Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser
Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui
Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net

La Lampadina - n. 116 ::: Ottobre 2022

Cari Lettori,
questo numero di ottobre sembra un'opera al chiaroscuro.
La violenza cieca della battaglia combattuta a Waterloo che ben si sposa con l'oscura cupidigia di chi usò i morti per macinare denaro..
Le opere pittoriche rischiarate dalle lame di luce della pittura a olio di Jan van Eyck; l'Universo di cui facciamo parte, oscurità totale e luci accecanti..
E ancora la chiarezza dell'inventiva di un antico romano che si spande su uomini e cose, e, di nuovo, il buio della guerra che confonde i confini e rende incerto il percorso.
Il buio è solo mancanza di luce, alla quale ci si può abituare, ma non per condividere l'oscurità con orchi e creature terribili, semplicemente per conoscerli, abbracciarli e sconfiggerli.
Buona lettura.
ICH

Commenta da qui


Giovedì, 13 ottobre 2022

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


STORIA – La battaglia di Waterloo, silenzi e misteri
Articolo di Carlo Verga

Grande curiosità per un articolo di qualche settimana fa a proposito delle conseguenze della battaglia di Waterloo. Dopo la tremenda disfatta di Napoleone, storici, strateghi e tanti altri, hanno esaminato ogni aspetto di quella terribile battaglia che ha visto cadere circa 20mila uomini e un numero altrettanto grande di cavalli. Ma un mistero: che fine hanno fatto i resti dei caduti, e le carcasse dei cavalli di cui non è mai stata trovata traccia? Un corpo è stato trovato solo recentemente ed in modo del tutto casuale ma gli altri?
Una verità sconcertante è venuta a galla grazie a tre ricercatori i cui risultati verranno pubblicati dal Frankfurter Allgemeine Zeitung e dal Daily Mail, e fanno riferimento a decine di documenti dell’epoca, articoli di giornale, ordinanze amministrative, lettere etc.
I fatti: nel 1830 fu avviata la coltivazione della barbabietola nell’area della battaglia e la costruzione di un grande impianto per produrre lo zucchero. Per qualche ragione, l’anno successivo venne liberalizzato in Belgio il commercio di ossa animali, che macinate e carbonizzate erano considerate molto efficaci come filtro per raffinare e sbiancare lo zucchero grezzo.
Quindi che fare disponendo di grandi quantità di "materia prima"? Le ossa dei morti sia umani che animali vennero dissotterrate tra il 1830 e il 1860 per il loro utilizzo come filtri per raffinare e sbiancare lo zucchero e in piccola parte, nell’industria dei fertilizzanti.
Waterloo con tutte le migliaia di ossa sepolte divenne una miniera quasi inesauribile di ossa umane e animali. Molti giornali denunciarono lo scandalo, ma senza successo. Venne perfino ignorato il decreto con cui nel 1834 il sindaco di Braine-l’Alleud, uno dei comuni dell’area della battaglia, dichiarava illegali gli scavi per raccogliere le ossa.
Tanti gli articoli e le testimonianze dell’epoca riportate nello studio:
La Presse: “Le persone del luogo arrossiscono quando vedono gli speculatori vendere nobili resti sparsi sul campo di battaglia per trasformarli in carbone osseo”.
L’Independent: “Gli industriali hanno ottenuto il permesso di togliere i morti dalla terra dell’onore, per mutare in carbone le ossa degli eroi.”
Sul Prager Tagesblatt, un viaggiatore tedesco, commentava: “Usare il miele come dolcificante vi eviterà il rischio di sciogliere i resti di vostro bisnonno nel caffè”.
Karl von Leonhard, archeologo tedesco, racconta di aver visto nel 1840 fosse aperte piene di scheletri umani e animali, mentre venivano vuotate. Uno di quelli che scavavano gli vantò il valore in denaro delle ossa dei granatieri che “pesavano quanto quelle dei cavalli”.
Lo studio parla di quasi 2 mila tonnellate di ossa umane e animali dissotterrate e vendute all’industria saccarifera.
La fabbrica chiuse nel 1860. L’industria dello zucchero in Belgio finì quando non ci furono più ossa da scavare. Per questo, gli archeologi non hanno mai trovato nulla dei resti dei morti della battaglia.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Una persona saggia mette un pizzico di zucchero in tutto quello che dice agli altri, e ascolta con un grano di sale tutto quello che gli altri dicono"
.

Proverbio tibetano

PITTURA – Le Fiandre, Jan van Eyck e la pittura ad olio entra trionfante nel Rinascimento Italiano
Articolo di Marguerite de Merode

Si sa che nel XV secolo, le Fiandre conoscono un periodo di grande effervescenza economica. È la regione più urbanizzata dell'Europa settentrionale nel XIV e XV secolo. Le sue città e i suoi porti crescono in dimensioni e numero per divenire il principale centro commerciale di tutto il nord Europa, fungendo da punto nodale per i mercanti provenienti dall'Inghilterra, dal Baltico, dall'Italia e dalla Francia. Per questo, in particolare Bruges, Gand ed Anversa, al culmine della loro ricchezza, diventano centri di grande produzione artistica. Attraggono artigiani di ogni tipo, inclusi pittori, produttori di arazzi, miniatori di manoscritti, orafi e scultori in legno e pietra. L'efflorescenza dell'arte quattrocentesca del nord coincide con la ripresa demografica dopo lo shock della peste nera a metà del XIV secolo.
Inoltre, le guerre tra Francia e Inghilterra, che avevano rallentato l'economia fiamminga, si sono gradualmente placate durante questo periodo.
È in questo stimolante contesto che alcuni pittori fiamminghi sperimentano una nuova tecnica rivoluzionaria. Nel 1400 viene introdotto l’uso di un solvente oleoso per mischiare i pigmenti al momento di applicarli sul dipinto.
“Fu una bellissima invenzione e una grande comodità all’arte della pittura il trovare il colorito a olio […] Questa maniera di colorire accende più i colori, né altro bisogna che diligenza e amore, perché l’olio in sé si reca il colorito più morbido, più dolce e dilicato e di unione e di sfumata maniera più facile che li altri […] i colori si mescolano e si uniscono l’uno con l’altro più facilmente; et insomma li artefici danno in questo modo bellissima grazia e vivacità e gagliardezza alle figure loro, talmente che spesso ci fanno parere di rilievo le loro figure e che ell’eschino dalla tavola […]”

Con queste parole Giorgio Vasari accenna alla grandissima attrazione che rappresenta l’uso del nuovo diluente. Certo l’uso dell’olio era già conosciuto prima di allora dagli antichi romani, lo ritroviamo negli scritti di Marco Vitruvio e di Plinio, nel Medioevo, negli scritti del monaco Teofilo (XI sec.) e poi in quelli di Cennino Cennini alla fine del XIV secolo. Comunque, questo procedimento inizia veramente ad essere studiato ed usato in modo sistematico nel Cinquecento e più precisamente in Fiandra con Jan van Eyck che, perfezionando questa «nuova e prodigiosa maniera di colorire», sperimenta un impasto oleo-resinoso, mettendo a punto un nuovo metodo di lavoro che presto adotterà in maniera pressoché esclusiva.
La pittura ad olio di Jan Van Eyck non è esattamente quella che intendiamo oggi. È una sorte di tempera grassa formata dalle stesse terre macinate usate nella tempera, mescolate con l’uovo e incorporate con una sostanza oleosa essicante a base di olio di lino che permette di ottenere una materia fluida. Il colore viene steso per velature, cioè con numerosa sovrapposizione del colore al fine di ottenere un effetto di grande luminosità, dando l'impressione di una luce interiore che aiuta anche a creare toni preziosi con colori decisamente più ricchi. Il lento processo di essiccazione dei colori permette di ottenere una sfumatura molto morbida e una gamma cromatica ampliata grazie al gioco delle trasparenze ottenute sovrapponendo colori diversi. Ciò crea un grande impatto visivo con effetti brillanti come se fossero vivi.
Nasce un nuovo tipo pittorico ricco di dettagli di grande precisione con uno stile molto analitico. L’arte fiorisce intorno a questa nuova ricchezza pittorica. Tra l’altro una volta asciutti, i colori impastati con l'olio si mantengono nel tempo e rimangono pressoché inalterati nei valori cromatici. Verrà adottato molto presto un supporto su tela più che su tavola, nell’intento di facilitarne il trasporto e la manutenzione.
È con l’acquisto di opere degli artisti fiamminghi da parte dei numerosi mercanti toscani e dai banchieri fiorentini presenti nelle ricche città del nord, soprattutto a Bruges, sede della più importante filiale della banca dei Medici, che diversi artisti italiani entrano in contatto con l’arte nuova.
Alcuni mecenati come gli Arnolfini, originari di Lucca, i genovesi Giustiniani nonché Battista Lomellini, appartenenti alla colonia di mercanti stabilita a Bruges ordinarono opere importanti arrivate fino a noi.
Di questa tecnica del dipingere con un solvente oleoso, la penisola italiana ne fa piano piano tesoro. Verso la metà del '400 si intensificano scambi reciproci tra la cultura artistica fiamminga e quella delle varie corti signorili italiane.
A Urbino, Napoli, Firenze, Roma e anche Venezia, alcuni artisti si cimentano con il nuovo. Antonello da Messina, insieme a Piero della Francesca, Filippo Lippi, Beato Angelico, Domenico Veneziano, il Pollaiolo fino a Botticelli, Leonardo e Raffaello adotteranno la nuova tecnica ad olio, interpretandola con grande originalità contribuendo a rendere la penisola italiana un luogo di grandi novità, il centro di irraggiamento del nuovo Rinascimento.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Senza l’atmosfera un dipinto è nulla".

Rembrandt

PIANETA TERRA – L’affascinante storia dell'universo
Articolo di Beppe Zezza

Il titolo di questo articolo non avrebbe potuto essere scritto un secolo fa!
Storia dell’Universo? Ma che cosa dici? Ma lo sanno tutti che l’Universo è eterno, è sempre stato e sempre sarà! Questa sarebbe stata la reazione comune da parte degli uomini colti.
Eh sì. Perché fino al 1915-1925 (quindi giusto circa un secolo fa) la grandissima maggioranza degli uomini di scienza consideravano l’Universo come fisso, immutabile, immenso senza limiti di spazio e di tempo. Poi…
Nel 1915 un certo Albert Einstein completa la sua teoria della gravitazione detta Relatività Generale e teorizza che spazio, tempo e materia siano legati e che la presenza di materia (o energia) deformi lo spazio-tempo. [Correttamente, da allora in poi, non si dovrebbe più dire che i pianeti ruotano attorno al sole ma che si muovono diritti davanti a loro in uno spazio localmente incurvato dalla massa del sole!].
La distorsione dello spazio-tempo teorizzata dal fisico tedesco viene confermata nel 1954 da un esperimento fatto con orologi atomici imbarcati su un aereo a reazione in volo a grande distanza dalla Terra. Viene rilevata una differenza tra il tempo misurato sull’aereo e quello misurato a terra in perfetto accordo con la teoria della relatività.
Nel 1917 Einstein rendendosi conto che le sue equazioni porterebbero a un Universo “instabile” cosa per lui inconcepibile dato che questo è un ‘dato di fatto’ indiscutibile, le “trucca”[1] introducendo una “costante cosmologica”, che funga da stampella affinchè la sua teoria sia compatibile con la stabilità dell’Universo.
Nel 1922 – dunque pochi anni dopo – un giovane cosmologo russo, Friedmann, basandosi sulle stesse equazioni di Einstein, pubblica la teoria di un Universo in espansione. Manda i suoi lavori a Einstein. Questi li denuncia come affetti da errore (!) salvo poi essere costretto a fare ammenda e ad ammetterli come possibile “fonte di nuove ricerche”.
Nel 1927, un prete (!) cosmologo, Georges Lemaitre, pubblica un lavoro, sempre basato sulle equazioni di Einstein, espone le sue teorie sulla espansione dell’Universo e calcola con precisione la velocità di fuga delle galassie. Il suo lavoro è accolto con derisione dalla comunità scientifica.
Ma…
Ma nel 1929 i calcoli di Lemaitre sono confermati dalle osservazioni fatte dall’astronomo Edwin Hubble: effettivamente le galassie si allontanano le une dalle altre. Di fronte all’evidenza la comunità scientifica si ricrede, lo stesso Einstein ammette che la ‘costante cosmologica’ da lui ipotizzata era la più grande stupidaggine che avesse mai compiuto! Lemaitre viene osannato e premiato.
Le cose non finiscono qui. Lemaitre sostiene che se l’Universo è in espansione è perché ha avuto un inizio: avrebbe avuto origine da un “atomo primitivo” nel quale si sarebbe concentrata tutta la massa-energia dell’Universo e da lì avrebbe avuto inizio lo spazio-tempo. La sua teoria è rigettata dalla comunità scientifica. Non solo. Poiché presuppone che la materia non sia eterna ma che abbia avuto un principio, incontra una furiosa opposizione da parte sia dei sovietici i quali fondano la loro ideologia sui principi del materialismo di Marx sia dai nazisti. Gli scienziati che mostrano di darle credito vengono perseguitati in vario modo e perfino imprigionati. Lemaitre è accusato di parzialità perché prete e dunque condizionato dal discorso biblico della creazione.
Nel 1949 l’astronomo Fred Hoyle conia il termine “Big Bang” con lo scopo di ridicolizzare la teoria di Lemaitre. Fred Hoyle è il presidente della Reale Società di Astronomia e espone il suo pensiero anche alla radio: la teoria del Big Bang cade nel dimenticatoio.
Nel frattempo, nel 1948, un allievo di Friedmann, George Gamow, un russo emigrato negli Usa per sfuggire alle persecuzioni staliniane, insieme al suo discepolo Ralph Adler aveva pubblicato un lavoro, nel quale affermava che gli atomi di idrogeno, elio e deuterio dovevano essere stati creati nei primi istanti dell’Universo. Adler proseguendo le ricerche aveva affermato, in un libro rimasto pressoché sconosciuto, che la prima luce era stata emessa dall’Universo circa 3800 anni dopo il Big Bang e delle tracce dovessero essere rilevabili ancora oggi. Ma di fronte al rifiuto della comunità scientifica di prendere in considerazione la teoria avevano abbandonato le loro ricerche.
Senonché….
Senonché nel 1964 – siamo ai giorni nostri - letteralmente per caso, due ingegneri dei laboratori Bell, Arno Penzias e Robert Wilson si imbattono in un rumore di fondo, ineliminabile, nei segnali emessi dai primi satelliti. E scoprono che questi ‘rumori’ altro non sono che quelle tracce ipotizzate da Adler! Sono premiati con il Nobel per la fisica nel 1978.
Di fronte a queste scoperte la teoria del Big Bang viene riconsiderata e piano piano accettata dalla comunità scientifica – in Unione Sovietica la persecuzione invece: Sakharov, che tutti quanti ricordiamo, sarà liberato da Gorbatchov solo nel 1986!
Perfino Fred Hoyle, il più grande detrattore di Lemaitre, la accetta e, tanto questa teoria del Big Bang rassomiglia a una creazione, da ateo dichiarato diviene deista!
Negli anni successivi si sono succedute sempre nuove conferme. Nel 1992 è stata pubblicata l’immagine della radiazione cosmologica di fondo – che è a valsa al suo realizzatore il premio Nobel nel 2006.
Oggi la storia dell’Universo è stata studiata a fondo dai primi istanti. Il Big Bang si rivela non avere nulla di una esplosione fortuita, disordinata o casuale ma essere invece uno sviluppo estremamente organizzato in fasi successive.
Ci si interroga su cosa sia successo al tempo t=0. In realtà il tempo t=0 non esiste! È il Big Bang che ha ‘creato’ il tempo, lo spazio e la materia (idea che ci è difficile da comprendere). È il Big Bang che ha ‘creato’ la fisica. Non c’è un “prima” del Big bang, né qualcosa di “fisico” ‘al di fuori’ dell’”atomo primitivo” Il Big Bang è avvenuto al cosiddetto istante di Planck : 10-43 secondi , la più piccola unità di tempo che abbia un senso fisico.
La possibilità che l’Universo sia stato “creato” da una entità “metafisica” (esterna alla ‘fisica’), a lungo considerata come retaggio di secoli bui, si ripresenta.
I “materialisti” che escludono per principio la possibilità di ogni realtà “non fisica” ipotizzano scenari pre-Big Bang. Poiché, come ovvio essendo la fisica “nata” con il Big Bang questi non sono “scientificamente dimostrabili”, la scelta tra le opzioni rimane un fatto personale.
P.s. nella redazione di questo articolo sono largamente debitore al libro “Dieu La science les preuves di Michel-Yves Bolloré e Olivier Benassies pubblicato da Guy Trédaniel Editeur nel 2021.

[1] Sembra incredibile ma è così. Come successivamente da lui stesso riconosciuto Einstein accecato dal pregiudizio che l’Universo sia stabile “forza” le sue equazioni

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Noi siamo l’incarnazione locale di un Cosmo cresciuto fino all’autocoscienza. Abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle."

Carl Sagan

ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Lago Lucrino. Gaius Sergius Orata, un genio all'opera. Prelibatezze, lusso e ricchezze
Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina

Un piccolo lago con tanta storia. Uno specchio azzurro nei Campi Flegrei, separato dal mare da un istmo di sabbia che compare e scompare da secoli, condizionato da una terra che continua e sospirare. In quel punto viene periodicamente percorsa da bradisismi, maree, scaturigini termali. E tutto si trasforma, ma…
Un giorno lontano, circa 140 anni a.C. un ingegnere imprenditore geniale Gaius Sergius Orata scoprì il modo di valorizzare le proprietà del lago compresi questi fenomeni naturali. Riuscì quindi a fornire una qualità eccezionale ad due  prodotti ittici di cui i Romani erano particolarmente ghiotti. Un pesce, l’Orata e un mollusco bivalve l’Ostrica, tuttora molto apprezzati. La composizione dell’acqua e la temperatura davano loro particolare pregio.
A questo proposito mi piace citare una frase di Marziale “Non tutte le orate sono buone tranne quelle nutrite con le ostriche del lago Lucrino” Sergio Orata perfezionò un sistema di “bagni pensili” consistente in speciali strutture idrauliche “hypocaustum” che permettevano l’immissione di acque termiche nelle piscine. Erano le vasche per i pesci, utilizzate per l’itticoltura. E il nome piscina restò fino ad oggi utilizzato per definire qualunque tipo di invaso artificiale.
Il commercio di questi prodotti particolarmente pregiati, ostriche e orate, sviluppatosi fortemente, e pagato profumatamente in quanto destinato a fruitori di altissimo rango e molto agiati, permise a Sergio Orata di diventare in breve tempo uno degli uomini più ricchi del suo tempo.
I Greci utilizzavano un complesso sistema di areazione per scaldare gli ambienti, che permetteva la circolazione dell’aria calda nelle cavità di pavimento e pareti. Sergio Orata se ne appropriò perfezionandolo e lo diffuse ovunque ci fossero le terme. Calidarium Frigidarium Tepidarium. Ne troviamo reperti interessanti in tutti i territori dove furono impiantate terme. Praticamente in tutto l’impero romano.
Le terme costituivano un sistema che regolava il costume di vita quotidiana della popolazione. Nei musei di New York, Varsavia e Ampurias si trovano alcune fiaschette vitree puteolane risalenti al IV secolo con le rappresentazioni dei monumenti tra Pozzuoli e Miseno. Vi sono raffigurate gli impianti idraulici, ostiari e altri particolari delle strutture. Molto di queste installazioni è andato perduto nel tempo. Ci dobbiamo accontentare delle descrizioni e degli apprezzamenti di Virgilio di Plinio e di altri storici. Tuttavia la conferma delle descrizioni illustrate sulle Fiaschette Vitree trova accurata testimonianza nel “Disegno Bellori” (600) prezioso documento ritrovato successivamente.
Lo studioso Gennaro Di Fraia di recente ha evidenziato importanti reperti che convaliderebbero addirittura l’esistenza di un’isola termale artificiale costruita in mezzo al mare. Dall’alto è possibile individuare anche il varco nella via Herculea aperto per consentire il passaggio delle navi all’interno del lago. Fu voluto da Agrippa. Tracce sono state individuate di magazzini, “horrea”, utilizzati spesso come granai, per oltre 2km. Le Torri sommerse della “secca fumosa” scomparsa a causa del bradisismo. E forse addirittura la possibile conferma dell’isola di Calipso, citata dal filosofo Filostrato (Boccaccio).
A testimonianza dell’importanza del lago Lucrino all'epoca di Sergio Orata è noto il restauro effettuato da Giulio Cesare. Fu proprio lui che per consolidare l’istmo, danneggiato dal bradisismo, fece costruire la Via Herculea. Personaggi insigni possedevano magnifiche abitazioni riccamente decorate in quella zona. Era diventato un fantastico, lussuoso luogo di villeggiatura. Le splendide ville tra cui quella di Scipione l’africano, quella di Cicerone “cumanum academia” e le numerose fonti termali furono distrutte dall’eruzione del Monte Nuovo.
Tra le curiosità emerse da queste mie ricerche la più ovvia e intuibile riguarda il nome di questo gustoso pesce che compare sulle nostre tavole. L’Orata prende il nome da Gaius Sergius Orata. Oppure da una lieve traccia dorata sul muso? Per cui Sergio Orata avrebbe finito per chiamarsi così dalle orate che gli avevano procurato tanta ricchezza. Non lo sapremo mai!
Anche la parola “lucro” proviene dal nome del lago. Dato che ogni attività intrapresa grazie alle straordinarie opportunità offerte da questo magico luogo, diventava fonte di guadagno e arricchimento. Naturalmente occorrevano talento imprenditoriale, e non solo. Era inoltre fondamentale possedere preparazione ingegneristica e idraulica. Gli acquedotti costruiti sono visibili tutt’oggi e funzionavano perfettamente. Alcuni funzionerebbero ancora. Ma furono abbandonati per via delle intossicazioni da piombo con cui erano realizzate le tubature. Anche una politica illuminata permetteva il fiorire di commerci attività ricchezze.
In conclusione ogni nuovo studio ci fa scoprire livelli di raffinatezza e di capacità di utilizzare architetture e strutture edili che continuano a sorprenderci. I nostri antenati furono effettivamente un popolo eccezionale! Nel caso della diffusione delle terme sappiamo che venivano utilizzate non solo da ricchi privati ma anche da tutta la popolazione. Questo denota conoscenza e applicazione di norme igienico sanitarie eccezionali per quei tempi. Non tralasciando il controllo degli orientamenti socio economici percepibili in uno spazio circoscritto. A Roma la suggestione di monumentali resti di terme ci incanta sempre. Le terme di Caracalla sono le più celebrate perché ospitano periodicamente spettacolari eventi musicali. Potremmo paragonare Sergio Orata a Natale Farinetti? Oppure a Briatore? Se vivesse oggi di sicuro avrebbe ideato un’impresa simile a Eataly. In quanto ingegnere chissà cos’altro avrebbe potuto inventare!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Roma, città fortunata, invincibile e eterna."

Tito Livio

ABBIAMO OSPITI/LETTERATURA – Europa: il buio a mezzogiorno
Articolo di Emanuele Ludovisi, Autore Ospite de La Lampadina

Sul tavolo quadrato dinanzi al divano del mio studio trovano posto alcuni libri che mi piace di tanto in tanto riaprire e sfogliare. Non sono in realtà semplici opere narrative ma silenziose testimonianze di come la letteratura sia legata da un filo invisibile che racconta le nostre inquietudini e scuote le nostre coscienze.
Nel corso del tempo finisco per aprire e riaprire questi libri e leggere alcune pagine per non dimenticare. Non dimenticare che alcune vite, a differenza di tante altre, traversano la storia accettandone gli incidenti come fatalità inevitabili che vanno affrontate con coraggio. Uno di questi libri è "Dialogo con la morte", il drammatico resoconto del condannato Koestler che incalzato dagli eventi della storia in cui è rimasto intrappolato, è costretto a confrontarsi con le sue paure riscoprendo i limiti del proprio destino umano.
Per la mia generazione, nata nel dopoguerra e cresciuta nella serena agiatezza borghese distante anni luce dai grandi conflitti che hanno segnato il ‘900, la vita avventurosa e per tratti epica di uno scrittore come Koestler, rappresenta l’esempio di un itinerario esistenziale speso inseguendo i propri ideali senza accettare compromessi.
Koestler nasce a Budapest agli inizi dello scorso secolo in una famiglia ebrea. A poco più di vent’anni abbraccia la causa sionista, lavora in un kibbutz in Palestina e diviene giornalista, poi insegue il mito del comunismo che lo condurrà qualche anno dopo in Spagna, durante la guerra civile, come inviato di un giornale inglese, qui verrà fatto prigioniero per alcuni mesi e condannato alla pena capitale cui riuscirà a sfuggire, vivendo la drammatica esperienza che lo indurrà a scrivere "Dialogo con la morte".
Infine, dopo aver preso coscienza degli orrori delle purghe staliniane, Koestler diverrà un convinto anti comunista denunciando i pericoli delle dittature figlie del radicalismo cieco con il suo romanzo più celebre: "Il buio a mezzogiorno".
Sono trascorsi novanta anni, era il 1932, da quando un giovane Koestler, allora appena ventisettenne, intraprende un lungo viaggio nell’Unione sovietica per scrivere un libro a sostegno della politica economica del paese fondata sul metodo dei piani quinquennali. È l’alba nel mondo di una nuova visione incentrata sul dirigismo statalista che dovrà cambiare in modo radicale le condizioni di vita del popolo della sterminata nazione che va dagli Urali al Pacifico. Koestler segue con l’entusiasmo della gioventù il corso intrapreso dall’URSS fiducioso nelle prospettive della costruzione di un mondo privo di ingiustizie fondato innanzitutto sul rispetto della persona umana.
Ma pochi anni dopo, le purghe staliniane lo costringono a un’amara presa di coscienza che lo porterà a una totale revisione critica delle sue infatuazioni giovanili. Koestler scopre come gli ideali, anche i più nobili, finiscano quasi sempre per scontrarsi con le complesse ambiguità dell’animo umano quando questo si confronta con la seduzione del potere.
Koestler non sarà il solo deluso di quella generazione di intellettuali nata all’inizio dello scorso secolo. Un Camus poco più giovane, anche lui sostenitore degli ideali radicali della sinistra, sarà nella maturità costretto a prenderne le distanze dinanzi al brutale esercizio del potere sovietico oramai preda di una furia imperialista che ha messo definitivamente in soffitta il rispetto dei diritti umani: l’unico invalicabile confine di un autentico stato democratico che pone sullo stesso piano la difesa dei diritti dell’individuo e quelli della collettività.
"Il buio a mezzogiorno" la straordinaria opera con cui Koestler denuncerà l’orrore di uno stato dittatoriale guidato da una nomenclatura di potere pronta a tutto per preservare i propri privilegi, esce in lingua inglese nel 1940, l’edizione italiana vedrà la luce nel 1946.
Dall’atto di denuncia di Koestler sono dunque trascorsi oltre ottant’anni e ora il neo imperialismo della Russia di Putin, di tutt’altra natura ideologica rispetto a quello di Stalin, riporta il ‘buio’ in Europa insanguinandola con una guerra senza senso.
L’opera di Arthur Koestler, figlia di un’avventura esistenziale che ha attraversato con coraggio e onestà intellettuale il ‘900, resta una delle più illuminanti testimonianze dei pericoli che nella storia si nascondono sempre dietro a tutti quei leader che conquistano il potere sbandierando in modo opportunistico degli ideali ma che poi restano incapaci di rispettare la dignità umana, privata della libertà e dei diritti civili.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice


"Noi tutti abbiamo creduto di poter trattare la Storia come un esperimento di fisica. La differenza è che in fisica si può ripetere l’esperimento migliaia di volte, ma nella Storia si può farlo solo una volta".

Arthur Koestler

COSTUME - Ligofobia? Acluofobia? Avrei voluto...
Articolo di Lalli Theodoli

La nostra infanzia è stata accompagnata da orridi racconti “LE FIABE”. Terribili storie di Perrault o dei fratelli Grimm che ci narravano di matrigne con tendenze omicide (Pollicino), di streghe vendicative (La Bella addormentata nel bosco), di bambini all’ingrasso per essere divorati (Hansel e Gretel).
Nonostante queste brutte, orride storie, noi dovevamo essere bambini coraggiosi.
Coraggiosi nel non piangere sull’alcol che bruciava sulle nostre ferite, spingendoci a soffiarvi sopra come dei piccoli draghi per lenire il dolore (mentre ad altri bambini “viziati” veniva permessa l’acqua ossigenata).
Coraggiosi nell’affrontare i mostri della nostra mente, evocati dalle fiabe e dai racconti del giorno, che emergevano, prepotenti, al calare della luce.
Ognuno di noi aveva i suoi terrori personali: chi i mostri, chi le streghe, chi la guerra, chi i lampi e i tuoni. Io dovevo saltare nel letto da un metro di distanza per non permettere al mostro, che viveva sotto il letto, di afferrarmi i piedi.
E non era finita. Una volta in salvo (sopra il letto), la mia preghiera era: ”Gesù ti voglio tanto bene, ma non mi apparire altrimenti muoio di paura”.
Dalle letture dalle suore durante l’ora di cucito, parevano assai pochi i bambini privati di apparizioni. A nulla servivano le parole di mia sorella:  ”Perché poi dovrebbe apparire a te che sei tanto cattiva?”.
Non mi tranquillizzavo. E se poi non fossi stata abbastanza cattiva?
Al minuto della buona notte chiedevamo, anzi, imploravamo, una lama di luce dal corridoio. Non ci veniva accordata. Tlac..e la porta si chiudeva inesorabile, e, puntuale, arrivava la paura. Ad ognuno la sua.
Inutile l’averci mandato durante il giorno in stanze  buie  per prendere oggetti inutili. L’allenamento non funzionava. La paura vinceva sempre.
Qualcuno per noi, allora, avrebbe dovuto alzare la mano in nostra difesa e dire ai nostri educatori: "Ehi voi, guardate che non sono capricci: sono ligofobici. Dovete essere voi ad aiutarli a vedere che nel buio non c’è nulla di terribile.” Avrebbe dovuto spiegare loro che questo disturbo, molto comune nei bambini fra i 3 e i 5 anni, crea angoscia che spesso accompagna la paura di mostri e streghe.
Ma, allora, di tutto questo proprio non si parlava.
Per cui
Avrei voluto nascere decenni più tardi.
Con la psicologia infantile, che ora conosce e segue questo disturbo comune a tanti bambini, ci avrebbero accordato lo spiraglio di luce sufficiente a cacciare la paura.
Vorrei nascere adesso, non solo per provare il parapendio o lo scooter d’acqua, ma per andare a dormire come ora vanno a dormire i bambini.
Attrezzati di peluches e di un non precisato numero di ciucci con la lucetta notturna telecomandata, a forma di orso, di bambi, di unicorno e con possibilità di scelta di mille colori.
Stanotte azzurro, e la stanza non è una caverna buia ma si trasforma in una grotta celeste e serena.
Buona notte.
Anzi felice e serena notte.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

La Lampadina e' sui Social

Seguici su Facebook

 

FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Un progetto per Pompei - Un nuovo progetto interessante che prende il nome di Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Ha come finalità quella di valorizzare l’area attorno al sito archeologico più conosciuto al mondo. L’intenzione è di migliorare la mobilità, le infrastrutture e i servizi per rendere Pompei sempre più collegata e più piacevole per quanto riguarda l’impatto turistico.
MdM

*

Un nuovo termine - Leggo: il dataismo è una pratica artistica che riconosce come i dati siano diventati il principale mezzo dell'umanità per comprendere la natura, caratterizzare i processi sociali, sviluppare nuove tecnologie e, sempre più, sondare ciò che ci rende umani.
Questo modo di fare arte è alimentato dalla convinzione che l'arte non può sfuggire, ignorare o aggirare i dati se vuole rimanere rilevante per i processi post-visivi che modellano la nostra società.
CV 

*

Salviamo Venezia! - “Save Venice” è un'organizzazione no profit americana dedicata al patrimonio culturale di Venezia. Fondata dopo l’alluvione del '66, in questi anni ha finanziato oltre 2000 progetti, tra l’altro il restauro di Santa Chiara dei miracoli, della chiesa di San Sebastiano e quello della facciata della Scuola Grande di San Marco, oltre a tanti dipinti tra i quali spiccano la pala di san Marco, la presentazione della Vergine, la Madonna di Ca' Pesaro.
Hanno una sede a New York e un ufficio a Venezia.
CV 

***

APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

*****************

Mercoledì 26 ottobre 2022
Ore 12.00
CAPOGROSSI.
DIETRO LE QUINTE.

Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma 

In questa visita saremo guidati da Diletta Borromeo, storica dell'arte contemporanea con esperienza di ricerca nel campo delle arti visive, che ci introdurrà nella comprensione della scelta curatoriale dell’allestimento e nell'approfondimento del lavoro di Capogrossi. Questa la Sua nota introduttiva alla mostra:
"A cinquant'anni dalla scomparsa di Giuseppe Capogrossi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna dedica all’artista l’esposizione “Dietro le Quinte”, titolo simbolico prestato da un dipinto in mostra per svelare un comune dialogo tra il primo periodo figurativo e la svolta del noto astrattista. 
L’inedito allestimento, che consta di circa trenta dipinti e una ventina di opere su carta disposti per assonanze, tenta di chiarire quanto disse il critico d’arte Michel Seuphor, “Capogrossi non ha sostanzialmente cambiato la sua pittura, ma l’ha soltanto chiarita.”

*****************

Giovedì 17 novembre 2022 Ore 19.00
Presentazione del libro
 L'ARTE SERVE A QUALCOSA?
Sei lezioni per capire l'arte del XXI secolo
di Ludovico Pratesi
Circolo degli Affari Esteri - Roma

L'arte contemporanea: si può capirla con gli stessi parametri dell'arte del passato? Qual è il ruolo concreto di questo tipo di arte? Se tutto può diventare arte, allora cos'è davvero l'arte? E chi è il "vero" artista? Ludovico Pratesi cerca di sciogliere queste legittime perplessità attraverso sei brevi lezioni, concepite come un percorso per comprendere l'utilità dell'arte contemporanea, e offre una chiave creativa per interpretare la complessità del mondo attuale.

*****************

Domiziano imperatore.
Odio e amore

Palazzo Caffarelli

Una mostra che presenta quasi cento opere provenienti da alcuni dei più importanti musei italiani e internazionali.
Le 15 sale espositive ripercorrono la storia di Domiziano, principe e tiranno condannato dalle fonti e dai suoi contemporanei, ma capace di riforme importanti come quella dell’amministrazione.
Ci accompagnerà Alessandra Mezzasalma.
E ancora Villa Adriana, le passeggiate nei quartieri di Tor Pignattara e Tufello, e altro...

Seguiteci per sapere le date di vista e gli ulteriori appuntamenti programmati.
 Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a

appuntamenti@lalampadina.net
 

***

E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Sempre meno... - Gli esseri umani....si stima che nel 2070 la popolazione Italiana scenderà sotto i 50 milioni… Il resto del mondo civilizzato non sta meglio.
La forza di lavoro è stimata scendere di 400 mila unità all’anno fino al 2030, poi?
CV

*

Un uomo=2,5 milioni di formiche - Sapete quale è la stima della popolazione delle formiche nel mondo? Chi avrà fatto questo calcolo? Comunque senza pensarci troppo, sono la bellezza di 20 milioni di miliardi, circa 2,5 milioni per ogni essere umano.
CV

*

Oslo a tutta arte!- Oslo si appresta a diventare uno dei poli museali più moderni di Europa. Il primo museo è dedicato a Munch, Un parallelepipedo poggiato su un fiordo. 13 piani, 110 dipinti 18mila composizioni grafiche e 4500 tra disegni e acquarelli. Il secondo, il nuovo Nasjonalmuseet (Museo Nazionale) ha aperto l’11 giugno 2022, è il museo più grande di tutta la Scandinavia, ospita arte di varie epoche, arte moderna e contemporanea, oltre a oggetti di design e artigianato.
CV 

*

Energia, energia... - I maxi rincari provocano problemi nei condomini e mancati pagamenti. La morosità è passata dal 15% pre covid, al 35% attuale!
CV 

***

Coppie - Singoli- Venti anni fa, ogni 100 famiglie, 43 erano coppie con figli e 25 famiglie formate da persone sole.
In un rapporto di 58 a 100: 58 famiglie unipersonali ogni 100 famiglie costituite da coppie con figli.
Dieci anni dopo, nel 2011, stavano in un rapporto di 79 a 100.
E altri dieci dopo ancora, nel 2021, ovvero oggi, stanno in un rapporto di 102 a 100.
CV

***

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: La notte splende alle Terme di  Caracalla, fino al 20 ottobre
Il percorso guidato, oltre ad una tappa nel corpo centrale delle Terme che includerà l'attuale mostra "Idee di pietra" di Giuseppe Penone nella natatio, privilegerà soprattutto la parte sotterranea, autentico e complesso motore della macchina termale, includendo, oltre al settore musealizzato, la "Mela Reintegrata" di Michelangelo Pistoletto e il Mitreo, creando un mix tra antico e contemporaneo di grande suggestione. 

 *** 

ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

dal 18 al 23 ottobre 2022
PRETTY WOMAN



Il film cult del 1990 sbarca a teatro grazie all’adattamento a quattro mani firmato da Garry Marshall e Jonathan Lawton, rispettivamente regista e sceneggiatore della pellicola cinematografica campione di incassI.
Questo è un musical a tutti gli effetti: la celebre colonna sonora, scritta da Bryan Adams, sarà eseguita live da un’orchestra sul palco mentre il corpo di ballo vi catturerà con coreografie spensierate dal ritmo scatenato.

*****************

dal 25 al 30 ottobre 2022 - Ore 20.30
LA DODICESIMA NOTTE

Con La Dodicesima Notte prosegue la fortunata collaborazione tra il Teatro Olimpico e il Gigi Proietti Globe Theatre, oggi diretto da Nicola Piovani. Una delle commedie più vitali e festose di Shakespeare, un capolavoro dal sapore folle, un gioco attoriale straordinario.

*****************

dal 1 al 6 novembre 2022 ore 20.30
RICHARD O'BRIEN'S ROCKY HORROR SHOW



"Richard O’Brien’s Rocky Horror Show”
arriva in Italia nella versione originale! Dal 1973, The Rocky Horror Show ha sedotto con la sua trasgressività intere generazioni di spettatori, conquistando anche i benpensanti più integerrimi e trasformandoli in devoti fan con corsetto e calze a rete.
Ha viaggiato in più di 30 paesi, è stata tradotta in più di 20 lingue e torna ora in tour con la regia di Christopher Luscombe.

Per le vostre prenotazioni
al 345 165 9162,
non dimenticate di citare come codice di riduzione la convenzione con La Lampadina

Info: www.teatroolimpico.it

 ***

LA LAMPADINA/LIBRI
GLI AMICI CONSIGLIANO
“A noi toccò l'Africa.
Storia di una vita felice”
di Pina Carbone Vollaro

Articolo di Lucilla Scelba, Autore Ospite de La Lampadina

Nello scrivere di questo piccolo quanto prezioso libro dal titolo evocativo di un certo destino, “A noi toccò l’Africa”, colpisce anche il suo sottotitolo: “Storia di una vita felice”.
Infatti, la Storia con la -S- maiuscola è fatta delle nostre storie individuali che, coralmente, concorrono al corso degli eventi e, quindi, a fare la Storia stessa e questa è una oral history che l’Autrice, nel fissarla sulla carta stampata, dedica espressamente ai propri nipoti. Trovo molto coraggioso anche quell’aggettivo “felice” in tempi – adesso come allora – in cui mancano la pace, la serenità e il coraggio che invece l’Autrice testimonia vividamente come le forze che hanno guidato le scelte della sua vita e della sua famiglia.
A riprova del fatto che la Storia la facciamo noi la narrazione parte da lontano, dalla Prima Guerra Mondiale e dalla nonna Vincenzina a Melfi, vedova di guerra con quattro figli da mantenere e che, tra lavoro nei campi e grande Fede, riesce a mandare avanti la famiglia. Vorrei sottolineare l’importanza fondante della famiglia sempre presente in questa vicenda e il fatto che questo è anche un racconto molto al femminile, poiché le figure delle tre generazioni di donne di cui si narra emergono in maniera esemplare.
C’è poi la madre dell’Autrice, Alessandra, che a 10 anni è costretta a lasciare con grande rimpianto la scuola tanto amata per aiutare in casa occupandosi delle sorelle minori ma, a 20 anni – siamo nel 1928 – sposa il suo amore “Totonno il napoletano”, venuto in Lucania per cercare fortuna e realizzare il suo sogno, quello di creare una propria conceria a Napoli, sempre accompagnato da “onestà, stima e affetto” – parole testuali – che si avvererà nel 1947 a guerra finita, assicurando così benessere e sicurezza alla sua numerosa famiglia. Infine, c’è Giuseppina – detta Pina, l’Autrice – settima di nove fratelli, venuta alla luce nel dicembre 1939 tra lo scoppio della Seconda Guerra mondiale in settembre e il primo Natale sotto le bombe.

***

MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Le grandi mostre in arrivo nei musei di tutta Italia: il sito Artribune ci segnala le grandi mostre previste in Italia per la fine dell’anno e inizio 2023.
Consultatelo, potreste capitare in una delle città evocate. Vi darà un’indicazione.

Per quanto riguarda Roma:

Villa Medicis Academie de France à Rome: COLLECTION. 150 fotografie della Collection Bachelot.
L’Academia di Francia a Roma riceve tra le sue mura l’eccezionale collezione di Florence e Damien Bachelot.
150 fotografie che ripercorrono un secolo di storia dell’immagine attraverso gli scatti di quei fotografi che ne hanno creato la storia.
“Tra contrasti e corrispondenze, la mostra della collezione Bachelot a Villa Medici mette in evidenza una storia delle influenze fotografiche ed esamina il modo in cui il ritratto e il corpo inquadrano la città, tagliano il territorio urbano e gli spazi di tutti i giorni nei quali la figura umana funge sempre da scala.”
Dal 7/10/2022 al 15/01/2023

Palazzo Bonaparte: Van Gogh Attraverso le sue opere più celebri – tra le quali il suo famosissimo Autoritratto – sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Fino al 26/03/2023

Qualche proposta in galleria.. The Gallery Apart: Luana Perilli: Wanderlust
La nuova serie di lavori presentati in mostra, si ispira ai materiali trovati nella foresta, come sistema biologico di scambi di significati e significanti in continuo divenire.
Fino al 18/11/2022

Z2O Galleria Sara Zanin: Fabrizio Prevedello: Mani Sempre interessante fare un giro dalle parti di Z2O. iN Questi giorni Sara Zanin ci propone un giovane artista che si interessa al paesaggio e al rapporto con esso attraverso l'uso di vari materiali, come marmo, vetro, gesso, onice, e altri.
Fino a 11/11

E a TORINO
Artissima: Fiera di arte contemporanea di Torino. Direttore: Luigi Fassi
Come ogni anno, si svolge a Torino nell' OVAL, Lingotto Fiere, la fiera d'arte contemporanea più italiana di tutte le fiere. Artissima è la principale fiera d’arte contemporanea in Italia e la più attenta all'arte italiana.
Sin dalla sua fondazione nel 1994, unisce la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca.
Dal 4 al 6 novembre 2022
 

La Lampadina Racconti

Antonio Canova a Parigi e a Londra dalle spoliazioni napoleoniche ai “Marmi di Lord Elgin”

Articolo di Gianni Fazzini, Autore Ospite de La Lampadina

In quest’anno di celebrazioni in cui si commemorano i duecento anni dalla morte, avvenuta a Venezia il 13 ottobre 1822, di Antonio Canova che fu - insieme con Bertel Thorvaldsen - tra i massimi scultori del Neoclassicismo, non manchiamo di ricordare il modo in cui egli inevitabilmente, data l’epoca in cui visse e nella quale realizzò i suoi capolavori, si trovò dapprima ad intrattenere rapporti di varia natura - diplomatici, nonché artistici e di committenza - con Napoleone I e la sua famiglia, per poi tentare a Parigi il recupero delle opere d’arte razziate in Italia dagli eserciti napoleonici e infine recarsi a Londra per ammirare i “Marmi del Partenone”, altrimenti noti come “Marmi di Lord Elgin”.

È famosa, anzi famosissima (anche al di sopra del suo effettivo valore artistico) la scultura di Venere vincitrice nella quale Canova effigiò la sorella prediletta di Napoleone, la deliziosa Paolina, mentre molto meno famose sono le sculture che Canova dedicò ad altri componenti della famiglia Bonaparte: Alexandrine Bleschamps, seconda moglie del fratello minore Luciano, amato-odiato da Napoleone perché aveva osato tenergli (giustamente) testa, per cui la statua della moglie fu poi riadattata a rappresentare la musa Tersicore; la Madame Mère Maria Letizia Ramolino, venerata e austera madre di Napoleone; Maria Luisa d’Asburgo Lorena, seconda moglie dell’Imperatore; Maria Anna, un’altra sorella di Napoleone, coniugata Baciocchi e più nota come Elisa, raffigurata nelle vesti della musa Polimnia.

Continua a leggere sul sito...

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Laura Lionetti, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

Ricevi questa mail in quanto in passato hai prestato il tuo consenso a riceverla. In ottemperanza all’art. 13 del Regolamento 2016/679 (GDPR) e ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) puoi da qui verificare quali sono i dati conservati all'interno
del nostro database
ed eventualmente aggiornarli, oppure decidere di disiscriverti.

Se desideri segnalare "La Lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.

Grazie
Il Team de La lampadina