ARCHIVI DI FAMIGLIA: un omaggio a Palermo Articolo di Carlo Verga La storia di Villa Igiea, inizia a fine 1800, quando a Ignazio Florio, preoccupato per la figlia Giovanna affetta da un disturbo polmonare, viene proposto dall’amico professore Vincenzo Cervello, l’Igazolo, un farmaco composto da aldeide formica e iodio, che secondo il professore, sarebbe servito per un nuovo metodo di cura della tubercolosi polmonare. Speranzoso nella guarigione della figlia ma anche propenso ad un buon affare se l’irgazolo come sembrava, avesse potuto cambiare la storia di questa malattia, Ignazio acquistò da Sir William Cecil Henry Domville, figlio di Sir James Domville, una casina in stile neogotico (Villa Domville) con il suo parco di circa 20.000 metri quadri con l’intento di realizzarvi un sanatorio per ricchi forestieri ammalati di tubercolosi. Fu dato al complesso il nome di Villa Igiea in omaggio alla dea della salute Hygiea (figlia di Asclepio, dio della medicina), e ne fu affidata la costruzione all’architetto Ernesto Basile, uno dei maggiori esponenti del Liberty in Sicilia. Ed ecco, dagli archivi di famiglia, la spiegazione che Gabriele d’Annunzio dà a Ignazio sull’origine del nome concludendo con l’augurio a donna Franca e a tutta la famiglia. "Mio caro Signore, ieri per caso mi venne sotto gli occhi l’inno orfico a Hygieia e ripensai alla domanda che Ella mi fece intorno l’ortografia esatta di questo nome trasposto nella nostra lingua. Si rassicuri e non muti nulla. Il nome sta benissimo nella forma che Ella ha già fatto incidere durevolmente: “Igiea; la quale accosta alla forma originale molto piu che non l’altra "Igea”. Le forme latine sono Hygea, Hygia. Dal greco ùylervos (hygieinos) derivano le parole italiane igiene, igienico, le quali appunto conservano il “gie”. Non muti dunque nulla nelle incisioni. Spero che questa lettera giunga in tempo. Ed eccole l’inno orfico alla Dea veneranda. “O Desiderabile, o Amabile, Regina delle case innumerevoli e di tutti gli uomini, odimi, Igiea felice, Madre universale, che porti le ricchezze; perocchè tutte le malattie degli uomini sian cacciate da te e tutte le case per te si rallegrino. Il mondo ti desidera regina e il solo Ade ti persegua del suo odio o Eterna, che nutri le anime, o eternamente florida, desiderabile riposo dei mortali; perocchè senza di te tutte le fatiche siano inutili e non vi siano ricchezze nè dolci unioni, e l’uomo laborioso non giunga alla vecchiaia. Sola Tu governi tutte le cose e tu imperi su tutti. Vieni, o Dea! Sii sempre benigna a coloro che insegnano i tuoi misteri e liberaci dai tristi dolori della malattia”! Che la Dea figlia di Asclepio sia sempre benigna a Lei, a donna Franca, e a tutti i suoi cari. Spero di rivederla presto. Le stringo la mano cordialmente. Ave. Gabriele d’Annunzio" Clicca qui per leggere la lettera autografa di D'Annunzio Successivamente e nel 1900 visti gli enormi costi e la difficoltà di averne un qualche ritorno ed anche per gli scarsi risultati dell’igazolo, fu decisa la trasformazione in una grande e lussuosa struttura alberghiera, appunto “Grand Hotel Villa Igiea”, mantenendo il nome della dea della salute ed affermandosi come meta ricercata del turismo internazionale e simbolo della belle époque palermitana. La sua inaugurazione, che segnò l’inizio di una stagione ricca di eventi mondani e personaggi illustri, avvenne il 19 dicembre. Grande fu la partecipazione internazionale per un evento così importante, annunciato dai molti giornalisti poi presenti, del Figaro, New York times, Corriere della sera e di altre testate mondiali. Da quel momento molti i capitoli di un mondo romanzato (vedi il libro di Francesco Amendolagine, "Villa Igiea" edito da Sellerio). Nel 1903 nacque al suo interno il Cercle des Etrangers, luogo di ritrovo per giochi e balli. Mille gli arrivi da tutto il mondo, grande risonanza all’arrivo dei sovrani di Inghilterra, il Sultano di Zanzibar contornato da sontuosi gioielli, turbanti e gente pittoresca. Grandi amori segreti e palesi, forte clamore per la storia del tenente de Bosis e la slava Smirnova, erano tutti innamorati di Lei, una mattina il tenente sorvolando la spiaggia con l’aereo intento a rimirarla e salutarla mentre la bella slava prendeva il sole, volò troppo basso e si schiantò sulle rocce. Poi tutte le maggiori case reali europee del periodo, il re del Siam, Paramandra Maha Chulalongkom, statisti di ogni paese, poi Mussolini, Marconi, Marinetti e tanti altri. Quel periodo di un’epoca unica si affievolì con la grande guerra. Gli anni successivi furono noiosi, molti gerarchi fascisti, poi i tedeschi, gli americani e grandi trasformazioni all’interno dell’albergo. Venivano a svernare esiliati o ricche famiglie europee. Qualche sprazzo di nuovo successo con gli anni del boom cinematografico. Greta Garbo, Ranieri di Monaco con Grace Kelly, la Callas prendeva il sole, Onassis beveva da solo al bar e non rideva mai. Rossellini doveva girare un film su Garibaldi, poi Claudia Cardinale, Alain Delon e Burt Lancaster nel 1962 ai tempi del "Gattopardo", Alberto Sordi insieme a Senta Berger per "Il mafioso", Paul Newman, Kirk Douglas con Irene Papas, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Richard Burton spesso ubriaco sul suo yacht ancorato davanti all’Hotel. Nei nostri anni fecero la comparsa De Sica, e ancora qualche reale Europeo…. Ma i Florio non ci sono più e l’epoca d’ora si è tranquillamente ridimensionata per quel Grand Hotel che doveva diventare un sanatorio. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
ABBIAMO OSPITI – PSICOLOGIA: Shopping compulsivo. Una patologia dei tempi moderni Articolo di Maria Cristina Zezza – Autore Ospite de La Lampadina Lo shopping è un'attività comune e molto piacevole sopratutto per le donne (ultimamente anche per gli uomini). Pensiamo al senso di felicità che proviamo quando compriamo proprio quel vestito o quel paio di scarpe, o il senso di gratificazione in un periodo in cui ci sentiamo stressati o tristi, (chi di noi non ha mai detto “Mi sento proprio giù.. vado a fare un pò di shopping!”) o il senso di soddisfazione per esserci premiati dopo un duro lavoro proprio comprandoci qualcosa e cosi via. Queste reazioni e sensazioni sono molto comuni e assolutamente normali, presenti nella maggior parte di noi. Ma, qualche volta, possono diventare una vera e propria patologia: lo Shopping compulsivo. Quando si parla di Shopping Compulsivo? Lo shopping compulsivo è definito un comportamento di acquisto guidato da un impulso urgente e irresistibile a comprare, che seppure riconosciuto eccessivo da chi lo mette in atto, viene ripetuto fino a determinare effetti dannosi per l’individuo e per le persone a lui legate. Quello di comprare non è quindi solo un desiderio ma assume l’urgenza e l’importanza di una necessità. Negli episodi di shopping compulsivo si acquistano cose di cui non si ha davvero bisogno o che addirittura si hanno già. Prima di dedicarsi allo shopping, il compulsivo si può trovare in una condizione di ansia o di tensione. Una volta portati a termine gli acquisti sopraggiungono sensazioni di euforia e di soddisfazione. Il compulsivo ha l’impressione di aver dato una risposta positiva ai propri desideri; si sente gratificato e sollevato. Ha l’impressione di aver trovato sollievo alla condizione di ansia e insoddisfazione che era presente fino a poco prima. Poco dopo però arrivano immancabili emozioni ben diverse dalla soddisfazione. Non mancano la frustrazione e il senso di colpa. Il compulsivo si rende conto di aver agito inseguendo un impulso irrefrenabile e non è realmente felice delle cose appena comprate. Il comportamento compulsivo è mantenuto nonostante gravi conseguenze personali e innumerevoli tentativi fallimentari di controllarlo e porvi fine. Le problematiche che seguono sono sempre sentimenti di colpa, vergogna, umiliazione, e talvolta problemi di salute, problemi familiari, lavorativi, legali e finanziari. Chi ne è affetto può non vedere inizialmente questo comportamento come un problema ma, principalmente, come un sollievo immediato e come fonte di gratificazione personale. Ed è proprio questa apparente ricompensa iniziale a rinforzarlo, determinando, poi, processi ripetitivi. Lo shopping compulsivo è utilizzato come rimedio contro il senso di vuoto e la depressione, è un tentativo di regolare i propri affetti. Il disturbo presenta diversi aspetti riconducibili ad altre patologie già chiaramente classificate quali la depressione, i disturbi d’ansia, e il disturbo del controllo degli impulsi. A esserne colpite sempre di più non sono solo le donne, fin dall’inizio “protagoniste” di questo disagio, ma anche gli uomini, soprattutto fra i 30 e i 50 anni. Come riconoscere lo shopper compulsivo? - L’impulso a comprare è presente quotidianamente.
- Gli acquisti riguardano oggetti inutili o di cui non si ha bisogno.
- Il tempo dedicato agli acquisti interferisce con la vita familiare, sociale e professionale.
- Gli acquisti sono spesso al di sopra delle possibilità economiche.
- Quando non può acquistare entra in stato di stress.
- Al momento dell’acquisto prova una sensazione di grande euforia, seguita da depressione, senso di colpa e vergogna.
- Sviluppa col tempo un’anestesia verso i problemi reali. Tutto passa in secondo piano e ciò che riempie la vita è solo l’attesa del prossimo acquisto.
Cosa si deve fare? – Riconoscere l’esistenza del problema. Riesci a non farlo? Poiché lo shopping è gratificante, è difficile accettare che sia un problema psichico. Ma basta chiedersi: “Riesco a non farlo?” Se la risposta, basata sui fatti, è: “No, non riesco”, vuol dire che un problema c’è. Utili perciò un supporto psicologico o letture di approfondimento sul tema. Spendere tempo per prendere coscienza è già un segnale di cambiamento. – Rendere visibili gli acquisti. Caratteristica di questo problema, così simile alla bulimia, è l’assenza di memoria di quel che si acquista giorno per giorno. Invece bisogna ricordare, non per sentirsi in colpa ma per sviluppare senso di responsabilità. Perciò bisogna tirare fuori da cassetti e armadi tutti gli acquisti, osservarli e quantificane il costo totale, prendendo atto, al contempo, della loro inutilità. – Limitare il budget. Per favorire la guarigione, è necessario limitare le possibilità concrete di spendere inutilmente. Affidare provvisoriamente bancomat e carta di credito a un familiare ed uscire di casa solo con il denaro utile per le spese realmente necessarie può essere un primo provvedimento. “Viviamo in un’ epoca in cui il superfluo è la nostra unica necessità” (O. Wilde) Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
ABBIAMO OSPITI – STORIA CONTEMPORANEA: L’Unione Europea Daccapo Articolo di Marco Patriarca – Autore Ospite de La Lampadina Questo articolo è la sintesi di un saggio pubblicato nell'ottobre 2015 dall'Autore, - in condivisione con politici e storici - sulla rivista "Nuova Storia Contemporanea", diretta da Francesco Perfetti, e ripubblicato negli Stati Uniti dalla Rivista “TELOS”. 6 punti in sintesi. - Il Trattato di Roma del 1957 fondatore della Comunità Europea prevedeva un’associazione di stati liberi ed indipendenti che, dopo successive fasi di integrazione reciproca, potesse assumere una veste politica. Il Trattato di Roma aveva carattere sperimentale e, anche se non identificava esplicitamente la forma di istituzionale di un’auspicata unità politica, si intuiva che il modello sarebbe stato quello federale, il che era confermato dal Movimento Federalista degli anni ‘60 e da altre associazioni europeiste.
- Senonchè con i trattati di Maastricht e il successivo trattato di Lisbona (2007), il modello federalista è scomparso e, dopo il fallito progetto costituzionale, gli alti rappresentanti dei paesi membri hanno proceduto al cosiddetto “passo da gigante:” hanno introdotto la moneta unica, adottata temporaneamente solo da 19 stati membri, e rafforzato tutte le istituzioni europee a Strasburgo ed a Bruxelles come se la UE fosse un vero stato sovrano. Il modello che è apparso da quei trattati è un modello vetero-statalista (legislativo, esecutivo e giudiziario) venato peraltro di dirigismo. Questo continua ad imporre agli Stati di integrarsi rispetto alle previsioni di Strasburgo e di Bruxelles ma non prevede nulla affinché questi si integrino fra loro, unica condizione per “un’unione sempre più stretta.”
- Osservando le vicende degli ultime 20 anni si può osservare che l’Europa assomiglia sempre meno alle previsioni di quei trattati e che i molti errori di previsione così come le misure adottate in vari settori chiave della convivenza comunitaria configurano ciò che nel linguaggio manageriale si definirebbe una design failure.
- I parlamentari Europei non dovrebbero lavorare a Strasburgo e a Bruxelles. Essi dovrebbero essere scelti accuratamente fra persone altamente qualificate, indicate dai governi e votate dai parlamenti nazionali. Dovrebbero rappresentare un corpo legislativo itinerante ed ogni stato membro dovrebbe avere presso il proprio organo legislativo 27 parlamentari europei itineranti allo scopo di esaminare e discutere nei parlamenti, e fra loro, le proposte del Consiglio e della Commissione Europea. Come avviene nella americana National Conference of State legislators, (a Denver) essi dovrebbero tenere una Conferenza annuale al fine di mantenere l’equilibrio fra le legislazioni nazionali e quella che diverrebbe federale. Solo allora si potrà dare vita ad un’unione politica nella forma di un federalismo compatibile con le reali esigenze comuni dei 28 stati membri liberi ed indipendenti.
- In previsione del cosiddetto Brexit, prima del referendum annunciato, che potrebbe sanzionare l’uscita del Regno Unito dalla UE, nel saggio si auspica che una tale minaccia sia l’occasione per un'iniziativa italiana, che troverebbe consenso anche nel Regno Unito, per proporre urgentemente una nuova ipotesi federalista, seppur limitata ad alcuni stati, che rinnovi l’originario progetto europeo.
- Il trattato istitutivo della CED (Comunità Europea di Difesa) del 1950, subito abbandonato, e dopo il fallimento delle UEO (Unione Europea Occidentale), dovrebbe essere rinnovato e reso operativo in forma di una European Expeditionary Force (od altra denominazione) operata da alcuni stati europei (ad esempio dai 6 fondatori oltre al Regno Unito) indipendente, ma coordinata con la NATO favorendone una sua maggiore europeizzazione. Ciò darebbe alla UE una voce europea nella difesa e un maggiore status internazionale, anche nei confronti dei suoi alleati.
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ABBIAMO OSPITI – TEATRO: "Chi non beve con me, peste lo colga" Articolo di Giulia Pasquazi Berliri – Autore Ospite de La Lampadina Questa, che oggi è diventata una frase proverbiale, in realtà nacque come 'verso' nel 1908, con "La cena delle beffe" del commediografo e poeta Sem Benelli: una fortunatissima piéce che in quei primi anni del Novecento ebbe molte riprese in tutto il mondo (con protagoniste come Sarah Bernhardt) e che anche Alessandro Blasetti ripropose in versione cinematografica negli anni Quaranta. Ma il primo che si accorse della sua efficacia drammatica fu Umberto Giordano, tanto che decise nel 1917 di farne un'opera lirica chiedendo allo stesso Benelli di curarne anche l'adattamento del libretto. Ma questioni burocratiche legate ai diritti d'autore consentirono la realizzazione musicale solo sei anno dopo, nel 1923. E così fu possibile rappresentarla la prima volta a Milano il 20 dicembre 1924, alla Scala, con la direzione di Arturo Toscanini. Un'opera di cui non esistono registrazioni in commercio e gli allestimenti o le esecuzioni sono rarissime. Il debutto fu un trionfo, con ben 24 chiamate da parte del pubblico e, sebbene la critica dell'epoca si dividesse fra favorevoli e debolmente contrari all'entusiasmo riscosso in teatro, il successo alla Scala portò in un quinquennio ad allestire oltre 40 spettacoli in tutta Italia e all'estero, compresa la recita statunitense al Metropolitan il 2 gennaio 1926, con l'interpretazione di Beniamino Gigli. Poi, tranne sporadiche apparizioni all'estero, solo pochi giorni fa - dopo ben 90 anni - è stata riproposta alla Scala e la Rai ne ha trasmesso la diretta televisiva. Questa premessa era necessaria per inquadrare il periodo e l'occasione in cui contestualizzare quella frase che, se oggi come oggi viene detta a mo' di sentenza giocosa brindando fra amici, nacque pubblicamente - secondo il testo sia dell'opera teatrale che del successivo libretto - durante il banchetto voluto da Lorenzo de' Medici per far tornare la pace tra i Malespini e i Chiaramantesi, rivali in amore per la bella Ginevra. Numerose sono, in letteratura, le opere che tematizzano il banchetto o riportano conversazioni tenute in tali occasioni e non a caso proprio nel corso della cena voluta dal Magnifico la fatidica frase «Chi non beve con me, peste lo colga!» viene pronunciata da Neri Chiaramantesi alla fine del primo atto. E non fu una battuta detta a casaccio perché come la storia ci insegna, sia la malnutrizione che le pessime condizioni igieniche favorivano, nel Medioevo, frequenti esplosioni di epidemie, proprio come quella della peste nera del 1348, che imperversò in tutt'Europa per un quinquennio uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente. Durante il XIV secolo quella devastante malattia non risparmiò neppure l'Asia e il vicino Oriente, il che fa supporre che l'epidemia europea fosse parte di una più ampia pandemia. In un contesto drammatico come quello in cui si svolge "La cena delle beffe", l'utilizzo di una frase così forte ha l'effetto un quadro, di un fondale teatrale che contestualizza quel periodo così triste, oscuro, atroce per cui la peste invocata dal Chiaramantesi diventa emblema di ogni malattia e, quindi, metafora del Male. Oggi, sebbene questo modo di dire sia rimasto in voga ha, fortunatamente, assunto colorazioni meno drammatiche ed è stato quasi soppiantato dal molto più usato «Chi non beve in compagnia o è un ladro o una spia» il cui significato è in sintesi lo stesso: "Chi non accetta di bere, si rifiuta di appartenere ad un gruppo e a condividerne la gioia, quindi non è un amico". Guarda una rappresentazione televisiva con la regia di Guglielmo Giordano, con Giancarlo Sbragia, Amedeo Nazzari, Orazio Orlando, Lia Zoppelli. Il grande critico letterario e d'arte Emilio Cecchi, considerato una delle figure di maggior rilievo del giornalismo culturale italiano della prima metà del Novecento era convinto, così come ha detto in un'intervista la figlia Giovanna ("Suso" Cecchi D'Amico) che "soltanto una cosa è più lugubre dell’uomo che mangia solo; ed è l’uomo che beve solo. Un uomo solo che mangia somiglia a un animale alla mangiatoia. Ma un uomo solo che beve, somiglia a un suicida". Una pagina per sapere e ascoltare tutto da "La cena delle beffe" Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
UMANITA’: “Pepper” l’androide emotivo Articolo di Beppe Zezza La prima telefonata in pubblico via cellulare è stata fatta nell’aprile del 1973, dal suo inventore Martin Cooper. Il telefono che ha usato pesava 1.3kg, aveva una batteria che durava 30 minuti, e impiegava 10 ore a ricaricarsi. Dieci anni dopo è stato disponibile il primo cellulare ad uso commerciale. Molto costoso. Disporne era considerato uno status symbol. Questo fino alla seconda metà degli anni 90. Il primo Sms è stato inviato da un cellulare nei primi mesi del 1993. Nel 1999 compare il primo cellulare con tastiera incorporata: il BlackBerry. La prima macchina fotografica digitale è stata realizzata nel 1975. Nel 2000 è per la prima volta incorporata in un telefonino. Il primo lettore MP3 per l’ascolto della musica è del 1998: già nel 2001 lo si trova incorporato in un telefonino. Lo smartphone è lo strumento indispensabile per “restare connessi”, esigenza la cui importanza cresce in modo inversamente proporzionale all’età anagrafica. Nel 2005 c’è il primo connubio tra internet e telefoni cellulari con il Blackberry 7270: indispensabile per l’uomo d’affari. Nel 2008 Steve Jobs rivoluziona il settore con l’invenzione dello iPhone: nasce lo “smartphone”, un vero e proprio “comunicatore” miniaturizzato nel quale sussiste ancora, ma in posizione direi quasi “accessoria”, anche la funzione “telefonia”. Oggi sulla terra ci sono più cellulari/smartphone che esseri umani! Quali sono le “nuove frontiere”? Lo sviluppo è stato così veloce e l’integrazione così completa che a stento si riescono a ipotizzare futuri sviluppi della tecnologia per uso personale. Ma… E’ di questi giorni una notizia che ha trovato poco spazio nei giornali e che invece potrebbe rappresentare la grande novità futura: Pepper, il robot umanoide “emotivo”! E’ alto un metro e venti, pesa 28 chili. Ha diciassette articolazioni e un potente computer nella testa, ed è stato programmato per “volere bene all’uomo”. Pepper è un social robot che capisce le emozioni, comprende lo stato d’animo e le espressioni del viso degli esseri umani, dialoga e vive con loro. Li può abbracciare. Pepper si muove su ruote e al momento mantiene l’aspetto esteriore di una macchina; ma è prevedibile che la sua “evoluzione” sarà verso forme che meno lo distinguano dall’essere umano: con movimenti sempre meno distinguibili da quello di “esseri viventi”, rivestiti con una guaina di silicone similpelle e magari – in futuro – grazie anche alla ricerca sulle staminali con vera e propria pelle. E cosa impedirà dal dar loro un volto che abbia qualche rassomiglianza con noi, in modo da farlo apparire come “uno di famiglia”? Nato e sviluppato in Francia è attualmente in vendita solo in Giappone, ma sarà presto disponibile anche in Europa. Il costo è accessibile a molte tasche: costa solo 1500 euro e un abbonamento mensile di 200 euro per i “servizi”. Qualche inquietudine questa notizia la lascia nel fondo del cuore. Non è che l’umanità si stia avviando verso una commistione inestricabile: da una parte gli umani si robotizzano sempre più (arti artificiali, esoscheletri, impianti di microprocessori neuronali ecc), dall’altra i robot si umanizzano (aspetto esteriore, capacità visive e uditive super-umane, capacità mnemoniche, manifestazioni affettive – o pseudo tali ecc)? E’ da escludere che in un futuro si possa dare la patente di “persona” a un “androide” – visto che sarà in grado di svolgere funzioni “intellettive” meglio di noi – e che la preferenza si potrà indirizzare verso gli “androidi” invece che verso “persone biologiche”, visto che questi ci daranno sempre ragione, non ci tradiranno mai, avranno sempre il sorriso sulle labbra e, se si guastano, sarà sempre possibile “ripararli” sostituendo le parti difettose? Dunque il primo telefonino nel 1973 – meno di cinquant’anni dopo ci sono più telefonini che esseri umani. Nel 2016 il primo “robot affettivo”... per quando ci dobbiamo aspettare che ci siano più “androidi” che esseri umani? Guarda un'intervista a Pepper, e il suo abbraccio all'intevistatore. E questo invece è un uomo che si finge un robot Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
COSTUME: qualche anno fa... Articolo di Lalli Theodoli Che fantastica invenzione, come abbiamo potuto farne a meno….? Che felicità. Possiamo partire tranquille, possiamo andare al mare o a sciare. Se ci sono cose urgenti dall’ufficio ci fermiamo a bordo pista o allunghiamo una pigra mano dalla sdraio e, da lontano, tutto si risolve. Possiamo viaggiare di notte, in macchina, serene. Lui è accanto a noi. Se foriamo, se la vecchia macchina ci tradisce, LUI chiamerà i soccorsi. Non serve aspettare a casa per ore l’idraulico impuntuale. Ci farà uno squillo al telefonino mentre noi andiamo a fare la spesa. Al noioso parente mentiamo “Scusa ti richiamo, sono in riunione”. FELICITA’? ERRORE!
Questa felicità è diventata un incubo. Non bastano più le segreterie telefoniche di casa “Lasciate un messaggio, vi raggiungeremo al più presto”. No! Buttano giù la cornetta e subito ricorrono al telefonino. Se non rispondiamo “Dove sei? Dove eri? Stai male? Chiamami SUBITO !” Voci arrabbiate. Braccate, infastidite, scocciate, rispondiamo a volte con le bugie più trite. Siamo al sole, a riposo al mare, o stiamo felici sciando in montagna ma diciamo di essere al lavoro dietro la scrivania. Mentire è diventato un sacrosanto meccanismo di difesa. Perennemente raggiungibili, molto spesso bugiardi. Cosi’ Lui ci ha fatto diventare. Ma come è potuto accadere? Sto nuotando. Mi viene allungato in acqua Lui che sta suonando come un pazzo. Attenta a non fare rumore di acqua, "Quanto mi dispiace non venire: ho troppo lavoro", rispondo. Accanto a me, in una barca vicina, un signore traffica sulla tolda. Accanto a lui una ragazza in ridottissimo bikini approfitta del primo sole primaverile. Chiacchierano sereni. Squilla il telefonino. Il signore fa alla sua amica cenno di stare in silenzio. ”Ciao Guen tutto bene a casa? E i bambini? Quanto mi è dispiaciuto non essere con voi per il compleanno della nonna. Qui….una noia….. ma un salto in cantiere era assolutamente necessario. Mi mancate.“ Sa che ho sentito tutto: è tanto vicino, mi rivolge un sorriso come un po' vergognoso e riprende il suo lavoro. LUI è diventato veicolo di menzogne. Subito dal suo apparire, ne abbiamo approfittato, lo abbiamo ritenuto prezioso ed ora effettivamente è, a volte, indispensabile. Ce lo mettiamo in tasca quando, arrampicate in cima alla scala, facciamo il terribile cambio stagione. In caso di rovinosa caduta avremo modo di farci aiutare. Ma, per altro, sogniamo di andare il fine settimana in posti dove LUI non prende. Cerchiamo di difenderci per crearci un'oasi di pace e di riposo dove dopo giorni faticosi e tesi LUI non possa raggiungerci per dirci dell’ultima grana di lavoro, del nipote bocciato, delle furie di parenti litigiosi. Tutto questo, ci diciamo, lo affronteremo alla prossima settimana e .. ci rilassiamo. Non abbiamo nemmeno aperto la valigia che LUI comincia a suonare. Decidiamo di ignorarlo, di lasciarlo fare ma LUI prosegue, insistente, fastidioso. Tace finalmente! Abbiamo vinto. Ma… se fosse successo qualcosa alla casa, se fosse mio figlio, se ci fossero gravi problemi in ufficio? Afferriamo il terribile strumento e controlliamo. Per fortuna tutto a posto. Solo offerte e pubblicità. Riprendiamo la valigia. Ma ecco che LUI riparte: suona, suona, instancabile. Non lo vogliamo sentire. Lo sbattiamo sotto il cuscino, ma la suoneria è forte. Decidiamo di metterlo in silenziosa vibrazione e rasserenate, lo poggiamo sul tavolo. Un sospiro di sollievo. Ma ecco che sentiamo un piccolo rumore. E’ Lui che vibrando e gemendo disperato striscia piano sul tavolino. Addio pace. Non resistiamo, rispondiamo. Notizie brutte che massacrano il fine settimana. Che fare? Come guadagnare qualche ora di tranquillità? Una salvezza c’è. Mi siedo al cinema o a teatro. Una comoda poltrona mi abbraccia. Un messaggio meraviglioso echeggia per la sala: SI PREGA DI SPEGNERE I TELEFONINI Obbedisco con una gioia immensa. Libera per due ore, distaccata, irraggiungibile e … Non colpevole. Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI" | DA
SENTIRE: SUONAROMA
- La città in concerto,
13-14-15 maggio 2016.
Lo scenario storico culturale
di Roma si riempie di musica,
senza confini di repertorio
nè di genere. Nell’anno
del Giubileo della Misericordia
un’invasione di concerti
gratuiti per un intero fine
settimana, con star di calibro
internazionale e giovani
musicisti di talento.
Continua a leggere | | DA
VEDERE E SENTIRE: Ciak....
si suona! Quando Musica
e Cinema creano un clima
avvincente.
Il progetto "Ciak... si
suona! Grandi Musiche per
Grande Cinema" vuole estendere
al cinema della seconda
metà del 1900 le conoscenze
musicali dei giovani musicisti:
quelle pellicole e brani
memorabili che sono, invece,
rimasti nell'immaginario
visivo e nella memoria dei
più adulti.
Continua
a leggere | |
DA SEGUIRE:
Dal profondamente antico all'infinitamente
ignoto. Tracce di conoscenza.
13 maggio 2016 (9:30-12):
Antonio Ereditato,
Christian Greco (Direttore
del Museo Egizio di Torino,
via skype).Biblioteca della
Link Campus University, Via
Nomentana 335.
Continua a leggere | | DA
SEGUIRE: Conversazione
sul tema "Papa Francesco:
l'incomodo globale", 6
maggio 2016 (9:30-12).
Ne parlano Beatrice Lorenzin,
Alberto Melloni, Dario Edoardo
ViganòBiblioteca della Link
Campus University, Via Nomentana
335.
Continua a leggere |
Tutti i nostri suggerimenti sono qui |
FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là... Una bio stampante che produce ossa? Sì, e anche muscoli! L’articolo è pubblicato su Nature Biotechnology e mostra come i ricercatori del Wake Forest Institute abbiano realizzato un orecchio, un pezzo di mandibola, un muscolo scheletrico da integrarsi con gli altri tessuti. La bio stampante (integrated tissue-organ printer) orienta gli augelli per distribuire strati di materiali polimerici biodegradabili e cellule umane e animali, creando contemporaneamente microcanali per il trasporto di ossigeno e sostanze nutritive. Clicca qui e guarda la stampante in azione CV * La capitale e le sue porte magiche. A Roma, la porta magica o Porta Alchemica, è un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte nella sua residenza, villa Palombara, nella posizione quasi corrispondente all'odierna Piazza Vittorio, dove è collocata. Secondo la leggenda, un "pellegrino", identificabile con l'alchimista Francesco Giuseppe Borri fu ospite a Villa Palombara, alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro. Dopo alcuni giorni e un certo mattino, scomparve per sempre attraverso la porta, lasciandosi dietro alcune pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale. Il marchese fece incidere, sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della casa, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a decifrarli. CV * Base, "a place for cultural progress" "Dove un tempo si costruivano armi, ora si fabbrica cultura e creatività". In sei mila metri quadri, negli spazi dell'Ex Ansaldo di Milano, nasce Base, uno spazio destinato ad ospitare "coworking, laboratori artigianali, incubatori d'impresa e anche eventi, produzione culturale con un piccolo teatro, la sede di Wikimedia Italia e uno spazio per concerti ed eventi." MdM * Reperti italiani restituiti all'Italia Sono state appena recuperate in Svizzera, dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, 45 casse contenenti eccezionali reperti archeologici, di epoca compresa tra VII sec. a.C. e II sec.d.C. e provenienti da scavi illegali a Cerveteri, in Etruria Meridionale, in Sicilia, in Puglia, in Campania e in Calabria. Erano destinati alla vendita in Inghilterra, in Giappone e soprattutto negli Stati Uniti. Sono state, tra l'altro, restituite lastre dipinte rubate a Cerveteri il cui recupero è considerato “uno dei più importanti degli ultimi decenni”.. "che consentirà di fare nuova luce sulle botteghe che fiorirono in quell’epoca in Etruria con artigiani provenienti da tutta la Grecia". MdM * LA LAMPADINA LIBRI Questo maggio parliamo di una scrittrice-poetessa che affronta un tema particolare: L'Europa. Cara Europa che ci guardi (1915-2015) di Gabriella Sica Casa Editrice: Edizioni Cooper, 2015 Pagine: 365
Ogni
capitolo è un tema differente, ed
è a sè stante. E’ una proposta interessante
perché quello di Gabriella Sica
è un punto di vista particolare,
quello di un poeta e di un intellettuale,
su un tema cruciale come l'Europa,
di cui solitamente si occupano economisti
e politici, e i poeti, si sa, spesso
hanno un orizzonte più ampio e vedono
lontano.
Inoltre è un punto di vista prettamente
femminile, e nel sentir parlare
di economia, di guerra, di migrazioni
e di geopolitica con una visione
'femminile' c'è una grande differenza.
Cara Europa che ci guardi non è
un romanzo, non è un saggio, non
è un diario di viaggio, ma è tutto
questo e qualche cosa di più: una
sorprendente commistione di geopolitica
e di ecologia critica, ambientale
e letteraria applicata all’Europa
con lo sguardo del poeta.
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a leggere la recensione sul sito...
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UMDL,
Un Mercoledì da Lettori, ci propone
un incontro con Gabriella
Sica mercoledì 18 maggio 2016 alle
ore 19.00 a Rest
Art Rome, Via dei Cerchi,
75.
------------------***-------------------- LA LAMPADINA FILM Carlotta Staderini Chiatante ha visto il film e ce ne parla: Le confessioni di Roberto Andò con Toni Servillo, Lambert Wilson, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Marie Josè Croze, Moritz, Moritz Bleibtreu. Musica di Nicola Piovani Roberto Andò con “Viva la libertà” ci ha parlato della crisi della politica italiana, oggi con “Le confessioni” ci porta all’interno di un G8. I grandi della Terra si riuniscono in una località del Mar Baltico convocati dal Presidente del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché, interpretato da Daniel Auteuil. Il luogo è lussuoso e completamente asettico, freddo, molto tecnologico; un ambiente sospeso ed immobile, al di là della realtà: metafisico. (Questo si noterà anche in molte inquadrature del film.) Continua a leggere la recensione sul sito... |
* SI CONCLUDE IL CORSO DI ARTE MODERNA!
Martedi
3 maggio ultimo incontro del corso di arte
moderna.
Grazie a tutti i partecipanti che con passione
ed entusiasmo hanno seguito Ludovico Pratesi
nella sua carrellata su 150 anni di storia
dell'arte.
Stiamo preparando per Voi altri eventi che
potrebbero decisamente interessarvi.
Continuate a seguirci!
MOSTRE Questo mese le scelte di Marguerite de Merode cadono su: Venezia Palazzo Grassi: Sigmar Polke. Curata da Elena Geuna e Guy Tosatto. La mostra, che raccoglie novanta opere provenienti in parte dalla Pinault Collection e in parte da importanti collezioni pubbliche e private ripercorre l'intero ciclo creativo del grande artista tedesco scomparso nel 2010 e la molteplicità delle tecniche da lui utilizzate. Il grande pittore tedesco vinse, tra l’altro, il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1986 e per la prima volta viene realizzata, in Italia, una mostra di questa portata. L'allestimento è perfettamente riuscito. Fino al 6 novembre 2016 Fondazione Guggenheim: Imagine. Nuove immagini nell’arte italiana 1960-1969. A cura di Luca Massimo Barbero. Con le 45 opere esposte, la mostra di Palazzo Venier vuole essere una lettura di ciò che è capitato all’arte italiana nel fervore degli anni ’60. In mostra artisti come Franco Angeli, Mario Ceroli, Domenico Gnoli, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Fabio Mauri, Francesco lo Savio, Michelangelo Pistoletto e Mario Schifano, creatori di un linguaggio originale che caratterizza l'arte italiana di quel periodo, con il suo nuovo vocabolario fatto di segni e immagini. Fino al 19 settembre 2016 Roma Istituto Giapponese di Cultura: Vivid Meisem. Con questa mostra l'Istituto Giapponese di Cultura celebra il Kimono Meisen. Nell'era del prêt-à-porter, il Kimono Meisen è testimone dei grandi cambiamenti sociali e economici dell'epoca e conquista il mondo con i suoi colori vivaci. Sarà la risposta tessile alle correnti artistiche dell’epoca, ovvero impressionismo, cubismo, fauve e futurismo italiano. Riscuote un enorme successo in tutto il Giappone con i suoi nuovi disegni di fiori, arti grafiche, motivi tradizionali, fauna, motivi di macchine e macchinari, poster di bellezze dell’epoca. Sarà un abito dal design moderno e a un prezzo ragionevole nato nei primi del Novecento dalla modernizzazione del Giappone. Fino al 4 giugno Galleria del Cembalo: Mister G di Gilbert Garcin. Curato da Paola Stacchini Cavazza. Le opere di Gibert Garcin, esposte nella galleria, coprono vent'anni della vita artistica del fotografo francese che, una volta raggiunta l'età della pensione e scoperto la tecnica del fotomontaggio, ne fa il suo linguaggio per condividere " le sue idee sulla vita e sul mondo". Fino al 18 giugno.
Le donne di Picasso di Cristina Vatielli, curata da Annalisa D’angelo. Con otto grandi ritratti l'artista rappresenta le donne che più hanno contato per Pablo Picasso: Olga Khokhlova, Eva Gouel, Fernande Olivier, Marie Thérèse Walter, Dora Maar, Francoise Gilot, Gaby Depeyre e Jacqueline Roque. L'autrice sceglie la tecnica dell’autoritratto "dettata dalla volontà di immedesimarsi nelle personalità di ciascuna donna che, seppure profondamente diverse tra loro, sono legate dall’amore totalizzante per lo stesso uomo”. Fino al 18 giugno MAXXI: Superstudio 50. Con questa mostra il MAXXI racconta la storia completa del gruppo di architettura radicale e design (Cristiano Toraldo di Francia, Adolfo Natalini, Gian Piero Frassinelli, Alessandro Poli, i fratelli Roberto e Alessandro Magris) nato a Firenze cinquant'anni fa. Sono esposte oltre 200 tra "installazioni, oggetti, opere grafiche, fotografie, pubblicazioni, che coprono l’intero percorso e l’evoluzione del gruppo, materiali provenienti in larga parte dal loro archivio, alcuni mai esposti prima e di cui molti entreranno progressivamente nella collezione di architettura del MAXXI". I componenti di Superstudio hanno attivamente partecipato alla realizzazione della mostra realizzando per l’occasione un progetto site-specific. Fino al 4 settembre Pastificio Cerere: Marco Tirelli. A cura di Marcello Smarrelli. Il percorso artistico di Marco Tirelli è decisamente legato alla storia dell'ex Pastificio, luogo della sua memoria personale e collettiva. Ed è dentro quelle mura che nasce la sua poetica. In occasione della sua mostra per celebrare i dieci anni della nascita della Fondazione "lo spazio espositivo diventa spazio mentale" e "la mostra è la messa in scena ideale del suo attraversare il mondo". Fino al 22 luglio. Fiumicino Porto Imperiale di Claudio e Traiano Tutti i fine settimana, fino al 30 ottobre, sarà possibile visitare, dalle 11 alle 18, l’unico porto romano giunto intatto fino al nostro tempo, grazie a “Navigare il Territorio”. Galleria Aleandri Arte Moderna: Arthur Bryks e l'avanguardia europea/ Zurigo, Ascona, Berlino, Gerusalemme. Arthur Bryks artista e collezionista, nato a Falków in Polonia nel 1890 da una famiglia di religione ebraica, frequenta i circoli artistici e intellettuali più avanguardisti, sia in Europa che a New York per approdare infine in Israele dopo la Shoa dove perde molti dei suoi familiari. Sarà, in seguito, seriamente impegnato nell'opera di reinserimento sociale dei sopravvissuti. La Galleria Aleandri Arte Moderna insieme alla Fondazione Bryks Art Collection di Londra, ci propone 140 opere tra disegni, dipinti ed incisioni insieme a opere degli amici e compagni di questo grande personaggio. Fino al 20 luglio. Tutte le mostre le potete trovare qui * LA LAMPADINA COSI' E'... E CI PIACE! a cura di Lucilla Laureti Crainz Lucilla ha scoperto un paio di posti a Roma e una sua amica lettrice, Monica Spinola, ci parla della Masseria Don Totu nel Salento. GALBI Se avete voglia di un buon piatto di carne non potete non provare il nuovo ristorante coreano Galbi dietro Piazza Fiume. Oltre alla carne, saporita e di ottima qualità, da provare il Kimchi, il piatto tradizionale coreano fatto di verdure fermentate con spezie e definito poco tempo fa dall’Unesco come “bene culturale intangibile”... Continua a leggere sul sito LIN Questo è un cinese che vi colpirà per l’assenza di lanterne rosse o del tipico arredamento cinese. Da Lin tutto è in colori tenui. Provate assolutamente i ravioli di carne e i ravioli di gamberi. Qui non troverete spring – rolls ma piatti tipici della cucina cinese preparati con cura... Continua a leggere sul sito MASSERIA DON TOTU Ci arriviamo per caso (mi sembra fine maggio dell’anno scorso), trovandolo su Internet, il sito è ben fatto è dà l’idea di un posto curato e gradevole. Quando arriviamo a San Cassiano (il paese dove si trova Don Totu) rimaniamo un po’ perplessi: si vede un muro ben imbiancato di una casa all’apparenza assolutamente ‘normale’, collocata di fronte ad un vecchio palazzo nobiliare. Poi suoniamo e ci vengono ad aprire i due giovani responsabili della struttura, Alessandra e Luca... Continua a leggere sul sito |
ALL'OLIMPICO CON LA LAMPADINA
Il teatro Olimpico di Roma ritornato in piena attività alla fine di aprile, ci propone una bellissima performance di Amii Stewart ne "La via del successo" il musical americano liberamente ispirato alla carriera del gruppo vocale femminile statunitense "Diana Ross & The Supremes", in auge negli anni '60.
Nel cast le straordinarie Lucy Campeti e Francesca Haicha Tourè, Sergio Muniz, Will Weldon Roberson, Jean Michel Danquin. Ascolteremo 26 grandissimi successi riproposti in chiave R&B e pop-soul (tra i quali Think, I’m telling you, You can’t hurry love, Stop! In the name of love, I feel good, Soul man), con balletto e orchestra dal vivo. Dal 3 al 15 maggio
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PENSIERO LATERALE: un regalo Un giovane raffinato siede comodamente nel suo salotto e si guarda intorno ammirando le tante cose da Lui collezionate. La sua attenzione è però ora catturata da una busta che gli è giunta da uno zio prossimo alla morte. All’interno ve ne sono diverse altre ma una in particolare richiama la sua attenzione, la apre e contiene un piccolo foglietto con la scritta che segue: “Caro nipote oramai sono prossimo alla morte e voglio mantenere la promessa che ti feci tanto tempo fa, ecco i 100 milioni che ti aspettano in eredità…”. Ma la busta non contiene nulla di altro, non un assegno o altre scritte… Il giovane al momento è perplesso, ma poi sorridendo si ritiene soddisfatto e pieno di gratitudine… Perche? Controllate qui! |
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