VIAGGI: Pechino-Parigi 2016 (prima parte): dalla Cina alla Siberia Articolo di Giancarlo Puddu
Nel
1997 Philip Young, noto rallista inglese, intuisce l’interesse
di far rivivere il mitico rally Pechino-Parigi del 1907
vinto dal Principe Scipione Borghese. Da allora sono state
organizzate quattro edizioni, la quinta sarà nel 2019.
109 equipaggi di cui sette italiani, cinque su Alfa Romeo
Giulia degli anni ’70. Dalla Grande Muraglia la sfida
inizia, attraverso 12 paesi fino a Parigi. Le strade non
sono più quelle del 1907 ma resta comunque il rally più
impegnativo del mondo per vetture d’epoca.
La
Pechino-Parigi 2016 (12 giugno-17 luglio) è stata la
quarta edizione del rally più famoso del mondo per auto
d'epoca. La sfida ebbe inizio nel 1907 quando il giornale
francese “Le Matin” crea la gara automobilistica Pechino-Parigi:
"Quello che dobbiamo dimostrare oggi è che dal momento
che l'uomo ha l'automobile, egli può fare qualunque
cosa ed andare dovunque. C'è qualcuno che accetti di
andare, nell'estate prossima, da Pechino a Parigi in
automobile”?
Alla proposta aderirono una quarantina di equipaggi, ma a Pechino si presentarono solo in cinque, un triciclo Contal dalla Francia, due De Dion-Bouton, anch'esse dalla Francia, una Spyker olandese ed un'Itala dall’Italia.
Su Itala si iscrive Scipione Borghese. Il «Corriere della Sera» ottiene che il giornalista Luigi Barzini si unisca all'equipaggio. Gli articoli di Barzini sono pubblicati sul «Corriere della Sera» e sull'inglese «Daily Telegraph». L'Itala guidata da Borghese e dal suo autista Ettore Guizzardi attraversa regioni e popolazioni in Cina, Mongolia, Siberia e Russia che non hanno mai visto un'automobile prima di allora. Barzini scrive sotto le condizioni atmosferiche più disparate ed invia i pezzi quando trova una stazione telegrafica. L'arrivo a Parigi è un trionfo.
Da
quest'avventura Barzini trarrà un racconto fotografico
che diventerà famoso in tutto il mondo: ”La metà del
mondo vista da un automobile. Da Pechino a Parigi in
sessanta giorni”.
119 anni dopo, con il mio copilota Lorenzo Castellini, alfista milanese e Presidente della Scuderia Ambrosiana, siamo partiti da Pechino il 12 giugno e siamo arrivati a Place Vendôme a Parigi il 17 luglio. Le nostra storica Alfa Romeo Giulia, lasciata la Cina, ha attraversato Mongolia, Siberia, Russia, Bielorussia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Italia, Svizzera e Francia per un totale di 14.000 km. La nostra vettura é stata preparata senza mezze misure anche perché le piste in Mongolia hanno usualmente mietuto molte "vittime" ed è arrivata a Parigi senza problemi! La gara si divide in una parte di regolarità con controlli orari, al minuto, rilevati più volte al giorno, ed in prove speciali in cui va rispettata una velocità minima. Tali prove con l’andare dei giorni sono divenute delle prove di velocità nello stile di una Parigi- Dakar!
Il
12 giugno lasciamo Pechino verso la Grande Muraglia
dove tra suoni di tamburo, draghi, emozioni e altri
festeggiamenti partiamo per la grande avventura. La
prima vettura a partire è una American La France del
1915, ogni 30 secondi una partenza con un applauso ed
una rullata di tamburi. Il giorno seguente ci inoltriamo
nella Mongolia Cinese verso Erenhot, città situata nel
Deserto del Gobi. Nella regione desertica circostante
e soprattutto nei giacimenti di un vicino lago salato
sono stati trovati diversi reperti di dinosauri. Prima
di arrivare in città passiamo con le automobili sotto
un gigantesco arco che attraversa la strada, costituito
dalla ricostruzione ideale, in scala naturale, di due
Sauropodi che si baciano.
Entriamo
in Mongolia ed i primi due giorni sono davvero memorabili:
il rally entra nel vivo e le prove speciali su pista
sterrata si rivelano più impegnative di quanto avevamo
pensato. Noi italiani siamo molto soddisfatti; infatti
una delle nostre Giulia è prima e le altre hanno degli
ottimi piazzamenti. La sera arriviamo al campo dove
ciascuno monta la sua tenda e poi si passa al controllo
delle auto: stringere i bulloni, riparare marmitte,
sospensioni ed altro a volte molto più impegnativo.
La Mongolia comincia a mietere le prime "vittime"!
Ulan Batar, capitale della Mongolia, è una splendida città con traffico forsennato. Si dorme in albergo e si passa la giornata, di riposo (saranno quattro in 36 giorni di rally!!!), lavorando sulle macchine. Il grande parcheggio è invaso da meccanici, piloti e navigatori tutti uniti nei controlli e nelle riparazioni.
Quattrocento chilometri senza mai vedere un centimetro di asfalto non sono una sciocchezza e già dopo 4 giorni molti concorrenti escono di classifica per le soste dovute alle riparazioni. Il percorso mostra dei paesaggi di grande bellezza ma ricchi di pietre, sabbia e colline che vanno e vengono. La gara si fa sempre più dura, le piste compaiono e scompaiono e solo il GPS ci permette di non perderci. La guida si fa più difficile, dobbiamo limitare i colpi più duri alla nostra vettura evitando le buche, le sabbie, cercando di passare i guadi senza affondare ne’ fermarci nei torrenti. Le nuvole mongole, le più belle del mondo sembrano a portata di mano, tanto sono basse, ma la corsa ci impedisce di toccarle e di fermarci per ammirare il paesaggio! Dopo 9 giorni dei quali sette passati in tenda lasciamo la Mongolia per entrare in Russia attraversando la Repubblica dell’Altaj, ricca di foreste e caratterizzata da alte montagne, separate da strette e profonde valli fluviali e da grandi bacini lacustri. Il monte più alto, Kadyny-Bažy (4506 m), è il punto più alto della Siberia. Dopo altre difficili prove speciali arriviamo in un albergo di bungalow di legno e abbiamo l'impressione di trovarci in un paesaggio alpino. Il mattino seguente iniziamo il lungo viaggio attraverso la Siberia. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
CULTURA: il Messia? Un violino! Articolo di Carlo Verga E’ un violino particolare, realizzato da Stradivari nel 1716, unico conservato perfettamente, suonato poco o niente, una leggenda nel mondo degli strumenti musicali.
Ora
è a Cremona. È la prima volta che lascia l’Ashmolean
Museum di Oxford dove è conservato in una teca a
temperatura e umidità costante, ha viaggiato con il
proprio “custode” mr. Colin Harrison.
A Cremona rimarrà fino al 18 dicembre 2016, dove verrà celebrato, studiato e discusso, è uno strumento assicurato per 20 milioni di sterline.
Il
nome Messia gli è stato attribuito casualmente dopo
un commento del celebre violinista Jean-Delphin Alarda
che in visita al laboratorio di Luigi Tarisio, proprietario
del momento, così commentò la perfezione del suono e
l’integrità dello strumento:
“Veramente, signor Tarisio, il vostro violino è come il Messia degli ebrei: lo si attende ancora, ma egli non appare mai.” Il messia è stato forgiato nella bottega di Stradivari nel 1716, è stato nella sua bottega fino alla sua morte, poi un breve passaggio al fratello e successivamente acquistato dal conte Cozio che ne riporta una breve descrizione, “Un bellissimo suono, rotondo ma forte, lavorato con estrema perizia in ogni dettaglio”. Nel 1827 Cozio vende il violino a Luigi Tarisio, ebanista e commerciante di Fontaneto di Agogna. Alla morte di quest’ultimo del violino sembra si perdano le tracce, fin quando non è stato rinvenuto, sotto paglia, in una stalla delle sorelle del Tarisio. Lo acquista Jean-Baptiste Vuillaume, ebanista francese che ne modifica alcune parti, alla sua morte gli eredi lo venderanno, nel 1890, ai fratelli Hill & Sons, liutai collezionisti Inglesi per 2000 sterline. Nel frattempo, nel 1872, lo strumento è esposto alla Exhibition of Ancient Musical Instruments di Londra.
Nel
1939 viene donato all'Ashmolean Museum, affinché
fosse conservato come "modello dal quale i futuri liutai
possano imparare” ma anche con la clausola della inamovibilità
e che non fosse mai suonato.
Lo strumento è conservato in eccellenti condizioni,
anche grazie al fatto di essere stato mai suonato o
raramente. Pochi infatti i musicisti che nel corso della
sua lunga storia hanno avuto occasione di provarlo.
Esiste qualche dubbio sulla sua originalità, prontamente
respinta dai molti esperti, i quali affermano che il
legno è lo stesso di altri Stradivari del periodo d'oro.
A proposito di questo violino unico al mondo, è interessante
rileggere l’articolo
di Giancarlo Ruggeri pubblicato dalla Lampadina
del 26 Giugno del 2012. Giancarlo, a proposito del suono
dei violini di quell’epoca, ci spiega bene come tra
le tante teorie, la più avvalorata sia quella dei forti
mutamenti climatici, e conclude l’articolo come segue:
“La combinazione unica fra le proprietà del legno, le
caratteristiche ambientali e l’oscillazione climatica
multi – decadale, influendo sulla crescita arborea,
hanno contribuito a produrre le eccezionali qualità
acustiche degli strumenti musicali costruiti da Stradivari.
Lunghi e freddi inverni ed estati fresche, producono
legno che ha lenta crescita e proprietà acustiche ottimali:
i fabbricanti cremonesi utilizzarono l’unico legno per
loro disponibile: quello, appunto, proveniente dal periodo
del Maunder Minimum. La singolare combinazione
fra elevazione, topografia, scarse proprietà nutrienti
del suolo e il deterioramento relativamente temporaneo
e unico del clima, verificatasi durante il Maunder
Minimum, ha fatto sì che i fabbricanti del tempo
potessero produrre strumenti dei quali possiamo ancora
oggi godere il suono straordinario”.
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ABBIAMO OSPITI - PSICOLOGIA: Quando dire addio è difficile: affrontare il lutto Articolo di Maria Cristina Zezza - Autore Ospite de La Lampadina
Perdere
una persona cara è un evento fortemente doloroso. La
morte, anche quando sopraggiunge in tarda età, è un
evento difficile da accettare. E’ difficile accettare
di non poter più vedere una persona, di non poterci
più parlare, di non poter più sentire la sua voce.
La morte può avvenire in modo inaspettato o in seguito ad una malattia. In ciascun caso l’elaborazione della perdita avrà aspetti differenti. Nel primo caso avremo a che fare con un forte shock e disorientamento per la morte improvvisa e nel secondo, un senso di sconfitta nei confronti della malattia del nostro caro con una forte stanchezza fisica e mentale. Quali sono le reazioni di fronte ad un lutto?
Il
processo di elaborazione del lutto può prevedere reazioni
diverse, stadi di un percorso di elaborazione in cui
emergono emozioni differenti:
La prima fase è quella dello shock e/o della negazione. Non ci sembra vero che il nostro caro non ci sia più. Si vive in una sorta di limbo tra l’attesa di un ritorno e la realtà che sottolinea l’irreversibilità della perdita. In questa fase ci si sente confusi, disorientati. In alcuni casi ci sono dei momenti di euforia incontrollata. La seconda fase è caratterizzata dalla rabbia. Quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta. È possibile passare un periodo di ritiro e di rifiuto. Siamo arrabbiati con tutti quelli che non hanno passato lo stesso dolore e quindi “non possono capirci”. Siamo arrabbiati con la vita, con la malattia, con il destino, con Dio e con il nostro caro che ci ha abbandonati. Nella terza fase, dopo esserci ribellati all'idea della perdita e di esserci arrabbiati subentra la sensazione di disperazione e di depressione. Il dolore per la perdita e la tristezza prendono il sopravvento. Si arriva alla consapevolezza che la persona amata non tornerà più e si devono fare i conti con il vuoto che ha lasciato.
L’ultima
fase è la fase della rassegnazione e accettazione in
cui gradualmente si recupera una progettualità per il
futuro. I ricordi sono presenti senza essere distruttivi.
Si inizia a guardare avanti pur tenendo nel cuore chi
non è più con noi.
Le fasi non sempre si presentano in questo ordine e spesso possono alternarsi e ripetersi. Il dolore è soggettivo ed intimo non c’è quindi una tempistica prestabilita ed una modalità uguale per tutti. Oltre alle emozioni espresse nel modello a fasi della Kubler Ross esiste un ventaglio di emozioni molto più variegato e complesso a seconda delle circostanze della perdita e delle caratteristiche personali di ciascuno di noi. Pensiamo al senso di colpa che possiamo sperimentare per non aver detto o fatto qualcosa quando il nostro caro era in vita, o per aver provato anche del sollievo nel momento della morte del nostro congiunto soprattutto nei casi di una lunga e logorante malattia. O quando la morte sopraggiunge in concomitanza con la vita. Pensiamo a colui al quale viene a mancare la moglie nel mettere alla luce il proprio bambino, o chi ha una gravidanza in concomitanza con un lutto. In questi casi spesso si verifica un conflitto tra l’evento gioioso e l’evento funesto, come se l’emozioni si escludessero. E’ importante sapere che si possono e ci si deve concedere di vivere entrambe le emozioni e una non esclude l’altra. Affrontare un lutto è uno degli eventi più dolorosi che ci troviamo ad affrontare nella vita. La morte si oppone all'istinto naturale di vita, ci mette di fronte alla separazione, alla paura del “nulla”. E’ importante che vengano espresse tutte le emozioni e che il lutto venga vissuto fino in fondo. Non si deve “essere forti” “farsi coraggio”.
Le
emozioni che proviamo sono inevitabili e vanno vissute.
Spesso per “non sentire” le nostre emozioni e il nostro
dolore tendiamo a controllarlo portandoci in realtà
a conseguenze ancora più difficili da gestire. Non facendo
i conti con il nostro dolore rischiamo di prolungarlo,
di sviluppare disturbi d’ansia, ipocondria (spesso dopo
lunghe malattie), depressione e altre problematiche.
Potrebbe essere buono in un periodo così delicato ricercare il sostegno di uno specialista che ci possa supportare nell’espressione di tutti i nostri vissuti emotivi e ci sostenga in un momento cosi difficile. Arrivare ad accettare il lutto e il dolore che esso comporta è possibile. Lavorando tanto su noi stessi e accogliendo ed esprimendo le nostre emozioni. "Coloro che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dove erano ma sono ovunque noi siamo” (S. Agostino) Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice
I
VIAGGI DE LA LAMPADINA: Genova tra mille carruggi e
contraddizioni
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi
Un gruppo di entusiasti soci della Lampadina
in ottobre ha trascorso tre intense giornate in compagnia
di Ferdinando Bonora che ci ha guidato tra i meandri
della ricca città, nei Palazzi storici di Strada Nuova
(via Garibaldi), tra i caruggi e creuze della Genova
antica, cercando di darci un’idea più completa possibile,
sullo sviluppo che conoscerà la città fino ai nostri
giorni.
Ferdinando, uno storico esperto in
didattica del patrimonio culturale che si definisce
un “archeologo di superficie di Genova”, ci ha fatto
scoprire gli aspetti vari e spesso confusi del grande
territorio Ligure. La città che si è sviluppata, a volte
senza pietà per il suo patrimonio storico, ha subito
una continua trasformazione guidata da eventi drammatici,
da grandi interessi economici, per non parlare dell'assalto
di una spietata edilizia che rispondeva alle esigenze
dell'esiguità del territorio nello sviluppo, nel corso
dei secoli, della ricca città marinara che sorge tra
l'Appennino e il mare.
Dopo
un atterraggio fortunoso (a Genova c'era allerta meteo
rossa..), abbiamo scoperto nella zona di Cornigliano,
a ridosso dei fabbricati dell'Ansaldo, Villa Durazzo
Bombrini, innovativo esempio di architettura residenziale
del XVIII, con il suo scalone completamente a sbalzo
di prima realizzazione a Genova.
La
data scelta per il nostro viaggio appositamente coincideva
con "I Rolli days", eccezionale evento sotto tutela
dell'Unesco durante il quale la città mette a disposizione
del pubblico una grande parte del suo patrimonio storico.
I Rolli erano, al tempo dell'antica Repubblica, le liste
dei palazzi e delle dimore eccellenti delle nobili famiglie,
che, dal 1576, in funzione della loro grandiosità e
dell'importanza, costituivano, in assenza di un palazzo
reale, una sorta di reggia repubblicana per poter ospitare,
a turno, sulla base di un sorteggio pubblico, le alte
personalità in visita in città.
Nel 1528 sono 28 le famiglie che si distribuiscono la
città e nel nostro percorrere le vie, entreremo in contatto
con i loro nomi, sia nei nomi dei loro palazzi che nelle
zone delle città dove la loro influenza era più marcata.
I Doria, gli Spinola, i Durazzo, i Pallavicino, i Cattaneo,
i Fieschi, i Grimaldi, gli Adorno, sono alcune delle
tante famiglie di armatori, mercanti e banchieri di
cui tutt'ora ci pervengono testimonianze di grandezza. Grazie
alla grande disponibilità degli amici genovesi di Riccardo
e Sveva Paternò, la nostra prima giornata si è arricchita
dell'apertura, in forma privata, dei saloni di Palazzo
Cattaneo Adorno con affreschi di primo Seicento di Lazzaro
Tavarone, dove, con un gradito rinfresco, ci ha ricevuto
la proprietaria Consuelo Cattaneo.
Poco dopo, visita privata a Palazzo Grimaldi della Meridiana,
accolti da Davide Maria e Caterina Viziano, parenti
dei nostri soci Beppe ed Eloisa Zezza, che hanno eseguito
un accurato restauro della dimora acquistata dal Gruppo
Viziano solo pochi anni fa.
La giornata prosegue con una visita all'Acquario di
Genova.
Nel tardo pomeriggio, la nostra prima giornata si è
arricchita dell'apertura, in forma privata, dei saloni
di Palazzo Pallavicini ora di Giacomo ed Emanuela Cattaneo
Adorno. In questa dimora troviamo, nell'ingresso, una
bella opera di Anish Kapoor, poi nei saloni un Kieffer,
un Fontana e varie opere notevole tra cui uno splendido
arazzo realizzato in Belgio su disegno di Rubens per
finire con uno sguardo alla loro settecentesca spettacolare
biblioteca. In serata ci aspetta un bel concerto al
Carlo Felice. La nostra prima intensa giornata si conclude
al Ristorante Cavo, con assaggi di piatti tipici genovesi
gustati tra gli affreschi secenteschi di Bernardo Strozzi.
Sabato abbiamo esplorato a piedi il
centro della città. Le cinte murarie di Genova sono
sette e lasciano, nel tessuto urbano, dei segni indelebili:
dal Belvedere di Castelletto se ne scorgono le tracce.
Una densa giornata ci aspetta, poi, tra altri Rolli,
camminate nel centro, salita alla Facoltà di Architettura
sui resti di un antico convento, ridiscesa visitando
la chiesa di San Donato, colazione e visita dell'area
archeologica dei Giardini Luzzati, poi un giro nei vicoletti
alla ricerca di una Genova più segreta e inquietante:
un'ex casa chiusa, qualche strada dove è meglio non
passeggiare di notte e dove si incontrano dubbi personaggi
di cui abbiamo turbato i traffici e piccole case e palazzi
sui cui muri si trovano resti di antica storia decisamente
affascinanti. Alcuni di noi non hanno resistito nell'Antica
Bottega del Confettiere Pietro Romanengo all'acquisto
di pacchettini golosi di cannella candita e di Goccie
al Rosolio, all'anice e alla menta.
La domenica, giorno del nostro ritorno, ci regala una
splendida giornata di sole e tante sorprese. Con una
prima visita al mattino del Museo Diocesano
vedremo i quattordici teli blu dipinti a monocromo provenienti
dall'Abbazia benedettina di San Nicolò del Boschetto
in Val Polcevera, realizzati in fibra di lino tinta
con indaco e decorati a biacca con la passione di Cristo
come apparato effimero per la Settimana Santa o la Quaresima.
Ripartiamo verso i quartieri lungo la costa dove Genova
estende il suo territorio nei primi del Novecento. Dopo
una rapida vista dalle Mura Nuove settecentesche con
uno sguardo verso i quartieri di Levante, ci avviamo
verso il mare non senza un'occhiata sull'estensione
della città dopo i primi del Novecento con belle case
di Coppedè, piazze realizzate negli anni Trenta e Cinquanta
con criteri senz'altro avveniristici,
per passare oltre verso il monumento dedicato a Garibaldi,
ai Mille, sullo scoglio di Quarto, davanti a un mare
azzurro zaffiro e un sole splendente che fanno da contraltare
alle cabine divelte dalla tromba d'aria di due giorni
prima. Poi una sosta nel porticciolo di Boccadasse,
un antico borgo marinaro perfettamente conservato nel
quartiere di Albaro.
Prima di riprendere la strada verso Roma ci fermiamo
a Villa Saluzzo, per dare uno sguardo all'incredibile
collezione di Aldo Zerbone in cui la sua divorante passione
per l'arte
del 600' Genovese riempie tutto lo spazio possibile
con grandi tele, statue e ceramiche disposti sia sui
muri che in mezzo alle stanze.
La conclusione del nostro intenso girovagare sarà per
visitare i saloni di Palazzo Reale antica dimora dei
Durazzo ripresa dai Savoia e trasformata in regale dimora.
La città invasa da tanti curiosi intorno ai Rolli ci
avrà sedotti, incuriositi, meravigliati ma senza il
validissimo aiuto di Ferdinando Bonora, non saremmo
stati certo in grado di apprezzarne la complessità.
Complimenti anche a tutti gli organizzatori della "Lampadina",
precisi, efficienti, puntuali e senza i quali il viaggio
non sarebbe stato possibile.
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la gallery fotografica del viaggio sul nostro sito
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STORIA: Roma città eterna e i suoi sacchi Articolo di Beppe Zezza
Roma,
la “città eterna”, ha subito nella sua quasi tri-millenaria
storia, diverse occupazioni, ma tre sono gli episodi,
noti come “sacchi” – saccheggi – più rilevanti, soprattutto
perché hanno determinato un cambiamento nella sua storia.
Il primo “sacco” è avvenuto nel 390 a.C, ad opera dei
Galli guidati da Brenno. Chi non ricorda le oche che,
starnazzando, smascherano l’attacco a sorpresa e salvano
il Campidoglio dall’assalto finale degli assedianti
e il “Vae victis”: guai ai vinti, di Brenno che getta
la spada sulla bilancia dove si sta pesando l’oro del
riscatto? Fu una sonora sconfitta che si infisse nella
memoria della città e condusse i Romani a rivedere i
propri ordinamenti e costituì il motore più potente
per la sua politica imperialista.
Il
secondo “sacco” avvenne ben ottocento anni dopo. Roma
aveva conquistato il mondo – espressione un po’ enfatica:
in realtà l’Impero Romano, pur essendo molto esteso,
era pur sempre territorialmente limitato al bacino del
mediterraneo e zone limitrofe – si era arricchita a
dismisura con i beni delle popolazioni asservite, era
diventata una città splendida, i cui monumenti grandiosi
ne celebravano la gloria. Pur avendo cessato di essere
il centro della vita politica, Roma rimaneva il simbolo
della potenza dell’impero. I “barbari” premevano. Nel
410 d.C. - la storia fornisce informazioni discordanti
sulle modalità in cui questo avvenne- Alarico alla testa
dei Visigoti la conquistò e per tre giorni Roma fu devastata.
Non
fu questo il peggiore sacco di quel periodo: altre due
volte nel corso del V e una volta nel VI secolo, Roma
venne violata: nel 455 ad opera dei Vandali guidati
da Genserico, nel 472 per mano di Ricimero, un romano
di origine sveva, e nel 546, quando l’Impero Romano
di Occidente aveva cessato di esistere, ad opera degli
Ostrogoti di Totila. Ma fu il più importante per il
suo significato simbolico poiché segna la fine dell’era
“pagana”: la fortuna della città, assicurata dalla protezione
degli dei, è terminata a causa del rinnegamento di questi
da parte del popolo che preferisce il nuovo culto cristiano.
(E’ per contrastare questa interpretazione che Agostino
scrive il suo “De civitate Dei” che avrà grandissima
influenza nei secoli successivi.) Il terzo “sacco” –
quello dei Lanzichenecchi – avviene nel 1527.
In realtà in questi 1000 anni, Roma fu invasa e saccheggiata
anche altre volte: nell’849 i saraceni mussulmani devastano
le Basiliche di San Pietro e San Paolo; nel 1084 sono
i Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo a farlo.
Ma Roma, a quei tempi, era diventata poco più di un
borgo: dal milione e mezzo di abitanti dell’Età Imperiale
era passata ad ospitare poco più di 30.000 persone.
La Roma papale del 1500 è il più importante luogo di
produzione artistica dell’intero continente. I maggiori
geni dell’epoca vi lavorano e vi lasciano segni imperituri.
Da Martino V – un Colonna – a Leone X – un de’ Medici
– fu tutto un susseguirsi di Papi che si impegnarono
a riportare la città agli splendori del passato.
Nel
1527 la Chiesa vive un momento di sbandamento. In Germania
è deflagrato lo scisma di Lutero. All’interno della
Chiesa si fronteggiano due orientamenti: uno cerca un
accordo con gli eretici, un altro lo contrasta fortemente.
Il Papa – Clemente VII – sembra non rendersi conto pienamente
della serietà della situazione. Alle istanze di riforma
auspicate dal suo predecessore – Adriano VI – Clemente
non dà seguito e la città continua a vivere una vita
gaia, spensierata e… corrotta. Politicamente, per l’egemonia
in Europa, si oppongono Carlo V e Francesco I. Clemente
si allea con Francesco. Carlo allora scende in Italia
con un esercito di italiani, spagnoli e tedeschi, tra
i quali i Lanzichenecchi di fede luterana. Questi, animati
da un furore anti papista, penetrano a Roma e hanno
licenza di saccheggio. Carlo non fa nulla per fermarli.
Le principali vittime sono i religiosi: i preti e i
monaci sono uccisi o fatti schiavi, le monache stuprate
e vendute nei mercati, i palazzi dei cardinali sono
depredati, le chiese profanate. Il Papa assiste, impotente,
da Castel S.Angelo. I Lanzichenecchi restano a Roma
per nove lunghi mesi e se ne vanno dopo avere riscosso
un forte riscatto in oro e preziosi. Il sacco fu uno
shock e segnò la fine della Roma Rinascimentale. La
vita cambiò radicalmente. La Chiesa convocò il Concilio
di Trento e avviò l’auspicata Riforma Cattolica, la
vita da gaudente e spensierata divenne austera e penitente.
Ancora una volta un sacco ha prodotto una svolta.
Secondo
Hegel la storia non è frutto del caso ma ha una sua
razionalità “Ciò che è accaduto o accade, era giusto
che accadesse, è giusto che accada: ciò che è stato,
doveva essere”. Anche nella visione cristiana tradizionale
nella storia c’è un regista.
I “sacchi” sono terminati o dobbiamo temerne un quarto? Per la situazione di corruzione diffusa a tutti i livelli, di ineducazione dilagante, di frammentazione della società molti cominciano a desiderare che ci sia una “svolta”. Allo stesso tempo l’autoproclamatosi califfo Al-Baghdadi ha detto ai suoi “Marcerete su Roma e prenderete possesso della Terra, a Dio piacendo” e recentemente lo stato islamico ha lanciato una nuova rivista on line – intitolata “Rumiyah” (Roma) sottotitolata con questa esortazione: “ O muwahiddin, per Allah, non ci fermeremo nel nostro jihad se non sotto gli ulivi di Rumiyah”. Considerati i precedenti: che Dio ci scampi da “svolte” di questo tipo. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice COSTUME: Saggezza popolare? Proverbi e detti
Articolo di Lalli Theodoli Non
li amo, non li capisco.
Ci risuonano nelle orecchie fin dalla più giovane età.
NON C’E’ DUE SENZA TRE
Una speranza se riguarda cose belle, una minaccia se
parla di cose brutte.
SI CHIUDE UNA PORTA SI APRE UN PORTONE
Fine di un amore ed arriva un cavaliere fantastico?
Fine di un lavoretto e si diventa dirigenti?
IL MONDO E’ FATTO A SCALE C’E’ CHI SCENDE E C’E’ CHI
SALE
Che novità. Dagli altari alla polvere o viceversa. C’est
la vie!
CHI
LA FA L’ASPETTI
Vendetta per uno sgarbo. O gentilezze in cambio di favori
elargiti?
BRUTTO IN FASCE BELLO IN PIAZZA
Un filo di speranza per i genitori che guardano sbigottiti
nella culla il bruttissimo nuovo nato?
Non saggezza popolare ma consolazione o speranza.
Fra tutti:
SPOSA BAGNATA SPOSA FORTUNATA
Tutti sappiamo cosa non costa al giorno d’oggi un ricevimento
di matrimonio. Per quanto ci si sforzi non si riesce
a limitare il numero degli invitati, la chiesa, i fiori,
il catering, la località del ricevimento, il fotografo,
il parrucchiere… non si finisce mai.
Non ultimo, il vestito della sposa. Scelto con cura
a prezzi vertiginosi. Le foto in quel vestito ci seguiranno
per tutta la vita. Prove su prove: tira qui, troppo
largo là. Ma, alla fine, perfetto! Proprio quello che
la sposa voleva e con cui si sente bella.
Ed
ora in quel giorno, inaspettato, arriva un diluvio universale.
La sposa esce dalla chiesa al braccio del neo consorte.
I capelli bagnati le si appiccicano alla faccia. Dove
è finita l’acconciatura su cui si è tanto lavorato?
Il vestito che doveva cadere staccato si attacca invece
fradicio alle gambe, il bordo si macchia di terra, diventa
marrone, le scarpe, due barchette sfondate piene di
acqua.
Resiste, la sposa, ma le viene da piangere: il fotografo
le fa cenni disperati per dire che così le foto proprio
no, la madre la guarda, grondando acqua, orrificata.
Tutti scappano alla villa affittata per l’occasione.
Nell'attraversare il prato i tacchi affondano nell'erba,
i tavoli preparati con grande cura per il ricevimento
all'esterno, vengono smontati di corsa per essere posizionati
in un molto più modesto allestimento interno.
La sposa esplode: prende a calci l’ultimo tavolo rimasto
sul prato in attesa di essere portato al coperto, graffia
la mano del marito, si strappa dalla testa il velo ridotto
uno straccetto, il trucco bianco da sposa si scioglie,
lacrime di rabbia e di delusione le rigano la faccia.
Chi avrà ora il coraggio di avvicinarla per dirle
SPOSA BAGNATA SPOSA FORTUNATA?
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DA VEDERE: Milano,
Teatro alla Scala, George Gershwin
The Gershwins© PORGY AND BESS©. L'opera
di Gershwin torna alla Scala
in versione semiscenica diretta
da Alan Gilbert, direttore musicale
della New York Philharmonic.
Verrà eseguita per la prima
volta alla Scala la versione
originale della partitura.
Dal 13 al 23 novembre
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DA VISITARE: Mercato
di solidarietà ALIZETA, Roma,
5-6-7 novembre, Hotel
Polo Roma. Il
mercato annuale organizzato
da "Alizeta Progetti Solidali
Onlus" questa volta a supporto
della costruzione di un laboratorio
per la fabbricazione di creme
e saponi gestito da un gruppo
di donne a Ouagadougou, in
Burkina Faso.
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Tutti i nostri suggerimenti sono qui |
FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là...
WASP
un progetto italiano. Fino
a ieri con questo termine si indicavano i
discendenti dei primi colonizzatori americani
che costituiscono la elite degli USA (White
Anglo Saxon Protestant), ma da domani le cose
sono destinate a cambiare. WASP (World Advanced
Saving Project) è un progetto italiano decisamente
innovativo, già in fase di realizzazione,
che si ripromette di costruire abitazioni
in argilla, mediante stampanti 3D gigantesche.
Se la cosa va in porto sarà una vera rivoluzione
(l'ennesima di questi tempi moderni!)
BZ * Evviva: tra poco avremo delle mini batterie per le auto elettriche e per i telefonini. Il MIT e la SolidEnergy Systems, una spinout del MIT, hanno messo a punto una nuova tecnologia che permetterà di dimezzare il volume delle batterie aumentandone la capacità. La nuova tecnologia prevede lo scambio della grafite, l’anodo delle attuali batterie, con una sottilissima lamina di litio metallico che può contenere più ioni. Fino ad oggi il litio metallico era adatto solo a batterie non ricaricabile perché poteva provocare esplosioni. La nuova lamina ricoperta opportunamente con uno speciale elettrolita non è infiammabile e molto più capiente dei comuni ioni di litio. Le batterie saranno sul mercato tra il 2017 e 2018. CV * Arriva Facedoor! Shazam la popolare applicazione che ci individua il titolo di qualsiasi brano di musica, è stata estesa ai quadri per conoscerne gli autori ed ora anche alle persone. Si chiama Facedoor: identifica le persone dai tratti somatici. E’ un sistema sviluppato da Davide Tosi con l’università dell’Insubria. Sarà presto disponibile su Apple Store. Basterà scattare una foto, entrare in Facedoor, caricare l’immagine e la app fornirà il risultato. CV * Il gioco del lotto è quasi una malattia per molti italiani. Matilde Serao raccontava ne “Il ventre di Napoli” che una popolana chiamata in giudizio da una rivale, cercò di discolparsi, dicendo “mi chiamò sittantotto!!!” Il giudice costernato non capiva cosa volesse dire. Poi su suggerimento di uno dei suoi tirapiedi andò a consultare la “smorfia”. Il settantotto è la “puttana”. Scarica e leggi il racconto di Matilde Serao "Il ventre di Napoli" in pdf. CV * Boat-sharing? Sì grazie! Oggi avere una barca tutta Tua è un costo insopportabile, come fare? Rinunciare? No! E’ arrivato il boat sharing. Sono già una decina i siti che offrono servizi di questo genere in tutta l’Europa del Sud, il più importante è Boaterfly, sito leader, ha radunato 2mila proprietari di barche a motore e a vela. La barche vengono proposte con una partecipazione alle spese di manutenzione o all’acquisto. Certo la cosa non è semplice come per le auto, ma il business nel Sud dell’Europa è partito alla grande con la piena soddisfazione dei partecipanti. CV * Una guida per chi passeggia o visita una nuova città. E' uscito il Tom Tom Go Mobile Italia. Non è solo una guida per le strade ma una vera guida mobile per le città che vuoi percorrere a piedi. E’ facile da usare, ti indica i percorsi turistici più interessanti, i musei, le mostre, le trattorie, ristoranti, farmacie, ospedali etc e soprattutto ti riporta facilmente al tuo punto di partenza. (tom tom go- Android IOs costa circa 40 euro). CV * I semafori per pedoni. Oramai non c’è pedone che con un sguardo alla strada e due allo smartphone procede ad occhi bassi ovunque si trovi. Bene, cosa si sono inventati in Germania? I semafori per pedoni… sì, le luci sull’asfalto così il povero “messaggista o giocatore” non deve neanche alzare lo sguardo. CV * * * EVENTI APPUNTAMENTI Come si diventa collezionisti? Ce lo spiega Ludovico Pratesi
Parte l'8 novembre un ciclo di quattro lezioni relative a "L'arte di collezionare arte contemporanea". Il Corso si svolgerà al Circolo degli Affari Esteri di Roma e si snoderà in quattro incontri serali nei martedi 8 - 15 - 22 - 29 del mese di novembre 2016.
Leggi di più
Scriveteci per ulteriori informazioni e modalità di iscrizione tardiva: info@lalampadina.net |
* * * ALL'OLIMPICO CON LA LAMPADINA Dal 7 al 13 novembre 2016 All'Olimpico per la "Carmen" di Bizet secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio
Al
Teatro Olimpico di Roma torna dal 3 al 13
novembre, il nuovo allestimento ispirato alla
“Carmen secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio”
prodotta da Les Nuit de Fourvière, Lione 2013.
Il co-fondatore dell'orchestra così
descrive la nuova rappresentazione: “La Carmen
è un opéra-comique, ispirata dalla musica
popolare gitana. Con Leandro Piccioni cerchiamo
di mettere a nudo la composizione, renderla
il più semplice possibile per capire dove
si trova il centro dell’emozione.
Leggi la promozione
dello spettacolo per La Lampadina nei giorni
8, 9 e 10 novembre,
cliccando sull'immagine
***
E
ancora dal 22 novembre al 4 dicembre troveremo
"Jersey boys. La storia di Frankie Valli &
The Four Season"
Lo
spettacolo musicale vincitore del Tony Award'
e del Grammy Award'.
Dopo
Parigi, Jersey Boys finalmente a Roma! Un
magnifico viaggio fra i successi leggendari
della musica dagli anni '50 agli anni '70;
un avvincente racconto dell'incredibile storia
dei Four Season.
In
promozione speciale per i Lettori de La Lampadina
nei giorni: 22, 23, 24, 29, 30 Novembre e
1 Dicembre.
Clicca l'immagine per
leggere la promozione
* * * GLI APPUNTAMENTI DE LA LAMPADINA La Lampadina, in collaborazione con il Circolo del Ministero degli Affari Esteri, Vi invita il 30 novembre 2016 alle 19.00 al Circolo degli Affari Esteri per la presentazione del libro di Francesco Canessa "Ridi Pagliaccio! Vita, morte e miracoli di Enrico Caruso” “Un appuntamento immancabile per tutti gli appassionati della musica e dell’opera lirica” Canessa racconterà aneddoti e scoperte sulla vita del grande tenore napoletano con l’ascolto di rare incisioni d’epoca. Interverranno con l’autore: Mariolina Sattanino: Giornalista, Direttore RAI Quirinale Gaia Vazzoler: pianista e musicologa Lalli Theodoli per "La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni"
Si ricorda che, data la limitata capienza della Sala, per partecipare all’evento è necessario prenotarsi presso la Segreteria al numero 06/8086130.
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MOSTRE Queste sono le scelte di Marguerite de Merode per questo novembre: ROMA
Gnam:
Time is Out of Joint
- Si può parlare certo di una rivoluzione
nel descrivere il nuovo impianto espositivo
della GNAM. Tanto per cominciare una cosa
positiva: si
è riportato alla luce l’impianto originale
dell’edifico di Cesare Bazzani del 1911, la
bellezza della luce, dell'aria, con una visione
continua sui cortili restituiti al pubblico.
Per il resto, certo, si tratta di "mostra",
non di museo didattico, con un titolo che
riprende la frase dell'Amleto di Shakespeare
"Time is out of Joint" (Il tempo è fuori squadra).
Mancano all'appello 200 opere del Museo nel lavoro "curiatoriale" della nuova direttrice Cristiana Collu. Si è voluto rinunciare alla linea storica che ha caratterizzato l'impostazione del museo finora per scegliere di mostrare piuttosto la “sedimentazione” della sua lunga vita, accostando le opere per "affinità elettive" invece che storiche. Farà sicuramente discutere. Fino al 15 aprile 2018
Pastificio
Cerere: studi
aperti - In occasione della Quadriennale
di Roma, è stata organizzata, per due mesi,
l’apertura
diffusa e programmata degli studi degli artisti
presenti nello storico edificio di Via degli
Ausoni. Un'eccellente occasione per scoprire
i luoghi della creatività e poter dialogare
con gli artisti. Le visite si svolgono ogni
giovedì dalle ore 15 alle 18.
Fino al 20 Dicembre 2016
Grandi
Aule delle Terme di Diocleziano: Jean
Arp -
La
mostra è curata da Alberto Fiz in collaborazione
con la Fondation Arp di Clamart, Francia con
l’allestimento di Francesco Venezia. Sono
sempre affascinanti le mostre delle Terme
di Diocleziano. Il pittore, scultore e poeta
francese viene celebrato a cinquant'anni della
sua morte con 80 opere negli ampi spazi romani.
L’artista ha avuto un ruolo di primo piano
nell'ambito delle avanguardie ed è stato tra
i fondatori del movimento Dada. Ci sono le
sue stampe e i papier collé, tra i media più
riconoscibili dell’artista, ma è con la statuaria
che le sue opere trovano più risalto nella
grandiosa collocazione.
Fino al
15 gennaio 2017
Centrale
Montemartini: Capolavori da
scoprire - Con l’occasione
della presentazione di
nuovi reperti tirati fuori dai magazzini del
Museo della Centrale Montemartini, vi ricordo
l’esistenza di questo straordinario spazio
espositivo troppo spesso dimenticato.
Fino all’8 gennaio 2017
Romaeuropa
Festival 2016: Percorsi multidisciplinari
di musica, teatro, danza, nuovo circo, arti
visive e nuove tecnologie - Il Festival
animerà 21 location all'interno della città
di
Roma; il panorama sarà arricchito da 52 giorni
di mostra (7 ottobre - 27 novembre) presso
La Pelanda del MACRO Testaccio, per la settima
edizione di Digitalife.
Fino al 3 dicembre 2016.
Galleria
del Cembalo: In Posa
Un’immagine
in posa è per definizione un’immagine costruita,
ferma o sorpresa nell’illusione
del movimento. Posa, dunque, come “vera finzione”.
Riflettendo su questo tema cardine dalla fotografia,
dalle sue origini a oggi, la mostra presenta
le opere di venti autori, diversi per generazione,
fama, percorso professionale e artistico:
dai corpi marmorei di Helmut Newton ai fondali
dipinti di Malick Sidibé, passando per le
figure inquietanti di Joel-Peter Witkin e
i volti di Antonio Biasiucci.
Fino al
21 gennaio 2017
Villa
Necchi: Moda di Carta
di Isabelle de Borchgrave - Visitare a Bruxelles
l’atelier di Isabelle de Borchgrave è un'esperienza
che non si dimentica.
Il suo lavoro arriva a Milano negli spazi
di Villa Necchi con trenta abiti realizzati
interamente in carta che illustrano la storia
della moda e dello stile a cavallo tra la
fine dell’Ottocento e la metà del Novecento
con una maestria senza pari.
Fino al 31 dicembre 2016
Villa
Necchi: Manualmente
carta - Una mostra-mercato
a cura di Angelica Guicciardini. “Un’occasione
unica per esplorare e scoprire la straordinaria
duttilità di una così semplice e affascinante
materia, grazie alla presenza di venti artisti-artigiani selezionati
tra le eccellenze del nostro Paese, che esporranno
le loro migliori creazioni in carta."
Sabato 5 e domenica 6 novembre 2016, dalle ore 10 alle 18.
Fondazione
Prada: Betye Saar
- Con 80 opere (tra
installazioni, assemblage, collage e lavori
scultorei) di Betye Saar, nata a
Los Angeles, la Fondazione Prada dà voce
all’artista afroamericana che, “a partire
dagli anni ’60 fino a oggi si è dedicata
a rappresentare la memoria femminile e l’identità
afroamericana”.
Fino
al 8 gennaio 2017
LA LAMPADINA
COSI' E'... E CI PIACE!
a cura di Lucilla Laureti Crainz
Lucilla
ci porta in giro
per i locali romani.
Due posti che vi
consigliamo che hanno appena aperto!
Yugo fusion bar: per gli amanti della cucina orientale di alto livello. Basti pensare che dietro al menu c'è uno chef della stazza di Anthony Genovese del Pagliaccio. Prima cosa da scegliere da Yugo è la cottura che può essere a vapore, alla griglia, saltata in padella o fritta. Poi - per provare più piatti possibili - si può scegliere anche tra mezza porzione e intera. Per il resto spazio alla fantasia ed è difficile non rimanere soddisfatti. Ottimi anche i cocktail! Monti – L.go Angelicum 2 tel 06-6794549 www.yugofusionbar.com Il Mercato Centrale – In quello che era la grande mensa dei ferrovieri è ora nato un nuovo centro per il cibo. Tanti diversi ristorantini a tema: la carne – il fritto – la pizza ecc. Noi siamo stati a quello della pizza, dei supplì e dei carciofi e ci sono piaciuti senza essere eccezionali!.. ma vi consigliamo una visita. Stazione Termini – via Giolitti aperto dalle 7 a mezzanotte www.mercatocentrale.it/roma/ ...e questi che pur avendo aperto da un po' se non li avete ancora provati non perdeteli:
Coromandel:
un posto così potrebbe stare in
Francia o in Inghilterra ma stupisce
vederlo a Roma, per di più negli
stretti vicoli dietro Piazza del
Fico. Perfetto per una colazione
o un brunch durante il week end,
meglio ancora se con un'amica. La
scelta è ampia e oltre al menù ci
sono piatti del giorno di pasta
e carne, pochi ma buoni. Ottimi
i dolci e per chi opta per il brunch
può spaziare dalle uova di tutti
i tipi, comprese le uova benedict
sia classiche sia con salmone, i
pancakes o i waffles. Ottimi anche
i the e le centrifughe. Menzione
speciale per gli arredi e per le
stoviglie, tutte diverse e di porcellana.
Via di
Monte Giordano 60/61
Tel. 06 688
02 461 www.coromandel.it
Marzapane:
sempre più spesso grandi cuochi
scelgono di aprire i loro ristoranti
qui a Roma. E noi non possiamo che
salutare favorevolmente questa scelta.
Alba Esteve Ruiz è arrivata a Roma
dalla Spagna con il suo Marzapane
che si trova dietro Piazza Fiume.
Alta cucina, un giusto mix tra Italia
e Spagna, a prezzi onesti. Ottima
la tartare di scampi con burrata,
il gazpacho e la carbonara. Molto
ben curato, ma non ossessivo, il
servizio e originale e caldo l'arredamento
del locale.
Via Velletri 39
Tel. 39 06 6478 169 www.marzapaneroma.com
Domenico: a Via Satrico ci piace andare quando abbiamo voglia di una cena in un'osteria di alto livello, dove il cibo sa di casa e il servizio è semplice ma attento.La conduzione è affidata a Domenico in sala, lasciatevi consigliare. Ottimi i piatti della tradizione romana, i primi di pesce e i fritti. Se avete ancora un po' di posto non tralasciate i dolci. Via Satrico 23-25 Tel. 06 70494602 www.domenicodal1968.it
Farinè
la pizza: nel cuore di
San Lorenzo una pizza speciale e
molto digeribile perché lievita
tre giorni. La possibilità di scegliere
ben tre misure: dalla small alla
large. Poca scelta ma difficile
non uscire soddisfatti. Abbiamo
provato quella con mozzarella e
alici e la pizza del giorno - che
cambia a seconda degli ingredienti
- con taleggio, ciauscolo e composta
di fichi. Ottime anche le birre.
Qui non troverete ne' tovaglie,
ne' piatti ne' posate. La pizza
arriva al tavolo già tagliata. Pronta
da mangiare! Senza neanche faticare!
Via degli Aurunci, 6/8 - Tel.
06 4451162 www.farinelapizza.it
Continuate a leggere le cose che ci piacciono sul nostro sito... |
IL PALCOSCENICO DE LA LAMPADINA
Anche
per questa stagione 2016-2017 Manuela Kustermann
seleziona per noi spettacoli teatrali di prosa,
danza e musica da seguire sui palcoscemnici
romani e della penisola.
Al
Teatro Eliseo un classico
di Pirandello con Umberto Orsini "Il
gioco delle parti" dall'1
al 20 Novembre. Prosa.
Al
Teatro Argentina "Ragazzi
di vita" di Pier Paolo
Pasolini per
la regia di Massimo Popolizio.
Dal 26 al 20
Novembre.
Al
Teatro
Vascello, segnalo
un bel progetto su Ludovico Ariosto che si
compone di un concerto dai canti dell'Orlando
Furioso, con Paolo Vivaldi, compositore
anche delle musiche e con l'Ensemble Bradamante,
"Le donne, i cavallier, l'armi e gli amori"
il 17 Novembre e di uno spettacolo di danza
il 19 e 20 novembre su "Orlando" della compagnia
Egribianco.
Ancora
al Vascello un altro spettacolo
di prosa interessante "Haberoswski,
era un mondo pieno di scrittori, di sbronzi,
e di scrittori sbronzi, Charles Bukowski"
con Alessandro Haber che interpreta gli scritti
e le poesie di Bukowski. Prosa e musica
Il
pensiero laterale: una carota e?
È primavera, in un paese del nord Europa, le nevi si sciolgono e su un prato casualmente trovi una carota, una sciarpa e tanti pezzi di carbone. Un marziano? Un addetto alle pulizie che non ha pulito bene oppure cosa?
Vedete
qui... |
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