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La Lampadina - n. 99 ::: Gennaio 2021

Cari Lettori,
ci tenevamo molto a uscire oggi e giungere nella Vostra posta il primo giorno di questo nuovo anno che tutti noi de La Lampadina Vi auguriamo si riveli più sereno e ben diverso da quello appena trascorso: il nuovo è già iniziato... da tempo, e ci porterà fuori; confidiamo che la scia negativa possa essere più breve di quanto temiamo. Sta a noi creare oneste e credibili aspettative, se ci affidiamo a quelle degli altri, saranno deluse, invece che superate. Ci guadagneremo spazio e tempo come stessimo raggiungendo una vetta impervia, passo dopo passo.
I nostri scritti oggi girano intorno, in orbite più o meno ravvicinate, al concetto di creatività nella sua accezione più ampia.
Da quella architettonica quasi fantascientifica degli antichi Egizi, i cui reperti, grazie a Drovetti, riempiono i musei europei, ad una relativa all'arte della guerra, utilizzata dai Romani nella conquista del mondo conosciuto. E poi il genio creativo di Mollino che si manifesta dal mobile, al teatro, all'auto da corsa. L'arte poi è creatività allo stato puro.. Quella che si incontra nelle gallerie certamente, ma la ritroviamo anche nel presepe di San Pietro 2020, descritto da Lalli? Non era proprio là che ci sembrava di aver visto una mummia? O era un astronauta? Non è esattamente il Natale descritto da Beppe.
Buona lettura e ad maiora!
Isabella Confortini Hall


Venerdi, 1 gennaio 2021

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:



CULTURA – Bernardino Drovetti: il Museo Egizio di Torino gli deve le basi della sua magnifica collezione
Articolo di Marguerite de Merode

Nel 1798 Napoleone, deciso a tagliare agli Inglesi la via delle Indie e colpirli nei loro interessi economici, dà inizio alla campagna d’Egitto e sbarca con le sue truppe ad Alessandria. Insieme al un nutrito esercito porta anche con sé 167 scienziati (architetti, ingegneri, disegnatori, botanici, zoologi, minerologi, cartografi) con l’incarico di documentare i monumenti antichi e contemporanei dell’Egitto, studiarne la geografia, la flora, la fauna, la mineralogia, oltre a descrivere la vita dei suoi abitanti. Sono loro a svelare per primi all'Europa le tante meraviglie della civiltà sorta nella terra resa fertile dal Nilo e a far nascere una vera e propria mania per oggetti e decorazioni di gusto egizio.
Nel 1800 Napoleone Bonaparte, di ritorno dall’Egitto, sconfigge gli austriaci a Marengo. Il Piemonte torna ad essere una provincia francese e, Torino, il capoluogo del “Département du Po”. Un brillante giovane avvocato piemontese, Bernardino Drovetti, nato a Barbania nel Canavesano, viene sedotto dagli ideali dei rivoluzionari francesi al seguito di Napoleone. Intraprende una brillante carriera militare che gli apre anche le porte della carriera diplomatica al servizio del Primo Console. Nel 1802 diventa Sotto Commissario alle relazioni commerciale ad Alessandria d'Egitto per essere poi nominato Console Generale di Francia in Egitto nel 1811.
Per vari motivi personali e per il nascente interesse per le antichità egizie, Drovetti, rimane nel paese anche dopo la caduta di Napoleone e la Restaurazione. Libero da incarichi ufficiali, si dedica ai viaggi. È in quel periodo che inizia la sua forte passione per l’archeologia. Intreccia una solida e duratura amicizia con l'ufficiale ottomano, Mehemet'Ali, uno dei politici e dei capi militari egiziani ritenuto padre fondatore dell’Egitto moderno. Come primo Viceré del Paese, Mehemet'Ali farà uscire l’Egitto dal Medio Evo e lo renderà indipendente dal dominio turco. Stabilita l’amicizia con il Kedivè egiziano e in seguito con suo figlio, Ibrahim Pascià, Drovetti ne diventa il consigliere. Nel campo politico-sociale-sanitario, sempre grazie al Drovetti, il Pascià si apre alla civiltà europea combattendo tra l’altro la piaga della schiavitù e della pirateria.
Forte dell’appoggio del Kedivé, Bernardino Drovetti comincia a collezionare avidamente reperti egizi. Nessuno più di lui ottiene in modo così esteso il diritto di scavare i siti antichi. Esplorando le zone interne del paese scopre importanti vestigia della civiltà locale e recupera migliaia di reperti archeologici. Partecipa a scavi, organizza spedizioni e acquista in blocco reperti forniti dagli antiquari.
Eccellente egittologo, accumula circa 3000 oggetti che provengono dalla zona di Karnak e Luxor, che formeranno la sua prima raccolta di antichità. E, con l’autorizzazione del Pascià, la offre ai maggiori musei europei. Italia, Francia, Germania, Austria e Svizzera sono i cinque paesi che devono a Bernardino Drovetti parti più o meno importanti delle loro collezioni museali sull'antica civiltà egizia. La maggior parte dei suoi ritrovamenti archeologici, la sua prima collezione di reperti, di gran lunga la più ricca e pregiata, formano oggi il Museo Egizio di Torino. Gli 8000 oggetti egizi che costituivano la sua collezione, erano giunti qualche anno prima da Alessandria d’Egitto e arrivati a Livorno via nave dove egli farà ammassare le antichità nei magazzini di certi suoi amici commercianti in vista di un’auspicata vendita al miglior offerente.
La Francia, di cui Drovetti era Console generale e quindi suo interlocutore privilegiato, e il Regno di Sardegna, sua patria d’origine, sono gli Stati con cui intavola le principali trattative per la vendita. Il prezzo richiesto è esorbitante: 400.000 lire dell’epoca. Equivalente pressappoco ai nostri 700 milioni di euro. La collezione sarà acquistata con il consenso dei Savoia e dello Stato Sabaudo nel 1823, grazie all'interessamento di Carlo Vidua, un esploratore, collezionista, bibliofilo e viaggiatore italiano e di alcuni intellettuali torinesi di cui gli accademici Cesare Saluzzo e Prospero Balbo.
Nella capitale sabauda i reperti arrivano da Genova dove sono stati spediti per nave. L’immensa quantità di antichità viene trasportata su carri trainati da cavalli, in pieno inverno, e collocata nel palazzo dell’Accademia delle Scienze. Sarà Vittorio Emanuele I ad accettarne l'acquisto, convinto dai risvolti positivi dell’investimento e Carlo Felice a decidere quale sede destinare al futuro Museo Egizio, appunto il palazzo dell'Accademia delle Scienze. Nasce così a Torino il primo Museo di Antichità Egizie al mondo e una nuova disciplina: l’Egittologia.
Un’altra grande parte della collezione andrà alla Sezione Egizia del Museo del Louvre di Parigi, poi al Museo di Belle Arti di Lione, al Museo della Vieille Charité di Marsiglia, una parte a Vienna, poi al Museo Accademico di Ginevra, al museo di Monaco e nel 1837 quella che è definita la terza collezione Drovetti, composta da sarcofagi in pietra e statue colossali, andrà a incrementare la sezione egizia del museo di Berlino. Era importante dare un tributo a Bernardino Drovetti, questo eclettico, intelligentissimo e unico personaggio a cui l’Italia deve quasi interamente il privilegio di avere il secondo museo egizio del mondo. Purtroppo, i suoi ultimi anni furono di solitudine e il suo brillante cervello si spense lentamente nell'arteriosclerosi. Morì all'età di 76 anni, il 9 marzo 1852, nell'ospedale psichiatrico della borgata S. Salvario di Torino.

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La Redazione propone questa storica frase che Napoleone rivolse la mattina del 21 luglio 1789 ai soldati dell’armata di Egitto prima della famosa battaglia delle Piramidi:

"Soldati, dall’alto di queste piramidi, quaranta secoli vi guardano".

Napoleone Bonaparte

STORIA – Le battaglie dell’antica Roma: Svetonio e Budicca
Articolo di Carlo Verga

Impressionante scorrere l’elenco delle battaglie sostenute dagli antichi romani e le tante loro vittorie. Disciplina e comandi e logistiche perfette per ogni occasione.
Una delle battaglie più cruente e che mi ha colpito particolarmente è stata quella affrontata sulla strada Watling in Britannia. Da una parte una legione romana agli ordini di Gaio Svetonio Paolino, dall’altra un gruppo di 40mila uomini agli ordini di una sola donna dotata di una forza e coraggio incredibile, Budicca il suo nome, la regina della tribù degli Iceni. La descrizione di quelle circostanze ci viene da Tacito negli Annales.
Tutto è cominciato con lo sbarco in Britannia dei Romani nel 43 a.C. All’inizio, rose e fiori con i locali che apprezzavano l’opera di ferma conciliazione tra le tribù della zona in continua lotta tra loro. Dopo poco però gli “invasori", certi della loro forza, cominciarono ad assumere atteggiamenti autoritari ed oppressivi, imposero il disarmo alle tribù britanniche prima alleate o poi sottomesse (Iceni compresi), appropriazioni arbitrarie di terre e beni ai danni dei locali con una superbia inusuale.
Nell’anno 50 a.C. Budicca con i suoi uomini, oramai esasperati dalla situazione, strinsero alleanze con le tante tribù scontente così da organizzare una rivolta per annullare l’invadenza e distruggere ogni insediamento romano.
Fu formato un “esercito” composto da qualche migliaio di persone di ogni genere, malamente organizzate, ma con tanta energia e voglia di lottare. Poi la forza di incitamento e persuasione di Budicca era tale che erano tutti pronti a “combattere” fino all’annientamento totale del nemico.
Cominciarono con la città di Camulodunum difesa solo da una guarnigione di 200 uomini. In quell'occasione furono uccisi 2500 soldati romani intervenuti successivamente per cercare di contrastare un nemico così numeroso. La città fu rasa al suolo e tutti gli abitanti trucidati.
La tappa successiva, fu Londinium (Londra), oltretutto i rivoltosi, visti i primi successi riuscirono a raccogliere il supporto di molte delle tribù che incontravano nel loro percorso. Londinium non aveva praticamente difese e Svetonio Paolino intervenuto si rese conto che sarebbe stato impossibile ogni forma di salvataggio, ordinò cosi l'evacuazione della città, garantendo la protezione di quanti avessero voluto seguirlo in una fuga verso il nord. Iniziò quindi la ritirata seguito da una lunga colonna di profughi.

Nel frattempo le città di Londinium e Verulamium furono razziate e devastate e tutti coloro che erano rimasti furono trucidati dai ribelli. Durante il sacco delle tre città, gli uomini di Budicca si resero responsabili della tortura e dell’uccisione di almeno 70.000 persone, per la quasi totalità civili, senza distinzione tra uomini e donne, grandi o piccoli.
Svetonio Paolino in ritirata alla disperata, cercava nuove forze per contrastare i ribelli. Richiamò in servizio i veterani, tutti i reparti ausiliari disponibili, pronto a dare una spada e uno scudo a chiunque fosse in grado di reggere le armi. Ebbe il rifiuto dalla Legio II Augusta il cui generale era certo delle disfatta dell’esercito romano. Comunque mise insieme 13.000 uomini, l'armata di Budicca poteva contare su 50mila uomini.
Svetonio continuò la ritirata, inseguito dagli uomini di Budicca il cui esercito si ingrossava di giorno in giorno. Svetonio sapeva di non poter rinunciare alla battaglia ma essendo i Romani in forte svantaggio numerico, doveva trovare uno spazio adatto al combattimento e che non fosse in campo aperto dove le forze soverchianti del nemico lo avrebbero circondato e distrutto.
Svetonio finalmente trovò il luogo, lungo la strada di Watling all'interno di una stretta vallata, una posizione ben difesa: colline boscose e ripidi pendii proteggevano i fianchi e le retrovie dei Romani, scongiurando così il pericolo dell'accerchiamento, il fronte esposto era stretto così da contrastare fortemente il peso della superiorità numerica nemica, inoltre l’ampia visuale sulla pianura consentiva di avvistare i nemici da grande distanza.
I Britanni, erano certi di una facile vittoria, e credettero, vista la posizione scelta dai Romani, senza possibilità di scampo, che il generale romano si fosse messo in trappola con le sue stesse mani. Si ammassarono disordinatamente davanti al nemico. Budicca passò in rassegna il suo esercito, ricordando agli uomini che quel giorno non avrebbero combattuto per la ricchezza o per la gloria, ma per vendicare le ingiustizie subite e per riscattare la libertà perduta.
Svetonio rispose esortando i suoi a non lasciarsi intimorire dal gran numero dei nemici e a ricordare la loro forza ed il loro  valore: che combattessero lanciando i giavellotti e serrando i ranghi, con la vittoria avrebbero soggiogato l'intera provincia ribelle. Poi la battaglia iniziò tra l’urlo assordante degli attaccanti…
Leggi qui la cronaca della battaglia tramandata Tacito (Annali, XIV) e da Cassio Dione (Storia Romana, Epitome, LXII 12):
Senza seguire alcuna strategia precisa, Budicca ordinò ai suoi guerrieri di lanciarsi alla carica nell'angusta vallata, persuasa che il loro numero e la loro furia sarebbero bastati per avere la meglio sui nemici. Per primi si fecero avanti i famigerati carri da guerra dei Britanni, i quali tuttavia non erano progettati per sfondare i ranghi nemici quanto più per trasportare lanciatori di giavellotti.
Continua a leggere la cronaca sul sito...
Tacito scrive che Budicca, per evitare di essere presa prigioniera, si diede la morte con del veleno. e riporta inoltre che le perdite dei Romani furono intorno ai 2.000 uomini, i Britanni, fra guerrieri e civili, circa 40.000. Tacito continua segnalando che il prefetto di campo della Legio II, Penio Postumo, colui che aveva disobbedito agli ordini di Svetonio Paolino e rifiutato di accorrere in suo aiuto, si diede la morte per il disonore. Svetonio fu poi sostituto per la violenza che aveva usato per eliminare ogni rigurgito di rivolta e tornato a Roma divenne console. Londilium (Londra) fu ricostruita e Roma rimase in Britannia per i successivi 350 anni, fino al 410 d.C.

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Isabella Confortini Hall concorda: 

"Historia vero testis temporum, lux veritas, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis.
(
La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi".

Marco Tullio Cicerone

ARCHITETTURA - Carlo Mollino, architetto dalle molte passioni e dai molti talenti
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Carlo Mollino nasce nel 1905 a Torino. Il padre è un affermato ingegnere che ha progettato l’Ospedale Molinette, al tempo il più grande ospedale italiano, grande come un quartiere.
Carlo Mollino si laurea in Architettura nel 1931 a 26 anni, ma prima della laurea va in Belgio e segue un corso di Storia dell’Arte che gli permette di sviluppare la sua fantasia ed il suo estro artistico. La sua architettura sarà di un rigore assoluto ma con guizzi di fantasia.
Mollino frequenterà artisti e intellettuali tra cui Maccari, sulla cui rivista pubblicherà un racconto a puntate. Mollino è pieno di interessi e curiosità e mescola un po’ tutto.
Le opere architettoniche di Mollino sono una dozzina, tra cui le più importanti sono: l’Edificio della Società Ippica, considerato un capolavoro e si inaugura nel 1940.
Mollino prende le distanze dall’architettura retorica fascista, i suoi progetti rompono gli schemi e vanno contro le regole, adopera la ceramica, la graniglia, i laterizi smaltati.
Di seguito progetterà l’Auditorium RAI, la Camera di Commercio e per ultimo il suo capolavoro indiscusso, il Teatro Regio ricostruito nel 1973, dopo l’incendio di trent’anni prima.
Le sue opere hanno una influenza futurista un po’ surrealista e forme “sinuose”.
Nel 1953 diventa Professore Ordinario di Composizione Architettonica al Politecnico di Torino: Mollino non è solo un Professore e un Architetto ma è uno scenografo per come progetta gli interni e poi è un designer, progetta mobili ma non lo fa per la grande industria.
Non ha mai lavorato per la famiglia Agnelli né con l’indotto FIAT, non ha mai fatto parte dei Baroni universitari ed è sempre stato tenuto un po’ ai margini perché ritenuto “eccentrico”.
Non entrava nel sistema e lui progettava “pezzi unici”. Creava i suoi mobili: letti, chaise longue, sculture in movimento, sedie, tavoli (tavolo arabesco che ricorda il corpo di una donna), lumi, poltrone (poltrona Gilda e poltrona Andrea), sempre pezzi unici che diventavano oggetti di culto, banditi dalle case d’aste. L’unicità dell’uomo, una individualità contro il sistema, un uomo d’ingegno e uno spirito libero. Famosa la storia del suo tavolo reale battuto da Sotheby’s nel 2005 ad oltre 3 milioni e mezzo di dollari! Le sue opere sono esposte nei musei del mondo tra cui il MOMA, il Victoria & Albert Museum, il Centre Pompidou. Mollino è uno scultore che cerca l’innovazione delle forme e dei materiali e non insegue mai la produzione di serie.
Mollino è pieno di energia e talento e le sue passioni sono tante oltre l’Architettura. Gli aerei, ne avrà sette, prende il brevetto di pilota e sperimenta voli acrobatici. L’automobilismo, progetto una macchina, il bisiluro “Damolnar”, una fiammante vettura rossa con molta personalità con la quale partecipò come pilota alla 24 ore di Le Mans nel 1955. Lo sci, diventa Maestro e scrive un libro “Introduzione al discesismo” molto apprezzato dagli addetti ai lavori.
La fotografia, il suo libro sulla camera oscura del 1949 qualifica la fotografia come un’arte. Il suo progetto Polaroid si focalizza su nudi femminile di cui la maggior parte erotici.
Una delle sue case, quella sul Po con vista sulla Gran Madre, era adoperata come set fotografico e non è mai stata abitata Era il suo rifugio, un'abitazione segreta dove venivano scattate le foto che dovevano restare private. Oggi è un Museo.
Spazio, corpo e velocità erano per lui ossessioni, I suoi lavori sono definiti flessuosi e sinuosi eliminava gli angoli ed era barocco e razionalista allo stesso tempo. Uomo al di fuori delle mode, sconcertava i più. Mollino vedeva oltre e captava le novità del suo tempo. Poco conosciuto perché ha realizzato poche opere, ha grande consenso tra gli addetti ai lavori. Muore a Torino nel 1973, poco dopo l’inaugurazione del suo capolavoro assoluto, il Teatro Regio.

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La Redazione propone:

"La creatività è quella meravigliosa capacità di cogliere realtà tra loro distinte e disegnare una scintilla dalla loro giustapposizione".

Max Ernst

CULTURA - Natale 2020
Articolo di Beppe Zezza

È passato. È passato questo Natale 2020. Il Natale di quest’anno 2020 che sarà ricordato negli annali come “annus horribilis”, unico (speriamo!) nella storia recente per il modo in cui è stato vissuto tra confinamento domestico, distanziamento sociale, mascherine e soprattutto paura.
Natale: 25 Dicembre.
Se un secolo fa avessimo fatto nel nostro mondo occidentale un’inchiesta su cosa rappresentasse il 25 Dicembre la risposta, quasi unanime, anche tra gli “acculturati”, sarebbe stata: l’anniversario della nascita di Gesù di Nazaret, l’uomo- che per i credenti cristiani è il Messia che il popolo ebreo aspettava da secoli e Dio stesso disceso sulla terra.
Gli anni sono passati. Narrazioni diverse sono state proposte e si sono pian piano imposte al pensiero comune, almeno nell’ambito degli “acculturati”.
Oggi se si facesse la stessa inchiesta si avrebbe probabilmente una risposta di questo tipo: al tempo dell’impero romano  in questo periodo si teneva la festa del “Natalis Solis Invicti”  che cadendo in coincidenza con il solstizio di inverno celebrava la nascita del nuovo corso solare. Una festa pagana che la Chiesa ha successivamente “cristianizzato” sostituendo al sole fisico, Gesù di Nazaret, Colui che rappresentava nuovo sole spirituale della umanità. Nessuna relazione con la nascita fisica di Gesù ma piuttosto un'operazione di tipo “pastorale” con l’appropriazione di una festa preesistente che già aveva presa sul popolo.  Il progresso della razionalità ha dissolto la nebbia dei miti.
Questa risposta contiene almeno due affermazioni discutibili.
La prima riguarda la inesistenza di una correlazione  tra la effettiva data di nascita di Gesù di Nazaret e il 25 di Dicembre.
Come già  portato a conoscenza dei lettori della nostra newsletter (vedi articolo nella newsletter del Dicembre 2016) dalle più recenti scoperte si può  ben ritenere che Gesù di Nazaret sia nato con grande probabilità, se non proprio il 25 Dicembre, intorno a quella data. La seconda riguarda la festività “pagana” del “Sol invictus”.
Se si fa un’indagine si scopre, infatti, che questa festività romana non è affatto “antica”!
La festività del Sol Invictus è stata inserita nel calendario romano dall’imperatore Aureliano intorno al 270 d.C. Secondo alcuni Aureliano l’avrebbe importata dall’Oriente, pare a seguito di una vittoria ottenuta nella guerra contro l’impero di Palmira, secondo altri invece avrebbe innestato questa festa in una antica marginale tradizione romana per farne un supporto dell’impero declinante. Come sempre in cose così antiche è difficile arrivare a una conclusione certa, tuttavia una cosa è sicura: la festa del “sol Invictus”  è celebrata a Roma solo a partire dal 275 d.C.
Che cosa dire della  tradizione cristiana ? Nei primi secoli  poco si parla della data di nascita di Gesù. Per i cristiani il giorno della “nascita” fisica  non è così importante. Nei primi secoli per “dies natalis” si intendeva il giorno del decesso! (dipartita da questo mondo e nascita nell’aldilà) e fin in tempi recenti si festeggiava piuttosto l’onomastico delle persone che non il loro compleanno.
Nei primi due secoli la celebrazione della nascita di Gesù avveniva in date diverse a seconda della località (non dobbiamo pensare alla Chiesa dei primi secoli immaginandola con una struttura unitaria come quella della Chiesa Cattolica che conosciamo noi). La prima data in cui si certifica chiaramente la festa cristiana del 25 dicembre è del 336 d.C. Tuttavia dobbiamo anche tenere presente che Ippolito Romano – martire cristiano vissuto a cavallo della fine del III secolo - nel suo commento al Libro di Daniele scrive nel 203 d.C. – quindi prima dell’imperatore Aureliano quando già la nuova religione stava dilagando- : “La prima venuta di nostro Signore nella carne, quando nacque a Betlemme, avvenne il 25 dicembre, mercoledì, quando Augusto era al suo quarantaduesimo anno di regno, cinquemilacinquecento anni dopo Adamo”.
Dunque diverse ipotesi sono possibili: i cristiani hanno “santificato” la festa pagana appropriandosene, Aureliano ha istituito una festa pagana per contrastare il cristianesimo che si stava sviluppando (Costantino viene solo quarant’anni dopo), le due feste sono indipendenti. La tesi della “cristianizzazione” della festa del Sol Invictus, anche se se ne trova traccia nel XII secolo in uno scritto di un vescovo siriaco, è stata ripresa dai protestanti inglesi della fine del XVII secolo nell’intento di dimostrare la “paganizzazione” della Chiesa Cattolica nella polemica anticattolica e da lì si è diffusa. Si potrebbe allora concludere che il porsi a favore di una o dell’altra delle ipotesi in ballo rivela più che altro il personale orientamento nei confronti della Chiesa Cattolica?
Una mia personale osservazione finale. Negli ultimi due secoli, con una accelerazione negli ultimi cinquant’anni, in nome della “razionalità” si sono volute “buttare a mare” tradizioni che si erano trasmesse nei secoli e che sono state accolte da milioni di persone, frettolosamente e arrogantemente considerate, dei bambini ingenui e un po’ naif. Il “revisionismo” e un esame più “oggettivo” delle diverse posizioni si impone! Mai come oggi è necessario, su molte questioni, definirsi “socratici”: so di non sapere!

Per approfondimenti:  Il 25 dicembre: data storica di Cristo, non ha origini pagane | UCCR (uccronline.it)

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Allegra Hall consiglia questa citazione:

"Ma quello che vide il pastore potremmo vederlo anche noi, perché gli angeli volano sotto il cielo ogni notte di Natale, se solo sapessimo vederli".

Selma Lagerlöf

ABBIAMO OSPITI/ARTE – Un sabato a Roma? … Le Gallerie private sono aperte!
Articolo di Lucilla Crainz e Luciana Bozzini, Autore Ospite de La Lampadina

Di questi tempi organizzare una giornata interessante e piacevole non è facile.
La Lampadina ha avuto la bella idea di una passeggiata alla Garbatella a novembre e un'altra nel quartiere Ostiense prevista per il 9 gennaio 2021.
Io Ve ne consiglio una nella zona del Ghetto, questa volta però andiamo in gallerie private unite nell'Associazione Artughet. Oltre alle gallerie vedrete dei palazzi, dei cortili e delle fontane super. Siamo partite dalla Galleria Mattia De Luca a piazza Campitelli 2, al pianterreno di palazzo Albertoni Spinola, specializzata in importanti opere di grandi maestri del '900 e di artisti contemporanei. Attualmente opere di Osvaldo Bersani e Lucio Fontana. La galleria si propone di ripercorrere il sodalizio tra l’architetto e il celebre artista negli anni '40/50. Ricostruendo integralmente un appartamento, Casa G. www.mattiadeluca.com

Galleria Simone Aleandri in piazza Costaguti, nel suggestivo scenario del quattrocentesco palazzo Boccapaduli, è sempre stata impegnata in un capillare lavoro di ricerca nell'ambito del disegno e dell'incisione moderna e contemporanea.
A disposizione nella galleria un ricchissimo archivio storico per la catalogazione e perizia delle opere. www.aleandriartemoderna.com

Galleria Edieuropa - L'origine della galleria è da ricondursi all'uscita del primo numero della rivista "QUI arte contemporanea" creata e diretta da Lidio Bozzini nel 1966. Nella sede di via del Corso si cominciarono ad organizzare mostre dei 5 artisti fondatori, Capogrossi, Colla, Fontana, Leoncillo e Sadun, in seguito alternate a quelle di artisti giovani. Anno collaborato storici dell'arte, Giovanni Carandente, Lorenza Trucchi, Mario Verdone e Marisa Volpi. Importante Punto  focale dell'arte in quel periodo.
Oggi la galleria è nel Palazzetto Cenci, nell'omonima piazza e continua nella tradizione con gli artisti storici dal futurismo all'astrattismo incrementati da scelte di artisti contemporanei. www.galleriaedieuropa.it/

Galleria Lorcan O'Neill  - vicolo dei Catinari 3 - Una delle più importanti a livello internazionale. Proprietario un signore irlandese che recentemente ha rilasciato un'intervista:
“Perché 11 anni fa ha aperto una galleria a Roma?”
"Ho sognato tutta la mia vita di vivere a Roma, perché mi sembrava sempre caput mundi. Ci deve essere una ragione se Roma e Gerusalemme sono fondamentali da migliaia di anni"
“Lavora con artisti italiani?”
“È difficile essere un artista in Italia, perché mancano coesione e mutuo aiuto. In città come New York, Londra, Berlino e Parigi la scena artistica è solidale. In Italia è frammentata. Ci sono troppe città, troppi centri ed è difficile farsi conoscere”.
“Che tipo di rapporto ha con gli artisti?”
“Molto profondo, senza rapporto con l'artista un gallerista ha a che fare solo con le cose, oggetti materiali. Il rapporto umano è ciò che dà energia e vitalità ...”
“Gli italiani collezionano arte contemporanea?”
“Sì hanno l’arte nel sangue più di qualsiasi altra nazione al mondo. L'arte è parte della vita. All'inizio abbiamo venduto molto in Italia ma negli ultimi 5 anni a causa della crisi la gente è molto più prudente.” www.lorcanoneill.com

Galleria Valentina Bonomo in via Portico d'Ottavia 13, inaugurata nel 2002 con una mostra di Mimmo Paladino. La galleria si trova in un convento del XV secolo, prima palazzo signorile di una famiglia romana denominato "la casa dei Fabii".
La galleria espone artisti italiani e stranieri di fama internazionale presentando progetti e istallazioni realizzati appositamente per quel luogo. www.galleriabonomo.com

Galleria Marra in via Sant'Angelo in Pescheria 32  - È una delle gallerie giovani nel settore dell'arte contemporanea. Focalizzata sulla valorizzazione dei talenti stranieri emergenti e  middle carrier, pur con grande attenzione all'arte italiana, l'intento della galleria è anche portare in Italia percorsi artistici diversi. www.galleriaannamarra.it

Abbiamo interrotto il nostro giro per una colazione sulla bellissima piazza delle cinque Scole nel ristorante di Sora Margherita, una storica ottima trattoria fuori dal tempo dove abbiamo ordinato i piatti della tradizione romana cominciando con i classici carciofi alla giudia (super).
Progetti per il futuro:
Gallerie in centro: Cembalo Borghese (foto di Paolo Nespoli dalla stazione spaziale) - Gagosian - Mucciaccia - Antonini  ecc.
Alimentari  -  dove comperare i migliori ravioli  - dopo i  ristoranti etnici, i supplì ecc ora sono diventata fanatica di ravioli...

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A proposito di arte:

"L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità".

Alberto Giacometti

COSTUME - Se è un regalo…. no grazie!
Articolo di Lalli Theodoli

L’11 dicembre è stato inaugurato in Piazza san Pietro il presepio di fronte ad uno sparuto gruppo di autorità ed invitati e accompagnato dalla banda. Scarsi applausi.
Due incaricate hanno staccato malamente i brutti tendoni che lo nascondevano, ed allora… un grande pavimento nudo, rosso su cui troneggiano 20 statue di ceramica di dimensione naturale.
La Madonna appare come uno strano mixage fra il sarcofago di Tutankhamon e una matrioska russa, San Giuseppe ci riporta ad Assurbanipal, l’Angelo….  a un cavatappi. Ma ancora più inquietante la presenza di un boia incappucciato e di un astronauta. Sullo sfondo una specie di serpente di neon ci fa ricordare l’andamento del corona virus. Il tutto riparato dalle intemperie con una pensilina di metallo e vetro perfetta per una stazione di autobus.
Ci cadono le mascelle dallo stupore e non è un gioioso stupore. Il presepe proviene da Castelli, nota in tutto il mondo per la sua secolare produzione di bellissime ceramiche ed è frutto del lavoro decennale (1965- 1975) di insegnanti e studenti dell’Istituto Statale d’Arte F.A. Grue.
Composto da ben 54 pezzi (inclusi un rabbino e un islamico) che sono stati esposti negli anni anche a Gerusalemme e a Tel Aviv. A Piazza San Pietro una rappresentanza ridotta.
La data della sua creazione ci può spiegare la presenza del boia (abolizione della pena di morte) e dell’astronauta (discesa sulla luna), ma il presepio non dovrebbe essere una cronistoria. Non ci sono stati piazzati soldati durante le guerre o treni per la prima  circumvesuviana.
Si è scatenata la stampa: scarsi gli entusiasti fra i quali Ottavio Bucarelli, Pro-Direttore del dipartimento Beni Culturali della Gregoriana.
RARI NAUTES IN GURGITE MAGNO!
Andrea Cionci (storico dell’arte) apre il suo articolo con un “INCUBO o CAPOLAVORO?” E mi sembra allineato sulla prima ipotesi.
Sgarbi tuona: ”Non guardate la Madonna, non San Giuseppe e nemmeno gli animali. SEMPLICEMENTE NON LO GUARDATE!”.
Cristina Siccardi, di Corrispondenza Romana, parla di “Sciagurato Presepe e orribili e indigeste figure“.
Perfino il Papa secondo la agenzia Reuters ha invitato nella preghiera della settimana precedente a visitare i presepi nel colonnato (tutti rigorosamente classici!!) e non ha menzionato quello sulla Piazza. Svista o….? E comunque non ha partecipato all’inaugurazione.
Di quanto ha detto il Monsignor Viganò, ex Nunzio non si può nemmeno parlare! È troppo.
Su Facebook una serie infinita di aspre critiche. Il minimo che è stato scritto è che è un “Presepe di Guerre Stellari“.
Solitario l’appello del sindaco di Castelli. Che disperatamente cerca di difendere la Capitale Mondiale della Maiolica. Ma certamente non è contro Castelli che nei secoli ha prodotto vere opere d’arte che la stampa si è scatenata ma su questo particolare oggetto della sua produzione e ancor più della sua collocazione. Bene In giro per il mondo come curiosità, o se vogliamo, come opera d’arte, ma non come sostituto di un presepe classico a Piazza san Pietro.
La sua richiesta ai giornalisti è “parlate nel GIUSTO MODO del nostro Presepe, che, se SPIEGATO non potrà che conquistare chiunque.”
Ora, esattamente nel “suo” giusto modo ogni giornalista ha parlato. Quanto allo SPIEGARE… Spiegare un presepe????
Abbiamo negli anni accompagnato nelle chiese in atmosfere magiche accentuate dalla penombra, i nostri figli o nipoti, a guardare incantati i presepi. La capanna, e la Sacra Famiglia. Sopra il tetto un angelo. Casette illuminate e Magi e cammelli esotici, lontano, e pastori, vicini, con greggi di pecore. Il finto fuoco, la cometa, il ruscello con l’acqua che scorreva. Il tutto accompagnato in sottofondo da musica di Natale.
Tanta gente accalcata per guardare e quando si arrivava finalmente alla prima fila era un incanto. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di copiare alla meglio con montagne di cartapesta e laghetti con lo specchio della nonna, ghiaia del giardino e muschio. Ed ogni anno un nuovo pezzo, una nuova casetta, nuovi personaggi. Prendevano vita le illustrazioni dei libri di religione.
Quello di Piazza san Pietro, io non sono in grado certamente di definirlo o meno un’opera d’arte, ma certo il presepe è qualcosa di molto diverso.
Non richiede spiegazioni. Il sentimento non ne richiede, l’emozione nemmeno.

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Da dicembre 2020 La Lampadina ha aperto il suo
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È un gruppo aperto a tutti i Lettori della newsletter e agli Associati.
Vi sono inseriti gli eventi e gli appuntamenti dell'Associazione, e si propone di essere "un luogo di conversazione", dove scambiare opinioni e interagire con gli altri.
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FLASH NEWS!
Un po' qua, un po' là... 

 

A proposito di Banksy - Un nuovo murale è apparso sul lato di una casa nei sobborghi di Bristol, a Toddertown, nel Regno Unito.
Raffigura una donna con un fazzoletto in testa che starnutisce, con la dentiera che vola a diversi piedi dalla sua bocca e uno spruzzo di saliva che si spande intorno, e un proiettile tra i denti...
È piegata in due dalla forza dello starnuto e ha perso la presa sulla borsa e sul bastone.
Il pezzo sembra essere un promemoria per i cittadini che dovrebbero continuare a indossare le loro maschere per evitare di diffondere il virus mortale tramite goccioline, di saliva etc.
Il murale si chiama "Aachoo!", titolo decisamente onomatopeico...
Nella foto che Banksy ha pubblicato sul suo profilo Instagram per mostrare la sua ultima opera, c'è anche un uomo che tenta di proteggersi dallo starnuto con un ombrello.
Che sia Banksy?
CV

*

Pagare a rate su internet? - Con il programma svedese Klarna, puoi pagare in tre rate, e vieni avvertito ad ogni scadenza.
In 90 milioni hanno scaricato il programma nel mondo.
In Italia è ancora limitato a  pochi marchi.
CV

*

Spumanti  e prosecchi! - Un anno non male per i produttori il 2020:
bottiglie prodotte nel 2019:  269.383.388;
bottiglie prodotte nel 2020:
272 872 317   +1,30%
Esportate nel 2019: 194 027 728 Esportate nel 2020: 199 266 477  + 2,70%

CV

 

APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Anno nuovo, nuovi appuntamenti!
Ecco i prossimi dedicati ai Soci de La Lampadina

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Sabato 9 gennaio 2021
ore 10.30
PASSEGGIATA A OSTIENSE
TRA URBAN E STREET ART

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Abbiamo organizzato una passeggiata a Ostiense, quartiere prediletto dagli artisti di strada proprio per conoscerne l'evoluzione urbanistica e immergerci nella street art. 

Tra archeologia industriale, la dismissione dei Mercato Generali, con il gazometro che si staglia sul cielo azzurro della capitale, ci aggireremo, accompagnati da Alessandra Mezzasalma, nel quartiere di Roma che più ha attirato gli artisti di strada che ne hanno fatto la loro officina artistica a cielo aperto.

***********

Banksy, a visual protest
al Chiostro del Bramante.

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 Gianbattista Piranesi.
Sognare il sogno impossibile
all'Istituto Centrale per la Grafica

Quest’anno ricorrono i trecento anni dalla nascita di Giambattista Piranesi, architetto, fondatore del moderno metodo scientifico di indagine archeologica, designer e imprenditore. Da tutti noi viene ricordato come uno dei più grandi incisori della storia.
L’Istituto Centrale per la Grafica conserva tutte le matrici calcografiche incise dall’artista veneziano e bottega in oltre trent’anni di attività nelle collezioni della Calcoteca, della quale costituiscono uno dei nuclei più rappresentativi

**********

Riapre le sue porte Villa Caffarelli per farci visitare la mostra
"I marmi Torlonia. Collezionare Capolavori" 

Oltre 90 le opere selezionate tra i 620 marmi catalogati e appartenenti alla collezione Torlonia, la più prestigiosa collezione privata di sculture antiche: significativa per la storia dell’arte, degli scavi, del restauro, del gusto, della museografia, degli studi archeologici.
Ci guiderà l'archeologa Alessandra Mezzasalma, che ci ha introdotto alla mostra attraverso il webinar di novembre.
A breve Vi comunicheremo le date di visita!

**********

E ancora, passeggiate guidate alla scoperta di statue parlanti e il Ghetto con Simona Manzoni.
Dedicheremo un sabato mattina alla visita delle Gallerie come ci suggeriscono Luciana e Lucilla e molto altro... mano mano ricominceremo a fare tutto ciò che ci sarà consentito dai tempi e nel pieno rispetto della sicurezza.
Seguiteci, vi terremo aggiornati!

Fateci sapere se interessati!

Scrivete a appuntamenti@lalampadina.net

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 


E ANCORA
FLASH NEWS!
 

UK: una previsione sbagliata… almeno per le banche  - Brexit del 2016: sostenevano che la City di Londra avrebbe perso migliaia di posti di lavoro e il suo status di grande centro finanziario globale.
Un sondaggio condotto dal Financial Times ha confermato che l’esodo di banche e talenti non è per niente avvenuto.
Le banche non britanniche impiegavano 71 mila persone nel Miglio Quadrato cinque anni fa; la cifra è scesa ora a 65 mila, e non a causa della Brexit ma di ristrutturazioni e tagli generali del personale alla giapponese Nomura, alla svizzera Credit Suisse e alla tedesca Deutsche Bank.
E tra i grandi gestori di denaro nove su dieci hanno aumentato le assunzioni nella City, di circa il 35%.
CV

*

Putin uno e due - Secondo la Proekt, un sito investigativo, Vladimir Putin avrebbe fatto realizzare due uffici in fotocopia, assolutamente identici in ogni dettaglio, uno a Mosca e uno a Sochi, sua residenza preferita.
In questo modo, tutte le volte che egli viene ripreso seduto alla scrivania, sembra essere sempre allo stesso posto, cioè al Cremlino, quindi così da dare l’immagine di un presidente impegnato nel proteggere il suo popolo direttamente dall’interno della capitale… naturalmente solo voci.
CV

***


SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA VEDERE: Chi ama Christopher Nolan, approfitti di questo periodo per vedere o ridevere su Netflix o Sky, Interstellar, uno dei migliori film degli ultimi 10 anni e forse il più completo di Nolan.

Decisamente più comprensibile di Tenet, l'ultimo nato in casa Nolan, è un viaggio in un futuro possibile, speriamo non probabile, ma soprattutto all'interno e oltre noi stessi.
Vedi il trailer
 

DA ASCOLTARE: SPAZIO TAVERNA ha chiesto  a Riccardo Fazi di preparare una colonna sonora per i prossimi mesi. 
24 tracce. due per ogni mese.
Un lato A più pop
e
un lato B piú sperimentale,
Spazio Taverna le lancia verso il futuro per augurarci un 
Buon 2021!


***

La Lampadina
POESIA

Daniela Matronola traduce "Journey of the Magi" di T.S. Eliot e ce ne parla.

Questo splendido poemetto fa parte degli Ariel Poems nella Raccolta di Tutte Le Poesie (Collected Poems) di TSEliot: gli Ariel Poems furono una trovata della casa editrice Faber&Faber per festeggiare il Natale (del 1936, mi pare di ricordare). TSEliot ne produsse una serie, in genere componimenti brevi per corredare con versi d’autore dei biglietti di auguri.
Questa potente poesia mi piace molto e l’ho ritradotta per contribuire all’iniziativa proposta da Rita Pacilio per RP Libri per illuminare un poco questo Natale 2020 altrimenti problematico.
Si tratta di un poemetto molto narrativo in una chiave che è la stessa di certi passaggi narrativi del Vecchio Testamento in cui semplicità sguarnita e severità del dettato evocano mondi suggestivi e comunicano passaggi di stato di grande significato.
Qui si vede la morte (in vita) del vecchio mondo seguita dalla nascita del nuovo, e anche un passaggio di stato che riguarda TSEliot personalmente: dal nichilismo e ateismo di partenza alla fede.
Qui come altrove troviamo l’acqua, elemento tra gli altri caro al poeta in termini di corredo di immagini.
C’è un colpo di coda finale: i barbari idolatri che il vecchio Re come il poeta vorrebbe sparissero.
Chissà. Anche questo è un dettaglio un po’ veterotestamentario.
Non pensiamo a questo. Auguriamoci tutti che tutto torni sereno. Magari, dopo tanto patire, migliore di prima. Appunto.

Daniela Matronola

****

 Il viaggio dei Re Magi

 T. S. Eliot
Traduzione: Dani®Mat©2020

“Un freddo cammino ci è toccato
Giusto il peggior momento dell’anno
Per un viaggio, e un così lungo viaggio:
Nelle vie si affondava e il clima era pungente
Davvero il punto morto dell’inverno.”
I cammelli poi pell’e ossa, indolenziti, refrattari
Che si accasciavano nella neve fresca.
Ci sono state volte in cui abbiamo rimpianto
I palazzi estivi sulle dune, le terrazze
E le ragazze di seta che portavano sorbetti.
Poi i cammellieri che imprecavano e brontolavano
E si dileguavano, e chiedevano donne e liquori
e i falò di notte che morivano, e la mancanza di riparo
E le grandi città ostili, e le piccole, nemiche,
e i villaggi sporchi che imponevano costi alti:
Ce la siamo vista brutta.
Alla fine decidemmo di viaggiare di notte
Strappando brevi sonni,
Con le voci che ci cantavano nelle orecchie, per dirci
Che era tutta una follia.
Poi all’aba scendemmo a una valle temperata
Umida, sotto la linea della neve, odorosa di vegetazione:
Con un ruscello e un mulino ad acqua che batteva l’oscurità
E tre alberi contro il cielo basso,
E un vecchio cavallo bianco che sgroppava nella prateria.
Arrivammo a una taverna con foglie di vite sull’architrave.
Sei mani presso una porta spalancata si giocavano ai dadi dei pezzi d’argento
E c’erano piedi che sferravano calci a otri vuoti
Ma non ci furono notizie, e così proseguimmo
E arrivammo a sera, non un momento prima
A trovare il posto; fu (potreste dire voi) una soddisfazione.
Tutto ciò accadde molto tempo fa, me ne ricordo,
E rifarei tutto daccapo, però sistemerei questo
Questo metterei in chiaro
Solo questo: fummo guidati per tutto il percorso verso
Una Nascita o una Morte? Certamente, una Nascita ci fu,
Ne avemmo evidenza e nessun dubbio. Avevo già visto nascite e morti.
Ma a suo tempo avevo pensato fossero diverse; questa Nascita fu
Una dura e aspra agonia per noi, come una Morte, la nostra Morte.
Tornammo alle nostre case, a questi Regni,
Ma non fummo mai più a nostro agio qui, nel nostro vecchio mondo.
Con gente estranea, aggrappata ai propri dèi.
Invocherei con gioia un’altra morte. 

Leggi sul sito il testo inglese/italiano...

***


In attesa di tornare al cinema, 
un video da rivedere per iniziare con un bellissimo momento di tenerezza  il nuovo anno!



Ineguagliabili scene dal film "Pretty woman" recitate da Julia Roberts e Richard Gere, con la musica bellissima di Harry Nilsson, "Without you".
Clicca sullimmagine per vedere il video!


***


LA LAMPADINA
Pensieri e parole

Umbria, Summer 2020

Universe

In a late summer night, lying on a freshly cut wheat field that represents the accumulation of experiences and certainties over the course of lifetime, I have the hands curled behind my head, a straw between the teeth and my bare feet on what I perceive as the edge of an infinite ocean that silently speaks for the things that we yet do not know but that perhaps someone, in a thousand years or millions of light years away, will begin to discover.

I succumb to the realization that I can't even try to imagine but only perhaps vaguely perceive, that this ultimate but familiar feeling of belonging is bridging the blurry image of a pink and green nebula, millions of light years away which veils the colorful and undisturbed life of a civilization completely different from our own.

The notion of this connection and immensity complimented by the intrinsic feeling that I seem to barely touch with the tip of my hand the cosmos, pause both my soul and breath. My heart beats slower now but my mind expands and streams across the expanse so quickly that I fear it might get lost and never return.

The ground feels cold now as three shooting stars spill quickly across the night leaving behind three thin golden stripes that silently dissipate into the darkness.
Aloisio Caetani

 

Da vitaconlloyd.com
(Della mia vita con un maggiordomo immaginario di nome Lloyd)

di Simone Tempia

"Sta ancora vivendo nell'attesa, sir?"
"Sì, Lloyd. E non è per niente comoda"
"In effetti l'attesa è una stanza piccola, buia e solitamente grigia, sir"
"Però ha una grande porta da cui possono entrare le buone notizie che attendo"
"Dubito, sir"
"Perché, Lloyd?"
"Perché le porte dell'attesa si aprono spesso solo dall'interno, sir"
"Forse è meglio uscire e trovare anziché rimanere ad aspettare, Lloyd"
"Forse sì, sir. Forse sì"

 


 

 Pensiero Laterale

La parentela

Un uomo è in piedi di fronte a un quadro che raffigura un personaggio.
L'uomo a un certo punto dice: "Non ho fratelli né sorelle, ma il padre di quest'uomo è il figlio di mio padre".
Quale parentela lega l'uomo e il personaggio raffigurato nel quadro?
 

Guarda qui la soluzione...

La Lampadina Racconti

T  come Tempo
di Mei de Carli Indri
dal volume QUESTIONI DI CU(O)RE Al tempo del Covid 19

3 aprile 2020

Se alla strausata parola VIRUS aggiungiamo una specie di crocetta, la facciamo risorgere come VIRTUS, cioè virtù....magia della lettera T come TENEREZZA, TRASPARENZA, TOLLERANZA... e chi se la dimentica la formula triplice di Padre Luciano, il maestro di tutti noi! T come TOSSE, TEMPERATURA, TAMPONE l'inquietante tripletta che accompagna le nostre giornate e rende incubose le nostre notti. T come TEMPO, TATTO, TALENTO che ho coniato io, qualche anno fa per indicare gli elementi fondanti di un rapporto di consulenza. E cominciamo con la T del tempo. Abbiamo detto che il greco classico, proprio quella lingua che in una parola fa convergere tanti significati per la gioia di chi la traduce, per il tempo si sbizzarrisce in più vocaboli: kronos il tempo lineare, kairos ii tempo dell'occasione, kiklos il tempo circolare e skopos il tempo finalizzato a qualche cosa. L'italiano invece, pur avendo una maggiore ricchezza lessicale, con la parola tempo include sia la dimensione atmosferica (che tempo che fa) che la dimensione temporale vera e propria. Ma anche quest'ultimo lemma ha tre significati, relativi al tempo, alla meteorologia e alla anatomia... (temporale è infatti un osso del cranio.) Kronos, da cui la parola cronologia, è il tempo lineare e diversamente dagli altri lemmi era rappresentata da una vera e propria divinità, il dio Crono appunto, uno dei Titani figlio di Gea la terra e di Urano il cielo, dio della fertilità del tempo e dell’agricoltura. Che poi lo stesso Crono, su suggerimento della madre Gea, abbia evirato il padre nel sonno, sottolinea la valenza ambigua del tempo, che feconda e inaridisce. Kronos è dunque il tempo lineare, quello che attualmente viviamo in maniera molto particolare. QUANDO? È in assoluto la parola più frequente oggi. Quando finirà tutto questo? È la domanda che continuamente viene posta agli scienziati e ai politici, ce la facciamo reciprocamente in attesa che qualcuno ci dia una risposta, una data qualsiasi che ci consenta di calibrare le nostre forze, di spendere piano piano la nostra virtù della pazienza. Ma l'unica risposta valida su un piano di realtà è una sola ed io sono in grado di darvela... udite udite: "Sarà finito quando sarà finito."

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Laura Lionetti, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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