In quel periodo incontrò una ragazza che lavorava nei servizi sociali del dopo guerra, Leila Wallace, che divenne una sua grande sostenitrice, redattrice e socia della progettata rivista.
Nell’ottobre del 1921 De Witt e Leila affittarono un magazzino in un seminterrato del Greenwich Village a New York per usarlo come ufficio.
Si sposarono e stamparono dei volantini che distribuirono in giro per far conoscere questa loro iniziativa.
Bene, nel febbraio 1922 uscì il primo numero della rivista: 5.000 esemplari. Questa è la storia della nascita di uno dei mensili più importanti del mondo, che fu il "THE READER'S DIGEST". La rivista fu pubblicata in ben 12 lingue diverse.
I due giovani imprenditori hanno meditato e soppesato parola per parola tutte le pagine che sono state pubblicate in "SELEZIONE DAL READER'S DIGEST". Le hanno scelte per i loro lettori, pensando che sarebbero state di aiuto personale ad ogni singolo lettore.
Oggi nell’informazione esiste questo nuovo termine, coniato da “Le Monde” che si chiama “Infobesità”.
Un articolo che ho letto qualche giorno fa, rileva che mentre in Italia gli editori hanno come obiettivo la riduzione dei giornalisti, la formula di “Le Monde”, ha ridotto del 14% il numero degli articoli pubblicati ed ha sensibilmente aumentato il numero dei giornalisti (più tempo per fare le indagini).
L’audience web è aumentata così come la diffusione del giornale. Non ci sono ancora dati economici certi relativi a questa scelta (meno articoli e più giornalisti) ma è un tentativo per uscire dalla crisi del settore. Quindi si punta sulla qualità e non sulla quantità. 
Sempre in Francia, “Mediapart” viaggia sul web ed ha circa 150 mila abbonati che pagano circa 110 euro l’anno.
In Usa, il New York Times usa paywall intelligente: è arrivato a 3 milioni di abbonati paganti on line. Esiste un paywall che ha ridotto il numero degli articoli gratis da venti a cinque al mese!
In Inghilterra il “Guardian” segue la strategia della membership. Il “Guardian” è gratuito sul web ma chi vuole si può abbonare e pagare tra le 50 e le 150 sterline che danno accesso a opportunità diverse, come articoli “premi” o accesso ad una sezione per soli abbonati. Si possono fare donazioni a partire da una sterlina ad articolo.
Il “Guardian” è passato da 15 mila adesioni del 2016 a 675 mila del 2019. Le donazioni sono frequenti e l’ultimo bilancio è positivo.
Più qualità e meno quantità; speriamo si vada davvero in questa direzione.

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La Redazione:

“Quando si adatta un romanzo per il cinema, è come sedersi su una valigia, stracolma, per cercare di tenere tutto dentro.
È un po' come lavorare per Selezione dal Reader's Digest!”.

Stephen King

STORIA - I Romani hanno scoperto l'America?
Articolo di Beppe Zezza

Penso che sia del tutto normale che noi italiani ci interessiamo dell’antica Roma, delle sue imprese, dei suoi fasti, della sua gloria. Solo quest’anno, da molto tempo a questa parte, i trionfi in atletica (le olimpiadi con i 100 mt e la 4x100mt – imprese assolutamente impensabili– il salto in alto e la marcia) e negli altri sport (gli europei di calcio soprattutto, ma anche la palla-a-volo maschile e femminile e la finale di tennis raggiunta a Wimbledon) ci hanno dato qualcosa di cui poterci fare belli davanti al mondo.
Nell’ambito di questo risveglio di interesse per Roma e il suo impero, una domanda curiosa si ripropone: gli antichi Romani hanno mai raggiunto l’America?
Da quanto ho trovato scritto sull’argomento “prove” definitive non ce ne sono, ma, come sanno tutti i lettori di libri gialli: tre indizi valgono una prova.
E di indizi ce ne sono tanti.
Prima di esporre questi indizi è necessario rispondere a una domanda preliminare: avevano i Romani la capacità tecnica di traversare l’Atlantico?
La risposta è certamente positiva! I Romani, i quali all’inizio non erano certo un popolo marinaro, con l’allargarsi del loro dominio a tutto il Mediterraneo avevano raggiunto una notevole maestria nel progettare e costruire le navi e nel navigare. Ad esempio foderavano con il piombo le navi destinate a lunghe percorrenze per proteggerle dai molluschi, disponevano di carte stellari che funzionavano da carte nautiche, addestravano perfettamente il personale marinaro, infatti, contrariamente a quanto si pensa i rematori erano gente del mestiere e non solo poveri schiavi! E, pur non disponendo della bussola, inventata solo nel Medio Evo, avevano già cognizione che i magneti e i materiali magnetizzati indicavano il Nord.
È certo in ogni caso che nel loro navigare non si siano fermati alle colonne d’Ercole. Ne è prova il fatto che perfino Dante nella Divina Commedia cita la “Croce del Sud”, costellazione che si può osservare solo nell’emisfero meridionale.
Veniamo agli indizi.

Primo tipo di indizio:
presenza nel mondo antico di rappresentazioni di elementi caratteristici del Nuovo Mondo, non “ufficialmente” presenti nel nostro continente prima della “scoperta dell’America”.
Se troviamo traccia di questi nei documenti di epoca romana, questo significa che un contatto c’è stato. Ebbene, ci sono rappresentazioni musive e scultoree di ananas (frutto assente nel nostro continente!).
Fulco Pratesi ha scritto anni fa un articolo su di un pavimento musivo di Palazzo Massimo proveniente dalla località Grotte Caloni, presso Roma; alcuni negano la validità di questo indizio sostenendo che ananas e pigne si rassomigliano e dunque potrebbe trattarsi di immagini di pigne e non di ananas data la rassomiglianza tra questi due frutti, ma, a ben guardare il mosaico, per vederci delle pigne ci vuole molta fantasia.
Ancora: ci sono anche affreschi – non ben conservati purtroppo – nei quali si possono intravvedere dei pappagalli della specie Ara, caratteristici dell’America del Sud.
Non solo, Plinio il Vecchio descrive un cereale, “a grani grossi, con lo stelo che rassomiglia alla canna, da seminare in terreni umidi, più produttivo di tutti gli altri cereali dato che da un solo grano si possono ottenere fino a tre sestari (circa 1,8 l)” che corrisponde perfettamente alla descrizione del mais o grano turco. Plinio lo chiama “miglio indiano”, e dichiara che questo cereale è stato introdotto di recente “dall’India” (anche per Cristoforo Colombo il continente Americano erano “Le Indie”) e l’origine “americana” del mais è accertata!
Infine nel corredo di un medico romano che viaggiava su di una nave, naufragata al largo delle coste toscane nel II sec a.C., sono stati ritrovati dei semi di girasole. Ora, il girasole è stato introdotto in Europa solo dopo la conquista spagnola del Nuovo Continente! Dunque questo primo tipo di indizio può dirsi accertato.

Secondo tipo di indizio:
ritrovamenti in terra americana di oggetti di fabbricazione romana.
Perché questi ritrovamenti possano essere considerati degli “indizi” deve essere garantito che gli oggetti non siano giunti sul suolo americano successivamente alla “scoperta” di Cristoforo Colombo. Un “gladio” romano rinvenuto sulla costa orientale del Canada, in modo abbastanza rocambolesco, non è considerato essere un indizio valido perché avrebbe potuto pervenire in quel luogo per qualche strano motivo (molto strano peraltro: chi potrebbe avere avuto interesse a portare un gladio romano in Canada?).
Nel 1886, sull’isola di Galveston, di fronte alle coste del Texas (Usa) ci sono testimonianze che narrano della scoperta di una imbarcazione del IV secolo d.C. e di alcune monete, identificate come romane. Poiché questi reperti non sono stati conservati anche in questo caso ci può essere l’ombra del dubbio.
È certo invece che in una tomba azteca inviolata risalente al 1500 è stata trovata una statuetta in terracotta di un individuo barbuto, (la cosiddetta testa di Toluca) risalente secondo le datazioni scientifiche a 8 a.C. – 5 d.C. e di manifattura riconosciuta come “romana”.
Inoltre in alcune città del Centro America sono state ritrovate delle tubature in cotto fatte con conci di fabbricazione romana certa (i produttori usavano “firmare” i loro prodotti). Dunque anche questo secondo tipo di indizio può dirsi acclarato.

Terzo tipo di indizio: presenza di testimonianze letterarie.
Cristoforo Colombo in una delle sue relazioni alla regina Isabella afferma che già Alessandro Magno, i Greci e i Romani si erano affannati a prendere possesso di quei territori; l’esploratore doveva quindi disporre di fonti a noi oggi ignote.
Lorenzo d’Anania, un nobile calabrese del XVII secolo, nell’opera “La Universal Fabrica del mondo” nel quale ha condensato tutte le informazioni raccolte dagli esploratori del tempo, scrive di una tomba ritrovata intorno al 1540 vicino a Città del Messico contenente un uomo “vestito in arme dall’antica Roma” ed alcune medaglie d’oro con l’effigie di Giulio Cesare. Anche il terzo tipo di indizio è dunque certificato.
Che conclusioni dobbiamo trarre? Se tre indizi fanno una prova…
Io mi sono convinto che i Romani, come forse anche i Cartaginesi prima di loro, abbiano raggiunto le coste americane. (A differenza di quanto in molti credono, già gli antichi, Aristotele in primis, erano convinti che la terra fosse sferica). Tuttavia dovevano essere convinti che si trattasse delle Indie, e queste erano commercialmente più facilmente raggiungibili via terra. Di qui il limitato interesse a “sfruttare” la “scoperta”. Gli avvenimenti storici che hanno coinvolto l’impero romano nei secoli successivi hanno fatto dimenticare il tutto. Insomma, i Romani hanno raggiunto l’America, così come anni dopo i vichinghi, ma chi l’ha “scoperta”- inteso come “fatta conoscere” - è stato Cristoforo Colombo! 

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Isabella propone:

"Che cosa c’è di così incredibile nel fatto che Colombo abbia scoperto l’America? E così grossa, come avrebbe fatto a mancarla?

Leopold Fechtner

ABBIAMO OSPITI/ROMA - Previsioni meteorologiche nella Roma papalina
Articolo di Nicoletta Fattorosi Barnaba, Autore Ospite de La Lampadina

Quando Roma era una città legata alla campagna e alla vita agricola, la meteorologia era molto seguita, perché dal tempo dipendeva la ricchezza dei raccolti. Non disponendo delle previsioni che noi oggi seguiamo attraverso i molti mezzi di comunicazione, cercavano certezze per sapere come si sarebbe comportato il “cielo”.
Il Belli nel sonetto “Er tempo bono” riunisce vari detti legati al tempo:

Ah, nun è gnente: è un nuvolo Che ppassa.
E Eppoi nun zenti che nun scotta er zole ?
Eppoi, come a meé er callo nun me dole
Nun piove certo. Ah', è una ggiornata grassa[1].
Mentre portavo a ccasa le bbraciole,
C'era una nebbia in celo bbassa bbassa...
Lo sai, la nebbia come trova lassa:
Nun pole piove, via, proprio nun pole.
Lo capimo da noi, sora ggialloffia[2],
Che quanno è ttempo rosso a la calata, 
Ne la matina appresso o ppiove o ssoffia.
Io nun vedde però nne la serata
Le stelle fitte: dunque, ar più, bbazzoffia
Pol'èsse oggi, ma nnò brutta giornata.

Già dal 25 gennaio si facevano i pronostici per il tempo a venire. Giacinto Gigli, nella giornata del 25 gennaio 1562, così scrive: “A di 25 di Gennaro, giorno della Conversione di S. Paolo, fu cattivo tempo, nuvolo, vento, e pioggia, dal che, secondo l’antica osservatione si pronostica mortalità, guerra, et carestia”. Quindi se il giorno era sereno, l’anno sarebbe stato tranquillo, se invece fosse stato tempestoso ci si sarebbe potuti aspettare di tutto: guerre, epidemie, carestie… insomma ogni genere di sciagura. Soprattutto si pensava all’anno agricolo, in quanto la vita di allora si basava sui cicli delle stagioni; le conclusioni si trasferivano subito sul futuro raccolto che sarebbe stato buono o cattivo a seconda del tempo.
Perché la festività legata a Paolo? Perché, con il nome di Saulo è stato un persecutore, con il nome di Paolo è divenuto difensore della stessa fede; è un personaggio contraddittorio e per questo più amato. Così se il tempo sarà buono l’anno che verrà sarà detto l’anno di Paolo, se invece infurierà la tempesta sarà l’anno di Saulo e porterà con sé tanta negatività. 
Si sa che i romani sono un po’ superstiziosi e per quanto riguarda il tempo dobbiamo ricordare che avevano paura solamente a nominare i fulmini e le saette (salvo usarli per mandare “benedizioni”), quindi per evitare il problema le chiamavano "porcherie" e molte erano le pratiche che mettevano in atto per evitare di essere colpiti da queste, che erano diversificate nei nomi, come ci ricorda il Belli nel sonetto "Le porcherie", del 1° gennaio 1832: 
Er tempo manna o ffurmini o ssaette
siconno er genio suo come je cricca.
Cueste so pe nnoi ggente poverette:
quelli sortanto pe la ggente ricca.
Cuelli so llavorati a ccolonnette,
però er furmine roppe e nnun ze ficca.
L’antre so ppietre poi segate a ffette
e arrotate all’usanza d’una picca.
Me l’ha spiegato a mmé lo scarpellino
che ffa l’artare a Ssan Zimon Profeta
che ssa ste cose com’er pane e ’r vino.
Tu mmette bbocca cuanno er gallo feta
e la gallina piscia, ché er boccino[3]
lo tienghi uperto come una segreta. 

Se dovevano pronunciare il nome di questi eventi atmosferici, prima chiedevano aiuto per essere salvati e preservati con frasi tipo: Dio salvi ognuno. Tra gli avvertimenti usati per sapere che sarebbero scesi dal cielo fulmini e saette i romani si affidavano al suono della campana della Chiesa Nuova o al “cappello”, di nuvole, sopra a S. Pietro, così dice l’adagio: "Se San Pietro cià il cappello, lascia ‘l bastone e prendi l’ombrello."
Se la giornata si presentava con un cielo promettente tempesta, si metteva fuori della finestra un braccio e si suonava un campanello, strofinato nella scodella conservata presso la Santa Casa di Loreto, utile per allontanare qualsiasi tipo di porcherie. Oppure, sempre fuori della finestra, si metteva un ramo d’ulivo benedetto nella domenica delle Palme, che faceva da perfetto parafulmine.
La santa, che veniva invocata come protettrice contro la folgore, era S.Irene di Tessalonica, morta martire sul rogo e per questo invocata; la festa si celebra il 5 maggio e nella ricorrenza, a S. Andrea della Valle, si distribuivano rametti d’ulivo benedetti da tenere in casa a difesa della folgore. 
E quando invece c’è il sole? Roma s’arifiata, la vita riprende si sentono i canti delle donne, nella mattina, la sera le serenate alle belle. Il sole è quello che mette in evidenze le bellezze di Roma e sentiamo ancora il Belli nel sonetto "Er Tempo bono":

Una giornata come stamattina
Senti, è un gran pezzo che nun z'e più data.
Ah bene mio! te senti arifiatata:
Te s'opre er core a nun sta più in cantina!
Tutta la vorta der cielo, turchina:
L'aria odora che pare imbarzimata: 
Che dilizia! che bella mattinata! 
Proprio te dice: cammina cammina.
N'avem'avute de giornate tetre,
Ma oggi se po' di' una primavera.
Varda che sole, va': spacca le pietre.
Ammalappena c'ho cacciato er viso
Da la finestra, ho fatto stamattina:
Hah! che tempo: è un cristallo; è un paradiso.

[1] Giornata grassa o tempo grasso è quando il cielo è ingombro di nuvole immobili.
[2] Gialloffia, persona di carattere duro, acido.
[3] Boccino, testa

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"Non esiste il brutto tempo, ma solo un abbigliamento inappropriato."

Ranulph Fiennes

COSTUME - E se fosse...
Articolo di Lalli Theodoli

Qualche giorno fa, uno dei tanti telegiornali seguiti durante la giornata. Fra notizie politiche, economiche e Covid, un servizio sulla Regina Elisabetta. Come spesso nel passato, passa in rassegna a Birmingham uno squadrone. Vestita di nero, perfetta come sempre, un po' curva come da qualche tempo, il nastrino del reggimento appuntato al petto…sembra tutto come sempre, ma, c’è qualcosa di diverso. Guardo e riguardo, non capisco e poi la folgorazione! NON HA IL CAPPELLO! Per la prima volta da più di 70 anni non c’è un cappello arancio abbinato ad un vestito dello stesso colore. Non un cappello color mela, non uno giallo. Nemmeno uno nero come  purtroppo abbiamo visto recentemente. Niente. La testa perfetta di capelli bianchi non ha alcuna copertura e questo la rende totalmente diversa. Quasi una di noi.
Come mai? Lo ha portato accompagnando il suo Filippo nel giorno del funerale e poi…cosa è successo? Nel mondo accade molto spesso, per non dire sempre, che, per amore o per  mancanza di carattere ci si adegui del tutto o molto ai desideri del partner o della partner. Così ragazze, una volta sportive, si tramutano in topi di biblioteca. “Volevi forse andare a fare una passeggiata in montagna?” ”Oh no, sto bene qui con te a leggere un po’.” Atletici regatisti "Vuoi andare a fare un giro in barca?” "Oh, no rimango qui a poltrire.” Amanti di film d’essai si lasciano trascinare in film western che credono di adorare, ragazzette che adorano scigliersi in lacrime in zuccherose storie d'amore, si trovano sconvolte a vedere tutta la serie di Rambo. Amanti del mare si scoprono terrorizzati in cima ad una vetta ventosa. Odiano la campagna e si trovano ad allevare caprette. Sono sciatte e disordinate e invece mettono fiocchetti colorati nelle pile di biancheria. Anime della comitiva si trovano a strusciare timidamente i muri resi insicuri dalle affettuose critiche “Ieri hai un po' esagerato…lo dico per te...!”

Hanno cambiato gusti ed abitudini e credono sinceramente sia una loro scelta. Credono fermamente di amare tutto quanto il partner o la partner propone fino a che, alla fine della storia, non si ritrovano, dopo aver inghiottito amare lacrime, a riappropriarsi delle scalate, delle letture, del teatro. Si scatenano in una orda di impegni sociali si tuffano nelle braccia degli amici ritrovati, con una gioia che pensavano persa.
E questo adeguamento avviene a volte per piccole cose, altre per veramente troppe, costando rinunce che con gli anni emergeranno e creeranno problemi. Meglio chiarire da subito cosa ci piace e cosa ci infastidisce e che, col tempo, diverrà intollerabile.
Ma cosa c’entra il cappello della regina? Di una donna decisa, coerente, all'altezza della sua carica e conscia del suo ruolo? Sì, ma totalmente affascinata dal suo Filippo che un lungo giro del mondo (allora si usava così) non le ha staccato dal cuore. Ma ora, lui, l’amato duca, non c’è più. Lo ha accompagnato con l’ultimo cappello nero il giorno del suo funerale poi, ha detto, basta. Ed eccola con un aspetto tutto nuovo, la testa scoperta. L’assenza del partner di una vita non la spinge a grandi cambiamenti delle sue abitudini. Sempre cavalli, sempre cagnetti al seguito, sempre inappuntabile e perfetta anche in situazioni difficili. Ma cappelli mai più. Almeno questo.
Forse tanti anni fa :“Lilibeth.. sei un incanto col cappello...!”
Le sussurra e Lilibeth con occhi sognanti e innamorati non confessa il suo odio per i cappelli. Anzi…non se lo leva mai più. Sopporta per decadi di avere il viso ombreggiato da cappelli di tutti i colori rigorosamente uguali al tailleur: le ombreggiano il viso con invenzioni di modiste che ne sfornano infaticabili  per decenni  per  tutte le stagioni, per tutte le occasioni.
Sempre un cappello sulla testa.
Filippo apprezza.
Lilibeth non ha ceduto su molte cose, ma a questa storia del cappello si è arresa. Per fargli piacere. 
E pensare che bastava che, agli inizi della sua storia, al complimento di Filippo, rispondesse gentile con un gran sorriso: “Oh grazie del complimento…but…no thank you. Il cappello non me lo metto. Anzi io proprio lo odio.“ Invece, abbassa la testa ed accetta il primo di una serie sterminata di cappelli cui ora finalmente ha posto fine.
Che delusione se domani, nel prossimo notiziario, la dovessi rivedere con una delle sue solite pagode sulla regale testa!

... È passato qualche giorno, le pagode sono tornate, ahimè!
God save the Queen, and Her hats! 

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"Mia moglie ha un buon  posto,
abbastanza sicuro, 
ma così noioso!"

Filippo di Edimburgo

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Banksy: nuovo record! - A Sotheby’s Londra è stata appena venduta per 16 milioni di sterline, l'opera di Banksy "Love is in the bin". Quello che stupisce è che dopo essere stata venduta nel 2018 a un collezionista tedesco, l'artista azionò un meccanismo segreto per avviarne la parziale distruzione "per contrastare il sistema ufficiale dell'arte contemporanea", dice lui. Suona molto come un'azione di astuto marketing visto che a seguire fu esposta in una mostra al Museum Frieder Burda di Berlino. Ad acquistare l'opera, rimessa sul mercato, sembra sia stato un misterioso collezionista di Hong Kong. Pochi istanti dopo essere stata venduta, "Love is in the Bin" è stata disallestita e portata via in fretta e furia, letteralmente "sotto scorta".
MdM

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Vino con furore! - Agri4ndex è un indice creato da Nomisma-Unicredit che misura il livello di strategicità della filiera per il sistema agroalimentare italiano e la capacità competitiva delle produzioni agro alimentari. La filiera vitivinicola ha la migliore posizione, e le regioni eccellenti, le più competitive in ordine decrescente sono: Veneto, Toscana, Piemonte, Sicilia ed Emilia Romagna. Tra l’altro siamo i maggiori fornitori di vino in Germania.
Leggi l'approfondimento
CV

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

Martedì 23 novembre 2021 - Ore 19.00
CASTRO (Contemporary Art STudios ROma) 

Ludovico Pratesi prosegue il percorso, iniziato con Spaziomensa il mese scorso, e ci porta a visitare gli spazi di CASTRO a Trastevere,  un programma studio per artisti e curatori italiani e stranieri.

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Mercoledì 24 novembre 2021 - Ore 15.00
Klimt. La Secessione e l'Italia
a Palazzo Braschi 

A distanza di 110 anni dalla sua partecipazione all'Esposizione Internazionale d'Arte del 1911, Gustav Klimt torna in Italia.
Questa mostra celebra il percorso artistico di uno dei più grandi esponenti della secessione viennese e Alessandra Mezzasalma ci guiderà nella visita.

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Mercoledì 15 dicembre 2021
Ore 14.30
Il Mausoleo di Augusto
Piazza Augusto Imperatore
 

Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa 87 metri) è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Nel 2019 è terminata la prima fase dei lavori sul Mausoleo, che ne ha riguardato il restauro conservativo. Attualmente è ancora in corso la seconda fase dei lavori che riguardano la sistemazione del verde sul Mausoleo, il restauro della cella sepolcrale, il completo allestimento del percorso museale all’interno delle concamerazioni.
Visiteremo il Mausoleo con Alessandra Mezzasalma.

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Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a

appuntamenti@lalampadina.net
 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Il nuovo Museo Ninfeo a Roma - Sotto la sede dell'Enpam, in un'area corrispondente all'attuale Piazza Vittorio Emanuele II, sorge un nuovo spazio espositivo: il Museo Ninfeo, in cui rivivono gli Horti Lamiani, tra i giardini più belli della Roma antica che ospitarono anche residenze di diversi imperatori.
A questa antica riscoperta meraviglia, avevamo già dedicato un articolo di Massimo Cestelli Guidi:
La casa di Caligola.
Vi trasmetto le parole di Mirella Serlorenzi, direttrice scientifica del progetto:
"Questo museo porta alla luce uno dei luoghi mitici dell'antica Roma, quegli Horti Lamiani che erano una delle residenze giardino più amate dagli imperatori.
La qualità dei materiali restituiti dagli Horti Lamiani offre una visione unica della Roma classica, dalle architetture monumentali alle sontuose decorazioni, alle vie dei commerci, agli oggetti preziosi e a quelli di uso quotidiano, al cibo, ai giardini e agli animali che vivevano lì. Un museo che racconta, anche attraverso emozionanti ricostruzioni, un teatro privilegiato del mondo antico, con tutte le suggestioni che questo luogo può dare".
MdM

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Francobolli all'asta - Asta di Gartner: sono in vendita alcuni francobolli sovrastampati con scritta tedesca o inglese. Nel 1915 gli Inglesi occuparono l’isola Mafia nell’oceano indiano. In mancanza di francobolli  inglesi gli occupanti utilizzarono le scorte di francobolli dell’Africa orientale tedesca sui quali vennero apposti valori differenti o la scritta Mafia. Uno di questi francobolli va all’asta ad un valore di circa 40mila euro.
CV 

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Figli maleducati o indisciplinati - Il parlamento cinese prepara una legge per punire quei genitori non in grado di educare i figli che potrebbero potenzialmente diventare giovani criminali o commettere reati. Il Governo sta infatti stendendo un progetto di legge che mira a rendere responsabili i genitori per il comportamento dei ragazzi.
Ciò rientra in un "ambizioso" programma di educazione familiare. Inoltre è già previsto ed operante un regolamento per l'utilizzo da parte dei ragazzi minori dei videogiochi e internet: un'ora al giorno, dalle 20 alle 21 e solo nel fine settimana...
CV

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ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

Ecco gli appuntamenti di novembre e inizio dicembre
al Teatro Olimpico di Roma.

Dal 16 al 21 novembre 2021
FRANCESCA REGGIANI
Gatta morta

Francesca Reggiani torna all'Olimpico con Gatta Morta, tipo di donna nella quale però non si identifica!
Prende a pretesto la caratteristica principale della gatta morta, ovvero la capacità di manipolare gli altri, per raccontare, con brucianti monologhi, le sabbie mobili del nostro tempo, l’incerto confine tra vero e falso, tra sentimenti e risentimenti, tra buoni visi e cattivi giochi, la politica, i social, l’informazione…
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4  dicembre 2021 - ore 21.00
CONCERTO DEL BICENTENARIO

Il 4 dicembre 1821 a Roma nacque un’associazione di “dilettanti” di musica, appartenenti al ceto nobiliare e alto borghese, decisi a riunire le proprie energie per l’esecuzione di musica da camera e opere liriche in forma di concerto, che fossero nuove per Roma. Nasceva così l’Accademia Filarmonica Romana, una delle più antiche istituzioni musicali romane e italiane che ha percorso i suoi primi duecento anni, seguendo il corso della storia, pronta a stimolare il proprio pubblico, attraverso proposte aggiornate alle nuove istanze della musica. A 200 anni dalla fondazione, un concerto speciale ne ricorda la nascita con l’Orchestra Mozart fondata da Claudio Abbado, e Daniele Gatti che della Mozart è il direttore musicale.
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Dal 5 al 7 dicembre 2021 - ore 21.00 
BALLETTO DI MOSCA
Lo schiaccianoci

Il Russian Classical Ballet diretto da Evgeniya Bespalova è stato fondato nel 2005 a Mosca con l’intento di conservare integralmente la tradizione del balletto classico russo. A Roma porta in scena il balletto dell'immortale genio Pyotr Tchaikovsky.
Uno spettacolo magico che ci porta nel regno della fantasia.

Per prenotazioni con riduzione come soci convenzionati La Lampadina:
scrivere a:
 biglietti@teatroolimpico.it
o telefonare al numero: 
349 2378200
Info: www.teatroolimpico.it

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NOI CI SIAMO STATI!
Ninfa/Fossanova/Priverno
di  Carlo Verga

Sì, ci siamo stati in 25, partenza in pullman in una tiepida giornata di sole! Prima tappa il Giardino di Ninfa. È uno splendido tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medievale di Ninfa, che faceva parte dell’area Campagna e Marittima, molto importante come via commerciale per la presenza della via pedemontana, alternativa all’Appia. 
Di Ninfa oggi rimangono soltanto diversi ruderi, e la bellezza dei corsi d’acqua e piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo. Un luogo incantato che abbiamo visitato con le guide del giardino stesso. 
Il periodo del foliage aumentava l'intensità delle tonalità delle foglie degli alberi e della vegetazione, che passavano dal verde scuro al rosso al giallo acceso. Uno spettacolo indimenticabile.
Seconda tappa il borgo e l’Abbazia di Fossanova. Ci ha ricevuto Domitilla Verga, grande sponsor e proprietaria con i fratelli del più di questo bellissimo Borgo che nasce intorno alla sua splendida abbazia gotico-cistercense del 1100, nel cuore della pianura pontina, è arrotolotao ai piedi di una collina d'ulivi e si trova nel comune di Priverno. Una storia importante quella di Fossanova, che nel Medioevo vive il suo periodo più florido divenendo centro insigne di arti.
Anche Tommaso d’Aquino giunge a Fossanova nel febbraio del 1274 sulla strada che deve portarlo a Lione al Concilio che Gregorio X convoca per il 10 maggio, ma il 7 marzo Tommaso, già malato, muore in Abbazia.
Abbiamo visitato il borgo e l'Abbazia con Margherita de Rossi subito dopo aver gustato un'ottima colazione al ristorante il Forno del Procoio, a base di mozzarelle, ricotte di bufala, e altre delizie.
Terza tappa a Priverno il Museo Archeologico. Con la direttrice Margherita De Rossi, abbiamo visitato il museo che è ospitato nel Palazzo Valeriani-Guarini-Antonelli, una dimora storica di grande prestigio che affaccia sulla bella piazza principale della città, di fronte alla cornice medievale disegnata dal Duomo e dal Palazzo Comunale. Il Museo è dedicato a Privernum, città che fu volsca e poi romana, e accompagna il visitatore a scoprire le più antiche fasi di vita del territorio, dall’età protostorica al nascere e alla vita della colonia romana, fondata nel tardo II secolo a.C. nel cuore della piana dell’Amaseno. La collezione consta di oltre mille oggetti, mosaici (veramente unici), statue, ritratti, iscrizioni, terrecotte e molto altro.
La giornata intrisa di bellezza e cultura ci ha veramente soddisfatto, alla prossima!

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA SEGUIRE:
"Scegli il contemporaneo"
Un percorso particolare alla scoperta di sedi espositive e mostre in corso  arrivato alla sua dodicesima edizione. "Tema centrale di quest'anno è la narrazione come mezzo di testimonianza e di evoluzione del pensiero umano, di trasmissione della conoscenza, come pratica sociale ed educativa, momento di intrattenimento, condivisione e relazione interumana.
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DA VEDERE:
Israele – FOOTNOTE
Cinema Tiziano, Via Guido Reni 2 – martedì 23 novembre 2021 alle ore 11.00
Questo mese l'ACDMAE Cine Festival a cura di Pucci Rastreli ci propone un film selezionato dal Festival di Cannes. È la storia di una grande rivalità tra un padre e un figlio.
Entrambi eccentrici professori hanno dedicato la loro vita al loro lavoro ma un giorno la situazione si complica...

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode
per il mese di novembre 2021.

ROMA

Centrale Montemartini: "Colori dei Romani. I mosaici dalle Collezioni Capitoline".
Cogliete l'occasione di questa raffinata mostra sull'arte musiva per tornare alla 
Centrale Montemartini.
Un'esposizione che presenta un'ampia scelta di mosaici rinvenuti a Roma e che illustra i gusti e le esigenze dei committenti romani lungo un arco di tempo che va dal I secolo a.C. al IV d.C. Fino al 15 giugno 2022

Fondazione Nicola Del Roscio: Tacita Dean - "Sigh, Sigh, Sigh"
La Fondazione Nicola Del Roscio presenta la personale dell’artista inglese Tacita Dean "Sigh, Sigh, Sigh" e riunisce una serie di lavori dedicati a Cy Twombly, la maggior parte dei quali mai esposti prima in Italia
Fino al 26 febbraio 2022

Materia: Sunil Gupta: "Emerge into Light"
Nella nuova sede di Matèria in via dei Latini 27, che apre con un particolare sguardo sulla fotografia, una mostra del fotografo indiano, naturalizzato canadese e di base a Londra. L'artista è presentato con due lavori: "Christopher Street" (1976) dedicata alle strade del West Village di New York e "From Here to Eternity" (1999), immagini scattate in risposta alla sieropositività e accompagnate da un testo inedito di Mark Sealy.
Fino al 15 gennaio 2021

Istituto Svizzero di Roma: "Do You Hear Us?" La mostra esplora il concetto di suono nei suoi diversi aspetti.
In che modo è cambiata la nostra percezione del suono durante la pandemia?
Può il suono generare uno spazio sociale e politico?
Qual è la differenza tra ascoltare e sentire?
Fino al 30 gennaio 2022

Accademia di Francia a Roma Villa Medici: "Come un cane ballerino"
L’opera di Natacha Lesueur è per lo più fotografica. I suoi interessi artistici si articolano intorno al corpo, all’apparenza, all’aspetto e all’intima relazione tra il corpo e la sua interiorità. Attraverso una serie di immagini costruite come quadri, il corpo è sottoposto a diversi trattamenti che rilevano al tempo stesso la costrizione, la messa in scena e la maschera.
Fino al 9 gennaio 2022  

Roma Arte in Nuvola. 
Dal 18 al 21 novembre nella Nuvola di Fuksas torna a Roma la grande arte moderna e contemporanea con la sua prima edizione, che mira a colmare un vuoto di proposta nella Capitale, nella quale infatti da 11 anni mancava una fiera, e ha l'ambizione di diventare il polo di riferimento del collezionismo dell'Italia del Centro e del Sud.

MILANO

Fondazione Prada "Domenico Gnoli".  Fondazione Prada presenta una ricca monografica dedicata a Domenico Gnoli.
Gli spazi monumentali della galleria sono stati dedicati al raffinatissimo lavoro dell'artista italiano morto a New York nel 1970. La mostra concepita da Germano Celant, riunisce più di 100 opere realizzate tra dipinti e disegni di grande precisione e umorismo a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa. Da non perdere!
Fino al 27 febbraio 2022

A Milano si inaugura il 17 novembre la nuova edizione della BAG-Bocconi Art Gallery, un progetto espositivo diffuso all'interno del Campus, che si rinnova ogni 12-18 mesi ed è oggi alla sua settima edizione.

 

La Lampadina Note di viaggio/Racconti

PARMA E DINTORNI

di Marta Caporali e Carlo Verga

Finalmente il sole è tornato, dopo i lunghi mesi di pandemia, abbiamo ricominciato con i nostri viaggi in giro per l’Italia.
Il primo è stato PARMA! Da due anni che lo avevamo in programma e spronati dall’amico Luigi Solari, al quale dobbiamo tanto per l’aiuto Suo e dei suoi amici parmigiani, siamo riusciti a trascorrere quattro giorni piacevoli beneficiati anche dal bel tempo.
Eravamo ben 25: wow! In genere partiamo massimo in 20, ma come dire di no a chi aveva accolto il programma con tanto entusiasmo?
Giovedì 30 settembre, partenza di prima mattina in treno e scesi nella bellissima stazione di Reggio Emilia AV Mediopadana, opera di Santiago Calatrava, molto funzionale e fascinosa. Proseguito poi con un bus per la fondazione Magnani Rocca e come inizio del nostro percorso, un’ottima colazione nel loro ristorante Bstro.
La Fondazione si presenta al visitatore con un parco popolato da pavoni bianchi ed una pinacoteca privata strepitosa che va dal Duecento ai contemporanei; tuttavia non riesce a dissipare l'idea della solitudine di un esteta infelice che nella sua reggia consuma la vita insieme alla madre, invidiando forse il tema del suo quadro più importante, un immenso Goya in cui è dipinto un affollato ritratto di famiglia.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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