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La Lampadina - n. 111 ::: Aprile 2022

Cari Lettori,
la parola di questo mese è "comunicazione". Paradossale e bizzarro in questo momento, non credete? A livello mondiale, il conflitto si svolge anche in larga parte, nell'ambito della comunicazione.
Carlo ci parla dei VLEO, che servono a trasferire le informazioni in tempo reale; se i Francesi li avessero avuti, il dominio della Serenissima nel settore dello specchio sarebbe durato un attimo! E Matilde di Canossa? Ancora si dice, tramandato nei secoli, "Andare a Canossa".
Massimo Cestelli Guidi ci parla dello spazio che noi cerchiamo di esplorare inviando sonde e satelliti che comunicano con noi inviando dati e immagini da analizzare.
Lucilla ci racconta di Cinecittà cioè di Cinema e di Televisione: quali migliori strumenti per raggiungere velocemente milioni di persone con immagini e parole, oltre ovviamente ai social, che comunque sempre di video si servono.
Marco Patriarca ci racconta di un uomo che della comunicazione tra popoli ha fatto la sua ragione di vita, riuscendo a stabilire rapporti sociali e commerciali duraturi tra etnie diverse.
E poi c'è Lalli che approfondisce la comunicazione interpersonale di una coppia costretta alla coabitazione forzata causa Covid, dove domina quella parte di comunicazione "non verbale", estremamente "concludente"!
Buona lettura,
ICH

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Venerdi, 1 aprile 2022

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


COMUNICAZIONE - I VLEO
Articolo di Carlo Verga

Come cambiano i sistemi di trasmissione dati! Alcuni di Voi ricorderanno certamente qualche decina di anni fa l’emozione, notevole per noi appassionati, nel vedere le prime partite, i campionati mondiali di calcio, che avvenivano  dall’altra parte del globo.  Le immagini ogni tanto sparivano per interferenze o il satellite “girava dall’altra parte”. Poi tutto è cambiato con i tanti satelliti lassù ad oltre migliaia di km sulle nostre teste e costi miliardari per posizionarli.
Oggi di nuovo tutto cambia con i Vleo (Very Low Earth Orbit). Questi sono la nuova generazione di satelliti a bassissima orbita terrestre, un nuovo sistema di larghezza di banda per i consumatori. Avranno un ruolo importante nel connettere i dispositivi Internet di noi tutti. Si pensa che potranno connettere i circa 3,5 miliardi di persone che al momento non hanno accesso al web e a prezzi accessibili.
La particolarità di questi satelliti è che sono posizionati a circa 340 km di altitudine ed il loro costo rispetto ai satelliti tradizionali è relativo, intorno ai 200 mila dollari ciascuno in confronto ai milioni dei precedenti.
I satelliti VLEO sono più leggeri (150 kg) e possono anche essere lanciati in “grappoli” invece di uno o due alla volta. I satelliti in uso oggi si trovano in un'orbita a 36.000 miglia sopra la Terra, i satelliti VLEO essendo molto più vicini, hanno dei tempi di trasmissione del segnale di pochi millisecondi invece di mezzo secondo dei tradizionali. Le trasmissioni saranno più nitide e più simili a quelle via cavo. Per noi consumatori servirà una semplice antenna dal costo di circa 200 euro.
Gli investimenti, miliardari.
Pensate che già nel novembre 2018, la FCC (Federal Comunication Commission) ha autorizzato un piano SpaceX (Starlink) per il lancio di 7.518 satelliti ad un'altitudine di 340 km. All'inizio di quest'anno, la FCC aveva approvato il lancio di 4.425 satelliti VLEO, portando la flotta di SpaceX a quasi 12.000 satelliti per il suo servizio a banda larga.
Poi ci sono tanti altri, la OneWeb, i proprietari di AirBus e Softbank prevedono di gestire 900 satelliti VLEO. La Cina prevede 300 satelliti VLEO. Telesat (canadese), 512 satelliti, LeoSat (sostenitori giapponesi e latinoamericani) 108 satelliti e Iridium avrà 66 satelliti VLEO. Morgan Stanley prevede che l'industria spaziale crescerà da 350 miliardi di dollari nel 2016 a oltre 1,1 trilioni di dollari entro il 2040.
Il problema maggiore è il traffico spaziale che cresce e crescerà in modo esponenziale: come gestire tra i vari paesi costruttori e altri, un traffico di tale portata senza evitare interferenze  e possibili collisioni?  Oggi ci sono circa 500.000 oggetti tra uno e 10 cm "in orbita" e almeno il 10% sono stati creati dall'uomo. 
È di qualche giorno fa la notizia apparsa su tutti giornali che diceva: “Starlink colpita da tempesta geomagnetica: 40 satelliti persi e disintegrati in atmosfera; dei 49 satelliti Starlink lanciati lo scorso 3 febbraio ne rimarranno solo 9 in orbita. Gli altri 40 torneranno sulla Terra o, meglio, torneranno nell'atmosfera terrestre per disintegrarsi completamente prima che possano trasformarsi in un pericolo per la popolazione”.
Contiamo su una soluzione, perché oltre tutto, non ci caschi qualcosa sulla testa e non si paventi una qualche forma blanda di “Don’t look up!” film di grande successo di questo Inverno.

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"C’è il boom della comunicazione: tutti a comunicare che stanno comunicando."

Altan

CULTURA – Murano e la guerra con Parigi: il primo caso di spionaggio industriale in Europa
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Ho illustrato nell’articolo precedente quant’è stato importante lo specchio in quanto oggetto per definire l’identità dell’uomo nel corso della storia. Gli era stato attribuito un alone di mistero rendendolo particolare in ogni aspetto del nostro quotidiano.
Nella storia se ne trovano esempi in ogni civiltà, ma con il passare dei secoli la tecnologia ha permesso di sviluppare sempre di più la sua perfezione. Le tecniche di produzione si sono evolute fino a raggiungere livelli altissimi di raffinatezza.
Fin dai tempi antichi, in Turchia, si trovano i primi esempi di specchi usati nei riti sacri. In Egitto nel primo secolo a.C. si scoprono le tracce più antiche della produzione di piccoli specchi in vetro. Nel Medioevo vengono per la prima volta prodotti con l’uso del vetro appoggiato su una lastra di piombo lucidata ma con procedimenti complicati ed imprecisi.
È a Murano che l’arte dello specchio si sviluppa e cresce come in nessun’altro posto al mondo e nel 1369 l’isola, già interessata da una raffinata produzione di vetro, si specializza nella produzione di specchi di altissima qualità facendolo diventare un oggetto di gran lusso, prodotto con procedimento complicato e oneroso.
Nel 1271 le autorità veneziane redissero lo statuto della Confraternita dei vetrai, nel quale si proibì l’importazione di vetri dall’estero, negando ai vetrai stranieri la possibilità di lavorare a Venezia. Lo specchio diviene indispensabile nel vestiario delle dame, indossato come un gioiello oppure inserito nella cintura e impreziosito con dettagli in tartaruga, avorio o pietre preziose.
Nel XV secolo viene messo a punto un tipo di vetro limpidissimo (il cristallo), che sarà uno dei segreti degli specchi veneziani. Ma è grazie all’inventiva di Vincenzo Redor, nel 1540, che, perfezionando e brevettando la tecnica di lucidatura e spianatura delle lastre di cristallo, si riescono ad ottenere specchi dalle superfici perfettamente piatte e regolari con un effetto finale chiarissimo. Sulle superfici di cristallo venivano pressate lastre di stagno con un bagno di mercurio. A questo punto lo specchio veneziano sarà famoso in tutto il mondo diventando molto apprezzato e richiesto.
Nel 1569 gli specchieri veneziani si riuniscono in corporazioni, sviluppando nuove tecniche sempre più raffinate. Il Consiglio dei Dieci, l’organo politico che sorvegliava la sicurezza dello Stato, si assicura che il segreto dei mastri vetrai e degli specchieri sia protetto e stabilisce il controllo totale sulla tecnica di produzione per evitare che qualche concorrente straniero la sottraesse alla Serenissima. È lì che il problema si fa serio. Visti i forti interessi economici in gioco intorno a questa produzione, di cui Venezia deteneva il predomino artigianale, il governo di Luigi XIV invia delle spie a Venezia per reclutare specialisti di quest’arte vetraria tanto ambita, creando uno dei primi casi di spionaggio industriale in Europa. Effettivamente si spendevano importanti somme per acquistare gli specchi a beneficio di una città che aveva praticamente ottenuto il monopolio europeo della fabbricazione di questi oggetti. Luigi XIV spendeva cifre notevoli per acquistare prodotti veneziani. Il suo Ministro dell’economia, Jean-Baptiste Colbert, ben determinato a contenere le spese del Re, decide di creare una propria industria in Francia per soddisfare una tale richiesta. Si apre una guerra senza quartiere. La Francia manda spie, certi vetrai veneziani tradiscono la corporazione attratti dalle offerte di denaro. Venezia richiama i vetrai con offerte lusinghiere facendo rientrare i maestri e gli operai a Venezia a qualsiasi costo, minacciando loro, le loro famiglie rimaste a Venezia o gli interessi personali dei Muranesi. Colbert reagisce e invia segretamente a Venezia una nave che riesce a portare a Parigi le mogli e i figli degli operai e dei maestri fuggiti, liberandoli così dalla coazione del Consiglio dei Dieci e degli Inquisitori di Stato. Ma i veneziani a questo punto non fanno regali e l'ambasciatore, per ostacolare lo sviluppo del nuovo opificio in Francia, dà ordine di fare avvelenare due vetrai della Serenissima trasferitisi con le proprie conoscenze tecnologiche nella capitale francese. Infatti informa in Patria: «L’operaio si trova ora all’altro mondo, non so se morì per cause naturali o artificiali». Quello che è sicuro è che dopo la misteriosa morte di un altro vetraio, tornarono tutti indietro chiedendo perdono al Consiglio dei Dieci. Dallo scontro Colbert esce sconfitto ma non si arrende e dopo cinque anni proibisce l’importazione da Murano tant’è che Venezia perde l’importante commissione della famosa galleria degli Specchi nel palazzo di Versailles. I francesi erano comunque riusciti nel frattempo a carpire il segreto della fabbricazione dei preziosi specchi, grazie ad un certo Gerolamo Barbin fuggito insieme a un gruppo di maestri vetrai. Nell’ottobre del 1665 viene creata a Parigi la Manufacture royale des Glaces destinata a diventare la Manufacture de Saint Gobain.
La tormentata “Guerra degli Specchi” era finita. Nei secoli a venire, la dimensione degli specchi cresce, le tecniche si evolvono non più sotto l’esclusiva veneziana. Murano, comunque, ricca della sua tradizione e della creatività delle sue maestranze, è l’unica ad essere stata in grado di seguire gli sviluppi dei tempi con qualità unica, dedicandosi sia ad un artigianato sofisticato sia alla sperimentazione. Il vetro di Murano resta un prodotto unico, e inimitabile.

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"Gli specchi dovrebbero pensare più a lungo prima di riflettere."

Jean Cocteau

STORIA – Grandi donne della storia: Matilde di Canossa
Articolo di Beppe Zezza

Ricordi di gioventù.
La lotta per le investiture, Enrico IV imperatore e Gregorio VII papa: per chi non lo sapesse – e oggi, come da verifica fatta con mia figlia trentacinquenne di buona cultura, questi sono i più - la Chiesa e l’Impero si contendevano il diritto di nominare i vescovi i quali avevano potere politico oltre che religioso. Non molto di diverso di quanto accade oggi tra Vaticano e Cina.
Enrico tenuto per tre giorni scalzo nella neve a Canossa per chiedere il perdono del Papa, che lo aveva scomunicato perché non riconosceva la sua supremazia nelle scelte.
Da questo episodio il detto entrato nel lessico “Andare a Canossa“ per indicare un atto di sottomissione umiliante, e ritrattazione che riconosce la supremazia dell'avversario. (Pare che il primo a usare questa espressione sia stato il cancelliere Bismarck in un discorso al parlamento tedesco nel 1872 in relazione al fatto che la Santa Sede aveva respinto la designazione di un cardinale tedesco ad ambasciatore presso il Vaticano e che lui non aveva nessuna intenzione di recedere).
All’epoca forse non avevamo fatto molto caso al fatto che l’imperatore si rivolgesse a una donna per impetrare il perdono del Papa (ma le donne, nei secoli bui del Medio Evo non erano “quantités negligeables”, come da decenni ci vanno insegnando?).
Come mai questa contessa Matilde di Canossa aveva un tale ascendente sul Papa, al punto da poterlo indurre a revocare la scomunica che aveva comminato all’imperatore? (A quei tempi – siamo nell’XI secolo – l’obbligo di sottomissione e obbedienza era giustificato dal fatto che l’imperatore era considerato essere stato “investito da Dio” a esercitare il potere civile. Se il papa – massima autorità religiosa – lo “scomunicava” cioè lo dichiarava in un certo senso “nemico di Dio”, ipso facto i sudditi erano sciolti da qualunque obbligo di fedeltà.
Chi era questa Matilde?
Figlia di Bonifacio Marchese di Tuscia, della famiglia Canossa di origine Longobarda, e di Beatrice di Lotaringia, di stirpe imperiale, era rimasta orfana del padre, ucciso da un suo vassallo, e unica rappresentante della famiglia dopo la morte prematura dei due fratelli. I duchi di Canossa (Canossa è una cittadina nei pressi di Reggio Emilia) erano la maggiore potenza della penisola italiana e la loro influenza era determinante nell’elezione dei pontefici.
I possedimenti della famiglia già molto ampi in Italia – praticamente tutta l’Italia centrale - si erano estesi alla Lotaringia (territorio comprendente i Paesi Bassi, la Lorena e la Renania ) per il matrimonio della madre, vedova, Beatrice con il figlio del duca di Lotaringia (e fratello del Papa Stefano IX) Goffredo il Barbuto. I patti matrimoniali tra Beatrice e Goffredo – i “contratti matrimoniali" non sono dunque una novità del XX secolo - comprendevano il matrimonio di Matilde con un figlio avuto dal di lui precedente matrimonio. Matilde, ligia ai suoi doveri nobiliari, accettò di sposarsi anche se il suo sposo non era proprio un adone (era gobbo e con il gozzo, da cui il nome di Goffredo il Gobbo). Ne ebbe solo una figlia morta dopo pochi giorni di vita. Goffredo il Gobbo morì anche lui vittima di una vendetta (come si può vedere erano tempi duri e la morte violenta non era rara). Matilde alla morte della madre restò la sola Signora dei possedimenti e la personalità più influente della penisola italiana. Allo scoppiare della lotta per le investiture tra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, Matilde si schierò decisamente dalla parte del Papa, ed ecco perché questi si trovava a essere suo ospite a Canossa quando Enrico scese per trovare un accordo con il papa.
Alcune malelingue dell’epoca sostennero che Matilde fosse l’amante segreta del Papa, ma la realtà, assai meno pruriginosa, era invece che la donna era profondamente devota al punto da far costruire numerose chiese e da donare tutti i suoi beni alla Chiesa; era senza eredi diretti ma l’imperatore era suo secondo cugino e poteva vantare diritti sui suoi possedimenti!
La lotta tra Gregorio, sempre sostenuto dalle truppe di Matilde, ed Enrico ebbe alterne vicende, con vittorie e sconfitte.
Morto Gregorio, il nuovo papa Urbano II, per contrastare l’imperatore realizzando una rete di alleanze tra i potenti del tempo, chiese a Matilde di sposare il duca di Baviera Guelfo II. Il duca aveva allora 17 anni e Matilde 43. Il matrimonio fu un insuccesso perché nonostante boccaccesche iniziative di Matilde, Guelfo si rifiutò di consumare. L’unione fu sciolta sei anni dopo.
Matilde, affiancata dai nascenti “Comuni”, fu ancora protagonista attiva nella lotta contro le pretese che l’imperatore avanzava sull’Italia; morì di gotta a quasi settant’anni.
Cinquecento anni dopo la sua salma è stata trasferita a Roma. Ora è una delle poche donne a essere sepolta in San Pietro, in una tomba scolpita dal Bernini e detta Onore e Gloria di Italia.
Detto questo, penso che Matilde di Canossa abbia pieno titolo a essere annoverata tra le Grandi donne della Storia!

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"Il perdono è una specie di dono.
E se lo pretendi, è solo arroganza e ulteriore violenza.".

Fabrizio Caramagna

ABBIAMO OSPITI/ASTRONOMIA – Asteroidi e pianeti nani: i mini mondi dell'Universo
Articolo di Massimo Cestelli Guidi, Autore Ospite de La Lampadina

La ricerca scientifica e l’attenzione generale degli studiosi del Sistema Solare è sempre stata indirizzata verso i maggiori pianeti ed i relativi satelliti.
Ma già nel secolo scorso la ricerca astronomica si è anche indirizzata alla scoperta di Pianeti “nani” e Asteroidi e negli ultimi decenni sono state inviate sonde spaziali verso gli elementi di maggiore dimensione individuati. Vedremo in seguito i motivi che hanno indotto gli scienziati a rivolgere l’attenzione a questi corpi di piccole dimensioni, piccole dimensioni se paragonate a quelle dei pianeti del Sistema Solare.
Il pianeta nano più famoso scoperto nel 1930 negli USA, nel Kansas, con un potente  (per l’epoca) telescopio è Pluto. Il nome è stato suggerito al nonno astronomo da una bambina inglese di 11 anni, Venetia Burney, ed è riferito al cane di Topolino.
Pluto è un pianeta nano gelato perché è situato oltre Nettuno, in un’orbita relativa al Sole la più ampia fra i pianeti (tempo di una rivoluzione intorno al Sole circa 247 anni) oltre la “linea del gelo” che delimita la distanza dal Sole dove l’acqua non si trova più allo stato liquido, ma solo allo stato solido. Il diametro è stato calcolato con approssimazione perché il pianeta è avvolto in un’atmosfera di metano differente da quella della Terra. Il valore calcolato è di circa 2000 Km (il diametro della Terra misura 12.000 KM).
La distanza dal Sole è di circa 40 AU, dove l’unità di misura AU (Astronomical Unit) adottata nel Sistema Solare corrisponde alla distanza della Terra dal Sole: 1 AU = 180 milioni di Km circa.
Verso Pluto è stata inviata dalla NASA una sonda spaziale che nel 2015 è passata a circa 12.000 Km dal pianeta. Data l’enorme distanza di Pluto da noi, la sonda è passata ad una distanza relativamente breve.
È stata rilevata una superficie con strati di metano gelati e venti con velocità di circa 1000 Km/ora. Invivibile!
Più piccoli dei Pianeti nani sono gli Asteroidi.
Sono probabilmente milioni e sono ammassati in due “cinture” intorno al Sole delle quali la prima, più importante, è compresa fra Marte e Giove nella fascia distante 2,5-4  AU dal Sole e la seconda, situata oltre la “linea del gelo”, oltre Nettuno e quindi in una fascia compresa fra 30 AU e 50 AU (Kuiper belt) costituita tutta da corpi gelati. Di Asteroidi ne sono stati individuati circa un milione e ne sono stati catalogati 4000, fra i quali uno di maggiori dimensioni è stato denominato “Bennu” che ha una dimensione di circa 150 metri ed è compreso nella prima fascia di Asteroidi.
Su Bennu, sempre dalla NASA, è stata inviata una sonda nell’Ottobre 2020, sonda che ha prelevato dei campioni di materia che riporterà sulla Terra nel 2023. Perché tutta questa attenzione rivolta agli Asteroidi, anche con l’impegno di inviare sonde per riportare materia sulla Terra?
Il motivo è dovuto al fatto  che i corpi degli Asteroidi si sono formati durante il primo periodo della formazione del Sistema Solare, più di quattro miliardi e mezzo di anni fa. Quindi lo studio degli Asteroidi può far comprendere la primordiale aggregazione dei Pianeti con i loro satelliti ed inoltre il materiale che viene riportato dalle sonde sulla terra, potrebbe essere la materia primordiale che ha dato inizio alla vita sulla Terra.
Gli Asteroidi vengono anche studiati  per prevenire (possibilmente) fatali impatti di quelli di dimensioni maggiori sulla Terra. Quelli di piccole dimensioni entrano spesso nell’atmosfera terrestre, sono le “stelle cadenti”, visibili soprattutto nei primi giorni di agosto, ma solo la materia di qualcuno più grande giunge sulla Terra perché gli altri bruciano al contatto con l’atmosfera. Questa materia che è variata per l’elevata temperatura a cui è stata sottoposta, non riveste alcun valore scientifico.
È noto che circa 65 milioni di anni fa un asteroide di grosse dimensioni ha colpito la Terra con conseguenze disastrose per l’ambiente, provocando la fine dei dinosauri, che per 150 milioni di anni erano stati i padroni della Terra.
Gli astronomi hanno valutato per Bennu  una piccola ma seria  probabilità (1/2700  una su duemilasettecento) che fra il 2175 e il 2199 cada su di noi, ossia su quelli che vivranno in quel periodo.
L’impatto di Bennu sulla Terra, date le dimensioni, potrebbe creare seri danni al nostro pianeta. Dovranno preventivamente intervenire, per evitare l’impatto, i nostri discendenti.

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"Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell’infinito."

Confucio

CINEMA - Ciak si gira! ... a Cinecittà
Articolo di Lucilla Laureti Crainz

Molto si è parlato in questi ultimi tempi degli Studios di Cinecittà a Roma! Da società privata a società pubblica nel 2017 e ora da srl a spa con amministratore delegato, Nicola Maccanico, esperto del settore con un passato in Warner Bros, Sky e Vision Distribution (società di distribuzione cinematografica).
Cinecittà ha oggi l'obiettivo di battere la concorrenza di altri Studios in Europa quali Babelsberg in Germania, Pinewood in Inghilterra, Origo in Ungheria e Nu Boyana in Grecia.
Nel prossimo futuro arriverà una pioggia di denaro, si parla di 195 milioni per costruire 10 nuovi teatri di posa, ampliamento di 5 teatri esistenti, 2 teatri virtuali con servizi tecnologici come piscine per riprese subacquee e studio con Green screen a 360 gradi. Il tutto per offrire un servizio chiavi in mano.
Per non parlare del preaccordo siglato tra Cinecittà e Cassa Depositi e Prestiti per ulteriori interventi quantificati in 75 milioni: il closing dell'accordo che dovrebbe realizzarsi a ottobre 2022, prevede la cessione da parte di CDP dei terreni dell'area "Torre Spaccata", contigui a quelli di Cinecittà sulla Tuscolana. Si tratta di 31 ettari: su 8 di questi si intendono costruire 8 nuovi teatri di posa da mille metri quadrati con un articolato complesso di spazi e servizi, e oltre 15 ettari saranno dedicati al backlot, cioè rappresenteranno un'area prettamente dedicata alle riprese esterne.
Ma vediamo dall'inizio, Cinecittà  è inaugurata da Mussolini il 28 aprile del 1937 con la frase “Il Cinema è l’arma più forte”, che oggi, sembra profetica... da quell'anno con alti e bassi sono stati girati più di 3000 film e 90 hanno avuto una candidatura all'Oscar e 47 le statuette aggiudicate! Tutti i più importanti registi e attori prima o poi sono venuti a lavorare a Cinecittà.
Tra teatri di posa (19), camerini (400) uffici, sale trucco e magazzini sono oltre 100.000 mq! Negli anni ‘50 e ‘60 Cinecittà è al suo massimo, si girano ogni genere di film, uno di questi il colossal Ben Hur, 7 mesi di lavorazione, una troupe di 400 persone, "solo" 10.000 comparse, per le corse delle bighe 75 cavalli vengono presi in Jugoslavia e allenati per 6 mesi. Siamo negli anni della Dolce Vita! Ma certo Cinecittà non si è fermata, lo sapevate che, tra i i film più famosi, anche "Il nome della rosa" e "Ocean’s Twelve" e "Mission Impossible 3", e ancora "Il talento di Mister Ripley", e "House of Gucci" sono stati girati là? E ovviamente non mancano le produzioni televisive, che si registrano a Cinecittà, da Le falde del Kilimangiaro alla Casa del Grande Fratello, da Maurizio Costanzo Show a Reazione a catena.
Da qualche anno con la permanente "Cinecittà si mostra", l'area e gli studios sono visitabili, dall'entrata in via Tuscolana 1055 dove nel giardino vi appare "la Venusia" creata per il film Casanova di Federico Fellini e il "cavallo a dondolo" creato per Pinocchio di Roberto Benigni, e così avanti fino ad arrivare alla ricostruzione perfetta del sottomarino americano S-33, e così i grandi set all'aperto che ricostruiscono la Roma antica, la Firenze nel Quattrocento e il Tempio di Gerusalemme solo per fare qualche esempio. Nel 2019 è sorto anche il MIAC, il nuovo Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema e nel 2020 è stata inaugurata "Felliniana – Ferretti sogna Fellini", la Mostra-installazione, a carattere permanente, all’interno della storica ‘Palazzina Fellini’.
Quando chiesero a Fellini quelle fosse la città dove avrebbe voluto vivere rispose "Cinecittà" e il teatro 5 dove lui girava, il più grande d'Europa. Lì aveva fatto ricavare un mini appartamento dove riceveva gli artisti ma anche gli amici, la sua casa!

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"C’è il visibile e l’invisibile. Se voi filmate solo il visibile, è un telefilm che state realizzando."

Jean-Luc Godard

ABBIAMO OSPITI/STORIA – Benvenuti nel Delaware!
Articolo di Marco Antonio Patriarca, Autore Ospite de La Lampadina

Nella babele culturale e politica in cui il mondo sembra piombato nell’ultimo trentennio è tempo di radici identitarie da cercare nella storia: mancano personaggi esemplari che stimolino l’immaginazione politica soprattutto nei giovani. Gli ecomomisti non riescono a innovare e tornano a Adam Smith, Schumpeter e Keynes; i liberal democratici riscoprono gli attualissimi ammonimenti, di Cicerone e di Tocqueville sui pericoli per le democrazie; i più noti commentatori di geopolitica, alle prese con il nuovo Dispotismo orientale russo e cinese, saltano Montesquieu e tornano al cinico realismo di Machiavelli, di Metternich e di von Clausewitz.
Frattanto, potrebbe essere il momento per riscoprire un formidabile personaggio di grande interesse soprattutto per l’Europa (un recente convegno ne ha discusso all’Università di Roma La Sapienza), di quelli che raramente si incontrano nei gironi tormentati della storia. William Penn era un quacchero inglese di una ricca famiglia ben nota alla corte inglese, studente di legge a Oxford dove si era dedicato al diritto internazionale, poi fondatore della Pennsylvania, grande ammiratore e amico degli indiani, la cui fantasia e lo spirito naturalistico, pratico e famigliare lo affascinavano al punto di studiarne anche la lingua.
Sono interessato all’argomento per due ragioni: la prima è che, ai tempi della scuola, nella letteratura del far-west americano, nei conflitti fra inglesi, americani francesi, cow-boy¸ militari e indiani, fra i fumetti e i libri di Fenimore Cooper e di Zane Grey, ho sempre tifato per gli indiani. La seconda è che a 13 anni, il mio primo vero e indimenticabile amore era una ragazzina indiana di una tribù dei Delaware: si chiamava “Minnehaha acqua che ride” era la meravigliosa figlia di Nakomis, figlia della luna nel grandioso poema americano The Song of Hiawatha di Henry Longfellow, che mia madre stava leggendo. Ma, mentre leggevo le gesta eroiche di Hiawatha, spirito intelligente, generoso e grande cacciatore e conoscitore delle natura, pensavo solo alla mia Mennehaha, serenamente seduta accanto al suo wigwam in riva al Gitchee Goomie con i lunghi capelli neri rilucenti elegantemente intrecciati dietro la nuca e gli occhi scintillanti, avvolta in un panno rosso ricamato e le sue braccia nude appoggiate sulle ginocchia. Ho persino memorizzato alcuni versi del poeta che la celebravano.
Sulle vicende dei nativi americani, da come si sono raccontate dai media, ho sempre avanzato riserve alle esagerazioni storiche e giornalistiche secondo le quali, gli europei avrebbero “sterminato” milioni di nativi americani. Alla scoperta le popolazioni native nel continente, dal Messico al Canada, arrivavano, a seconda delle varie stime (Pierre, Chaunu, Frederick J. Turner, Angie  Debo, John. Dunn ecc.) fra 5 e 9 milioni di anime. Gli irochesi in Canada, ad esempio, a metà del ‘600 erano circa 45.000 e in America 81.000. Nelle guerre degli europei, e poi degli americani, contro Sioux, irochesi, Delaware, Lenni, Lakota, Lenape, Tuscarosa, Algonquin, e molte altre tribù, i morti di ogni guerra furono centinaia non migliaia. Ad esempio nel massacro della infausta battaglia di Little Big Horn (1876) il famigerato settimo Cavalleria del Generale Custer perse 300 soldati, incluso lui stesso; mentre gli indiani, a quanto si è potuto sapere, ne persero solo circa 50; nella orrenda e involontaria battaglia di Wounded Knee morirono 300 Indiani e 78 americani. Nel 1854 Nuvola Rossa con una coalizione di Cheyenne, Sioux e Arapaho cacciò per mezzo secolo gli americani dal Wyoming. Detto ciò, fra il ‘700 e il ‘900 con l’avanzare della modernità americana e della società industriale, delle ferrovie e della competitiva ed egocentrica, il mondo di nativi americani era ormai divenuto irriconoscibile. Gli indiani isolati in riserve, continuamente attraversate dalle ferrovie, ridotte di dimensioni, ipotecate o vendute sottoprezzo ai cosiddetti grafters, divennero poveri e infelici, spesso preda dell’alcool e non più indipendenti; Intere comunità furono decimate da gravi malattie come il vaiolo, la dissenteria e la scabbia, importate dagli europei. Di conseguenza i nativi si ridussero nel numero ed alla fine dell’Ottocento, per esempio, la grande riserva di Pine Ridge contava solo 19.000 Sioux nel disinteresse generale e nell’oblio dei loro stessi valori naturali famigliari, simbolici e spirituali.
William Penn, rigoroso quacchero, abbondava proprio in quel genere di valori che ammirava nei nativi americani che, nella sua vita inglese, non sembrava aver trovato: la tolleranza religiosa, la pace, l’amicizia e l’avversione per ogni forma di dipendenza o di schiavitù. Da giovane si era schierato contro i cattolici in Irlanda, dove era finito in prigione e in Inghilterra, per la sua opposizione alle nuove riforme della chiesa anglicana, era stato spedito alla famigerata Tower. Appena sbarcato in Pennsylvania, regione assegnata dal re a suo padre, indirizzò subito una famosa lettera ai capi indiani: “Cari amici, un solo grande potente Dio ha fatto il mondo con tutte le cosa che contiene…questo grande Dio ha scritto nei nostri cuori la sua legge secondo la quale ci viene domandato di amarci e farci del bene e non del male.. Dio ha voluto che mi interessassi delle vostre parti del mondo”.
Penn se ne interessò per davvero e per una quindicina d’anni ebbe più dimestichezza con gli indiani che con gli altri coloni inglesi, francesi, tedeschi e olandesi. Come scrisse Soderlung “fu l’architetto della Pennsylvania e l’attento urbanista della città di Philadelphia… contribuì a creare una società modello, tollerante, aperta e fondata sull’armonia consensuale.” A Philadelphia assegnò  generosamente lotti di terreno ai coloni assicurando l’isolamento dall’umidità delle strade, la sicurezza degli attracchi per le  navi, le piattaforme per le canoe degli indiani lungo il Delaware, le scuole. Inoltre, come scrive  Marinella Salari “Penn riconobbe agli indiani Lenni Lenape la capacità insolita di saper gestire le relazioni con gli europei e di collaborare economicamente e socialmente con gli europei per i comuni interessi”.
Il suo successo fu riconosciuto ovunque come del tutto eccezionale. Tuttavia, alla fine del secolo, dopo un breve ritorno in patria, le vicende politiche cambiarono anche in America e Penn dovette subire tradimenti e sopraffazioni da alcuni suoi collaboratori. A causa della sua nota generosità e il continuo accesso al credito, si era spinto troppo avanti e i suoi meriti umanitari e sociali finirono sepolti dal crescente debito pubblico. Così, alla fine del 1701, William Penn è stato forse l’unico grande protagonista nella creazione della nuova civiltà americana che, arrivato in America da ricco, e dopo aver raggiunto ogni successo e ottenuto ogni riconoscimento, tornò in Inghilterra da povero, carico di debiti, forse non suoi, per cui aveva prestato garanzie. Dato il suo cosmopolitismo durante tutti gli anni creativi in Pennsylvania, Penn non potette non fare il paragone fra il modello di società che stava tentando di fondare in America con ciò che avveniva nell’Europa nella Guerra dei Trent’anni devastata dagli implacabili conflitti religiosi, dall’assolutismo francese, spagnolo e imperiale, dall’intolleranza dei cattolici e dalle guerre dinastiche.
Intorno al 1691, forte delle sue convinzioni avvenne l’ultima sorpresa nella vita di William Penn: si auto assegnò la missione di salvare la pace in Europa e si mise a lavorare su un saggio nel quale si prefigurava nientedimeno che l’unificazione dei  governi, dei Consigli e delle assemblee dei parlamenti europei, anche russi e turchi, aprendone i territori e coordinandone anche la  politica estera ai fini del mantenimento della pace. Il saggio di una ventina di pagine prevedeva regolamenti, statuti, stanze arbitrali e conferenze consiliari, incessanti comunicazioni interne imponendo la  presenza obbligatoria dei rappresentanti di ogni entità sovrana.
Il testo  fu pubblicato anonimo in quattro edizioni nel 1693 e fu tradotto in francese nei primi del ‘700. Dalla  lettura di quel documento si ricava immediatamente l’importanza che Penn attribuisce al diritto internazionale e la convinzione che ciò che il lungimirante quacchero aveva in mente era niente di meno che qualcosa di molto simile a una costituzione degli Stati Uniti d’Europa, quasi un secolo prima di quella americana. Il testo contiene idee ed un ampio convegno ne ha discusso all’Università di Roma La Sapienza: osservazioni per nulla  marginali che potrebbero tornare utili a far suonare la sveglia alla nostra Europa alle prese con il nuovo dispotismo orientale, prima che si sgretoli.

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"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

Mahatma Gandhi

COSTUME - Ce lo sentivamo da tempo
Articolo di Lalli Theodoli

Ce lo sentivamo da tempo, ne parlavamo. Lo scorso anno una pandemia terribile, tantissimi i morti, questo anno sempre tanti i decessi, ma la pandemia colpisce in modo più leggero grazie ai vaccini, anche se si espande con molta più facilità. Per cui…”Ci toccherà a tutti”, dicevamo.
Un contatto ravvicinato con un positivo ed eccoci.
Comprati i tamponi, seduti intorno al tavolo, attenti alle istruzioni, trepida attesa, e …positivi! Ahimè. Speriamo in un errore ma la farmacia il giorno dopo conferma. Ci consegna un foglietto che verrà subito inoltrato alla Sanità che, probabilmente, sospenderà il green pass. Nulla da fare: dovremo stare per almeno una settimana chiusi dentro casa. Panico di una convivenza così stretta? La mia paura è identica a quella che vedo negli occhi di LUI. Rimbombano nelle mie orecchie i notiziari che citavano il grande numero di separazioni e divorzi che lo scorso anno avevano fatto seguito alla chiusura forzata. L’altro anno era però diverso. Eravamo nel panico. Questa volta come ne usciamo? Non ci diciamo nulla ma:
Giorno 1
Mi alzo per il caffè e fin qui tutto come sempre. Ma dopo la colazione ognuno chiuso a lavorare in una stanza. Penso che approfitterò della clausura per mettere un po' di ordine nelle carte. Lo stesso fa LUI. Beh era ora che mettessimo mano a un lavoro noioso. Siamo tutti e due soddisfatti quando ci ritroviamo a mangiare la sera. Mangiare cosa? “La tua cucina non è cattiva …è diversa!” Un modo gentile per dire che non gli piace assolutamente. E siamo solo al primo giorno.
Giorno 2
Provo a fare qualche lavoretto in terrazzo. Qualche critica mi fa sospendere il tutto. LUI invece con uno straccetto dà un po’ di lucido verde al vecchio divano in pelle. Ci si sdraia dopo colazione e…diventa tutto verde LUI. Non infierisco.
Con la scusa che, tutto sommato, sono una malata, mi sdraio alle 3 sul letto con la televisione accesa. Mi guardo una serie di film di Natale. Sì lo so che non è dicembre ma non ho poteri sui palinsesti TV. Tutti uguali i filmini. Lei, donna in carriera a New York, corre nel paesino dove, a seguito della morte della nonna, ha ereditato la grande casa di famiglia. Corre per venderla ma, poi, incontra il vecchio flirt che viaggia su uno sgangherato pick up e che fa il falegname. Rinasce una storia. Lei addobba tutto il paese per Natale e organizza la sfilata. Non torna a New York: la casa della nonna diventa un B&B e il flirt falegname in realtà è il ricchissimo proprietario di una società internazionale di esportazione di legname.
Giorno 3
I condomini hanno saputo. Si tengono a debita distanza ma compaiono fuori della porta sacchetti con frutta e dolci e bigliettini affettuosi. Bello! LUI si è messo a pedalare forsennatamente in terrazzo sulla bici ferma. Appena finito lucida un vecchio lume di ottone smontato in mille pezzi. Sarà dura rimontarlo.
Nel film di Natale di oggi era lei molto povera ma l’eredità della nonna la salva. Invece il flirt cow boy aveva bisogno di risorse economiche.
Giorno 4
Tentativo di stampare da remoto sulla mia stampante. Fiasco totale. Un po’ di nervosismo. Difficile lavorare. La mia cucina continua ad essere “diversa”. Scappiamo ognuno nella sua tana.
Giorno 5
Il cane è felice, secondo me, di non essere costretto a passeggiate chilometriche. Non è un alano, è un bassotto. Viene portato fuori da altri per lo stretto necessario. In realtà è LUI in estrema sofferenza per mancanza di passeggiate con o senza cane. La sera Lui fa barriera saltellando da un fornello all’altro per impedirne a me l’accesso. La cucina “diversa” è alla sua fine.
Giorno 6
Abbiamo trovato una serie TV che ci piace. La intervalliamo con un po' di Sanremo che ci lascia molto perplessi. Quando finalmente diciamo “Ma guarda se chiudi gli occhi questo brano non è male”…risulta essere una ballata di De Andrè.
Giorno 7
TAMPONE. LUI agitatissimo sbaglia tutto e ficca lo stick direttamente nel vassoietto. Si procede di nuovo. Tutti e due negativi. Hurrah! Ce la abbiamo fatta. Torniamo in farmacia con i nostri foglietti di vecchia positività in mano. Li consegniamo. Ci sgridano “Come li avete avuti?” Ce li hanno dati per errore. La Sanità non era stata avvisata, ma pare non abbia subito per questo dei danni. Solo oggi le comunicano insieme vecchia positività e recente negatività. Che pasticcio e che ne sarà del nostro green pass? Valido? Sospeso? Ai posteri! Intanto subito una bella passeggiata. Il cane rassegnato torna ad essere il solito alano ed io non avrò più scuse per i miei pomeriggi natalizi di febbraio. Possiamo stare di nuovo insieme a casa sereni e felicemente consci che ad ogni minuto si può scappare via.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Tutte le lingue di Wikipedia - Ecco la classifica delle 10 versioni maggiori di Wikipedia per numero di articoli nella relativa lingua (al 7 febbraio 2022):
Inglese (6.449.034)
Cebuano (6.112.964)
Svedese  (2.666.814)
Tedesco (2.661.679)
Francese (2.395 741)
Olandese (2.080 672)
Rrusso (1.792.440) 
Spagnolo (1.751.341)
Italiano (1.739.657)
Polacco (1.509.265).
CV

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Ma quanti siamo? - La popolazione globale aumenta ancora, ma secondo studi recenti non riuscirà mai ad arrivare ai 10 miliardi complessivi.
Il rallentamento è lento ma progressivo e si avverte nei maggiori paesi e perfino in Cina ed India. Un effetto che va oltre la pandemia.
CV

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Sterling a Palazzo Diedo - Apre a Palazzo Diedo, a Venezia, un nuovo centro dedicato all’arte contemporanea. Sarà prevalentemente adibito all’esposizione delle collezioni di Nicolas Berggruen, il nuovo proprietario collezionista e filantropo di origini francesi, già proprietario della casa dei Tre Oci sempre a Venezia.
Il primo progetto che inaugurerà il nuovo corso di Palazzo Diedo durante la Biennale Arte 2022, vedrà protagonista Sterling Ruby con l’opera A Project in Four Acts, un murale che verrà realizzato sulla facciata dell’edificio che, in questo momento, è in fase di ristrutturazione.
MdM

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

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Mercoledì 6 aprile 2022 - H 10.30
ORTO BOTANICO DI ROMA

 Ci immergeremo nella bellezza dell'orto botanico di Roma, ospitato nel parco di Palazzo Corsini. Passeggeremo in un orto che raccoglie centinaia di specie vegetali e alberi centenari, sparsi nel giardino dei semplici, nella serra tropicale, tra i ciliegi giapponesi; la visita sarà anche arricchito dall'opera  "Ninfeo" dell'artista Markus Schlee, nella cornice del Giardino roccioso e forse visiteremo la casa delle farfalle... e ci sarà una sopresa finale...

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Venerdì 08 aprile 2022 - H 10.00
GIACOMO BONI.
L'ALBA DELLA MODERNITÀ.
MOSTRA DIFFUSA TRA PALATINO E FORO ROMANO



La mostra è dedicata alla figura e all'opera di Giacomo Boni, archeologo, architetto e innovatore nelle tecniche di investigazione del suolo e della documentazione degli scavi.
Egli operò in particolare nell'area nella quale l'esposizione è stata allestita, nel parco archeologico del Colosseo e più precisamente nel Foro Romano e nel Palatino e visiteremo anche la casa di Augusto recentemente resa visibile.
Ci accompagnerà nella visita Alessandra Mezzasalma.

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Giovedì 28 aprile 2022 - H 16.30
TOR PIGNATTARA



Ancora alla scoperta di Roma, andremo a conoscere la zona di Tor Pignattara, che comprende il Pigneto e confina con le zone del Verano, la Casilina, la Tuscolana e il Quadraro. Divisa in tre aree, Tor Pignattara, la Marranella e  Villa Certosa, e conosciuta come area suburbana di età imperiale, ha visto il suo sviluppo urbanistico nei primi anni Venti del secolo scorso tra autopromozione edilizia e servizi prestati dal Comune.
Durante la seconda guerra mondiale, viene bombardata, diviene luogo di scontri violenti per la liberazione della capitale, data la sua posizione strategica sulla direttrice Roma Cassino Napoli, e ancora molto ci racconterà Alessandra Mezzasalma con la quale faremo questa passeggiata tra storia, arte antica e di strada (mai sentito parlare della Cappella Sistina di Verlato?), e finiremo con un buon aperitivo...

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Sabato 14 maggio 2022 - H 10.30
FIUMICINO: ISOLA SACRA, MUSEO DELLE NAVI, NECROPOLI DI PORTUS



Un sabato dedicato alla visita dell'Isola Sacra, sorta in epoca romana alla foce del Tevere, a Fiumicino, con la visita della necropoli di Portus, scoperta nel 1925. Portus era un agglomerato urbano e scalo marittimo di Roma collegato ad essa tramite la via portuense.
Poi ancora i porti di Traiano e Claudio e il Museo delle navi appena aperto, e che è stato realizzato  nel luogo stesso in cui le navi sono state ritrovate, all’interno dell’antico bacino portuale di Claudio e Traiano, il Portus Ostiensis Augusti, il più grande porto dell’impero romano.
Ci guiderà nella visita Alessandra Mezzasalma

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22-24 maggio 2022
NAPOLI/SECONDA PARTE
BAIA SOMMERSA, IL MANN, OPLONTIS, GIULIETTA E ROMEO E...

Dopo tre anni ritorniamo a Napoli, città che ci aveva lasciato il desiderio di esplorare ancora...
Questa volta ci dedichiamo alla visita del parco archeologico sommerso di Baia, sita nella zona dei Campi Flegrei e nell'arco dei secoli, per i fenomeni del bradisismo, in gran parte sommersa dall'acqua.
Un salto al San Carlo per il balletto Giulietta e Romeo e ancora la villa di Poppea a Oplontis, seppellita insieme a Pompei, Ercolano e Stabiae dall'eruzione del Vesuvio del 79.
E poi ancora qualcosa...

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Stiamo definendo le date per altre visite con Ludovico Pratesi a Spazio "PaeseFortuna#0: Di uomini e pecore" a Pietralata,
alle mostre "Crazy" al Chiostro del Bramante,
e "London Calling" a Palazzo Cipolla e ancora
Venezia Biennale a ottobre..

Seguiteci!

Per info sull'Associazione e/o
prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Il Pritzker a Kéré - Il Pritzker Architecture Prize 2022, che vide Renzo Piano vincere nel lontano 1998, premia, quest’anno, Diébédo Francis Kéré: architetto ma anche educatore e attivista sociale.
Originario del Burkina Faso, vive a Berlino in Germania ed “interpreta l’architettura come processo di trasformazione sociale. Nelle sue opere usa materiali locali per connettersi al clima naturale e spesso ha lavorato in Paesi emarginati, dove le infrastrutture sono assenti, costruendo edifici scolastici, strutture sanitarie, alloggi, edifici civili e spazi pubblici.”
Il primo architetto africano a ricevere questo prestigioso premio.
MdM

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Diplomazia anglosassone - La Tate Britain commissionerà una nuova opera d'arte per bilanciare il dipinto murale dai contenuti razzisti realizzato, nel 1927, dall’eroe di guerra Rex Whistler, per il ristorante del museo.
Con la nuova tendenza ad essere politically correct il museo si è trovato recentemente in grandissima difficoltà. The Expedition in Pursuit of Rare Meats, l’opera, che scorre su tutto il muro del ristorante, presenta immagini offensive e razziste. Lo ha deciso un comitato etico.
Il dipinto murale realizzato da un giovane Rex Whistler morto poco dopo eroicamente in guerra, presenta effettivamente immagini difficile da proporre oggi giorno: bambini neri condotti al guinzaglio dopo essere stati catturati e caricature di persone cinesi. Che fare, visto che «Fa parte della nostra storia istituzionale e culturale”, dice il direttore del museo.
La soluzione si è trovata.
Si accosterà un nuovo lavoro che affiancherà il murales con materiale interpretativo che spiegherà «In modo critico la storia e il contenuto del murale, comprese le sue immagini razziste». Abilità anglosassone!
MdM

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Il caso del talismano di Napoleone- A breve ci sarà l'asta di una rarissima sfinge di cristallo incrostata di gioielli appartenuta a Napoleone stesso.
La stima migliore? Un prezzo sbalorditivo: 250 milioni di dollari.
L'esistenza di un "Talismano di Napoleone" ingioiellato era finora sconosciuta agli storici dell'arte, le prove sembra tante ma lo scetticismo sulla sua originalità altrettante.
CV

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA SEGUIRE: 
presentazione del libro: "UN PO' PIÙ A SUD. RACCONTI AFRICANI"
di Pietro Del Re.
Venerdì 01 aprile 2022 ore 18.30: Liberia Eli, viale Somalia 50A oppure in streaming.
Pietro Del Re, inviato degli Esteri di «Repubblica», presenta in questo volume quaranta fotografie a colori scattate negli ultimi dieci anni in Africa.
Questi “appunti fotografici”, accompagnati da una narrazione dedicata, mirano a risvegliare le coscienze, parlando direttamente al cuore del lettore per invitarlo a riflettere su temi di stretta attualità:
Leggi di più...

DA SEGUIRE: 
Presentazione del libro "COLLEZIONE DI SPINE. Vita di un Giardino",  di Agostino Muratori. 
Mercoledì 5 aprile 2022
ore 15.30.
Orto Botanico, Università la Sapienza, largo Cristina di Svezia 23, Roma.
L'Autore racconta la storia delle piante  del suo giardino di Anzio, storie di fauna e flora ma, storia di un giardino che è anche sempre una storia di conoscenze condivise, di ibridazioni tra noi e gli altri. E Muratori, pittore e maestro bonsaista, racconta la storia del suo giardino attraverso i singolari personaggi che l'hanno influenzato e aiutato nell'impresa, siano essi uomini o piante
Leggi di più...

 

 

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ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

Appuntamenti di aprile al Teatro Olimpico di Roma

01 - 24 aprile 2022 - H 21.00
VINCENZO SALEMME  Napoletano? Famme 'na pizza!

Vincenzo Salemme è nato a Bacoli, non a Napoli e si chiede se sia veramente napoletano o semplicemnete faccia il napoletano...
Il titolo dello spettacolo che è stesso del suo libro appena uscito si rifà agli stereotipi dellla napoletanità che rischiano di rendere la vita di un napoletano più simile ad una gabbia che ad un percorso libero e indipendente..

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26 aprile 2022  - H 21.00 - 23.00
ENRICO RUGGERI
La rivoluzione

Enrico Ruggeri, cantautore, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico italiano, fa tappa con il suo tour ‘La Rivoluzione‘ al Teatro Olimpico in occasione dell’uscita del suo nuovo album, da cui prende il nome.

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29 aprile 2022- H 21.00 e 23.00
THE BEATBOX
Magical Mistery Story


La performance dei Beatbox si propone di far rivivere l’energia e il fascino del mitico quartetto di Liverpool con uno spettacolo dove nulla è lasciato al caso: dalla strumentazione, identica a quella usata dai Beatles nei loro storici concerti, ai vestiti, confezionati su misura dalla stessa sartoria che li creò per la tournée americana dei FabFour.
Carlo Massarini storico conduttore e giornalista farà da filo conduttore, raccontando la storia dei Beatles svelandone aneddoti e curiosità.

Info: www.teatroolimpico.it

 

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La Lampadina
Pensieri e parole

Publio Cornelio Tacito, dagli Annales, Liber I, 49

Diversa omnium, quae umquam accidere, civilium armorum facies. ... vedi versione latina

"Fu uno spettacolo ben diverso da quelli mai verificatisi in tutte le guerre civili.
Non in battaglia, non in campi avversi, ma balzando dai medesimi letti, quelli che il giorno prima avevano diviso il rancio e la notte il riposo ora si schierano in gruppi opposti e si affrontano colpendosi fra di loro. Grida, ferite, sangue davanti agli occhi di tutti, e la causa è occulta; gli sviluppi in mano alla sorte.
Vennero uccisi anche alcuni dei soldati fedeli, dopo che i ribelli, compreso l'obiettivo di tanto furore, avevano messo anch'essi mano alle armi.
Né il legato né alcun tribuno intervenne per frenarli: si lasciò a quella massa di giustizieri mano libera fino alla sazietà.
Poi nel campo entrò Germanico che tra molte lacrime definì l'accaduto non un rimedio bensì una carneficina: e fece cremare i cadaveri."

Tacito, oratore, senatore, console, fu storico attento e a tratti cinico, è stato e rimane una lettura necessaria e a tratti scomoda.
I suoi scritti travalicano le realtà alle quali si riferiscono e il periodo storico nel quale sono stati vergati.
Noi contemporanei ci rispecchiamo, purtroppo, nelle stesse narrate problematiche, che facciamo nostre, con alcuni distinguo, anche contestandone le affinità con il nostro vivere.
Ma queste analogie sottendono al nostro essere e a quella che a volte più che evoluzione della specie umana, ci sembra un balzo in una dimensione altra, astorica, quasi quantistica, se non fosse per la cinica ed oggettiva tangibilità della contingenza.
ICH

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

"Bill Viola. Icons of light"
Curata da Kira Perov, collaboratrice e moglie dell'artista.
La mostra a Palazzo Bonaparte viene dedicata al più grande video-artista dei nostri tempi attraverso 10 lavori realizzati nei 40 anni della sua carriera, mettendo in evidenza i temi e le fonti di ispirazione alla loro base: da sempre interessato alla dicotomia vita/morte, l'artista ha saputo tradurne le dinamiche in opere dalla forte impronta emotiva e spirituale.
Dal 5 marzo al 26 giugno 2022

"Jago. The exhibition" La personale di Jago, giovane artista italiano, mito per i ragazzi e fenomeno social sarà curata da Maria Teresa Benedetti. Offre l'opportunità di conoscere il mondo dello scultore nato a Frosinone nel 1987: il percorso racconta i motivi del successo di un artista che unisce un grande talento creativo all'utilizzo dei mezzi di comunicazione più contemporanei, attraverso tutte le sue opere realizzate fino a oggi, più un ultimo, nuovo lavoro che sarà completato nel periodo dell'esposizione nelle sale di Palazzo Bonaparte.
Dal 12 marzo al 3 giugno 2022  

Musei Capitolini: Zurbaran Zurbarán a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velázquez.

Perché segnalare quest’opera che sarà esposta a Roma tra Caravaggio e Velásquez?
Perché in Italia Zurbarán è poco noto, dove in Spagna è uno dei più grandi interpreti, insieme a Diego Velázquez e Bartolomé Esteban Murillo, della pittura del cosiddetto «Siglo de Oro».
Fino al 15 maggio 2022

Istituto svizzero di cultura: Mai-Thu Perret: "Real Estate"
Prima grande personale in Italia dell’artista svizzera che vive e lavora a Ginevra.
In mostra opere esistenti e di nuova produzione che si inseriscono all’incrocio tra cultura contemporanea, la critica della storia dell’arte e la materialità.
Fino al 26 giugno 2022

Z2O Galleria Sara Zanin: con due sedi la Galleria, fondata da una giovane curatrice romana nel 2006, sta conoscendo un grande successo nel mondo del collezionismo romano.
Lei si chiama Sara Zanin e, con successo, promuove arte giovane italiana e internazionale.
I suoi artisti si sono affermati con partecipazioni istituzionali di tutto rispetto: Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma e Festival della Fotografia.
Vi incoraggio a seguire il suo lavoro.

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: INTERTWINGLED. The Role of the Rug in Arts, Crafts and Design. A cura del designer spagnolo Martí Guixé e della fotografa tedesca Inga Knölke.
L’intento di questa mostra è di esplorare il ruolo del tappeto e l’arazzo in campi differenti – dall’arte, all’artigianato, al design – attraversando concetti e realtà come il nomadismo, il real estate, le reti visibili e invisibili, i network digitali, l’ipertesto, la decentralizzazione del potere, la narrazione non lineare e il potere insito nel concetto di unione.
Tra i lavori esposti, artisti importanti come Carla Accardi, Gastone Novelli, Bice Lazzari, Antonio Sanfilippo, arazzi che decorarono gli interni delle turbonavi del Novecento, opere come Cromogramma di Renata Boero, Mappa di Alighiero Boetti, Sole scucito di Maria Lai e tanti altri lavori.
Fino al 4 settembre 2022

MLAC: Museo laboratorio arte contemporanea: Mario Giacomelli. Tra pittura e fotografia.  
A cura di Irene Caravita in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli. Mario Giacomelli tra pittura e fotografia in mostra alla Sapienza. Cinquanta opere dell’artista marchigiano esposte al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea: tempere, collage e scatti a partire dagli anni Sessanta. Tempere e collage presentati accanto ad alcune foto dell’autore da cui emergono anche suggestivi richiami formali e poetici rivelano in realtà un’attitudine compositiva e un gusto che prescinde dalla fotografia.
Fino al 14 aprile 2022

La Lampadina Racconti

LA PRIMULA ROSSA DEL VATICANO
di GIANNI FAZZINI

Nel 1983 il Monsignore irlandese Hugh Joseph O’Flaherty venne reso famoso in tutto il  mondo da una serie TV intitolata The Scarlet and the Black (Il rosso e il nero, dai colori del suo abito religioso) che fece conoscere gli escamotages, i travestimenti e le azioni coraggiose cui era ricorso il sacerdote nella Roma occupata dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, per sottrarre alla cattura e alla deportazione nei Konzentrationslager nazisti gli Ebrei, i prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi di internamento italiani e i partigiani: il Monsignore era interpretato da Gregory Peck, il suo antagonista, l’Obersturmbannführer SS Herbert Kappler, era Christopher Plummer, mentre papa Pio XII era interpretato da Sir John Gielgud. La serie era basata sul libro di J.P. Gallagher pubblicato nel 1967, The Scarlet Pimpernel of the Vatican (La Primula Rossa del Vaticano), che aveva riscosso un notevole successo di pubblico in vaste aree del mondo: il soprannome dato a padre O’Flaherty e citato nel titolo del libro, non era un’invenzione di Gallagher, bensì era stato attribuito al religioso già prima del libro e si richiamava - con tutta evidenza - al personaggio nato ai primi del Novecento dalla fantasia della baronessa britannica (di origine ungherese) Emma Orczy, che l’aveva reso protagonista di una fortunata serie di romanzi in cui la “sua” Primula Rossa salvava dalla ghigliottina i nobili francesi durante la Rivoluzione. 

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Laura Lionetti, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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