Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser
Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui
Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net

La Lampadina - n. 64 ::: Novembre 2017

Arrivato è Novembre, carico di colori e sfumature, il mese del fermento della Natura che si prepara a riposare, ma anche a trasformarsi, a mutare incessantemente, a evolvere. Come noi del resto, che ci portiamo sulle spalle come chiocciole, retaggi positivi del passato che nemmeno conosciamo, vedi alla voce Manuzio, o che hanno avuto esordi distruttivi, vedi bombe H o A che siano.. A volte il passato è solo immaginato come quello di Hirst a Venezia, o quello ipotizzato per il Salvator Mundi di Leonardo, fatto sta che nulla rimane uguale a se stesso, nemmeno il linguaggio, come ci ricorda Beppe Zezza e nemmeno l'educazione, che invece, dovrebbe rimanere un caposaldo della nostro vivere civile e sociale.


Lunedi, 6 novembre 2017

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


ABBIAMO OSPITI - ATTUALITÀ: esperimenti: bomba H e bomba A, che differenza c’è?
Articolo di Gian Carlo Ruggeri - Autore Ospite de La Lampadina

Il più recente esperimento nucleare Nord Coreano (tre settembre) è stato rivendicato da Pyongyang come un’esplosione di una bomba all’idrogeno (un “perfetto successo”). Mentre gli esperti si chiedono se il Paese sia realmente in grado di gestire un’arma simile, quali sono – purtroppo – in questi “venti di guerra” le differenze fra le bombe H (all’idrogeno) e le bombe A (atomiche)? L’esplosione succitata ha prodotto un terremoto di magnitudo 6.3 (secondo quanto dichiarato dallo US Geological Survey  - USGS) ed è stata stimata dieci volte più potente di tutti gli esperimenti nucleari finora effettuati dalla Corea del Nord. Una bomba H (termonucleare, all’idrogeno) può essere fino a 1000 volte più potente di una classica bomba A (atomica, a fissione). Cos’è una bomba H?

La maggiore differenza fra una bomba H e una bomba A risiede nel fatto che la prima si basa – per ottenere un’esplosione - su una combinazione di reazioni di fusione e fissione. La bomba A si basa puramente sulla fissione, lo stesso processo che viene usato negli impianti nucleari per dividere gli atomi. Ricordiamo che in fisica nucleare la fissione è un processo in cui il nucleo di un elemento chimico pesante (e.g., plutonio 239, uranio 235) scade in particelle più piccole, con emissione di radioattività e di una grande entità di energia. La fusione termonucleare, invece, è un procedimento in cui due nuclei atomici si uniscono e danno luogo ad un nuovo nucleo avente numero atomico (il numero di protoni esistente nel nucleo di un atomo) maggiore: è il processo che mantiene il Sole e le altre stelle ad elevatissime temperature e brillanti. In termini più semplici, nel congegno termonucleare, un piccolo dispositivo a fissione all’interno della bomba, viene usato come un detonatore per lanciare la fusione di isotopi di idrogeno, la quale rilascia un’enorme quantità d’energia. I congegni termonucleari possono produrre una potenza molto maggiore delle bombe atomiche. Mentre il primo dispositivo nucleare atomico produsse una potenza di 20.000 tonnellate (t) di TNT, il primo ordigno termonucleare ne ottenne 10 milioni di t. Secondo un database mantenuto dal James Martin Center for Non Proliferation Studies, la Corea del Nord ha effettuato diciotto tests missilistici nel 2017, di cui 13 con successo; il test condotto nel mese di maggio scorso e i due in luglio rappresentano un grande salto in avanti nella tecnologia. Fino a poco tempo fa era presente il dubbio che il congegno termonucleare di cui la Corea del Nord rivendica il possesso possa essere alloggiato in un missile balistico: la miniaturizzazione del dispositivo bellico richiede una raffinata tecnologia. Gli ultimi due lanci eseguiti con successo a luglio mostrano, però, che il Paese ha prodotto un missile balistico intercontinentale (ICBM) e, secondo gli analisti dell’U.S Intelligence, possiede anche testate nucleari sufficientemente piccole per essere alloggiate su di esso. Il tre settembre la Corea del Nord ha sperimentato il suo più potente ordigno nucleare, che produrrebbe un’esplosione sette volte maggiore di quella di Hiroshima. Non è chiaro se il Paese possieda i sofisticati sistemi di guida necessari a non mancare gli obiettivi. Purtuttavia, la Corea del Nord ha la possibilità di lanciare un attacco nucleare ai paesi vicini, colpendo, ad esempio, Tokyo.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Carlo Verga sceglie una semplice definizione del pensiero laterale:

“Non puoi scavare un nuovo buco limitandoti a scavare lo stesso buco più a fondo."

Edward De Bono

COMUNICAZIONE: il cambiamento del linguaggio è neutro?
Articolo di Beppe Zezza

Già in miei precedenti articoli pubblicati sulla nostra Lampadina mi sono occupato di linguaggio e di manipolazione del consenso, con articoli su Noam Chomsky (giugno 2014), su L'Agenda setting (settembre 2014) e sulla cosiddetta finestra di Overton (Novembre 2015): è sicuramente un tema che mi appassiona.

Se sottoponiamo ad analisi linguistica un mese di un qualunque quotidiano ci accorgeremo che certi vocaboli – dei quali conosciamo il significato per averli utilizzati in altri tempi della nostra vita - non compaiono, che sono entrati nell’uso comune una serie di vocaboli che non esistevano al tempo della nostra adolescenza e che altri vocaboli hanno assunto un significato diverso da quello al quale eravamo abituati.

Attraverso questo cambiamento, insensibilmente ma progressivamente abbiamo anche noi mutato il nostro modo di “pensare”. Perché si pensa attraverso le “parole” e parliamo per comunicare e, per essere compresi, abbiamo necessità di usare un lessico che sia comune con chi ci ascolta. Quindi anche noi ci siamo adeguati. Certo, il linguaggio rispecchia la cultura “corrente” ma è facile scoprire come il suo cambiamento non solo “accompagni” il cambiamento della cultura ma in larga misura anche lo determini o quanto meno lo acceleri.

Se poi pensiamo all’importanza che hanno rivestito negli ultimi cinquant’anni i mezzi di comunicazione di massa (ora questa importanza va scemando a favore dei cosiddetti “social media”) e come questi siano sotto il controllo di pochi potentati internazionali, viene spontaneo dubitare che anche questa modificazione del linguaggio sia un elemento della “manipolazione del consenso” che avviene a nostra insaputa e della quale abbiamo parlato negli articoli precedenti. Quali sono le strade per cambiare il linguaggio e attraverso di esso modificare la “cultura”? Ne elenco alcune.

Eliminazione di vocaboli dal contenuto “forte”: termini come virtù, castità, fortezza, umiltà, lealtà, nobiltà sono scomparsi dal lessico. Non se ne parla più. Le realtà che indicavano, non più “nominate” diventano “irrilevanti”. Sostituzione di vocaboli dal contenuto forte con altri che non suscitano reazione di disapprovazione: l’aborto è detto “interruzione volontaria della gravidanza” o meglio ancora IVG, acronimo del tutto asettico; l’omicidio del consenziente – questo era il termine per indicare l’atto di aiutare una persona a togliersi la vita – è detto “eutanasia”, buona morte [il vocabolo omicidio provoca un’immediata reazione negativa, il vocabolo “buono” suscita immediata reazione positiva]- si va facendo strada anche un nuovo termine ancora più accattivante “eco-morte” [tutto ciò che è “ecologico” richiama approvazione]; la “fecondazione artificiale” è detta “procreazione medicalmente assistita” [“artificiale” è un termine che produce sospetto, “assistenza medica” un termine che suscita approvazione] e di altri esempi se ne potrebbero fare tanti.

Depotenziamento dei vocaboli: amore non è più volere il bene dell’altro, cosa impegnativa perché comporta, nel rapporto a due, almeno in certi casi, il rinunciare a sé stesso a beneficio dell’altro, ma è un sentimento o ancor meno un semplice moto emozionale, cose assai più leggere. Creazione di “neologismi”: “genitore sociale” [per il “compagno” di un omosessuale che ha dei figli, “omofobia” [la “fobia” è una patologia psichiatrica che limita pesantemente la vita], “femminicidio” [omicidio di persona di sesso femminile] ecc

Trasposizione di un termine da un ambito a un altro: “unione civile” è la recente definizione del para-matrimonio tra omosessuali. Il termine giuridico indicava le associazioni tra privati come i partiti politici, i sindacati; “genere”, termine di origine “grammaticale” (la grammatica latina di giovanile memoria contemplava tre generi: maschile, femminile e neutro ), introdotto oggi in sostituzione di “sesso” in sociologia e psicologia e dilagato nel parlare corrente, fa intendere che anche nel campo “fisico” possa esistere un terzo “genere” ecc. Ci si può difendere da questo condizionamento inconscio? La sola difesa possibile è essere consapevoli delle realtà che ci sono dietro alle parole.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Sveva Gilardino Paternò condivide questa convinzione:

"L'istruzione umanistica serve per evitare che il pensiero diventi definitivamente privo di materia"

Alain Finkielkraut

CULTURA: Aldo Manuzio, un geniale editore del Rinascimento
Articolo di Marguerite de Merode

Quando si pensa all'invenzione della stampa moderna si pensa subito a Johannes Gutenberg. Si sa che il famoso tipografo tedesco, perfezionando l'uso dei caratteri mobili con materiali rivoluzionari rende la pubblicazione dei libri più veloce ed economica. Innova sostituendo il legno ed il ferro con una lega di antimonio, stagno e piombo, sceglie nuovi inchiostri ad olio e decide di usare una pressa ispirata al torchio per l’uva, dando alla macchina per la stampa maggiore precisione, velocità e resistenza nel tempo. Ma è Aldo Manuzio di Bassiano vicino a Roma a fare diventare la carta stampata, un’arte e farla entrare nel mondo moderno.

Manuzio è stato un grande imprenditore, un grande scopritore d’arte e di talenti, un grande innovatore. Si istalla a Venezia e diventa, forse, dal 1495 al 1515, il più importante tipografo del mondo. I suoi libri prendono il nome di Edizioni Aldine. Ha una serie di intuizione geniali che permettono di rendere disponibili al pubblico degli studiosi e di letterati del suo tempo i grandi classici della cultura greca, da Omero ad Aristotele, da Sofocle a Euripide a Tucidide, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone, da Orazio a Ovidio, a Catullo, a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare.
Grazie a Manuzio e alla sua collaborazione con Pietro Bembo, grande umanista italiano, il volgare si afferma, accanto al latino, come la lingua della contemporaneità in tutta Europa, facendo di Dante, Petrarca, Pietro Bembo, Erasmo da Rotterdam e Boccaccio modelli da seguire. Quando sceglie la città lagunare come sede delle Edizioni Aldine può sfruttare l’imponente rete logistica della quale solo una città mercantile come Venezia può disporre.

Inventa il “corsivo” con Francesco Griffo, la “punteggiatura” in chiave moderna. Il punto chiude il periodo. Inventa la virgola, l'apostrofo, il punto e virgola e l'accento così come gli usiamo ancora oggi.

Inventa il primo libro con le pagine numerate su entrambi i lati. Crea un catalogo della sua casa editrice. Ha l'ingegnosa intuizione di pubblicare edizioni lussuose in carta azzurra dieci volte più costose, da vendere ai clienti più ricchi.

La circolazione di questo patrimonio di testi e di idee non solo contribuisce a creare una cultura comune europea, capace di integrare l’ambito classico greco-romano al mondo moderno e contemporaneo, ma favorisce l’emergere di temi assolutamente nuovi. Dove i primi libri stampati in Germania riflettono gli interessi di una società strettamente organizzata in funzione delle esigenze del clero e delle comunità religiose, in Italia si privilegia, invece, le esigenze dei lettori dell’epoca: gli umanisti.

A Venezia si afferma un’atmosfera laica. Si valorizza l’abilità dimostrata nel proprio lavoro, i miglioramenti ottenuti rispetto al passato da attribuito soltanto all’uomo. Ma la vera rivoluzione culturale che introduce Manuzio è il libro dal formato in ottavo piccolo ottenuto piegando tre volte un foglio intero (enchiridion, dal greco, libro che sta nel palmo di una mano), un vero libro tascabile: "libelli portatiles in fornam enchidii". Vuol dire che il libro, che era prima un oggetto ingombrante destinato soltanto ai luoghi del sapere e dell’erudizione diventa un compagno che può seguire il lettore ovunque. L'idea si diffonde velocemente in tutta Europa, così come i libri portatili di Aldo. Il libro in ottavo diventa subito un oggetto alla moda, un must have per l’epoca. I libri di Dante, Petrarca e anche Tibullo, Ovidio, Properzio, sono alcuni dei titoli appartenenti al catalogo editoriale di Manuzio, tutti in ottavo piccolo.

Quando Manuzio sceglie di pubblicare testi in latino, greco ed ebraico, crea caratteri tipografici in piombo (oggi chiamati “font”) che si impongono presto, in tutto il mondo, per la loro bellezza. Li elabora con il bolognese Francesco Griffo, tipografo e disegnatore di caratteri per la stampa, con cui collabora per anni. Griffo disegna per le edizioni Aldine almeno sei serie di caratteri tondi, di grande eleganza e armonia, quattro serie di caratteri greci e una di caratteri ebraici. Griffo disegna anche il primo corsivo che diventa un vero stile tipografico; si riesce ad imitare un tipo di scrittura e la sua compattezza permette di ridurre il formato dei libri.
Il nome del tipografo Rinascimentale Aldo Manuzio ha portato ai massimi splendori l‘arte della tipografia italiana nel mondo ed è arrivato a condizionare la vita dei nostri giorni segnando i destini grafici di grandi aziende internazionale che usano tutt'ora i suoi font.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Beppe Zezza ci ricorda:

"Ci sono alcuni che desiderano tanto fortemente  una cosa che non tralasciano nulla di quanto è necessario fare per non ottenerla." 

Jean de  La Bruyère, I Caratteri

ABBIAMO OSPITI - I VIAGGI DE LA LAMPADINA: Venezia - Biennale 2017 e non solo!
Articolo di Laura lionetti - Autore Ospite de La Lampadina

Con la puntualità che le si addice La Lampadina non poteva mancare di accompagnarci a Venezia per il più importante appuntamento dell’Arte Contemporanea Internazionale che vede come sede proprio la magica città italiana: la Biennale. Il viaggio ha visto un interessato e attento gruppo di amici, pronti a seguire il critico Ludovico Pratesi nel difficile percorso.

Nata nell’ormai lontano 1895, la Biennale d’Arte Contemporanea, vede l’intera città coinvolta nell’operazione. Tra Padiglioni Internazionali ed Eventi Collaterali luoghi istituzionali, calli e campi sono invasi dal mondo dell’arte dal 13 maggio al 26 novembre, ben sette mesi e mezzo a sottolineare l’importanza dell’evento.
Come prima tappa del nostro viaggio la faraonica impresa dell’artista inglese Damien Hirst, mostra assolutamente imperdibile. Punta della Dogana e Palazzo Grassi, gli spazi del collezionista francese, il miliardario Pinault, sono interamente stati dedicati allo stravagante progetto artistico intitolato “Treasures from the Wreck of the Unbelieveble”. Senza volervi tediare e senza voler svelare troppo, nella convinzione che dobbiate recarvi di persona a vedere la mostra, accenniamo solo che tutto nasce dal ritrovamento nel 2008 dell’“Incredibile”, la nave naufragata che trasportava il tesoro accumulato dallo schiavo liberto Cif Amotan II di Antiochia vissuto tra la metà del I Secolo e l’inizio del II secolo d.C. Dopo l’affrancazione, Amotan divenuto immensamente ricco, aveva creato una stupefacente collezione di opere d’arte provenienti da ogni angolo del mondo antico. Caricati i suoi cento tesori sull’Apistos (in greco per Incredibile), la nave sarebbe stata diretta ad un tempio appositamente fatto edificare da lui per ospitare le opere. La nave naufragò, se ne persero le tracce fino al 2008 anno del ritrovamento.
A Punta della Dogana, inizia il percorso che vede la sua apoteosi a Palazzo Grassi, del racconto di questo favoloso ritrovamento. Dalle riprese effettuate durante il recupero in mare, alla restituzione al pubblico dell’immenso tesoro accumulato dal liberto affrancato. Le opere in mostra sono strabilianti, realizzate in materiali vari e con stili, i più disparati (dovrebbero nella favola giungere infatti da ogni dove) spaziano dalla numismatica a gigantesche sculture, da preziosi gioielli ad artistici manufatti, in un delirio di collezionistica onnipotenza.
Nel dilemma Vero/Falso (in senso allargato) ci aggiriamo tra stupore e divertimento nelle sale impeccabilmente allestite come se l’operazione riguardasse davvero un ritrovamento scientificamente condotto.
Curato nei minimi dettagli ci fa presente in definitiva che nulla è veramente vero o veramente falso e che una eccellente comunicazione può facilmente trarci in inganno. Potete ammirare dal vivo le opere e "l'incredibile impresa" di Damien Hirst fino al 3 dicembre 2017.
Una piacevolissima cena presso il Circolo della Società dell’Unione, ci ha visto alla sera incantati dalla bellezza dell’affaccio sul Canal Grande.
Il secondo giorno è stato tutto interamente dedicato alla Biennale. Viva Arte Viva! questo il tema lanciato dalla curatrice scelta per questa edizione, Christine Macel: “L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali…Viva Arte Viva è così un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista.”
Iniziamo quindi la visita dai Giardini dove i Padiglioni dei vari paesi affollatissimi di visitatori, si snodano in un percorso talmente vasto che purtroppo per il tempo limitato, ci ha visto costretti a fare una selezione.
Il Leone d’oro, il riconoscimento al miglior padiglione, è stato conquistato quest’anno dalla Germania e quindi ci siamo religiosamente messi in fila ad aspettare la sua apertura per poter assistere all’unica performance della giornata (per la visita informatevi degli orari, senza la performance infatti in realtà c’è ben poco da vedere). Inquietante come troppo spesso il tempo presente, Anne Imhof, l’artista tedesca che ha progettato il padiglione, ci costringe a riflettere su quanto i fantasmi  non superati del nostro passato, le incertezze e le nubi che attraversano il presente, il futuro imperscrutabile, si aggirino tra di noi con gli occhi spenti di una gioventù che sembra non aver nulla in cui credere, nulla in cui identificarsi. Accolti da una gabbia nella quale si aggirano un paio di doberman (non ci sembrano particolarmente feroci, per fortuna) all’interno giovanissimi attori si aggirano lentissimi  e come assenti tra il pubblico e sotto al pubblico che viene fatto camminare su di un pavimento trasparente. L’effetto è piuttosto impressionante, non si può rimanere indifferenti. L’artista ha colpito nel segno.
Usciamo, una rapida visita a vari padiglioni tra cui segnaliamo Australia, Egitto, Grecia, Romania, Brasile Svizzera e ci addentriamo dopo una rapido spuntino, nel Padiglione Centrale, un tempo Padiglione Italia, ai Giardini dove ha inizio Viva Arte Viva di Christine Macel, seguendo il percorso scandito dalla curatrice che lo ha diviso in nove padiglioni i seguenti otto all’Arsenale), quasi come fossero nove capitoli di un ipotetico racconto: Padiglione degli Artisti e dei Libri, delle Gioie e delle Paure, della Terra, delle Tradizioni, degli Sciamani, Dionisiaco, dei Colori, del Tempo e dell’Infinito. La pratica artistica viene esposta a partire dal modus vivendi degli artisti che sono per volontà della stessa curatrice, posti al centro della Mostra. Un’esperienza che andrebbe vissuta in prima persona, quella della visita alla Biennale, ma in questa rapida esposizione possiamo anticiparvi che una visione da tela di Penelope la percorre tutta quest’anno. La paziente, costante perseveranza degli artisti di cucire le file di una visione del mondo e degli interrogativi che il presente ci pone per svelarli a chi ha la curiosità di volersi cimentare con l’intelletto attraverso le immagini da loro proposte.
Gli artisti son davvero tanti, impossibile citarli tutti. Al dunque vi narreremo l’esperienza finale che consiste finalmente nella visita al Padiglione Nazionale. Quest’anno l’Italia curata da Cecilia Alemani è rappresentata da tre artisti e ha per titolo Il Mondo Magico.
Entriamo dunque accedendo da un monumentale ingresso che ci introduce, sempre al seguito della nostra guida, la quale provvede a fornirci i dettagli dell’operazione.
Semi al buio, l’istallazione di Roberto Cuoghi, “Imitatio Christi”, è un percorso all’interno della ricostruzione di un laboratorio quasi fantascientifico, dove si succedono corpi distesi (sculture che ci rimandano ad un immagine del Cristo deposto). Un sezionamento dell’uomo, uno studio dell’inevitabile decomposizione di un corpo che ha sofferto nella morte. Il secondo capitolo Adelita Husni-Bey ci mostra attraverso un video il lato oscuro, la magia, le pratiche magiche The Reading/La seduta, la lettura dei tarocchi, la ricerca di conoscere il futuro a qualsiasi costo. Terzo ed ultimo capitolo Senza titolo/ (La fine del Mondo) l’intervento di Giorgio Andreotta Calò, ci porta decisamente nel Ventre della Balena. Il soffitto si riflette in uno specchio d’acqua creando una sorta di dimensione irreale. Siamo dentro e forse come Giona possiamo solo affidarci all’intensità delle nostre preghiere. Un omaggio a La fine del mondo di Ernesto de Martino.
Quest’anno il nostro padiglione ha avuto entusiastiche recensioni da parte della maggior parte dei critici. Concordo e penso così anche gli altri partecipanti al viaggio de La Lampadina.
Si respira un intensità di pensiero e si può apprezzare una maestria nel realizzare i progetti difficile da trasmettere ai lettori, un padiglione il nostro che ci inorgoglisce anche se inevitabilmente ci costringe ad impensierirci sulle sorti dell’umanità.
Una Cena a lume di candela sul canal Grande ci riporta ad una piacevole realtà. Le giornate ancora tiepide anche se un pochino nebbiose del nostro autunnale soggiorno veneziano volgono al termine.
La domenica vede uno splendido sole e chiudiamo prima del rientro a Roma con la storica Ca’ Pesaro, sede della splendida Galleria d’Arte moderna e contemporanea, mai deludente che oltre alla collezione permanente, quest’anno ospita la mostra dei ritratti pittorici eseguiti dal britannico David Hockney. Un’occasione per conoscere questo artista per la prima volta esposto in Italia.
Gli eventi collaterali alla Biennale sono talmente tanti che fatichiamo a elencarveli tutti, ma da Palazzo ducale con i “Tesori dei Moghul e dei Maharaja, Palazzo Fortuny con la mostra “Intuition” alla Fondazione Prada con “The boat is leaking. The captain lied.” Venezia si conferma la città italiana vetrina di eccellenza per l’Arte a livello Internazionale.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Carlotta Staderini Chiatante:

L'ortodossia è in primo luogo amore per la bellezza".

Sergej Bulgakov

ATTUALITA': Leonardo
Articolo di Carlo Verga

La sera del 15 novembre 2017 Christie’s a New York metterà all’asta il quadro di Leonardo da Vinci "Salvator Mundi". Cifra? 200 milioni, 300? Chissà? Mentre preparate gli assegni, Vi racconto la storia di questo dipinto e di qualche dubbio.
L’ipotesi è che Leonardo abbia fatto il dipinto per la famiglia reale francese, e quando la regina Henrietta Maria si trasferì in Inghilterra per andare in sposa a Carlo I nel 1625, lo portò con se. Dopo qualche anno, Carlo I fu arrestato, con ogni accusa sul suo operato e decapitato nel 1649. Dopo un anno dalla sua morte, fu stilato l’inventario del suo patrimonio dove è chiaramente riportato il Salvator Mundi come di sua appartenenza.
il 23 ottobre del 1651 tutti i beni di Carlo I furono ceduti al “Commonwealth sale” per volere dei Repubblicani che nel frattempo governavano l’Inghilterra. Soltanto  nel 1661 con il ritorno al potere di Carlo II Stuart, figlio di Carlo I, i beni furono restituiti alla Corona. Da un inventario del 1666 è riportato il dipinto, tra quanti disponibili, nelle segrete del re. Lì Il Salvator Mundi rimase nella collezione fino al 1763, dopo di che se ne sono perse le tracce fino al 1900.

Nel 1900 l’opera è stata acquistata da Sir Charles Robinson, per la Collezione di Cook, come un dipinto di un allievo di Leonardo, Bernardino Luini. Nel 1958 la collezione Cook venne dispersa e l'opera fu messa all'asta e ceduta per una manciata di sterline.
Non se ne ebbero più notizie per quasi 50 anni e solo nel 2005 venne alla luce perché acquistata da un collezionista americano. Nel 2007, quando l'opera arrivò ai restauratori della National Gallery, era in condizioni pessime, con vari strati di vernice sovrapposti. Erano stati dipinti la barba e i baffi, forse, per adeguare l'immagine di Cristo alla fisionomia "ufficiale" di qualche epoca. Poi con grande sorpresa, durante il restauro e la pulitura, è emersa una qualità pittorica, una ricchezza cromatica del tutto paragonabile all’”Ultima cena”. Anche i pigmenti sono compatibili con quanti usati in altri dipinti di Leonardo. Il globo, in mano al Cristo, simbolo del suo potere universale, testimonia un accurato studio sulla rifrazione ottica attraverso il vetro, ben in sintonia con gli interessi scientifici di Leonardo (ma anche questo viene contestato...).
L'opera appartiene oggi ad alcuni galleristi americani con Robert Simon a capofila. Scarse finora le notizie in merito all'acquisto della tavola, l'opera venne portata al Metropolitan Museum per una valutazione e poi al Museum of Fine Arts di Boston ma nessuno volle pronunciarsi sulla sua autenticità..
Nel 2010 è stato infine portato alla National Gallery dove il direttore, Nicholas Penny, ha invitato quattro studiosi per valutarlo. I pareri sono stati tutti positivi, così si è deciso di procedere al restauro e di esporre l'opera alla grande mostra monografica su Leonardo che si è tenuta nel museo londinese dal 9 novembre 2011.
Salvator Mundi è un’opera particolare, sono molte le copie che girano in varie collezioni in Italia e all’estero, è forse per questo che all’inizio del suo ritrovamento, furono sollevati molti dubbi sulla sua autenticità.
Se interessati, rileggete un articolo pubblicato sulla Lampadina nel giugno del 2015 a proposito delle contraffazioni nel mondo dei falsari e come un'altra opera di Leonardo, ritenuta autentica si è poi rilevata come falsa e solo per la denuncia del suo autore.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Aloisio Caetani condivide questo pensiero:

"Dio non fa succhi di frutta.
Dio fa le arance."

Jesse Kackson

COSTUME: educazione
Articolo di Lalli Theodoli

Brontoliamo di continuo. I giovani non sono educati, stanno male a tavola, non salutano, sono scomposti, non si alzano in piedi quando entriamo in una stanza, non sanno dare del lei.
Educazione vuol dire, però, molto di più di alcune formali regole di comportamento. Sì, lo so, sono la prima a dire che è facile, sull’onda di un entusiasmo affettivo, passare sopra al fatto di chi sta molto male a tavola, gesticola col coltello, china la testa sul piatto, mugugna, invece di salutare, fa cenni di fastidio mentre abbiamo cose importanti da riferire, tratta male il benzinaio, butta la biancheria da lavare per terra, non sciacqua la vasca, non leva il dentifricio caduto nel lavandino, si soffia il naso con fracasso, starnutisce senza proteggere la bocca, parla a bocca piena etc. etc. 
All’infinito, o quasi, il numero delle norme da seguire, che si moltiplicano se si tiene conto che variano di paese in paese: tutti ci ricordiamo l’educato (per loro) ruttino di felice apprezzamento del cibo degli asiatici. Ma molti anni dopo aver ritenuto non essenziali alcune regole di comportamento, passato o intiepidito il sentire, resterà un brutto e criticabile comportamento con cui dovremo convivere quotidianamente.

Un brutto spettacolo che non ci darà requie: ci infastidirà, ci disturberà, ci farà venire i nervi; sbufferemo…ma ..colpa nostra. Avremmo dovuto intervenire in tempi di entusiasmo quando le nostre critiche affettuose avrebbero avuto un ben maggiore peso sui nostri affetti famigliari o acquisiti.
L’educazione, o almeno quello che noi ancora chiamiamo tale, non è solo un invito alla compostezza, al non disturbo della vita altrui, invitandoci a non parlare ad alta voce al cinema, a cedere il passo per attraversare una porta (norma di educazione ma anche di necessità per non spiaccicarci nel tentativo di entrare con urgenza in due in uno spazio ristretto) o altro.
Educare (da e-ducere) vorrebbe anche significare il trarre fuori da ognuno di noi il meglio per affrontare una convivenza civile. Per cui, soprattutto, rispetto per le persone che ci circondano, in modo da poter vivere una vita affollata senza infastidirsi troppo a vicenda, ma, anche, abituarci alla competizione pur accettando di buon grado le sconfitte (mamma mia, quanto era difficile perdere senza abbandonarsi a mostruosi capricci), essere leali, generosi (terribile quando i genitori ci spingevano a cedere il nostro primo premio al secondo arrivato e pure con un sorriso).
Educati a non cedere alla prima sconfitta, educati a lottare ma con armi proprie, educati a stringere i denti ed andare avanti.
Di fatto.
Nella nostra infanzia eravamo perennemente feriti, graffiati, ginocchia sbucciate. Eravamo forse più spericolati dei bambini di oggi. Nascondevamo con cura le nostre ferite nel timore di avere conseguenti privazioni di libertà ma, una volta inesorabilmente scoperti, ecco che compariva il nemico: l’ALCOL. Non l’acqua ossigenata, che non bruciava, ma l’ALCOL. Messo sulle ferite con una piccola garza, senza pietà. Immancabile l’avviso “brucerà”. E in effetti bruciava da pazzi, inutile soffiare per attutire il dolore e, oltre tutto, le ferite a volte erano localizzate dove il soffio generoso non arrivava.
Non erano nulla le profonde sbucciature, i tagli per le cadute dalle biciclette..era l’alcol il nemico. E a tutto ciò si aggiungeva che era vietato fare la lagna, lamentarsi, piangere: bisognava stringere le labbra e sopportare. Anche questo era, a quel tempo, educazione. Soffrire (e possibilmente soffiare) ma in silenzio.
Mi trovavo giorni fa a trovare una mia amica in ospedale. La stanza condivisa da una altra signora della stessa età che aveva affrontato un identico intervento.

Dal letto della sconosciuta una sceneggiata alla De Filippo: “GGIESU’, GGIESU’ cche mmale. Non ce la faccio più. Che dolore! Mamma mia! Chiamate il dottore, non è possibile. Dove sono le infermiere? Perché non c’è nessuno? Datemi una pillola! Portatemi via. Qua mmuoio”.
A nulla servivano  le esortazioni dei parenti accorsi che cercavano di tranquillizzarla dicendole che anche la cognata Mariuccia aveva subito la stessa sorte e non aveva sofferto tanto (il che voleva dire che non aveva alzato tutto quel putiferio). “Ma il male mio è mille volte più grande, solo io so cosa soffro”, e giù invocazioni strillate a tutti i Santi del cielo.
Le infermiere andavano e venivano esauste con gli occhi al cielo per il campanello che non smetteva un minuto di chiamarle. L’intero reparto ruotava intorno alla terribile paziente impaziente. Unica al mondo a soffrire, unica non seguita con abbastanza cura, unica destinata a morire di fame per la terribile qualità del cibo dell’ospedale. Unico momento di requie dalle lamentele senza fine quello in cui la parente estrae da un enorme canovaccio le lasagne portate da casa. Il dolore si è attutito? Forse! A giudicare da come si avventa sul suo pranzo. Troppo poco ahimè. Appena divorata avidamente l’ultima forchettata, riprende a strepitare senza posa .E di nuovo “GGIESU’ GGIESU’ ccche mmale”.
La mia amica accanto sta tranquilla in silenzio. Il caos creato dalla sua vicina lo respinge stando ad occhi chiusi. Ogni tanto le sfugge una smorfia di dolore che subito ricaccia. Alle mie domande risponde che sì certo fa un po' male, sì certo la notte ha un po' sofferto, sì non riesce tanto a dormire ma dopo tutto è sempre stato un intervento che ha subito, e non è pensabile che non si soffra. Le infermiere sono gentili. Non farebbe la coda per il vitto dell’ospedale ma, magari, per qualche giorno, farà anche bene alla salute.

La soglia del dolore, lo sappiamo, ha diversi gradi per ognuno di noi ma nella differenza di comportamento nell’affrontarlo non avrà il suo peso anche almeno in parte una diversa educazione?

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

APPUNTAMENTI

8 novembre 2017 ore 18.00
Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica
Inaugurazione della mostra di Marguerite de Merode
"Libri allo Specchio"

a cura di Ludovico Pratesi.


Le nostre letture riflettono una parte di noi. I motivi per i quali certi testi rimangono impressi nella nostra memoria sono diversi: l’artista ha chiesto a 25 italiani eccellenti di compiere di nuovo quel viaggio per ritrovare il “fil rouge” attraverso le pagine di un libro eletto e di esprimere le ragioni  della loro  scelta con un breve testo. Attraverso la fotografia, Marguerite de Merode, ha voluto indagare nel profondo delle pagine di ogni libro con due immagini che interpretano il rapporto tra il libro e il suo lettore. L’insieme del testo e delle immagini costituiscono l’opera.
Il progetto comprende
il 14 novembre 2017
alle ore 18.30
al Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica
una conversazione moderata da Ludovico Pratesi sul progetto "Libri allo specchio".

Parteciperanno: Stefano Velotti, Marino Sinibaldi, Marco Tirelli e Lorena Preta.

13 novembre 2017 ore 19.00
Circolo degli Esteri
Presentazione del libro 

Perchè l'Italia non ama più l'arte contemporanea
di Ludovico Pratesi
Una disanima appassionata sul perchè l'Italia "è rimasta indietro" rispetto agli altri Paesi in un campo, quello artistico, nel quale è stata capofila per secoli. Con l'Autore interverranno nei saloni del Circolo Adriana Polveroni e Marguerite de Merode.
Clicca sull'immagine e scarica l'invito

23 novembre 2017 ore 18.00
Galleria Nazionale di Arte Moderna - Gnam
Visita della mostra
"E' solo un inizio. 1968"
Ludovico Pratesi ci guiderà a capire nella mostra a cura di Ester Coen per cercare di capire lo slogan dell’insurrezione del Maggio francese, un invito a guardare ai processi, al divenire, all’apertura di quanto inizia e mai più smetterà di iniziare, sempre di nuovo, dal ’68 in poi. 

Per info/prenotazioni scriveteci a appuntamenti@lalampadina.net

*******

I suggerimenti Illuminanti
de La Lampadina

Venerdì 10 novembre 2017
alle ore 10.30
al Cinema Tiziano
via Guido Reni, 2 - Roma

Proiezione del film
"ALI E NINO"

da un'idea di Pucci Biffi Rastrelli che così ci spiega il progetto:
Recentemente, giugno 2017, sono stata illuminata da un film di inaspettato interesse che mi ha fatto pensare di provare a realizzare un Programma Culturale di Cinema Internazionale. Questo programma potrebbe affiancarsi alle diverse attività della Associazione Consorti Dipendenti MAE di cui faccio parte.
Il programma potrebbe avere una cadenza mensile ed essere proiettato, la mattina, al cinema Tiziano, accanto al MAXXI. Mi piacerebbe pensarlo preceduto da un’introduzione fatta da una persona, dello stesso Paese del film prescelto, per aiutare a creare la dovuta attenzione.
Il film “illuminante” è un film presentato al primo festival del film azerbaigiano alla Casa del Cinema di Roma.

Il film si intitola “Ali e Nino”, tratto dal romanzo omonimo scritto da Kurban said, pseudonimo di Lev Nussimbaum scrittore azero di origine ebraica, nato a Baku nel 1905 da una ricca famiglia di petrolieri russi. A 17 anni il giovane indossa i panni del principe turco Essad Bey convertendosi all’Islam. Frequenta la facoltà di Orientalistica di Berlino scegliendo il tedesco per i suoi articoli e i suoi libri.
Muore, a Postano, a soli 37 anni.
La storia racconta la storia di due amanti, lei cristiana e lui musulmano, in un impero russo ormai al tramonto. Ali è un ragazzo discendente da una nobile famiglia dell’Azerbaigian, Nino è una principessa georgiana. Lui la chiederà in moglie, la salverà da un rapimento e la porterà con sè lontano… attraverso paesaggi di una bellezza struggente.
i due amanti, rappresentanti di culture e confessioni differenti, ci accompagnano dalla città di Baku alla Persia, su sfondo di continue tensioni fra Europa e Asia, guerra e pace, amore e vergogna. La storia è di bruciante attualità ed intensità.

Continua a leggere sul sito...

 *******

FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là...

Per collegare 8 telefonini - Avete mai pensato di sentire figli, nipoti, nonni, zii, tutti insieme per un phone party ovunque essi siano anche intorno al mondo?  Bene ora è semplicissimo, basta comprare  il Logitech Mobile speakerphone P710, il prezzo circa 140 euro, con le semplici istruzioni puoi collegare facilmente otto telefonini e parlare liberamente con ciascuno o tutti insieme. Le prestazioni ottime con oltretutto rumore di sottofondo vicino allo 0.
CV

*

 

Se perdi la valigia quando voli - Scarica la APP Safebag24 inserisci il numero di volo e ti connetti, così si attiva il “lost and found concierge",  attivo sulle 24 ore. Il sistema funziona grazie al World Tracer Sita, un monitoraggio mondiale per il tracciamento on line attivo in 2800 aeroporti e 1200 compagnie aeree. L’app è gratuita ma il servizio costa 5 euro a bagaglio.
CV

* 

 

Per un punto Martin perse la cappa - Lo abbiamo sentito e forse anche detto tutti, ma pochi ne conoscono la curiosa origine che è questa: il famoso abate Martino, di Asello, XVI sec.  per far più bella e accogliente l’abbazia affisse sul portale in lettere cubitali un benvenuto ma combinò un pasticciaccio. Egli voleva scrivere: “Porta patens esto. Nulli claudatur honesto” -ossia- “La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa”. Ma, galeotto un punto, senza rendersene conto modificò l’intero messaggio evangelico  scrivendo : “Porta patens esto nulli. Claudatur honesto”, ovvero: “La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste". Per un punto (spostato) l'abate Martino perse la cappa (di abate).
BZ

*

 

Le regole da seguire per un riciclo attento - Pur avendo letto tante istruzioni non sappiamo mai con esattezza dove buttare le cose,  le regole da seguire. Proviamo a riassumerle:
1. Separa gli imballaggi in base al materiale di cui sono fatti e mettili nel apposito contenitore per la raccolta differenziata.
2. Riduci sempre il volume degli imballaggi: schiaccia le lattine e le bottiglie di plastica, chiudile con il tappo, appiattisci la carta.
3. Dividi gli imballaggi composti da più materiali, ad esempio i contenitori di plastica delle merendine dalla vaschetta di cartone oppure i barattoli di vetro dal tappo di metallo.
4. Togli sempre gli scarti e i residui di cibo dagli imballaggi.
5. La carta sporca, i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta. Anzi, il loro conferimento peggiora la qualità della raccolta.
6. Non mettere nel contenitore del vetro bicchieri e oggetti di cristallo, stoviglie in ceramica, porcellana, pyrex e lampadine.
7. Per l'alluminio, oltre alle lattine per bevande, separa vaschette e scatolette per il cibo, tubetti, bombolette spray e il foglio sottile per gli alimenti.
8. Gli imballaggi d'acciaio di solito riportano le sigle FE o ACC. Le trovi su barattoli per conserve, scatolette del tonno, lattine e bombolette, fustini e secchielli, tappi corona e chiusure di vario tipo per bottiglie e vasetti.
9. Nel contenitore per la raccolta differenziata della plastica non introdurre oggetti, anche se di plastica, come giocattoli, vasi, piccoli elettrodomestici, articoli di cancelleria e da ufficio.
10. Se hai imballaggi in legno (cassette per la frutta e per il vino, piccole cassette per i formaggi) li puoi portare alle isole ecologiche comunali.
CV

*

 

Finalmente si riesce a sfruttare il vento dove tira forte e costante! A nord est della Scozia, nel Mare del Nord, a Buchan Deep, si trova Hywind Scotland, il primo parco eolico galleggiante, cioè la prima centrale eolica flottante formata da 5 turbine della potenza di 6 MK. Le immagini sono incredibili, sembrano estratte da un film di fantascienza. Già solo l'altezza delle 5 pale eoliche è stupefacente: 253 metri di altezza. Guardate un raffronto con altezze che già ben conosciamo.
Le pale sono ancorate al fondo del mare con un sistema che permette stabilità e flessibilità al galleggiante profondo 73 metri. La compagnia petrolifera  Statoil ASA e la Masdar
hanno investito 200 milioni di sterline e usufruito di un fondo del Governo Scozzese per realizzare questo progettoo pilota, e ci si augura che molti altri Stati che abbiano la location giusta, possano attuare lo stesso disegno per sfruttare energia amica e rinnovabile.
Guardate il video, dall'assemblaggio all'ancoraggio.
ICH

*******

ALL'OLIMPICO CON LA LAMPADINA

Dal 9 al 26 novembre

Il Don Giovanni secondo L'Orchestra di Piazza Vittorio


Al centro di questa nuova opera dell’Orchestra di Piazza Vittorio c’è l’idea di un Don Giovanni androgino, affidato ad una voce femminile. E’ la scelta da cui si svilupperà la drammaturgia musicale, il filo con cui tessere una variante contemporanea del mito settecentesco.

Don Giovanni, come un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni’ 20 ma anche fortemente contemporaneo, dirige la sua orchestra e il suo destino in una pulsione di libertà e perdizione.

Info e Prenotazioni: Ufficio Promozione - Emanuele Venturi 06 32 65 99 27
Scrivi email

 

*******

 

CHI SARA'
DI SCENA?

Cari Lettori, eccoci ad un nuovo appuntamento per le mie segnalazioni teatrali.
Patrizia Circosta

***

Cominciamo, come sempre, dal Teatro dell’Opera di Roma. Dal 29 ottobre al 4 novembre torna “La Traviata” nella produzione del Teatro dell’Opera, sempre ripresa nelle ultime stagioni, con la (inesistente) regia di Sofia Coppola e gli (eccessivamente sfarzosi) abiti di Valentino. Ma la Traviata è sempre la Traviata, sempre emozionante, e le due cantanti che si alterneranno nel title role, Francesca Dotto e Valentina Varriale, hanno già dato buona prova. Quindi se avete voglia di ascoltare bella musica, arie immortali ed emozionarvi, andate all’Opera.

Per RomaEuropaFestival (sempre REF per gli amici), segnalo Akram Khan al Teatro Vascello dal 10 al 12 novembre con lo spettacolo “Chotto Desh” che inaugura la prima edizione di REf Kids, rassegna che Romaeuropa Festival dedica alle famiglie e ai bambini di tutte le età. Khan, con il suo segno inconfondibile, mescola danza classica indiana (Kathak) e danza contemporanea occidentale per dar vita ad un altro dei suoi suggestivi spettacoli.

Al Teatro India, invece, va in scena l’11 e il 12 novembre “Unwanted” di e con Dorothée Munyaneza. Originaria del Rwanda, di nazionalità britannica ma con base a Marsiglia, Dorothée Munyaneza narra la sua biografia per raccontare l’esperienza del genocidio del Rwanda.

Dal 18 al 19 novembre, segnaliamo ancora al Teatro Vascello, “Les particules élémentaires”, tratto dal libro di Michel Houellebecq e con la regia di Julien Gosselin, spettacolo in lingua francese.

Ricordiamo che al Teatro Argentina è ancora in scena fino al 12 novembre la ripresa di “Copenhagen” di Michael Frayn, per la regia di Mauro Avogadro con gli ottimi Giuliana Lojodice, Umberto Orsini e Massimo Popolizio. E’ lo stesso spettacolo già visto sul palcoscenico dell’Eliseo nel 2010, un bel teatro di parola con attori bravissimi.

Ricordiamo anche che per tutto il mese di novembre e fino al 11 dicembre al Teatro Belli, in Piazza Sant’Apollonia a  Trastevere va in scena la rassegna TrendNuove frontiere della scena britannica, giunta oramai alla sua XVI edizione. La rassegna mette in scena testi di drammaturgia contemporanea inglese e ci illumina su cosa succede al di là della manica.

E’ tutto per questo mese.
Patrizia

*******

MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Milano
Gam Manzoni"Macchiaioli. Capolavori da collezioni lombarde". Curata da Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia. L’antologia delle 35 opere presentate, da Telemaco Signorini a Giovanni Fattori, da Odoardo Borrani a Giuseppe Abbati, Nino Costa, Silvestro Lega ed altri, vuole documentare la storia del movimento dei macchiaioli nelle collezioni private lombarde. Con un certo anticipo sullo style pittorico che si svilupperà in Francia, quegli artisti saranno dei veri precursori con i loro accesi contrasti luminosi e gli agglomerati compatti di colore in deciso contrasto con le convenzioni accademiche dell’epoca.
Fino al 25 febbraio 2018

Pirelli Hangar Bicocca: Take Me "I’m yours" Da un’idea di mostra concepita da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski nel 1995. A cura di Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist, Chiara Parisi e Roberta Tenconi, la mostra di Hangar Bicocca è “una mostra collettiva che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte. Rompendo ogni canone, i visitatori di “Take Me (I’m Yours)” sono invitati a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo: i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali”. Un bel concetto in cui il visitatore si sente totalmente partecipe ed è invitato ad interagire con le opere. Un’esperienza a tutto campo in cui lo spazio della mostra cambia piano piano con l’evolvere del passaggio del pubblico.
Fino al 14 Gennaio 2018

 

Bologna
Palazzo Fava - Fondazione Carisbo: "Mexico - La mostra sospesa. Orozco, Rivera, Siqueiros". Questa mostra sarebbe dovuta essere inaugurata il 13 settembre del 1973 a Santiago del Cile, in onore del Messico. Questo non avvenne, perché due giorni prima ci fu il golpe del generale Pinochet. Il Messico era arrivato alla democrazia dopo una rivoluzione sanguinosa. La sua arte si esprimeva con “una nuova forma di espressione popolare fondata sull’idea post romantica della libertà: il muralismo”. Le opere tornarono nel Messico e non furono mai pìù viste.  Le 68 opere presentate nella mostra, patrimonio artistico del Messico, sono le più rappresentative di questo movimento.
Fino al 18 febbraio 2018

 

Roma
Terme di Caracalla: Antonio Biasiucci: "Molti" a cura di Ludovico Pratesi Le opere sono istallate in un luogo d'eccezione: i sotterranei delle Terme di Caracalla. nel “frigidarium”. Dice Ludovico: ”La mostra è una poetica riflessione sul rapporto tra passato e presente, interpretato dai magici scatti fotografici di Biasiucci”.
Attraversare le imponenti rovine delle Terme, scendere sotto terra e trovare, dopo poco, appoggiate sul pavimento di un corridoio, per 40 metri, le suggestive opere dell’artista, rappresenta un’esperienza che non si deve mancare.
Fino al 19 novembre

Accademia di Francia a Roma - Villa Medici: Éternelle Idole, Elizabeth Peyton – Camille Claudel.
A cura di Chiara Parisi.
Con una serie di dipinti, disegni e stampe dell’artista americana Elizabeth Peyton e di sculture dell’artista francese Camille Claudel, l’Accademia di Francia presenta a Roma due artiste nate a un secolo di distanza che interagiscono per rivelare due diversi approcci al ritratto, al mito e al gesto. Il titolo della mostra fa riferimento a una delle sculture più significative di Rodin, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla morte.
Fino al 7 gennaio 2018

Trovare tutto qui


Pensiero Laterale 
Le due porte

Immagina di ritrovarti in una stanza con due sole porte. Attraversando la prima sarai polverizzato all'istante da una gigantesca lente in grado di concentrare i raggi solari. Aprendo la seconda invece sarai investito dalle fiamme di un possente drago.
Quale delle due porte scegli?

La risposta è esempio classico di come utilizzare la tua capacità di pensare in modo creativo, e non dare nulla per scontato per trovare soluzioni brillanti alle sfide della vita.


Vedete qui...

La Lampadina Racconti

 La goccia e il pettirosso
tratto da "Le favole"
di Giuliano Cappuzzo

Riportiamo qui le prime righe, ma vi invitiamo ad andare sul sito
per poter continuare a leggere.

 Un pettirosso che si era posato su un ramo di un ciliegio, osservava con attenzione una goccia che scivolava lungo il dorso di una foglia e stava per cadere in un rivolo d'acqua.

"Mi dispiace per te", disse sconsolato l'uccello, "tra poco non ci sarai più! Peccato che tu non possa vedere i colori dei fiori, la bianca luna che si specchiasul lago e udire il suono dolce dei nostri canti".
La goccia infastidita gli rispose: "Non mi preoccuperò più di tanto. Per mia fortuna il rigagnolo mi porterà da un luogo ad un altro,, forse nell'acqua di un fiume importante, che scorrerà nelle foreste e  nelle città. Avrò molto tempo per ammirare le meraviglie del mondo e la mia vita sarà più interessante e ricca della tua, poichè avrai troppi pensieri tra un ramo e l'altro e poco tempo per lasciare una traccia della tua frivola esistenza".
"Quanta immaginazione" disse l'uccello, "ammettiamo che il sole ti asciughi fra qualche istante, svanirai comunque nel nulla prima di me".

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina è una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

Se desideri cambiare l'indirizzo e-mail al quale la newsletter viene inviata clicca qui.

Se desideri segnalare "La lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.


Attenzione!
Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003),
le e-mail informative e le newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Vogliamo informarla che il suo indirizzo si trova nel nostro indirizzario, in quanto un Suo amico l'ha iscritta alla newsletter "La Lampadina" e che fino a oggi le abbiamo spedito informative e newsletter riguardanti le nostre iniziative mediante il seguente indirizzo e-mail: newsletter@lalampadina.net
Sperando che Lei voglia continuare a ricevere le nostre e-mail, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati con riservatezza, nel rispetto delle normative vigenti e che non verranno divulgati. In ogni momento sarà possibile chiedere di essere rimossi dall'indirizzario cliccando qui
Una non risposta, invece, verrà intesa come consenso alla spedizione delle nostre e-mail.

Grazie
Il Team de La lampadina