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La Lampadina - n. 128 ::: Marzo 2024

Cari Lettori,
ben ritrovati! Abbiamo saltato un numero, quello di febbraio, e ce ne scusiamo, ma siamo tornati più energici di prima e speriamo di esserVi mancati!
Gli articoli di questo numero ci portano dentro e fuori l'umano essere che segna indelebilmente sulla pelle ciò che gli suggeriscono cuore e mente, mentre lotta contro un individualismo che gli fa compiere scelte estreme e a volte disumane.
E sbanda, gira su stesso, come avvolto in una nebbia di solitudine misteriosa, che non sa riconoscere, alla quale non riesce ad arrendersi, non capendo che l'imparare ad accettarla e viverla può trasformarsi in uno strumento essenziale per una crescita interiore e la comprensione di ciò che ci circonda.
Buona lettura!
ICH

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Lunedì, 25 marzo 2024

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


CURIOSITÀ - I tatuaggi
Articolo di Carlo Verga

«Oggi ci si tatua per tirare fuori quello che si ha dentro trasformando il proprio corpo come strumento di comunicazione.»
Una moda che continua a crescere, corpi interamente coperti da immagini, polpi che avvinghiano il corpo, animali di ogni tipo, amici, la propria ragazza/o e quanto altro. Sono quasi 7 milioni gli Italiani che hanno almeno un tatuaggio, la pratica è così diffusa che ha dato origine a numerosissime rassegne in Italia e nel mondo: una a Milano a fine gennaio e un'altra che si aprirà a inizio maggio a Roma, World Tatoo Expo. Arriveranno tatuatori da tutto il mondo e ci si aspettano oltre 10 mila visitatori.
Il tatuaggio è diventato una vera e propria attività con scuole, certificazioni obbligatorie che per ottenerle e poter esercitare l’attività, sono necessarie un migliaio di ore di formazione.
Il tatuaggio, una volta, era di prerogativa degli uomini di mare, galeotti, aristocratici, oggi chiunque lo fa o potrebbe farlo per raccontare la propria vita attraverso il corpo, senza distinzione tra uomo e donna. Ci si tatua per raccontare della propria identità, per rendersi indipendenti, un segno definitivo, indelebile, sapendo bene che poi non sarà così facile liberarsi di una vecchia scritta o immagine.
Il tatuaggio può essere eseguito in vari modi, il più usuale in Europa è a mezzo di un piccolo apparecchietto elettrico dove sono fissati degli aghi di numero preciso a seconda dell'effetto desiderato. Il movimento del congegno permette l'entrata degli aghi nella pelle, depositando il pigmento colorato, il cinabro (il rosso), il cobalto (blu) il cromossido (verde) e tanti altri.
Ma come è nato questo modo di raccontarsi? Le prime immagini dei tatuaggi sono state trovate su una mummia nell’asia centrale databile al 500 a.C. poi in Egitto e nell’antica Roma, molti cristiani si tatuavano con simboli religiosi per evidenziare il proprio credo. La pratica venne poi vietata da Costantino a seguito della sua conversione.
Nel Medioevo divenne un modo usuale da parte dei pellegrini che visitavano i santuari, in particolare quello di Loreto dove fino agli anni Cinquanta esistevano i frati “marcatori”. I segni molto semplici sulle mani e sui piedi simboli religiosi o amorosi. Spesso gli abitanti della costa li richiedevano con segni cristiani così che, in caso di morte sul campo, sarebbero stati riconosciuti come fedeli e sepolti nelle terre consacrate. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo del defunto, i soggetti teschio, le tibie incrociate e il nome del morto.
Per molte religioni il tatuarsi è vietato, l’ebraismo vieta ogni incisione che lasci una traccia permanente.
Per l’Islam, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti per mezzo dell'henna, pigmento organico di color rosso-amaranto.
In alcune tradizioni, in special modo l’indiana e l’araba, le donne che si sposano, per la loro prima notte di nozze, vengono completamente tatuate con l’Henna, colore che poi scompare completamente dopo alcuni giorni.
In Europa la pratica del tatuaggio scomparve per un lungo periodo e fu reintrodotta successivamente alle esplorazioni oltreoceano dove la pratica era più comune. L'uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee, tatuati celebri furono, lo Zar Nicola II e Sir Wiston Churchill.
Oggi siamo arrivati quasi all’esasperazione di quel processo avviato a fine secolo scorso: attori, influencer giocatori di calcio e di ogni sport si coprono di ogni immagine, i social poi hanno amplificato il fenomeno, diventato una forma di attenzione per il proprio corpo e per le tappe della propria vita. Vi ricordate un tatuaggio “famoso” la farfallina di Belen Rodriguez? Ricordate anche dove l’aveva? chissà cosa stava a significare.
Bene, quasi quasi, potrei farmi fare un tatuaggio anche io, però non saprei da dove cominciare e come scegliere il soggetto? ma poi se mi pento, come lo elimino?
Il modo più in uso è di tipo chirurgico, mentre quello con i risultati migliori è il laser che ha dei costi ben alti. Il laser “cancella” solo le cellule cutanee colorate, non fa sanguinare ne’ provoca dolore; le cicatrici pur scomparendo, potrebbero lasciare sulla pelle delle ombre o aloni di una colorazione diversa.
Non so, rifletto, sarà il caso?

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«I tatuaggi sono ciò che vuoi far vedere al mondo.
Le cicatrici sono ciò che il mondo ha deciso di far vedere di te.»

Fabrizio Caramagna

SCIENZA – Epigenetica e psiconeuroendocrinoimmunologia
Articolo di Beppe Zezza

Accade talvolta che ci si imbatta su qualche testimonianza scritta -un libro o un saggio- o orale che mettano in dubbio convinzioni che abbiamo acquisito negli anni sulla base di quanto ascoltato dai mezzi di informazione. Questo avviene soprattutto nel campo scientifico dove le acquisizioni della ricerca si fanno strada con difficoltà, spesso ostacolate da motivazione di interesse.

Questo è capitato a me. Tra i doni sotto l’albero, ho trovato un libro Epigenetica e psiconeuroendocrinoimmunologia. Le due facce della Rivoluzione in corso nelle scienze della vita, di due autori che hanno delle buone credenziali, Anna Giulia Bottaccioli e ‎Francesco Bottaccioli. (Una cosa che mi ha colpito leggendolo è la, non dico ampia ma sterminata, bibliografia citata).
La “Epigenetica” [1] L’epigenetica studia i cambiamenti cellulari senza mutazioni genetiche, che possono essere reversibili o irreversibili, ereditabili o non ereditabili, è un argomento che mi ha sempre affascinato e sulla quale ho scritto qualche anno fa un articolo per La Lampadina.
Sin dalle prime pagine alcune idee che avevo sono state scosse.
Più o meno consciamente avevo immagazzinato nella mia mente che dopo la conclusione dello Human Genome Project con il quale si era decifrata la sequenza del genoma umano, erano stati identificati e mappati tutti i geni presenti nel genoma umano, fosse ormai imminente - questione solo di tempo e di risorse – conoscere l’origine di certe malattie particolarmente inquietanti per l’uomo moderno come il cancro, l’Alzheimer ecc.
La ricerca si è indirizzata, spinta anche dall’industria che ha visto possibilità di grandi ritorni economici, a mettere a punto ‘test genetici’ che potessero predire il rischio di contrarre questa o quella patologia. L’impatto di questa convinzione è confermato dalla notizia letta recentemente sui giornali di una star che si è sottoposta a una mastectomia preventiva bilaterale (asportazione di entrambi i seni) avendo scoperto che tra i suoi geni c’era quello associato al cancro alla mammella!
Ebbene le ricerche più recenti hanno mostrato come «le mutazioni [genetiche] sono ben tollerate se non intervengono altri fattori e, solo in rari casi, una mutazione può condurre direttamente a una malattia» (pag. 11), cioè l’idea che la conoscenza approfondita del genoma potesse incrementare fondamentalmente la capacità diagnostiche e predittive si è rivelata una illusione.
Questo fondamentale fallimento è legato alla scoperta che il paradigma meccanicista-riduzionista, che fa dipendere “linearmente” UN effetto da UNA causa, e che è alla base della meccanica classica - non può essere esteso alle “scienze della vita” – in altri termini la vita è assai più complessa di quanto ci si potesse aspettare. Gli studi “epigenetici” hanno mostrato come questa non possa essere “concepita come il semplice ancorché imprevedibile prodotto dell’informazione genica” ma come «la vita retroagisce sulle condizioni che l’hanno prodotta e che continuamente la rinnovano» (pag. 18 e immagine dell’articolo da La Lampadina citato); in altri termini non conta solo l’informazione genica del soggetto ma anche il vissuto, suo e dei suoi genitori.
Come detto l’epigenetica studia i cambiamenti cellulari senza mutazioni geniche.
Questi cambiamenti possono essere “reversibili” – cioè possono scomparire allo scomparire della causa che li ha prodotti – o “irreversibili” cioè la nuova situazione resta invariata anche se le cause che l’hanno prodotta scompaiono, ma anche “trasmissibili” – cioè passare da una generazione all’altra, o “non trasmissibili” – cioè non ereditabili.
Si sono individuati dei “meccanismi” epigenetici che “modulano” le informazioni dei geni, “accendendoli, spegnendoli o modificandone l’azione” [definizione un po’ “maccheronica” ma sostanzialmente corretta” della “segnatura” epigenetica.
Una prima conseguenza si ha sull’ereditarietà. «Ciò che si deve comprendere» – scrive Waddington uno dei padri fondatori del paradigma epigenetico – «è che la coppia di genitori dona alla prole un set di potenzialità, non un set di caratteristiche già formate.»
Un’importante scoperta è stata come meccanismi ‘epigenetici’ possano essere attivati dallo stress al quale l’organismo è sottoposto.[1] Lo stress può essere dovuto all’ambiente naturale nel quale l’organismo vive – cioè diverso è lo stress al quale l’organismo è sottoposto se vive in alta montagna o nel deserto – all’alimentazione  - cioè diverso è lo stress se l’alimentazione è insufficiente o scarsa in carboidrati o scarsa in proteine –  o anche all’ambiente sociale –– cioè diverso lo stress al quale era sottoposto un nostro antenato che viveva attorniato da animali feroci da un nostro contemporaneo che viva in una città ordinata e protetta (chissà se queste città esistono!)
Ma di grandissima rilevanza il fatto che “segnature epigenetiche” possano essere generate non solo da stress “fisici” ma anche da stress “psicologici”.
È stato osservato come uno stress “psicologico”, quale può essere un grave lutto o una situazione conflittuale permanente in ambito lavorativo o domestico possa produrre dei cambiamenti epigenetici i quali a loro volta possono avere effetti su vari aspetti della salute, talvolta impensati, inclusa la risposta immunitaria.
L’epigenetica studia i meccanismi attraverso i quali gli stimoli ambientali esterni, fisici o psicologici, possono influenzare l’attività genica e di conseguenza sia il sistema immunitario che il sistema endocrino. Recentemente è stato documentato come avversità gravi in fasi precoci della vita, abusi e altri traumi possono attivare il sistema neuroendocrino dello stress e promuovere modificazioni epigenetiche capaci di indurre alterazioni dell’umore e di altre funzioni psicologiche e mentali.
L’epigenetica si interseca con la psiconeuroendocrinologia, una disciplina nuova della quale non avevo mai sentito parlare, la quale studia la relazione tra lo stress, il sistema endocrino e il sistema immunitario – cioè la risposta dell’organismo alle malattie.
Il fatto che certi “stili di vita” portassero a delle conseguenze sulla salute è cosa oramai nota. La correlazione tra depressione solitudine e aggravamento del cancro si può dire accertata. La ricerca epigenetica ha confortato queste evidenze epidemiologiche.
Si è rilevato come i tempi di guarigione delle ferite siano notevolmente allungati in una situazione di stress da conflitto familiare. Una ricerca di neuropsichiatri danesi ha evidenziato che le donne che nel primo trimestre di gravidanza avevano subito un evento grave riguardante un congiunto mostravano un aumento significativo di nascite malformate. Una ricerca ha dimostrato come una grave carenza alimentare prolungata di donne gravide abbia avuto conseguenze sui figli non solo fisiche immediate (come prevedibile) ma anche di tipo psichiatrico in età adulta, con trasmissione alla generazione successiva.
Tuttavia gli studi ’epigenetici’ hanno anche mostrato come certe ‘mutazioni’ siano reversibili e che dunque sia possibile agire su di esse. «Questo apre le porte non solo alla ricerca farmacologica ma anche alla ricerca di modalità di gestione per perfezionare terapie comportamentali capaci di influire sull’epigenoma, in primis alimentazione, attività fisica e gestione dello stress».
Questo approccio psiconeuroendocrinologico (PNEI) supportato dall’epigenetica ha già fornito buoni risultati nella cura di quello che può essere definito il male del secolo: la depressione Questa è stata fino ad oggi largamente curata esclusivamente con mezzi “farmacologici”[2] nella ipotesi riduttiva che «i disturbi dell’umore siano riducibili a uno equilibrio di molecole chimiche nel cervello che i farmaci dovrebbero essere in grado di rimettere a posto».
La PNEI presenta buone prospettive anche per la cura di altre patologie, e questa è una buona notizia!

[1] Lo stress non è eliminabile perché sarebbe l’eliminazione della vita. «Quello che conta – scrive Selye, il pioniere delle ricerche sullo stress – non è l’eliminazione dello stress ma la sua gestione per la quale non c’è una formula uguale per tutti anche se la strada da seguire è uguale per tutti: vivere in armonia con le leggi della natura stabilendo il proprio personale ritmo di marcia».

[2] In Italia nel periodo 2010-2013 il consumo di antidepressivi è quasi quintuplicato

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«Il DNA è solo il disco rigido dove sono archiviate le informazioni della nostra vita, ma queste informazioni provengono dall’interazione con l’ambiente.
Tutti noi possiamo esercitare un certo controllo sul nostro DNA e influenzare i dati archiviati su questo disco rigido.
Oltre a poter modificare il DNA tramite i nostri comportamenti, possiamo trasmettere queste modifiche ai nostri discendenti.»

Christian Boukaram 

ABBIAMO OSPITI/CINEMA - La zona di interesse di Jonathan Glazer 
Articolo di Alessandro Zimatore, Autore Ospite de La Lampadina

Le macchine da presa sono fisse come le menti di chi guarda solo alla propria “zona di interesse”.
È il titolo del film, ma descrive un fenomeno di cui sentiamo spesso parlare: l’individualismo. Pensare solo a sé stessi, alla propria carriera, a coltivare il giardino del paradiso, mentre dall’altra parte del muro c’è chi vive l’inferno della morte.
In questo film si vede poco ma si immagina tanto.
Ad agevolare l’uso dell’immaginazione ci pensano quei suoni incessanti, infernali, che battano sulle nostre coscienze come le bacchette sui tamburi.
La notte non fa sconti.
Quando sei solo a fare i conti con la tua coscienza, allora tutto cambia. Iniziano le visioni, che non sono solo proiezioni dell’immaginazione, ma corpi che bruciano.
Un film, che sembra più un manifesto contro l’indifferenza, perché ciò che sconvolge di più della Shoah è l’indifferenza di fronte a tutte le sevizie che gli ebrei erano costretti a subire. Generali alla Hoss, che non sembravano apparentemente dei diavoli (giocavano in riva al fiume con i figli, parlavano con gli animali, curavano le piante), si rivelano degli ingegneri della morte.
Dietro ogni ebreo ucciso c’era un piano deciso a tavolino, il tutto secondo logiche di efficienza e di produttività, perché anche quella del comandante nazista era una carriera, anche lei sottoposta a logiche politiche e strutturali.
Quando sei concentrato solo sulla tua zona d’interesse non vedi il resto e ti sembra di aver ottenuto quello che da sempre desideravi: «la vita di cui godiamo vale veramente il sacrificio».
Certo, perché corrompere la propria anima, rinunciare all’amore comporta questo: una vista sul campo di Auschwitz Birkenau: una vista sulla morte.

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«La differenza fra l’egoista e l’individualista: il primo pensa solo a se stesso; il secondo anche agli altri, ma in funzione di se stesso.»

Roberto Gervaso

ARTE - Il Codice Voynich: un mistero mai svelato
Articolo di Marguerite de Merode Pratesi

Si sa che la scrittura, nata oltre 5000 anni fa, ha permesso all’uomo di trasmettere informazioni complesse usando lettere e segni. Esiste uno stretto legame tra scrittura, cultura e storia. La civiltà della scrittura si è contrapposta a quella della comunicazione orale e segna il passaggio dalla preistoria e la storia. Assimilata come metodo di comunicazione nei secoli, molto rapidamente oltre la scrittura si sono sviluppati anche l’uso dei codici segreti per crittografare testi che solo gli iniziati potevano decifrare. Utile in vari contesti, la crittografia come tecnica per celare un messaggio esiste fin da tempi antichissimi: in alcuni geroglifici egizi, in Grecia gli Spartani usavano la scitala lacedemonica, un bastone verticale su cui erano incisi in ordine le lettere dell’alfabeto, c’è il cifrario di Cesare, uno dei più antichi algoritmi crittografici e via a seguire nella storia, ce ne sono numerosi esempi fino ai nostri giorni. Si è sempre riuscito, con più o meno difficoltà, a decifrarne il contenuto con vari metodi per essere in grado comunque alla fine a carpirne le informazioni contenute.
C’è però una stranissima eccezione.  

Esiste un manoscritto che nessuno è ancora riuscito a interpretare. Il Voynich che sfida la classificazione e ancor meno la comprensione. Conservato nella Beinecke, la sezione della Biblioteca dell’Università di Yale che raccoglie i manoscritti e i libri antichi e rari, è considerato il testo più strano del mondo che nessuno è mai riuscito a decifrare. Scritto su una sottile pergamena di capretto, è stato datato dal carbonio 14 tra il 1404 e il 1434. Rappresenta un mistero vecchio di circa 600 anni che continua a sconcertare studiosi, crittografi, fisici e informatici: un codice medievale di circa 240 pagine scritto in un linguaggio incomprensibile, ricco di bizzarri disegni di piante esoteriche, donne nude e simboli astrologici.
Ha una storia travagliata. Si pensa che fu comprato dall’imperatore Rodolfo II d’Asburgo. Lo acquistò da due strani personaggi in Inghilterra: il mago John Dee, che affermava di comunicare con gli angeli tramite le pietre, e il suo amico, il famoso truffatore Edward Kelley. Rodolfo II, appassionato di esoterismo, magia e stranezze di ogni tipo, lo acquista per 600 ducati, una somma molto importante per l’epoca.
Il codice finisce a un certo punto a Villa Mondragone a Frascati, allora convento gesuita, e da lì viene comprato dal mercante di antichità Wilfrid Voynich, dal quale prenderà il nome. Dopo varie vicissitudini approda finalmente all’Università di Yale nel 1969.
Nel corso dei secoli numerosi studiosi si sono scervellati interrogandosi sul suo significato. Si è ipotizzato che potesse essere stato scritto in un linguaggio occulto sconosciuto ribattezzato “voynichese” con descrizioni di riti esoterici. Ricco di illustrazione su piante, stelle e donne si sono voluto vedere simboli alchemici.
Si è pensato ad uno scherzo o a una truffa.
Negli ultimi cinque anni, riviste che si occupano di linguistica computazionale, fisica, informatica e crittografia hanno pubblicato articoli sul Voynich, alcuni successivamente smentiti ma molti altri che introducono un nuovo approccio all’analisi del testo, piuttosto che di cercare una soluzione definitiva. In questi ultimi casi, l’obiettivo potrebbe essere principalmente quello di mostrare nuovi strumenti che possano essere applicabili ad altri campi.
L’impenetrabile segreto rimane.
La più grande stranezza è che sembra essere scritto da una mano sola con un tratto scorrevole, senza incertezze; lettere omogenee e molto regolari, praticamente identiche, senza un solo errore. Qualcosa di straordinario per un manoscritto.
Comunque rimarrà sempre un enigma di cui forse non si troverà mai la soluzione. Ma quanta energia spesa per cercare di svelarne il mistero!

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«Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa.
»

Robert Lee Frost

ABBIAMO OSPITI/PENSIERI E PAROLE - La solitudine è un vuoto invisibile
Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina

Mi chiedono di scrivere qualcosa sulla solitudine. Premetto che non mi sento mai sola e non sto mai male se sto isolata, anche se amo moltissimo la gente e sono molto vivace affettuosa e comunicativa.
Tuttavia questa richiesta mi induce a riflettere. Cerco uno spiazzo nella mia immaginazione dove costruire le mie riflessioni.
La solitudine è un prisma.
Non uno stato fisico né uno stato mentale né un sentimento.
La solitudine è un vuoto che non riesci a vedere. Se non lo vedi non lo puoi riempire. Non lo puoi riempire!
Questa incapacità è la percezione della solitudine.
Legata a un dolore.
Legata a una scelta.
Legata a un ricordo.
Legata a un privilegio di cui solo tu hai l’esclusiva.
Legata a una gioia che non vuoi condividere.
La solitudine.
Un prisma con tante facce. Una sola riflette la luce se colpita.
In quel momento ti fermi e osservi. La lontananza ti isola da qualcosa che possiedi o che hai posseduto. La privazione ti relega in una piccola desolazione.
Un luogo una persona un affetto un suono un odore… Vado con la memoria a raccogliere questi frammenti.
Petali lievi che lasciano una traccia sonora. Un'eco ti coglie e sei lì. Solo. Quando? Il suono è forte e dolente. Fa male? Cerchi di ignorarlo addolcirlo.
Il pudore mi blocca ma posso raccontare di quando ho capito che i miei genitori non mi potevano assecondare a realizzare i miei sogni. Un tuffo nel buio! Ero sola. I miei desideri congelati.
Inaccessibili per sempre forse. Inerme… Sola…
La città eterna mi ha accolta fascinosa e generosa. Ero sposa mentre i miei monti si azzurravano di oblio. Come quella marina bagnata di gioventù e salsedine.
Tornavo e ritrovavo tutto e mi accorgevo di avere le guance rigate di lacrime. La lontananza non ne aveva mai sbiadito l’appartenenza violenta come una passione mai estinta. Ritrovavo il canto lento dell’idioma parlato dalla mia gente. Risentivo gli odori e un senso di abbandono mi colpiva implacabile. Era tutto mio ma io non ero più loro. Non appartenevo più a quel divenire. Divenivo altrove. Ho tentato di restituirmi alla mia città. Con l’impegno politico. Con il lavoro. Con l’amore per i miei che restavano ancora lì. Con i legami d’amicizie. Con la partecipazione sporadica ai fatti della città. Compatibilmente con gli impegni di famiglia. Tutto cambia. Tanti spariscono.
I respiri restano. Fermi come statue nel vento.
Ricordo i libri di Wilbur Smith che leggevamo regolarmente durante l’estate. C’era spesso un giovane africano costretto ad abbandonare la sua terra. Ricordo che ne metteva un mucchietto in un sacchetto e se lo legava al collo senza mai staccarsene. Era ingenuo ma ogni tanto ho pensato di fare lo stesso. Un’usanza tribale che la parte selvaggia della mia natura non avrebbe disdegnato.
Sono un’esperta subacquea. Una volta in Indonesia per una serie di disattenzioni che non sto a riferire mi staccai dal gruppo e fui trascinata da una corrente violentissima. Restai isolata in mezzo al mare per oltre due ore. Solitudine totale implacabile pericolosa. Tutto era lontanissimo! Non ho avuto paura. Allora! Mi ritrovarono. Mi salvarono.
La paura l’ho avuta dopo. Ora se ci penso.
In quel momento mi organizzai per raggiungere un’isoletta a circa un miglio. Divenni fredda e insensibile. Surreale! Entrai nel mito. Ero una sirena. Le sirene di tutte i mari mi sorreggevano e spingevano contro corrente verso la riva.
La solitudine di una distesa di mare infinita mi consacrava alla lontananza. Non ne ero prigioniera ma padrona.
Troppo intime queste confidenze?
Basta non leggere. Sto lontana. State lontani. Se vi pare.

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«Se per te è impossibile vivere solo, sei nato schiavo.
».

Fernando Pessoa

COSTUME – Me no stupid!
Articolo di Lalli Theodoli

Risposta lapidaria, in un inglese un po' approssimativo di mio figlio, di 6 anni, alla signorina che, per portarlo alla spiaggia, gli diceva «Bring your flippers…NOT your slippers.»
Uno sguardo severo sotto il frangettone biondo (sì allora AVEVA UN FRANGETTONE BIONDO!) e offesissimo afferrò le sue pinne per avviarsi al mare.
ME NO STUPID
Mi viene in mente adesso come risposta a tante cose che sopportiamo, in tanti campi, senza alcuna reazione.
Il costo delle medicine.
Apparentemente nulla di mutato ma…aprendo la scatola dall’aspetto conosciuto, quello di sempre, alcuni, e, non pochi, blister, all’interno, sono piatti. Vuoti. Contengono, così, una buona percentuale di pillole in meno al loro interno. Il prezzo? Non è aumentato da quello di un anno fa. Ma naturalmente nemmeno diminuito. E di solito dal farmacista non si tratta, non si chiede lo sconto. Peccato la scatola sia mezza vuota.
Passando a temi più leggeri.
Nel bar. Stessa scatola di cioccolatini che compro da anni. Identica l’apparenza ma, sembra più leggera. In effetti il bordo di cartone all’interno è raddoppiato e invece sono dimezzati i cioccolatini. «Signora non abbiamo aumentato il prezzo!» annuncia la proprietaria raggiante. Ce ne vogliamo rallegrare?
Una carissima crema per la faccia. Mi sono decisa, con molto, moltissimo ritardo, ad avere più cura del mio aspetto ed ora corro ai ripari.
Una profumata crema per il viso all’essenza di rosa. Pare faccia miracoli. Cara, ma il flacone è grande. Tutto sommato non un costo pazzesco e, forse, farà meraviglie.
Dopo qualche giorno però schiaccio l’erogatore...e non esce niente.
Svito il tappo. Deve esserci un intoppo che impedisce alla preziosa crema di uscire ma.. Dal flacone grande estraggo un piccolo contenitore della misura di un tappo di dentifricio. Qui, e solo qui, abita la preziosa crema. Il grande vasetto rosa che lo ingloba è pura apparenza.
Sì d’accordo: inflazione, costo aumentato per moltissime cose, ma un po' di sincera chiarezza non farebbe male.
Possiamo capire i problemi del prezzo delle materie prime, o di quello dei carburanti che si riflette su tutto. Siamo perfettamente consci che dobbiamo subire le conseguenze di una lunga guerra in Russia e Ucraina e una gravissima crisi nel mar Rosso che oltre ad avere allargato un conflitto costringe il traffico commerciale al lungo  periplo dell’Africa, mentre i cinesi sfrecciano indisturbati nel canale.
Ma i trucchetti non ci piacciono.
Abbiamo abbastanza cervello per capire tutto quanto di terribile e problematico sta accadendo intorno a noi in tutti i campi ma...come disse mio figlio
ME NO STUPID
E me ne vado offesa.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Do ut des! - La Russia ha ceduto alla Bolivia il suo padiglione nazionale inutilizzato alla Biennale di Venezia, secondo quanto riportato dalla stampa italiana. Il maestoso edificio verde dei Giardini di Venezia sarebbe rimasto chiuso, poiché la Russia non partecipa per il secondo anno consecutivo dall'invasione dell'Ucraina nel 2022. Sarà invece la sede di una mostra di 25 artisti che rappresentano lo Stato Plurinazionale di Bolivia durante la 60a edizione di quest'anno.
La notizia arriva pochi mesi dopo che era stato ampiamente riportato che la Russia è una delle numerose potenze mondiali in lizza per l’accesso alle consistenti riserve di litio della Bolivia, stimate in circa 23 milioni di tonnellate. Il paese sudamericano ha firmato un contratto con il gruppo russo Uranium One alla fine dell’anno scorso, secondo un rapporto di DW.
CV

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Segreteria fai da te! - Niente più segreterie varie o altro, oggi basta parlare allo smartphone e il telefonino trasforma il parlato in testo digitale, puoi effettuare scansioni ed inserire nel testo foto, appunti o altro cosi da condividere il tutto con amici o per lavoro.
L’app si chiama 
Keep  è di Google ed è gratis.
CV

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Arte all'asta - Come è andato il mercato dell’arte nel 2023?
Ecco i risultati di alcune aste:
1 Femme a la montre di Pablo Picasso  139,4 milioni di dollari
2 Girl with a fan Gustav Klimt 108,4 milioni di dollari
3 Le basin aux nympheas Claude Monet 4 milioni di dollari
CV

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

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Giovedì 04 aprile 2024
ore 10.30 - Palazzo Merulana
ANTONIO DONGHI
La magia del silenzio

Antonio Donghi fu uno dei maggiori interpreti del realismo magico in Italia; il suo immaginario astrattivo e al tempo stesso realista ha impressionato, dopo un silenzio critico di molti decenni, gli studiosi e il pubblico a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, al punto che le sue opere sono ormai incluse nella maggior parte delle rassegne internazionali sugli anni Venti e Trenta. La mostra inoltre punta anche a sottolineare  il ruolo importante che alcune collezioni pubbliche romane hanno svolto, attraverso la raccolta delle sue opere, per la conoscenza e diffusione della sua arte.
Ci accompagna Alessandra Maìezzasalma

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10-14 aprile 2024
SOFIA E DINTORNI

Sofia, città che con i suoi 2000 anni di storia e i suoi dintorni custodiscono bellezze artistiche sconosciute ai più.
Visiteremo anche l'antica cittadina di Plovdiv e il monastero di Rila e poi la città-museo di Koprivshtiza, le cui case di legno sono ferme nel tempo tra il XVIII e il XIX secolo, all'epoca del Risorgimento bulgaro e altro ancora.
Un viaggio diverso, in un'area non battuta dal turismo di massa, tra tradizione, devozione popolare, isolamento e unicità.
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23/26 maggio 2024
LECCE, I SUOI CORTILI E DINTORNI SALENTINI

Questo maggio La Lampadina, prendendo spunto dalla manifestazione "Cortili aperti" che si svolgerà a Lecce il 26 maggio, vi porterà nel Salento, alla scoperta, o riscoperta, per chi già la conosce, di questa splendida parte d'Italia.
Oltre allo splendida Lecce infatti ci spingeremo verso l'estremità del tacco, verso Alessano, Gallipoli, Galatina e Otranto.

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Stiamo anche stabilendo le date per altri appuntamenti romani come:
La Forma Urbis e la Chiesa di San Gregorio al Celio con gli Oratori di Sant'Andrea, Santa Silvia e Santa Barbara
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Palazzo e Galleria Colonna
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L'Antiquarium delle Scuderie di Villa Albani Torlonia

 Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

La strana storia del ritratto di Fräulein Lieser - Misterioso il ritrovamento de Il ritratto di Fräulein Lieser di Gustav Klimt. L’opera andò perduta per quasi un secolo, e il ritratto era giunto a noi solo tramite una fotografia in bianco e nero.
Il luogo in cui si trova il ritratto è rimasto un mistero dal 1925. Un secolo dopo è riemerso e sarà messo all'asta da Im Kinsky a Vienna con una stima considerevole di 30/50 milioni di euro. L’opera venne ritrovata ancora parzialmente incompiuta nello studio di Klimt quando questi morì di ictus nel 1918. Fu poi consegnata alla famiglia Lieser.
L’attuale proprietario dell'opera l’ha acquisita negli anni '60, ma esiste una lacuna nella provenienza dell'opera d'arte. Nei decenni tra il 1925 e il 1960 non si conoscono i suoi spostamenti e le circostanze in cui passò di mano.
Non è stata trovata alcuna prova che l'opera sia stata saccheggiata o confiscata illegalmente sotto il dominio nazista, nessuna commento è stato fatto dalla famiglia Lieser.
CV

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ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

27-28 marzo 2024

NEVERLAND
L'isola che non c'è - Il musical


La EMA entertainment presenta la storia senza tempo del ragazzo che non voleva crescere, in una nuova, incantevole versione teatrale, con musiche originali.
I meravigliosi costumi e le impressionanti scenografie del designer Dan Potra vi catapulteranno in un mondo magico, ricco di atmosfera e proprio come Peter Pan, non vorrete mai più lasciare l’Isola che non c’è! 
Una scenografia stravagante con libri giganti; un set in continua evoluzione grazie all’abile video mapping, un evento eccezionale per risvegliare il bambino che è in noi.

«Finché crederai nelle fate la magia volerà attraverso la tua finestra e la storia non finirà mai.»

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12 aprile 2024
ore 21.00 - 23.00
I MIGLIORI ANNO DELLA
NOSTRA VITA
di e con Marco Travaglio

Marco Travaglio racconta, nel consueto stile satirico, gli ultimi cinque anni di storia italiana: ovvero come i poteri marci della politica, della finanza e dell’informazione hanno ribaltato il voto degli italiani del 2018, dal cambiamento alla restaurazione, dalla questione morale e sociale all’Ancien Régime e alla guerra infinita, rovesciando il governo Conte2 e arrivando all'Italia di Draghi, e poi del governo Meloni.

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18 aprile 2024
ore 20.30 - 22.30
BEPPE GRILLO.
IO SONO UN ALTRO

Beppe Grillo strizza l'occhio a Pirandello in questo nuovo spettacolo avvolto dal mistero con un tour che inizia l'8 aprile a Cagliari. I contenuti dello show non si conoscono ma sul blog del comico appare il nome di Vitangelo Moscarda che è il protagonista del romanzo di Pirandello Uno, Nessuno, Centomila...
E il mistero continua...

Info: www.teatroolimpico.it


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WE LOVE ROMA
Progetti per il nuovo anno!
di Lucilla Laureti Crainz

Molte le mostre in programma nei MUSEI CIVICI di Roma per il 2024. Dall'archeologia al contemporaneo ai grandi della fotografia.
Tra le mostre più attese Origini e splendori della collezione Farnese nella Roma del XVI secolo  ai Musei Capitolini (dicembre 2024).
Sempre ai Capitolini in primavera la mostra Di padre in figlio, Filippo e Filippino Lippi.
Ai mercati di Traiano Elogabalo e i culti orientali a Roma.
Al museo di Roma a Palazzo Braschi un omaggio a Giacomo Matteotti a cento anni dalla sua morte: Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della Democrazia, aperta il primo marzo e chiuderà il 16 giugno 2024.
Il museo di Roma in Trastevere che ormai si dedica principalmente a mostre fotografiche, ha inaugurato la mostra di Hilde Lotz-Bauer dal titolo Hilde in Italia. Arte e vita nelle  sue fotografie fino al 5 maggio. Lei è stata una delle pioniere della fotografia di reportage nel decennio 1934-1943, unica donna professionista che con la sua Leica ci racconta l'Italia di quel periodo.

Sempre Roma ma questa volta una app dove potrete vedere come era la città nel 320 d.C. Roma Reborn 4.0, veramente un lavoro interessante poter entrare tra monumenti  e strade del centro in 3D. Realizzata da Flyover speriamo rimanga gratuita!

Il Comune ci ha anche fatto sapere il programma dei lavori che saranno fatti quest'anno. Grandi disagi per i cittadini ma si spera nuovo look per varie aree.
La risistemazione del piazzale antistante la stazione Termini i cui lavori sono già iniziati come quelli della stazione San Pietro.
Per non parlare della viabilità intorno a castel Sant'Angelo e via della Conciliazione dove sorgerà la nuova zona pedonale.
Finalmente vedremo il completamento delle Vele di Calatrava e del Palasport.
Se ci spostiamo al Ponte di Ferro danneggiato da un incendio nel 2021 (!) e grande nodo viario, anche qui si stanno effettuando lavori per renderlo più agibile, e troviamo lavori in corso anche nel piazzale di fronte alla Basilica di San Giovanni.
Non parliamo di piazza Venezia per non tediarvi troppo!

Quello che non vedo l'ora di vedere è la nuova sistemazione dell'Auditorium! Nasceranno ristoranti nelle serre, giardini e uno spazio per gli artisti di strada.
Ci penserà Renzo Piano dopo 22 anni dall'inaugurazione oggi il Parco della Musica ospita più spettacoli del Lincon Center di New York! Che volere di più!

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Terme di Diocleziano: Dacia L'ultima frontiera della Romanità.
In occasione dell’anniversario dei 15 anni dalla firma del partenariato strategico consolidato tra la Romania e l’Italia, e dei 150 anni dalla costituzione della prima agenzia diplomatica della Romania in Italia, si è deciso di ripercorrere lo sviluppo storico e culturale di questo territorio nell’arco di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C.
Oltre mille oggetti, datati fra l’VIII secolo a.C. e l’VIII secolo d.C. sono stati selezionati per poter seguire l’evoluzione storica del territorio dell’antica Dacia.
«La trasformazione di una parte della Dacia in provincia romana; l’integrazione di questo spazio nel mondo romano; la sopravvivenza della civiltà anche dopo l’abbandono del territorio dacico da parte dell’esercito e dell’amministrazione di Roma; la convivenza degli abitanti del territorio con le popolazioni migranti.»
Da non perdere
Fino al 21 aprile 2024 

Palazzo Merulana: Antonio Donghi. La magia del silenzio, a cura di Fabio Benzi.
Palazzo Merulana, residenza della
Palazzo Merulana, residenza della Fondazione Elena e Claudio Cerasi si trasforma in uno scrigno di arte a l’occasione della mostra delle opere di Antonio Donghi. Le opere esposte rappresentano l’intero percorso di uno dei maggiori interpreti del realismo magico in Italia, toccandone tutti i suoi temi principali: paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo.
Fino al 26 maggio 2024 


Centrale Montemartini: 
Architetture inabitabili.  
Nell'affascinante contesto della Centrale Montemartini, la mostra Architetture Inabitabili riprende, con fotografie cariche di bellezza e alcuni filmati, il fascino di sei strutture realizzate dall'uomo, costruite e mai o non più abitate.
Un viaggio architettonico e culturale a traverso l'Italia selezionando quelle strutture caratterizzate da una forte carica simbolica diventati emblemi delle città in cui sono situati.
Fino al 5 maggio 2024

Palazzo Strozzi: Angeli caduti. Anselm Kiefer
L'artista da sempre utilizza pittura, scultura, installazione e fotografia, e proponeun percorso di introspezione sull’essere umano, esplorando le connessioni tra passato, presente e futuro. «Fin dai suoi esordi alla fine degli anni Sessanta, Anselm Kiefer realizza una profonda e stratificata ricerca sui temi della memoria, del mito, della storia, della letteratura e della filosofia. Nel suo percorso artistico si uniscono mito, religione, misticismo, poesia, filosofia. Ogni sua produzione artistica esprime il rifiuto del limite, non solo nella monumentalità o nella materialità ma soprattutto nell’infinita ricchezza di risorse con le quali sonda le profondità della memoria e del passato.»
ICH

La Lampadina/Racconti

La ricerca della fine del mondo
Parte seconda: Cabo de Boa Esperança

di Giovanni Verusio

Sono più d’una le storie sulle ragioni per cui questo promontorio lungo una sessantina di chilometri, situato all’estremità meridionale del continente africano, porta questo nome. Quando nel 1487, il portoghese Bartolomeu Dias con le sue tre navicelle cercava di raggiungere le Indie, dopo una lunghissima navigazione con prua a sud, avendo sempre la costa africana a babordo e l’oceano sempre a tribordo, doppiò un capo e si trovò finalmente a navigare con terra a nord ed il sole che gli sorgeva in faccia, capì di non dovere più continuare a sud, ma che adesso stava navigando verso oriente, verso la sua meta. Nel doppiare il capo, fu però sorpreso da un uragano, tanto che lo battezzò o Cabo das Tormentas, ma proseguì lo stesso fino a circa l’odierna Port Elisabeth. Fu il Re del Portogallo Giovanni II a cambiare il nome del Capo in “o Cabo da Boa Esperança” perché riteneva che la scoperta del capo faceva sorgere una buona speranza di avere scoperto una nuova via per giungere in India.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Laura Lionetti, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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