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Giovedì 22 marzo 2012

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:

La Lampadina - n. 4
Marzo 2012

Eccola! E' arrivata una primavera vivace e carica di eventi da seguire, iniziative da conoscere, film e mostre da vedere... insomma c'è tanta vita da vivere!

In questo numero partecipate numerosi con i Vostri scritti. Avete risposto al nostro appello con un entusiasmo che noi di volta in volta premiamo gustandoci i Vostri piccoli pezzi di "sapere". Grazie.


ABBIAMO OSPITI - VIAGGI: sul lago Inle
In Birmania, le sensazioni provate per una corsa sull'acqua del lago...

Accompagnati dal brusio del motore semPescatori sul lago Inlei affiorante, ci inoltriamo nel lago su instabili piroghe. La sensazione che si prova è di entrare in un mondo di silenzio. Stare seduti uno dietro l’altro ci impedisce di parlare e questo ci fa immergere ancor più nella pace che questo luogo emana. Il cielo e l’acqua hanno un unico colore “non colore”. Fuliggine seppia. In questo monocromo scenario si stagliano figure più scure.
I pescatori con infinita eleganza e impensabile equilibrio, sembrano fondersi in un’unica scultura con il sottilissimo scafo. La loro pelle ha il colore del legno, e il remo che manovrano con il piede sembra far parte del loro corpo come un quinto arto naturale. Hanno movimenti lenti, sicuri, dettati dall’esperienza e dall’avere come unica ricchezza il tempo. I pescatori con la rete
Ci guardano e rimangono impassibili continuando, indisturbati il loro lavoro. Ci sentiamo inopportuni e invadenti. A un nostro saluto, rispondono con un cenno composto e misurato.
Qui, in questo mondo sospeso, ancor meglio traspare la credenza nel Karma che induce questa popolazione a un atteggiamento fatalistico verso la vita.
Non si può cambiare il presente né tantomeno il passato, forse qualcosa succederà che possa cambiare il futuro.
Simonetta Verga 

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ABBIAMO OSPITI - CINEMA: "The lady"
In uscita il 23 marzo sugli schermi italiani

Luc Besson non si diverte più.
Dopo la serie degli “Arthur” il cineasta ritorna dietro la camera per girare un biopic politico dei più seri e impegnati. “The Lady” parla di un mito vivente: quello di Aung San Suu Kyi, la “signora” che lotta in modo pacifico, ormai da decenni, contro la dittatura del suo paese, il Myanmar (Birmania).
L’obiettivo del film è di scuotere la coscienza di un pubblico internazionale tracciando gli episodi principali del destino contrastato dell’eroina.
Per raggiungere il suo scopo, Luc Besson non esita a forzare sulle note drammatiche. Il regista mostra sia la lotta politica della sua icona, che l’itinerario intimo della medesima, con i figli e un marito condannato dalla malattia.
Michelle Yeoh e Luc BessonLa tematica è questa: si può sacrificare tutto per un ideale? L’oppressione è più forte dell’amore? Basandosi su questi interrogativi, Luc Besson firma una grande opera cinematografica purtroppo indigesta, una biografia un po’ caricaturale nella quale il pathos occupa una parte preponderante. Ad esempio: il passaggio che riguarda la consegna del Nobel della Pace al figlio di Suu Kyi, assente in quanto agli arresti domiciliari nel suo Paese, é messo in scena in maniera maldestra e troppo patetica. I fatti parlano da sé, inutile sottolinearli.
Risultato: un film piuttosto pesante salvato dal talento degli attori e dalle scene girate di nascosto in Birmania.
Il resto del film é girato in Thailandia, per ovvi motivi di sicurezza, e l’interpretazione di Michelle Yeoh riesce a cancellare (ma non del tutto) lo stile iconografico che potrebbe suscitare un certo sarcasmo e provocare un sentimento di condiscendenzaLa locandina del film.
L’interpretazione di Michelle Yeoh, quasi una gemella di Suu Kyi, merita un encomio e seduce nei momenti meno attendibili, inserendosi perfettamente nel registro del melodramma.
Rimane, del film, una dimensione romantica della lotta per la libertà, senza dimenticare l’emozione spontanea provocata dalla coscienza di assistere al racconto di una vita eccezionale vissuta da una donna che sta ancora lottando per i suoi ideali e quelli del suo popolo.
Nonostante tutto, le nobili intenzioni del regista arrivano a toccarci nel profondo dell’animo perché lo si sente coinvolto al punto da coinvolgere anche gli spettatori.
E’ comunque doveroso ricordare che John Boorman, con il suo “Rangoon” (1995), ha girato un film molto più valido e ispirato.
Manù Selvatico Estense Linardatos

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TECNOLOGIA: sei su Facebook? Sei antico, ora devi stare su Twitter
Quattro anni fa l'esplosione italiana di Facebook: ora tocca a Twitter

Logo di TwitterDefinito un “servizio di microblogging” Twitter ci da la possibilità di inviare e diffondere attraverso la rete Internet dei brevi messaggi. Brevi perché Twitter, che deriva dall’inglese tweet = cinguettare (non a caso il simbolo di Twitter è un uccellino azzurro), consente di “cinguettare” al massimo 140 caratteri.
Ci provo: vado su www.twitter.com e mi iscrivo, tweetto si ma poi chi legge i miei tweet? E’ chiaro che dovremo crearci una platea di follower ossia di persone che decidono di ascoltare ciò che abbiamo da dire. Nella maggior parte dei casi, a meno che non siamo personaggi famosi o particolarmente autorevoli, all’inizio sarà più il contrario: saremo noi a seguire chi tweetta su argomenti che possono essere di nostro interesse. Si può cominciare dai grandi Media come Ansa, Adnkronos, Repubblica, Corriere, cosi da essere informati in tempo reale degli accadimenti, ma possiamo anche seguire i nostri guru o miti ognuno nel proprio campo: Soros, Obama, Monti, Beppe Grillo, Gualtiero Marchesi, Valentino Rossi … ecc… ecc… e perché no, anche l’Isola dei Famosi. La cito perché, come in alcune altre trasmissioni, durante le dirette televisive manda in sovrimpressione i tweet inviati dai telespettatori. Ovviamente non perché la Rai segue noi, ma perché è possibile indirizzare i nostri tweet direttamente ad un determinato indirizzo anche se non è un nostro follower: basta mettere “@IsolaDeiFamosi” e poi il testo (magari con un hastag #isola9 - vedi dopo). In questo modo tutti i nostri follower e, ovviamente, l’Isola, riceveranno il nostro messaggio.
Non confondete il tweet con il “vecchio”  sms perché questo veniva inviato ad un solo numero e costava (a volte anche di più della tariffa standard), mentre il tweet viene immesso in un social network e quindi diventa elemento per animare un dibattito in rete: risposte, reetweet, hastag, ecc..
Questo meccanismo, primordiale per noi italiani, è abbastanza consueto negli Stati Uniti: si pensi che durante l’ultima edizione del Superbowl, si è raggiunta la cifra record di oltre 12 mila tweet al secondo!
Che gran traffico … a volte inutile. Infatti un recente studio della Carnegie Mellon University, stima che almeno un quarto dei 200 milioni di tweet che ogni giorno affollano la rete (lo scorso mese Twitter ha raggiunto i 500 milioni di utenti – in Italia sono oltre 4 milioni) sono giudicati “inutili” sebbene sia altrettanto vero che molto spesso sono stati essenziali per la diffusione delle informazioni: si pensi al terremoto in Abruzzo o a quello in Giappone o anche,  attualmente, alla situazione Siriana.
Qualche curiosità: Lady Gaga risulta la più seguita con ben 20 milioni di follower, Obama è al ottavo posto con 13 milioni. Il primo europeo è il calciatore Kaka al 18 posto; il primo italiano è Valentino Rossi al 998 posto con circa 700 mila follower.
Lo spazio stringe, ma visto che ne ho accennato e affinché non rimaniate spiazzati, una sola notazione operativa: quando qualcuno vi parlerà di hashtag sappiate che questo, nel gergo di Twitter, non è nient’altro che un parola o una frase preceduta dal simbolo cancelletto (#) tipo #Monti, diventando cosi questa una sorta di parola chiave che identifica l'argomento di cui si parla. Se mi arriva un tweet con “Hai visto cosa ha detto #Monti oggi?” se clicco su #Monti avrò come risultato tutti i tweet che parlano di Monti.
Intanto fatevi un account su Twitter, poi faremo una seconda puntata su questo argomento, ma preparatevi che forse a breve ci toccherà aprire anche un account su Pinterest!
Filippo Antonacci

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ABBIAMO OSPITI - PITTURA: nel segno di Klimt e Hoffmann
Vienna e Venezia celebrano i pionieri del modernismo.

Paolo e FrancescaPer i 150 anni della nascita di Gustav Klimt molteplici sono le mostre e iniziative che celebrano uno dei protagonisti dell’Art Nouveau. A Vienna al Leopold Museum (sino al 28 agosto) una curiosa rassegna delinea il mondo segreto, creativo e inedito dell’artista austriaco attraverso un excursus di 400 cartoline illustrate oltre a disegni, lettere e carteggi. Si tratta d’impressioni, disegni, scritti inviati ad amici e alla compagna durante i suoi viaggi – da Monaco di Baviera, Parigi, Firenze, Pisa, Verona e Lago di Garda - che svelano inediti particolari, legati alle suggestioni suggerite dalle emozioni dei luoghi.
A Venezia due mostre (al Museo Correr dal 25 marzo e a Ca’ Pesaro dal 31, sino all’8 luglio) mettono invece l’accento sulle collaborazioni tra Klimt e Joseph Hoffmann, (l’architetto della Secessione), quali pionieri del Modernismo.
Quasi tutte le opere che provengono dalla Galleria Belvedere di Vienna – che possiede una delle maggiori collezioni sul tema- consentono di “leggere” le due personalità molto chiaramente: la stessa condivisione per la concezione dell’Arte (sia in ambito pittorico che applicato) quale forza creativa in grado di spaziare in ogni ambito del quotidiano. Dipinti, disegni, progetti, mobili, oggetti, realizzazioni artistiche rappresentano così gli universi creativi di ambedue gli artisti. Le mostre raccontano gli anni dall’Esposizione Universale di Parigi del 1900 alla Secessione Viennese del 1902 dove intensa è la collaborazione stilistica fra i due artisti.
Altre opere e materiale illustrano i passaggi fondamentali stilisticSpilla di Hoffmann del 1909i: dal curvilineo iter decorativo a quello più semplice e geometrico.
Non mancano le opere-gioiello come una serie di spille disegnate e realizzate dallo stesso Hoffmann di grande impatto stilistico. Ricca è la sezione pittorica dedicata alla rappresentazione artistica del mondo femminile di Klimt, attraverso un gran numero di notevoli dipinti. “Pittore di donne”, amava spesso definirsi Klimt.
Non poteva mancare in questo contesto la celebre “Giuditta”, già presente alla Biennale veneziana del 1910.
Laura Novello

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FINANZA: i suoi grandi uomini - John Templeton e James Tobin
Grandi intuizioni, istinto, fortuna, coraggio e.....

John templetonJohn Templeton 1912 - 2008. È ricordato come uno dei più grandi uomini di finanza che il mondo conosca. Nel mondo di internet in cui viviamo, dove è sufficiente un click per acquistare e/o vendere qualsiasi cosa in tutto il mondo, è difficile capire e apprezzare il suo incredibile modo globale di lavorare di quegli anni.
Appena laureato nella metà degli anni Trenta e dopo gli studi di giurisprudenza in Gran Bretagna, si è imbarcato per un viaggio che l’ha portato a visitare trentacinque paesi nell’arco di sette mesi. Esperienza questa, che gli ha permesso di approfondire la conoscenza della più parte dei mercati mondiali.
Il suo modo di lavorare non gli permetteva di usare e per qualsiasi investimento la frase “questa volta è differente”.
I primi grandi utili se li procurò in Usa, acquistando società finanziarie, poi in Polonia e Germania nel 1939 investendo in 104 società, quasi tutte vicino al fallimento. Ha tenuto le azioni per quattro anni facendo una fortuna. Solo quattro delle aziende in cui aveva investito sono fallite o chiuso l’attività.
Altra fortuna conquistata in Giappone alla fine degli anni Quaranta, finita la guerra e prima che iniziasse il boom economico. La sua filosofia è stata sempre quella di comprare azioni di società solide ma nel momento del massimo pessimismo o crisi economica. Ha seguito questa sua filosofia per tutta la vita investendo, secondo i casi, nei paesi, nelle società, nelle materie prime ovunque ci fosse uno stato di crisi economica.
Nel 1999, nonostante fosse un uomo di altra epoca, aveva previsto la situazione drammatica e la bolla che si stava preparando per le aziende High-tech. Ha investito e scommesso prevedendo che almeno il 90 % sarebbe fallito entro cinque anni, che è quanto poi accaduto, e ciò gli ha permesso di incrementare il proprio patrimonio di diversi milioni di dollari.
In un’intervista su Forbes degli ultimi anni, diceva, “mi chiedono qual è il paese migliore dove investire.. domanda sbagliata, la domanda dovrebbe essere “dove la situazione sembra la peggiore”’?
Era un grande ottimista e a un giornalista che lo intervistava, dichiarò che la borsa di New York sarebbe salita entro il 2100 a un valore di 1.000.000. All’epoca fece sorridere il giornalista e poi chi lesse l’intervista.. Oggi guardando i risultati della borsa americana degli ultimi dodici anni, e continuando il trend, la quota 1.000.000 sarebbe raggiunta nel 2059 ben quarantuno anni prima di quanto profetizzato da Templeton.

James Tobin premio Nobel del 1981- La Tobin tax James Tobinè una “tassa” sulle transazioni finanziarie i cui proventi dovrebbero servire a migliorare le disuguaglianze del mondo. Negli anni Duemila i “No global” l’avevano considerata la soluzione ai problemi del mondo portandola avanti come loro bandiera. Tobin si era sempre fortemente distanziato da questa impostazione.
La Sua frase più efficace. “nessun pasto è gratis “ significa che qualsiasi cosa ed anche un’uguaglianza tra le classi sociali è un costo. Si pensi allo stesso trasferimento della ricchezza, agli strumenti per impostarlo e il far in modo che la ricchezza sia compresa da chi la riceve così com’è proposta. Si pensi a tutti quei paesi in via di sviluppo dove la maggior parte della gente è analfabeta. All’istruzione dei figli non capita dai padri, e i figli che contesteranno i padri una volta istruiti, e mille altri grandi e piccoli problemi.
Tobin quindi rifiutava l’idea di una tassa, che oltretutto poteva essere disincentivante per chi produce ricchezza ed essendo un profondo liberal, la intendeva, invece, come costo compromissorio tra uguaglianza, efficienza e resa, solo per migliorare le cose del mondo.
Carlo Verga

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ROMA NASCOSTA: un luogo magico
Nascosto nelle Mura Aureliane, un laboratorio antico ...

Pochi sanno che da più di cento anni nelle mura Aureliane all’altezza di via Campania c’è una Scuola di ceramica. In questo posto magico lavorava e viveva con laFrancesco Randone sua numerosa famiglia un Grande Maestro: Francesco  Randone.
Alla fine dell’Ottocento egli fonda la Scuola d’Arte Educatrice che diventa presto il centro d’incontro di molti artisti e non solo ceramisti.
Era abitudine arrivare alle mura verso il tramonto e portare qualche pezzo di legna, si accendeva la fornace e si aspettava l’alba, che i vasi fossero cotti, magari mangiando pinoli e bevendo acqua di fonte.
Basta sfogliare gli stupendi diari di Randone per far rinascere quell’atmosfera!
Aiutato dalla moglie Yris e dalle figlie Honoria, Horitia, Hurania, Lucilla e Saturnia e da Belisario, l’unico figlio maschio, riesce a ricreare la difficile tecnica del “bucchero”, il tipo di pasta e la lavorazione rimangono un segreto!
La prima regola di Francesco Randone è non copiare e lo scrive ovunque nella scuola, i bambini sono i suoi allievi prediletti e attenti, così ingenui e creativi!
Oggi i discendenti di Randone seguono i suoi insegnamenti e la scuola rimane un importante centro di tanti appassionati. Ilaria, la nipote, è lì: custode e animatrice della scuola e dell’associazione, riesce a mantenere quell’atmosfera seguendo i dettami del nonno. Chi ha il piacere di essere suo allievo non la lascMappa delle Mura Aurelianeia così facilmente!
Il fascino della ceramica, partendo dall’elemento “terra”, che viene modellato a mano o con il tornio, è uno dei più grandi piaceri che anche un non-artista di qualsiasi età, possa provare.  
Se qualcuno di voi volesse visitare le Mura e vi assicuriamo che ne varrà la pena, abbiamo in programma di organizzare una visita per i lettori de “La lampadina”, mandateci una mail e vi faremo sapere.
Lucilla Laureti

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ABBIAMO OSPITI - LIBRI: "Prigioni e paradisi", Colette
In uscita il 22 marzo un inedito in Italia della scrittrice francesce...

Non mancano nel nostro paese le traduzioni di Colette, anzi la grande scrittrice francese - certamente una delle figure femminili più interessanti del Novecento - ha molti conoscitori e ammiratori.
Era rimasta inedita, tuttavia, questa preziosa raccolta pubblicata in Francia nel 1933, che la stessa Colette aveva assemblato sotto il titolo di “Prigioni e paradisi” (Del Vecchio Editore, pagg. 224 euro 13).La copertina del libro
Il lettore vi trova brevi bozzetti, note di costume, impressioni, composti da Colette tra il 1912 e il 1932, apparsi su Vogue o su altre riviste di costume o semplicemente conservati dall’autrice.
Se i temi sono tanti e dei più disparati, inconfondibile è la voce straordinaria che risuona in ogni pagina. Parola dopo parola sentiamo l’universo sensoriale di Colette schiudersi nella pagina e quasi carezziamo lo scoiattolo che lei carezza, vediamo il pavone che ci interroga con lo sguardo, sentiamo il profumo della vigna e il piacere del vino corposo di Borgogna. Non solo, ci sembra di conoscere l’altera Coco Chanel, la scandalosa Mistinguett, e stare seduti al processo dell’impenetrabile Landru.
Tutti questi frammenti compongono un’autobiografia insolita e spesso ironica, dove la vita e il pensiero dell’autrice si rivelano nel dettaglio che è per Colette il mezzo con cui si esprime il mondo: il segreto è celato dietro un fiore, un animale, un giardino africano, il volto di un’amica.
Questo libro ci dona un modo di guardare alle cose, una lezione di stile, di eleganza e direi addirittura di godimento dell’esistenza. Nella scrittura la metafora in particolare è il mezzo per muoversi alla ricerca dei paradisi della sensibilità senza mai tralasciare l’aspetto estraneo e oscuro del reale.
Un libro che saprà sorprendere il lettore che si avvicina per la prima volta all’universo metamorfico e sensoriale di Colette, e affascinerà ulteriormente chi dalla sua penna è già stato sedotto, offrendo un nuovo scorcio sull’opera di questa magnifica scrittrice del Novecento.

Il 22 marzo p.v. si terrà la presentazione del libro alla Casa delle letterature in Piazza dell'Orologio a Roma, con la partecipazione di Arnaldo Colasanti
Filippo Nicosia, Ufficio Stampa "Del Vecchio Editore"

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COSTUME: vita
Storie dei nostri tempi, storie di sempre...

Lo vedevo camminare, su e giù, a piccoli passi, percorsi brevi. Schiena curva, sguardo al suolo. Un’immagine di disfatta, di mancanza di gioia, di assoluta tristezza. Non conoscevo la sua età anagrafica, ma gli anni della sua anima, tanti, dolorosi. Troppe le delusioni, troppa la solitudine, troppa la mancanza di uno scopo, la mancanza di qualcosa di bello e gioioso da raggiungere. Di giorno in giorno più fitta, spessa e impenetrabile la nuvola triste che lo avvolgeva tutto.
Poi, dopo qualche tempo, al suo braccio una donna. Non giovanissima, non bella, ma con un viso illuminato, sereno. Gli parla con gentilezza e rispetto, adegua il suo passo sicuro a quello incerto di lui. Senza fretta, senza impazienza.
In un italiano stentato gli indica i gabbiani, il cielo azzurro. Per seguire il suo gesto alza la testa di nuovo finalmente.
E così piano piano la schiena curva si raddrizza. Torna a essere quell'uomo alto che era. Lo sguardo non più al suolo ma sopra le nostre teste. Il passo tornato sicuro e...sorride finalmente.
Scomparsa la nube grigia intorno a lui.
La sposerà? Ne farà un’italiana? Le lascerà la sua casa e i suoi risparmi?
E allora?
Passerà gli ultimi anni della sua vita sentendosi confortato e amato.
E per questo non c'e prezzo.
Lalli Theodoli

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ABBIAMO OSPITI - TEATRO: Eduardo de Filippo ovvero Le cento e una sigarette
Incontro ravvicinato con il grande Eduardo a proposito di fumo...

Roma, Palazzo Venezia, Dicembre 1970
Bruno Molajoli era allora il Direttore Generale delle Belle Arti ovvero, prima dell’istituzione del Ministero per i Beni Culturali, la massima autorità in materia di patrimonio artistico nel Paese e come tale, a titolo di fringe benefit, spettava alla sua famiglia un appartamento all’interno di Palazzo Venezia. Prima di arrivare a Roma a occupare la posizione più alta nel campo delle Belle Arti era stato per anni soprintendente a Napoli, dove aveva acquisito meriti innumerevoli soprattutto ideando e realizzando il prestigioso nuovo Museo di Capodimonte.
Nel lungo periodo della loro vita napoletana lui e sua moglie Elena avevano conosciuto, ospitato e familiarizzato con tutto il mondo che contava specialmente a Napoli e specialmente in ambito culturale. Tra gli altri spiccava il grande Eduardo.
Io come loro giovane amico e amico dei loro figli avevo più volte espresso il desiderio di conoscere Eduardo e una felicissima sera del Dicembre 1970 Elena mi accontentò organizzando una cena con menù prettamente napoletano e Eduardo ospite d’onore.
Eduardo arrivò puntuale alle otto e mezzo.
Naturalmente, ansioso com’ero, capitanai il gruppo di quelli che andarono ad aprire la porta quando suonò. E mi ricordo ancora l’immagine che apparve nel vano, era come se fosse apparso sulla scena a teatro. Siccome faceva freddo, era imbacuccato in un pastrano più grande di lui e la sua faccia unica e inconfondibile sgaiattolava sopra i due revers del pesante cappotto di tweed.
Eduardo de FilippoSi tolse il cappello a falda e i capelli gli rimasero un po’ scomposti, con una vertigine che, unitamente al soprabito a crescenza lo faceva sembrare un ragazzino. Un ragazzino con la faccia sofferta. Un ragazzino di settant’anni.
Al suo ingresso in salotto ci fu un grande applauso da parte dei presenti quasi a fargli capire che, anche quella sera, lui era di scena.
La serata corse via in un baleno, almeno per noi; per lui sarà stata uno stress nonostante le salsicce e friarielli di Elena che erano un capolavoro. Io, in particolare, che a tavola l’avevo davanti, non riuscivo a contenermi nell’enumerare tutte le mie passioni: da “Natale in casa Cupiello” (te piace ‘o presepe?) a “La Fortuna con l’effe maiuscola” (chelli ‘e milione teneno ‘na voce …) al “Sindaco del Rione Sanità”, alla poesia di “Vincenzo De Pretore” (s’ha da perde ‘o nomme e De Pretore si nun me sceglio ‘nu santo protettore…) che sapevo a memoria, alla “Mappata” di Salvatore di Giacomo.
Terminate le meravigliose salsicce di Elena, in attesa del dessert che doveva essere un altrettanto meraviglioso babà, mi venne spontaneo mettere la mano in tasca per prendere le sigarette.
E mi venne altrettanto spontaneo offrirgliene una, ma lui disse: “No grazie, ho chiuso!”
“Che vuol dire ha chiuso?” lo incalzai “Ha smesso?”
E lui: “Vede, io tengo ‘na teoria e cioè che ognuno nella vita tene ‘nu numero fisso ‘e sigarette ‘a fumà….io, quel numero l’ho raggiunto qualche anno fa. Io fumavo cento sigarette al giorno….na stecca ‘e Marlbòro me durava doie juorne. Poi, un brutto giorno, mentre stavo sul palcoscenico, in prova, ebbi un malore e caddi per terra. Me so’ scetato ‘na settimana doppo int’a n’ospitale. Sono stato in coma ‘na settimana, forse anche dieci juorne… ma quando me so’ scetato nun tenevo cchiù genio ‘e fumà! Avevo, evidentemente, raggiunto il numero di sigarette che mi toccavano. E non mi è più tornata la voglia.”
Lo ascoltai a bocca aperta, come se fosse stato sul palcoscenico, sotto un proiettore tutto per lui, in una di quelle sue ineguagliabili confabulazioni a solo; per dire queste poche parole, questa breve cronaca di una sua vicissitudine gli occhi si girarono in trentasei direzioni diverse e altrettanto i movimenti della bocca e le guance scavate che scendevano dagli zigomi evidenti. Fu un piccolo spettacolo ad personam.
“La disturba se fumo ?” chiesi
“No, al contrario, me fa piacere vedere quelli che non hanno ancora raggiunto il numero; al contrario se vedo uno nelle mie condizioni, me fa tristezza !”
Poco dopo Elena entrò nella stanza con il babà.
Giuseppe Fabbri

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità...

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall,  Marguerite Pratesi de Merode, Ranieri Ricci, Lalli Theodoli e redatta con la partecipazione di: Lorenzo e Renata Bartolini Salimbeni, Lucilla Laureti, Carlotta Staderini Chiatante, Giancarlo Puddu, Angelica Verga, Beppe Zezza. La sede è in via G. D. Romagnosi 20, 00196 Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa mille persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net


Storiella che girava negli Usa
tra gli speculatori di borsa

Un ragazzo di città, Kenny, si trasferisce in campagna e compra un asino da un vecchio contadino per 100 dollari.
L'agricoltore accetta di consegnare il somaro il giorno dopo. Ma invece il contadino si fa vivo e riferisce:
'Mi spiace figliolo, ma purtroppo ho brutte notizie per te. L'asino e' morto.'
Kenny replica: 'Va bene, allora restituiscimi i soldi'.
'Purtroppo non posso farlo. Me li sono già spesi'.'
D'accordo - risponde il paziente Kenny - allora dammi almeno il somaro.'
E che cosa ci fai con un asino morto?'
'Lo metterò come premio per una lotteria', esclama deciso Kenny.'
'Non puoi sorteggiare un asino morto' , replica il poco convinto contadino
Certo che posso', insiste Kenny, 'basterà non dire a nessuno che è proprio morto.'
Un mese dopo il contadino incontra Kenny e chiede: 'Come e' andata a finire con quel somaro morto?'
Kenny risponde contento: 'Come ti avevo detto l'ho sorteggiato. Ho venduto 500 biglietti a 2 dollari al pezzo e ho guadagnato 898 verdoni.'
'E nessuno ha protestato?', si meraviglia il contadino...
'Solo il tizio che ha vinto. Ma io gli ho restituito i soldi indietro.'
 


Ultima tecnologia wi fi

Tecnologia wi fi


FLASH NEWS! 
Un po' qua, un po' là...

Fracking e le polemiche - il Fracking è una tecnica sfruttata principalmente in Usa e Canada per facilitare l’estrazione di petrolio e gas dalle zone più profonde.
Esso consiste in un’iniezione di acqua mista a prodotti chimici effettuata ad altissima pressione per “fratturare” gli strati rocciosi, facilitando la fuoriuscita dei preziosi idrocarburi non accessibili con i sistemi utilizzati fino ad oggi. La polemica è scoppiata in Europa in quanto la Polonia, che ha scoperto di “galleggiare” su un mare di gas sito in profondità, è interessata ad adottare il sistema. Le perplessità europee derivano dalla possibilità che la “fratturazione”, possa provocare dei mini terremoti e l’acqua e i prodotti chimici, inquinare le falde acquifere.

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La lettura, i nostri figli e i nostri nipoti - Un video su youtube ci fa vedere una bambina, forse di poco più di un anno, che per girare le pagine di una rivista, le “striscia” con un dito, come fosse un touch screen. Da una ricerca effettuata da AVG technology sembra che i bambini riescano molto prima a maneggiare un touch screen che non a imparare ad allacciarsi le scarpe…

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L’economia Sistema D o economia de la debrouillardise (economia del fai da te?)- È l’unico sistema economico che cresce, annualmente, a due cifre e con poco valore aggiunto: l’economia dei paesi poveri. I prodotti sono venduti nei mercati, bancarelle etc. Fosse un paese sarebbe secondo solo al PIL degli Stati Uniti. Occupa quasi la metà dei lavoratori nel mondo. Spesso anche le multinazionali con impianti in paesi emergenti, sono coinvolte in questo sistema economico poiché creano e producono a prezzi altamente concorrenziali le produzioni dei paesi “ricchi”.
Per approfondire...

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Ci giochiamo 80 miliardi? - Secondo i recenti dati dei Monopoli di Stato, che controllano il comparto del gioco, ossia Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci, Bingo, Slot machine ecc, gli italiani nel 2011 hanno giocato quasi 80 miliardi di Euro. Vista così fa impressione, ma andando ad approfondire ci sono da dire almeno due cose: la prima è che in questa cifra è considerato anche il rigiocato: se compro un gratta e vinci da 2 Euro e fortunatamente vinco 10 Euro, probabilmente mi farò dare dal tabaccaio altri 5 gratta e vinci, cosi in realtà dalla mia tasca sono usciti 2 Euro, ma ai Monopoli risulteranno 12 Euro come giocata; la seconda, che per legge, almeno il 75% deve essere restituito ai giocatori sottoforma di vincita ed infatti sempre i Monopoli certificano che circa 63 miliardi di Euro è la cifra restituita in vincite.

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Ma quanto è grande Roma Capitale? - Il territorio amministrato da Roma Capitale è di 1.290 chilometri quadrati. Questa cifra dice poco? Beh, allora ci ha pensato l’ex Vicesindaco di Roma, Mario Cutrufo a chiarirci le idee. Infatti il Senatore, per argomentare al meglio la sua strenua campagna per ottenere una legge per Roma Capitale (approvata poi dal governo Monti a novembre 2011), ha scritto un interessante libro "La Quarta Capitale" - Gangemi Editore, 2010 nel quale riportava a paragone alcune dimensioni.
All’interno del territorio di Roma Capitale (che si estende ben oltre del Grande Raccordo Anulare) ci stanno circa 12 Parigi! Solo nel XII Municipio (quello che comprende anche l’Eur per capirci) ci entrerebbe comoda tutta Milano.
Infine un primato che forse è un vanto italiano: il Colosseo.
Con i suoi circa 4,5 milioni di visitatori l'anno (circa 30 milioni di Euro di incassi) è considerato il 6° luogo più visitato al mondo.

*

Siamo 7 a 1? - Ancora  capita di sentire qualcuno che dice (e ci crede) che per ogni uomo ci siano 7 donne. E ' (purtroppo per noi maschietti) da sfatare questo mito. Gli ultimi dati censuari del nostro pianeta riportano infatti che saremmo 7.023.324.899 di cui 3.534.797.376  uomini e 3.488.527.523 donne: siamo 1 a 1.
E' vero però che le donne sono 3 volte più numerose degli uomini nella fascia tra i 95 e i 99 anni.

Le flash news sono a cura di Filippo Antonacci e Carlo Verga.


FOCUS

ARTE CONTEMPORANEA EUROPEA

A Parigi, negli spazi del Palais de Tokyo appena ristrutturato e ampliato, si apre dal 20 aprile al 26 agosto, la Triennale di arte contemporanea con titolo “ Intense proximity”. Sotto la direzione di Okwui Enwezor, illustra l’interessantissimo tema della “cartografia”. 

Palais de Tokyo

Ispirandosi alle grandi figure dell’etnografia francese del XX secolo, la Triennale propone uno sguardo sulle connessioni dell’arte contemporanea, dalla scena francese ai luoghi di creazione internazionale con un ampio dialogo tra varie discipline superando le distanze geografiche. L’arte vista come fenomeno “mondializzato”.

A Bruxelles dal 19 al 22 aprile si apre la trentesima edizione della fiera di arte contemporanea Art Brussels .

Art Brussels

La Fiera, dal profilo innovativo e giovane, unisce 182 gallerie internazionali, 2.000 artisti sia affermati, che giovani promettenti talenti. Per l’Italia, 14 gallerie saranno presenti sulla scena belga per l’occasione. I programmi sono intensi, brillanti e animati da un collezionismo di altissima qualità.

E nella capitale
7 mostre al Macro.
Dal 16 marzo fino a date varie si inaugura al Macro di Roma una serie di 7 mostre con la riapertura dei cancelli di via Reggio Emilia, nella struttura ampliata da Odile Decq. Il nuovo direttore, Bartolomeo Pietromarchi, inizia la sua avventura organizzando varie mostre con una vista ampia sull’arte contemporanea aperta a diversi generi, mondi e modo di fare arte.

La mongolfiera di Tayou

Si passa dalla gigantesca mongolfiera
di sac-
chetti di  plastica colorata di Pascale Mathine Tayou alla validissima selezione di opere della collezione Berlingieri ("Going around the corner") per poi scoprire altri interessanti lavori, concludendo con la nuova iniziativa delle residenze d’artista.



Il 28 marzo nella sede della Provincia di Roma a Palazzo Valentini, a pochi passi di Piazza Venezia, s’inaugura la mostra collettiva: VALENTINI Contemporary, che con la voce di otto artisti romani molto diversi nella loro espressività, analizza i vari aspetti del mondo contemporaneo.

Opera di Savini

Dai raffinati lavori di Pietro Ruffo su temi molto forti, si passa al sorprendente lavoro di Maurizio Savini, che, con il Chewing gum, affronta soggetti di carattere universale.
RomaProvinciaCreativa
a cura di Marguerite de Merode


STANNO ARRIVANDO!
segnalazioni di concerti, mostre,  fiere, esposizioni ... per non dire "l'avessi saputo..."

Musica a Roma:

1 aprile 2012, Parco della Musica
Sergio Cammariere

5 aprile 2012, Parco della Musica
Cecilia Bartoli, Sacrificium

10 aprile 2012, Parco della Musica
Mario Biondi

23 aprile 2012, all'Opera
Muti dirige la Chicago Symphony Orchestra
24 e 25 aprile  2012, al Parco della Musica Yuri Temirkanov dirige l’Accademia di Santa Cecilia

Teatro a Roma:

dall'11 al 22 aprile 2012, Teatro Olimpico Paradiso - Trilogia di Emiliano Pellisari L’ultimo atto della straordinaria sfida della danza alle leggi della fisica, con quadri che narrano l’opera dantesca
dal 3 al 5 maggio 2012, Teatro Olimpico
Puzzle - Kataklò Athletic Dance Theatre
L'ensamble di physical theatre festeggia 15 anni con uno spettacolo tutto nuovo

dal 12 al 29 aprile 2012, Teatro Ghione
Le fuggitive - Valeria Valeri e Milena Vukotic Testo francese di  Pierre Palmade e Christophe Duthuron arriva in Italia dopo aver mietuto successi in Francia. Con ironia apparente vi si narra l'incontro tra due donne in fuga verso una vita altra


... e siamo ancora in tempo per MIRO' - Roma, Chiostro del Bramante , dal 16 marzo al 10 giugno 2012 . E’ dalla Fundacio Pilar e Joan Mirò di Palma de Mallorca, che detiene gran parte del patrimonio dell’artista, che arrivano le opere che saranno esposte al Chiostro del Bramante dal 16 marzo al 10 giugno 2012.

Opera di Mirò

La Fundacio Pilar e Joan Mirò fu voluta dall’artista proprio per celebrare il periodo felice che trascorse a Palma, dal 1956 sino al 1983, anno della sua morte. Lì, ebbe a disposizione grandi spazi, laboratori, ateliers e soprattutto il contatto con la natura, la sua musa ispiratrice. A Palma, Mirò intraprende la ceramica, le sculture in bronzo e la pittura su vetro. Poco prima di giungere a Palma de Mallorca, Mirò vince nel 1954 il Premio Grafica a Venezia e poi nel 1958 vince il Premio internazionale Guggenheim.

Muro in ceramica Sede Unesco

E sempre nel 1958 realizzerà a Parigi il muro di ceramica del Palazzo dell’Unesco. In mostra, potremo ammirare ottanta lavori del genio catalano, mai giunti nel nostro paese tra cui cinquanta olii di grande formato ma anche terre cotte, bronzi e acque-relli. Inoltre sarà ricostruito lo studio di Mallorca in cui Mirò creò i suoi capolavori.
La curatrice della mostra, Maria Luisa Lax Cacho, esperta internazionale dell’opera di Mirò, tiene conto dell’intera produzione artistica di Mirò con particolare approfondimento alle opere create nei trent’anni in cui Mirò visse a Mallorca.

a cura di Carlotta Staderini Chiatante




Si dice che la cucina è cultura... in effetti sempre di sapere si tratta....
Siete sicuri di saperli fare così? No? allora, direttamente dal Paradiso a Voi
i Grandi Vermicelli a Vongole!

Spaghetti a vongole

Per quattro persone:
1,300 kg di vongole ben lavate (non veraci, a meno che non si sia certi che siano italiane*)
350 g di vermicelli
olio E.V.O., sale
2 spicchi d’aglio
prezzemolo

In una grande padella far aprire le vongole a fuoco vivo, coperte.  Basteranno 2-3 minuti.  
Mettere da parte l’acqua che si è formata nella padella.
Mettere da parte una decina di vongole e sgusciare le altre. In un pentolino friggere a fuoco lento, in mezzo bicchiere di olio, i due spicchi d’aglio schiacciati.  Una volta dorati, eliminarli e aggiungere nel pentolino l’acqua delle vongole.  Rimettere sul fuoco facendone evaporare una minima quantità, versare il rimanente nella padella e tenerlo in caldo.
Cuocere i vermicelli “al dentissimo”, scolarli e buttarli in padella mantecandoli con il liquido.  Devono assorbire il liquido ma non devono asciugarsi!  All’ultimo secondo dare una rigirata aggiungendo le vongole sgusciate e un abbondante trito di prezzemolo. Impiattare, guarnire con le vongole tenute da parte e due ciuffetti di prezzemolo e servire immediatamente.

*le vongole “italiche”, anche quelle veraci, hanno un rassicurante e delizioso sapore di mare.  Spesso molluschi e pesci provenienti da altri paesi hanno un sapore più forte, preciso e connotato, che può alterare l’ottimo spaghetto a vongole così come noi lo conosciamo e come abbiamo il sacro diritto di consumarlo. A volte poi le vongole “straniere” sono invece del tutto insapori.  Comunque è sempre una questione di gusti…

Renata Bartolini Salimbeni

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