Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui per vederla nel tuo browser
Se vuoi leggere comodamente La Lampadina sulla tua poltrona, puoi stampare questa Newsletter, scaricando la versione pdf da qui
Se vuoi rileggere i precedenti numeri de La Lampadina, visita il nostro sito www.lalampadina.net

La Lampadina - n. 73 ::: Settembre 2018

Cari Lettori, come è stata la vostra estate? Rilassante, oziosa, serena, avventurosa, nuvolosa  o caliente? Noi Vi accogliamo per iniziare insieme un settembre stimolante e pieno di cose da fare.
Abbiamo un sommario che ci porta in Grecia e in Jamaica, a incontrare dei pirati, passando per Roma, le sue tradizioni, i suoi cartelli, e poi prendendo un passaggio in nave con Lucilla alla scoperta di esperienze familiari e cupole ortodosse... per finire poi con un noir d'Autore!
Buona lettura e ben ritrovati!


Lunedi, 3 settembre 2018

Buongiorno,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


CULTURA - Il passaggio dal mito alla filosofia
Articolo di Marguerite de Merode

L’altro giorno, ho letto un testo sulla simpatica dea minore, Philotes, figlia della Notte, personificazione dell'affetto e della passione descritta come una delle forze trainanti della creazione. Personifica l’incarnazione dell'amore tenero e premuroso, il riferimento più rappresentativo per l'amicizia. Mi ha fatto riflettere sul fascino del mito: la mitologia che ci fa sognare con gli stessi occhi con cui si guarda una realtà che fa sempre meno sognare.
Una domanda a questo punto mi è venuta in mente. Quali sono state le prime condizioni che hanno provocato l’allontanamento dal mito e la necessità della elaborazione di un pensiero filosofico? Quando si è passati dal mito al logos (pensiero)? Perché i primi filosofi cominciarono a cercare una risposta diversa alle domande sulla natura delle cose, con l'approccio critico e l'uso di strumenti razionali?
Il soggetto è vastissimo e la mia risposta non sarà sicuramente esaustiva ma la domanda rimane e suscita tanta curiosità!
Fino al VI a. C. la spiegazione degli avvenimenti naturali del mondo in cui si viveva era semplicemente religiosa, teologica o mitica. Per i Greci la realtà era eterna e coincideva con la natura: il resto, con l’aiuto della ricca mitologia, spiegava ogni sentimento, ogni fenomeno. L’uomo viveva all’interno di un senso unitario e divino che lo proteggeva quando si comportava nel modo giusto con le divinità e quello che rappresentavano. Il mito e la filosofia hanno chiaramente in comune la volontà di conoscere e spiegare il mondo ma a un certo momento si è capito che il mito non bastava più. Si sono soprattutto create quelle condizioni che hanno fatto che da un mondo contadino dominato da un’aristocrazia fondiaria organizzata in una casta chiusa, si passasse a un mondo di nuove ricchezze in cui si è venuta a creare la possibilità e il tempo per il pensiero elaborato.
Hanno detto che la filosofia nasce perché il modo in cui il mito tenta di proteggere l’uomo, fallisce, e subentra la ragione? Si dice che la filosofia antica vede la propria origine nella “meraviglia” Ma in che modo esattamente la meraviglia si trasforma in riflessione, pensiero filosofico o discorso?
«Tutti gli uomini per natura tendono al sapere»? (Aristotele).
Il termine “filosofia” nasce ovviamente dalla cultura greca fonte principale della nostra cultura e significa “amore di sapere”, aspirazione a conoscere, curiosità razionale. E’ necessario sapere sempre più, desiderare di sapere: sapere prima le cose, poi il perché delle cose. Il passaggio dal mito è stato naturalmente lento e graduale ed ha richiesto una realtà sociale, culturale, economica favorevole. Come nasce un filosofo? La nuova cultura, che i primi filosofi creano, deve rispondere a una serie di problemi nuovi, devono ricercare «il principio di tutte le cose», la forza primigenia che domina il mondo. Si sa che nei secoli VII e VI a.C. la Grecia subisce una trasformazione socio-economica considerevole. Massicce migrazioni sono causate dall'aumento della popolazione, dai gravi contrasti di classe, dalle guerre tra città. La società greca di quell'epoca che, per la sua posizione geografica, si trova a fare ponte fra Europa e Asia, ama il bello e il sapere. E’ una civiltà in espansione dalla progredita e nuova tecnologia. Si sviluppano l’artigianato ed il commercio che creano un nuovo ceto sociale di notevole forza economica. Il commercio permette quindi uno scambio di idee, un confronto. La filosofia si sviluppa prima nelle colonie d’Oriente dell’Asia Minore (a Mileto) e subito dopo nelle colonie d’Occidente dell’Italia meridionale perché lì si è raggiunto per primo il benessere e la possibilità di una certa libertà di pensiero. Si laicizzano gli antichi miti della creazione e (Talete) si insegna che il mondo comincia dall’acqua e dall’acqua evolve con mezzi naturali. In seguito, è ad Atene, però, che si raggiungeranno le vette del pensiero. La Ionia viene conquistata dai Persiani e idee nuove, risultate da un’attenta osservazione della natura e del cosmo, si propagano alla Grecia continentale. Si usa la ragione umana, la razionalità, guidata da un uso critico della logica (Platone).
Col costituirsi e consolidarsi della Polis, cioè della Città-Stato, il Greco non sente più vincolo alla propria libertà; anzi, si sente cittadino e intimamente legato in tutto e per tutto all’essere greco. Con Talete di Mileto, Platone e Aristotele e tantissimi altri s’inizia un bellissimo viaggio dove ci si sta per avventurare nel vasto mondo del pensiero occidentale.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Allegra Hall:

"La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità".

Johnny Depp - alias Il Cappellaio Matto in "Alice in wonderland"

CULTURA – Le chiese ortodosse
Articolo di Beppe Zezza

Luglio-Settembre è tempo di vacanze. Spesso si va all’estero. Può capitare che si vada in Grecia, in Russia o in qualche paese dell’Europa orientale e ci si trovi a mettere il naso dentro una chiesa ortodossa. Rimarremmo forse sorpresi di trovarla così diversa da quelle alle quali siamo abituati in Italia. Qualche parola ci aiuterà a comprendere meglio quello che vediamo o abbiamo visto.

La prima cosa che potremmo osservare è la divisione della Chiesa in due parti distinte: una zona riservata esclusivamente al clero e un’altra al popolo; qualcosa di simile c’era anche nelle nostre chiese prima della riforma Liturgica del Concilio. Forse i più anziani tra di noi ricordano la “balaustra” che divideva il “presbiterio” dall’“aula”.
La divisione è operata mediante una parete, o un simulacro di parete, ricoperta da immagini, con tre porte che introducono nella zona retrostante non accessibile al comune fedele o al visitatore: è la “iconostasi” – letteralmente “supporto per le icone” (il termine “icona” non è altro che la traslitterazione del vocabolo greco per “immagine”).
Le icone sono forse una degli oggetti più conosciuti e che più caratterizzano ai nostri occhi la Chiesa Ortodossa. Tutti forse sappiamo della controversia nell’Alto Medioevo – prima della separazione tra Chiesa cattolica e Chiesa Ortodossa - tra coloro che – basandosi su quanto affermato nell’Antico Testamento - ritenevano blasfemo rappresentare materialmente cose attinenti la divinità (iconoclasti) e coloro che invece la ritenevano non solo cosa giusta ma anche buona (iconofili). La controversia terminò con la vittoria di questi ultimi. Questo ha permesso lo sviluppo di tutta l’arte sacra, che ha seguito due percorsi diversi in Occidente e in Oriente. Mentre in Occidente la pittura sacra è stata “realistica” e quindi ha rappresentato l’umanità dei personaggi rappresentati (non provando alcuna remora a prendere come modelli di santi e sante anche persone “chiacchierate” per la loro moralità dubbia), in Oriente la pittura ha seguito un percorso “spirituale”: dipingere un’icona è considerato un atto religioso al quale ci si può accingere solo dopo un percorso spirituale, contemplare una icona è un “atto sacro” come leggere la Sacra Scrittura.
Le “icone” orientali sono rimaste pressoché sconosciute in Occidente fino agli inizi del XX secolo quando sono state fatte conoscere soprattutto dagli esuli russi in fuga dalla rivoluzione comunista. Da allora sono state oggetto di studio e ammirazione per la loro bellezza.
La seconda cosa che ci può sorprendere è la totale assenza di banchi o sedie. Eppure abbiamo inteso che le celebrazioni liturgiche orientali sono molto lunghe! Ed è proprio così: una liturgia domenicale “normale” (la Messa) non dura meno di un’ora e mezza.
A differenza dei cristiani occidentali, i fedeli ortodossi non sono tenuti a partecipare a tutta la liturgia, neanche di domenica! I fedeli vanno in Chiesa e ci stanno per tutto il tempo che ritengono necessario: fanno qualche preghiera, magari assistono al momento dell’assoluzione dei peccati o fanno la comunione (che avviene mangiando un pezzetto di pane intinto nel vino) - baciano qualche icona e poi vanno via. Lo spirito con il quale partecipano è quello con cui un assetato si avvicina a una fontana: dopo avere bevuto ed avere spento la sete si allontana. Sarà difficile anche vedere dentro la Chiesa qualche statua. In alcune Chiese ortodosse la realizzazione di statue è formalmente proibita mentre in altre è permessa. Fa parte tuttavia della Tradizione Ortodossa che alle statue si dia poco spazio – alcuni dicono che questo dipenda da motivi storici legati alle vicende della iconoclastia prima e della dominazione mussulmana poi.
Un’ultima annotazione riguarda infine le cupole: numero, colore e forma hanno tutte un significato (in particolare nelle chiese ortodosse russe). Una sola cupola ricorda che Dio è uno solo, tre cupole fanno riferimento alla Trinità, cinque cupole rappresentano Cristo contornato dai quattro Evangelisti, sette cupole rimandano ai sette concili ecumenici sui quali si basa la Chiesa Ortodossa dal punto di vista dogmatico e dottrinale, nove cupole significano i nove ranghi angelici, e tredici cupole rappresentano Cristo circondato dagli Apostoli.
Per i colori: l'oro è caratteristico della Luce divina e della natura incorruttibile, il rosso della Resurrezione, il bianco è l'abito dei martiri e il colore della purezza, Il verde è il colore dello Spirito Santo, il blu è quello mariano.
La forma a cipolla richiama la fiamma di una candela, espressione della preghiera rivolta a Dio, la forma a scudo rimanda alla lotta spirituale.
La comunicazione di notizie poco conosciute fa parte della “mission” della nostra Lampadina!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Beppe Zezza condivide questo pensiero:

Ogni minuto nasce un imbecille. Tutto sta nel saperlo trovare".

Mark Twain (citato da Leonardo Sciascia)

ABBIAMO OSPITI - ROMA: Taja ch’è rosso!
Articolo di Nicoletta Fattorosi Barnaba - Autore Ospite de La Lampadina

Nel mese di agosto, precisamente il giorno 24, i romani si recavano all’isola (Tiberina) per la festa di san Bartolomeo. Arrivavano alla piazza, nel cui centro c’è una guglia a quattro facce con santi entro nicchie, donato da Pio IX nel 1869, a ricordo del  Concilio Vaticano I. In questo stesso posto era situato, al tempo dell’isola romana, un obelisco che rappresentava l’albero della “nave”. Rimase in situ fino al XVI secolo, quando fu smontato e trasferito in parte a Parigi (poi a Monaco) e in parte a Napoli. Fu sostituito con una colonna che, a causa dell’urto di un carro, andò in frantumi e quindi si mise la guglia che tuttora è presente nella piazza.
Alla colonna, ogni 24 agosto festa di S. Bartolomeo, venivano affissi i nomi dei cittadini che non avevano celebrato la Pasqua; nel 1834 tra gli altri apparve il nome di Bartolomeo Pinelli, che rimase malissimo e si scandalizzò perché era stato qualificato miniatore, anziché incisore; il fatto di non aver celebrato la Santa Pasqua era evidentemente marginale per l’illustre artista romano.
San Bartolomeo era uno dei 12 apostoli. Il santo viene generalmente rappresentato nell’atto di tenere tra le mani la pelle che gli fu strappata in una mano e nell’altra il coltello simbolo del suo martirio; oppure come un cavaliere su un cavallo bianco, vincitore sugli spiriti maligni, si crede infatti che possa scacciare i demoni dal corpo dell’uomo e quindi è invocato in tutte le malattie “demoniache”, come quelle che si accompagnano a convulsioni.
A Roma però unita alla festa di S. Bartolomeo ce ne era un’altra molto meno spirituale, ma più godereccia e sentita, quella dei cocomeri.
Più che una festa era il trionfo dei cocomeri.
Così scriveva padre Bresciani: “…I romani sono ghiotti de’ cocomeri; e se la state non se fanno di molte satolle, non ne son paghi”. Ricorda anche nelle sue note che durante un'epidemia di colera fu vietato vendere e mangiare cocomeri, ma i romani di notte andavano negli orti e lì consumavano a volontà il loro frutto prediletto, tanto che alcuni “cadevano malati” e spesso morivano.
La sagra aveva come teatro l’isola Tiberina, il punto più basso della città e quello che era più a contatto con il fiume. Su questa piazza avveniva la celebrazione della festa del cocomero. Sulle “scalette” erano esposti i cocomeri tagliati che rosseggiavano fra le frasche ed erano rischiarati dal lumeggiare del fiume; i cocomeri erano ammonticchiati contro le spallette come le palle di cannone a Castel S. Angelo. Se ne rotolava uno, i ragazzini correvano per rincorrerlo e gustarselo. I compratori picchiavano con le nocche per vedere  se il frutto fosse maturo; alcuni pretendevano un “trincetto” per assaporarlo, dal Belli viene definito cocommero de tasta.
In questo giorno, finché non fu proibita, c’era la tradizione di lanciare alcuni frutti nel Tevere, seguiti subito dopo  da ragazzetti mezzi nudi che si tuffavano per prendere il dolce frutto; il fatto era pericoloso sia perché i vicini molini, posti sul fiume, spesso nelle loro ruote prendevano qualcuno, sia perché, essendo in agosto, l’acqua era bassa e alcuni sbattevano la testa con tragiche conseguenze. I cocomerari usavano invitare i clienti a comprare dicendo  Taja ch’è rosso! E’ zucchero donne!
Per finire ricordo che a Roma il cocomero è sempre stato ritenuto un frutto completo perché…:” Ce magni, ce bevi e te ce lavi er grugno.”

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Isabella Confortini Hall:

"C’è un limite preciso nell’aiutare gli altri. Oltre quel limite, a molti invisibile, non c’è che volontà di imporre il proprio modo d’essere".

“L’arte della gioia” Goliarda Sapienza

STORIA - Pirati: origini, tesori e Jamaica, la loro patria!
Articolo di Carlo Verga

Era il 1628 in una battaglia della Baia di Matanzas il convoglio spagnolo che trasportava un favoloso tesoro fu catturato dal popolare ammiraglio Piet Pieterszoon Hein, della Compagnia olandese delle Indie Occidentali. Ma Il principale protagonista del successo degli olandesi fu un pirata ebreo di origine Olandese Moses Cohen Henriques. Sedici navi spagnole furono intercettate, assalite e costrette alcune alla resa altre a fuggire. I loro equipaggi si arresero e gli olandesi si impossessarono di 11.509.524 fiorini olandesi in oro, argento e altri beni costosi, come indaco e cocciniglia, non ci fu spargimento di sangue. Non furono fatti prigionieri. Furono date agli equipaggi spagnoli abbondanti provviste per arrivare all'Avana. Il tesoro è stata la più grande vittoria della compagnia nei Caraibi e fu diviso naturalmente con Moses e i suoi equipaggi.
Da quell’epoca cominciarono a riversarsi sulla Jamaica molti altri ebrei olandesi in fuga dalla paura dell’inquisizione spagnola. Arrivarono a bordo di navi dai nomi tipici, “La regina Ester”, “il profeta Samuele”, “Magen Avraham” (lo scudo di Abramo).
Molti riuscirono a distinguersi per le imprese compiute e i successi ottenuti. Erano spinti da desiderio di guadagno e avventura, ma anche dalle crescenti difficoltà che incontravano in Europa.  Già da quando Cristoforo Colombo sbarcò in America (non era chiaro dove fosse arrivato), il re Ferdinando di Spagna ordinava l’espulsione di tutti gli ebrei dal regno. In quegli anni tanti fuggirono a est, verso l’impero ottomano (che era molto più tollerante), altri tentarono la sorte nel nuovo mondo.
Nella nuova terra e in poco tempo i nuovi arrivati, si inventano ogni tipo di lavoro. Agricoltori, mercanti, politici tutti osservanti, tanto che il Parlamento della Giamaica, non teneva sedute il sabato per rispettare lo shabbat. Molti divennero pirati il cui obiettivo  era combattere contro le navi spagnoli e portoghesi, quale vendetta per la secolare persecuzione.
Dopo i grandi successi, Henriques continuò a guidare un contingente ebreo in Brasile durante la dominazione olandese, e si stabilì in un isola al largo delle coste brasiliane. Dopo la riconquista dell'impero portoghese nel nord del Brasile nel 1654, Moses fuggì dal Sud America e finì come consigliere di Henry Morgan, che sarebbe diventato il più famoso pirata di tutti i tempi.
Finito Enriques sulla scena appare quindi Harry Morgan, la cui definizione fu pirata, corsaro e politico gallese (il pirata  operava nell’illegalità, si dedicava ad attaccare e affondare le navi che incontrava, (il corsaro poteva rapinare solo le navi mercantili nemiche e poteva uccidere in combattimento, perché era incaricato dal proprio governo). All'apice della carriera fu nominato governatore della Giamaica.
Morgan arrivo in Giamaica nel 1658 era giunto nei Caraibi per prendere parte al cosiddetto "Progetto Occidente", il piano di Cromwell di invadere Hispaniola. Il piano fallì miseramente e la flotta si spostò su un'isola vicina chiamata dagli indigeni Jaymaca, la "terra del legno e dell'acqua".., la Giamaica si rivelò un bottino di tutto rispetto, data la sua posizione al centro del Mar dei Caraibi. L'isola avrebbe poi svolto un ruolo centrale nella guerra dei mari, che da oltre un secolo opponeva Spagna e Inghilterra.
Da quella base, Morgan si spostava da corsaro, su tutta la costa sotto il comando degli inglesi, comando che però poco rispettava, preferiva combattere come e dove riteneva più redditizio. Attaccò l’isola di Providence, poi Porto Bello (Panama) ricavandone enormi ricchezze. Le sue battaglie per mare e per terra, sempre contro i rivali Spagnoli e Portoghesi.
Nella seconda parte della sua vita, fu nominato governatore della Jamaica, ma non durò molto. Morì di cirrosi epatica e fu sepolto a Port Royal. Quattro anni dopo la sua morte, Port Royal fu colpita da un violento terremoto che la fece sprofondare sotto il livello del mare, trascinando con sè la tomba del pirata che giace ancora lì.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

La Redazione:

"Io sono un disonesto e da un disonesto puoi sempre aspettarti che sia disonesto, onestamente è dagli onesti che devi guardarti: perché non puoi mai prevedere  quando faranno qualcosa di incredibilmente… stupido".

Jack Sparrow,  nel film "I Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna"

ATTUALITÀ - Ora e mai più, ovvero 9 nonne e 13 nipoti in crociera!
Articolo di Lucilla Crainz

Chi me l’avesse detto! Salire su una di quelle gigantesche navi che tante volte mi hanno rovinato il panorama.
Ero alla Baia di Ha Long con isolette panettone, lieve nebbiolina mattutina, barchette a vela tipiche di quelle zone quando si è mostrata all’orizzonte in tutta la sua bruttezza una nave palazzo di 20 piani, che sputava fumo dai suoi comignoli e tutta la poesia è svanita… e così per parecchie altre volte! E ne stanno costruendo sempre di più e più grandi! Orrore!
Qualche mese fa un’amica mi propone di andare con lei e i suoi nipotini in crociera e così il 30 giugno ci siamo imbarcati sulla MSC Sinfonia… 9 nonne e 13 nipoti tra gli 8 e i 12 anni a Venezia. Eravamo tra i 2600 ospiti in 980 cabine e 712 persone di equipaggio.
L’itinerario Venezia – Spalato – Santorini – Mykonos – Dubronik.
Quali le mie impressioni dopo 7 giorni? Capisco il grande successo, il costo/qualità è al massimo, cibo a profusione a tutte le ore del giorno e con varie formule, personale sempre sorridente e professionale, la stanza viene rifatta 2 volte al giorno e gli asciugamani piscina cambiati! Ottimo il programma giornaliero ricco di attività per tutte le età. Veramente se entri nel ritmo non ti puoi annoiare!...Mai! Ti fanno sentire la persona più importante per loro, come fossi una regina, la sera ti lasciano in camera il programma per la giornata successiva.
E tra cene di gala, casinò, teatro, dancing e night club ti riempiono la giornata e anche la notte!
I compagni di crociera erano per lo più famiglie, dal nonno al nipotino e la maggior parte stranieri. Io sempre in cerca di nuove amicizie non ho trovato nulla di mio gradimento!
Di sicuro quelli che si sono divertiti di più erano i bambini, Giacomo il mio nipotino è tornato a casa molto entusiasta!
Girava con i suoi amici per la nave indisturbati, facendo di tutto: piscine, mini golf, calcetto, ecc ecc. Arrivi e gli mettono un braccialetto per rintracciarli e hanno una scheda per fare tutte le attività e entrare in cabina e così per tutto il giorno, quando non scendevamo a terra…
Lì eravamo obbligati a mangiare al ristorante alle ore prefissate e fatto due tavoli, uno per noi e uno per loro. I camerieri portavano il menù, potevi scegliere tra alcuni piatti e il servizio era perfetto e puntuale, sapevano chi aveva ordinato cosa!
Ho fatto il diario della vacanza con foto e quasi tutti hanno collaborato, appena pronto lo metterò su internet se qualcuno sarà curioso di vederlo!

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

Carlotta Staderini Chiatante ci fa notare che:

“Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro.
Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano”. 

Margaret Atwood

COSTUME - Cartelli a Roma/Avvisi/Suggerimenti per tutti
Articolo di Lalli Theodoli

VIETATO  CALPESTARE LE AIUOLE
D’accordo… ma dove sono? Si tratta forse di quei cespugli di erba altissima?

Il divieto al calpestio è superfluo... Sono totalmente difese dalla loro assoluta impenetrabilità.

OBBLIGO DI TENERE I CANI AL GUINZAGLIO
Sono invece loro a chiedere, con sguardo implorante, di non essere lasciati, di non abbandonare il legame con il loro padrone. Terrorizzati di perdersi nell’altissima erba da cui a fatica emerge la punta delle loro orecchie e che, per loro, è come una savana africana.
Assolutamente sconsigliato l’ingresso ai bassotti che potrebbero smarrirsi definitivamente. E, per carità, non lasciare mai la mano dei bambini.

ATTENZIONE STRADA DISSESTATA
Il cartello di oggi dovrebbe essere invece “attenzione strada assestata“. Infatti l’improvviso cessare dello scuotimento da centrifuga da buca, sostituito da uno scorrere armonioso, potrebbe indurci a una seria preoccupazione. Mi sono forse persa le ruote? Sto slittando?

NON SOSTARE SULLE STRISCE PEDONALI
Se anche ci venisse voglia di essere trasgressivi e di parcheggiare prepotentemente l’auto in divieto… come fare?
Squadre di archeologi stanno infatti setacciando la città per trovarne le antiche orme. Alcuni piccoli pezzi di vernice, oramai grigiastra, sono stati rinvenuti qua e là e vi si accalcano gli stranieri: le antiche vestigia sono infatti incluse nel giro turistico della Capitale.

ATTRAVERSARE SULLE STRISCE
La ricerca affannosa non dà frutto. Dove sono? Alcuni coraggiosi attraversano sulla base di un piccolo baffo di vernice sull’asfalto. Altri, assolutamente ligi, vagano da giorni sulla riva destra della strada salutando i parenti, irraggiungibili, sull‘altra sponda.

ABBIATE PAZIENZA STIAMO LAVORANDO PER VOI
Grazie! Bravi! Ma dove siete? Non si vede nessuno: nemmeno una pala abbandonata un attimo per un caffè, non un trattorino o una carriola.
Assoluta mancanza di operai al lavoro protratta per giorni e giorni.
Meglio: abbiate pazienza NON stiamo lavorando per voi.

Ma..
Altri annunci, e ben più gravi, ci seguono ovunque. Il condannato è il fumo: il pacchetto di sigarette è circondato da ogni lato di avvisi che ci inducono a riflettere sui pericoli che comporta.

L’anomalia è nel fatto che i messaggi li stampa il venditore. Come se, in un ristorante, nel menu accanto alla “coda alla vaccinara” ci fosse scritto “Può provocare ictus e occlusione delle arterie”. E fosse il gestore a scriverlo.
E’ cominciato così:

IL FUMO PUÒ PROVOCARE UNA BRUTTA PELLE
Ce ne siamo fatti una ragione ed abbiamo continuato imperterriti.

IL FUMO PUÒ CAUSARE LA MORTE
Moriremo e con una brutta pelle. Pazienza!

Ma via, via la campagna dissuasiva si è fatta più cruda e le notizie si sono fatte sempre più allarmanti: il fumo causa cancro, malattie respiratorie, ictus.
Nessun calo nella vendita delle sigarette. La campagna si è fatta allora crudelmente visiva: così ai terribili avvisi si sono aggiunte fotografie spaventose.

IL FUMO CAUSA IL CANCRO AI POLMONI
L’immagine mostra il fianco di un signore con un buco terribile

IL FUMO CAUSA IL CANCRO ALLA GOLA
Foto orripilante di una bocca devastata

IL FUMO PUÒ DANNEGGIARE I VOSTRI CARI
La foto di un bambino collegato alla macchina per respirare dovrebbe immediatamente spingerci alla rinuncia.

Ma nemmeno il richiamo ai nostri affetti più cari ottiene una flessione nel mercato del fumo.
MA…

L’ultimo avviso sul pacchetto accompagna la foto di un uomo che, con la mano sulla fronte, con atteggiamento disperato, rivolge il suo sguardo sul suo corpo….. in basso.
La dicitura è:
IL FUMO PUÒ AUMENTARE IL RISCHIO DI IMPOTENZA
Ho la vaga sensazione che finalmente questo avviso porterà a qualche risultato. 
Forse questa volta ci siamo.
Forse, questa volta, il consumo di sigarette, finalmente, diminuirà sensibilmente almeno per una fetta del mercato.

Vota e/o commenta questo articolo da qui

Fai leggere questo articolo ad un tuo amico...

Torna all'indice

APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

********************

 Sabato 15 settembre 2018
ore 10.00

andremo a Caprarola alla scoperta di Palazzo Farnese e dei suoi giardini e saremo a colazione grati e felici ospiti  di Fabrizio e Marguerite Pratesi, nella loro tenuta di Corchiano

---------------

A fine settembre
vedremo la retrospettiva di
Mauro Staccioli
“Sensibile ambientale”
alle Terme di Caracalla
con Ludovico Pratesi

********************

 18 - 21 ottobre 2018
Palermo, capitale europea della cultura ospita Manifesta12.
La Lampadina organizza un lungo week end alla scoperta di Manifesta12 con Ludovico Pratesi e della città siciliana dall’impareggiabile fascinosa bellezza con Elisabetta Calandrino.


********************

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 

 

FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

 

Vi piace? - Un ponte in Vietnam sorretto da due mani giganti.  
Di dubbissimo gusto, ma sicuramente molto particolare, il ponte pedonale sospeso tra le montagne del Vietnam. 
Il ponte si chiama Cau Vang ed è stato costruito sulle colline di Ba Na, una nota località di vacanza a 1.400 metri di altitudine, nella catena montuosa Annamita, che attraversa Laos, Cambogia e Vietnam.
MdM

 

*

 

L’occhio artificiale - Un sistema che vede attraverso i muri, RF-Pose servendosi dell'intelligenza artificiale e segnali radio riesce a posizionare una persona nella stanza vicina e riportarla graficamente.
Per ora solo immagini stilizzate ma riesce a vederne anche i movimenti.
Il sistema analizza ed elabora i segnali radio che rimbalzano sul corpo delineando così ogni suo andamento.
CV

 

*

 

Leggere il giornale? Google lo fa per te! - Google Home è la prima intelligenza artificiale a parlare italiano. Se hai il wi-fi e ti colleghi con la tua app puoi cominciare a dialogare con un piccolo altoparlante.
Si inizia con un saluto, puoi chiedere una canzone, farti leggere il giornale e altre varie notizie (Home Mini Google costa 59 euro).
CV

 

*

 

Must tecnologici per le vacanze al mare - Se le tue vacanze di solito sono al mare e vuoi continuare ad essere super tecnologico ti suggeriamo per il futuro le seguenti novità:
1 una borsa con pannelli solari che ti permette la carica per il tuo telefonino, piccole radio e altro.
2 Il sensore da unghia ti dice quanto sole stai prendendo.
3 Una maschera subacquea per postare subito le tue foto sui social, non ne puoi fare a meno.
4 Una cuffia per la musica in streaming, così necessaria, nuotando. CV

 

*

 

Laviamo on line! - Lavadì la nuova app per gestire il tuo servizio di lavanderia! Imposti la app sul tuo smarthpone o PC, componi la lista degli indumenti, lenzuola, biancheria etc, scegli l’orario di ritiro, la riconsegna in 48 ore, paghi con Paypal o carta di credito.
È un servizio già collaudato in Europa.
CV

 

*

 

Cavi anti terremoti - L'Istituto di ricerca  meteorologica (Inrim) ha messo a punto dei cavi sottomarini in fibra ottica in grado di funzionare come sensori acustici, quindi monitorare le vibrazioni del sottosuolo marino.
Considerati i milioni di km di cavi già posizionati, questo sarebbe un modo semplice per evitare ulteriori dispositivi da posizionare sul fondo del mare.
Leggi di più
CV

***

 

La Lampadina
LIBRI

Questo mese di settembre Carlotta ci propone la lettura  - o rilettura -  di un classico di un'attualità sconcertante, come sempre sono le opere dei grandi.

"Furore" di John Steinbeck
Ed. Bompiani - Traduzione di S.C. Perroni

“Furore” è forse il più classico dei romanzi americani. Il titolo originale era “The Okahomans”, gente dell’Oklahoma, ma poi Steinbeck lo cambiò, seguendo il suggerimento di sua moglie in “The grapes of wrath”, i frutti dell’ira.
Steinbeck lo scrisse nel 1939 dopo aver studiato le condizioni dei braccianti agricoli dell’Oklahoma nella metà degli anno 30 del secolo scorso. Costoro, a causa dell’impoverimento del terreno, dovuto alle tempeste di polvere (John Fante "Chiedi alla polvere") avranno i raccolti distrutti e non avendo i mezzi per pagare i debiti alle banche saranno sfrattati dalle terre e dalle loro case, che saranno abbattute, davanti ai loro occhi. Saranno costretti ad emigrare verso Ovest, la California.
La famiglia Joad affronterà questo penoso viaggio così come altri milioni di diseredati come loro. Un esodo, una moltitudine in movimento che si riverserà sulla Route 66, attratta da promesse di lavoro. Una folla di milioni di persone primordiali nei loro bisogni e che quindi appare brutale, rozza sporca e minacciosa.
Li chiamano dispregiativamente “Okie”.
Nell’Ovest si diffuse il panico di fronte al moltiplicarsi degli emigranti sulle strade.
Uomini che avevano proprietà temettero per le loro proprietà. 
Uomini che non avevano mai conosciuto la fame, videro gli occhi degli affamati.

Gli uomini che non avevano mai desiderato niente, videro la vampa del desiderio negli occhi degli emigranti.
E gli uomini delle città e quelli dei ricchi sobborghi agrari si allearono per difendersi a vicenda; e si convinsero a vicenda che loro erano i buoni e che gli invasori erano i cattivi, come fa ogni uomo prima di andare a combattere un altro.
Dicevano: “Quei maledetti Okie sono sporchi e ignoranti.
Sono maniaci sessuali, sono degenerati… sono sporchi, portano malattie.
Non possiamo lasciarli entrare nelle scuole. Sono stranieri.
Ti piacerebbe veder uscire tua sorella con uno di quelli?
Gli indigeni si suggestionarono fino a crearsi una corazza di crudeltà. Formarono drappelli, squadre e li armarono: li armarono di manici di piccone, di fucili, di gas. Il paese è nostro. Non possiamo lasciare che questi Okie facciano i loro comodi”. Questa, sembra storia recente.

La famiglia Joad è l’emblema di questi “stranieri”. La famiglia Joad sono i poveri, i bisognosi, e la loro vulnerabilità è aggravata dalla necessità di emigrare da uno Stato ad un altro. Un’umanità senza diritti civili né assistenza.

Al viaggio seguirà una realtà molto diversa dalle loro aspettative: una terra fertile ma con rigide leggi di mercato. Da una parte vedranno i raccolti bruciati per mantenere alti i prezzi dei prodotti e dall’altra avranno dei salari da fame data la sovrabbondanza di manodopera, tanto ci sarà sempre qualcuno più disperato di te a lavorare per qualche centesimo in meno. Gli Okie subiranno angherie e soprusi da padroni e polizia che smantella i loro campi abusivi.
La speranza è il filo conduttore del romanzo e tra questi diseredati l’umanità non viene meno; si aiutano e si sostengono, fanno parte di una identità comune fatta di legami sociali e culturali: sono un popolo.

I personaggi di questo romanzo dalle inflessioni a volte bibliche, sono estremamente ben descritti e restano impressi. In particolare due donne, molto diverse tra loro. Una madre ed una figlia.
“Mà” di cui non ci viene neppure rivelato il nome di battesimo, disperatamente lucida e determinata nel tenere unita la famiglia Joad, essere lucidi per sopravvivere, per lavorare per poter mangiare ed avere un futuro migliore. Ma è il capo.
La sua forza è inesauribile, è una madre.
La figlia, Rose of Shanon, è una ragazza debole ma che avrà un riscatto finale sorprendente e personifica la speranza che la scena finale del romanzo rappresenta con una forza simbolica incredibile.
La carità verrà compiuta dal più diseredato degli umani.
E poi c'e' Tom, il figlio prediletto di Mà: "perché io ci sarò sempre nascosto dappertutto. Sarò in tutti i posti dove ti giri a guardare. Dove c’è qualcuno che lotta per dare da mangiare a chi ha fame, io sarò lì… Dove c’è uno sbirro che picchia qualcuno, io sarò lì e sarò nelle risate dei bambini quando hanno fame e sanno che la minestra è pronta. E quando la nostra gente mangerà le cose che ha coltivato e vivrà nelle case che ha costruito…bè io sarò lì."

Questo romanzo che ha vinto il Premio Pulitzer e National Book Award nel 1940, ha fatto vincere a Steinbeck il Nobel nel 1962. Secondo Le Monde è uno dei 10 libri migliori del 1900. John Ford nel 1941 ne fece un film con Henry Fonda protagonista.

Continua a leggere la recensione sul sito!

***

MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode per settembre

ROMA

Museo delle Civiltà - Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini”: Geisha- L’arte la persona

La mostra del Museo Pigorini,  museo spesso dimenticato, ripercorre la collezione dello scultore palermitano Vincenzo Ragusa tra il 1876 e il 1882 legato all’intrigante mondo delle Geishe.
Nella raccolta ci sono numerose xilografie e libri illustrati (ehon) che raccontano l’ukiyo, il mondo fluttuante della cultura e della società di Edo, il suo culto per la bellezza unito alla consapevolezza dell’effimera realtà della natura umana. Le geishe vengono illustrate anche attraverso le foto, scattate in particolare nel quartiere di Gion, dove alle tradizionali luci fioche del quartiere oggi si contrappongono insegne luminose, luci al neon ed il consueto caos delle moderne città.
Fino al 30 ottobre

Istituto Giapponese di Cultura: Endocosmo Maraini- a cura delle nipoti Nour Melehi e Mujah Maraini-Melehi

"Il Giappone per me non è più una cosa che si prenda o si lasci; è una frazione del sangue, un'esistenza delle selve interiori" Fosco Maraini.
Quest’anno sono ottant’anni dal primo viaggio in Giappone di Fosco Maraini: nel 1938 partiva con sua moglie Topazia Alliata e la figlia Dacia.
La mostra propone una selezione di oltre quaranta fotografie (bianco/nero e colore) provenienti dall'archivio privato della famiglia e dagli Archivi Alinari che gestiscono il suo patrimonio fotografico, oltre che le testimonianze delle sue figlie Dacia e Toni.
Fino al 20 Ottobre

 Fondazione Pastificio Cerere di Roma: Margherita Moscardini. Inventory. The Fountains of Za’atari

The Fountains of Za’atari propone un interessante sguardo dell’artista Margherita Moscardini all’interno di Camp Za’atari in Giordania che nel 2015 ha raggiunto una popolazione di 150.000 persone, diventando la quarta città più grande della Giordania.
Attualmente sono 80.000 siriano residenti. Il nucleo centrale della mostra è rappresentato dal libro e dalla scultura destinati alla collezione del Madre.
Fino al 24 Novembre

Musei di Villa Torlonia: Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà.

Ho una segreta passione per Cambellotti eclettico artista romano, che spaziava tra tutte le arti. Fu scultore, orafo, ceramista, illustratore, pittore, disegnatore di mobili, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, fotografo e anche collezionista.
Negli spazi del Casino dei Principi e del Casino Nobile sono esposte duecento sue opere tra sculture, ceramiche, stoffe, gioielli, vetrate e affiche. Dalle copertine per D’Annunzio alla réclame per la Fiat Balilla.
Fino all'11 novembre

 

FIRENZE

Fondazione Zeffirelli, Piazza S.Firenze,5
Il Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo nasce a Firenze per la volontà di Franco Zeffirelli di mettere a disposizione degli appassionati delle arti e dello spettacolo il suo ricco patrimonio artistico e culturale, collezionato durante quasi quarant’anni di carriera internazionale.
Il museo ubicato al primo piano del Complesso Monumentale di San Firenze ospita oltre trecento opere di Franco Zeffirelli, tra bozzetti di scena, disegni e figurini di costumi che il Maestro ha realizzato e collezionato sin dai primi esordi.
Il museo è aperto dalle 10 alle 18.
Giorno di chiusura il giovedì.
(Mostra segnalata da Marina Papa)

 


 

Pensiero Laterale 
Notte tempestosa

È una notte tempestosa, sei in macchina e stai guidando, quando, passando vicino alla fermata di un autobus, noti tre persone che aspettano:
1. Una vecchia signora che sembra in procinto di morire.
2. Un amico di vecchia data che, in un’occasione, ti ha salvato la vita.
3. Il partner perfetto che avevi sempre sognato.
Sapendo di poter far salire solo un passeggero nella tua macchina, chi scegli?

Guarda qui...

 

La Lampadina Racconti

"Rue de Lille"
di Vittorio Grimaldi

da "Otto limericks per Dorella e altre storie acide"
Edizioni Clichy

Un lato del Musée d'Orsay, dalla parte delle statue di bronzo, affaccia, come si sa, su rue de Lille. Scendendo la scalinata della vecchia stazione, verso sinistra, dalla parte opposta rispetto al museo, c'è il tetro edificio che ospita gli uffici della Caisse des Deperts. Poco più avanti, c'è la sede di rappresentanza della stessa Caisse des Depòts, i cui finestroni, protetti da inferriate dorate di ferro battuto, sormontate da intempestivi festoni natalizi, pretendono di ispirare solidità e sicurezza.

Il 17 novembre, alle 5 del pomeriggio di una domenica gelida la strada è deserta. Due uomini si incrociano camminando sui marcia-piedi opposti. Uno indossa un lungo cappotto blu scuro, di cachemire, che deve essere stato molto costoso ma che è piuttosto vecchio, perché qua e lì il tessuto è sbiadito e le tasche verticali, a filo, sono lise. Calcato sulla testa ha un cappelluccio nero, tondo, da marinaio brettone, di quelli che si possono stringere sul cranio grazie ad una fettuccia di velcro. Dall'orlo del cappelluccio spuntano folti capelli bianchi, disordinati.
L'uomo che cammina sull'altro marciapiede è lungo e magro come una statua di Giacometti, è molto più giovane e indossa un cappotto spinato di tessuto scadente, nuovo e ben stirato. Intorno al collo ha una sciarpa gialla annodata con cura.

Dopo essersi scrutati, senza rallentare, i due uomini compiono all'incirca altri cinquanta passi, ciascuno sul suo marciapiede e nella sua direzione. Poi si voltano entrambi, in perfetta sincronia. L'uomo con la sciarpa gialla estrae una pistola e spara all'uomo con il cappotto blu dall'altra parte della strada. Questi ha appena pensato, con un brivido di paura che rue de Lille, a quell'ora, è il luogo ideale per un omicidio insensato. Prima di morire ha il tempo di meravigliarsi della sua preveggenza e di preoccuparsi per il cappotto che, cadendo, si può sporcare... ma non di capire che rue de Lille, di fronte alla Caisse des Depòts, è il posto casualmente esemplare per l'omicidio di un banchiere.

La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
Per informazioni scrivere a info@lalampadina.net

Ricevi questa mail in quanto in passato hai prestato il tuo consenso a riceverla. In ottemperanza all’art. 13 del Regolamento 2016/679 (GDPR) e ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) puoi da qui verificare quali sono i dati conservati all'interno
del nostro database
ed eventualmente aggiornarli, oppure decidere di disiscriverti.

Se desideri segnalare "La Lampadina" ad un amico scrivi a iscrizioni@lalampadina.net.

Grazie
Il Team de La lampadina