Prima di immergervi nell'accurata lettura dei nostri articoli, vi invitiamo a mettervi comodi e a riprendere un breve viaggio nel mondo del cinema iniziato da Filippo Antonacci qualche tempo fa con
questo
articolo "Voci nell'ombra breve storia del doppiaggio"
Filippo nel corso di questo lockdown ha finalmente messo mano al video che voleva proporvi, ed eccolo qui! Cliccate sull'immagine e buona visione!
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ABBIAMO OSPITI/ATTUALITÀ - Io sono europeo Articolo di Gustavo delli Paoli Carini, Autore Ospite de La Lampadina Credo di essere stato il primo ad avere frequentato la Scuola Europea a Lussemburgo dalla sua inaugurazione, nel 1953, alla maturità. All'epoca quasi tutte le lezioni (salvo matematica, lingua madre, latino e greco) venivano impartite in francese e in tedesco.
Studiavamo,
per esempio ma non soltanto, Storia e Geografia in francese,
con insegnanti francesi e i miei compagni di banco erano
tedeschi e olandesi, oltre che italiani. Ho sentito
parlare dei nostri eroi nazionali soltanto a casa e
francamente non molto.
Francesi e belgi (il fiammingo non era ancora una rivendicazione) imparavano le stesse materie in lingua tedesca, con insegnanti tedeschi. I pochi americani, figli di militari, erano fortissimi a pallacanestro, ma un po' spaesati. Con alcuni siamo rimasti amici e ancora non parlano né francese, né tedesco, ma questa è un'altra storia. A parte diplomatici e funzionari delle Istituzioni Europee, gli italiani a Lussemburgo erano in maggioranza operai del Nordest. Le uniche inflessioni regionali marcate che sentivo a scuola erano veneto e friulano. Potrei scrivere delle innegabili caratteristiche nazionali che si potevano osservare, ma preferisco ricordare che i miei "amichetti del cuore", (mi limito al periodo pre-adolescenziale per non scivolare nello stile "arcoriano"), sono stati a turno olandesi, tedeschi, francesi e belgi, oltre che italiani. Scazzottate per cause nazionalistiche c'erano state, ma soprattutto fra i più grandi, arrivati alla Scuola Europea già impregnati di nazionalismo e pregiudizi. La guerra era finita da soltanto 8 anni. Io mi sento europeo, spontaneamente, senza sforzo e senza doverci ragionare. Da adulto ho vissuto, oltre ad un anno rispettivamente a New York e Ginevra, a lungo a Bruxelles, Londra e Parigi. Ho avuto colleghi di ufficio provenienti praticamente da tutti paesi (forse non da Samoa, Kirghizistan, Borneo e pochi altri). Per lavoro ho viaggiato in Asia, Europa, America Latina, Medio Oriente e Stati Uniti. Penso di non avere pregiudizi. Ma mi sento europeo. Ho attraversato decine di volte l'Europa in macchina. Prima, per stradine, valichi e campagne si attraversavano paesaggi e villaggi, diversissimi gli uni dagli altri ogni ora di viaggio... anche con le autostrade e i tunnel (raccomandiamo quello del Brennero), la varietà è una costante.
Negli Stati Uniti, dopo migliaia di chilometri identici,
puoi cercare di distrarre eventuali pargoli ormai esauriti
e urlanti; "guardate bambini, una mucca!" e dopo ancora
altre tre ore: "guardate bambini, un'altra mucca!"..non
è esattamente la stessa cosa, trust me.
Ogni regione, ogni città, ogni villaggio italiano sono diversissimi gli uni dagli altri e se ci esprimessimo nei nostri dialetti saremmo capiti soltanto nel raggio di 100Km da casa nostra. Ma nessun pisano oggi pensa di dichiarare la guerra a Firenze o Genova. Qualche, anzi troppi idioti attaccano i tifosi delle squadre avversarie, ma quando gioca la nazionale tutti tornano ad essere italiani. Io non faccio testo; non provo alcun sentimento nazionalistico. Nel tennis, per esempio, se gioca un italiano cafone (read my lips) contro un gentiluomo spagnolo, tifo per il gentiluomo. Non per snobismo, proprio naturaliter. Certo, è meglio farsi autocritica, che farsi insultare..Come diceva Cyrano, gli sberleffi "je me les sers moi-même, avec assez de verve, mais je ne permets pas qu'un autre me les serve".
Ecco, io tifo per l'Europa. Purtroppo soltanto nel golf,
con la Ryder Cup, esiste una squadra europea che
ogni due anni sfida gli Stati Uniti. Nell'ultima edizione
ho sentito tifosi inglesi incitare entusiasticamente
Francesco Molinari in quanto leader della squadra europea...
Se ci fossero atleti "europei" ai Giochi Olimpici, otterrebbero più medaglie degli atleti americani, russi o cinesi. L'Europa sbaraglierebbe il resto del mondo. Forse ciò aiuterebbe a ricreare uno spirito di appartenenza. Lo sport è una metafora di come potrebbe essere forte questa Europa. Ovunque ci siano progetti comuni e collaborazione, ESA, Airbus e tanti altri, l'Europa emerge. Sappiamo cosa non ha ancora fatto la UE, dove ha sbagliato, dove può e deve migliorare...ma forse non ci rendiamo conto di tutto ciò che è stato compiuto e che ormai diamo per scontato, ma scontato non è, last but not least 70 anni di pace e di benessere. Guardare il resto del mondo, anche senza andare troppo lontano, per capire. Ich bin ein Europaer... Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | La Redazione propone questa previsione: "L'Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune... Tale unione dovrà venire un giorno o l'altro per forza di eventi. Il primo impulso è stato dato. Dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sarà più possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli."
Napoleone Bonaparte |
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ARTE – La Galleria Borghese, la Collezione, un inizio per lo meno inquietante Articolo di Carlo Verga
Un sito museale unico
al mondo, lo avete mai visitato di sera? Io ne ho avuto
l’occasione qualche tempo fa per gli auguri di Natale
di un amico romano.
Già l’arrivo con il palazzetto illuminato ti lascia
senza parole, poi visitarlo con poche persone, con la
giusta misura di luci e con tutto il tempo a disposizione,
ti dà modo dI soffermarti ed apprezzare le opere più
significative trasportandoti in un mondo che fu.
Qualche giorno fa leggendo “L’architettatrice” di Melania
Mazzucco -che, nel suo libro, descrive così bene il
periodo, siamo ad inizio del Seicento-, trovo il racconto
di un fatto inquietante successo proprio intorno alla
collezione Borghese. Un fatto che ha il sapore di un
raggiro bello e buono.
I temi. un ferito grave, un arresto, un accordo in extremis
per la cessione di una prestigiosissima collezione d’arte.
I personaggi coinvolti:
Camillo Borghese, Papa Paolo V
Scipione Borghese, nipote del Papa
Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino
Cristofano Roncalli detto il Pomarancio.
Come sempre in quei tempi, il papa del momento, con
i suoi favoritismi e gli investimenti nelle grandi opere
aveva il potere di creare forti malumori fra gli artisti,
che a seconda della circostanaza, venivano estromessi
o immessi nell’abbellimento o costruzioni delle chiese
e della stessa basilica di San Pietro. Due artisti del
periodo, Il Pomarancio e il Cavalier d’Arpino scesi
a Roma proprio per il volere del papato, furono entrambi
coinvolti nella fabbrica di San Pietro.
Il
Cavalier d’Arpino rinomato pittore, aveva una bottega
di pittura, e possedeva la più bella e prestigiosa collezione
di quadri e opere dell’intera Roma, desiderata ed invidiata
da tutti e in principal modo da Scipione Borghese, buon
intenditore e collezionista d’arte.
Il Pomarancio era stato allievo del Cavalier d’Arpino
e appoggiato dal nuovo Papa Borghese, mentre il Cavalier
d’Arpino era stato il pupillo del papa precedente Aldobrandini,
Clemente VIII. Va da sè che vista la situazione con
entrambi i pittori coinvolti nello stesso progetto,
si creò una forte competizione tra i due, che in poco
tempo e a seguito di pettegolezzi, maldicenze etc arrivò
a trasformarsi in un vero odio reciproco.
In una notte buia, Il Pomarancio, tornando a casa, fu
assalito e gravemente sfregiato da un personaggio mascherato
che poi fuggì senza lasciar traccia.
Ci fu l’immediata reazione del pittore che pensò al
Cavalier d’Arpino, come mandante del fatto oscuro.
Sporse la sua denuncia presso le autorità che al momento
erano presiedute da un personaggio vicino alla figura
del Papa e alla famiglia Borghese.
Il Cavalier d’Arpino, ricercato e vista la mala parata,
fuggì rifugiandosi nel Palazzo della Cancelleria. Le
guardie nel frattempo, perquisirono il suo appartamento
e vi trovarono due pistole. A quell’epoca il detenere
le armi era passibile di pena di morte.
Il Cavalier d’Arpino finì in tribunale e con l’appoggio
di un rinomato avvocato dell’epoca fu in parte scagionato
per l’aggressione, ma non per le pistole rinvenute.
Grandi maneggi e raggiri tanto che per pagare la sua
colpa gli fu richiesto di cedere l’intera collezione
alla Camera apostolica, che una volta ottenuta, si affrettò
a girarla a Scipione Borghese, nipote del papa. Scipione
Borghese era sicuramente un buon collezionista e intenditore
e già a più riprese aveva cercato di acquisire la collezione
ma aveva sempre ottenuto un netto rifiuto. Non aveva,
naturalmente nessun titolo per averla, ma finì così.
Grazie a quell’episodio molto controverso la Galleria
Borghese ha oggi, capolavori di tanti pittori del Seicento,
inclusi Caravaggio, dell’Arpino stesso, del Roncalli,
dei Caracci che costituiscono il nucleo portante della
intera collezione. Questo certo consacrò il Cavalier
d‘Arpino come pittore, collezionista e venditore, ma
certo qualche perplessità su come venne ottenuta da
Scipione Borghese la collezione con il supporto del
Suo illustre Zio…
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Daniel Barenboim |
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ABBIAMO OSPITI/ASTROFISICA - I FRB Articolo di Gian carlo Ruggeri, Autore Ospite de La Lampadina
I lampi radio
veloci (Fast Radio Bursts - FRB) costituiscono
uno dei maggiori ed affascinanti misteri dell’astrofisica,
non ancora risolti. Scoperti nel 2007, essi consistono
in impulsi radio brevissimi (millisecondi o durata inferiore)
e sono un miliardo di volte più brillanti di qualsiasi
cosa simile, in posizione remota, nella nostra galassia.
Tali impulsi sono molto regolari: i ricercatori dell’esperimento CHIME (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment), tra il 16 settembre ed il 30 ottobre 2019, hanno registrato segnali che si ripetevano nei primi quattro giorni ogni ora; successivamente, il silenzio e, quindi, la loro riapparizione dopo dodici giorni, nello stesso modo.
Prima di esporre cosa rappresentano gli FRB è, però,
necessario illustrare cos’è una stella di neutroni
ed una pulsar. Quando le stelle di dimensioni
molto maggiori del Sole esauriscono il loro combustibile
nucleare, subiscono una trasformazione dipendente da
un parametro denominato “Massa solare”: in funzione
della grandezza di tale parametro, si possono formare
le stelle di neutroni, ovvero piccole sfere
di 10 – 20 Km di raggio che contengono una volta e mezzo
la massa del Sole.
Queste piccole stelle ruotano su se stesse a spaventose
velocità (anche superiori a 50.000 Km / s). Le stelle
di neutroni producono campi magnetici altissimi,
superiori miliardi di volte alle stelle ordinarie. Allorché
l’asse magnetico della stella non coincide con il suo
asse di rotazione, gli elettroni ed i positroni (= antiparticella
dell’elettrone) che sono rimasti liberi sulla superficie
della stella, vengono accelerati verso i poli e danno
luogo ad un getto di radiazione
elettromagnetica: se la Terra si trovasse sul cono di
emissione di tale stazione radio, si potrebbe registrare
un segnale radio molto regolare e pulsato, come un faro
che emettesse onde radio (invece di onde luminose):
è una pulsar. Gli FRB, oltre a possedere la
succitata peculiarità (impulsi radio brevissimi ed enormemente
brillanti), ne hanno un’altra: sono estremamente dispersi.
La dispersione (DM) è un fenomeno che si manifesta quando un segnale radio viaggia dalla sua sorgente verso un osservatore (supponiamo, sulla Terra): le frequenze più alte che compongono il segnale giungono al radio telescopio prima delle basse frequenze. In presenza di particelle cariche, come protoni ed elettroni, dei quali è formata la luce, i protoni, molto più energetici, tendono a spingere indietro gli elettroni liberi con un moderato effetto sulla loro velocità, pertanto, la quantità di dispersione è dominata dagli elettroni, che sono 2000 volte più leggeri dei protoni; per questo, in astronomia, si considera responsabile della dispersione il contenuto in elettroni liberi. Clicca su questa immagine a destra per vedere il video dell'Esa e avere un'idea delle stelle di neutroni.
Per
semplificare, pensiamo che la dispersione rappresenti
il numero di elettroni liberi fra l’osservatore
e la pulsar, per unità di area. Come su accennato,
il grande interesse suscitato dagli FRB è dovuto ai
loro due principali attributi: l’estrema luminosità
e l’elevata dispersione (DM). Diversamente
dalle pulsar, la cui DM varia fra le decine
alle centinaia, gli FRB hanno una DM intorno
alle migliaia: questo indica che essi passano attraverso
molta più materia di quella che la nostra galassia ha
da offrirci lungo il percorso ottico.
Ciò
suggerisce la loro natura extragalattica: prospettiva
eccitante, dal momento che essi potrebbero essere usati
come sonde di parametri cosmologici, campi magnetici
intergalattici, o come localizzatori di materia
barionica dispersa nell’universo (i barioni
sono particelle subatomiche composte, costituite
da un numero dispari di quark; quest’ultimo
essendo una particella elementare costituente dei protoni,
dei neutroni e dei mesoni).
Difficile pensare ad una trasmissione aliena, a causa
dell’elevatissima intensità
dei segnali; forse la regolarità di essi potrebbe essere
attribuita ad una stella di neutroni od a un sistema
di due oggetti (stelle, pianeti, asteroidi o galassie
– “sistema binario”, molto diffuso nell'universo)
vicini tra loro e avvinti dalla mutua attrazione gravitazionale,
così da orbitare attorno ad un comune centro di massa.
Clicca sull'immagine alla tua destra per vedere il video di un sistema binario di doppia pulsar. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice |
ICH
ama questa citazione e Filippo
aggiunge che fu lo stesso Hauer
a modificare il dialogo e, interpretandolo
in un unico ciak, commosse la
troupe che alla fine esplose in
un applauso per la forza e intensità
dell'interpretazione:
"Io
ne ho viste cose che voi umani
non potreste immaginarvi: navi
da combattimento in fiamme al
largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare
nel buio vicino alle porte di
Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno
perduti nel tempo, come lacrime
nella pioggia.
È tempo di morire."
Il
replicante Roy Batty
(Rutger
Hauer)
nel film "Blade Runner"
(guarda la scena finale - ita
- eng)
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CULTURA - Grandi donne nella storia: Eleonora d'Aquitania Articolo di Beppe Zezza In questo periodo “va molto” mettere in evidenza il contributo delle donne alla vita passata e presente del nostro mondo. Vi parlerò di Eleonora – in francese Alienor – di Aquitania, una donna che è stata successivamente Regina di Francia e Regina di Inghilterra e la cui vita è un vero romanzo. A Bordeaux è molto famosa, al punto che strade e centri commerciali sono intitolati a suo nome, mentre in Italia è poco conosciuta.
Eleonora
è figlia del Duca di Aquitania, duca di Guascogna e
conte di Poitiers, Guglielmo X il Tolosano, con possedimenti
vastissimi nell’ovest della Francia e sua erede dopo
la morte precoce del fratello. [Non è chiaro se Guglielmo
fosse o meno un “vassallo” del Re o un suo Pari. Si
deve comunque sottolineare che all’epoca – XII secolo
– i grandi feudatari dovevano al Re poco più dell’“omaggio”,
un atto formale di riconoscimento e di sottomissione,
ed erano, secondo i criteri attuali, praticamente indipendenti
dal potere centrale.]
Educata a corte nell’ambiente culturalmente elevato
nel quale si era sviluppato il movimento dello
“amor cortese” aveva anche appreso a praticare attività
più maschili quali il cavalcare e il cacciare. Suo padre
la diede in sposa a Luigi, figlio di Luigi il Grosso,
che diventerà con il nome di Luigi VII il sesto Re di
quella dinastia capetingia, (succeduta a quella dei
discendenti di Carlo Magno,) che regnerà in Francia
fino alla metà del 1800.
Anche se Re, i possedimenti di Luigi VII erano di dimensioni di gran lunga inferiori a quelli della moglie. Le proprietà si sarebbero unite solo in una comune discendenza.
Eleonora al momento del matrimonio aveva solo quindici
anni ed aveva uno stile di vita troppo “libero”
e dispendioso a giudizio della corte dei Franchi e di
suo marito, il quale si predisponeva a farsi monaco
ma era diventato Re a motivo della morte prematura del
fratello primogenito.
Eleonora volle partecipare insieme al marito alla seconda crociata (curiose queste guerre con mogli al seguito!) La cosa non ebbe buone conseguenze, sia perché la crociata fu un fallimento sia perché Luigi la sospettò di avere intrattenuto ad Antiochia una relazione incestuosa con lo zio Raimondo di Poitiers. Forse la notizia era falsa ma circolava apertamente. Luigi richiese ed ottenne dalla Chiesa lo scioglimento del matrimonio “per consanguineità di quarto grado" – suo bisnonno era trisnonno di Eleonora (!) (le sentenze di nullità non proprio “limpide” non è dunque cosa solo dei giorni nostri). Eleonora non si scompose e solo due mesi dopo l’annullamento, dopo un breve scambio di corrispondenza, convolò a nuove nozze con Enrico Plantageneto, duca di Normandia e conte di Angiò, che aveva incontrato a corte qualche anno prima: lei aveva trent’anni ed Enrico era più giovane di ben 11 anni. (Per inciso il grado di parentela con Enrico era ancora più stretto di quello con Luigi). Poco tempo dopo Enrico viene incoronato Re di Inghilterra; Eleonora dunque meno di due anni dopo essere stata Regina di Francia diviene Regina di Inghilterra!
Da
Enrico ebbe 8 figli – cinque maschi e tre femmine (da
Luigi aveva avuto solo due femmine).
La sua vita matrimoniale con Enrico non fu affatto serena. Enrico le fu sempre infedele mettendo al mondo un buon numero di bastardi. Eleonora, non appena possibile, cercò di fargliela pagare. Quando suo figlio Riccardo – detto cuor di Leone, da noi tutti conosciuto e amato per la sagra di Robin Hood ma storicamente noto per la sua ferocia – insieme ad alcuni fratelli si ribella al padre Enrico II, Eleonora partecipa al complotto. Questo però fallisce e lei è costretta a fuggire.
Dove cerca rifugio? In Francia, dall’ex marito Luigi
VII!
La fuga non riesce, Enrico la intercetta e la imprigiona. La prigionia dura quasi quindici anni e termina solo con la morte di Enrico. Riccardo, che succede a Enrico, le lascia le redini del Regno per partecipare alla terza crociata. Eleonora gli cerca una moglie – l’unione con quella che gli era stata destinata era diventata impossibile essendo questa divenuta l’amante del padre! -, la trova in Spagna e traversa le Alpi e tutta l’Italia fino a Messina perché il matrimonio si possa celebrare prima della partenza per la Terra Santa. Di là deve ritornare precipitosamente in Inghilterra per sventare il tradimento del figlio più giovane, Giovanni – detto Senza Terra – che, approfittando dell’assenza del fratello, si è impadronito del potere.
Lo sfortunato Riccardo non solo non ha successo nella
crociata ma sulla via del ritorno viene preso
prigioniero dall’imperatore del Sacro Romano Impero
disposto a liberarlo solo a fronte di un riscatto salatissimo
(due anni di tasse del regno di Inghilterra). Eleonora
riesce a metterlo insieme, lo porta personalmente all’imperatore
e libera Riccardo.
Compiuta l’impresa si fa monaca in terra francese nell’Abbazia
di Fontevrault – monastero particolarissimo per il fatto
di essere contemporaneamente maschile e femminile e
di avere sempre a capo
una badessa. Vi rimane qualche anno e ne esce alla morte
di Riccardo per sostenere le pretese del suo altro figlio
Giovanni senza Terra e per scegliere tra la sua parentela
una moglie a Luigi, il futuro San Luigi, erede del trono
di Francia.
Ha allora 77 anni: una bella energia! Ritorna a Fontevrault e vi muore a 82 anni. Eleonora di Aquitania è stata comprensibilmente oggetto di libri, pellicole cinematografiche, opere televisive e perfino di fumetti. Ce n’era ben donde! Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | La Redazione condivide questa idea: "Non si nasce donne, si diventa". Simone de Beauvoir |
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ABBIAMO OSPITI/STORIA MODERNA – La Turchia di Erdogan Articolo di Norberto Cappello, Autore Ospite de La Lampadina
Quasi un secolo fa, nel
luglio 1923, con il Trattato di Losanna, la nuova “Repubblica
di Turchia” veniva
riconosciuta internazionalmente, stato successore dell’Impero
Ottomano, dissoltosi al termine della Prima Guerra Mondiale.
Il territorio della nuova repubblica era stato limitato
alla penisola anatolica in Asia e ad un piccolo tratto
della Tracia sul lato europeo del Bosforo, con la capitale
trasferita da Istanbul ad Ankara.
Padre della nuova Turchia fu Mustafa Kemal, più tardi
noto come Ataturk, esponente del movimento nazionalista
dei Giovani Turchi, che aveva l’ambizione di creare
una moderna forma di civiltà turca. Ataturk, avviò subito
riforme profonde ispirate ai paesi occidentali: un forte
processo di laicizzazione, volto a reprimere il ruolo
della religione islamica e ad occidentalizzarne i costumi
(ad es. per le donne proibizione del velo, parità con
gli uomini e diritto di voto), riforme dei codici (ispirati
a quelli italiano, tedesco e svizzero), riforma della
scrittura (introduzione dei caratteri latini) e così
via. Infine, all’esercito fu conferito una sorta di
mandato quale garante
della salvaguardia di tali principi riformatori e della
laicità dello stato. In politica estera, Ankara ha privilegiato
i paesi europei occidentali, tra i quali forse vorrebbe
essere annoverata, mentre ha riservato una certa prudenza
verso quelli arabi, attenta a non essere considerata
parte di un Medio Oriente allargato. In tempi più vicini
si è attenuta ad una politica di stretta alleanza con
gli Stati Uniti ed i loro alleati (la Turchia è uno
dei principali membri della NATO) e ad una economia
di mercato.
Su queste basi la nuova Turchia si è sviluppata fino agli anni più recenti, superando vari momenti delicati, a cominciare dalla morte di Ataturk nel 1938, passando alla prudente posizione assunta durante la Seconda Guerra Mondiale, all’occupazione di parte di Cipro (nel 1974), alle varie crisi di politica interna, in cui a volte (nel 1960, 1971, 1980, 1997) l’esercito è intervenuto, ma ritirandosi poco dopo, asseritamente per proteggere i valori fondamentali del paese.
Questa premessa storica, molto sintetica, è necessaria
per valutare il cambiamento di tale quadro allorchè
le elezioni dell’ottobre 2002 portarono al potere il
Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), guidato
dal suo leader Recep Tayyip Erdogan. Da allora si registra,
da una parte, un consolidamento dello sviluppo economico,
con il benessere che raggiunge anche le regioni più
interne della Turchia (per molti versi diventata “la
Cina dell’Europa”, oltre che membro del G 20), dall’altra
parte, si assiste ad una graduale erosione del rispetto
dei diritti umani che caratterizzano l’Unione Europea
nonchè ad una maggiore visibilità dei simboli dell’Islam,
come un ritorno del velo per le donne. Erdogan sembra
considerare la religione islamica come un importante
fattore identitario, collante, all’interno, di un paese
diviso in varie etnie, nonché elemento di contatto con
altri paesi a maggioranza musulmana. Ma è sul piano
internazionale che i cambiamenti sono più vistosi. Innanzi
tutto per quanto riguarda l’Europa. Il negoziato, avviato
nel 2005 per l’adesione all’Unione Europea, incontrò
fin dall’inizio difficoltà a causa di una certa ostilità
soprattutto da parte francese e tedesca (l’Italia piuttosto
favorevole). Ormai è di fatto bloccato per colpe di
ambedue le parti, più di recente a causa del progressivo
allontanamento di Ankara dai valori europei, particolarmente
in materia di libertà civili e diritti delle persone.
Ciò soprattutto dopo il fallito colpo di stato, tentato
da alcuni reparti militari nel luglio 2016, che ha dato
modo ad Erdogan di “normalizzare”, con ufficiali a lui
fedeli, le Forze Armate, tradizionalmente autonome e
garanti della Repubblica rispetto al potere politico.
Inoltre, Erdogan si è avvalso dell’emergenza per procedere
con arresti e pesanti condanne nei confronti di un numero
rilevante (oltre 12.000) di militari, di magistrati,
dipendenti pubblici, giornalisti, etc, in quanto fiancheggiatori,
più o meno palesi, del tentato golpe.
Al di là dello stallo del negoziato di adesione i legami economico-commerciali tra la Turchia e l’UE rimangono comunque molti forti. Va ricordato poi un altro elemento, dalla valenza anche politica: con la Dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016 in ambito migratorio, Ankara, a fronte di finanziamenti europei per 6 miliardi di Euro, si impegna a controllare i flussi irregolari di migranti verso l’UE, venendo così a disporre di una importante leva da far eventualmente valere– come recentemente minacciato – nei confronti di Bruxelles. Le altre aree di azione più significative in cui la Turchia sta cercando di affermare la propria influenza sono quelle che vanno dal Medio Oriente al Nord Africa attraverso il Mediterraneo, nonché nel Corno d’Africa, in Somalia ed Eritrea, sulla spinta di interessi geopolitici ed energetici, in competizione con paesi come l’Arabia Saudita ed l’Iran, ma anche, in alcuni casi, con la Russia e gli stessi Stati Uniti, questi ultimi considerati gli alleati più stretti almeno fino al tentato golpe militare del 2016, ma poi sospettati di esserne in qualche modo sostenitori. Significativo, a tal proposito, il recente acquisto da parte di Ankara – si ricorda, membro della NATO - di sistemi missilistici russi nonostante le ferme proteste di Washington. In questo numero ci occupiamo delle due aree di maggior interesse per la Turchia, quali Siria e Libia, mentre parleremo di altri paesi nel prossimo numero. Per quanto riguarda la Siria, ove i turchi sono intervenuti militarmente a più riprese, Ankara è interessata a controllare una fascia territoriale di sicurezza lungo il proprio confine meridionale, ove operano milizie curde, combattute per decenni perché considerate una grave minaccia alla propria sicurezza nazionale. Inoltre, la Turchia intende controllare i flussi di profughi siriani (ne ospita già quasi 4 milioni), possibilmente favorendone la ricollocazione. Infine, Ankara aspira ad assicurarsi un ruolo nel futuro assetto, ancora imprevedibile, della Siria e nella sua ricostruzione. Per quanto riguarda la Libia il sostegno di Ankara al governo riconosciuto dall’ONU di Fayez al-Serraj si colloca in un quadro di cooperazione avviato da tempo, ma che ha assunto una nuova valenza più di recente, con la fornitura di mezzi e materiali bellici, nonché con il dispiegamento di truppe mercenarie (stimate in 6/7000 unità), ciò a fronte di un accordo più ampio, comprendente anche la ridefinizione dei confini marittimi tra Turchia e Libia e quindi delle rispettive zone economiche esclusive. È questa un’area strategica dal punto di vista energetico, che vede già la presenza di paesi come Egitto, Cipro, Israele e Grecia, nonché, indirettamente, Italia e Francia. La Turchia sembra dunque intenzionata ad inserirsi in iniziative già avviate da cui era stata esclusa, ma anche a svolgere un suo ruolo autonomo, in qualche modo strumentalizzando tale posizione anche nel quadro del lungo contenzioso con Atene a proposito di Cipro, per valorizzare lo sfruttamento di risorse di gas nella parte turco-cipriota, attualmente non riconosciuta internazionalmente se non dalla sola Turchia.
Questa
politica, definita “neo-ottomana” da qualche osservatore,
raccoglie pochi consensi nella comunità internazionale
e piuttosto ostilità da paesi come l’Egitto e l’Arabia
Saudita. In tale quadro appaiono significative due recenti
prese di posizione di Ankara: l’invio di aiuti sanitari
ad oltre 50 paesi, tra cui anche USA, Cina e Regno Unito
in un quadro di “Diplomazia del Coronavirus” e, parallelamente,
il rifiuto di avvalersi degli aiuti del Fondo Monetario
Internazionale in questo momento di crisi.
In effetti Erdogan appare sempre di più avvicinarsi a quel modello di “democrazia gestita” di cui sono vociferi alfieri il Presidente russo Putin e quello cinese Xi Jinping. Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | Forse la politica della Turchia non si muove seguendo questo proverbio: "Chi cerca un amico senza difetti, resta senza amici e trova solo difetti."
Proverbio turco |
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ABBIAMO OSPITI/TEATRO - Maceratesi a Roma Articolo di Mario Belloni, Autore Ospite de La Lampadina Nota di Carlo Verga: “Mario, un amico da tanti anni sempre pervaso da grande curiosità, che oggi vive a Macerata, ha scoperto una forte affinità tra la città di Macerata e Roma. A conferma di ciò ci invia un articolo “Il Politeama Marchetti, un teatro di periferia con tante affinità romane”. A conferma di tale affinità mi ha inviato l’immagine che potete vedere e una simpatica spiegazione. Nella prefazione del libretto, pubblicato qualche tempo fa, "Illustri maceratesi a Roma", Mario, scrive: “Sono rimasto sorpreso nel ritrovare d’uso corrente a Macerata numerosi modi di dire tipicamente romani. Per esempio l’espressione “trozzi e bocconi” che si riferisce a cose kitch e di poco conto è la traduzione del romano “tozzi e bocconi”. Infatti a Roma si dice “ un tozzo di pane” e a Macerata un “trozzo de pà”.
E
l’amico Mario mi ha voluto illuminare circa l’origine
dell’espressione citata che è riconducibile alla discesa
a Roma, dopo Porta Pia, dei “buzzurri” milanesi che
volevano dare una svolta di novità alla Roma papale.
Due dei milanesi, tali Tozzi e Bocconi (quest’ultimo
fondatore delle famosa Università Milanese in ricordo
del figlio morto in guerra), aprirono un grande magazzino
a Via Nazionale (che poi divenne La Rinascente) con
il loro nome e dove vendevano abiti già confezionati
e grandi assortimenti di tessuti a “costi fissi mitissimi”
e forse non di grande gusto. Il popolo de’ Roma non
perse occasione per farli diventare sinonimo di kitch
non adatto, comunque, a persone di un certo livello..
Ecco l’articolo di Mario, buona lettura."
Con il finire dell’Ottocento e l’aria nuova che veniva
dal secolo entrante grazie anche alla borghesia che
andava assumendo un peso sempre più importante nella
società sorse la necessità nel nascente Regno d’Italia
di avere un luogo dove tutti i cittadini potessero assistere
a svariati spettacoli, compresi quelli circensi ed equestri,
come pure per allestire mega banchetti e grandi veglioni
per le varie Società e Associazioni che si stavano creando
e avere un teatro per grandi manifestazioni
politiche. I teatri esistenti, invece, erano condominiali
o riservati ai nobili e, per le loro piccole dimensioni,
non permettevano un incasso tale da offrire spettacoli
di un certo livello. Spesso i proprietari sceglievano
gli spettacoli secondo i loro gusti non sempre orientati
alle novità.
Il Politeama, con la sua capienza di oltre duemila posti a sedere ed una platea circolare con un diametro di trenta metri, rispose perfettamente a questa esigenza. In un certo senso anticipò i tempi diventando un locale ove chiunque, appartenente a qualsiasi ceto sociale, era ben accetto purché in grado di pagare il biglietto. Molto probabilmente l’idea di realizzare a Macerata un Politeama fu suggerita ad Anastasio Marchetti dal suo amico imprenditore maceratese Domenico Costanzi, che a Roma, oltre ad alcuni grandi alberghi, tra cui l’Hotel Russia e l’Hotel Quirinale, fece costruire il Teatro Costanzi (oggi Teatro dell’Opera).
Interessante
sapere che il Costanzi in un primo momento aveva pensato
ad un grande Politeama (con circa tremila posti) destinato
alle classi medie e borghesi. Il progetto non ebbe seguito
per le polemiche sorte intorno alla sua peculiarità
popolare. Si preferì avere un “aristocratico Teatro
Regio” con soli 1.600 posti.
È fuor di dubbio che il Costanzi frequentasse la nostra città, avendo i genitori Pietro e Maria Mazzoni residenti a Macerata. Sicuramente nei molti contatti avuti con il Marchetti, avrà parlato dei suoi progetti e della sua attività teatrale.
Il Politeama di Macerata fu inaugurato il 14 giugno
1891 con il Barbiere di Siviglia di Rossini, a cui fece
seguito la Compagnia Drammatica Romana Cecchini-Branchi.
Successivamente arrivò al Politeama la Compagnia romanesca
di Pietro Tamburri, con ”Er porcino fra la stoppa,”
che “aveva fatto la delizia del pubblico della Capitale».
Questa Compagnia rappresentò, per la prima volta nella
nostra città, il Marchese del Grillo, l’operetta in
tre atti di Giovanni Mascetti, che divenne una delle
più rappresentate sulle scene dei teatri maceratesi
e sempre con grande successo.
Ulteriore conferma che il Marchetti fosse al corrente degli spettacoli messi in scena a Roma si ha dal fatto che sui periodici locali, per promuovere un nuovo spettacolo programmato per il Politeama, questo veniva annunciato come esibizione «reduce dai trionfi all’Adriano di Roma» o che «ha avuto enorme successo al Costanzi di Roma». Anche la famosa attrice Hanako, della Compagnia del Teatro imperiale di Tokio, che aveva calcato la scena romana, recitando in rigoroso giapponese, si esibì al Politeama di Macerata suscitando tanta meraviglia e molta curiosità. La stampa locale riferì che l’attrice, uscita da sola dal Politeama, si perse nelle vie di Macerata chiedendo aiuto in puro giapponese. Fu recuperata dopo alcune ore dalle Guardie Municipali. Anche la moda dei numerosi café-chantant romani, contaminò Macerata, che la vide manifestarsi con numerosi spettacoli di varietà; molto apprezzata fu la mitica Isa Bluette. Il 23 dicembre 1914 l’Onorevole Cesare Battisti, in un Politeama “gremito in ogni sua parte di un pubblico vario” (cioè composto anche da donne), tenne una conferenza interventista. Le cronache riferirono che nacque un parapiglia per le proteste di una parte minoritaria del pubblico, che fu estromessa in malo modo dal teatro. All’uscita all’Inno dei lavoratori intonato da contestatori risposero gli studenti con l’Inno di Mameli.
Allo scoppiare della Prima guerra mondiale, il Politeama
maceratese fu requisito per essere adibito a caserma.
Nel 1920, fu ristrutturato dal nuovo proprietario Girolamo
Piccinini che lo inaugurò facendo intervenire la Compagnia
Italiana di operette “Città di Palermo”, «che ha raccolto
numerosi allori a Roma» scriveva un giornale locale.
Diversi attori maceratesi, fecero il percorso inverso, dal Politeama ai teatri romani. Tra quelli che emigrarono a Roma, vanno segnalati Oreste Calabresi e, in particolare, Uberto Palmarini che recitò come protagonista ne "Il Bruto" di Federico Valerio Ratti, al Teatro Argentina di Roma, alla presenza di Benito Mussolini che in quella circostanza gli conferì l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia. Nel giugno 1935 il Politeama maceratese, probabilmente a seguito di un corto circuito, andò completamente distrutto per un grave incendio che mandò in fumo anche la sua storia. Molte delle notizie contenute in questo articolo sono state tratte da un libro, che ultimamente, è stato pubblicato a cura dell’Associazione Culturale Le Casette. Il volume dal titolo ”Cronache di un teatro che non c’è più. Storia del Politeama Marchetti” è stato scritto dallo storico maceratese Romano Ruffini." Vota e/o commenta questo articolo da qui Fai leggere questo articolo ad un tuo amico... Torna all'indice | La Redazione concorda: "Non si può vivere senza, l'umanità non può vivere senza il Teatro. Forse un giorno si potrà vivere senza il cinema, ma senza il Teatro è impossibile. Almeno finché esiste l'uomo, finché esiste lo specchio, il riflesso di noi stessi che respira, vivo come noi. L'uomo ha bisogno dell'uomo, di essere riconosciuto, di vedersi di fronte e farsi delle domande, per cui non penso che il Teatro morirà mai.” Emma Dante |
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COSTUME - E se avessero ragione? Articolo di Lalli Theodoli
Stiamo uscendo cautamente
da un periodo di enormi difficoltà.
Chiusi in casa, fra quattro o mille mura, ma chiusi.
A volte lontani da affetti e affari. Lavori bloccati,
enormi preoccupazioni per il futuro. Perdite di persone
care scomparse senza saluti.
Ognuno ha reagito in modo diverso. Chi, attaccato a
Netflix e You Tube, ha fatto indigestione di conferenze
e di mostre, chi di filmini. Ci siamo affogati di messaggi
di ogni genere, drammatici o spiritosi: troppi, a volte.
Poi, piano piano, abbiamo rallentato le comunicazioni,
ci siamo lentamente quasi abituati alle poche uscite
necessarie ed allo stare molto da soli. Ci si incontrava
nelle strade, rari nantes in gurgite magno, e si deviava
il percorso per sorpassarci da lontano. Un saluto con
il braccio per ovviare al sorriso coperto dalla mascherina.
Ai
primi permessi ”Attenti però altrimenti torniamo alla
fase 1!”, abbiamo barato con gli affetti stabili (che
diamine di documentazione occorrerebbe?) e con i parenti
fino al settimo grado (ma chi sarebbero).
Alla libera uscita poi è successo un po’ di tutto.
Una esplosione. I navigli pieni, il lungomare di Napoli
un formicaio. Famigliole, non paghe della lunghissima
convivenza escono finalmente tutti insieme, i bar hanno
tirato fuori sedie e tavolini a debita distanza. Padri
sfrecciano in monopattino con un bambino felice a bordo.
Incosciente!
Alcuni, privi di mascherine, parlano parlano, altri
strisciando i muri con i volti coperti e i guanti si
ritraggono invece da questa folla, impauriti per la
loro salute. Hanno fatto grandi sacrifici per mesi,
da soli, con la spesa fuori dalla porta, ed ora non
vogliono rischiare per questi insubordinati che pare
non vogliano tener alcun conto delle ordinanze.
Si rintanano al più presto nelle quattro mura che li
hanno protetti per questi mesi. Non hanno nessuna voglia
di camminare finalmente nel parco, di percorrere la
città, un pò più viva finalmente. Vedere qualche amico?
Sì con calma, a distanza, all’aperto. A casa troppo
pericoloso. Ci sentiamo la settimana prossima.
E così scopriamo che subdolamente siamo stati colpiti
dalla “Sindrome della Capanna”. Mai sentita prima. Una
delle tante cose nuove che questa pandemia ci ha insegnato.
Insieme all’uso frequentissimo di distanziamento sociale,
pregresso, asintomatico, virale.
Cos'è? In parole povere, ci saremmo abituati a vivere
chiusi, mentalmente e fisicamente, per cui ora l’affrontare
di nuovo la vita creerebbe enormi ansie e preoccupazioni.
Non si ha il coraggio di ricominciare un'attività che
certo ha mille interrogativi, non di riaffrontare una
vita sociale, a cui ci siamo disabituati e che rimandiamo
con mille piccole scuse. Una forma di particolare depressione
da abitudine a cui occorre assolutamente reagire.
Ed allora ne esce che coloro che hanno affollato le
nostre piazze e le strade, con uno scoppio di entusiasmo
vitale, sono fondamentalmente più sani che incoscienti.
Che questo, senza esagerare, è il modo giusto per ricominciare
a vivere. Che questo morbo terribile ha tagliato le
gambe a molti, ma non è riuscito a togliere a tutti
la voglia di ricominciare a vivere, a lavorare, a vedere
gente.
Per cui, certo con enorme attenzione e le precauzioni
che oramai conosciamo a menadito prendiamo esempio.
Non hanno tutti i torti.
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La
Lampadina e' su Twitter...
|
FLASH NEWS! Un po' qua, un po' là...
L'osso
di Ishango - Incredibile, molte congetture
sull'inizio della matematica vanno riviste:
a Bruxelles si trova un reperto, l'osso di
Ishango, il perone di un babbuino, di oltre
20mila anni fa che contiene numeri primi tra
10 e 20. In particolare 4 numeri l'11, il
13, il 17 e 19.
Un rompicapo per ogni matematico, si tratta
di uno strumento di calcolo o solo di un utensile
o altro?
CV
*
Cosa
sono gli slot? - Sono delle bande
orarie durante le quali gli aerei sono autorizzati
ad atterrare o decollare e sono assolutamente
necessarie per la regolarizzazione del traffico
aereo.
Gli slot vengono decisi con accordi internazionali
e a seconda delle stagioni, non sono acquistabili,
solo l'aeroporto di Londra lo permette.
Nel 2016 la Oman Air ha aquistato uno slot
per poter atterrare la mattina presto a Londra.
Il costo 75 milioni di dollari.
CV
APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI
Causa
Covid-19, gli appuntamenti de La
Lampadina previsti per marzo (Maastricht/Bruxelle
per Tefaf), aprile (Bergamo, Villa
Panza e Varese), e maggio a San
pietroburgo, hanno subito una battuta
d'arresto ma abbiamo solo posticipato.
La Tefaf a Maastricht
la visiteremo dal 18 al
21 marzo 2021.
*****************
Villa Panza, Castelseprio, Castiglione Olona, ci vedranno la prossima primavera.
*****************
San
Pietroburgo ci
attende per maggio 2021.
*****************
Nel
frattempo stiamo valutando Parma,
capitale italiana della cultura
2020, per l'autunno di quest'anno:
vedremo come si evolverà la situazione
dal punto di vista sanitario.
Continuate
a seguirci: non appena sarà possibile
visitare in sicurezza mostre ed
esposizioni con visite guidate,
organizzeremo appuntamenti ad hoc.
Per
info sull'Associazione e/o prenotazioni,
scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net
|
***
E
ANCORA
FLASH NEWS!
Hart
Island - Sapete dov'è e
cos'è? È un isola di 1,5 km al largo del Bronx.
Da 151 anni ospita i corpi di chi muore senza
soldi per la sepoltura, di coloro che non
hanno familiari che richiedono i corpi...
Nel suo piccolo spazio ospita oltre 1 milioni
di defunti, dalla guerra civile, alle vittime
di aids, bambini nati morti, ed ora tutti
quanti deceduti per Corona Virus, se senza
famiglia, homeless o disagiati.
In tanti anni è stata anche prigione, ospedale
psichiatrico, ospedale per malati terminali,
base missilistica durante la Guerra Fredda.
È inaccessibile, gli unici che svolgono il
lavoro di scavare e riempire le fosse comuni
di casse di legno con i nomi scritti a grandi
lettere sui lati, sono i detenuti del penitenziario
di Rikers Island poco distante. Insomma un
luogo da film dell'orrore, di anime perdute
senza
pace ma, a migliorare la situazione e strappare
all'oblio i tanti che là riposano, nel 2011
è nato l'Hart island Project: dal 1980, 68.955
persone sono state deposte nelle fosse comuni
di Hart Island, il Traveling Cloud Museum
è una collezione delle loro storie che si
possono seguire su una mappa interattiva e
si può anche collaborare per fornire informazioni
ulteriori sugli "ospiti" dell'Isola.
CV
*
Sanificatore
personale - Breatheme: la Sanixair
ha messo in produzione un apparecchio elettronico
grande come un pacchetto di sigarette.
Appeso come una collana genera attorno al
corpo una barriera di aria ionizzata fino
ad un metro di distanza.
Oltre la sua fragranza di alta montagna tiene
lontane zanzare ed insetti vari. Funziona
a batterie di ioni di litio.
CV
*** SONETTI DALLA QUARANTENA
Il periodo di lockdown è stato fattivo, la creatività e l'arte non hanno smesso di produrre frutti!
Il nostro Lettore, Gabrio Pignatti, ci manda questi sonetti, istantanee di un momento appena trascorso. *****************TEMPI DE GUERA Quanno c'era la guera, nonna dice, er quartiere era un villaggio piccolino ce se scambiava er sale e un po' de vino e le notizie sur pane di Amatrice. Se allora 'na signora, a borsa nera, venneva un po' de strutto, der prosciutto, se correva a comprà, -niente !-, era finito tutto, ritornavi e dicevi "Campa e spera !" E mò non è lo stesso? Se un certo ferramenta te dicheno che venda i guanti e la muchina ce corri sverto sverto la mattina cor vento, pioggia e puro la tormenta. E allora se comprava il pane in fila lunga perfino un paio di isolati. E mò non è lo stesso? Morì ammazzati! Se vuoi metterte in coda, arrivi in Sila! (o mejo, visti li filippini (so' duemila), te pare d'esse in coda da Manila)
SOGNO Li giorni ereno lunghi e sonnacchiosi dentr'a'na casa, a Monti, in una via cor Colosseo pe' sfonno, pe' magia, sospesa, senza gente, tra serci silenziosi. E fuori c'era er sole, a tramontana, sicuro er più ber tempo che ce vole, sognava lecci sur tufo e le viole e cerque, lì lì a svejasse in settimana. La giornata era vuota e er sor Pasquale aveva appeso grafici de guera: da un lato, er virus, cresceva sulla tera, na linea che saliva verticale. L'altro grafico, invece, annava a fonno, sempre con una linea verticale, e, se nun je fregava, puro, Pasquale, guardava, ipnotizzato, la borsa allo sprofonno. La stanza der Comanno era in cucina un gatto e un cane lo Stato Maggiore, e lui, er Generale, sempre, a tutte l'ore, segnava gli andamenti a bandierina. Ma na notte Pasquale fece un sogno coi i grafici che s'erano invertiti, le borse salivano e i contaggi finiti, e se svejò colla speranza in pugno. |
***
E ANCORA FLASH NEWS!
L'ultima
opera di Marcel Dzama -
L'immagine del presidente Trump che gioca
a golf riproposta a pennarello sulla prima
pagina del New York Time dove sono riportati
i nome dei deceduti a seguito del corona Virus.
Questa è l'ultima opera dell'artista Marcel
Dzama in tempo di Covid 19.
CV
*
Ristorante
in tempo di Covid -
Grande successo sta avendo un'applicazione
creata da Foodea
Lab, società campana.
Con l'applicazione puoi prenotare il ristorante,
ordinare il tuo pasto dialogando direttamente
con la cucina e pagare senza alcun contatto
con il personale.
In pratica un ristorante dove non vedi camerieri,
cassieri o altro.
(Tristerello no?)
CV
*
Un nuovo
telefono da polso!
- Si chiama
Falster 3, tecnologia americana e prodotto
dal gruppo Skagen.
Falster 3 permette conversazioni telefoniche
al polso, il sistema operativo è Wear OS di
Google.
CV
*
Un
nome bizzarro! - Il
personaggio Elon Musk (nostro articolo del
marzo 2020) ha recentemente avuto un figlio
dalla sua compagna Grimes, e nella sua originalità,
lo ha voluto chiamare X Æ A-12.
Certo
non facile da ricordare, si pronuncia egzasceituelv.
X
sta per variabile ignota, A/E acronimo di
intelligenza artificiale, A-2 è la sigla di
un prototipo di aereo (l'Archangel A-12 della
Lockheed).
Chissà quale sarà il soprannome!
CV
***
Telecom
voleva mangiare la Mela? - Dal dopoguerra
a fine '900 l'Italia era piena di entusiasmo
ed innovazione da parte di molti personaggi
e aziende. Addirittura sembra che nel 1999
la Telecom pensasse di proporre a Steve Jobs
l'acquisto di Apple...
CV
***
SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI" | DA VEDERE: "Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia" a Roma, ai primi 10 visitatori, che si presenteranno all'apertura del Museo, il direttore Valentino Nizzo riserverà la visita del livello inferiore del Ninfeo, raggiungibile attraverso un piccolo cunicolo, per ammirare da vicino le Cariatidi.
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|
*** I COMMENTI DEI LETTORI DE LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI Come forse avrete notato, sul sito de La Lampadina sono riportati i commenti ai vari articoli che compaioni sulla newsletter. Si è creata nel tempo una specie di blog nel quale i lettori possono scambiare pareri e commenti sui vari scritti pubblicati. Ne riportiamo alcuni, se volete leggerli tutti o leggere gli articoli ai quali si riferiscono, seguite i links in evidenza:
20
Maggio 2020 at 9:25
Che Super Delizia il filmetto sul
Tempo!
Fatto con grande raffinatezza di Spirito. In questo ultimo periodo di Tempo ne abbiamo avuto Sin Troppo! Ma ci ha portato ad una profonda riflessione sul vero senso della nostra vita, dandoci finalmente una equilibrata Visione di quello che ci circonda.., con una maggior consapevolezza di vivere Nel migliore dei Modi...cio' che rimane della Nostra Vita!!! Olga Ricciardi
17
Maggio 2020 at 19:17
Grazie! Un dono bellissimo! Una
delle mie poesie preferite da recitare
come una preghiera ogni giorno al
risveglio.
Grazie del vostro tempo senza il quale non ci sarebbero quesì bei momenti di lettura. Un Grazie anche per aver avuto ancor una volta tempo per leggervi. Siete forti e pure belli!!! continuate a illuminare donando il vostro tempo. Flavia d'Auria
17
Maggio 2020 at 18:56
Simonetta la tua saggezza è come
uno specchio per guardarci.
Uno specchio parlante che ci risponde se lo interroghiamo. Proprio come quello della matrigna di Biancaneve. E sorprendentemente risponde con la poesia del tempo... Bellissima profonda arriva al cuore e poi ci coglie inermi a vedere nello specchio i vostri visI invece dei nostri. Grazie! Un'intuizione geniale! Grazie di aver prestato i vostri volti ai nostri volti. Grazie di aver prestato le vostre voci ai nostri pensieri. Elvira Coppola
Potete leggere tutti gli altri
commenti direttamente sulla
pagina dell'articolo.
In ogni caso tutti
i commenti ai nostri articoli sono
sempre riportati
nella spalla
destra del nostro sito: andate a
dare un'occhiata.
|
*** LETTERE DALLA QUARANTENA Andrea Simi e l'esperienza di lettore Andrea Simi racconta la sua esperienza di lettore alla nostra Lucilla, che, curiosa, ad aprile aveva chiesto ragguagli! "Cara Lucilla, come mi hai chiesto, ecco una breve sintesi della mia esperienza di lettura pubblica, che ha avuto inizio in modo molto casuale. Va premesso che già in passato avevo letto poesie di fronte a un uditorio: il libro V dell'Odissea in piazza a Ponza, le poesie del mio sodale Antonio De Luca a Napoli, presso la fondazione Nitsch, etc. A marzo, mentre ero recluso in casa - come tutti - a causa dell'epidemia, Elisabetta mi ha notificato che, in occasione dell'appena istituito Dantedì, avrei dovuto leggere l'episodio di Paolo e Francesca. Lei ne avrebbe fatto un video da mandare ai nostri amici attraverso due chat già esistenti da tempo. Mi sono volentieri prestato alla faccenda e così abbiamo fatto, convinti che la cosa sarebbe finita lì. Ma non avevamo fatto i conti con la reazione entusiasta dei destinatari, che a gran voce chiedevano altre letture dantesche. E così, giorno per giorno la cosa ha preso piede: prima Ulisse, il conte Ugolino, il primo canto del Purgatorio, Manfred, Iacopo del Cassero, Buonconte, Pia de'Tolomei e l'ultimo canto del Paradiso, con la preghiera alla Vergine di san Bernardo e la Visione divina...e nel frattempo si aggiungeva gente, nuove chat, e cominciavano a fioccare richieste. A questo punto siamo passati a Leopardi, poi a Campana, Rimbaud, Baudelaire, Montale, Eliot, Pound, Luzi, Caproni, Stevens, Kerouac, Neruda, Sepulveda (e pure Simi e De Luca, si parva licet..). Per la maggior parte le poesie degli stranieri erano tradotte da me, come pure i brani dell'amata Odissea ai quali siamo passati in questi giorni. Nel prossimo tratto di strada, visto che da qui al 4 di maggio (?) il cammino è ancora lungo e che la fidata schiera dei maniaci ascoltatori si ingrossa giorno per giorno, conterei di spostarmi dalle parti dei lirici... Aggiungo, me ne dimenticavo, che quasi certamente verseremo tutto questo materiale su un canale Youtube dedicato." E così ha fatto! Cliccate qui e seguite sul canale YouTube le sue letture!
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*** MOSTRE Ecco le segnalazioni di Marguerite de Merode. ROMA I luoghi dell'arte, che sono la grande ricchezza del nostro paese, ricominciano ad aprire le loro porte. Anche se non hanno mai smesso di esistere con le infinite proposte che ci sono pervenute online, visto che la pandemia ci impediva di godere del nostro patrimonio in via diretta. Si riapre tutto! Che felicità! Con criteri di distanziamenti molto seri. Ma anche con l'assenza di una folla compatta che al solito accompagnavano le nostre visite ai vari siti. Le nostre città ci sono restituite, un pò più vuote, ma possiamo godere in pieno di una visione privilegiata. Ci si augura che il turismo riparta presto, ovviamente, visto i tanti settori colpiti da questo fermo obbligato, ma, senza essere cinica, vi vorrei incorraggiare ad approffittare di qualche giorno di tranquillità ancora concesso prima di essere di nuovo invasi. Saprete sicuramente che: - la mostra di Raffaello ha prolungato la sua presenza alle Scuderie del Quirinale fino al 30 agosto.
Fate presto. I biglietti vanno a ruba!
- Dal 2 giugno hanno riaperto tutti i Musei civici e i siti archeologici
- I Musei Vaticani hanno riaperto e già le presenze aumentano di ora in ora.
Maxxi Gio Ponti. Amare l'architettura. "Il MAXXI ospita uno dei maestri indiscussi del Novecento italiano, una personalità dall'estro creativo poliedrico che, come succede nel caso di figure complesse e multiformi, risulta difficile chiudere in un ruolo, circoscrivere in una definizione univoca." Fino al 27 settembre 2020. Ci sono nuove proposte create per compensare le difficoltà incontrate nel gestire le mostre negli spazi delle gallerie. Ve ne propongo una in cui l'ingegno ha fatto la sua parte.
La Fondazione #80 | #90 & more curata da Pier Paolo Pancotto. "I lavori selezionati sono presentati come fossero "sottovetro", visibili dall'esterno della sede, attraverso la grande vetrata di ingresso." La mostra sarà visibile tutti i giorni, da giugno a settembre, dalle ore 18.00 alle 11.00 del mattino successivo, secondo un programma prestabilito che prevede un focus settimanale, con inizio ogni martedì, dedicato a un artista diverso, appartenente alla generazione nata a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Il nome dell'artista protagonista della settimana sarà svelato con un post di annuncio e l'hashtag #unboxingproject sul canale Instagram @lafondazione_roma il venerdì precedente per il martedì successivo". Mi sembra una proposta veramente innovativa per "uscire di casa" e godere dell'arte del nostro tempo. Il canale YouTube del Mitbac con l'idea che "La cultura non si ferma" propone già da maggio varie visite spiegate chiaramente. I musei, è vero, hanno riaperto le loro porte, ma le proposte di Mitbac sono tante e forse sarà l'ultima occasione per vedere, ben spiegato e senza muoversi troppo, le bellezze del nostro paese. Indagate, ne vale la pena! Galleria del Cembalo:
"In Uno" fotografie di Giorgia Fiorio su Artsy. Dopo trent'anni di ricerca intorno alla figura umana, questa presentazione contrae In Uno due percorsi di ricerca di lungo respiro: Il Dono (2000-2009) e Humanum (dal 2011).
MILANO Mi sento di consigliarvi soprattutto questa mostra: Triennale Museo del design italiano Collezione Permanente Il Museo del Design italiano presenta, per la prima volta in un allestimento permanente, una selezione dei pezzi più iconici e rappresentativi del design italiano.
Pensiero Laterale Viaggio a Londra Il Signor Felice Rossi, sfogliando la cronaca nera di un giornale legge ad alta voce: " Londra: italiana vacanza fatale". E prosegue leggendo: "La signora Maria Neri, mentre soggiornava in un albergo di Londra con il marito, cade accidentalmente dal 2° piano. Inutile l'intervento dei soccorsi muore durante la corsa in ospedale..." Pur non conoscendo la vittima, Rosso esclama: "So chi è l'omicida! "
Come fa il signor Rossi a sapere che la signora Neri è stata assassinata e sapere chi è l'assassino? Guarda qui la soluzione... |
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