Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser
Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui
Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net

La Lampadina - n. 113 ::: Giugno 2022

Cari Lettori,
giugno ci ha accolti nelle sue calorose braccia, si preannuncia una lunga estate calda.
Di questo numero il fil rouge è forse l'oscurità, nelle sue varie accezioni: intesa come il celarsi al mondo, diventare perciò invisibile, come fa un hikikomori, per sfuggire a una realtà che ritiene non gli appartenga; oppure l'ambiguità o l'ignota provenienza, che sembra avvolgere la figura di Shakespeare. Ancora, di oscurità non si ha forse bisogno per lo sviluppo delle fotografie, e Carlotta di Francia, non era chiamata la contessa oscura, in senso di celata, nascosta?
E nel buio dell'oblio per secoli era caduta Giulia Lama, prima che su di lei e sulla sua arte si facesse luce. 
E non brancoliamo forse nel buio dell'incertezza  e della confusione quando dobbiamo fare le valigie?
Ecco allora che un lampo di luce ci scuote, il lampo dell'arte e dell'architettura visionaria del Louvre di Abu Dhabi, il sole accecante che ci accoglie quando ne usciamo dopo una visita approfondita e onirica.
In fondo al tunnel c'è sempre la luce.
Buona lettura!
ICH   

Commenta da qui


Lunedi, 6 giugno 2022

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


PSICOLOGIA – Quelli che spariscono dal mondo: il fenomeno hikikomori
Articolo di Renata Ferrara Pignatelli

Accade di frequente che un fenomeno sociale che si diffonde con lentezza, nel nostro mondo occidentale disincantato e indifferente venga riconosciuto con grande ritardo. Così il fenomeno dell’hikikomori - dalle parole giapponesi hiku (tirare) e komoru (chiudersi) - viene osservato e definito fin dai primi anni ’80 in Giappone, pur essendo considerato figlio del dopoguerra, ma solo intorno al 2000 si inizia ad osservarlo in Europa (all’inizio soprattutto in Francia) con crescente preoccupazione.
In pratica coloro che chiamiamo hikikomori attuano un graduale ritiro dalle attività sociali, una vera e propria fuga dalla vita di comunità, fino a rinchiudersi nella propria casa e addirittura nelle quattro mura della propria stanza evitando ogni occasione per uscire, salvo l’assoluta necessità di acquistare il necessario per nutrirsi.
Se si ricercano le cause di questo fenomeno sociale che investe principalmente i giovani e i giovanissimi, il pensiero corre sicuramente all’evoluzione che ha subito la società industrializzata; la forte crescita economica, in Giappone come in Europa, chiede ritmi di vita stringenti che non tutti hanno la capacità di mantenere, una corsa al successo personale, un clima competitivo nel quale solo i più forti riescono a emergere, relegando i più a restare in secondo piano, a far parte della massa, a sentirsi perdenti.
Nei giovani, per i quali le gratificazioni sono indispensabili e la speranza nel futuro una ragione di vita, questa corsa in cui si sentono inadeguati e deboli e vedono sparire all’orizzonte i coetanei più strutturati e sicuri di sé, fa calare su di essi, già fragili, un ulteriore peso che con il passare del tempo li rende completamente inermi ed inerti.
Di certo l’ansia sociale, che può insorgere sin dall’età infantile, è una delle cause maggiori di questo fenomeno dei nostri giorni. La depressione può essere conseguenza ma anche concausa (in quanto porta con sé un deficit di autostima) del ritiro sociale di colui che lo attua, il quale spesso ha una intelligenza al di sopra della media ma rivolta specialmente ad osservare se stesso. Potremmo anzi dire che l’adolescente hikikomori inizi ad analizzare ossessivamente se stesso in relazione ai propri rapporti con l’esterno (scuola, gruppo sportivo, amici), catalogando in modo per lui significativo ogni episodio che lo aiuti a “farsi un’idea” di quel mondo che sta iniziando a considerare minaccioso, così da sfuggire le situazioni per lui scomode fino al totale “evitamento” di ogni occasione ansiogena. L’unica vita per lui possibile, a quel punto, diventa quella che si svolge tra le mura di casa (nei casi estremi, nella propria stanza con porte e finestre chiuse). In molti casi viene addirittura invertito il ritmo sonno-veglia, risultando più facile “vivere” nella serenità e nel silenzio notturno piuttosto che di giorno, quando i rumori esterni o casalinghi suggeriscono sollecitazioni non gradite. L’unica compagnia diventa quella del computer, in particolare dei social networks, e a volte anche quella viene bandita.
Scrivono Stefano Vicari, professore ordinario di neuropsichiatria infantile e Maria Pontillo, psicoterapeuta: “Molti autori hanno evidenziato lo stretto legame tra il ritiro sociale (…) e i social media.  Nei casi più gravi (…) i social rappresentano dei veri e propri sostituti del mondo reale, l’unica forma superstite di comunicazione e di relazione”.  E lo psicologo Marco Crepaldi sottolinea “la tendenza degli hikikomori a privarsi della socialità diretta per privilegiare quella virtuale”.
Durante la pandemia il fenomeno si è letteralmente ingigantito, ma questo tema richiederebbe un’analisi a sé.
“Hikikomori Italia”, è un progetto di sensibilizzazione sul tema dell’isolamento sociale volontario voluto dal giovane psicologo Marco Crepaldi (2013) e trasformatosi in associazione nazionale (2017). Si portano avanti numerosi progetti come eventi di sensibilizzazione, gruppi di mutuo aiuto per i genitori e diverse collaborazioni con gli enti locali.  Dalla loro pagina: “La sofferenza, il disagio, la demotivazione e l’apatia che affliggono un hikikomori originano da una valutazione fortemente negativa del modello di vita contemporaneo e da una perdita di senso rispetto al perseguimento di tutti quegli obiettivi sociali considerati come necessari e obbligati.”
Negli studi portati avanti dall’associazione viene rilevato un numero sempre crescente di adulti hikikomori, che in Giappone sono ormai un importante problema sociale ed economico (in Italia non esiste ancora una rilevazione in proposito). La differenza con un hikikomori adolescente sta essenzialmente nel fatto che per quest’ultimo esiste una maggiore probabilità di riuscire a modificare questo lato negativo della sua esistenza con una buona terapia cognitivo-comportamentale.
L’adulto hikikomori invece (sempre dal sito dell’associazione) “ha rimuginato in solitaria per anni sulla sua concezione dell’esistenza, cristallizzatasi per l’assenza - ma io direi piuttosto il rifiuto - di prospettive alternative, quindi maggiormente interiorizzata e più difficilmente sradicabile.” Egli ha strutturato negli anni una serie di difese nei confronti del mondo esterno, o almeno di quella parte di mondo che considera sgradita o addirittura inaccettabile. E, probabilmente, in alcuni casi, anche una serie di strategie per rendere la propria solitaria esistenza il più gradevole possibile ed in qualche modo utile a sé e all’umanità che lo circonda.

Fonti: Stefano Vicari e Maria Pontillo, Adolescenti che non escono di casa, Il Mulino 2022 Marco Crepaldi, Hikikomori, i giovani che non escono di casa, Alpes Italia 2019 Associazione Hikikomori Italia: info@hikikomoriitalia.it, Facebook, Instagram, Youtube

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te."

Kobe Bryant

ABBIAMO OSPITI/LETTERATURA - Shakesperare: identità, reticenze, rivelazioni
Articolo di Emanuele Ludovisi, Autore Ospite de La Lampadina

‘…John Florio è una di quelle figure in qualche modo sfuggenti che compaiono di tanto in tanto nella biografia di Shakespeare, la cui importanza non è affatto proporzionata alla visibilità…’ Queste parole sono state scritte nel 2016, in occasione della ricorrenza dei 400 anni dalla morte del ‘Bardo’, da Peter Ackroyd, biografo del grande scrittore inglese e sostenitore della teoria classica sulla sua controversa identità. L’affermazione di Ackroyd lascia intendere che Florio, erudito inglese di famiglia italiana, costituisca una figura di rilevante importanza nell’opera di Shakespeare, con un ruolo che potrebbe rivelarsi, ad analisi più approfondite di quanto fatto sino ad oggi, anche sorprendente. In sostanza la pesante nebbia che da secoli rende difficile fare chiarezza sulla reale identità del monumento della letteratura anglosassone sembra cominci finalmente a diradarsi con le prime ammissioni sulla non più difendibile ipotesi che l’opera del genio di ‘Amleto’ e tanti altri straordinari soggetti teatrali, sia effettivamente quella del figlio del guantaio di Stratford. Troppe cose non tornano e rendono poco credibile che il giovane rampollo di un’incolta famiglia borghese della provincia inglese, dopo studi poco documentati e scarse notizie sulla vita precedente all’avvento sui palcoscenici teatrali londinesi, si possa essere trasformato in pochi anni nel più straordinario, colto e raffinato scrittore del ‘600. Ma per quali ragioni l’identità dell’attore Shakespeare scrittore geniale risulta poco credibile? Innanzitutto, come rilevato, le poche notizie biografiche documentate cui fanno corollario un’altra serie di questioni rimaste nei secoli irrisolte. L’opera del ‘Bardo’, ricca di riferimenti geografici e urbanistici di luoghi e città della regione mediterranea nell’epoca rinascimentale, risultati peraltro sorprendentemente precisi, indurrebbe a ritenere che Shakespeare, come la maggior parte degli scrittori, abbia riversato nella propria opera  null’altro che l’esperienza vissuta nel corso di una vita errabonda. Al contrario il genio inglese non risulta abbia mai lasciato il suolo britannico e quindi ciò che avrebbe narrato con straordinaria esattezza non sarebbe altro che il frutto di racconti di persone amiche. Eguali dubbi ha sempre suscitato la grande conoscenza degli autori classici e rinascimentali, soprattutto italiani, come del pensiero di Montaigne e di Giordano Bruno, che sembrano aver ispirato la sua visione esistenziale e letteraria. Non vi sono poi testi autografi di Shakespeare se si fa eccezione di un testamento dall’imbarazzante semplicità per contenuti ed espressioni. Per questi motivi e altri ancora che sarebbe troppo lungo ricordare, nel tempo sono comparsi diversi candidati a dare un volto più realistico all’immortale  poeta di Romeo e Giulietta. Tra questi i più quotati sono Ben Jonson, drammaturgo, poeta e attore teatrale coevo del ‘Bardo’, Marlowe, anche lui drammaturgo e poeta contemporaneo di Shakespeare, Edward de Vere, sedicesimo conte di Oxford, poeta di corte e John Florio, grande erudito, poliglotta, scrittore, linguista, traduttore di opere classiche e dell’opera di Montaigne, precettore e uomo delle istituzioni della corte. John era figlio di Michelangelo Florio, altro straordinario erudito rinascimentale rifugiatosi a Londra dopo essersi spogliato dell’abito francescano per aderire alla riforma protestante. Tutti i candidati elencati hanno buoni argomenti per assumere l’identità di Shakespeare ma tra loro, l’unico che sembrerebbe rispondere a ciascuno degli interrogativi disseminati nell’opera del genio anglosassone, è John Florio, forse il vero ‘ghostwriter’ del sommo poeta. Uno dei maggiori scrittori del ‘900, Borges, grande ammiratore di Shakespeare, in due diverse interviste negli anni Sessanta e Settanta, dichiarò che ogni volta che prendeva in mano un’opera di Shakespeare non poteva fare a meno di pensare a uno scrittore italiano o ebreo. La famiglia paterna di John Florio, era italiana, di origini messinesi ed ebrea prima della conversione.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Vi è qualche particella di bene anche nelle cose peggiori, sta agli uomini saperla attentamente estrarla."

Enrico IV, William Shakespeare?

FOTOGRAFIA – Le macchine fotografiche. La fotografia
Articolo di Carlo Verga

Le macchine fotografiche analogiche di qualche anno fa, le Olympus e Nikon e le tante altre che ci hanno fatto sognare, le ricordate? Oggi le ritroviamo finite miseramente in un cassetto, ogni tanto se ne prende una, poi per la difficoltà di gestirla, mancanza di pellicola ed altro, viene rimessa al suo posto per un prossimo tentativo. Un passo avanti con le digitali ma anche queste finite non meglio delle analogiche, sostituite per la maggior parte dal telefonino; quell’oggetto misterioso che abbiamo sempre in tasca, un click e via, il solo problema è che ti dimentichi delle foto che continuano ad accumularsi fino a quando, soffocato dai tanti scatti, ti dice basta e smette di funzionare.
Per fortuna non è per tutti così, chi ama veramente la fotografia ne fa, della macchina fotografica, un oggetto di culto. Per i patiti, i colori, la profondità del nero le tonalità del grigio sono unici se ottenuti con le classiche pellicole e naturalmente con un buon apparecchio.
Quando e come è nata la macchina fotografica? Una vaghissima idea la ebbero i pittori del ‘600. Si chiamava camera oscura. L’apparecchio consisteva in una piccola cabina dove con un sistema a specchio permetteva di disegnare su un foglio posto di fronte all'obiettivo.
La prima fotocamera commerciale è stata la Daguerreotype costruita in Francia nel 1839, si era riusciti a mettere a punto un processo denominato eliografia. Mediante questa tecnica riuscì ad imprimere, un’immagine, su lamina di peltro, cosparsa di un tipo particolare di bitume, era la prima fotografia della storia.
Naturalmente con il tempo il processo si è andato semplificando sia per le macchine e con la nascita di una vera pellicola fotografica.
La prima pellicola, per le “moderne” macchine fotografiche, è nata alla fine dell’Ottocento, era di celluloide, un composto a base di nitrocellulosa. Fu prodotta casualmente in Italia dalla Sipe (Società Italiana Prodotti Esplodenti). Era il 1882 quando due imprenditori milanesi fondarono la società, di grande successo in quel periodo, per la produzione di esplosivi.
Uno dei maggiori clienti dei loro prodotti esplodenti, fu all’epoca Nicola II zar di tutte le Russie, ne ordinava quantitativi notevoli. La rivoluzione di Ottobre fece, però, crollare improvvisamente il mercato così che la Sipe si ritrovò in casa quantitativi ingenti di nitrocellulosa. Cosa farne? Si cominciano a studiare miscele applicazioni varie fino ad arrivare a produrre una striscia di celluloide che ben poteva essere utilizzata per i processi fotografici. Il problema maggiore era che quel tipo di supporto era fortemente infiammabile (Vi ricordate il film “Nuovo cinema Paradiso”?). La Sipe è poi diventata Ferrania ed anche le formulazioni delle pellicole furono studiate e riformulate e si è passati così ai tetra ftalati che invecchiano molto meno, più resistenti e rendono il colore più luminoso. Con l’avvento delle macchine digitali, in un mercato così fortemente cambiato, la Ferrania è stata costretta a fermarsi e la parte fotografia definitivamente lasciata andare.
Di questi tempi qualcosa è nuovamente cambiato in principal modo per il mondo dei veri appassionati di fotografia che apprezzano i vecchi sistemi e il ritorno alle macchine e pellicole tradizionali. Un paio di imprenditori hanno recuperato i vecchi impianti della Ferrania e hanno iniziato a produrre la mitica P30, pellicola con la quale sono stati girati film come 8 ½, La ciociara e tanti altri…Il mercato ha preso con grande entusiasmo l’iniziativa, tanto da renderlo fiorente in special modo negli Usa, Giappone Corea del sud e anche Francia.
La stampa delle foto così come si faceva ai vecchi tempi, non è semplice ed è necessaria una buona attrezzatura, per un risultato accettabile, è un rito per i vari appassionati. Si trovano ancora dei buoni laboratori per lo sviluppo anche se non molti, un amico vero fotografo, mi raccontava che, per Lui, ne esiste solo uno, di altissimo livello, a Parigi. Oggi con i cellulari si fanno migliaia di foto, le più rimangono nelle macchine o negli archivi Google, qualcuna viene stampata. Una volta le foto di grandi ricordi, formavano quegli splendidi album che ancora sfogliamo con piacere. Un bell’hobby in un mondo che cambia velocemente, ma le vecchie macchine vanno tenute con accortezza anche per chi non è un fotografo provetto, tenendo a mente che aprendo quel famoso cassetto la sorpresa potrebbe essere di notevole valore.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Un buon fotografo puo’ vedere quello che altri non vedono, ma non puo’ fotografare quello che non c’è."

Fabrizio Guerra, fotografo

STORIA – La contessa oscura: Carlotta di Francia
Articolo di Beppe Zezza

Nei commenti all’articolo su Luigi XVII è stata citata una cosiddetta “contessa oscura”, sorella dello sventurato principe. Incuriosito sono andato a ricercare qualche notizia e mi sono trovato davanti la storia, interessante e movimentata, di un personaggio di grande spessore: Maria Teresa Carlotta di Borbone-Francia – sempre identificata con il solo nome di Carlotta - figlia primogenita di Luigi XVI e di Maria Antonietta.
Difficile riassumere nel poco spazio concesso dalla nostra newsletter l’intensa vita di questa principessa. Nata nel 1778, dopo che per otto anni il matrimonio dei genitori era stato privo di prole (si dice che la causa fosse perché il matrimonio non era stato consumato) – potete immaginarvi l’ansia per la mancanza di un erede – fu salutata con grande solennità e qualche malignità sull’effettiva paternità. Educata severamente dalla madre, condivise con lei e con il Re le vicissitudini della caduta dell’Ancien Regime: da Versailles alle Tuileries, la tentata fuga terminata a Varennes, l’incarcerazione nella prigione del Tempio.
Processato e ghigliottinato il Re suo padre, trasferita, processata e ghigliottinata la regina sua madre, Carlotta resta dapprima con la zia Madame Elisabetta ma rimane infine totalmente sola quando anche questa viene ghigliottinata. Orgogliosamente si difende non rivolgendo la parola ai suoi carcerieri.
Dopo la caduta di Robespierre le autorità addolciscono la sua prigionia assegnandole una dama di compagnia – questa annota che la principessa ha delle difficoltà a parlare a causa dei lunghi mesi di silenzio!
Nel paese i realisti riprendono voce e Carlotta – chiamata affettuosamente “l’orfana del Tempio” – viene assunta come bandiera. Nel dicembre del 1795, per uno scambio di prigionieri, viene liberata – la prigionia è durata circa tre anni – a seguito di un accordo con l’imperatore Francesco II d’Asburgo.
A Vienna vorrebbero che si sposasse con il fratello dell’Imperatore – suo cugino da parte di madre - lei rifiuta perché lo considera un “nemico della Francia” e gli preferisce il duca d’Angouleme, Luigi Antonio, figlio di Carlo, suo cugino da parte di padre. Il matrimonio è celebrato alla fine del 1799, alla presenza di Luigi XVIII, il fratello minore di Luigi XVI pretendente alla corona di Francia. Da quel momento la sua storia si lega strettamente a quella di Luigi XVIII. Questi se ne serve per legittimare le sue pretese e la presenta al mondo come una nuova Antigone fedele al Re nonostante tutte le sue traversie. In Francia Carlotta diventa molto popolare, oggetto di romanzi che trattano della sua cattività e delle sue sofferenze.
Durante l’epopea napoleonica si rifugia in Inghilterra insieme al marito, sempre al seguito dello zio Luigi XVIII. Il ritorno a Parigi nella prima restaurazione è trionfale, il re la mette sempre in primo piano; è lei il personaggio più importante, l’emblema della Restaurazione e della riconciliazione dei francesi, oggetto di venerazione da parte dei sudditi.
Il ritorno di Napoleone dall’isola d’Elba mette in crisi Luigi XVIII che si rifugia all’estero. Carlotta si trova a Bordeaux e cerca di resistere con il sostegno della popolazione. Costretta a cedere perché la guarnigione passa dalla parte di Napoleone anche lei emigra in Inghilterra da dove cerca di organizzare la resistenza dei realisti guadagnandosi la ammirazione dell’imperatore che la definisce “l’unico uomo dei Borbone”. Presso i realisti la sua fama è al culmine: Carlotta è l’eroina di Bordeaux, è paragonata a Minerva la dea della guerra ma anche personificazione della saggezza. Allo stesso tempo però i bonapartisti la odiano e spargono calunnie. L’immagine di riconciliatrice dei francesi che si era creata si offusca.
Luigi XVIII è vedovo, allora, durante la seconda restaurazione, Carlotta svolge tutte le funzioni che competono a una Regina come “prima donna di Francia”. Politicamente – siamo in un regime di monarchia costituzionale - appoggia gli “ultrarealisti”, maggioritari alla Camera; questi considerano il re troppo “buono” nei confronti dei “traditori” bonapartisti. Dunque è più o meno larvatamente in contrasto con lo zio Luigi XVIII e più vicina alle posizioni del suocero Carlo, fautore del ritorno alla monarchia assoluta.
Nel 1824 Luigi XVIII muore, gli succede il fratello, il suocero di Carlotta, che prende il nome di Carlo X. Il suo regno dura solo sei anni perché con il suo protagonismo provoca nel 1830 una nuova rivoluzione. Nel tentativo di salvare la dinastia, Carlo abdica ma non a favore del marito di Carlotta, Luigi Antonio – i due non avevano avuto discendenti perché Luigi Antonio era impotente – ma del nipote Enrico figlio del suo altro figlio, il defunto duca di Berry, che era stato assassinato anni prima. Il progetto non riesce perché Luigi Filippo di Borbone-Orleans, altra linea della famiglia, con un colpo di stato riesce a farsi eleggere re dei Francesi e scaccia dalla Francia la famiglia reale legittima.
Carlotta insieme con il marito si trasferisce prima in Scozia e poi a Praga. Da lì cerca di aiutare la vedova duchessa di Berry in un tentativo di riconquistare la Francia, che fallisce, poi si dedica all’educazione e alla guida dei nipoti, i legittimi eredi del Regno di Francia. Nonostante il suo stato di esiliata riesce comunque a “sistemarli” bene: la nipote Luisa – già piuttosto avanti in età, aveva 26 anni - sposa il futuro duca di Parma Carlo III e il nipote Enrico la arciduchessa d’Austria Maria Teresa di Modena.
Carlotta muore nel 1851 in Austria nel castello di Frohsdorf ed è inumata nella cripta di un monastero francescano nell’odierna Nova Gorica in Slovenia.
Arrivati a questo punto ci si può chiedere: sì, va bene, ma che cosa c’entra con questa storia la cosiddetta “contessa oscura” dalla quale è partita la mia ricerca?
È la solita storia delle “sostituzioni”. Anche nel caso di Carlotta si era fatta strada la leggenda di una “sostituzione” avvenuta durante lo scambio di prigionieri del 1795. La vera Carlotta si sarebbe volontariamente fatta rimpiazzare da una giovane, tal Ernestine Lambriquet, che aveva vissuto con lei nei primissimi anni a Versailles. (Qualcuno diceva che questa Ernestine fosse figlia illegittima di Luigi XVI, altri sostenevano invece che Carlotta durante la prigionia fosse stata oggetto di violenza carnale con una susseguente gravidanza che era opportuno tenere nascosta) e avrebbe vissuto in modo ritirato nel castello di Eisausen fino alla morte sopraggiunta nel 1837.
In tempi abbastanza recenti (2014) una Tv tedesca ha finanziato la riesumazione dei resti di questa donna – che era conosciuta come “contessa oscura “ o “comtesse des tenebres” cosiddetta “contessa delle tenebre” e il confronto del profilo genetico con quello di Luigi XVII, fratello di Carlotta, prelevato dal suo cuore e con quello del principe Alessandro di Sassonia, discendente di Maria Teresa d’Austria, nonna di Carlotta traendone un bel “servizio”. Il risultato del confronto ha confermato l’inesistenza di qualunque relazione. È dunque certo che non ci sia stata alcuna sostituzione. Tutte queste storie un po’ tenebrose affascinano e non mancano libri al riguardo!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"I destini dell’uomo sono come fiumi, alcuni scorrono veloci, senza incertezza, lungo facili percorsi. Altri passano attraverso mille difficoltà ma arrivano ugualmente al mare. La meta finale è per tutti la stessa".

Romano Battaglia, il fiume della vita

ARTE – Giulia Lama: la prima artista a produrre importanti commissioni per la Chiesa
Articolo di Marguerite de Merode

“Giulia Lama, veneziana, molto erudita nelle filosofie, ed assai valorosa Pittrice, cosicché le principali Chiese cercano avere delle opere sue, ed in particolar qualche Palla, nella cui maniera di dipingere acquistassi ella grandissimo onore”.
Luisa Bergalli, Venezia 1726

È difficile capire quale siano le dinamiche che rendono possibile la notorietà di un artista, nel corso della storia. Quando l’artista è una donna, specialmente intorno all’inizio del Settecento, si parte sicuramente svantaggiati.
Nella Chiesa di San Marziale, al centro di Venezia, sopra uno degli altari, sono state scoperte due tele di notevole qualità, inchiodate alla parete della chiesa per diverse centinaia di anni e mai prese in considerazione. I dipinti sono di un'artista donna di nome Giulia Lama, una delle figure più enigmatiche e allo stesso tempo affascinanti del primo Settecento veneziano. Sembra sia stata la prima artista donna a Venezia a produrre importanti commissioni per la chiesa. Figlia d’arte, suo padre, Agostino, era pittore lui stesso oltre che mercante d’arte e perito.
A dispetto delle sue colleghe impegnate nella produzione di generi “femminili” come il ritratto o la miniatura, Giulia si cimenta nella pittura di storia. Ha uno stile autonomo rispetto agli altri pittori contemporanei, dipinge con carattere e toni chiaroscuri forti. Di mestiere è ricamatrice e merlettaia ma sa anche di filosofia e matematica. Frequenta circoli scientifici e umanistici e scrive poesie. Compie la sua esistenza interamente nella parrocchia di Santa Maria Formosa senza mai lasciare Venezia. Di lei si sa poco. Con sicurezza le sono state attribuite tre pale d'altare, due delle quali sopravvissute (Crocifissione con santi in San Vitale e Madonna in Gloria con due Santi in Santa Maria Formosa); un autoritratto oggi negli Uffizi e un bel ritratto della pittrice eseguito da Giovanni Battista Piazzetta.
Non era bella d’aspetto, ma sembra avesse un temperamento forte e malinconico. Il Piazzetta è uno dei pochi colleghi che le hanno dimostrato sincero apprezzamento.
Sulla base delle sole quattro opere identificate, gli studiosi hanno attribuito alla pittrice, in seguito, ventisei dipinti precedentemente assegnati ad altri noti artisti, e circa duecento disegni, inclusi studi per le sue pale d'altare con alcuni notevoli nudi femminili e maschili. I pittori maschi potrebbero essere stati disposti a perdere una commissione redditizia per uno del loro stesso sesso, ma perderne uno per una donna era considerato imperdonabile e fu apertamente ostacolata. Il Settecento è il secolo dell'istituzione dei primi musei pubblici, delle istituzioni scientifiche, delle accademie, in cui molto raramente entrano anche le donne. Sicuramente fu molto osteggiata dal potere maschile, scrivono le cronache del tempo, un'affermazione che alla luce del sessismo del XVIII secolo non sorprende.
Il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo Correr di Venezia possiede una bella collezione delle sue opere grafiche. Tutti studi di nudo tratti dal vero. Una prassi non certo convenzionale per una donna dell’epoca, che tuttavia ci rivela appieno una personalità autonoma e anticonvenzionale. Sono corpi nudi studiati, analizzati, interiorizzati, restituiti sulla carta da disegno con un tratto in gessetto rosso o nero, con lumeggiature di gesso bianco, che esprimono vitalità e forza.
Morta nel 1747 per "febbre acuta con affetto cutaneo, che degenerò in convulsivo", venne sepolta nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Non si sposò, né ebbe figli e visse sempre nella casa di famiglia, in calle Lunga, in cui era nata 66 anni prima. Sembra che il suo indiscutibile valore sia stato ora finalmente riconosciuto.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Dipingere è azione di autoscoperta. Ogni buon artista dipinge ciò che è".

Jackson Pollock

COSTUME - Chiacchiere in redazione: Lucilla e Lalli parlano di partenze
Articolo di Lalli Theodoli e Lucilla Crainz

Lucilla - Subito dopo aver deciso dove andare ed aver controllato il clima, il turista prepara il bagaglio.
La prima regola: portare poche cose. Valigia piccola, mai piena. Spesso oltre tutto si fanno acquisti durante i viaggi e non si può girare poi pieni di pacchi. Vestiti abbinati per colore. Necessaire per toilette con prodotti in mini formato. Abbastanza per il breve soggiorno senza portare contenitori enormi.

Lalli. Sì, di solito, la preparazione per la partenza è perfettamente razionale, ma poi le ansie sono vincenti:… e se dovessimo andare a una festa? Aggiungiamo un vestito elegante. Ce ne basterà uno? A camminare? Un paio di scarpe extra comode. A fare un bagno in piscina? Due costumi (interi per carità). Poche le camicie. Aggiungiamone due nel caso si macchiassero a tavola. E così aggiunte su aggiunte per avere la certezza di essere pronti a tutto, la valigia si gonfia inesorabile sotto i nostri occhi.

Lucilla - Gli italiani in viaggio si riconoscevano un tempo per la loro eleganza. Soprattutto da magnifiche scarpe. Per cui ora teniamo alta la bandiera: no al borsello, no ai pantaloni pinocchietto. L’eleganza a volte premia. Grazie ad un aspetto curato io sono stata prelevata dalla turistica e passata in business e in un'altra occasione invitata nel palco VIP. Certo complicato essere eleganti per le musulmane totalmente coperte: l‘accento va allora dato a scarpe e borse che ne fuori escono: dovutamente firmate.

Lalli - Eleganti sempre in viaggio? A volte si sbaglia. Tanti anni fa, fine luglio, biglietto in cuccetta per Torino. Non prendevo una cuccetta da secoli ma non avevo trovato altro. La sera sulla banchina della stazione Termini fuori dal vagone vagava un mucchio di giovani. Eleganti non direi. Infradito, canottiere e costume da bagno o, forse, boxer. Li guardavo alzando il sopracciglio orripilata. Volevo che vedessero la mia totale disapprovazione. “E CHE MODO DI VIAGGIARE è questo?”
Nella notte ho condiviso la cabina dei canottierati. Avevo una cuccetta alta per fortuna. Mi sono sdraiata con attenzione per non stropicciare pantaloni e camicia con cui avrei dovuto girare il giorno dopo.
“Signora possiamo aprire il finestrino?” Per non fare la rompiscatole “Sì certo nessun problema!” Non lo hanno aperto, lo hanno spalancato. Ero in direzione di marcia. Un turbine di vento bollente mi ha travolto. Il lenzuolo di carta svolazzando impazzito cercava di strangolarmi. Impossibile domarlo. Alla fine siamo giunti, io e il lenzuolo, ad un compromesso: sciarpa attorno al collo. Non ho dormito un attimo quella notte, soprattutto perchè nel turbine di aria e di caldo cercavo di stare immobile per non ciancicarmi oltre misura.
La mattina prestissimo un gran via vai dentro e fuori dalla cabina. I canottierati si erano trasformati in un gruppo di perfetti dirigenti in giacca e cravatta. Questa volta erano LORO a guardarmi orripilati.
Io, tutta stropicciata, come uscita dalla centrifuga, sono scesa dal treno strisciando vergognosa. Certamente nessuno mi avrebbe passata in business o, tanto meno, nel palco delle autorità.

Se mai ci fosse una prossima volta mi aggirerò alla partenza in zoccoli e copri costume sulla banchina Termini e agli sguardi orrificati dei presenti non reagirò. So bene oramai come fare per essere elegante… l’indomani.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

La Lampadina e' sui Social

Seguici su Facebook

 

FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

MEDUSA LA SACERDOTESSA - A tutti è nota Medusa: la sua chioma composta di serpenti, sguardo che terrorizza.
Pochi sanno che prima di essere trasformata in un’orrenda creatura, Medusa era una sacerdotessa di Atena, bellissima: una violenza si tramuta in colpa e la punizione è spietata e ingiusta.
Il tutto viene descritto nel romanzo "Il segreto di Medusa" di Hannah Lynn, tutta un'altra storia...
CV

*

SAPERE PER I RAGAZZI - Bella la nuova enciclopedia Britannica per ragazzi.
Un librone del sapere di 432 pagine, pensato e scritto da oltre cento esperti dall’astronomia alla storia alla tecnologia per conoscere il mondo che ci circonda.
Bella anche la rubrica Scoperte da scoprire ricco di contenuti ed anche in versione quiz.
CV

*

DIRITTO ALLO STUDIO - Venti ragazze hanno provato qualche giorno fa ad indire una manifestazione a Kabul, ma con poco successo.
Hanno cercato di raggiungere il Ministero dell'educazione ma il gruppo è stata subito disperso dalla polizia talebana.
Le ragazze, in parte a volto coperto, avevano cartelli in dari, la lingua afghana: «L’educazione è mio diritto! Riaprite la mia scuola».
CV

***

APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

*****************

MARTEDÌ 21 GIUGNO 2022
Ore 18.45
– CHIOSTRO DEL BRAMANTE
CRAZY. LA FOLLIA NELL’ARTE CONTEMPORANEA

La pazzia, come l’arte, rifiuta gli schemi stabiliti, fugge da ogni rigido inquadramento, si ribella alle costrizioni, così anche Crazy, il progetto di Dart – Chiostro del Bramante a cura di Danilo Eccher.
La percezione del mondo è il primo segnale di instabilità, il primo contatto fra realtà esterna e cervello, fra verità fisica e creatività poetica, fra leggi ottiche e disturbi neurologici.
I 21 artisti chiamati a partecipare sono parte di questa follia.

*****************

06-09 OTTOBRE 2022
VENEZIA: BIENNALE, KIEFER, KAPOOR ED OLTRE

Finalmente torniamo a Venezia che tanto ci è mancata. L’occasione è varia: la 59esima Biennale d’arte: il latte dei sogni, la mostra del maestro Anish Kapoor che troviamo sia alle Gallerie dell’Accademia che a palazzo Manfrin, e poi a palazzo Ducale Anselm Kiefer e ancora andremo a visitare la sede restaurata di palazzo Fortuny e….

 *****************
Per settembre stiamo programmando alcune visite guidate vicino Roma:
Pian delle Orme e Sonnino 
che era stata rimandata per cattivo tempo
Un sabato dedicato alla ri/scoperta di Piana delle Orme e alla visita di uno storico paese, Sonnino, terra di confine, sconosciuto ai più, così vicino alla capitale eppure così ignorato.

*****************
La passeggiata a Tor Pignattara
con Alessandra Mezzasalma.
Ancora alla scoperta di Roma, andremo a conoscere la zona di Tor Pignattara, che comprende il Pigneto e confina con le zone del Verano, la Casilina, la Tuscolana e il Quadraro. Divisa in tre aree, Tor Pignattara, la Marranella e  Villa Certosa, e conosciuta come area suburbana di età imperiale, ha visto il suo sviluppo urbanistico nei primi anni Venti del secolo scorso tra autopromozione edilizia e servizi prestati dal Comune.
Durante la seconda guerra mondiale, viene bombardata, diviene luogo di scontri violenti per la liberazione della capitale, data la sua posizione strategica sulla direttrice Roma Cassino Napoli, e ancora molto ci racconterà Alessandra Mezzasalma con la quale faremo questa passeggiata tra storia, arte antica e di strada (mai sentito parlare della Cappella Sistina di Verlato?), e finiremo con un buon aperitivo...

*****************
I giardini inglesi di Torrecchia Vecchia

 Iinizialmente progettati da Lauro Marchetti, curatore dei giardini di Ninfa, ed in seguito sviluppati e mantenuti dal paesaggista inglese Dan Pearson si trovano nella tenuta del principe Caracciolo a Cisterna di Latina e sono riconosciuti Monumento naturale a livello internazionale.

Stiamo anche definendo le date per altre visite con Ludovico Pratesi, una di queste a Spazio “PaeseFortuna#0: Di uomini e pecore” a Pietralata.

Seguiteci per saperne di più e fissare sull'agenda le date!

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 

***

E ANCORA
FLASH NEWS!
 

UN'EREDITÀ TUTTA PER IL SOCIALE - Laurene Powell Jobs è oramai cinquantottenne, da 15 anni vedova del grande Steve è una delle donne più ricche del mondo, il suo patrimonio è stimato in 34,5 miliardi di dollari.
La sua attività principale è nelle iniziative sociali di ogni tipo.
Nel 2020 ha detto che non avrebbe lasciato nulla dell’eredità alle sue tre figlie. “Ho ereditato la mia ricchezza da mio marito che non era interessato ad accumulare i soldi.
Non lascerò nulla alla mia famiglia.
I miei figli lo sanno.
Se vivo abbastanza a lungo questa eredità finirà con me".
Interessante visione...
CV

*

LA CASA DEL VIOLINO - Il Museo del violino Antonio Stradivari di Cremona unico del suo genere, ospita diversi spazi e iniziative, i laboratori di ricerca e il Concorso triennale internazionale di liuteria.
Per conoscere gli eventi in calendario, e i contenuti educativi su storia e manifattura degli strumenti si può accedere con un clic a concerti e a lezioni sulla liuteria locale antica e moderna sul canale YouTube.
CV

*

TAPPETI CHE PASSIONE- I tappeti persiani avevano grande prestigio già nel IV secolo a.C tanto che lo storico Senofonte già ne faceva riferimento nella sua Anabasi.
Grande tradizione per le trame, la qualità dei tessuti e i colori. Oggi  la tradizione sembra continuare grazi allo street artist iraniano Nafir.
Le sue opere sono apparse  con grande successo a Venezia e a Londra, in genere sono ritratti femminili in bianco e nero.
CV


*

GIORNALISMO LIBERO - Secondo il Rsf World Press Freedom Index 2021 il Paese che ha il modello di censura più repressiva è la Cina  che occupa il 117° posto su 180 paesi.
La Cina viene descritta come la più grande prigione dei giornalisti del mondo. Attualmente ne sono detenuti 117.
Il segretario generale di Rsf, Christophe Delorie, definisce la censura cinese e il suo modello di repressione come «terrificanti».
L'index ci dice anche che il 73% dei Paesi esaminati blocca in tutto o in parte l'attività dei giornalisti,
è un documento da approfondire...
CV

***

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: "Le Jeune Akmed" dei fratelli Dardenne sarà il film che rappresenterà il Belgio lunedi 20 Giugno 2022 alle 10.30 al cinema Tiziano nell'ambito dell'ACDAMAE Film Festival a cura di Pucci Rastrelli Biffi. 
I Dardenne vanno al festival di Cannes per l'ottava volta, e con una storia drammatica: la complicata storia di un ragazzino belga di religione islamica che proverà a uccidere la sua insegnante, dopo aver aderito a un'interpretazione estremista del Corano.
Una pellicola relativamente breve, circa 85 minuti, ma carica di spunti.
Leggi di più...

DA AMMIRARE: la statua di Vibia Sabina, nel Tempio di Vibia Sabina e Adriano, a Roma.
La preziosa statua in marmo bianco, che rappresenta l'imperatrice Vibia, alta più di due metri, ben conservata e risalente al 136 d.C., dopo essere stata esposta per un periodo nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, è stata collocata in via definitiva nell’area archeologica di Villa Adriana a Tivoli. 
Ora, fino al 18 giugno, sarà esposta gratuitamente nel cuore di Roma, nella sede della Camera di Commercio di Roma in Piazza di Pietra.
Guarda il video
Leggi di più...

DA SEGUIRE: "Populismo e sovranismo" giovedì 30 giugno 2022 ore 21.00: Liberia Eli, Viale Somalia 50A, Roma. Terza tappa de "Le conversazioni di Eli", un ciclo di incontri imperniati sul vasto tema di "Identità e confini".
La prima serata aveva come tema le radici della cultura europea, la seconda l'emigrazione all'estero dei nostri giovani e nella terza, conclusiva di questo primo ciclo, si affronteranno i delicati temi del populismo e del sovranismo. 
Lo scopo? Trovare un momento, un'occasione per scambiare idee sulla realtà che ci circonda, in maniera totalmente informale, e favorire se possibile un dibattito aperto, senza proporre tesi  quanto piuttosto spunti di riflessione.
 Leggi di più...

 

  ***

La Lampadina/Libri
Gli Amici consigliano

Gli anelli di Saturno. 
W.G. Sebald (1995)

recensione di Flavia d'Auria
di UMDL (Un Mercoledì da Lettori)


Procuratevi una mappa del Suffolk, contea nell’East Anglia affacciata sul Mare del Nord, costeggiata da spiagge di sabbia fine, scogliere fatiscenti, estuari profondi che giungono fino a lambire la lingua di Oxfordness e mettetevi in cammino, leggeri, privi di bagaglio, per un viaggio, per lo più a piedi, e con una guida d’eccezione, W.G. Sebald.
Sarà lui a riempirvi con i suoi racconti, aneddoti, con la sua straordinaria conoscenza di luoghi, fatti storici, personaggi, di fronte ai quali, consapevoli della propria profonda ignoranza e ammirati da tale erudizione, mista ad eccentricità, non si può fare altro che farsi guidare e provare gratitudine per essere riusciti a completare il cammino, giungendo a destinazione con un nuovo bagaglio di conoscenze ed un arricchimento interiore.
Siamo nel 1992 e Sebald, lasciata ormai da anni la sua Baviera per Norwich, cittadina nella Contea del Norfolk, inizia, in solitaria, nel mese di agosto “quando i giorni della Canicola si avvicinavano alla fine”, il suo girovagare, a tratti melanconico, nel Suffolk. (Saturno è l’astro della melanconia e agosto è il suo mese).

Camminando insieme allo scrittore incontriamo ville abbandonate, sontuose residenze decadenti, misteriose costruzioni militari risalenti ai tempi della guerra fredda, campi d’aviazione da cui partivano i bombardieri verso la Germania.
Partecipiamo ad incontri curiosi come quello con Alec Garrard che, interrotta l’attività di allevatore di bestiame, dedica tutto il suo tempo e la sua energia a costruire, all’interno di una stalla, un modello in scala del tempio di Gerusalemme, che lui vorrebbe durasse molto più a lungo dell'originale.
Assistiamo all'arrivo di Lord Rothschild, con la sua limousine, che gli chiede di poter esporre il plastico, una volta ultimato, all’interno della sua proprietà e da quel momento assistiamo all'ascesa della reputazione di Alec Garrard.

Continua a leggere sul sito...

***

MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

MAXXI: A Cornered Solo Show #2
A cura di Hou Hanru e Monia Trombetta, questa mostra è la seconda tappa di un progetto più ampio iniziato al MUDAM di Lussemburgo (6 ottobre 2021 – 10 aprile 2022), che consiste in una serie di mostre personali ospitate in musei dall'architettura non convenzionale.
Un dialogo tra disegno, scrittura e ambiente in un angolo del Museo, per raccontare in senso critico e con spirito ironico il sistema dell’arte contemporanea. La capacità di Solakov di raccontare storie in relazione con lo spazio circostante, diventa un veicolo per commenti e pensieri su questioni sociali e collettive.

E ora per cambiare vi faccio fare il giro di alcune gallerie romane:

Z2O Sara Zanin: Alfredo Pirri. Di luce e di fango Mi piace molto il lavoro di Alfredo Pirri.
In questo caso la galleria di Sara Zanin espone le opere dell’artista finalmente tornato a Roma con i suoi lavori che giocano con la luce, il colore e la trasparenze della materia. Da non mancare.
Fino al 30 giugno 2022

Magazzino: Frangiflutti: Alessandro Piangiamore. Questa è la quarta mostra personale di Alessandro Piangiamore in galleria e presenta opere inedite concepite e realizzate per questa occasione.
“Il titolo Frangiflutti si associa in modo piuttosto chiaro alla poetica di Piangiamore, da sempre orientato ad una funzione “riparatoria” dell’arte, una sorta di escapismo non difensivo, di evasione (o filtro) dal flusso di immagini in cui viviamo la nostra attualità”.

Fino al 29 luglio 2022

Lorcan O'Neill: Kiki Smith. Non è la prima volta che la galleria espone l’artista inglese. In quest’occasione la Smith espone i suoi nuovi lavori. Alcune delle sue sculture in bronzo più complesse.
Fino al 27 luglio 2022

La Lampadina/Noi ci siamo stati!

IL LOUVRE DI ABU DHABI
di LUCILLA SCELBA

Se avrete occasione di un viaggio negli Emirati Arabi – che sono sette ma di cui turisticamente parlando si prediligono Dubai, uno dei più piccoli, e Abu Dhabi, il più esteso – non mancate il Louvre di Abu Dhabi che sorge sull’isola naturale di Saadiyat.
Inaugurato nel 2017 dopo un’attesa di dieci anni e un notevole investimento finanziario, è stato progettato dall’architetto francese Jean Nouvel su un territorio completamente desertico ma destinato a diventare in futuro un intero quartiere dedicato all’arte e alla cultura, il Saadiyat Cultural District, con l’intervento di altre archistar di fama internazionale come Norman Foster, Tadao Ando e Frank Gehry.
Attualmente, appena superato il ponte che collega la terraferma all’isola, l’area si presenta come un esteso cantiere sul quale in fondo spicca la cupola bassa, traforata e scura del Louvre costruita sull’ultimo lembo di terra che si protende verso il Golfo Persico e che protegge e copre la terrazza a strapiombo sul mare, creando uno straordinario effetto di chiaroscuro a gocce di pioggia di luce. 

Continua a leggere sul sito e guarda la foto gallery

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Laura Lionetti, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

Ricevi questa mail in quanto in passato hai prestato il tuo consenso a riceverla. In ottemperanza all’art. 13 del Regolamento 2016/679 (GDPR) e ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) puoi da qui verificare quali sono i dati conservati all'interno
del nostro database
ed eventualmente aggiornarli, oppure decidere di disiscriverti.

Se desideri segnalare "La Lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.

Grazie
Il Team de La lampadina