CULTURA – Le cartoline Articolo di Carlo Verga Una volta non tanto tempo fa mandare le cartoline era quasi un dovere. Ai tempi dei nonni ed ancora dei nostri genitori era un’usanza doverosa, poi, con l’avvento dei telefonini è lentamente scomparsa. Forse bello ricordare e far vedere a tutti dove eri, ricordarsi così dei parenti ed amici, ma, ai miei di tempi mi pareva particolarmente noioso, dovevi cercare un posto dove comprarle, sceglierle, trovare i francobolli, ricordarti gli indirizzi, inventarti qualcosa per renderle per lo meno divertenti e poi una buca delle lettere per l’invio come atto finale. I destinatari i nostri genitori, parenti e gli amici più vicini. Il testo in genere abbastanza scarno, stiamo bene, che bel posto e tante frasi del caso. Certo bello era riceverle e in qualche caso, ti procuravano qualche battito di cuore. Oggi, tutto più semplice un bel WhatsApp una foto e commenti tipo bello, o guarda dove sono e qualche descrizione del luogo, un minuto e voilà. Accenno a tutto questo, perché in questa estate uggiosa e calda ci sono venute in mente le scatole di cartoline giacenti in cantina da tempi memorabili, che fare quindi il pomeriggio chiusi dentro casa? Bene, recuperate le scatole, aperte e trascorse molte ore a scorrerle una ad una, circa 3000 cartoline! Le più di provenienza dai nostri genitori e nonni. Me le ricordavo poco ma incredibile quante cose entusiasmanti sono uscite fuori. Ci sono cartoline, deliziose dei nonni, parliamo degli anni intorno al 1900, frasi semplici altre molto affettuose e piene di descrizioni, molte illeggibili per quella loro scrittura piccola anche se ordinata con immagini veramente di altra epoca. Poi un bel numero di cartoline, stranamente mai spedite qualcuna con il francobollo ma senza scritta o indirizzo. In molte, evidentemente tappe dei vari viaggi, solo una descrizione del luogo, quando arrivati e se da tornarci, magari qualche indicazione sui ristoranti o alberghi. Molte interessanti dal punto di vista paesaggistico e come sono cambiati certi luoghi. Peccato per Roma, le più con le immagini dei grandi monumenti per i quali non è cambiato nulla. Infine una scatola, un’esplosione di interesse e curiosità, composta da un migliaio di cartoline, molte illustrate da abili disegnatori, un percorrere la storia degli ultimi 120 anni. Tanti messaggi, propaganda di guerra, prestiti forzosi, le battaglie, le brigate, gli ordini, i reggimenti, le scuole, l’Africa, foto della famiglia reale e quant’altro, tutte coloratissime alcune con frasi veramente di altri tempi del tipo “Vittoria o morte” o “Combattere devi o soldato d’Italia…”, molte ricevute e firmate, tantissime altre non scritte. Il periodo delle guerre e naturalmente le conquiste in Africa. Uno dei genitori era pilota in aeronautica quindi foto di aerei, di battaglie in alcune con brevi descrizioni del periodo 41/44 trascorso in Sicilia e l’arrivo degli americani, testimonianze di un tempo che fu. Per saperne qualcosa di più mi sono letteralmente lanciato sul web e visitato decine di siti ma ne sono uscito ancora più confuso, ho comprato dei cataloghi, ma qualcuna simile alle nostre nessuna. Le cartoline illustrate sono milioni, il loro valore va da 1 euro a migliaia di euro per le più rare, firme famose e meno, il Futurismo, Balla, Depero, Cascella e tante altri meno conosciuti; ma come individuare gli autori dalle sole sigle incomprensibili e quando ci sono? Al momento ho comprato alcuni album per inserire quelle che a parer mio sono le più interessanti. Sul web relativamente a questo tipo di collezionismo ho trovato: Deltiologia è il termine ufficiale che designa il collezionare le cartoline, è l’hobby più diffuso dopo la collezione dei francobolli e delle monete, da quanto leggo, il raccogliere cartoline potrebbe diventare un passatem po ben remunerativo. Si dice che persino la Regina Vittoria abbia posseduto una collezione personale di cartoline, è certamente un hobby che porta con sé prestigio ma al quale bisogna dedicare molto tempo. Miliardi di cartoline vennero prodotte e spedite durante l'Età Dorata. Per questo, persino un esperto di cartoline non sempre riconosce il valore di certi pezzi. Questo distingue il collezionismo delle cartoline dalle altre forme di collezionismo, per esempio di francobolli o di figurine sportive, nelle quali praticamente tutti gli esemplari esistenti sono noti, catalogati e prezzati. In linea di massima i periodi storici sono: -1898-1919; questo periodo è noto come l'Età Dorata delle Cartoline, durante la quale furono particolarmente popolari. -1901-1906; il retro delle cartoline illustrate non veniva suddiviso. -1907-1915; il retro delle cartoline illustrate cominciava ad essere suddiviso. -1915-1930; le cartoline dal bordo bianco erano comuni. -1930-1950; cartoline da collezione di lino. Solo dagli anni '50 in poi vennero prodotte con le immagini a colori, e raramente in bianco e nero che caratterizzavano gli esemplari degli albori. Ma ora che fare di queste migliaia di testimonianze? I figli al momento storcono il naso, nipoti neanche a parlarne, regalarle? Se trovo chi è in grado, le farò valutare. Per il momento mi aspetta un gran lavoro, le metto in alcuni album, poi ho creato una pagina Facebook “Cartoline illustrate CV”, individuata dalla fotografia del Palazzetto dello sport del Villaggio Olimpico di Roma appena costruito (oggi in uno stato pietoso). Ne metto qualcuna quando capita, qualche amico mi segue e ha messo le proprie cartoline, poi vedremo... Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | "I ricordi sono cartoline vecchie chiuse in un cassetto, ognuna racconta una parte della nostra vita".
Sonia Moncada |
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ABBIAMO OSPITI/ASTRONOMIA – Riflessioni sul Big Bang. Inizio dell'Universo Articolo di Massimo Cestelli Guidi, Autore Ospite de La Lampadina Il fatto che l’Universo sia iniziato con il Big Bang 14-15 miliardi di anni fa, ormai sembra essere riconosciuto dai principali esperti mondiali di cosmologia. La fase iniziale del Big Bang è stata da alcuni definita come un “brodo di elettroni”, dal quale con successive aggregazioni di particelle si sono creati gli atomi e quindi la materia. La materia con successive aggregazioni, in centinaia di migliaia di anni, ha dato luogo alle stelle, ai pianeti con i loro satelliti, alle galassie, queste ultime in espansione nell’Universo dalle fasi iniziali del Big Bang. L’aggregazione degli atomi ha anche generato le molecole, alcune delle quali sul nostro pianeta hanno dato origine, quattro miliardi e mezzo di anni fa, alla vita. Il Big Bang ha anche dato origine sia allo Spazio che al Tempo, lo Spazio-Tempo di Einstein, il primo scienziato a considerare il Tempo come quarta dimensione dell’Universo. Riflettendo su questa origine dello Spazio e del Tempo ci si può chiedere: cosa c’era prima del Big Bang? Come è possibile che l’enorme spazio dell’Universo osservato dagli astronomi ed il trascorrere del tempo con cui valutiamo, ad esempio, l’inizio del Big Bang e l’inizio della vita sulla Terra, prima del Big Bang non esistevano? Per far comprendere questo concetto difficile da acquisire per la mente umana, perché il concetto dello Spazio e del Tempo è insito in ogni attività della vita umana, riporto un paragone. Immaginiamo una stanza immersa nella completa oscurità. Un Osservatore che si trova all’interno e che non conosce la storia della stanza, non percepisce né lo Spazio né il Tempo perché non ha riferimenti, ossia non percepisce la distanza che intercorre fra lui e i vari mobili che potrebbero essere presenti nella stanza, né il trascorrere del tempo dato che non si susseguono le azioni visive. L’Osservatore è immobile nell’oscurità della stanza e per lui i concetti dello Spazio e del Tempo non esistono. Se si accende una lampadina e si dà luce alla stanza, allora l’Osservatore percepisce lo Spazio perché rileva un mobile situato ad una certa distanza da lui, o la poltrona che ha una distanza differente da lui, ossia adesso ha dei riferimenti che gli comunicano il concetto di Spazio. Inoltre l’Osservatore percepisce il trascorrere del tempo, perché rileva in sequenza, ad esempio, gli oggetti posti sui mobili, prima un oggetto poi un altro dopo un piccolo periodo di tempo. Prima e poi sono avverbi legati al trascorrere del tempo, ossia alle azioni visive che si susseguono, avverbi che senza queste azioni sarebbero stati privi di senso. L’accensione della lampadina nella stanza ha generato per l’Osservatore lo Spazio ed il Tempo, concetti che nella completa oscurità per l’Osservatore non potevano esistere. Forse questo paragone fra il Big Bang e l’illuminazione della stanza è servito a comprendere come con il Big Bang si sia creato: oltre alla materia (materia che nel paragone fatto è costituita dai mobili e suppellettili) anche lo Spazio ed il Tempo. Se si crede in DIO, Dio è l’Essere che ha innescato il Big Bang, ossia tornando al paragone, Colui che ha acceso la lampadina nella stanza buia.
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Fabrizio Caramagna |
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ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Mestiere o vocazione: le tribolazioni del giovane Goldoni Articolo di Emanuele Ludovisi, Autore Ospite de La Lampadina Le cronache ci ripropongono spesso il tema antico del dissidio sotterraneo che può dividere genitori e figli dinanzi alle scelte del loro futuro. Dissidi che talvolta possono avere persino epiloghi tragici come nel caso accaduto in tempi recenti di un giovane che ha deciso di togliersi la vita per non deludere i genitori cui aveva raccontato la bugia di aver frequentato e concluso un corso universitario. Il tema delle aspirazioni dei giovani a confronto con le attese dei genitori è questione in realtà antica e mai risolta perché riguarda una delle più difficili problematiche dei rapporti familiari. Come comportarsi dinanzi ai sogni dei nostri figli soprattutto in un’epoca in cui la società occidentale ha conosciuto per lo più prosperità e crescita delle difese sociali assicurando alle nuove generazioni una sicurezza mai conosciuta nelle epoche precedenti flagellate dalle guerre? L’aspirazione alla ricerca dell’obiettivo massimo, la ‘felicità’, da parte dei figli dell’era digitale è comprensibile come comprensibili sono le preoccupazioni dei genitori, consapevoli degli amari miraggi della vita. Eppure questo tema non è appunto affatto nuovo ma con connotati diversi si ripropone ad ogni epoca forse perché non riguarda tanto l’evoluzione dei contesti sociali nel tempo quanto la dinamica stessa delle relazioni familiari. La lettura delle ‘Memorie’ di Carlo Goldoni conduce proprio a queste riflessioni quando ci rivela le tribolazioni giovanili del grande scrittore alle prese con le aspettative del padre che ne avrebbe voluto fare un grande giurista o un principe del ‘foro’. Il giorno di Natale del 1722, tre secoli fa, Carlo Goldoni riceveva la tonsura dal cardinale Agostino Cusani per entrare nel collegio Ghisleri di Pavia, sottoponendosi al rito simbolico che doveva segnare il suo ufficiale ingresso nella parte finale degli studi per seguire i corsi universitari di diritto. Il grande scrittore non terminerà tuttavia i corsi perché due anni dopo verrà espulso dal prestigioso collegio per essere l’autore di una satira (Il Colosso) scritta contro le donne di Pavia colpevoli di aver deciso di non ricevere più nelle loro dimore gli studenti dell’istituzione universitaria. Ma questa è solo una delle travagliate tappe della giovinezza di Goldoni che lo dovranno condurre al suo straordinario destino letterario. Nel seguirlo tra le pagine della prima parte delle ‘Memorie’, caratterizzate dalla pungente intelligenza della sua scrittura, emerge tutta l’irrequietudine caratteriale unita alla passione per il teatro che lo attanaglia sin dall’adolescenza spingendolo a continui conflitti e pacificazioni con il padre. Goldoni compone nel 1719, a soli dodici anni, il primo tentativo di commedia dimostrando una vocazione precoce per l’arte teatrale. Nella primavera 1720 è a Rimini per studiare ‘logica’ presso i domenicani ed è qui che l’anno successivo incontra la compagnia di Florindo de’ Maccheroni che è in città per le rappresentazioni della stagione. Il giovane Goldoni ha solo tredici anni ma evidentemente stanco degli studi di ‘logica’, fatta amicizia con i comici della compagnia teatrale, decide di seguirli viaggiando nella loro barca sino a Chioggia. L’intensa frequentazione degli attori in quei giorni di spensierata fuga gli consente di acquisire le prime preziose conoscenze dell’arte teatrale prima di riunirsi alla madre e al padre che dopo averlo perdonato per la bricconata gli impone di seguirlo a Venezia per riprendere gli studi e quindi il percorso di formazione nel mondo del diritto. È tuttavia solo un intermezzo perché come abbiamo già visto, solo pochi anni dopo, eccolo di nuovo fare le bizze al collegio Ghisleri da dove verrà cacciato nella primavera del 1725. Goldoni, senza dimenticare l’arte della scrittura teatrale, continuerà gli studi giuridici sino a laurearsi nel 1731 e divenire avvocato, proprio come voleva il padre, esercitando per un periodo anche la professione con un certo successo. Da allora tuttavia l’impegno letterario di Goldoni continuerà a crescere allontanandolo sempre di più dal mondo del diritto per immergerlo progressivamente nella sua vocazione dell’arte teatrale. Il padre muore nel gennaio del 1731, a soli quarantotto anni, pochi mesi prima della sua laurea liberandolo così da ogni condizionamento. Sarà lo stesso Goldoni a raccontare della sua precoce e incontenibile vocazione descrivendola con queste parole "... mi ero sentito rapire quasi per una interna insuperabile forza agli studi teatrali sin dalla più tenera giovinezza… ". L’inconsapevole artefice di questa precoce e profondissima vocazione potrebbe tuttavia essere stato proprio lo stesso padre che quando Goldoni aveva poco più di cinque anni gli fece costruire in casa un teatro di marionette organizzando degli spettacoli che saranno motivo di felicità per il futuro grande scrittore. E allora... mestiere o vocazione… ? Forse quando i figli inseguono la felicità non bisognerebbe scoraggiarli troppo ma lasciarli più liberi di seguire il loro estro. Come ci suggerisce la lettura delle ‘Memorie’ goldoniane. Anche se, da genitori, sappiamo bene che la felicità non si cerca, si può solo incontrare, è insomma un inciampo o piuttosto un regalo inatteso del destino. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | "Il mondo è un bellissimo libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere".
Carlo Goldoni |
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MUSICA - Due giorni interi di fila per ascoltare un artista: il Don Giovanni dei pianisti Articolo di Carlotta Staderini Chiatante Accadde per il concerto di un artista ucraino naturalizzato in Stati Uniti assolutamente eccezionale, una cometa: Vladimir Horowitz. Nel 1965 per il concerto di Horowitz alla Carnegie Hall di New York la gente fece ben due giorni di fila per avere i biglietti. Parteciparono più di tremila persone. Horowitz era chiamato il “re della tastiera” ed era il pianista meglio retribuito al mondo. Horowitz non fu un “enfant prodige” ma ebbe una carriera folgorante. Nato vicino a Kiev nel 1904, Horowitz studiò a Charkiv con il pianista e compositore Blumenfeld, che ne colse subito le immense potenzialità. La consacrazione di Horowitz avvenne nel 1928 a New York dove eseguì il terzo concerto per piano e orchestra di Rachmaninov in una versione a due pianoforti in duo con l’autore stesso! Esercitava sul pubblico un fascino particolare, era indomabile e fuori dagli schemi. In ogni concerto rischiava il tutto per tutto e questo suo essere così estremo era qualcosa che il pubblico adorava. È stato il primo pianista a catturare realmente l’ammirazione delle grandi masse. La sua tecnica poderosa ed il suono personale lo fregiarono dell’etichetta “il più grande virtuoso mai visto”. Insomma Horowitz era una vera star. Dal 1932 iniziò una collaborazione con il Maestro Toscanini di cui in seguito sposò la figlia Wanda. Fino al 1936 svolse una intensa attività concertistica poi a causa di un intervento chirurgico prese due anni di riposo. Riprese i concerti nel 1939 con particolare attenzione ai suoi contemporanei, in particolare Prokofiev. Nella sua carriera Horowitz ebbe per diversi anni problemi depressivi, che riuscì a superare. Si dedicò con accanimento alle incisioni in disco della sua musica come fosse la scoperta di un nuovo mezzo di immensa crescita della sua personalità di musicista. Nel 1965, ricompare trionfalmente alla Carnegie Hall e proseguirà la sua attività concertistica in giro per il mondo fino al 1985. Nel 1986 il Presidente Ronald Regan gli conferirà la “Presidential Medal of Freedom” la più alta onorificenza ai civili. Muore il 5 novembre 1989. Sarà ricordato anche come il più grande interprete di Schumann. Carlo Zecchi diceva che Horowitz era il Don Giovanni dei pianisti e il Maestro Franco Mannino , compositore e direttore d’orchestra, dopo averlo ascoltato lo ricorda così: ”Raramente avevo ascoltato un pianista che riuscisse a unire tutte le doti che avevo ascoltato in quel momento: bellezza del tocco, intuizione musicale, tecnica trascendentale”. Tutto ciò per dire che gli artisti così singolari e visionari come Horowitz sono indispensabili nel panorama musicale e che questi spiriti liberi ci spalancano delle finestre sul mondo e ci lasciano accedere al loro universo personale. I veri geni forse non sono molti ma Horowitz era certamente tra questi.
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Nick Hornby |
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STORIA – L’avventurosa storia di Enrico di Valois-Angoulême, re di Polonia e di Francia Articolo di Beppe Zezza Tra le tante cose che non sapevo venendo in Francia è che ci fosse stato un re di Francia che era stato precedentemente Re di Polonia! Si tratta di Enrico, discendente da Ugo Capeto – primo re di quella dinastia che ha regnato sulla Francia quasi ininterrottamente per un millennio, dal 987 al 1848, con la sola breve parentesi della Rivoluzione Francese e della epopea Napoleonica, - e ultimo re del ramo dei Valois. Enrico non era destinato a regnare essendo il terzo figlio maschio del re Enrico II e di Caterina dei Medici. Non si chiamava neanche Enrico ma Alessandro Edoardo; cambiò nome al momento della celebrazione della cresima. Una opportunità gli fu offerta dai nobili polacchi. Siamo nella seconda metà del 1500 - in tempi calamitosi per l’Europa dilaniata dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti. In Polonia era morto l’ultimo re della dinastia degli Jaghelloni, la Dieta, la “Camera” del paese, decise di passare da un sistema dinastico a un regime di monarchia elettiva, con un re scelto dall’assemblea dei nobili. Il re di Francia Carlo IX con un’intensa attività diplomatica (ed elargizione di denaro) spinse per la candidatura del fratello Enrico e la spuntò nonostante ci fosse una certa opposizione motivata dal timore che potesse non rispettare il regime di tolleranza tra cattolici e protestanti vigente nell’Unione Polacco-Lituana: Enrico era stato infatti immischiato nella famigerata notte di San Bartolomeo, durante la quale gli ugonotti francesi vennero massacrati. Enrico fu nominato re di Polonia nel 1573 e coronato con il nome di Henryk Walesy a Cracovia, allora capitale della Polonia, nei primi mesi del 1574. Non fu accolto molto bene dalla popolazione sia per i suoi costumi piuttosto “liberi” se confrontati con quelli del paese sia per il suo modo di vestirsi e di agghindarsi con gioielli e orecchini. Da parte sua Enrico non conosceva la lingua, era terrorizzato dal clima austero del paese e rifiutò di sposare la sorella dell’ultimo re per imparentarsi con la precedente dinastia degli Jaghelloni. (Non gli si possono dare tutti i torti dato che questa era di 28 anni più anziana). Enrico era re di Polonia da pochi mesi quando apprese dell’improvvisa morte del fratello Carlo IX, che aveva solo una figlia femmina. Per la legge salica era lui il legittimo pretendente al trono di Francia, ma era lecito pur sempre nutrire qualche preoccupazione. Che fece allora? Si travestì e scappò di notte! I polacchi, piuttosto seccati per questo tradimento, lo inseguirono e lo acchiapparono salvo poi lasciarlo partire dietro alla promessa (che venne disattesa) di un suo ritorno in Polonia. Questa fuga fu poi oggetto di molte opere letterarie polacche! In Francia venne consacrato Re nel 1575 e regnò per quattordici anni. Non fu un periodo facile, al contrario! Il Paese fu squassato da ben quattro guerre civili, le guerre di religione tra cattolici e protestanti. Le vicende furono alterne. Quando erano i protestanti a prevalere erano i cattolici a ribellarsi e viceversa. Le due fazioni d’altro canto erano sostenute da potenze straniere e dunque non si trattava solo di questioni religiose. Il peggio venne quando Francesco, il fratello minore di Enrico e suo successore designato, morì. Poiché Enrico non aveva eredi maschi, il trono sarebbe dovuto passare dal ramo dei Valois-Angoulême, che si estingueva, al ramo dei Borboni - lontani cugini anche loro discendenti da Luigi IX che regnavano in Navarra. Ma Enrico di Borbone– anche lui si chiamava Enrico-era uno dei capi del partito dei protestanti! Scoppiò allora l’ennesima guerra civile, detta la guerra dei tre Enrichi: tra Enrico III re di Francia, Enrico di Borbone re di Navarra e Enrico duca di Guisa, il capo della Lega cattolica sostenuta dal Re di Spagna, che vantava una discendenza diretta da Carlomagno! I cattolici subirono una pesante sconfitta ma la Lega dominava comunque su buona parte del paese, ivi compresa Parigi. Enrico III, temendo un colpo di stato in quanto il duca discendente da Carlomagno poteva vantare qualche pretesa al trono, fece uccidere il duca di Guisa insieme a un buon numero dei suoi sostenitori, si alleò con i protestanti e attaccò Parigi. Come si può comprendere gli animi erano molto accesi. In questa situazione, un cattolico un po’ esaltato, un frate domenicano, Olivier Clement, lasciò Parigi, raggiunse il Re fingendosi disertore e latore di importanti comunicazioni, riuscì a farsi introdurre alla sua presenza in un momento molto “privato” - il Re stava seduto sulla “comoda”! - e lo pugnalò con un pugnale avvelenato. Il Re riuscì a respingerlo, le guardie intervennero e lo uccisero. Dopo un’agonia di alcuni giorni il re morì per una peritonite, avendo comunque avuto il tempo di nominare suo successore Enrico di Borbone, il Re di Navarra (per intenderci quello passato alla storia per la sua conversione al cattolicesimo accompagnata dalla famosa frase divenuta paradigmatica: “Parigi val bene una messa”). Enrico di Valois, anche se non era destinato a esserlo, aveva innata la grazia e la maestà del re. Uomo fiero e conscio del proprio ruolo era anche piuttosto stravagante, amava la moda e il lusso, curava il suo aspetto fisico, e – cosa abbastanza particolare per l’epoca – l’igiene. Non amava l’attività fisica, la caccia e la guerra e questo gli valse molte critiche da parte dei suoi contemporanei che lo consideravano effeminato. Era di animo gentile ma poteva essere scosso da violenti accessi di collera. Era un uomo pio, educato nel cattolicesimo e profondamente religioso, anche se questo non gli impedì di far assassinare il duca di Guisa e di avere numerose relazioni extra-coniugali, pure se non esibite come fecero poi i suoi successori. Cosa ha lasciato alla Francia Enrico III? In politica interna, in continuazione con quanto fatto dai suoi predecessori, ha lavorato per ridurre il potere delle grandi famiglie aristocratiche circondandosi e favorendo la piccola nobiltà, ha organizzato diverse riforme monetarie per sistemare le finanze del Regno, ha cercato di tenere unito il paese. La sua breve permanenza come re di Polonia ha prodotto una conoscenza reciproca e un rapporto particolare tra i due paesi che si è poi prolungato nei secoli. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | "Un trono può dirsi tale se l'uomo che ci siede è degno".
da "C'era una volta nel paese delle meraviglie" |
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ABBIAMO OSPITI/ROMA – Passeggiate romane. Fritto misto non è un ristorante Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina Passeggiando per Roma trovo storie. Arrivano da lontano insieme ai personaggi che le hanno vissute. Un continuo dono di vite, passate nella memoria e trasfigurate da credenze miti pettegolezzi. Le scopriamo fissate agli angoli di strade su palazzi monumenti statue. Evocazioni fascinose. Fiori sbocciati da muri ruvidi. Golosi come pietanze stuzzicanti. Fragranti come cioccolate davanti al camino. Sorridenti talvolta come lo spirito disincantato e graffiante del popolo romano. Raccontiamo.
La fontana di piazza Esedra fu commissionata ad uno scultore prestigioso dell’epoca. Era il 1900, si chiamava Mario Rutelli. Eh sì proprio Rutelli, il bisnonno di Francesco Rutelli, che ha ricoperto la carica di sindaco a Roma dal 1993 al 2001. Lo scultore proveniva da Palermo dove la sua famiglia, di origine inglese, si era stabilita. Al suo attivo sculture e opere prestigiose. Decorazioni del famoso teatro Massimo, statue equestri, busti ritratti monete per la zecca. Ma veniamo a piazza Esedra. La fontana doveva raffigurare le Naiadi come figure femminili mitologiche legate alle acque di laghi e fiumi e mari. Inoltre figure maschili, Tritoni e animali. Fu quindi realizzata e posizionata nella piazza. All’inaugurazione si sollevò una specie di rivolta! La scultura scandalizzò i benpensanti dell’epoca per la nudità delle figure femminili giudicate troppo audaci. Allora per nasconderle fecero erigere una schermata di legno intorno alla base di modo che si potessero vedere solo le parti superiori e celare le parti considerate indecenti. Discutibile bigotto intervento in seguito fortunatamente rimosso. Ma la critica più vivace e curiosa venne proprio dal popolo romano. L’ironia spesso feroce di questa brava gente non si accanì sulle nudità delle belle Naiadi ma sul Tritone avvinghiato ad un polpo gigantesco. "Fritto Misto" fu soprannominato suscitando ilarità piuttosto che scandalo per la morale offesa! I romani davano spesso soprannomi canzonatori a personaggi e anche a monumenti. Lo scultore non saprei se di vertito o contrariato dovette rimettere mano al grandioso gruppo scultoreo. Il Tritone abbracciato al suo polpo fu spostato a piazza Vittorio dove tuttora fa bella mostra di sé. Non è una brutta scultura, tutt’altro, ma la canzonatura dei romani burloni suscitando ilarità ne sminuì decisamente la suggestione e il significato di evocazione epica. Un giovane Glauco con delfino sostituì il Fritto misto e le Naiadi con tutta la loro gloriosa nudità continuano a versare acqua in una delle più celebri fontane romane. La fontana delle Naiadi si trova non lontano dalla stazione Termini, davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri eretta sulle antiche Terme di Diocleziano. Michelangelo progettò il grandioso chiostro a colonnate. Il complesso ospita il Museo Nazionale Romano.
Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | "Non vi è musica più bella di una fontana che scorre, così come la voce dei torrenti, o il vento tra gli alberi. O quando lo stesso fa suonare i flauti delle gole rocciose."
Mauro Corona, dal libro "I fantasmi di pietra" |
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COSTUME – Immagini allo specchio Articolo di Lalli Theodoli Non facciamo che dirci quanto, dopo anni in cui tutto sembrava muoversi con estrema lentezza, tutto ora abbia preso una velocità inaudita. Il tempo scorre velocissimo. “È già Natale!” (ci diciamo ad ogni 25 dicembre). “Mamma mia è arrivata l’estate!” (ci diciamo a giugno). Non è, come dicevamo, che non esistano più le mezze stagioni. Sono le stagioni tutte che scorrono talmente veloci da scomparire. E tante cose col tempo, se non scompaiono, certo cambiano molto. Guardiamo i ritratti. Il modo che si ha, e che si aveva, per tramandare una immagine di noi. Bellissimo il ritratto di Ludovico da Montefeltro di Piero della Francesca. Sullo sfondo, essenziale, senza fronzoli, le sue terre. In evidenza il suo profilo, con un naso importante, delineato senza pietà. Una dignità che si tocca con mano. Eravamo nel 1422. Passiamo poi ai ritratti del Settecento di Gainsborough e Reynolds. Cavalieri, vestiti con preziosa ricercatezza che offrono allo sguardo dei posteri certamente il loro meglio. Drappi di velluto ombreggiano uomini in arme con cimiero poggiato sullo sgabello vicino. Una mano ne indica i possedimenti e il castello di famiglia. Il cane fedele ai piedi. Elegantissime le dame: larghi cappelli piumati e crinoline. Circondate da bambine in vestiti sontuosi: donne in miniatura e i bambini cavalieri lillipuziani. Poi primi Novecento. Fotografie color seppia. Tutti immobili non più in estenuanti pose davanti a un pittore ma rigidi per qualche minuto solo davanti alla macchina fotografica in attesa del lampo al magnesio. E questa volta lo sfondo dello studio è uguale per tanti e non richiama aviti possedimenti. Bambini e cavallucci di legno ai loro piedi. Nel tempo la macchina fotografica è giunta nelle nostre mani. Mettere a fuoco. Regolare la distanza. E l’emozione, giorni dopo, di vedere il risultato. Si studiavano i negativi per decidere le migliori foto da stampare. Istantanee ….ma non troppo. Alcuni non resistevano a mostrare il lato più fotogenico, inutile dire loro “Sii un po' più naturale!” Ed ora? Selfie. Sotto ogni monumento eccoli tutti in posa per inviare, o per tenere con se, un ricordo di un bellissimo viaggio. Si ammucchiano in due, tre quattro e la macchina fotografica, anzi il telefonino da lontano spara la foto. Passiamo alle loro spalle per non disturbare. Sorridono grati. Dietro di loro il Pantheon, il Colosseo, la Fontana dei Fiumi. Pancia in dentro, sorriso e via.
L’ultimo selfie che ho ricevuto… Madre con figlia in lieta attesa. Un'attesa che dalla foto pare che non sarà ancora molto lunga. Ritratte dove? In posa in salotto? In una casa di campagna? Su un prato? No: si tratta di un interno. Sono riflesse in uno specchio. Non in una sontuosa specchiera veneziana (oramai relegata in cantina o venduta (nessuno la vuole). lo specchio è quello di un bagno. Si vedono l’accappatoio, il lavandino. Nessuna posa, nessuna crinolina. Sono così come le conosciamo ed è così che verranno ricordate per qualche tempo. Una famiglia, anzi parte di essa. Traspare l’affetto che le lega e la gioia per il prossimo nascituro. La pancia non è più, come una volta, nascosta da vestiti da mille arricciature che ci facevano sembrare enormi paralumi. Anzi è visibilissima, senza orpelli, chiusa in una maglia. È così che ci parlano di loro. Da un bagno... così…semplicemente. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | La Lampadina è sui Social |
FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là... Il mar Mediterraneo - La rivista Global Change Biology ci dice che Mare Nostrum ha subito l’arrivo di circa 200 nuove specie ittiche dovute principalmente al cambiamento climatico con una accelerazione particolare dagli anni '90. CV
* Tecnologie digitali sempre più avanti! - Il covid ha dato un impulso fortissimo a tutte le tecnologie digitali. L’Europa sta investendo somme ingenti per la trasformazione della nostra società circa 140 milioni di euro destinato alla trasformazione digitale della nostra economia. Il maggior investimento è italiano con 48 milioni di euro per infrastrutture, sanità, imprese e quanto altro. Poi arriverà il meta verso, cosa ci porterà oltre all’impatto su problemi morali ed etici? CV * Più spazio per i maiali - Grande disputa alla Corte suprema americana su gli allevamenti di questi animali. In California nel 2018 hanno votato un referendum propositivo il divieto di vendere carne se ad ogni maiale non sono concessi almeno 2,2 mq di spazio per ciascuno. Norma nazionale? Costerebbe ad ogni produttore per adeguarsi alle regole circa 300 milioni di dollari. La disputa va avanti da anni con grandi discussione tra i giudici di ogni fazione politica. CV
* Lavarsi fa male? - Morto a 94 anni Hamou Haji. Chi era costui? Era un iraniano noto essere “L’uomo più sporco del mondo” dato che per paura di ammalarsi non si era lavato dal 1954! Nel 2013 hanno realizzato su di lui un servizio televisivo. Pare che sia morto pochi mesi dopo che gli abitanti del villaggio lo abbiano costretto a farsi un bagno! (Chissà cosa ne pensano i patiti dell’igiene!). BZ *** APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina. __________________________ Chiudiamo l'anno con Roma e iniziamo il 2023 con Firenze. Ecco le nostre proposte *** Martedì 13 dicembre 2022 - Ore 12.00 Il gruppo di Orfeo al Museo dell'Arte Salvata Aula Ottagona del Museo Nazionale Romano 
Alessandra Mezzasalma ci porta al Museo dell'Arte Salvata che festeggia il ritorno in Italia dello straordinario gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene. Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, del IV secolo a.C, trafugato negli anni ‘70 da un sito archeologico tarantino e acquistato successivamente dal The Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles – U.S.A.), tornerà dopo l’esposizione romana nella sua terra d’origine ed entrerà a far parte della collezione permanente del Museo Archeologico di Taranto (MArTA). L’opera dal valore inestimabile è esposta al Museo dell’Arte Salvata, all’interno del Museo Nazionale Romano. __________________________ Venerdì 13 e sabato 14 gennaio 2023 Firenze/Pistoia Collezione Gori/Olafur Eliasson/Tony Cragg/Collezioni Casamonti  Una due giorni di arte contemporanea con Ludovico Pratesi. A Palazzo Strozzi scopriremo l'artista islandese-danese Olafur Eliasson con la mostra: Nel tuo tempo, la più grande mai realizzata in Italia dedicata a uno degli artisti contemporanei più originali e visionari della nostra epoca. Alla Fattoria di Celle, la Collezione Gori: un complesso e ambizioso programma di Arte Ambientale, ad opera di Giuliano e Pina Gori, che comincia con lo sterzo del parco e con il consolidamento delle sue pertinenze, e consiste nella realizzazione di progetti per i quali lo spazio cessa il suo rituale ruolo di semplice contenitore per assumere quello più importante di parte integrante dell'opera. Poi ancora al Museo Novecento Tony Cragg con la mostra Transfer che presenta una selezione di sculture e opere su carta del maestro inglese, che maggiormente ha contribuito al rinnovamento del linguaggio plastico grazie all’introduzione di nuovi materiali e nuove tecniche, tra le più sperimentali e innovative del nostro tempo. E finiremo con la Collezione Roberto Casamonti a Palazzo Bartolini Salimbeni, dagli anni '60 agli inizi del XXI secolo, da Boetti a Schifano, da Miró a Basquiat. __________________________ 11-14 marzo 2023 Bruxelles e Maastricht per la TEFAF 
Riprendiamo l'appuntamento saltato nel 2020 per pandemia e andiamo a Maastricht per visitare la più grande esposizione/fiera d'arte del mondo e con l'occasione ci immergeremo nelle atmosfere Art Nouveau di Bruxelles. Molto altro in preparazione per inizio 2023 a Roma e dintorni. Stay tuned! __________________________ Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a appuntamenti@lalampadina.net |
*** E ANCORA FLASH NEWS! Ancora musei! - Il Qatar, sede della Coppa del Mondo 2022, ha segnalato l'intenzione di spostare la sua economia da petrolio e gas verso il turismo e la cultura. Qatar Museums, che guida lo sviluppo culturale del paese, ha investito miliardi di dollari nella costruzione di nuovi musei, dal 2008, ne sono stati aperti cinque. il presidente dei Musei del Qatar, Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, ha annunciato lo sviluppo di altri tre grandi musei per il 2023: il Museo di Lusail, Art Mill e il Museo dell'auto. CV* Parlando di aureole - Per le persone aventi fama di santità, ma ancora viventi, oppure defunte ma non ancora ufficialmente canonizzate, per le quali l'aureola circolare non è ammessa, è stata usata dal VII secolo un'aureola quadrata. Il quadrato, infatti indicava la terra, mentre il cerchio era riservato al cielo. CV* Disagio (e declino) maschile - I tre quarti dei suicidi e dei morti di overdose negli Usa sono uomini. Al liceo il migliore 10% è costituito per i 2/3 da ragazze e il peggiore 10% per i 2/3 da ragazze. Un terzo degli uomini che hanno solo l’equivalente di una licenza liceale sono disoccupati. BZ * Diamo i numeri!- Gli insetti presenti sulla terra sono 10 miliardi più numerosi delle stelle presenti nella nostra Galassia (10 alla 18 Vs 10 alla 11). Le cellule del nostro corpo sono in numero 30 volte maggiore del numero delle galassie presenti nell'Universo. (3×10 alla 13 Vs 10 alla 12). Il numero di granelli di sabbia nel deserto del Sahara è stimato pari al numero di stelle dell'intero Universo (10 alla 23). Il numero di atomi del corpo umano è 700 volte maggiore del numero di gocce d'acqua (50 mm3) presenti in tutti gli oceani e i mari (7×10 alla 27 Vs 10 alla 25). BZ
* Mai visto un Patagotitan?- Il National History Museum (NHM) di Londra la prossima primavera accoglierà un Titanosaur, il Patagotitan mayorum uno dei più grandi dinosauri conosciuti. Paragonabile in peso a più di nove elefanti africani, intorno alle 69 tonnellate, lungo circa 40 metri e alto circa 10 metri. CV*** ALL'OLIMPICO CON LA LAMPADINA  Queste sono le proposte del Teatro Olimpico di Roma per dicembre 2022 LO SCHIACCIANOCI dall'8 all'11 dicembre 2022 
diretto e coreografato da Luciano Cannito, è una grande produzione basata fedelmente sulla versione originale di Petipa del tradizionale balletto classico con musica di Tchaikovsky. L’allestimento della Roma City Ballet Company, formazione italiana considerata ad oggi di eccellenza e di alto livello tecnico nel panorama nazionale, affida un ruolo determinante al misterioso Drosselmeyer, interpretato qui dal già primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma Manuel Paruccini, che regala a Clara un viaggio fantastico nella notte di Natale, tra fate e giocattoli, principi e principesse. Spettacolo in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana.
_______________________________ BLACK BLUES BROTHERS dal 13 al 18 dicembre 2022 
Tra circo contemporaneo e commedia musicale, lo show di teatro acrobatico dei Black Blues Brothers ha registrato più di 700 date in tutto il mondo superando i 300.000 spettatori. In un elegante locale stile Cotton Club, seguendo le bizze di una capricciosa radio d’epoca che trasmette musica rhythm’n’blues, il barman e gli inservienti si trasformano in equilibristi, sbandieratori, saltatori e acrobati col fuoco: ogni oggetto di scena diventa uno strumento per acrobazie mozzafiato e per coinvolgere il pubblico nell’azione. Sulle travolgenti note della colonna sonora del leggendario film di John Landis, i cinque artisti kenioti fanno rivivere ogni sera uno dei più grandi miti pop dei nostri tempi a colpi di piramidi umane, limbo col fuoco, salti acrobatici con la corda e nei cerchi. Da non perdere. Guarda la scheda promo!
_______________________________ PIPPI CALZELUNGHE IL MUSICAL dal 21 dicembre 2022 all'8 gennaio 2023 
Pippi Calzelunghe il Musical nasce da un’idea/intuizione di Gigi Proietti: regalare al pubblico un’edizione “dal vivo” di una delle eroine più amate di tutti i tempi. Quella intuizione diventa realtà. Nata dalla penna di Astrid Lindgren, la celebre favola si trasforma in uno spettacolo dai tratti unici, grazie alla versione italiana di Sagitta Alter e Carlotta Proietti e alla regia di Fabrizio Angelini. Un cast di attori, cantanti, ballerini-acrobati racconterà sul palco la storia di Pippi, un’icona senza tempo. Ribelle, anticonformista e allergica alle regole, Pippi regalerà a tutti una lezione che suona più o meno così: l’indipendenza, il potere di sognare ad occhi aperti, la capacità di dare al denaro un’importanza relativa e il valore dell’amicizia rendono bella la vita, assai più dei vestiti eleganti e del galateo da salotto. La direzione artistica è di Nicola Piovani e i costumi e l'allestimento sono firmati da Susanna Proietti. Guarda la scheda promo! _______________________________ CAPODANNO CON NERI MARCORÈ E LA SUA BAND 31 dicembre 2022 ore 20.00 
Uno spettacolo unico nel suo genere, una serata tra amici all’insegna del divertimento e della musica. Un racconto, fatto di note e di parole, ad opera di uno degli artisti più eclettici della sua generazione: Marcorè darà voce ad alcuni brani iconici del nostro tempo (e non solo!) a cui è particolarmente legato. De André, Fossati, De Gregori, Graziani, Battiato, Ligabue, ma anche James Taylor, Simon and Garfunkel, Eagles: saranno i protagonisti -insieme a lui e ad un gruppo di straordinari musicisti – di un viaggio attraverso un patrimonio musicale unico. Ricordate di nominare la convenzione con La Lampadina all'atto della prenotazione! Info: www.teatroolimpico.it |
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Libri/Gli amici consigliano... Le quattro scelte di Lucilla "Il pianista di Hitler" di Thomas Snégaroff Feltrinelli, 2022 - Collana I narratori 320 pagine Se siete interessati alla storia di questo personaggio, Ernst Hanfstaengl, metà tedesco e metà americano, che ha vissuto una vita a contatto con Hitler e gli altri dirigenti nazisti, questo è il vostro libro a metà tra l'inchiesta e la biografia su uno dei protagonisti più misteriosi del Nazionalsocialismo.
*** "La fortuna" di Valeria Parrella Feltrinelli, 2022 - Collana I narratori 144 pagine La storia di Lucio, la nave Fortuna, l'ammiraglia di Plinio il Vecchio, l'eruzione del Vesuvio e Pompei. Guarda un'intervista a Valeria Parrella sul libro.
*** "I miei stupidi intenti" di Bernardo Zannoni Sellerio Editore Palermo, 2021 - Collana Il contesto 252 pagine Giovanissimo vincitore del premio Campiello, del Bagutta Oera Prima 2022, e altro. Zannoni venticinquenne si trasforma in un narratore animale che descrive la sua vita, quella di una faina che vive in un bosco con altri animali e tutti si comportano come uomini. Tocca tutti i temi essenziali degli umani, la vita, la morte, la crudeltà, le emozioni... Solo 25 anni chissà cos'altro scriverà da grande!
*** "La Mano" di George Simenon Adelphi, 2021 Collana: Biblioteca Adelphi 172 pagine Una storia densa, narrata dal protagonista in prima persona. Ci porta nei meandri dei suoi pensieri vorticosi, alla scoperta di un altro sè. Ottima prova di un grande scrittore.
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*** MOSTRE Ecco le segnalazioni di Marguerite de Merode Il Museo delle Civiltà di Roma o Museo Pigorini: Nuovo allestimento delle collezioni preistoriche. Con il nuovo direttore, Andrea Viliani che dal 2013 al 2019 ha ricoperto l'incarico di direttore generale e artistico della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/Madre di Napoli, il museo rinasce e ci invita a scoprire il nuovo allestimento delle collezioni preistoriche con il titolo: Preistoria? Storia dell’Antropocene. Dovrebbe essere soprattutto un buon motivo per avventurarci all’EUR e riprendere contatti con le offerte museale oramai perfettamente riorganizzate. Galleria Mucciaccia: Allegory of Caritas (An Act of Love) Jan Fabre a cura di Melania Rossi. Negli spazi della galleria Mucciaccia a Roma, l’artista belga, Jan Fabre presenta in una mostra trenta nuove sculture in corallo rosso e una serie di inediti disegni di sangue. Fino al 15 dicembre 2022 In una mostra che ricorda l’amicizia intellettuale dei partecipanti al gruppo di Bloomsbury, il Museo propone una visione di questa avventura dell’arte e del pensiero attraverso libri, parole, dipinti, fotografie e oggetti dei protagonisti. Fino al 12 febbraio 2023
Fondazione Nicola Del Roscio: Paul Thek. Italian Hours a cura di Peter Benson Miller Paul Thek (1933-1988) e` stato uno scultore, pittore e artista multimediale. La sua pratica artistica spaziava dall’ermetico allo spettacolare. Recenti studi accendono una nuova luce sul complesso e duraturo rapporto che Paul Thek ha intrattenuto con l’Italia e sull’impatto fondamentale che il Paese ha avuto sul suo lavoro. La Fondazione presenta il lavoro di Paul Thek in Italia per la prima volta dopo il 1995, riunendo una selezione di dipinti, disegni e sculture realizzate sulla scorta delle influenze tratte dalle sue esperienze a Roma, in Sicilia e sull’isola di Ponza tra il 1962 e il 1975. Fino al 28 gennaio 2023 |
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