ABBIAMO OSPITI - ATTUALITÀ: esperimenti: bomba H e bomba A, che differenza c’è? Articolo di Gian Carlo Ruggeri - Autore Ospite de La Lampadina
Il
più recente esperimento nucleare Nord Coreano (tre settembre)
è stato rivendicato da Pyongyang come un’esplosione
di una bomba all’idrogeno (un “perfetto successo”).
Mentre gli esperti si chiedono se il Paese sia realmente
in grado di gestire un’arma simile, quali sono – purtroppo
– in questi “venti di guerra” le differenze fra le bombe
H (all’idrogeno) e le bombe A (atomiche)? L’esplosione
succitata ha prodotto un terremoto di magnitudo 6.3
(secondo quanto dichiarato dallo US Geological Survey
- USGS) ed è stata stimata dieci volte più potente
di tutti gli esperimenti nucleari finora effettuati
dalla Corea del Nord. Una bomba H (termonucleare, all’idrogeno)
può essere fino a 1000 volte più potente di una classica
bomba A (atomica, a fissione). Cos’è una bomba H?
La
maggiore differenza fra una bomba H e una bomba A risiede
nel fatto che la prima si basa – per ottenere un’esplosione
- su una combinazione di reazioni di fusione e fissione.
La bomba A si basa puramente sulla fissione, lo stesso
processo che viene usato negli impianti nucleari per
dividere gli atomi. Ricordiamo che in fisica nucleare
la fissione è un processo in cui il nucleo di un elemento
chimico pesante (e.g., plutonio 239, uranio 235) scade
in particelle più piccole, con emissione di radioattività
e di una grande entità di energia. La fusione termonucleare,
invece, è un procedimento in cui due nuclei atomici
si uniscono e danno luogo ad un nuovo nucleo avente
numero atomico (il numero di protoni esistente nel nucleo
di un atomo) maggiore: è il processo che mantiene il
Sole e le altre stelle ad elevatissime temperature e
brillanti. In termini più semplici, nel congegno termonucleare,
un piccolo dispositivo a fissione all’interno della
bomba, viene usato come un detonatore per lanciare la
fusione di isotopi di idrogeno, la quale rilascia un’enorme
quantità d’energia. I congegni termonucleari possono
produrre una potenza molto maggiore delle bombe atomiche.
Mentre il primo dispositivo nucleare atomico produsse
una potenza di 20.000 tonnellate (t) di TNT, il primo
ordigno termonucleare ne ottenne 10 milioni di t. Secondo
un database mantenuto dal James Martin Center for Non
Proliferation Studies, la Corea del Nord ha effettuato
diciotto tests missilistici nel 2017, di cui 13 con
successo; il test condotto nel mese di maggio scorso
e i due in luglio rappresentano un grande salto in avanti
nella tecnologia. Fino a poco tempo fa era presente
il dubbio che il congegno termonucleare di cui la Corea
del Nord rivendica il possesso possa essere alloggiato
in un missile balistico: la miniaturizzazione del dispositivo
bellico richiede una raffinata tecnologia. Gli ultimi
due lanci eseguiti con successo a luglio mostrano, però,
che il Paese ha prodotto un missile balistico intercontinentale
(ICBM) e, secondo gli analisti dell’U.S Intelligence,
possiede anche testate nucleari sufficientemente piccole
per essere alloggiate su di esso. Il tre settembre la
Corea del Nord ha sperimentato il suo più potente ordigno
nucleare, che produrrebbe un’esplosione sette volte
maggiore di quella di Hiroshima. Non è chiaro se il
Paese possieda i sofisticati sistemi di guida necessari
a non mancare gli obiettivi. Purtuttavia, la Corea del
Nord ha la possibilità di lanciare un attacco nucleare
ai paesi vicini, colpendo, ad esempio, Tokyo.
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Carlo
Verga sceglie una semplice definizione
del pensiero laterale:
“Non
puoi scavare un nuovo buco limitandoti
a scavare lo stesso buco più a fondo."
Edward
De Bono
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COMUNICAZIONE: il cambiamento del linguaggio è neutro? Articolo di Beppe Zezza Già in miei precedenti articoli pubblicati sulla nostra Lampadina mi sono occupato di linguaggio e di manipolazione del consenso, con articoli su Noam Chomsky (giugno 2014), su L'Agenda setting (settembre 2014) e sulla cosiddetta finestra di Overton (Novembre 2015): è sicuramente un tema che mi appassiona. Se sottoponiamo ad analisi linguistica un mese di un qualunque quotidiano ci accorgeremo che certi vocaboli – dei quali conosciamo il significato per averli utilizzati in altri tempi della nostra vita - non compaiono, che sono entrati nell’uso comune una serie di vocaboli che non esistevano al tempo della nostra adolescenza e che altri vocaboli hanno assunto un significato diverso da quello al quale eravamo abituati. Attraverso questo cambiamento, insensibilmente ma progressivamente abbiamo anche noi mutato il nostro modo di “pensare”. Perché si pensa attraverso le “parole” e parliamo per comunicare e, per essere compresi, abbiamo necessità di usare un lessico che sia comune con chi ci ascolta. Quindi anche noi ci siamo adeguati. Certo, il linguaggio rispecchia la cultura “corrente” ma è facile scoprire come il suo cambiamento non solo “accompagni” il cambiamento della cultura ma in larga misura anche lo determini o quanto meno lo acceleri. Se poi pensiamo all’importanza che hanno rivestito negli ultimi cinquant’anni i mezzi di comunicazione di massa (ora questa importanza va scemando a favore dei cosiddetti “social media”) e come questi siano sotto il controllo di pochi potentati internazionali, viene spontaneo dubitare che anche questa modificazione del linguaggio sia un elemento della “manipolazione del consenso” che avviene a nostra insaputa e della quale abbiamo parlato negli articoli precedenti. Quali sono le strade per cambiare il linguaggio e attraverso di esso modificare la “cultura”? Ne elenco alcune. Eliminazione di vocaboli dal contenuto “forte”: termini come virtù, castità, fortezza, umiltà, lealtà, nobiltà sono scomparsi dal lessico. Non se ne parla più. Le realtà che indicavano, non più “nominate” diventano “irrilevanti”. Sostituzione di vocaboli dal contenuto forte con altri che non suscitano reazione di disapprovazione: l’aborto è detto “interruzione volontaria della gravidanza” o meglio ancora IVG, acronimo del tutto asettico; l’omicidio del consenziente – questo era il termine per indicare l’atto di aiutare una persona a togliersi la vita – è detto “eutanasia”, buona morte [il vocabolo omicidio provoca un’immediata reazione negativa, il vocabolo “buono” suscita immediata reazione positiva]- si va facendo strada anche un nuovo termine ancora più accattivante “eco-morte” [tutto ciò che è “ecologico” richiama approvazione]; la “fecondazione artificiale” è detta “procreazione medicalmente assistita” [“artificiale” è un termine che produce sospetto, “assistenza medica” un termine che suscita approvazione] e di altri esempi se ne potrebbero fare tanti. Depotenziamento dei vocaboli: amore non è più volere il bene dell’altro, cosa impegnativa perché comporta, nel rapporto a due, almeno in certi casi, il rinunciare a sé stesso a beneficio dell’altro, ma è un sentimento o ancor meno un semplice moto emozionale, cose assai più leggere. Creazione di “neologismi”: “genitore sociale” [per il “compagno” di un omosessuale che ha dei figli, “omofobia” [la “fobia” è una patologia psichiatrica che limita pesantemente la vita], “femminicidio” [omicidio di persona di sesso femminile] ecc Trasposizione di un termine da un ambito a un altro: “unione civile” è la recente definizione del para-matrimonio tra omosessuali. Il termine giuridico indicava le associazioni tra privati come i partiti politici, i sindacati; “genere”, termine di origine “grammaticale” (la grammatica latina di giovanile memoria contemplava tre generi: maschile, femminile e neutro ), introdotto oggi in sostituzione di “sesso” in sociologia e psicologia e dilagato nel parlare corrente, fa intendere che anche nel campo “fisico” possa esistere un terzo “genere” ecc. Ci si può difendere da questo condizionamento inconscio? La sola difesa possibile è essere consapevoli delle realtà che ci sono dietro alle parole. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice |
Sveva
Gilardino Paternò condivide questa
convinzione:
"L'istruzione
umanistica serve per evitare che
il pensiero diventi definitivamente
privo di materia"
Alain
Finkielkraut
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CULTURA: Aldo Manuzio, un geniale editore del Rinascimento Articolo di Marguerite de Merode Quando si pensa all'invenzione della stampa moderna si pensa subito a Johannes Gutenberg. Si sa che il famoso tipografo tedesco, perfezionando l'uso dei caratteri mobili con materiali rivoluzionari rende la pubblicazione dei libri più veloce ed economica. Innova sostituendo il legno ed il ferro con una lega di antimonio, stagno e piombo, sceglie nuovi inchiostri ad olio e decide di usare una pressa ispirata al torchio per l’uva, dando alla macchina per la stampa maggiore precisione, velocità e resistenza nel tempo. Ma è Aldo Manuzio di Bassiano vicino a Roma a fare diventare la carta stampata, un’arte e farla entrare nel mondo moderno. Manuzio è stato un grande imprenditore, un grande scopritore d’arte e di talenti, un grande innovatore. Si istalla a Venezia e diventa, forse, dal 1495 al 1515, il più importante tipografo del mondo. I suoi libri prendono il nome di Edizioni Aldine. Ha una serie di intuizione geniali che permettono di rendere disponibili al pubblico degli studiosi e di letterati del suo tempo i grandi classici della cultura greca, da Omero ad Aristotele, da Sofocle a Euripide a Tucidide, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone, da Orazio a Ovidio, a Catullo, a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare. Grazie a Manuzio e alla sua collaborazione con Pietro Bembo, grande umanista italiano, il volgare si afferma, accanto al latino, come la lingua della contemporaneità in tutta Europa, facendo di Dante, Petrarca, Pietro Bembo, Erasmo da Rotterdam e Boccaccio modelli da seguire. Quando sceglie la città lagunare come sede delle Edizioni Aldine può sfruttare l’imponente rete logistica della quale solo una città mercantile come Venezia può disporre. Inventa il “corsivo” con Francesco Griffo, la “punteggiatura” in chiave moderna. Il punto chiude il periodo. Inventa la virgola, l'apostrofo, il punto e virgola e l'accento così come gli usiamo ancora oggi. Inventa il primo libro con le pagine numerate su entrambi i lati. Crea un catalogo della sua casa editrice. Ha l'ingegnosa intuizione di pubblicare edizioni lussuose in carta azzurra dieci volte più costose, da vendere ai clienti più ricchi. La circolazione di questo patrimonio di testi e di idee non solo contribuisce a creare una cultura comune europea, capace di integrare l’ambito classico greco-romano al mondo moderno e contemporaneo, ma favorisce l’emergere di temi assolutamente nuovi. Dove i primi libri stampati in Germania riflettono gli interessi di una società strettamente organizzata in funzione delle esigenze del clero e delle comunità religiose, in Italia si privilegia, invece, le esigenze dei lettori dell’epoca: gli umanisti. A Venezia si afferma un’atmosfera laica. Si valorizza l’abilità dimostrata nel proprio lavoro, i miglioramenti ottenuti rispetto al passato da attribuito soltanto all’uomo. Ma la vera rivoluzione culturale che introduce Manuzio è il libro dal formato in ottavo piccolo ottenuto piegando tre volte un foglio intero (enchiridion, dal greco, libro che sta nel palmo di una mano), un vero libro tascabile: "libelli portatiles in fornam enchidii". Vuol dire che il libro, che era prima un oggetto ingombrante destinato soltanto ai luoghi del sapere e dell’erudizione diventa un compagno che può seguire il lettore ovunque. L'idea si diffonde velocemente in tutta Europa, così come i libri portatili di Aldo. Il libro in ottavo diventa subito un oggetto alla moda, un must have per l’epoca. I libri di Dante, Petrarca e anche Tibullo, Ovidio, Properzio, sono alcuni dei titoli appartenenti al catalogo editoriale di Manuzio, tutti in ottavo piccolo. Quando Manuzio sceglie di pubblicare testi in latino, greco ed ebraico, crea caratteri tipografici in piombo (oggi chiamati “font”) che si impongono presto, in tutto il mondo, per la loro bellezza. Li elabora con il bolognese Francesco Griffo, tipografo e disegnatore di caratteri per la stampa, con cui collabora per anni. Griffo disegna per le edizioni Aldine almeno sei serie di caratteri tondi, di grande eleganza e armonia, quattro serie di caratteri greci e una di caratteri ebraici. Griffo disegna anche il primo corsivo che diventa un vero stile tipografico; si riesce ad imitare un tipo di scrittura e la sua compattezza permette di ridurre il formato dei libri. Il nome del tipografo Rinascimentale Aldo Manuzio ha portato ai massimi splendori l‘arte della tipografia italiana nel mondo ed è arrivato a condizionare la vita dei nostri giorni segnando i destini grafici di grandi aziende internazionale che usano tutt'ora i suoi font. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice |
Beppe
Zezza ci ricorda:
"Ci
sono alcuni che desiderano tanto
fortemente una cosa che non tralasciano
nulla di quanto è necessario fare
per non ottenerla."
Jean de La Bruyère, I Caratteri |
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ABBIAMO OSPITI - I VIAGGI DE LA LAMPADINA: Venezia - Biennale 2017 e non solo! Articolo di Laura lionetti - Autore Ospite de La Lampadina
Con
la puntualità che le si addice La Lampadina non poteva
mancare di accompagnarci a Venezia per il più importante
appuntamento dell’Arte Contemporanea Internazionale
che vede come sede proprio la magica città italiana:
la Biennale. Il viaggio ha visto un interessato e attento
gruppo di amici, pronti a seguire il critico Ludovico
Pratesi nel difficile percorso.
Nata
nell’ormai lontano 1895, la Biennale d’Arte Contemporanea,
vede l’intera città coinvolta nell’operazione. Tra Padiglioni
Internazionali ed Eventi Collaterali luoghi istituzionali,
calli e campi sono invasi dal mondo dell’arte dal 13
maggio al 26 novembre, ben sette mesi e mezzo a sottolineare
l’importanza dell’evento.
Come prima tappa del nostro viaggio la faraonica impresa
dell’artista inglese Damien Hirst, mostra assolutamente
imperdibile. Punta della Dogana e Palazzo Grassi, gli
spazi del collezionista francese, il miliardario Pinault,
sono interamente stati dedicati allo stravagante progetto
artistico intitolato “Treasures from the Wreck of the
Unbelieveble”.
Senza volervi tediare e senza voler svelare troppo,
nella convinzione che dobbiate recarvi di persona a
vedere la mostra, accenniamo solo che tutto nasce dal
ritrovamento nel 2008 dell’“Incredibile”, la nave naufragata
che trasportava il tesoro accumulato dallo schiavo liberto
Cif Amotan II di Antiochia vissuto tra la metà del I
Secolo e l’inizio del II secolo d.C. Dopo l’affrancazione,
Amotan divenuto immensamente ricco, aveva creato una
stupefacente collezione di opere d’arte provenienti
da ogni angolo del mondo antico. Caricati
i suoi cento tesori sull’Apistos (in greco per Incredibile),
la nave sarebbe stata diretta ad un tempio appositamente
fatto edificare da lui per ospitare le opere. La nave
naufragò, se ne persero le tracce fino al 2008 anno
del ritrovamento.
A
Punta della Dogana, inizia il percorso che vede la sua
apoteosi a Palazzo Grassi, del racconto di questo favoloso
ritrovamento. Dalle riprese effettuate durante il recupero
in mare, alla restituzione al pubblico dell’immenso
tesoro accumulato dal liberto affrancato. Le opere in
mostra sono strabilianti, realizzate in materiali vari
e con stili, i più disparati (dovrebbero nella favola
giungere infatti da ogni dove) spaziano dalla numismatica
a gigantesche sculture, da preziosi gioielli ad artistici
manufatti, in un delirio di collezionistica onnipotenza.
Nel
dilemma Vero/Falso (in senso allargato) ci aggiriamo
tra stupore e divertimento nelle sale impeccabilmente
allestite come se l’operazione riguardasse davvero un
ritrovamento scientificamente condotto.
Curato
nei minimi dettagli ci fa presente in definitiva che
nulla è veramente vero o veramente falso e che una eccellente
comunicazione può facilmente trarci in inganno. Potete
ammirare dal vivo le opere e "l'incredibile impresa"
di Damien Hirst fino al 3 dicembre 2017.
Una piacevolissima cena presso il Circolo della Società
dell’Unione, ci ha visto alla sera incantati dalla bellezza
dell’affaccio sul Canal Grande.
Il
secondo giorno è stato tutto interamente dedicato alla
Biennale. Viva Arte Viva! questo il tema lanciato dalla
curatrice scelta per questa edizione, Christine Macel:
“L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti
del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità,
in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo.
Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione
individuale e della libertà, così come degli interrogativi
fondamentali…Viva Arte Viva è così un’esclamazione,
un’espressione della passione per l’arte e per la figura
dell’artista.”
Iniziamo quindi la visita dai Giardini dove i Padiglioni
dei vari paesi affollatissimi di visitatori, si snodano
in un percorso talmente vasto che purtroppo per il tempo
limitato, ci ha visto costretti a fare una selezione.
Il
Leone d’oro, il riconoscimento al miglior padiglione,
è stato conquistato quest’anno dalla Germania e quindi
ci siamo religiosamente messi in fila ad aspettare la
sua apertura per poter assistere all’unica performance
della giornata (per la visita informatevi degli orari,
senza la performance infatti in realtà c’è ben poco
da vedere). Inquietante come troppo spesso il tempo
presente, Anne Imhof, l’artista tedesca che ha progettato
il padiglione, ci costringe a riflettere su quanto i
fantasmi non superati del nostro passato, le incertezze
e le nubi che attraversano il presente, il futuro imperscrutabile,
si aggirino tra di noi con gli occhi spenti di una gioventù
che sembra non aver nulla in cui credere, nulla in cui
identificarsi. Accolti da una gabbia nella quale si
aggirano un paio di doberman (non ci sembrano particolarmente
feroci, per fortuna) all’interno giovanissimi attori
si aggirano lentissimi e come assenti tra il pubblico
e sotto al pubblico che viene fatto camminare su di
un pavimento trasparente. L’effetto è piuttosto impressionante,
non si può rimanere indifferenti. L’artista ha colpito
nel segno.
Usciamo, una rapida visita a vari padiglioni tra cui
segnaliamo Australia, Egitto, Grecia, Romania, Brasile
Svizzera e ci addentriamo dopo una rapido spuntino,
nel Padiglione Centrale, un tempo Padiglione Italia,
ai Giardini dove ha inizio Viva Arte Viva di Christine
Macel, seguendo il percorso scandito dalla curatrice
che lo ha diviso in nove padiglioni i seguenti otto
all’Arsenale), quasi come fossero nove capitoli di un
ipotetico racconto: Padiglione degli Artisti e dei Libri,
delle Gioie e delle Paure, della Terra, delle Tradizioni,
degli Sciamani, Dionisiaco, dei Colori, del Tempo e
dell’Infinito. La
pratica artistica viene esposta a partire dal modus
vivendi degli artisti che sono per volontà della stessa
curatrice, posti al centro della Mostra. Un’esperienza
che andrebbe vissuta in prima persona, quella della
visita alla Biennale, ma in questa rapida esposizione
possiamo anticiparvi che una visione da tela di Penelope
la percorre tutta quest’anno. La paziente, costante
perseveranza degli artisti di cucire le file di una
visione del mondo e degli interrogativi che il presente
ci pone per svelarli a chi ha la curiosità di volersi
cimentare con l’intelletto attraverso le immagini da
loro proposte.
Gli
artisti son davvero tanti, impossibile citarli tutti.
Al dunque vi narreremo l’esperienza finale che consiste
finalmente nella visita al Padiglione Nazionale. Quest’anno
l’Italia curata da Cecilia Alemani è rappresentata da
tre artisti e ha per titolo Il Mondo Magico.
Entriamo dunque accedendo da un monumentale ingresso
che ci introduce, sempre al seguito della nostra guida,
la quale provvede a fornirci i dettagli dell’operazione.
Semi al buio, l’istallazione di Roberto Cuoghi, “Imitatio
Christi”, è un percorso all’interno della ricostruzione
di un laboratorio quasi fantascientifico, dove si succedono
corpi distesi (sculture che ci rimandano ad un immagine
del Cristo deposto). Un sezionamento dell’uomo, uno
studio dell’inevitabile decomposizione di un corpo che
ha sofferto nella morte. Il secondo capitolo Adelita
Husni-Bey ci mostra attraverso un video il lato oscuro,
la magia, le pratiche magiche The Reading/La seduta,
la lettura dei tarocchi, la ricerca di conoscere il
futuro a qualsiasi costo. Terzo
ed ultimo capitolo Senza titolo/ (La fine del Mondo)
l’intervento di Giorgio Andreotta Calò, ci porta decisamente
nel Ventre della Balena. Il soffitto si riflette in
uno specchio d’acqua creando una sorta di dimensione
irreale. Siamo dentro e forse come Giona possiamo solo
affidarci all’intensità delle nostre preghiere. Un omaggio
a La fine del mondo di Ernesto de Martino.
Quest’anno il nostro padiglione ha avuto entusiastiche
recensioni da parte della maggior parte dei critici.
Concordo e penso così anche gli altri partecipanti al
viaggio de La Lampadina.
Si respira un intensità di pensiero e si può apprezzare
una maestria nel realizzare i progetti difficile da
trasmettere ai lettori, un padiglione il nostro che
ci inorgoglisce anche se inevitabilmente ci costringe
ad impensierirci sulle sorti dell’umanità.
Una Cena a lume di candela sul canal Grande ci riporta
ad una piacevole realtà. Le giornate ancora tiepide
anche se un pochino nebbiose del nostro autunnale soggiorno
veneziano volgono al termine.
La
domenica vede uno splendido sole e chiudiamo prima del
rientro a Roma con la storica Ca’ Pesaro, sede della
splendida Galleria d’Arte moderna e contemporanea, mai
deludente che oltre alla collezione permanente, quest’anno
ospita la mostra dei ritratti pittorici eseguiti dal
britannico David Hockney. Un’occasione per conoscere
questo artista per la prima volta esposto in Italia.
Gli eventi collaterali alla Biennale sono talmente tanti
che fatichiamo a elencarveli tutti, ma da Palazzo ducale
con i “Tesori dei Moghul e dei Maharaja, Palazzo Fortuny
con la mostra “Intuition” alla Fondazione Prada con
“The boat is leaking. The captain lied.” Venezia si
conferma la città italiana vetrina di eccellenza per
l’Arte a livello Internazionale.
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Carlotta
Staderini Chiatante:
L'ortodossia
è in primo luogo amore per la bellezza".
Sergej
Bulgakov
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ATTUALITA':
Leonardo
Articolo di Carlo Verga
La
sera del 15 novembre 2017 Christie’s a New York metterà
all’asta il quadro di Leonardo da Vinci "Salvator Mundi".
Cifra? 200 milioni, 300? Chissà? Mentre
preparate gli assegni, Vi racconto la storia di questo
dipinto e di qualche dubbio.
L’ipotesi è che Leonardo abbia fatto il dipinto per
la famiglia reale francese, e quando la regina Henrietta
Maria si trasferì in Inghilterra per andare in sposa
a Carlo I nel 1625, lo portò con se. Dopo qualche anno,
Carlo I fu arrestato, con ogni accusa sul suo operato
e decapitato nel 1649. Dopo un anno dalla sua morte,
fu stilato l’inventario del suo patrimonio dove è chiaramente
riportato il Salvator Mundi come di sua appartenenza.
il 23 ottobre del 1651 tutti i beni di Carlo I furono
ceduti al “Commonwealth sale” per volere dei Repubblicani
che nel frattempo governavano l’Inghilterra. Soltanto
nel 1661 con il ritorno al potere di Carlo II Stuart,
figlio di Carlo I, i beni furono restituiti alla Corona.
Da un inventario del 1666 è riportato il dipinto, tra
quanti disponibili, nelle segrete del re. Lì Il Salvator
Mundi rimase nella collezione fino al 1763, dopo di
che se ne sono perse le tracce fino al 1900.
Nel
1900 l’opera è stata acquistata da Sir Charles Robinson,
per la Collezione di Cook, come un dipinto di un allievo
di Leonardo, Bernardino Luini. Nel 1958 la collezione
Cook venne dispersa e l'opera fu messa all'asta e ceduta
per una manciata di sterline.
Non se ne ebbero più notizie per quasi 50 anni e solo
nel 2005 venne alla luce perché acquistata da un collezionista
americano. Nel 2007, quando l'opera arrivò ai restauratori
della National Gallery, era in condizioni pessime, con
vari strati di vernice sovrapposti. Erano stati dipinti
la barba e i baffi, forse, per adeguare l'immagine di
Cristo alla fisionomia "ufficiale" di qualche epoca.
Poi con grande sorpresa, durante il restauro e la pulitura,
è emersa una qualità pittorica, una ricchezza cromatica
del tutto paragonabile all’”Ultima cena”. Anche i pigmenti
sono compatibili con quanti usati in altri dipinti di
Leonardo. Il globo, in mano al Cristo, simbolo del suo
potere universale, testimonia un accurato studio sulla
rifrazione ottica attraverso il vetro, ben in sintonia
con gli interessi scientifici di Leonardo (ma
anche questo viene contestato...).
L'opera appartiene oggi ad alcuni galleristi americani
con Robert Simon a capofila. Scarse finora le notizie
in merito all'acquisto della tavola, l'opera venne portata
al Metropolitan Museum per una valutazione e poi al
Museum of Fine Arts di Boston ma nessuno volle pronunciarsi
sulla sua autenticità..
Nel 2010 è stato infine portato alla National Gallery
dove il direttore, Nicholas Penny, ha invitato quattro
studiosi per valutarlo. I pareri sono stati tutti positivi,
così si è deciso di procedere al restauro e di esporre
l'opera alla grande mostra monografica su Leonardo che
si è tenuta nel museo londinese dal 9 novembre 2011.
Salvator Mundi è un’opera particolare, sono molte le
copie che girano in varie collezioni in Italia e all’estero,
è forse per questo che all’inizio del suo ritrovamento,
furono sollevati molti dubbi sulla sua autenticità.
Se interessati, rileggete un
articolo pubblicato sulla Lampadina nel giugno del 2015
a proposito delle contraffazioni nel mondo dei falsari
e come un'altra opera di Leonardo, ritenuta autentica
si è poi rilevata come falsa e solo per la denuncia
del suo autore.
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Aloisio
Caetani condivide questo pensiero:
"Dio
non fa succhi di frutta.
Dio fa le arance."
Jesse Kackson |
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COSTUME: educazione Articolo di Lalli Theodoli
Brontoliamo
di continuo. I giovani non sono educati, stanno male
a tavola, non salutano, sono scomposti, non si alzano
in piedi quando entriamo in una stanza, non sanno dare
del lei.
Educazione vuol dire, però, molto di più di alcune formali regole di comportamento. Sì, lo so, sono la prima a dire che è facile, sull’onda di un entusiasmo affettivo, passare sopra al fatto di chi sta molto male a tavola, gesticola col coltello, china la testa sul piatto, mugugna, invece di salutare, fa cenni di fastidio mentre abbiamo cose importanti da riferire, tratta male il benzinaio, butta la biancheria da lavare per terra, non sciacqua la vasca, non leva il dentifricio caduto nel lavandino, si soffia il naso con fracasso, starnutisce senza proteggere la bocca, parla a bocca piena etc. etc. All’infinito, o quasi, il numero delle norme da seguire, che si moltiplicano se si tiene conto che variano di paese in paese: tutti ci ricordiamo l’educato (per loro) ruttino di felice apprezzamento del cibo degli asiatici. Ma molti anni dopo aver ritenuto non essenziali alcune regole di comportamento, passato o intiepidito il sentire, resterà un brutto e criticabile comportamento con cui dovremo convivere quotidianamente.
Un
brutto spettacolo che non ci darà requie: ci infastidirà,
ci disturberà, ci farà venire i nervi; sbufferemo…ma
..colpa nostra. Avremmo dovuto intervenire in tempi
di entusiasmo quando le nostre critiche affettuose avrebbero
avuto un ben maggiore peso sui nostri affetti famigliari
o acquisiti.
L’educazione, o almeno quello che noi ancora chiamiamo tale, non è solo un invito alla compostezza, al non disturbo della vita altrui, invitandoci a non parlare ad alta voce al cinema, a cedere il passo per attraversare una porta (norma di educazione ma anche di necessità per non spiaccicarci nel tentativo di entrare con urgenza in due in uno spazio ristretto) o altro.
Educare
(da e-ducere) vorrebbe anche significare il trarre fuori
da ognuno di noi il meglio per affrontare una convivenza
civile. Per cui, soprattutto, rispetto per le persone
che ci circondano, in modo da poter vivere una vita
affollata senza infastidirsi troppo a vicenda, ma, anche,
abituarci alla competizione pur accettando di buon grado
le sconfitte (mamma mia, quanto era difficile perdere
senza abbandonarsi a mostruosi capricci), essere leali,
generosi (terribile quando i genitori ci spingevano
a cedere il nostro primo premio al secondo arrivato
e pure con un sorriso).
Educati a non cedere alla prima sconfitta, educati a lottare ma con armi proprie, educati a stringere i denti ed andare avanti. Di fatto.
Nella
nostra infanzia eravamo perennemente feriti, graffiati,
ginocchia sbucciate. Eravamo forse più spericolati dei
bambini di oggi. Nascondevamo con cura le nostre ferite
nel timore di avere conseguenti privazioni di libertà
ma, una volta inesorabilmente scoperti, ecco che compariva
il nemico: l’ALCOL. Non l’acqua ossigenata, che non
bruciava, ma l’ALCOL. Messo sulle ferite con una piccola
garza, senza pietà. Immancabile l’avviso “brucerà”.
E in effetti bruciava da pazzi, inutile soffiare per
attutire il dolore e, oltre tutto, le ferite a volte
erano localizzate dove il soffio generoso non arrivava.
Non erano nulla le profonde sbucciature, i tagli per le cadute dalle biciclette..era l’alcol il nemico. E a tutto ciò si aggiungeva che era vietato fare la lagna, lamentarsi, piangere: bisognava stringere le labbra e sopportare. Anche questo era, a quel tempo, educazione. Soffrire (e possibilmente soffiare) ma in silenzio. Mi trovavo giorni fa a trovare una mia amica in ospedale. La stanza condivisa da una altra signora della stessa età che aveva affrontato un identico intervento.
Dal
letto della sconosciuta una sceneggiata alla De Filippo:
“GGIESU’, GGIESU’ cche mmale. Non ce la faccio più.
Che dolore! Mamma mia! Chiamate il dottore, non è possibile.
Dove sono le infermiere? Perché non c’è nessuno? Datemi
una pillola! Portatemi via. Qua mmuoio”.
A nulla servivano le esortazioni dei parenti accorsi
che cercavano di tranquillizzarla dicendole che anche
la cognata Mariuccia aveva subito la stessa sorte e
non aveva sofferto tanto (il che voleva dire che non
aveva alzato tutto quel putiferio). “Ma il male mio
è mille volte più grande, solo io so cosa soffro”, e
giù invocazioni strillate a tutti i Santi del cielo.
Le infermiere andavano e venivano esauste con gli occhi
al cielo per il campanello che non smetteva un minuto
di chiamarle. L’intero reparto ruotava intorno alla
terribile paziente impaziente. Unica al mondo a soffrire,
unica non seguita con abbastanza cura, unica destinata
a morire
di fame per la terribile qualità del cibo dell’ospedale.
Unico momento di requie dalle lamentele senza fine quello
in cui la parente estrae da un enorme canovaccio le
lasagne portate da casa. Il dolore si è attutito? Forse!
A giudicare da come si avventa sul suo pranzo. Troppo
poco ahimè. Appena divorata avidamente l’ultima forchettata,
riprende a strepitare senza posa .E di nuovo “GGIESU’
GGIESU’ ccche mmale”.
La mia amica accanto sta tranquilla in silenzio. Il
caos creato dalla sua vicina lo respinge stando ad occhi
chiusi. Ogni tanto le sfugge una smorfia di dolore che
subito ricaccia. Alle mie domande risponde che sì certo
fa un po' male, sì certo la notte ha un po' sofferto,
sì non riesce tanto a dormire ma dopo tutto è sempre
stato un intervento che ha subito, e non è pensabile
che non si soffra. Le infermiere sono gentili. Non farebbe
la coda per il vitto dell’ospedale ma, magari, per qualche
giorno, farà anche bene alla salute.
La
soglia del dolore, lo sappiamo, ha diversi gradi per
ognuno di noi ma nella differenza di comportamento nell’affrontarlo
non avrà il suo peso anche almeno in parte una diversa
educazione?
Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | APPUNTAMENTI 8 novembre 2017 ore 18.00 Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica Inaugurazione della mostra di Marguerite de Merode "Libri allo Specchio" a cura di Ludovico Pratesi.
Le nostre letture riflettono una parte di noi. I motivi per i quali certi testi rimangono impressi nella nostra memoria sono diversi: l’artista ha chiesto a 25 italiani eccellenti di compiere di nuovo quel viaggio per ritrovare il “fil rouge” attraverso le pagine di un libro eletto e di esprimere le ragioni della loro scelta con un breve testo. Attraverso la fotografia, Marguerite de Merode, ha voluto indagare nel profondo delle pagine di ogni libro con due immagini che interpretano il rapporto tra il libro e il suo lettore. L’insieme del testo e delle immagini costituiscono l’opera. Il progetto comprende il 14 novembre 2017 alle ore 18.30 al Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica una conversazione moderata da Ludovico Pratesi sul progetto "Libri allo specchio". Parteciperanno: Stefano Velotti, Marino Sinibaldi, Marco Tirelli e Lorena Preta.
13 novembre 2017 ore 19.00 Circolo degli Esteri Presentazione del libro Perchè l'Italia non ama più l'arte contemporanea
di Ludovico Pratesi Una disanima appassionata sul perchè l'Italia "è rimasta indietro" rispetto agli altri Paesi in un campo, quello artistico, nel quale è stata capofila per secoli. Con l'Autore interverranno nei saloni del Circolo Adriana Polveroni e Marguerite de Merode.
Clicca sull'immagine e scarica l'invito
23 novembre 2017 ore 18.00 Galleria Nazionale di Arte Moderna - Gnam Visita della mostra "E' solo un inizio. 1968"
Ludovico Pratesi ci guiderà a capire nella mostra a cura di Ester Coen per cercare di capire lo slogan dell’insurrezione del Maggio francese, un invito a guardare ai processi, al divenire, all’apertura di quanto inizia e mai più smetterà di iniziare, sempre di nuovo, dal ’68 in poi.
Per info/prenotazioni scriveteci a appuntamenti@lalampadina.net |
******* I suggerimenti Illuminanti de La Lampadina Venerdì 10 novembre 2017 alle ore 10.30 al Cinema Tiziano via Guido Reni, 2 - Roma Proiezione del film "ALI E NINO"
da
un'idea di Pucci Biffi Rastrelli
che così ci spiega il progetto:
“Recentemente, giugno 2017,
sono stata illuminata da un film
di inaspettato interesse che mi
ha fatto pensare di provare a realizzare
un Programma Culturale di Cinema
Internazionale. Questo programma
potrebbe affiancarsi alle diverse
attività della Associazione Consorti
Dipendenti MAE di cui faccio parte.
Il programma potrebbe avere una
cadenza mensile ed essere proiettato,
la mattina, al cinema Tiziano, accanto
al MAXXI. Mi piacerebbe pensarlo
preceduto da un’introduzione fatta
da una persona, dello stesso Paese
del film prescelto, per aiutare
a creare la dovuta attenzione.
Il film “illuminante” è un film
presentato al primo festival del
film azerbaigiano alla Casa del
Cinema di Roma.
Il film si intitola “Ali
e Nino”, tratto dal romanzo
omonimo scritto da Kurban said,
pseudonimo di Lev Nussimbaum scrittore
azero di origine ebraica, nato a
Baku nel 1905 da una ricca famiglia
di petrolieri russi. A 17 anni il
giovane indossa i panni del principe
turco Essad Bey convertendosi all’Islam.
Frequenta la facoltà di Orientalistica
di Berlino scegliendo il tedesco
per i suoi articoli e i suoi libri.
Muore, a Postano, a soli 37 anni.
La storia racconta la storia di
due amanti, lei cristiana e lui
musulmano, in un impero russo ormai
al tramonto. Ali è un ragazzo
discendente da una nobile famiglia
dell’Azerbaigian, Nino è
una principessa georgiana. Lui la
chiederà in moglie, la salverà
da un rapimento e la porterà
con sè lontano… attraverso
paesaggi di una bellezza struggente.
i due amanti, rappresentanti di
culture e confessioni differenti,
ci accompagnano dalla città
di Baku alla Persia, su sfondo di
continue tensioni fra Europa e Asia,
guerra e pace, amore e vergogna.
La storia è di bruciante
attualità ed intensità.
Continua
a leggere sul sito...
|
******* FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là... Per collegare 8 telefonini - Avete mai pensato di sentire figli, nipoti, nonni, zii, tutti insieme per un phone party ovunque essi siano anche intorno al mondo? Bene ora è semplicissimo, basta comprare il Logitech Mobile speakerphone P710, il prezzo circa 140 euro, con le semplici istruzioni puoi collegare facilmente otto telefonini e parlare liberamente con ciascuno o tutti insieme. Le prestazioni ottime con oltretutto rumore di sottofondo vicino allo 0. CV
*
Se perdi la valigia quando voli - Scarica la APP Safebag24 inserisci il numero di volo e ti connetti, così si attiva il “lost and found concierge", attivo sulle 24 ore. Il sistema funziona grazie al World Tracer Sita, un monitoraggio mondiale per il tracciamento on line attivo in 2800 aeroporti e 1200 compagnie aeree. L’app è gratuita ma il servizio costa 5 euro a bagaglio. CV
*
Per un punto Martin perse la cappa - Lo abbiamo sentito e forse anche detto tutti, ma pochi ne conoscono la curiosa origine che è questa: il famoso abate Martino, di Asello, XVI sec. per far più bella e accogliente l’abbazia affisse sul portale in lettere cubitali un benvenuto ma combinò un pasticciaccio. Egli voleva scrivere: “Porta patens esto. Nulli claudatur honesto” -ossia- “La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa”. Ma, galeotto un punto, senza rendersene conto modificò l’intero messaggio evangelico scrivendo : “Porta patens esto nulli. Claudatur honesto”, ovvero: “La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste". Per un punto (spostato) l'abate Martino perse la cappa (di abate). BZ
*
Le regole da seguire per un riciclo attento - Pur avendo letto tante istruzioni non sappiamo mai con esattezza dove buttare le cose, le regole da seguire. Proviamo a riassumerle: 1. Separa gli imballaggi in base al materiale di cui sono fatti e mettili nel apposito contenitore per la raccolta differenziata. 2. Riduci sempre il volume degli imballaggi: schiaccia le lattine e le bottiglie di plastica, chiudile con il tappo, appiattisci la carta. 3. Dividi gli imballaggi composti da più materiali, ad esempio i contenitori di plastica delle merendine dalla vaschetta di cartone oppure i barattoli di vetro dal tappo di metallo. 4. Togli sempre gli scarti e i residui di cibo dagli imballaggi. 5. La carta sporca, i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta. Anzi, il loro conferimento peggiora la qualità della raccolta. 6. Non mettere nel contenitore del vetro bicchieri e oggetti di cristallo, stoviglie in ceramica, porcellana, pyrex e lampadine. 7. Per l'alluminio, oltre alle lattine per bevande, separa vaschette e scatolette per il cibo, tubetti, bombolette spray e il foglio sottile per gli alimenti. 8. Gli imballaggi d'acciaio di solito riportano le sigle FE o ACC. Le trovi su barattoli per conserve, scatolette del tonno, lattine e bombolette, fustini e secchielli, tappi corona e chiusure di vario tipo per bottiglie e vasetti. 9. Nel contenitore per la raccolta differenziata della plastica non introdurre oggetti, anche se di plastica, come giocattoli, vasi, piccoli elettrodomestici, articoli di cancelleria e da ufficio. 10. Se hai imballaggi in legno (cassette per la frutta e per il vino, piccole cassette per i formaggi) li puoi portare alle isole ecologiche comunali. CV
*
Finalmente
si riesce a sfruttare il vento dove tira
forte e costante! A
nord est della Scozia, nel Mare del
Nord, a Buchan Deep, si trova Hywind Scotland,
il primo parco eolico galleggiante, cioè
la prima centrale eolica flottante formata
da 5 turbine della potenza di 6 MK. Le immagini
sono incredibili, sembrano estratte da un
film di fantascienza. Già solo l'altezza
delle 5 pale eoliche è stupefacente: 253
metri di altezza. Guardate un raffronto
con altezze che già ben conosciamo.
Le pale sono ancorate al fondo del mare
con un sistema che permette stabilità e
flessibilità al galleggiante profondo 73
metri. La compagnia petrolifera Statoil
ASA e la Masdar
hanno
investito 200 milioni di sterline e usufruito
di un fondo del Governo Scozzese per realizzare
questo progettoo pilota, e ci si augura
che molti altri Stati che abbiano la location
giusta, possano attuare lo stesso disegno
per sfruttare energia amica e rinnovabile.
Guardate
il video, dall'assemblaggio all'ancoraggio.
ICH
******* ALL'OLIMPICO CON LA LAMPADINA Dal 9 al 26 novembre Il Don Giovanni secondo L'Orchestra di Piazza Vittorio Al centro di questa nuova opera dell’Orchestra di Piazza Vittorio c’è l’idea di un Don Giovanni androgino, affidato ad una voce femminile. E’ la scelta da cui si svilupperà la drammaturgia musicale, il filo con cui tessere una variante contemporanea del mito settecentesco.
Don Giovanni, come un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni’ 20 ma anche fortemente contemporaneo, dirige la sua orchestra e il suo destino in una pulsione di libertà e perdizione. Info e Prenotazioni: Ufficio Promozione - Emanuele Venturi 06 32 65 99 27 Scrivi email |
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CHI SARA' DI SCENA? Cari Lettori, eccoci ad un nuovo appuntamento per le mie segnalazioni teatrali. Patrizia Circosta *** Cominciamo, come sempre, dal Teatro dell’Opera di Roma. Dal 29 ottobre al 4 novembre torna “La Traviata” nella produzione del Teatro dell’Opera, sempre ripresa nelle ultime stagioni, con la (inesistente) regia di Sofia Coppola e gli (eccessivamente sfarzosi) abiti di Valentino. Ma la Traviata è sempre la Traviata, sempre emozionante, e le due cantanti che si alterneranno nel title role, Francesca Dotto e Valentina Varriale, hanno già dato buona prova. Quindi se avete voglia di ascoltare bella musica, arie immortali ed emozionarvi, andate all’Opera. Per RomaEuropaFestival (sempre REF per gli amici), segnalo Akram Khan al Teatro Vascello dal 10 al 12 novembre con lo spettacolo “Chotto Desh” che inaugura la prima edizione di REf Kids, rassegna che Romaeuropa Festival dedica alle famiglie e ai bambini di tutte le età. Khan, con il suo segno inconfondibile, mescola danza classica indiana (Kathak) e danza contemporanea occidentale per dar vita ad un altro dei suoi suggestivi spettacoli. Al Teatro India, invece, va in scena l’11 e il 12 novembre “Unwanted” di e con Dorothée Munyaneza. Originaria del Rwanda, di nazionalità britannica ma con base a Marsiglia, Dorothée Munyaneza narra la sua biografia per raccontare l’esperienza del genocidio del Rwanda. Dal 18 al 19 novembre, segnaliamo ancora al Teatro Vascello, “Les particules élémentaires”, tratto dal libro di Michel Houellebecq e con la regia di Julien Gosselin, spettacolo in lingua francese. Ricordiamo che al Teatro Argentina è ancora in scena fino al 12 novembre la ripresa di “Copenhagen” di Michael Frayn, per la regia di Mauro Avogadro con gli ottimi Giuliana Lojodice, Umberto Orsini e Massimo Popolizio. E’ lo stesso spettacolo già visto sul palcoscenico dell’Eliseo nel 2010, un bel teatro di parola con attori bravissimi. Ricordiamo anche che per tutto il mese di novembre e fino al 11 dicembre al Teatro Belli, in Piazza Sant’Apollonia a Trastevere va in scena la rassegna Trend – Nuove frontiere della scena britannica, giunta oramai alla sua XVI edizione. La rassegna mette in scena testi di drammaturgia contemporanea inglese e ci illumina su cosa succede al di là della manica. E’ tutto per questo mese. Patrizia |
******* MOSTRE Ecco le segnalazioni di Marguerite de Merode Milano Gam Manzoni: "Macchiaioli. Capolavori da collezioni lombarde". Curata da Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia. L’antologia delle 35 opere presentate, da Telemaco Signorini a Giovanni Fattori, da Odoardo Borrani a Giuseppe Abbati, Nino Costa, Silvestro Lega ed altri, vuole documentare la storia del movimento dei macchiaioli nelle collezioni private lombarde. Con un certo anticipo sullo style pittorico che si svilupperà in Francia, quegli artisti saranno dei veri precursori con i loro accesi contrasti luminosi e gli agglomerati compatti di colore in deciso contrasto con le convenzioni accademiche dell’epoca. Fino al 25 febbraio 2018 Pirelli Hangar Bicocca: Take Me "I’m yours" Da un’idea di mostra concepita da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski nel 1995. A cura di Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist, Chiara Parisi e Roberta Tenconi, la mostra di Hangar Bicocca è “una mostra collettiva che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte. Rompendo ogni canone, i visitatori di “Take Me (I’m Yours)” sono invitati a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo: i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali”. Un bel concetto in cui il visitatore si sente totalmente partecipe ed è invitato ad interagire con le opere. Un’esperienza a tutto campo in cui lo spazio della mostra cambia piano piano con l’evolvere del passaggio del pubblico. Fino al 14 Gennaio 2018
Bologna
Palazzo
Fava - Fondazione Carisbo: "Mexico
- La mostra sospesa. Orozco, Rivera, Siqueiros".
Questa mostra sarebbe dovuta essere inaugurata
il 13 settembre del 1973 a Santiago del Cile,
in onore del Messico. Questo non avvenne,
perché due giorni prima ci fu il golpe del
generale Pinochet. Il Messico era arrivato
alla democrazia dopo una rivoluzione sanguinosa.
La sua arte si esprimeva con “una nuova forma
di espressione popolare fondata sull’idea
post romantica della libertà: il muralismo”.
Le opere tornarono nel Messico e non furono
mai pìù viste. Le 68 opere presentate nella
mostra, patrimonio artistico del Messico,
sono le più rappresentative di questo movimento.
Fino al 18 febbraio 2018
Roma Terme di Caracalla: Antonio Biasiucci: "Molti" a cura di Ludovico Pratesi Le opere sono istallate in un luogo d'eccezione: i sotterranei delle Terme di Caracalla. nel “frigidarium”. Dice Ludovico: ”La mostra è una poetica riflessione sul rapporto tra passato e presente, interpretato dai magici scatti fotografici di Biasiucci”. Attraversare le imponenti rovine delle Terme, scendere sotto terra e trovare, dopo poco, appoggiate sul pavimento di un corridoio, per 40 metri, le suggestive opere dell’artista, rappresenta un’esperienza che non si deve mancare. Fino al 19 novembre
Accademia
di Francia a Roma - Villa Medici:
Éternelle Idole, Elizabeth Peyton – Camille
Claudel.
A cura di Chiara Parisi.
Con una serie di dipinti, disegni e stampe
dell’artista americana Elizabeth Peyton e
di sculture dell’artista francese Camille
Claudel, l’Accademia di Francia presenta a
Roma due artiste nate a un secolo di distanza
che interagiscono per rivelare due diversi
approcci al ritratto, al mito e al gesto.
Il titolo della mostra fa riferimento a una
delle sculture più significative di Rodin,
di cui quest’anno ricorre il centenario dalla
morte.
Fino al 7 gennaio 2018
Trovare tutto qui
Pensiero Laterale Le due porte
Immagina di ritrovarti in una stanza con due sole porte. Attraversando la prima sarai polverizzato all'istante da una gigantesca lente in grado di concentrare i raggi solari. Aprendo la seconda invece sarai investito dalle fiamme di un possente drago. Quale delle due porte scegli? La risposta è esempio classico di come utilizzare la tua capacità di pensare in modo creativo, e non dare nulla per scontato per trovare soluzioni brillanti alle sfide della vita.
Vedete
qui...
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