Ebbene sì, anche questa torrida estate tropicale sta acquietandosi e noi, surfando sul nostro quarantesimo numero, vi parliamo di cose leggere, "galleggianti", nel senso fisico del termine: ovverosia senza piombi che vi appesantiscano il pensiero che deve vagare invece dove più gli aggrada, senza meta e senza tempo. Anche il pensiero deve avere la sua vacanza; il suo oziare non sarà sterile, ma fecondo portatore di spirito ritemprato, depurato, fattivo e consapevole. Da tutti noi de La lampadina: Buona estate e che sia più oziosamente costruttiva che mai!
Picture By Marguerite de Merode
ATTUALITA': la felicità si può misurare? Possiamo dire quando lo siamo o non lo siamo, ma quantificarlo è più difficile. Articolo di Carlo Verga Nella dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, uno dei punti fermi e fondamentali è: “Vita, libertà e ricerca della felicità”. Sì la felicità, facile a dirsi ma chi può dirsi felice? Ed è possibile misurare il grado di felicità? Esiste una formula per arrivare alla felicità ma quale? Gli studi fino ad oggi tanti, le ricerche sulla vita con interviste, tipo di spese, vacanze, lavoro, famiglie, dati, che poi verificati, venivano messi in un unico calderone che portava ad un indice di benessere e di conseguenza di felicità di una regione, città o del periodo. Oggi tutto è differente, ci sono i “social”, che certo in modo forse più superficiale, misurano il tuo stato umorale all’istante in cui metti un “mi piace” o “non mi piace” o una frase o commento su Twitter o Facebook.
Bene,
tutti questi dati sono raccolti a formare delle analisi
dettagliate del momento, e a seconda delle risposte,
sono in grado di stabilire un grado di felicità o infelicità
o altri sentimenti medi per città, regioni e forse anche
quartieri.
Twitter ha raccolto nel 2014 quasi 40 milioni di messaggi in tempo reale nelle provincie italiane, e da questi ne sono scaturite situazioni di felicità, disagio, piacere, contentezza per i mille eventi che hanno caratterizzato la vita di ciascuno di noi. A dicembre dell’anno passato è stato pubblicato il primo indice di “Felicità” l’Ihappy 2013 e da questo, incredibilmente, emerge che nel 2013 gli italiani sono stati complessivamente più felici del 2012. Con i dati così raccolti Twitter in collaborazione con Wired ne ha creato un altro, il Wired Next Index, che misura la volontà d’innovare, la voglia di ripartire e di farcela.
Il
2014 si presenta con un leggero calo
rispetto al 2013, ma tuttavia quasi 6 Italiani su 10
sono stati felici… calo dovuto a fine anno e a causa
del maltempo che ha influito sulle vacanze. Era cominciato
decisamente bene con il primo dell’anno, un giorno speciale
segnato da ottimismo e buoni propositi, e poi il proseguo
dell’anno, l’acquisto da parte della Fiat di tutta la
Chrysler, segno di una buona capacità imprenditoriale
italiana, - il 1° giugno, data della presentazione della
lista degli azzurri peri Mondiali (quando ancora c’erano
tante speranze sportive), e tutti felici anche nel giorno
della visita di Obama (73%) a Roma e in Vaticano (28
marzo).
Uno dei giorni meno felici il 18 Dicembre per la scomparsa di Virna Lisi. I giorni con più sbalzi di umore sono: il venerdì, quando si tirano le somme di tutta la settimana e ci si prepara per il weekend, mentre sia il sabato (-4%) che la domenica (-3,3%) siamo meno soggetti a sbalzi d’umore. Ma quali i motivi della nostra felicità o della nostra tristezza? Di lunedì siamo tutti più tristi (59,2%), mentre il martedì, mercoledì e sabato sono giorni più felici.
Se
lo scorso inverno (50,2%), ed in particolare i freddi
mesi di gennaio e febbraio, è stata la stagione più
triste, a marzo 2014, con l’arrivo della primavera,
la felicità balza verso l’alto (67,4%).
È il Natale il giorno migliore, cosi come la festa della mamma che produce sorrisi (+11,1%); anche il giorno che precede la busta paga è un giorno felice, effetto che però svanisce il giorno successivo. Lo spostamento delle lancette dovuto all’ora legale genera ansia e depressione, e fa crollare la felicità di 5 punti. La felicità migliora sensibilmente nei giorni di festa (+1,8%), ma solo quando la festività non cade nel week-end, altrimenti niente vacanza e il giorno di festa diventa un “ponte sprecato”. Infine, la latitudine, risalendo la penisola da sud a nord la felicità diminuisce, tranne nelle provincie dove c’è il mare. A questo link sono disponibili tutti i dati raccolti (circa 40 milioni) dove sono riportati i dati settimanali e giornalieri da tutte le province italiane. C’è tuttavia da considerare che chi commenta su uno dei social o mette un ”mi piace” è una persona che nel maggior numero è tra i 15 e 50 anni e quindi difficilmente può rappresentare una statistica che comprenda la più parte di noi… Ogni giorno i dati possono cambiare, quindi quanto si è detto per il 2014, forse oggi potrebbe essere ben differente. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
STORIA: La battaglia di Cerami Scommettiamo che non molti ne hanno sentito parlare? Articolo di Beppe Zezza
Tutti hanno sentito parlare della battaglia di Poitiers nella quale nel 732 Carlo Martello alla testa dei Franchi arrestò l’avanzata mussulmana in Europa. Tutti conoscono la battaglia navale di Lepanto nella quale nel 1571 la flotta cristiana della Lega Santa (mancavano solo i francesi) comandata da don Giovanni d’Austria arrestò lo strapotere ottomano sul mediterraneo. Nota anche ai più è la battaglia di Vienna del 1683 nella quale l’esercito cristiano (mancano, ancora una volta, i francesi) sconfisse l’esercito ottomano arrestandone definitivamente l’espansione.
Ma
pochi (o forse addirittura nessuno) hanno sentito
parlare della battaglia di Cerami (che nemmeno sappiamo
in quale parte del mondo si trovi).
A Cerami, provincia di Enna – io stesso l’ho scoperto da poco - nel 1063 Ruggero d’Altavilla impartì ai saraceni una pesante sconfitta iniziando la liberazione della Sicilia dalla dominazione saracena, riconquista paragonabile alla Reconquista della penisola iberica. Ne parlano le cronache del monaco benedettino Goffredo Malaterra ”De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae”. Secondo il racconto del monaco, la battaglia di Cerami fu una specie di Battaglia delle Termopili nostrana: «Centotrentasei normanni affrontarono in campo aperto cinquantamila Saraceni». Ma, a differenza della battaglia delle Termopili nella quale viene esaltato il coraggio umano e l’amor di patria, in quella di Cerami si esalta invece il soccorso divino. La cronaca narra che prima della battaglia Ruggero, insieme al nipote Serlone, fecero cantare ai combattenti il Vangelo. Sulle prime la battaglia volse a favore dei Saraceni; vistosi alle strette Ruggero invocò l’aiuto dei suoi santi protettori: San Michele e San Giorgio.
Scrive
il Malaterra «li sbaragliarono [i saraceni] e ne uccisero
ventimila e altrettanti ne fecero prigionieri con
l’aiuto d’un misterioso cavaliere dalle armi candide,
il bianco destriero, armato da una lancia dal pennoncello
bianco e la croce vermiglia».
Chi era questo cavaliere misterioso? Secondo la leggenda – tramandata dalla tradizione locale – era lo stesso arcangelo San Michele! Per ringraziamento Ruggero fece costruire una Chiesa e fondò una confraternita – il documento originario vergato di proprio pugno dal conte è gelosamente custodito a Cerami – che ancora oggi, e sono trascorsi quasi mille anni dalla battaglia, cura lo svolgimento annuale della festa in onore del Santo al quale i confratelli affidano la propria vita. Noi, uomini del XXI secolo, secolarizzati e totalmente disincantati, ascoltiamo con un sorriso di sufficienza questi racconti «fantastici». Tuttavia… Tuttavia quando esaminando i fatti storici ci rendiamo conto che talvolta gli eventi hanno preso una certa piega per dei motivi apparentemente inspiegabili ci viene il dubbio che, forse, i nostri antenati «religiosi» non avessero tutti i torti. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
ABBIAMO OSPITI - TECNOLOGIA: computers, smartphone, tablet e social media per i senior citizens La novità è sempre questione di approccio... Articolo di Emilio Tommasi – Autore Ospite de La Lampadina Nel lontano 1992 dotai di computer il mio ufficio a Londra, e da allora sono diventato un utilizzatore piuttosto esperto di tale utilissimo strumento. Nel 1996 acquistai pure il mio primo telefono cellulare Nokia, ed ormai anche i meno tecnologici fra di noi non possono fare a meno del portatile, magari solo per fare e ricevere telefonate se non vogliono/possono imparare a sfruttarne tutte le altre potenzialità (foto, video, sms, Whatsapp, Viber, calendario, agenda, internet, emails, rubrica telefonica, sveglia, orologio ecc.).
Ciò
che mi spinge a condividere queste mie considerazioni
con i lettori de La Lampadina è la frequente reazione
di molti amici e conoscenti non più giovanissimi (diciamo
over 65, io sono over 80) alla mia familiarità con questi
strumenti. Frequento quotidianamente un club di golf
che ha più di 800 soci, la cui età media è di circa
60 anni, quindi ho un ottimo “campione” sul quale basare
tali considerazioni.
Dunque la prima reazione è la DIFFIDENZA. La seconda è la RASSEGNAZIONE. La terza è il RIFIUTO. a) DIFFIDANO di strumenti che non si sentono in grado di controllare b) SONO RASSEGNATI a vivere senza l’ausilio di queste tecnologie c) RIFIUTANO qualsiasi tentativo di spiegar loro almeno le nozioni più elementari per poterli utilizzare
Una mia vicina di casa (78 anni) ha il pc ma lo usa
solo per chiamare su SKYPE il fratello che vive in Canada
ed ha un tablet Samsung che usa solo per fare solitari
e burraco.
Un mio caro amico ha un Ipad regalatogli dai figli ma,
malgrado io gli abbia dato spiegazioni 3 o 4 volte sulle
sue funzioni più elementari, lo ha riposto in fondo
ad un cassetto.
Non si tratta certo di “rustica progenie”, ma di professionisti
affermati che non hanno avuto difficoltà a passare dalla
500 dell’università alle potenti vetture odierne che
guidano con sicurezza e disinvoltura!
La maggior parte di queste persone ha un’agendina cartacea
sulla quale scrivono appuntamenti e numeri di telefono
perché non vogliono imparare a inserirli sul cellulare.
Se poi passiamo ai cosiddetti “social media” (Facebook,
Twitter, Instagram) la situazione è ancora più drastica:
RIFIUTO TOTALE!
Io sono perfettamente cosciente dei pericoli che i social
media rappresentano per i giovani e giovanissimi, che
trovo invece non solo utili ma anche piacevolissimi
per un… anziano! Prendiamo il mio caso: 36 anni di lavoro
in vari paesi all’estero, amici persi di vista per anni
e ritrovati grazie a Facebook coi quali ci scambiamo
ora regolarmente notizie e fotografie, una figlia (e
3 nipotine) a Parigi con le quali comunico quotidianamente
su Whatsapp e Facebook, un figlio a Miami che, con le
6 ore di differenza del fuso orario, mi fa trovare la
mattina le sue ultime notizie, foto e resoconti della
sua attività non è fantastico?
Ho diversi studenti che hanno preso il Master con me
quando insegnavo Marketing che da varie parti del mondo
mi tengono aggiornato sulla loro vita professionale
e familiare: per me è davvero una grande compagnia!
Ci siamo anche ritrovati sul web con ex-girlfriends
geograficamente lontane, anche questo è bello perché
in fondo sono persone con le quali ho diviso importanti
momenti della mia vita.
Spero che il mio evidente entusiasmo per queste tecnologie,
che sicuramente arricchiscono le mie giornate, possa
invogliare qualcuno, finora riluttante, a familiarizzarsi
con degli strumenti di comunicazione davvero preziosi!
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ABBIAMO OSPITI - CULTURA: La storia del valzer Un ballo e una musica dalla storia antica e affascinante, li ritroviamo ovunque nella nostra cultura! Articolo di Giulia Pasquazi Berliri - Autore Ospite de La Lampadina Se il valzer non fosse stato un ballo così famoso e importante quale invece è diventato, forse non si sarebbe verificato tanto accanimento a rivendicarne la matrice nazionale da parte di studiosi francesi e tedeschi. Sulle origini del valzer sono state scritte montagne di libri e sono state tentate non poche manipolazioni sia di dati che di documenti. Anzi, proprio il contesto obiettivamente poco chiaro ha favorito i vari tentativi di depistaggio nello stabilire da quali balli il valzer derivi. La “Volta” è il più significativo fra i balli di ritmo ternario che sicuramente risalgono ad epoche precedenti rispetto alla nascita del valzer e che comunque ne anticipano le caratteristiche fondamentali. "Volter" in francese voleva dire girare e la Volta consisteva proprio in una serie di giri a destra e a sinistra. Ai giri si alternavano i salti dei cavalieri e delle dame con una tecnica particolare che prevedeva che i cavalieri, prima eseguissero dei salti molto accentuati e dopo sollevassero la dama per consentire alla stessa una specie di volo.
Gli
studiosi francesi che sostengono la derivazione del
valzer dalla Volta fanno questo ragionamento: fino all'anno
1100, tutte le danze di coppia erano eseguite dai ballerini
in posizione affiancata e solo con la Volta si introduce
la posizione di coppia chiusa con cavaliere e dama,
uno di fronte all'altra. Poiché coppia chiusa e giravolte
sono gli elementi fondamentali del valzer, è normale
metterlo in relazione con la Volta. Questa nacque in
Provenza e poi si è diffusa e modificata in Baviera
e in Austria, dove è diventata prima "landler" e poi
"walzen" (che significa rigirarsi) fino a trasformarsi
in quella serie di giravolte eseguite in perfetta armonia
con le basi musicali e dove le coppie dovevano inevitabilmente
essere in posizione ravvicinata.
E fu per questo atteggiamento che nel 1785 il valzer
fu vietato in Boemia (con specifico provvedimento della
corona) per motivi morali ed igienici. Fu, infatti,
un ballo molto amato ma anche molto mal visto dai moralisti
più incalliti.
Persino Curt Sachs, lo storico etnomusicologo tedesco
nella sua Storia della danza (uscita nel 1933), riporta
la descrizione di una scena di valzer: "la coppia balla
così strettamente allacciata volteggiando in un atteggiamento
sconvenientissimo".
E, a proposito dei cavalieri che tengono sollevati i
lembi dei vestiti delle dame, egli evidenzia che "la
mano (del maschio) che tiene il vestito poggia ben
ferma sul petto della donna premendo con lascivia ad
ogni piccolo movimento". Ed anche il suo giudizio sulle
donne non è da meno: "le ragazze poi avevano uno sguardo
folle o sembravano prossime al deliquio".
Altri tempi e altre opinioni... cosa avrebbe detto Sachs
del tango o della più moderna lambada?
Il boom del valzer si ebbe con la Rivoluzione francese
alla fine del XVIII secolo e con l'affermazione dei
principi di libertà e di eguaglianza: il ballo, che
era stato vietato per tanto tempo, rappresentò una delle
prime manifestazioni della nuova filosofia di vita.
Non a caso, le rivolte contadine trasformarono in sale
da ballo molte chiese e molti monasteri e, sempre non
a caso, in tutte le feste del popolo inneggiante agli
ideali rivoluzionari, il ballo principale era il valzer.
Questo ballo fu amato non solo da re e regine ma anche
dalla borghesia e dall'esercito, tanto che si legge
che non solo "le truppe napoleoniche lo fecero conoscere
a tutta l'Europa, travolgendo le resistenze dei moralisti"
ma come esso sopravvisse anche al crollo dell'impero
di Napoleone perché "la restaurazione dei vecchi regimi
non significò il ritorno delle danze nobili".
Sul
piano strutturale la musica del valzer ebbe una svolta
importante grazie al compositore austriaco Hummel che
musicalmente lo impostò, con periodi di 48 battiti,
su tre elementi fissi e collegati fra loro: l'introduzione,
il valzer vero e proprio e la coda. A partire dalle
sue opere, nacquero due percorsi musicali separati ma
paralleli: il valzer
ballabile ed il valzer come pura composizione.
Per i brani ballabili era sufficiente un'orchestra 'leggera',
e questo genere si sviluppò in modo particolare a Vienna
dove ebbe interpreti illustri come i Lanner e gli Strauss.
Ma la febbre del nuovo ballo scoppiò in tutt'Europa
e in tutta la seconda metà del XIX secolo il connubio
danza-musica tenne banco non solo nell'Europa continentale,
ma anche in Inghilterra ed in America. Con l'avvento
poi dell'Operetta, il valzer del filone 'ballabile'
conobbe un ulteriore impiego, inserendosi nei circuiti
del divertimento e puntando soprattutto su valori melodici
più che artistici. Contemporaneamente, l'altro filone
spiccava il volo fino a sfociare nella lirica pura,
attraverso la musica di Berlioz, Liszt, Tchaikovsky
e tanti altri ancora. Ma questa è un'altra storia.
Da
quanto detto si capisce perché il valzer si chiama viennese.
Si deve comunque riconoscere alla Francia il merito
di aver dato un contributo fondamentale all'affermazione
di questo ballo e di averlo amato fino in fondo. E',
infatti, sintomatica la vicenda relativa al capolavoro
di Johann Strauss "An
der schonen blauen Donau" (Il bel Danubio blu):
quando nel 1867 questo capolavoro uscì, nel mondo viennese
del ballo l'accoglienza fu molto tiepida, perché si
trattava di un valzer da concerto, difficile da ballare
come tutte le melodie caratterizzate da pause numerose
e lunghe introduzioni. Nello stesso anno però, all’Esposizione
Universale di Parigi, questo pezzo riscosse un successo
inimmaginabile: fu presentato, accolto e promosso come
il valzer più bello di tutti i tempi. Da quel momento
diventò il simbolo stesso del valzer e, attraverso i
decenni, ha mantenuto le sue caratteristiche fondamentali
ed è riuscito a sopravvivere non solo a due guerre mondiali,
ma anche a tutte le grandi rivoluzioni che nel corso
del XX secolo si sono verificate nel mondo della danza.
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ISTRUZIONE: 10 giorni all'Universitá di Berkeley – California Università americane famosissime vissute da dentro... Articolo di Lucilla Laureti Crainz Cosa c'è di meglio che studiare in una delle più importanti e famose università al mondo? Questa è Berkeley! Proviamo a vedere insieme qualche peculiarità di questa prestigiosa università. - Berkeley è un’università statale quindi le rette sono più basse delle private e cioè se sei residente nello stato il costo per l'anno accademico è di circa $ 17.000, se non sei residente la retta è $ 25.000 anno, se poi sei straniero diventa ancora più alta. E poi devi calcolare il vitto e l'alloggio.
- Attualmente gli studenti sono circa 25.000 nei corsi pre laurea. Sembra che oggi per recuperare più denaro tendano a prendere più stranieri!
- Sicuramente guardando il campus, la maggior parte degli studenti è asiatico, ma potrebbero essere asiatici americani che sono in California un bel numero, gli asiatici sono sicuramente più determinati e ambiziosi.
- Ero
stata a Berkeley più di 10 anni fa e la situazione
non è cambiata: i test di ingresso sono difficilissimi.
Devi avere degli ottimi voti alla maturità e non basta.
Attualmente rispetto alle richieste è ammesso il 17%
di coloro che ne fanno richiesta.
- Tra i professori di Berkeley ci sono attualmente ben 7 Nobel in molti e svariati settori come economia, fisica, chimica. Dall'inventore del ciclotrone nel 1930, al chimico Northrope che nel 1946 ha isolato un enzima che ha portato più tardi alla scoperta del vaccino antipolio. Così come economisti del calibro di Galbraith.
- Gli stipendi per i docenti non sono alti ma grazie al loro ruolo possono essere inseriti in molti settori imprenditoriali.
Il problema è che sono super impegnati e ti concedono al massimo 9 minuti e devi saperli sfruttare per farti notare!
- Può capitare che uno studente di economia, dopo il dottorato in Europa sia invitato per un anno accademico a Berkeley. Si sarà fatto notare con alcune pubblicazioni che interessano all'università. Avrà occasione di incontrare, conoscere e lavorare con i professori e gli studenti più interessanti, un anno a Berkeley è come una lunga esperienza in Europa. Alla fine dell'anno se è bravo e fortunato firmerà "un paper" con 1 o 2 professori e questo sarà importante per la sua carriera.
- Il Campus è immerso nel verde, con prati e altissimi alberi e offre quanto di meglio tu voglia desiderare in un'università, biblioteche aperte 24 ore su 24, laboratori per tutte le facoltà, molti edifici sono di metà Ottocento quando Berkeley fu fondata e molti altri se ne sono aggiunti negli anni.
L'università continua a crescere. Le classi e le lezioni sono aperte a tutti, alcune per sfruttare il tempo si svolgono anche durante il pranzo e ti offrono il lunch. Il simbolo dell'Università è il campanile copiato da quello di San Marco a Venezia.
La
città, a 20 minuti da San Francisco, è sulla baia e
molto ben collegata con un treno, il clima è mite e
la periferia fatta di casette con giardino e piene di
fiori. Molti girano in bicicletta e ti sembra di stare
in vacanza. Molti cartelli pubblicitari dicono "Ci
vieni per la cultura e ci rimani per il cibo"!
Sembra un pò esagerato ma in effetti ci sono alcuni ristoranti molto famosi e il "gourmet district" è un paradiso per il buon cibo. Da Chez Panisse per mangiare devi prenotare mesi prima, tra i clienti, presidenti degli Stati Uniti e ultimamente anche il Dalai Lama. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
COSTUME: Riflessione sui volatili Che immagine ne abbiamo? Nelle grandi città da tempo cominciano a rappresentare un fenomeno incontrollato e per nulla poetico.. Articolo di Lalli Theodoli I cieli delle nostre città sono tracciati vistosamente da bellissimi voli di uccelli.
Le
rondini, sparite per qualche tempo, sono tornate a
tuffarsi veloci nei sotto tetti.
Gli storni, a migliaia, compongono dei fantastici disegni mutevoli: enormi nuvole di uccellini che si spostano veloci (e come fanno a non scontrarsi fra loro e a morire dandosi l’uno con l’altro spaventose capocciate in quei voli pazzeschi?). I gabbiani volano alti illuminati dalle luci della città, bianchi, bellissimi. I piccioni si sono rassegnati al non potersi più posare sui cornicioni a causa di fili di spunzoni terribili e al divieto di entrare nei campanili protetti da metri e metri di rete (ma i più entusiasti e distratti ci vanno a sbattere ugualmente con violenza). Si, ma.
Ricordo
quel vecchio film di Hitchcock in cui si prospettava
una specie di rivolta mondiale dei volatili.
Dai più piccoli pettirossi, alle gazze, ai merli,
ai gabbiani, tutti uniti insieme in una gigantesca
guerra all’uomo. Gli umani, terrorizzati, coprivano
i vetri delle finestre e i lucernari con tavole di
legno per proteggersi come da un terribile uragano.
Impauriti e indifesi da un numero impossibile di uccelli
che rompendo i vetri delle abitazioni, irrompevano
nelle case e con il terribile becco aggredivano, ferivano,
uccidevano.
Da allora ho guardato con sospetto i volatili. Una
rondine caduta ferita sul terrazzo, mi ha rivelato
una testa bruttissima con occhi cattivissimi che non
riesco a scordare nemmeno quando volano alte e bellissime.
Nel guardare incantata i voli degli storni, ricordo come, anni fa, anche loro, piccolissimi, ma uniti in grande numero, hanno vinto una battaglia costringendo gli abitanti di Viale Giulio Cesare a girare con gli ombrelli per difendersi dai loro escrementi. Le auto anche in breve sosta venivano coperte da teloni per proteggere le carrozzerie delle macchine. Se non veniva fatto, i tergicristalli dovevano lavorare come pazzi per guadagnare un po’ di visibilità. Piccoli, ma tanti. A via Veneto, che risuonava dei loro richiami di platano in platano, noi, tenaci fruitori di motorini, nella larga curva prima di piazza Barberini venivamo trasformati in velocissimi bob coinvolti in slittate e a volte cadute terribili a causa dello strato scivoloso depositato sulla strada. Fino a che non si è intervenuti, credo con gli ultrasuoni, questi piccoli volatili si erano impadroniti di due larghe zone della città. L’unione li aveva resi fortissimi.
E
dove sono i gabbiani di anni fa? Piccoli, bellissimi,
uccelli di mare si sono trasformati in una specie
di improbabili enormi oche volanti, schiamazzanti
e prepotenti.
Installatisi sui nostri terrazzi da cui emettono stridii aggressivi, non dovendo più faticare per la ricerca di cibo offerto invece loro dalle discariche come in un piatto d’argento, hanno assunto proporzioni del tutto inquietanti che li rendono totalmente diversi dai piccoli gabbiani delle scogliere marine. Grossi e pesanti sfondano le incannucciate delle nostre terrazze, fanno i nidi sulle parabole delle televisioni che considerano grandi nidi prefabbricati a loro esclusivo uso e consumo. Con il loro poderoso posteriore accomodandosi, fanno piombare interi condomini in un totale blackout televisivo. Mamma mia se volando avessero poi un qualche inciampo e ci piombassero addosso sarebbe una catastrofe. E se i piccioni, i gabbiani, gli storni, i passeri, i merli, tutti insieme veramente decidessero di consorziarsi contro di noi rendendo probabile il vecchio film? Per loro “L’unione fa la forza”. Per noi unica speranza un “Divide et Impera”. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità. La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma. La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa milleottocento persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter. Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net |
| SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"
Tutti i nostri suggerimenti li trovate qui |
FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là...
Fantastico
il chip salva-vita! Ice-Key
tag
è
un piccolo chip adesivo, lo puoi caricare
con il tuo smarthpone o tablet con il nome,
codice fiscale, contatti di emergenza, dati
sul sangue, pressione, e anche con ogni dato
clinico che credi opportuno immettere, comprese
forme allergiche, medicine prescritte etc.
Il chip così preparato può essere applicato
direttamente su una maglietta, un vestito
e può essere letto, con tecnologia Nfc, avvicinando
n qualsiasi smarthphone che abbia installata
l'apposita applicazione.
CV
*
L’Italia
resta al primo posto nel campo del restauro!
L’Italia
ha mandato il primo luglio, a Katmandu, una
missione di sei tecnici, storici dell’arte
e restauratori per sostenere le autorità della
Repubblica federale del Nepal dopo il sisma
del 25 aprile scorso.
Dovranno definire quale misure prendere
per preservare
e recuperare il loro patrimonio culturale
danneggiato.
Un bel vanto per il
nostro paese leader da sempre nel campo della
conservazione del patrimonio storico artistico.
MdM
*
Venezia, la signora Giustina e il suo mortaio. Se vuoi vedere questo curioso ‘monumento’, percorri le Mercerie dell’Orologio verso piazza San Marco e all’angolo con sotoportego del Cappello guarda in su. Ma chi era questa eroina? Il 15 giugno 1310 Baiamonte Tiepolo, giovane nobile ribelle, organizzò insieme ad altri patrizi una congiura per rovesciare il governo della Serenissima; l’esercito degli insorti arrivò quasi in piazza San Marco, pronto ad assaltare il palazzo del governo. La signora Giustina, affacciata alla finestra per vedere cosa fosse tutto quel trambusto, fece cadere un pesante mortaio che teneva in mano o forse sul davanzale, uccidendo sul colpo il portabandiera dell’esercito dei rivoltosi. L’evento portò scompiglio fra i soldati, che furono così facilmente sconfitti dall’esercito regolare. La Repubblica di Venezia, per gratitudine, concesse alla signora Giustina il blocco dell'affitto della sua casa, che non venne mai alzato fino alla caduta della Repubblica. A ricordo dell’evento, nel 1861 una signora anziana che abitava nella casa fece scolpire un altorilievo che immortalava colei che con il suo mortaio aveva salvato la città da una dittatura. CV *
L'ultimo
colpo di genio di Franco Maria Ricci: il Labirinto
della Masone... Dopo una promessa
fatta a Jorge Luis Borges nel 1977, Franco
Maria Ricci ha fatto realizzare su otto ettari
di terreno a Fontanellato, in provincia
di Parma, "il
Labirinto più grande del mondo" tutto
realizzato con i bambù e progettato assieme
agli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide
Dutto. E' il Labirinto della Masone.
Il celebre editore spiega: "Sono tre le forme
del labirinto classico: quella cretese a sette
spire; quella del labirinto romano, con angoli
retti e suddivisa in quartieri (quattro labirinti
intercomunicanti); quella del labirinto cristiano
a undici spire, del tipo Chartres”. Al centro
del labirinto c'è una piazza di duemila metri
quadrati contornata da porticati e grandi
saloni dedicati alla cultura e una cappella
a forma piramidale.
MdM
*
I
robot in gel. I
robot sono formati da materiali rigidi e hanno
quindi grandi difficoltà a
muoversi. Gli
ingegneri
dell’universita di Pittsburgh hanno ora progettato
un
gel polimerico che si muove cambiando forma
sfruttando le proprie energie. L’ispirazione
è data da un organismo unicellulare, l'euglena
mutabilis, che con un processo simile a quello
di fotosintesi
e con opportune manipolazioni genera
energia in presenza della luce, si autoalimenta
e riesce a muoversi
così
come un muscolo umano.
Chissà, avremo in futuro robot molto piu simili
all’uomo e formati “in apparenza” di carne
umana?
CV
*
Come
sempre Londra innova nel nome dell’arte per
tutti.
Londra
porta l’arte
nella metropolitana
"Art
on the Underground,"
presentando,
sulla Victoria Line, una serie di iniziative
intitolate “Underline”. Il
progetto nasce con l'idea
di coinvolge-
re il pubblico e cambiare il suo modo di
vivere la città. Si sono voluti interpellare
artisti affermati, internazionali e anche
giovani artisti con un promettente futuro.
L'intento è di reinterpreare gli spazi a disposizione,
proponendo opere e progetti d’arte temporanea
o permanente.
MdM
* Statistica sulla carta... igienica! Divertente e chi sa se interessa una statistica sulla carta igenica di qualche mese fa. Quanta se ne consuma in Italia? Circa 4kg a persona. Gli antichi Egizi usavano sabbia e oli profumati. Gli Arabi solo con la mano sinistra, offrire qualcosa con la mano sinistra per loro è offensivo. Sembra che da ogni albero, non specificato quale, se ne ricavino 1800 rotoli, è paurosa quindi la quantità di alberi che vengono distrutti per questo utilizzo giornalmente. CV
LA
LAMPADINA - LIBRI
In questa lunga estate calda, vi proponiamo due libri: "STORIA VERA E TERRIBILE TRA SICILIA E AMERICA" di Enrico Deaglio e "GLI ADDII" di Juan Carlos Onetti Trovate l'inizio delle recensioni una di seguito all'altra e potete leggerle nella loro interezza cliccando "continua a leggere" e andando sul sito ... Buona lettura!
Questo mese
di
Deaglio e del suo libro ce ne parla
Carlotta Staderini Chiatante
della nostra Redazione.
Storia
vera e e terribile tra Sicilia
e America
di Enrico Deaglio Sellerio Editore Palermo, pagine 224 Questa è un’inquie- tante storia che si svolge nel 1899 a Tallulah, un villaggio della Louisiana. Cinque emigranti siciliani di Cefalù commercianti di frutta furono appesi ad un albero una sera di luglio del 1899 davanti ad “una folla ordinata”. Il motivo: una capra di uno dei siciliani aveva sconfinato e disturbato un dottore. Ci fu una sparatoria ed il dottore fu ferito. Un orribile linciaggio collettivo: cinque morti, nessun colpevole. Una storia di brutalità, ignoranza e soprattutto razzismo che Deaglio racconta attraverso i documenti dell’epoca. Il Singolo episodio di questa “storia” si rivelerà molto più grande e terribile ed è rivelatore di una dinamica storica e sociale. Non è solo uno specchio di come venivano considerati gli immigrati provenienti da meridione. Continua a leggere il commento
Di Onetti e dei suoi addii ce ne scrive Augusta Zeppieri di "UMDL - Un Mercoledì Da Lettori", libera unione di lettori che a luglio ne ha discusso nella sua riunione mensile.
Gli
Addii
di Juan Carlos Onetti Casa Editrice Sur pagine 131 Libro duro e grande come un macigno, "Gli addii" di Juan Carlos Onetti.. La storia di un uomo incredulo e arreso, disinteressato e nemico senza orgoglio della pietà, giovane e però malato e ricoverato in un’imprecisata località di montagna dove si muove, tra l'albergo/sanatorio e una bella villa presa in affitto, felpato e distaccato. Al suo fianco si alternano due presenze femminili, che arrivano e ripartono con l'inesorabilità silenziosa dei destini irrisolti. Nelle chiacchiere del paese l'intreccio è tanto chiaro quanto scandaloso, nel garbo riservato dei protagonisti senza nome le vite sono compenetrate e impastate di una passione che è silenziosa e drammatica. Storia, in realtà, di pochi mesi di vite e di retrospettive ellittiche: così mi viene da condensare le vicende raccontate in questo breve romanzo. Flashback e flashforward, direi con necessario anglismo cinematografico. Ma all'autore basta una sola parola, un avverbio - per esempio - sapientemente inserito nella frase, per saltare da un piano temporale a un altro, magari non troppo lontano - e l'effetto non è mai quello del taglio improvviso e dello spiazzamento del lettore ma un passaggio continuo, uno scorrimento di immagini in chiave poetica. Continua a leggere il commento Vi chiediamo di segnalarci le Vostre scelte: le condivideremo in questo spazio, che rimanda al sito per una lettura più ampia dei commenti Vostri e nostri a quei volumi che ci hanno per una qualche ragione interessato e spinto a scriverne.
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MOSTRE Eccovi un po’ di mostre in alcune delle città che siamo soliti frequentare durante l'estate Firenze
Galleria
degli Uffizi: "Piero di Cosimo (1462-1522).
Pittore
fiorentino eccentrico dal Rinascimento alla
Maniera», a cura di Serena Padovani, Elena
Capretti, Daniela Parenti e Anna Forlani Tempesti,
sotto la direzione di Antonio Natali.
La mostra, organizzata agli Uffizi sul pittore Piero di Cosimo, è una grande prima. L’artista era riconosciuto e apprezzato a suo tempo e ben inserito nell’ambiente della scena artistica fiorentina di Lorenzo il Magnifico. Ma il pittore non è mai stato esposto nel nostro tempo. È stato fatto un bel lavoro di preparazione e le poche opere documentate di Piero sono tutte presenti in mostra. Ci sono numerosi prestiti illustri e opere attribuite recentemente. Sono circa 45 dipinti i dipinti esposti oltre a una trentina di disegni in dialogo con alcune delle opere di artisti suoi contemporanei. Fino al 27 settembre.
Bruxelles
Bozar:
"Les Belges - Une Histoire de Mode Inattendue"
Non solo abiti, ma una serie di installazioni
raccontano, con 70 designers, i momenti e
le figure carismatiche dell'affascinante panorama
storico della moda belga.
Non solo il leggendario gruppo “Antwerp Six”
che debuttò negli anni Ottanta, ma anche tante
creazioni sperimentali, fino alle più recenti
uscite dalle accademie di moda (la Royal Accademy
di Anversa e La Cambre di Bruxelles).
Fino al 13 settembre
Parigi
Palais
Galliera - Jeanne Lanvin.
Per
i 125 anni della casa francese, “La Maison
di alta moda Jeanne Lanvin” ancora attiva
oggi, si è temporaneamente "trasferita" al
Palais Galliera, il museo della moda di Parigi,
per presentare il meglio della maison parigina,
fondata da Mademoiselle Jeanne nel 1889.
Fino al 23 agosto 2015
Musée
du quai - Branly "L'Inca e il Conquistador",
curata da Paz Núñez Regueiro. L'esposizione
del "Quai Branly" «vuole
mostrare come si percepiro- no gli Spagnoli
e gli Inca, come dialogarono e si affrontarono,
e come entrambi i campi cercarono di allearsi
con diverse fazioni per affermare il loro
potere». Si scontrano due uomini: il sovrano
Inca Atahualpa e il Conquistador spagnolo
Francisco Pizarro. Attraverso il loro ritratti
si rappresenta il confronto fra i due mondi.
Tram.
Fino al 20 settembre 2015
Versailles
Chateau
de Versailles: Anish Kapoor . Ogni
anno i giardini e il Chateau de Versailles
diventano sede espositive per i più grandi
artisti
della cena mondiale dell'arte di oggi: Jeff
Koons, Murakami, Venet, Penome e ultimamente,
l'artista coreano Lee Ufan. L'anglo indiano
Anish Kapoor rinnova la sua presenza a Parigi
dopo la mostra del Grand Palais del 2011 e
espone le sue opere quest'estate nei giardini.
Fino a ottobre 2015
Londra
Dulwich
Picture Gallery: Ravilious. La visita alla
piacevolissima mostra degli acquarelli di
Eric Ravilious, acquarellista poco noto che
ha lavorato sopratutto tra le due guerre,
può essere l'occasione di andare a vedere
o rivedere la Dulwich Picture Gallery a 10
minuti di treno da Victoria.
La raccolta del museo rappresenta un esempio
di collezionismo d'arte di eccezionale livello
nel primo edificio costruito come museo nel
Regno Unito. La mostra illustra il lavoro
di Ravilious, artista veramente bravo nel
catturare la luce irregolare della Gran Bretagna
e restituirla con una profonda comprensione
della sua atmosfera.
Fino al 31 agosto
Cortina
d'Ampezzo
Chi
si ritrova in relax a passeggiare tra le magnifiche
vette della conca ampezzana
può fare un salto nella Wunderkammer di Nicolò
de Faveri Tron, che ha fatto delle cime dolomitiche
una vera collezione!
Rappre-sentate con le più varie tecniche,
sono viste come una collezione di farfalle...
meglio vedere che descrivere.
Dall'8 al 30 agosto a MagaMaison.
ICH
Le
mostre sono a cura di Marguerite de Merode
e le
potete trovare qui
PENSIERO LATERALE: PADRI E FIGLI
Due padri e due figli vanno a pescare e prendono in tutto 9 pesci. Al momento di spartirsi i pesci ne prendono esattamente 3 a testa. Come è possibile?
E'
facile....Controllate
qui! |
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