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La Lampadina - n.  93 ::: Giugno 2020

Cari Lettori,

un mese, questo di giugno 2020, ricco di fermento e di pause, di accelerazioni e di frenate, c'è chi sta riprendendo una vita quasi normale e chi invece ancora, quietamente, entra in un'estate alla quale non ci si è preparati. Ma è già qui, con varie incognite.
Gli impegni e le scadenze sono state solo numeri sul calendario, in questi ultimi tre mesi. Non c'è stato un cambio di passo vero e proprio, solo virtuale. 
Il nostro compito però non è guardare il tempo che passa, come stessimo vedendo scorrere l'acqua di un fiume, perchè il tempo ha la forma che gli diamo. Dunque oggi spiccheremo vari salti temporali: in un recente passato, agli albori della Cee, ve lo ricordate questo acronimo? Giusto per capire che significa europeo...E ancora più indietro, quando già si parlava di Europa unita, ma solo come ipotesi e ciò che univa era l'arte. E ancora più indietro, quando la dote di una sposa, poteva cambiare le sorti di nazioni e popoli come nel caso di Eleonora d'Aquitania.
E con un balzo in avanti, andiamo a sentire impulsi radio che varcano confini spazio temporali che nemmeno riusciamo a immaginare, per poi osservare come può variare il progresso di una nazione, alzando ed abbassando il volume della sua voce.
Una voce che si esprime nel canto, nella recitazione, nel teatro, specchio dell'uomo, e nel doppiaggio come ci ricorda Filippo nel suo video. Voce che esprime anche la molteplicità delle interpretazioni umane di una stessa realtà, come ci suggerisce Lalli.
Buona attenta lettura a tutti voi.
ICH


Domenica, 14 giugno 2020

Buongiorno,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


Prima di immergervi nell'accurata lettura dei nostri articoli, vi invitiamo a mettervi comodi e a riprendere un breve viaggio nel mondo del cinema iniziato da Filippo Antonacci qualche tempo fa con
questo articolo "Voci nell'ombra breve storia del doppiaggio"
Filippo nel corso di questo lockdown ha finalmente messo mano al video che voleva proporvi, ed eccolo qui!
Cliccate sull'immagine e buona visione!

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ABBIAMO OSPITI/ATTUALITÀ - Io sono europeo
Articolo di Gustavo delli Paoli Carini, Autore Ospite de La Lampadina

Credo di essere stato il primo ad avere frequentato la Scuola Europea a Lussemburgo dalla sua inaugurazione, nel 1953, alla maturità. All'epoca quasi tutte le lezioni (salvo matematica, lingua madre, latino e greco) venivano impartite in francese e in tedesco.
Studiavamo, per esempio ma non soltanto, Storia e Geografia in francese, con insegnanti francesi e i miei compagni di banco erano tedeschi e olandesi, oltre che italiani. Ho sentito parlare dei nostri eroi nazionali soltanto a casa e francamente non molto.
Francesi e belgi (il fiammingo non era ancora una rivendicazione) imparavano le stesse materie in lingua tedesca, con insegnanti tedeschi.
I pochi americani, figli di militari, erano fortissimi a pallacanestro, ma un po' spaesati. Con alcuni siamo rimasti amici e ancora non parlano né francese, né tedesco, ma questa è un'altra storia.
A parte diplomatici e funzionari delle Istituzioni Europee, gli italiani a Lussemburgo erano in maggioranza operai del Nordest. Le uniche inflessioni regionali marcate che sentivo a scuola erano veneto e friulano.
Potrei scrivere delle innegabili caratteristiche nazionali che si potevano osservare, ma preferisco ricordare che i miei "amichetti del cuore", (mi limito al periodo pre-adolescenziale per non scivolare nello stile "arcoriano"), sono stati a turno olandesi, tedeschi, francesi e belgi, oltre che italiani.
Scazzottate per cause nazionalistiche c'erano state, ma soprattutto fra i più grandi, arrivati alla Scuola Europea già impregnati di nazionalismo e pregiudizi. La guerra era finita da soltanto 8 anni.
Io mi sento europeo, spontaneamente, senza sforzo e senza doverci ragionare.
Da adulto ho vissuto, oltre ad un anno rispettivamente a New York e Ginevra, a lungo a Bruxelles, Londra e Parigi.
Ho avuto colleghi di ufficio provenienti praticamente da tutti paesi (forse non da Samoa, Kirghizistan, Borneo e pochi altri). Per lavoro ho viaggiato in Asia, Europa, America Latina, Medio Oriente e Stati Uniti.
Penso di non avere pregiudizi. Ma mi sento europeo.
Ho attraversato decine di volte l'Europa in macchina. Prima, per stradine, valichi e campagne si attraversavano paesaggi e villaggi, diversissimi gli uni dagli altri ogni ora di viaggio... anche con le autostrade e i tunnel (raccomandiamo quello del Brennero), la varietà è una costante.
Negli Stati Uniti, dopo migliaia di chilometri identici, puoi cercare di distrarre eventuali pargoli ormai esauriti e urlanti; "guardate bambini, una mucca!" e dopo ancora altre tre ore: "guardate bambini, un'altra mucca!"..non è esattamente la stessa cosa, trust me.
Ogni regione, ogni città, ogni villaggio italiano sono diversissimi gli uni dagli altri e se ci esprimessimo nei nostri dialetti saremmo capiti soltanto nel raggio di 100Km da casa nostra. Ma nessun pisano oggi pensa di dichiarare la guerra a Firenze o Genova. Qualche, anzi troppi idioti attaccano i tifosi delle squadre avversarie, ma quando gioca la nazionale tutti tornano ad essere italiani. Io non faccio testo; non provo alcun sentimento nazionalistico. Nel tennis, per esempio, se gioca un italiano cafone (read my lips) contro un gentiluomo spagnolo, tifo per il gentiluomo. Non per snobismo, proprio naturaliter.
Certo, è meglio farsi autocritica, che farsi insultare..Come diceva Cyrano, gli sberleffi "je me les sers moi-même, avec assez de verve, mais je ne permets pas qu'un autre me les serve".
Ecco, io tifo per l'Europa. Purtroppo soltanto nel golf, con la Ryder Cup, esiste una squadra europea che ogni due anni sfida gli Stati Uniti. Nell'ultima edizione ho sentito tifosi inglesi incitare entusiasticamente Francesco Molinari in quanto leader della squadra europea...
Se ci fossero atleti "europei" ai Giochi Olimpici, otterrebbero più medaglie degli atleti americani, russi o cinesi. L'Europa sbaraglierebbe il resto del mondo. Forse ciò aiuterebbe a ricreare uno spirito di appartenenza.
Lo sport è una metafora di come potrebbe essere forte questa Europa.
Ovunque ci siano progetti comuni e collaborazione, ESA, Airbus e tanti altri, l'Europa emerge.
Sappiamo cosa non ha ancora fatto la UE, dove ha sbagliato, dove può e deve migliorare...ma forse non ci rendiamo conto di tutto ciò che è stato compiuto e che ormai diamo per scontato, ma scontato non è, last but not least 70 anni di pace e di benessere. Guardare il resto del mondo, anche senza andare troppo lontano, per capire.
Ich bin ein Europaer...

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La Redazione propone questa previsione:

"L'Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune... Tale unione dovrà venire un giorno o l'altro per forza di eventi. Il primo impulso è stato dato. Dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sarà più possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli."

Napoleone Bonaparte

ARTE – La Galleria Borghese, la Collezione, un inizio per lo meno inquietante
Articolo di Carlo Verga

Un sito museale unico al mondo, lo avete mai visitato di sera? Io ne ho avuto l’occasione qualche tempo fa per gli auguri di Natale di un amico romano.
Già l’arrivo con il palazzetto illuminato ti lascia senza parole, poi visitarlo con poche persone, con la giusta misura di luci e con tutto il tempo a disposizione, ti dà modo dI soffermarti ed apprezzare le opere più significative trasportandoti in un mondo che fu.
Qualche giorno fa leggendo “L’architettatrice” di Melania Mazzucco -che, nel suo libro, descrive così bene il periodo, siamo ad inizio del Seicento-, trovo il racconto di un fatto inquietante successo proprio intorno alla collezione Borghese. Un fatto che ha il sapore di un raggiro bello e buono.
I temi. un ferito grave, un arresto, un accordo in extremis per la cessione di una prestigiosissima collezione d’arte.
I personaggi coinvolti:
Camillo Borghese, Papa Paolo V
Scipione Borghese, nipote del Papa
Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino
Cristofano Roncalli detto il Pomarancio.
Come sempre in quei tempi, il papa del momento, con i suoi favoritismi e gli investimenti nelle grandi opere aveva il potere di creare forti malumori fra gli artisti, che a seconda della circostanaza, venivano estromessi o immessi nell’abbellimento o costruzioni delle chiese e della stessa basilica di San Pietro. Due artisti del periodo, Il Pomarancio e il Cavalier d’Arpino scesi a Roma proprio per il volere del papato, furono entrambi coinvolti nella fabbrica di San Pietro.
Il Cavalier d’Arpino rinomato pittore, aveva una bottega di pittura, e possedeva la più bella e prestigiosa collezione di quadri e opere dell’intera Roma, desiderata ed invidiata da tutti e in principal modo da Scipione Borghese, buon intenditore e collezionista d’arte.
Il Pomarancio era stato allievo del Cavalier d’Arpino e appoggiato dal nuovo Papa Borghese, mentre il Cavalier d’Arpino era stato il pupillo del papa precedente Aldobrandini, Clemente VIII. Va da sè che vista la situazione con entrambi i pittori coinvolti nello stesso progetto, si creò una forte competizione tra i due, che in poco tempo e a seguito di pettegolezzi, maldicenze etc arrivò a trasformarsi in un vero odio reciproco.
In una notte buia, Il Pomarancio, tornando a casa, fu assalito e gravemente sfregiato da un personaggio mascherato che poi fuggì senza lasciar traccia.
Ci fu l’immediata reazione del pittore che pensò al Cavalier d’Arpino, come mandante del fatto oscuro. Sporse la sua denuncia presso le autorità che al momento erano presiedute da un personaggio vicino alla figura del Papa e alla famiglia Borghese.
Il Cavalier d’Arpino, ricercato e vista la mala parata, fuggì rifugiandosi nel Palazzo della Cancelleria. Le guardie nel frattempo, perquisirono il suo appartamento e vi trovarono due pistole. A quell’epoca il detenere le armi era passibile di pena di morte.
Il Cavalier d’Arpino finì in tribunale e con l’appoggio di un rinomato avvocato dell’epoca fu in parte scagionato per l’aggressione, ma non per le pistole rinvenute. Grandi maneggi e raggiri tanto che per pagare la sua colpa gli fu richiesto di cedere l’intera collezione alla Camera apostolica, che una volta ottenuta, si affrettò a girarla a Scipione Borghese, nipote del papa. Scipione Borghese era sicuramente un buon collezionista e intenditore e già a più riprese aveva cercato di acquisire la collezione ma aveva sempre ottenuto un netto rifiuto. Non aveva, naturalmente nessun titolo per averla, ma finì così. Grazie a quell’episodio molto controverso la Galleria Borghese ha oggi, capolavori di tanti pittori del Seicento, inclusi Caravaggio, dell’Arpino stesso, del Roncalli, dei Caracci che costituiscono il nucleo portante della intera collezione. Questo certo consacrò il Cavalier d‘Arpino come pittore, collezionista e venditore, ma certo qualche perplessità su come venne ottenuta da Scipione Borghese la collezione con il supporto del Suo illustre Zio…

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La Redazione ci propone questa opinione:

"Ogni grande opera d'arte ha due facce,
una per il proprio tempo e una per il futuro,
per l'eternità."

Daniel Barenboim

ABBIAMO OSPITI/ASTROFISICA - I FRB
Articolo di Gian carlo Ruggeri, Autore Ospite de La Lampadina

I lampi radio veloci (Fast Radio Bursts - FRB) costituiscono uno dei maggiori ed affascinanti misteri dell’astrofisica, non ancora risolti. Scoperti nel 2007, essi consistono in impulsi radio brevissimi (millisecondi o durata inferiore) e sono un miliardo di volte più brillanti di qualsiasi cosa simile, in posizione remota, nella nostra galassia.
Tali impulsi sono molto regolari: i ricercatori dell’esperimento CHIME (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment), tra il 16 settembre ed il 30 ottobre 2019, hanno registrato segnali che si ripetevano nei primi quattro giorni ogni ora; successivamente, il silenzio e, quindi, la loro riapparizione dopo dodici giorni, nello stesso modo.
Prima di esporre cosa rappresentano gli FRB è, però, necessario illustrare cos’è una stella di neutroni ed una pulsar. Quando le stelle di dimensioni molto maggiori del Sole esauriscono il loro combustibile nucleare, subiscono una trasformazione dipendente da un parametro denominato “Massa solare”: in funzione della grandezza di tale parametro, si possono formare le stelle di neutroni, ovvero piccole sfere di 10 – 20 Km di raggio che contengono una volta e mezzo la massa del Sole.
Queste piccole stelle ruotano su se stesse a spaventose velocità (anche superiori a 50.000 Km / s). Le stelle di neutroni producono campi magnetici altissimi, superiori miliardi di volte alle stelle ordinarie. Allorché l’asse magnetico della stella non coincide con il suo asse di rotazione, gli elettroni ed i positroni (= antiparticella dell’elettrone) che sono rimasti liberi sulla superficie della stella, vengono accelerati verso i poli e danno luogo ad un getto di radiazione elettromagnetica: se la Terra si trovasse sul cono di emissione di tale stazione radio, si potrebbe registrare un segnale radio molto regolare e pulsato, come un faro che emettesse onde radio (invece di onde luminose): è una pulsar. Gli FRB, oltre a possedere la succitata peculiarità (impulsi radio brevissimi ed enormemente brillanti), ne hanno un’altra: sono estremamente dispersi.

La dispersione (DM) è un fenomeno che si manifesta quando un segnale radio viaggia dalla sua sorgente verso un osservatore (supponiamo, sulla Terra): le frequenze più alte che compongono il segnale giungono al radio telescopio prima delle basse frequenze. In presenza di particelle cariche, come protoni ed elettroni, dei quali è formata la luce, i protoni, molto più energetici, tendono a spingere indietro gli elettroni liberi con un moderato effetto sulla loro velocità, pertanto, la quantità di dispersione è dominata dagli elettroni, che sono 2000 volte più leggeri dei protoni; per questo, in astronomia, si considera responsabile della dispersione il contenuto in elettroni liberi.
Clicca su questa immagine a destra per vedere il video dell'Esa e avere un'idea delle stelle di neutroni.
Per semplificare, pensiamo che la dispersione rappresenti il numero di elettroni liberi fra l’osservatore e la pulsar, per unità di area. Come su accennato, il grande interesse suscitato dagli FRB è dovuto ai loro due principali attributi: l’estrema luminosità e l’elevata dispersione (DM). Diversamente dalle pulsar, la cui DM varia fra le decine alle centinaia, gli FRB hanno una DM intorno alle migliaia: questo indica che essi passano attraverso molta più materia di quella che la nostra galassia ha da offrirci lungo il percorso ottico. 

Ciò suggerisce la loro natura extragalattica: prospettiva eccitante, dal momento che essi potrebbero essere usati come sonde di parametri cosmologici, campi magnetici intergalattici, o come localizzatori di materia barionica dispersa nell’universo (i barioni sono particelle subatomiche composte, costituite da un numero dispari di quark; quest’ultimo essendo una particella elementare costituente dei protoni, dei neutroni e dei mesoni).

Difficile pensare ad una trasmissione aliena, a causa dell’elevatissima intensità dei segnali; forse la regolarità di essi potrebbe essere attribuita ad una stella di neutroni od a un sistema di due oggetti (stelle, pianeti, asteroidi o galassie – “sistema binario”, molto diffuso nell'universo) vicini tra loro e avvinti dalla mutua attrazione gravitazionale, così da orbitare attorno ad un comune centro di massa.
Clicca sull'immagine alla tua destra per vedere il video di un sistema binario di doppia pulsar.

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ICH ama questa citazione e Filippo aggiunge che fu lo stesso Hauer a modificare il dialogo e, interpretandolo in un unico ciak, commosse la troupe che alla fine esplose in un applauso per la forza e intensità dell'interpretazione:

"Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. 
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire."

Il replicante Roy Batty (Rutger Hauer) nel film "Blade Runner"
(guarda la scena finale - ita - eng)

CULTURA - Grandi donne nella storia: Eleonora d'Aquitania
Articolo di Beppe Zezza

In questo periodo “va molto” mettere in evidenza il contributo delle donne alla vita passata e presente del nostro mondo.
Vi parlerò di Eleonora – in francese Alienor – di Aquitania, una donna che è stata successivamente Regina di Francia e Regina di Inghilterra e la cui vita è un vero romanzo. A Bordeaux è molto famosa, al punto che strade e centri commerciali sono intitolati a suo nome, mentre in Italia è poco conosciuta.
Eleonora è figlia del Duca di Aquitania, duca di Guascogna e conte di Poitiers, Guglielmo X il Tolosano, con possedimenti vastissimi nell’ovest della Francia e sua erede dopo la morte precoce del fratello. [Non è chiaro se Guglielmo fosse o meno un “vassallo” del Re o un suo Pari. Si deve comunque sottolineare che all’epoca – XII secolo – i grandi feudatari dovevano al Re poco più dell’“omaggio”, un atto formale di riconoscimento e di sottomissione, ed erano, secondo i criteri attuali, praticamente indipendenti dal potere centrale.]
Educata a corte nell’ambiente culturalmente elevato nel quale si era sviluppato il movimento dello “amor cortese” aveva anche appreso a praticare attività più maschili quali il cavalcare e il cacciare. Suo padre la diede in sposa a Luigi, figlio di Luigi il Grosso, che diventerà con il nome di Luigi VII il sesto Re di quella dinastia capetingia, (succeduta a quella dei discendenti di Carlo Magno,) che regnerà in Francia fino alla metà del 1800.
Anche se Re, i possedimenti di Luigi VII erano di dimensioni di gran lunga inferiori a quelli della moglie. Le proprietà si sarebbero unite solo in una comune discendenza.
Eleonora al momento del matrimonio aveva solo quindici anni ed aveva uno stile di vita troppo “libero” e dispendioso a giudizio della corte dei Franchi e di suo marito, il quale si predisponeva a farsi monaco ma era diventato Re a motivo della morte prematura del fratello primogenito.
Eleonora volle partecipare insieme al marito alla seconda crociata (curiose queste guerre con mogli al seguito!) La cosa non ebbe buone conseguenze, sia perché la crociata fu un fallimento sia perché Luigi la sospettò di avere intrattenuto ad Antiochia una relazione incestuosa con lo zio Raimondo di Poitiers. Forse la notizia era falsa ma circolava apertamente.
Luigi richiese ed ottenne dalla Chiesa lo scioglimento del matrimonio “per consanguineità di quarto grado" – suo bisnonno era trisnonno di Eleonora (!) (le sentenze di nullità non proprio “limpide” non è dunque cosa solo dei giorni nostri).
Eleonora non si scompose e solo due mesi dopo l’annullamento, dopo un breve scambio di corrispondenza, convolò a nuove nozze con Enrico Plantageneto, duca di Normandia e conte di Angiò, che aveva incontrato a corte qualche anno prima: lei aveva trent’anni ed Enrico era più giovane di ben 11 anni. (Per inciso il grado di parentela con Enrico era ancora più stretto di quello con Luigi). Poco tempo dopo Enrico viene incoronato Re di Inghilterra; Eleonora dunque meno di due anni dopo essere stata Regina di Francia diviene Regina di Inghilterra!
Da Enrico ebbe 8 figli – cinque maschi e tre femmine (da Luigi aveva avuto solo due femmine).
La sua vita matrimoniale con Enrico non fu affatto serena. Enrico le fu sempre infedele mettendo al mondo un buon numero di bastardi.
Eleonora, non appena possibile, cercò di fargliela pagare.
Quando suo figlio Riccardo – detto cuor di Leone, da noi tutti conosciuto e amato per la sagra di Robin Hood ma storicamente noto per la sua ferocia – insieme ad alcuni fratelli si ribella al padre Enrico II, Eleonora partecipa al complotto. Questo però fallisce e lei è costretta a fuggire.
Dove cerca rifugio? In Francia, dall’ex marito Luigi VII!
La fuga non riesce, Enrico la intercetta e la imprigiona. La prigionia dura quasi quindici anni e termina solo con la morte di Enrico. Riccardo, che succede a Enrico, le lascia le redini del Regno per partecipare alla terza crociata. Eleonora gli cerca una moglie – l’unione con quella che gli era stata destinata era diventata impossibile essendo questa divenuta l’amante del padre! -, la trova in Spagna e traversa le Alpi e tutta l’Italia fino a Messina perché il matrimonio si possa celebrare prima della partenza per la Terra Santa. Di là deve ritornare precipitosamente in Inghilterra per sventare il tradimento del figlio più giovane, Giovanni – detto Senza Terra – che, approfittando dell’assenza del fratello, si è impadronito del potere.
Lo sfortunato Riccardo non solo non ha successo nella crociata ma sulla via del ritorno viene preso prigioniero dall’imperatore del Sacro Romano Impero disposto a liberarlo solo a fronte di un riscatto salatissimo (due anni di tasse del regno di Inghilterra). Eleonora riesce a metterlo insieme, lo porta personalmente all’imperatore e libera Riccardo.
Compiuta l’impresa si fa monaca in terra francese nell’Abbazia di Fontevrault – monastero particolarissimo per il fatto di essere contemporaneamente maschile e femminile e di avere sempre a capo una badessa. Vi rimane qualche anno e ne esce alla morte di Riccardo per sostenere le pretese del suo altro figlio Giovanni senza Terra e per scegliere tra la sua parentela una moglie a Luigi, il futuro San Luigi, erede del trono di Francia.
Ha allora 77 anni: una bella energia!
Ritorna a Fontevrault e vi muore a 82 anni.
Eleonora di Aquitania è stata comprensibilmente oggetto di libri, pellicole cinematografiche, opere televisive e perfino di fumetti. Ce n’era ben donde!

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La Redazione condivide questa idea:

"Non si nasce donne, si diventa".

Simone de Beauvoir

ABBIAMO OSPITI/STORIA MODERNA – La Turchia di Erdogan
Articolo di Norberto Cappello, Autore Ospite de La Lampadina

Quasi un secolo fa, nel luglio 1923, con il Trattato di Losanna, la nuova “Repubblica di Turchia” veniva riconosciuta internazionalmente, stato successore dell’Impero Ottomano, dissoltosi al termine della Prima Guerra Mondiale. Il territorio della nuova repubblica era stato limitato alla penisola anatolica in Asia e ad un piccolo tratto della Tracia  sul lato europeo del Bosforo, con la capitale trasferita da Istanbul ad Ankara.
Padre della nuova Turchia fu Mustafa Kemal, più tardi noto come Ataturk, esponente del movimento nazionalista dei Giovani Turchi, che aveva l’ambizione di creare una moderna forma di civiltà turca. Ataturk, avviò subito riforme profonde ispirate ai paesi occidentali: un forte processo di laicizzazione, volto a reprimere  il ruolo della religione islamica e ad occidentalizzarne i costumi (ad es. per le donne proibizione del velo, parità con gli uomini e diritto di voto), riforme dei codici (ispirati a quelli italiano, tedesco e svizzero), riforma della scrittura (introduzione dei caratteri latini) e così via. Infine, all’esercito fu conferito una sorta di mandato quale garante della salvaguardia di tali principi riformatori e della laicità dello stato. In politica estera, Ankara ha privilegiato i paesi europei occidentali, tra i quali forse vorrebbe essere annoverata, mentre ha riservato una certa prudenza verso quelli arabi, attenta a non essere considerata parte di un Medio Oriente allargato. In tempi più vicini si è attenuta ad una politica di stretta alleanza con gli Stati Uniti ed i loro alleati (la Turchia è uno dei principali membri della NATO) e ad una economia di mercato.
Su queste basi la nuova Turchia si è sviluppata fino agli anni più recenti, superando vari momenti delicati, a cominciare dalla morte di Ataturk nel 1938, passando alla prudente posizione assunta durante la Seconda Guerra Mondiale, all’occupazione di parte di Cipro (nel 1974), alle varie crisi di politica interna, in cui a volte (nel 1960, 1971, 1980, 1997) l’esercito è intervenuto, ma ritirandosi poco dopo, asseritamente per proteggere i valori fondamentali del paese.
Questa premessa storica, molto sintetica, è necessaria per valutare il cambiamento di tale quadro allorchè le elezioni dell’ottobre 2002 portarono al potere il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), guidato dal suo leader Recep Tayyip Erdogan. Da allora si registra, da una parte, un consolidamento dello sviluppo economico, con il benessere che raggiunge anche le regioni più interne della Turchia (per molti versi diventata “la Cina dell’Europa”, oltre che membro del G 20), dall’altra parte, si assiste ad una graduale erosione del rispetto dei diritti umani che caratterizzano l’Unione Europea nonchè ad una maggiore visibilità dei simboli dell’Islam, come un ritorno del velo per le donne. Erdogan sembra considerare la religione islamica come un importante fattore identitario, collante, all’interno, di un paese diviso in varie etnie, nonché elemento di contatto con altri paesi a maggioranza musulmana. Ma è sul piano internazionale che i cambiamenti sono più vistosi. Innanzi tutto per quanto riguarda l’Europa. Il negoziato, avviato nel 2005 per l’adesione all’Unione Europea, incontrò fin dall’inizio difficoltà a causa di una certa ostilità soprattutto da parte francese e tedesca (l’Italia piuttosto favorevole). Ormai è di fatto bloccato per colpe di ambedue le parti, più di recente a causa del progressivo allontanamento di Ankara dai valori europei, particolarmente in materia di libertà civili e diritti delle persone. Ciò soprattutto dopo il fallito colpo di stato, tentato da alcuni reparti militari nel luglio 2016, che ha dato modo ad Erdogan di “normalizzare”, con ufficiali a lui fedeli, le Forze Armate, tradizionalmente autonome e garanti della Repubblica rispetto al potere politico. Inoltre, Erdogan si è avvalso dell’emergenza per procedere con arresti e pesanti condanne nei confronti di un numero rilevante (oltre 12.000) di militari, di magistrati, dipendenti pubblici, giornalisti, etc, in quanto fiancheggiatori, più o meno palesi, del tentato golpe.
Al di là dello stallo del negoziato di adesione i legami economico-commerciali tra la Turchia e l’UE rimangono comunque molti forti. Va ricordato poi un altro elemento, dalla valenza anche politica: con la Dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016 in ambito migratorio, Ankara, a fronte di finanziamenti europei per 6 miliardi di Euro, si impegna a controllare i flussi irregolari di migranti verso l’UE, venendo così a disporre di una importante leva da far eventualmente valere– come recentemente minacciato – nei confronti di Bruxelles.
Le altre aree di azione più significative in cui la Turchia sta cercando di affermare la propria influenza sono quelle che vanno dal Medio Oriente al Nord Africa attraverso il Mediterraneo, nonché nel Corno d’Africa, in Somalia ed Eritrea, sulla spinta di interessi geopolitici ed energetici, in competizione con paesi come l’Arabia Saudita ed l’Iran, ma anche, in alcuni casi, con la Russia e gli stessi Stati Uniti, questi ultimi considerati gli alleati più stretti almeno fino al tentato golpe militare del 2016, ma poi sospettati di esserne in qualche modo sostenitori. Significativo, a tal proposito, il recente acquisto da parte di Ankara – si ricorda, membro della NATO - di sistemi missilistici russi nonostante le ferme proteste di Washington. In questo numero ci occupiamo delle due aree  di maggior interesse per la Turchia, quali Siria e Libia, mentre parleremo di altri paesi nel prossimo numero. Per quanto riguarda la Siria, ove i turchi sono intervenuti militarmente a più riprese, Ankara è interessata a controllare una fascia territoriale di sicurezza lungo il proprio confine meridionale, ove operano milizie curde, combattute per decenni perché considerate una grave minaccia alla propria sicurezza nazionale. Inoltre, la Turchia intende controllare i flussi di profughi siriani (ne ospita già quasi 4 milioni), possibilmente favorendone la ricollocazione. Infine, Ankara aspira ad assicurarsi un ruolo nel futuro assetto, ancora imprevedibile, della Siria e nella sua ricostruzione.
Per quanto riguarda la Libia il sostegno di Ankara al governo riconosciuto dall’ONU di Fayez al-Serraj si colloca in un quadro di cooperazione avviato da tempo, ma che ha assunto una nuova valenza più di recente, con la fornitura di mezzi e materiali bellici, nonché con il dispiegamento di truppe mercenarie (stimate in 6/7000 unità), ciò a fronte di un accordo più ampio, comprendente anche la ridefinizione dei confini marittimi tra Turchia e Libia e quindi delle rispettive zone economiche esclusive. È questa un’area strategica dal punto di vista energetico, che vede già la presenza di paesi come Egitto, Cipro, Israele e Grecia, nonché, indirettamente, Italia e Francia. La Turchia sembra dunque intenzionata ad inserirsi in iniziative già avviate da cui era stata esclusa, ma anche a svolgere un suo ruolo autonomo, in qualche modo strumentalizzando tale posizione anche nel quadro del lungo contenzioso con Atene a proposito di Cipro, per valorizzare lo sfruttamento di risorse di gas nella parte turco-cipriota, attualmente non riconosciuta internazionalmente se non dalla sola Turchia.
Questa politica, definita “neo-ottomana” da qualche osservatore, raccoglie pochi consensi nella comunità internazionale e piuttosto ostilità da paesi come l’Egitto e l’Arabia Saudita. In tale quadro appaiono significative due recenti prese di posizione di Ankara: l’invio di aiuti sanitari ad oltre 50 paesi, tra cui anche USA, Cina e Regno Unito in un quadro di “Diplomazia del Coronavirus” e, parallelamente, il rifiuto di avvalersi degli aiuti del Fondo Monetario Internazionale in questo momento di crisi.
In effetti Erdogan appare sempre di più avvicinarsi a quel modello di “democrazia gestita” di cui sono vociferi alfieri il Presidente russo Putin e quello cinese Xi Jinping.

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Forse la politica della Turchia non si muove seguendo questo proverbio:

"Chi cerca un amico senza difetti, resta senza amici e trova solo difetti."

Proverbio turco

ABBIAMO OSPITI/TEATRO - Maceratesi a Roma
Articolo di Mario Belloni, Autore Ospite de La Lampadina

Nota di Carlo Verga:
“Mario, un amico da tanti anni sempre pervaso da grande curiosità, che oggi vive a Macerata, ha scoperto una forte affinità tra la città di Macerata e Roma. A conferma di ciò ci invia un articolo “Il Politeama Marchetti, un teatro di periferia con tante affinità romane”. A conferma di tale affinità mi ha inviato l’immagine che potete vedere  e una simpatica spiegazione. Nella prefazione del libretto, pubblicato qualche tempo fa, "Illustri  maceratesi a Roma", Mario, scrive: “Sono rimasto sorpreso nel ritrovare d’uso corrente a Macerata numerosi modi di dire tipicamente romani. Per esempio l’espressione “trozzi e bocconi” che si riferisce a cose kitch e di poco conto è la traduzione del romano “tozzi e bocconi”. Infatti a Roma si dice “ un tozzo di pane” e a Macerata un “trozzo de pà”. 

E l’amico Mario mi ha voluto illuminare circa l’origine dell’espressione citata che è riconducibile alla discesa a Roma, dopo Porta Pia, dei “buzzurri” milanesi che volevano dare una svolta di novità alla Roma papale. Due dei milanesi, tali Tozzi e Bocconi (quest’ultimo fondatore delle famosa Università Milanese in ricordo del figlio morto in guerra), aprirono un grande magazzino a Via Nazionale (che poi divenne La Rinascente) con il loro nome e dove vendevano abiti già confezionati e grandi assortimenti di tessuti a “costi fissi mitissimi” e forse non di grande gusto. Il popolo de’ Roma non perse occasione per farli diventare sinonimo di kitch non adatto, comunque, a persone di un certo livello..
Ecco l’articolo di Mario, buona lettura."

Con il finire dell’Ottocento e l’aria nuova che veniva dal secolo entrante grazie anche alla borghesia che andava assumendo un peso sempre più importante nella società sorse la necessità nel nascente Regno d’Italia di avere un luogo dove tutti i cittadini potessero assistere a svariati spettacoli, compresi quelli circensi ed equestri, come pure per allestire mega banchetti e grandi veglioni per le varie Società e Associazioni che si stavano creando e avere un teatro per grandi  manifestazioni politiche. I teatri esistenti, invece, erano condominiali o riservati ai nobili e, per le loro piccole dimensioni, non permettevano un incasso tale da offrire spettacoli di un certo livello. Spesso i proprietari sceglievano gli spettacoli secondo i loro gusti non sempre orientati alle novità.
Il Politeama, con la sua capienza di oltre duemila posti a sedere ed una platea circolare con un diametro di trenta metri, rispose perfettamente a questa esigenza. In un certo senso anticipò i tempi diventando un locale ove chiunque, appartenente a qualsiasi ceto sociale, era ben accetto purché in grado di pagare il biglietto.
Molto probabilmente l’idea di realizzare a Macerata un Politeama fu suggerita ad Anastasio Marchetti dal suo amico imprenditore maceratese Domenico Costanzi, che a Roma, oltre ad alcuni grandi alberghi, tra cui l’Hotel Russia e l’Hotel Quirinale, fece costruire il Teatro Costanzi (oggi Teatro dell’Opera).
Interessante sapere che il Costanzi in un primo momento aveva pensato ad un grande Politeama (con circa tremila posti) destinato alle classi medie e borghesi. Il progetto non ebbe seguito per le polemiche sorte intorno alla sua peculiarità popolare. Si preferì avere un “aristocratico Teatro Regio” con soli 1.600 posti.
È fuor di dubbio che il Costanzi frequentasse la nostra città, avendo i genitori Pietro e Maria Mazzoni residenti a Macerata. Sicuramente nei molti contatti avuti con il Marchetti, avrà parlato dei suoi progetti e della sua attività teatrale.
Il Politeama di Macerata fu inaugurato il 14 giugno 1891 con il Barbiere di Siviglia di Rossini, a cui fece seguito la Compagnia Drammatica Romana Cecchini-Branchi. Successivamente arrivò al Politeama la Compagnia romanesca di Pietro Tamburri, con ”Er porcino fra la stoppa,” che “aveva fatto la delizia del pubblico della Capitale». Questa Compagnia rappresentò, per la prima volta nella nostra città, il Marchese del Grillo, l’operetta in tre atti di Giovanni Mascetti, che divenne una delle più rappresentate sulle scene dei teatri maceratesi  e sempre con grande successo.
Ulteriore conferma che il Marchetti fosse al corrente degli spettacoli messi in scena a Roma si ha dal fatto che sui periodici locali, per promuovere un nuovo spettacolo programmato per il Politeama, questo veniva annunciato come esibizione «reduce dai trionfi all’Adriano di Roma» o che «ha avuto enorme successo al Costanzi di Roma».
Anche la famosa attrice Hanako, della Compagnia del Teatro imperiale di Tokio, che aveva calcato la scena romana, recitando in rigoroso giapponese, si esibì al Politeama di Macerata suscitando tanta meraviglia e molta curiosità. La stampa locale riferì che l’attrice, uscita da sola dal Politeama, si perse nelle vie di Macerata chiedendo aiuto in puro giapponese. Fu recuperata dopo alcune ore dalle Guardie Municipali. Anche la moda dei numerosi café-chantant romani, contaminò Macerata, che la vide manifestarsi con numerosi spettacoli di varietà; molto apprezzata fu la mitica Isa Bluette.
Il 23 dicembre 1914 l’Onorevole Cesare Battisti, in un Politeama “gremito in ogni sua parte di un pubblico vario” (cioè composto anche da donne), tenne una conferenza interventista. Le cronache riferirono che nacque un parapiglia per le proteste di una parte minoritaria del pubblico, che fu estromessa in malo modo dal teatro. All’uscita all’Inno dei lavoratori intonato da contestatori risposero gli studenti con l’Inno di Mameli.
Allo scoppiare della Prima guerra mondiale, il Politeama maceratese fu requisito per essere adibito a caserma. Nel 1920, fu ristrutturato dal nuovo proprietario Girolamo Piccinini che lo inaugurò facendo intervenire la Compagnia Italiana di operette “Città di Palermo”, «che ha raccolto numerosi allori a Roma» scriveva un giornale locale.
Diversi attori maceratesi, fecero il percorso inverso, dal Politeama ai teatri romani. Tra quelli che emigrarono a Roma, vanno segnalati Oreste Calabresi e, in particolare, Uberto Palmarini che recitò come protagonista ne "Il Bruto" di Federico Valerio Ratti, al Teatro Argentina di Roma, alla presenza di Benito Mussolini che in quella circostanza gli conferì l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia.
Nel giugno 1935 il Politeama maceratese, probabilmente a seguito di un corto circuito, andò completamente distrutto per un grave incendio che mandò in fumo anche la sua storia.
Molte delle notizie contenute in questo articolo sono state tratte da un libro, che ultimamente, è stato pubblicato a cura dell’Associazione Culturale Le Casette.
Il volume dal titolo ”Cronache di un teatro che non c’è più. Storia del Politeama Marchetti” è stato scritto dallo storico maceratese Romano Ruffini."

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La Redazione concorda:

"Non si può vivere senza, l'umanità non può vivere senza il Teatro. Forse un giorno si potrà vivere senza il cinema, ma senza il Teatro è impossibile. Almeno finché esiste l'uomo, finché esiste lo specchio, il riflesso di noi stessi che respira, vivo come noi. L'uomo ha bisogno dell'uomo, di essere riconosciuto, di vedersi di fronte e farsi delle domande, per cui non penso che il Teatro morirà mai.” 

Emma Dante

COSTUME - E se avessero ragione?
Articolo di Lalli Theodoli

Stiamo uscendo cautamente da un periodo di enormi difficoltà.
Chiusi in casa, fra quattro o mille mura, ma chiusi. A volte lontani da affetti e affari. Lavori bloccati, enormi preoccupazioni per il futuro. Perdite di persone care scomparse senza saluti.
Ognuno ha reagito in modo diverso. Chi, attaccato a Netflix e You Tube, ha fatto indigestione di conferenze e di mostre, chi di filmini. Ci siamo affogati di messaggi di ogni genere, drammatici o spiritosi: troppi, a volte. Poi, piano piano, abbiamo rallentato le comunicazioni, ci siamo lentamente quasi abituati alle poche uscite necessarie ed allo stare molto da soli. Ci si incontrava nelle strade, rari nantes in gurgite magno, e si deviava il percorso per sorpassarci da lontano. Un saluto con il braccio per ovviare al sorriso coperto dalla mascherina.
Ai primi permessi ”Attenti però altrimenti torniamo alla fase 1!”, abbiamo barato con gli affetti stabili (che diamine di documentazione occorrerebbe?) e con i parenti fino al settimo grado (ma chi sarebbero).
Alla libera uscita poi è successo un po’ di tutto.
Una esplosione. I navigli pieni, il lungomare di Napoli un formicaio. Famigliole, non paghe della lunghissima convivenza escono finalmente tutti insieme, i bar hanno tirato fuori sedie e tavolini a debita distanza. Padri sfrecciano in monopattino con un bambino felice a bordo. Incosciente!
Alcuni, privi di mascherine, parlano parlano, altri strisciando i muri con i volti coperti e i guanti si ritraggono invece da questa folla, impauriti per la loro salute. Hanno fatto grandi sacrifici per mesi, da soli, con la spesa fuori dalla porta, ed ora non vogliono rischiare per questi insubordinati che pare non vogliano tener alcun conto delle ordinanze.
Si rintanano al più presto nelle quattro mura che li hanno protetti per questi mesi. Non hanno nessuna voglia di camminare finalmente nel parco, di percorrere la città, un pò più viva finalmente. Vedere qualche amico? Sì con calma, a distanza, all’aperto. A casa troppo pericoloso. Ci sentiamo la settimana prossima.
E così scopriamo che subdolamente siamo stati colpiti dalla “Sindrome della Capanna”. Mai sentita prima. Una delle tante cose nuove che questa pandemia ci ha insegnato. Insieme all’uso frequentissimo di distanziamento sociale, pregresso, asintomatico, virale.
Cos'è? In parole povere, ci saremmo abituati a vivere chiusi, mentalmente e fisicamente, per cui ora l’affrontare di nuovo la vita creerebbe enormi ansie e preoccupazioni. Non si ha il coraggio di ricominciare un'attività che certo ha mille interrogativi, non di riaffrontare una vita sociale, a cui ci siamo disabituati e che rimandiamo con mille piccole scuse. Una forma di particolare depressione da abitudine a cui occorre assolutamente reagire.
Ed allora ne esce che coloro che hanno affollato le nostre piazze e le strade, con uno scoppio di entusiasmo vitale, sono fondamentalmente più sani che incoscienti. Che questo, senza esagerare, è il modo giusto per ricominciare a vivere. Che questo morbo terribile ha tagliato le gambe a molti, ma non è riuscito a togliere a tutti la voglia di ricominciare a vivere, a lavorare, a vedere gente.
Per cui, certo con enorme attenzione e le precauzioni che oramai conosciamo a menadito prendiamo esempio. Non hanno tutti i torti.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

L'osso di Ishango - Incredibile, molte congetture sull'inizio della matematica vanno riviste: a Bruxelles  si trova un reperto, l'osso di Ishango, il perone di un babbuino, di oltre 20mila anni fa che contiene numeri primi tra 10 e 20. In particolare 4 numeri l'11, il 13, il 17 e 19.
Un rompicapo per ogni matematico, si tratta di uno strumento di calcolo o solo di un utensile o altro? 
CV

 

*

 

Cosa sono gli slot? - Sono delle bande orarie durante le quali gli aerei sono autorizzati ad atterrare o decollare e sono assolutamente necessarie per la regolarizzazione del  traffico aereo.
Gli slot vengono decisi con accordi internazionali e a seconda delle stagioni, non sono acquistabili, solo l'aeroporto di Londra lo permette.
Nel 2016 la Oman Air ha aquistato uno slot per poter atterrare la mattina presto a Londra. Il costo 75 milioni di dollari.
CV


APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE

LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI
 

Causa Covid-19, gli appuntamenti de La Lampadina previsti per marzo (Maastricht/Bruxelle per Tefaf), aprile (Bergamo, Villa Panza e Varese), e maggio a San pietroburgo, hanno subito una battuta d'arresto ma abbiamo solo posticipato.

La Tefaf a Maastricht
la visiteremo dal 18 al 21 marzo 2021.

*****************

Villa Panza, Castelseprio, Castiglione Olona,
ci vedranno la prossima primavera.

 *****************
San Pietroburgo ci attende per maggio 2021.

*****************

Nel frattempo stiamo valutando Parma, capitale italiana della cultura 2020, per l'autunno di quest'anno: vedremo come si evolverà la situazione dal punto di vista sanitario.



Continuate a seguirci: non appena sarà possibile visitare in sicurezza mostre ed esposizioni con visite guidate, organizzeremo appuntamenti ad hoc.


Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net


***

E ANCORA
FLASH NEWS!
 

 

Hart Island - Sapete dov'è e cos'è? È un isola di 1,5 km al largo del Bronx.
Da 151 anni ospita i corpi di chi muore senza soldi per la sepoltura, di coloro che non hanno familiari che richiedono i corpi...
Nel suo piccolo spazio ospita oltre 1 milioni di defunti, dalla guerra civile, alle vittime di aids, bambini nati morti, ed ora tutti quanti deceduti per Corona Virus, se senza famiglia, homeless o disagiati.
In tanti anni è stata anche prigione, ospedale psichiatrico, ospedale per malati terminali, base missilistica durante la Guerra Fredda.
È inaccessibile, gli unici che svolgono il lavoro di scavare e riempire le fosse comuni di casse di legno con i nomi scritti a grandi lettere sui lati, sono i detenuti del penitenziario di Rikers Island poco distante. Insomma un luogo da film dell'orrore, di anime perdute senza pace ma, a migliorare la situazione e strappare all'oblio i tanti che là riposano, nel 2011 è nato l'Hart island Project: dal 1980, 68.955 persone sono state deposte nelle fosse comuni di Hart Island, il Traveling Cloud Museum è una collezione delle loro storie che si possono seguire su una mappa interattiva e si può anche collaborare per fornire informazioni ulteriori sugli "ospiti" dell'Isola. 
CV

 

*

 

Sanificatore personale - Breatheme: la Sanixair ha messo in produzione un apparecchio elettronico grande come un pacchetto di sigarette.
Appeso come una collana genera attorno al corpo una barriera di aria ionizzata fino ad un metro di distanza.
Oltre la sua fragranza di alta montagna tiene lontane zanzare ed insetti vari. Funziona a batterie di ioni di litio.
CV

***

 


SONETTI DALLA QUARANTENA

Il periodo di lockdown è stato fattivo, la creatività e l'arte non hanno smesso di produrre frutti!

Il nostro Lettore,
Gabrio Pignatti,
ci manda questi sonetti,
istantanee di un momento appena trascorso.

*****************

TEMPI DE GUERA

Quanno c'era la guera, nonna dice,
er quartiere era un villaggio piccolino
ce se scambiava er sale e un po' de vino
e le notizie sur pane di Amatrice.

Se allora 'na signora, a borsa nera,
venneva un po' de strutto, der prosciutto,
se correva a comprà, -niente !-, era finito tutto,
ritornavi e dicevi "Campa e spera !"

E mò non è lo stesso? Se un certo ferramenta
te dicheno che venda i guanti e la muchina
ce corri sverto sverto la mattina
cor vento, pioggia e puro la tormenta.

E allora se comprava il pane in fila
lunga perfino un paio di isolati.
E mò non è lo stesso? Morì ammazzati!
Se vuoi metterte in coda, arrivi in Sila!

(o mejo, visti li filippini (so' duemila),
te pare d'esse in coda da Manila)

 

 

 

SOGNO

Li giorni ereno lunghi e sonnacchiosi
dentr'a'na casa, a Monti, in una via
cor Colosseo pe' sfonno, pe' magia,
sospesa, senza gente, tra serci silenziosi.

E fuori c'era er sole, a tramontana,
sicuro er più ber tempo che ce vole,
sognava lecci sur tufo e le viole
e cerque, lì lì a svejasse in settimana.

La giornata era vuota e er sor Pasquale
aveva appeso grafici de guera:
da un lato, er virus, cresceva sulla tera,
na linea che saliva verticale.

L'altro grafico, invece, annava a fonno,
sempre con una linea verticale,
e, se nun je fregava, puro, Pasquale,
guardava, ipnotizzato, la borsa allo sprofonno.

La stanza der Comanno era in cucina
un gatto e un cane lo Stato Maggiore,
e lui, er Generale, sempre, a tutte l'ore,
segnava gli andamenti a bandierina.

Ma na notte Pasquale fece un sogno
coi i grafici che s'erano invertiti,
le borse salivano e i contaggi finiti,
e se svejò colla speranza in pugno.

 


 ***

E ANCORA
FLASH NEWS!
 

L'ultima opera di Marcel Dzama - L'immagine del presidente Trump che gioca a golf riproposta a pennarello sulla prima pagina del New York Time dove sono riportati i nome dei deceduti a seguito del corona Virus.
Questa è l'ultima opera dell'artista Marcel Dzama in tempo di Covid 19.
CV 

 

*

 

 Ristorante in tempo di Covid - Grande successo sta avendo un'applicazione creata da Foodea Lab, società campana.
Con l'applicazione  puoi prenotare il ristorante, ordinare il tuo pasto dialogando direttamente con la cucina e pagare senza alcun contatto con il personale.
In pratica un ristorante dove non vedi camerieri, cassieri o altro.
(Tristerello no?)
CV
 

*

Un nuovo telefono da polso! -  Si chiama Falster 3, tecnologia americana e prodotto dal gruppo Skagen.
Falster 3 permette conversazioni telefoniche al polso, il sistema operativo è Wear OS di Google.
CV

*

Un nome bizzarro! - Il personaggio Elon Musk (nostro articolo del marzo 2020)  ha recentemente avuto un figlio dalla sua compagna Grimes, e nella sua originalità, lo ha voluto chiamare X Æ A-12. 
Certo non facile da ricordare, si pronuncia egzasceituelv. 
X sta per variabile ignota, A/E acronimo di intelligenza artificiale, A-2 è la sigla di un prototipo di aereo (l'Archangel A-12 della Lockheed).
Chissà quale sarà il soprannome!
CV

***

Telecom voleva mangiare la Mela? - Dal dopoguerra a fine '900 l'Italia era piena di entusiasmo ed innovazione da parte di molti personaggi e aziende. Addirittura sembra che nel 1999 la Telecom pensasse di proporre a Steve Jobs l'acquisto di Apple...
CV

***

 

SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: "Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia" a Roma, ai primi 10 visitatori, che si presenteranno all'apertura del Museo, il direttore Valentino Nizzo riserverà la visita del livello inferiore del Ninfeo, raggiungibile attraverso un piccolo cunicolo, per ammirare da vicino le Cariatidi.

 

***

 

I COMMENTI DEI LETTORI DE
LA LAMPADINA
:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI
 

Come forse avrete notato, sul sito de La Lampadina sono riportati i commenti ai vari articoli che compaioni sulla newsletter.  Si è creata nel tempo una specie di blog nel quale i lettori possono scambiare pareri e commenti sui vari scritti pubblicati. Ne riportiamo alcuni, se volete leggerli tutti o leggere gli articoli ai quali si riferiscono, seguite i links in evidenza:


20 Maggio 2020 at 9:25
Che Super Delizia il filmetto sul Tempo!

Fatto con grande raffinatezza di Spirito. In questo ultimo periodo di Tempo ne abbiamo avuto Sin Troppo! Ma ci ha portato ad una profonda riflessione sul vero senso della nostra vita, dandoci finalmente una equilibrata Visione di quello che ci circonda.., con una maggior consapevolezza di vivere Nel migliore dei Modi...cio' che rimane della Nostra Vita!!!
Olga Ricciardi

17 Maggio 2020 at 19:17 
Grazie! Un dono bellissimo!
Una delle mie poesie preferite da recitare come una preghiera ogni giorno al risveglio.
Grazie del vostro tempo senza il quale non ci sarebbero quesì bei momenti di lettura. Un Grazie anche per aver avuto ancor una volta tempo per leggervi.
Siete forti e pure belli!!! continuate a illuminare donando il vostro tempo.
Flavia d'Auria

17 Maggio 2020 at 18:56
Simonetta la tua saggezza è come uno specchio per guardarci.

Uno specchio parlante che ci risponde se lo interroghiamo. Proprio come quello della matrigna di Biancaneve.
E sorprendentemente risponde con la poesia del tempo... Bellissima profonda arriva al cuore e poi ci coglie inermi a vedere nello specchio i vostri visI invece dei nostri. Grazie! Un'intuizione geniale! Grazie di aver prestato i vostri volti ai nostri volti. Grazie di aver prestato le vostre voci ai nostri pensieri.
Elvira Coppola

Potete leggere tutti gli altri commenti direttamente sulla pagina dell'articolo.
In ogni caso tutti i commenti ai nostri articoli sono sempre
riportati nella spalla destra del nostro sito: andate a dare un'occhiata.

 

***

 

LETTERE DALLA QUARANTENA
Andrea Simi e l'esperienza di lettore


Andrea Simi racconta la sua esperienza di lettore alla nostra Lucilla, che, curiosa, ad aprile aveva chiesto ragguagli!

"Cara Lucilla, come mi hai chiesto, ecco una breve sintesi della mia esperienza di lettura pubblica, che ha avuto inizio in modo molto casuale.
Va premesso che già in passato avevo letto poesie di fronte a un uditorio: il libro V dell'Odissea in piazza a Ponza, le poesie del mio sodale Antonio De Luca a Napoli, presso la fondazione Nitsch, etc. 
A marzo, mentre ero recluso in casa - come tutti - a causa dell'epidemia, Elisabetta mi ha notificato che, in occasione dell'appena istituito Dantedì, avrei dovuto leggere l'episodio di Paolo e Francesca.
Lei ne avrebbe fatto un video da mandare ai nostri amici attraverso due chat già esistenti da tempo.
Mi sono volentieri prestato alla faccenda e così abbiamo fatto, convinti che la cosa sarebbe finita lì.
Ma non avevamo fatto i conti con la reazione entusiasta dei destinatari, che a gran voce chiedevano altre letture dantesche.
E così, giorno per giorno la cosa ha preso piede: prima Ulisse, il conte Ugolino, il primo canto del Purgatorio, Manfred, Iacopo del Cassero, Buonconte, Pia de'Tolomei e l'ultimo canto del Paradiso, con la preghiera alla Vergine di san Bernardo e la Visione divina...e nel frattempo si aggiungeva gente, nuove chat, e cominciavano a fioccare richieste.
A questo punto siamo passati a Leopardi, poi a Campana, Rimbaud, Baudelaire, Montale, Eliot, Pound, Luzi, Caproni, Stevens, Kerouac, Neruda, Sepulveda (e pure Simi e De Luca, si parva licet..).
Per la maggior parte le poesie degli stranieri erano tradotte da me, come pure i brani dell'amata Odissea ai quali siamo passati in questi giorni.
Nel prossimo tratto di strada, visto che da qui al 4 di maggio (?) il cammino è ancora lungo e che la fidata schiera dei maniaci ascoltatori si ingrossa giorno per giorno, conterei di spostarmi dalle parti dei lirici...
Aggiungo, me ne dimenticavo, che quasi certamente verseremo tutto questo materiale su un canale Youtube dedicato."

E così ha fatto!
Cliccate qui e seguite sul canale YouTube le sue letture!

*** 

 MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode.
 

ROMA

I luoghi dell'arte, che sono la grande ricchezza del nostro paese, ricominciano ad aprire le loro porte.
Anche se non hanno mai smesso di esistere con le infinite proposte che ci sono pervenute online, visto che la pandemia ci impediva di godere del nostro patrimonio in via diretta.
Si riapre tutto!
Che felicità! Con criteri di distanziamenti molto seri.
Ma anche con l'assenza di una folla compatta che al solito accompagnavano le nostre visite ai vari siti.
Le nostre città ci sono restituite, un pò più vuote, ma possiamo godere in pieno di una visione privilegiata.
Ci si augura che il turismo riparta presto, ovviamente, visto i tanti settori colpiti da questo fermo obbligato, ma, senza essere cinica, vi vorrei incorraggiare ad approffittare di qualche giorno di tranquillità ancora concesso prima di essere di nuovo invasi.

Saprete sicuramente che:

  • la mostra di Raffaello ha prolungato la sua presenza alle Scuderie del Quirinale fino al 30 agosto.
    Fate presto. I biglietti vanno a ruba!

  • Dal 2 giugno hanno riaperto tutti i Musei civici e i siti archeologici 
  • I Musei Vaticani hanno riaperto e già le presenze aumentano di ora in ora.

Maxxi Gio Ponti. Amare l'architettura.
"Il MAXXI ospita uno dei maestri indiscussi del Novecento italiano, una personalità dall'estro creativo poliedrico che, come succede nel caso di figure complesse e multiformi, risulta difficile chiudere in un ruolo, circoscrivere in una definizione univoca."
Fino al 27 settembre 2020.

Ci sono nuove proposte create per compensare le difficoltà incontrate nel gestire le mostre negli spazi delle gallerie. Ve ne propongo una in cui l'ingegno ha fatto la sua parte.

La Fondazione #80 | #90 & more curata da Pier Paolo Pancotto.
"I lavori selezionati sono presentati come fossero "sottovetro", visibili dall'esterno della sede, attraverso la grande vetrata di ingresso."
La mostra sarà visibile tutti i giorni, da giugno a settembre, dalle ore 18.00 alle 11.00 del mattino successivo, secondo un programma prestabilito che prevede un focus settimanale, con inizio ogni martedì, dedicato a un artista diverso, appartenente alla generazione nata a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento.
Il nome dell'artista protagonista della settimana sarà svelato con un post di annuncio e l'hashtag #unboxingproject sul canale Instagram @lafondazione_roma il venerdì precedente per il martedì successivo".

Mi sembra una proposta veramente innovativa per "uscire di casa" e godere dell'arte del nostro tempo.

Il canale YouTube del Mitbac con l'idea che "La cultura non si ferma" propone già da maggio varie visite spiegate chiaramente.
I musei, è vero, hanno riaperto le loro porte, ma le proposte di Mitbac sono tante e forse sarà l'ultima occasione per vedere, ben spiegato e senza muoversi troppo, le bellezze del nostro paese. Indagate, ne vale la pena!

Galleria del Cembalo:

"In Uno" fotografie di Giorgia Fiorio su Artsy.
Dopo trent'anni di ricerca intorno alla figura umana, questa presentazione contrae In Uno due percorsi di ricerca di lungo respiro: Il Dono (2000-2009) e Humanum (dal 2011).

MILANO
Mi sento di consigliarvi soprattutto questa mostra:
Triennale Museo del design italiano Collezione Permanente

Il Museo del Design italiano presenta, per la prima volta in un allestimento permanente, una selezione dei pezzi più iconici e rappresentativi del design italiano.


 


 

 Pensiero Laterale
Viaggio a Londra

 

Il Signor Felice Rossi, sfogliando la cronaca nera di un giornale legge ad alta voce: "
Londra: italiana vacanza fatale".
E prosegue leggendo:
"La signora Maria Neri, mentre soggiornava in un albergo di Londra con il marito, cade accidentalmente dal 2° piano.
Inutile l'intervento dei soccorsi muore durante la corsa in ospedale..."
Pur non conoscendo la vittima, Rosso esclama:
"So chi è l'omicida! "

Come fa il signor Rossi a sapere che la signora Neri  è stata assassinata e sapere chi è l'assassino?

Guarda qui la soluzione...

La Lampadina Racconti

L’aria di Barcellona
di Maria Luisa Amendola

Deve essere l’aria, un’aria che crea e trasforma, un misto di fantasia e di storia vaporizzata dal vento di mare e dalle colline qui intorno, dal fumo dei camini a mosaico della casa Batlò nata da un sogno di Gaudì, (ma cosa è più vero di un sogno?) dalla foresta d’immagini che s’arrampicano da una guglia all’altra della Sagrada Famìlia (anche lei un work in progress) fino alla paella, formidabile piatto creativo, elogiato, assaporato, gustato, goduto e descritto da Pepe Carvalho, il famoso detective di Manuel Vàquez Montalban, tra un agguato e l’altro nei vicoli del Barri Gotic. Eccolo!
Ne aspiro l’aroma che sta arrivando, lo pregusto, riso fumante nella padella scura tra i paralumi color albicocca del ristorante 7 Portes, mi delizia il palato, lo gusto, lo divoro, comincio a desiderarlo già per domani sera, e ho appena finito di spazzolare il fondo del tegame con le sue fiammate scure di fuoco. Chissà se Annibale Barca -Barcino il nome romano di Barcellona- che ha fondato questa città, l’ha mai assaggiata?

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Laura Lionetti, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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