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La Lampadina - n. 127 ::: Gennaio 2024

Cari Lettori,
un altro anno trascorso insieme è appena finito e ne iniziamo senza indugio uno nuovo, poichè, come scriveva Victor Hugo, «Salutiamo insieme questo nuovo anno che invecchia la nostra amicizia senza invecchiare il nostro cuore»!
Gennaio è il mese dei buoni propositi, del nuovo che avanza, del cambiamento, del miglioramento, e tutto questo certamente deve essere sostenuto dall'energia, dall'entusiasmo e direi, in una parola, dalla passione! Per ciò che facciamo, per coloro che amiamo: passione per la vita, per il lavoro, per gli amici, per un ideale, per tutto ciò che ci rende aperti e desiderosi di conoscere.
Credo che il segreto sia questo: vivere con la forza della passione e della gentilezza, senza riserve (a cosa mai potrebbero servirci?)
Nei nostri articoli di inizio 2024, c'è la passione per l'insegnamento che guida Rubik ad inventare il famoso cubo; quella di Rembrandt che lo anima come un fuoco, sempre alla ricerca della perfezione per le sue opere; e ancora... andate a scoprire il resto!
Buona lettura e buon 2024!
ICH 

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Mercoledì, 10 gennaio 2024

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


CURIOSITÀ - Il caso del cubo di Rubik
Articolo di Carlo Verga

Incredibile: sono passati circa 50 anni dalla sua commercializzazione, un rompicapo perfetto famoso tra grandi e piccini.
Lo prendi in mano e lo rigiri e cerchi di capire cos’è e come funziona.
Sono 6 facce con 9 quadrati su ognuna per un totale di 54 quadratini colorati differenti. Quando è risolto, ogni faccia ha tutti i nove quadrati dello stesso colore.
Avete mai provato a capire e completare la posizione di tutti i colori?
Poca la mia pazienza come sarebbe necessaria, prova e riprova negli anni, poi ne avevo abbastanza e lo lasciavo lì.
Ma l’attrattiva continua e riesce ad ottenere l’interesse di piccoli e grandi di ogni età da 6 anni fino a 100… per i più piccoli un giochino, i miei nipoti riescono a concludere con i colori, così come dovuti, in qualche minuto!
Pensate che la maggior parte delle persone, fin dalla sua prima apparizione, ha avuto dei seri problemi a risolverlo, e fu il boom dei libri che ne spiegavano il funzionamento e la soluzione. Il libro più venduto è del 1981 The Simple Solution to Rubik's Cube, che vendette oltre sei milioni di copie e fu il best seller dell’anno.
Il minor tempo per un super campione è di 3 secondi e 14 decimi stesso valore del P greco, qualche ragione che lega questi due numeri? ah la matematica, chissà.
Del cubo ne sono stati venduti nel mondo 350 milioni di pezzi, le possibili combinazioni una cifra con 30 zeri! Certo un numero di gran lunga maggiore alla probabilità di vincita dei 6 numeri al superenalotto!
Annualmente si effettuano gare in ogni dove, alla più importante si iscrivono mediamente 150 mila partecipanti. I record di velocità per la risoluzione sono quasi tutti in mano a giocatori americani, uno solo di altro paese ed è italiano che lo ha risolto in 16 secondi!!
Il suo boom gli anni Ottanta, ma si rinnova costantemente con alti e bassi negli anni, dal 2000 il forte nuovo interesse grazie all'avvento di Internet, che ha permesso agli appassionati, di condividere tra loro, le strategie le mosse e le soluzioni.
Il gioco, come tante cose di successo, fu ottenuto casualmente dal suo inventore Erno Rubik, un professore di università ungherese, il quale cercava di dimostrare ai propri studenti, con un oggetto di legno, cosa volesse dire 3D, e come risolvere un problema strutturale nel muovere le singole parti, in modo indipendente, senza modificare la forma dell’oggetto stesso.
Fu un avvio stentato, pochi ci credevano per un meccanismo non ancora perfettamente funzionante.
La prima produzione di quel Magic Cube, così il suo nome originale, fu nel 1977 e presentato alla fiera di Norimberga nello stesso anno. Il suo grande successo avvenne poco dopo, quando notato e apprezzato da un famoso imprenditore di giocattoli con il quale Rubik firmò un contratto per la sua distribuzione in tutto il mondo.
Il cubo fece il suo debutto internazionale alle fiere di giocattoli nelle principali città europee e americane.
Prima però, dovette essere revisionato, modificato etc per poter passare una infinità di verifiche di sicurezza nei paesi europei e americani, tra le altre, la paura che si potesse staccare un cubetto così ed essere inghiottito da qualche piccolo. Poi in tutti gli anni successivi la moltitudine di cause legali. Tutti produttori di rompicapo e giocattoli che cercavano di copiare il brevetto con piccole modifiche, la più parte, fermati con costose cause legali.
In seguito allo scadere del brevetto di Rubik nel 2000, altre marche di cubi comparvero sul mercato. Molti di questi di produzione cinese e progettati per essere più veloci e maneggevoli, per questo sono preferiti da chi fa le gare.
La sua meccanica all’apparenza è semplice: un "nucleo" centrale, con tre assi intersecati fra di loro, che tiene fermi i sei quadrati centrali lasciandoli però ruotare su sé stessi, e altri 20 pezzi che si ancorano su questi per formare il puzzle completo. Ogni pezzo centrale ruota attorno a una vite fissata al meccanismo centrale. Una molla, posta tra ciascuna vite e il suo pezzo, mantiene il pezzo stesso in tensione verso l'interno, garantendo una compattezza generale del cubo.
Intrigante questo oggetto, l’unica cosa della quale non ci dobbiamo preoccupare: il suo ideatore il produttore e il distributore e i loro eredi, certo ne avranno ben da vivere per tanti anni a venire.

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«L'intera vita è un tentativo di risolvere rompicapi.»

Erno Rubik

ATTUALITÀ – Limitare le nascite per salvare la Terra?
Articolo di Beppe Zezza

È questo un argomento che si sta imponendo con il diffondersi dell’ansietà per la salvezza del pianeta a fronte della limitatezza delle risorse disponibili e delle affermate (ma solo presunte) cause antropiche del riscaldamento globale.
Su Le Figaro di qualche tempo fa è apparso un interessante articolo riportante un confronto tra due noti saggisti francesi: Antoine Bueno e Fabrice Hadjadj.
Antoine Bueno con un discorso molto “razionale” si esprime in questi termini: siamo troppo numerosi per il nostro stile di vita. Se tutti vivessero come degli americani il pianeta non potrebbe sopportare la presenza di più di un miliardo di abitanti, se viceversa tutti vivessero come dei santoni indù non ci sarebbero problemi neanche per una popolazione di 100 miliardi.
Oggi si calcola che il giorno nel quale le risorse rinnovabili del pianeta sono consumate cada nel mese di Luglio, cioè a dire che da quel momento in poi l’umanità consuma il ‘capitale naturale’ del pianeta, destinato prima o poi a finire.
Di qui la domanda: come si può procedere per riequilibrare la situazione?
Le leve sulle quali si può operare sono due: il tenore di vita e il numero di abitanti. Ed è necessario agire in entrambe le direzioni posto che una ‘transizione ecologica’ di natura esclusivamente economica è manifestamente insufficiente.
Si impone quindi di ridurre drasticamente la popolazione mondiale.
Posto che non è pensabile “eliminare fisicamente l’eccesso di popolazione” è necessario, da un lato, promuovere, in tutti quei paesi dove sono poco presenti, la diffusione e l’istruzione d’uso dei mezzi anticoncezionali insieme alla cultura dei diritti umani (leggi: il diritto di ricorrere all’aborto), dall’altro, fare crescere nei paesi sviluppati la coscienza che avere una famiglia numerosa è commettere un delitto di ‘ecocidio’.
Hadjadj critica questa posizione principalmente su di un piano filosofico.
La prospettiva ‘tecnicista, funzionalista e globalista’ è corretta?
È giusto pensare alla popolazione, formata da “persone umane”, in termini quantitativi cioè considerarle solo come parte di un Tutto in nome del quale si deve operare?
La vita può essere ricondotta a dei problemi tecnici?
Ci si preoccupa della natura ma questa è vista sotto una prospettiva “tecnologico-capitalista”.
La “natura” non si preoccupa della propria “salvezza”!
La natura ha alle spalle una storia drammatica di distruzione spaventosa di individui. Darwin ripete che l’evoluzione è basata su questo mentre la compassione è caratteristica dell’uomo.
Hadjadj dice: «La contraddizione di un certo ecologismo è di volere proteggere la natura contro sé stessa, di ignorare il suo dramma intrinseco, di preoccuparsi delle generazioni future proibendo le generazioni attuali. Non si potrà mai abolire una certa tragicità della vita senza abolire la vita in sé stessa».
Come devono essere viste allora le politiche “familiariste” che sono adottate dalla gran parte dei paesi europei? L’invecchiamento della popolazione non è forse un problema gravissimo?
Bueno dice: si è vero, l’invecchiamento della popolazione è un problema, ma di tipo ‘secondario’. È un problema di ‘organizzazione sociale’ mentre il problema ecologico comporta la sopravvivenza della ‘specie’.
Non è detto che l’invecchiamento della popolazione abbia solo effetti negativi perché da un lato sono generatori di attività e dall’altro affrancano dalla necessità di aumentare le dimensioni della torta delle ricchezze.
Hadjadj: La questione ‘demografica’ non deve essere ‘assolutizzata’ proprio perché i suoi dati possono essere interpretati differentemente comportando dei nodi diversi. (Ndr i cinesi dopo anni trascorsi con una ferrea politica di un unico figlio sono ora passati a incentivi per coloro che mettono al mondo un terzo figlio).
Ma alla fine resta il problema iniziale: è corretto giudicare la situazione da una prospettiva funzionalista e globalista?
Quale il senso di una società di vecchi con un solo erede e degli immigrati che paghino le pensioni? perché procreare? perché nostro figlio sia nel ‘benessere’? è questo il senso della vita?
Non so voi, ma questo dibattito mi ha lasciato una certa inquietudine.
Mi rendo conto che la prospettiva di Bueno esercita una forte attrattiva, perché anche io sono, come noi tutti, intriso della cultura funzionalista e globalista dominante nel mondo occidentale, d’altro canto la domanda finale di Hadjadj: perché procreare? non è eludibile.
La vita è un dono che ci precede e ci sorpassa, è corretto orchestrarla per gli altri e gestire l’intimità delle coppie?

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Doppia citazione, pro e contro:

«Per le persone di normale buonsenso il problema è che la Terra è malata di sovraconsumo: noi stiamo consumando molto più di quanto la natura può dare. Pertanto a livello globale il dilemma è questo: o riduciamo drasticamente i consumi, oppure riduciamo altrettanto drasticamente i consumatori.»

Giovanni Sartori

«Il difetto fondamentale nel paradigma ambientalista è la premessa che le risorse mondiali siano create dalla natura e così fissate e finite. Ma nessuna singola risorsa materiale è mai stata creata dalla "natura". È la conoscenza umana e la tecnologia che creano le risorse. Le dimensioni della nostra torta delle risorse è determinata non dalla natura, ma dalle istituzioni economiche e sociali che definiscono i limiti del progresso tecnologico.»

Jerry Taylor 

ARTE – Rembrandt: mistero svelato!
Articolo di Marguerite de Merode

Che Rembrandt fosse riconosciuto come uno dei geni della pittura fiamminga del Seicento, non è una novità.
L’artista olandese, figlio di un mugnaio di Leida, arriva presto alla fama col suo duro lavoro e la determinazione che lo caratterizza.
Sappiamo che la luce è uno degli elementi determinanti della sua pittura ma l’ombra fa parte anche molto della sua vita, un altalenarsi fra successo, fama internazionale, lutti e tragedie personali. Ma ciò che mi interessa ora è ricordare il suo essere innovatore. Rembrandt sarà sempre pronto alla sperimentazione, alla continua ricerca di nuovi metodi per migliorare la sua arte e renderla eterna. Mi limiterò ad evocare un solo esempio venuto alla luce recentemente che ritengo valga la pena raccontare.
Grazie alle nuove indagini che permettono agli scienziati di indagare a fondo sulla qualità tecnica di un’opera pervenutaci dal passato, si è potuto rivelare il coraggio dell’artista olandese aperto sempre alle novità e alla ricerca.
Recentemente l’opera forse più nota, l'enorme capolavoro dell’artista del XVII secolo La ronda di notte, realizzata per il capitano di una corporazione di archibugieri, i Kloveniers, esposta ora al Rijksmuseum di Amsterdam, è stata oggetto di un’operazione storico-artistica con un interessante esito.
I ricercatori, sfruttando un metodo innovatore chiamato pictografia a raggi X, combinando i raggi X con la spettroscopia di un campione di vernice e le ricostruzioni digitali in 3D, hanno potuto rintracciare la composizione di ogni strato, tra pittura e vernice, applicato sull’opera. È nello strato più vicino alla tela chi si è scoperto qualcosa di inaspettato: uno strato ricco di piombo.
In genere, Rembrandt e i suoi contemporanei, iniziavano un dipinto rivestendo prima la tela con uno strato di colla aggiungendo poi una preparazione a base di terra rossa.
Perché usare su tutto il dipinto una miscela satura di piombo come si è scoperto dopo una scansione in fluorescenza dell’intera opera? È nel motivo che spinge l’artista a usare questa tecnica che risiede la sua apertura alle innovazioni. Voleva proteggere meglio la tela. Era uno dei suoi dipinti più grandi e la solita preparazione a base di terra e colla era troppo pesante e poi, una volta completato il dipinto, sapeva che sarebbe stato appeso nel Kloveniersdoelen di Amsterdam, un poligono di tiro dei moschettieri, su un muro di fronte a una fila di finestre esposto sicuramente all’umidità. Per un dipinto trattato con colle e terra, molto vulnerabile, sarebbe stato fatale.
In quel periodo un medico di Ginevra di nome Théodore de Mayern, pubblica un trattato sulla chimica della pittura con una serie approfondita di studi sulle tecniche pittoriche e sulle possibilità di allungare il ciclo vitale dei dipinti, incrementandone la resistenza. Fra le sue note, De Mayern suggeriva che per rendere molto più durevoli i dipinti e di farli resistere in caso fossero esposti all’umidità, conveniva impregnare la tela con olio ricco di piombo.
Si pensa che Rembrandt aperto all’esplorazione di metodi non convenzionali, ispirandosi alla tecnica suggerita dallo scienziato, abbia deciso di usarla per trattare la sua tela. Era diversa dalle sue pratiche abituali ma necessaria per realizzare la sua visione artistica unica. Infatti, il grande quadro ha attraversato i secoli senza subire alcun danno.
Ho svelato un piccolo mistero dell’artista ma la sua vita ne è costellata.
Devo ammettere che i nuovi metodi che ci dà la scienza oggi per indagare l’arte del passato sono sempre più affascinanti.

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«Io credo in Michelangelo, Velasquez, e Rembrandt; nel potere del disegno, nel mistero del colore, nella redenzione di tutte le cose per mezzo della sempiterna bellezza, e al messaggio dell'Arte che ha reso quelle mani benedette.
Amen.»

George Bernard Shaw

CINEMA - Perfect days di Wim Wenders, ossia, coltivare la propria interiorità
Articolo di Carlotta Staderini Chiatante

Esiste ciò che si vede e ciò che non si vede.
Da una parte ciò che nascondiamo e dall’altra ciò che decidiamo di mostrare.
Visto dall’esterno, per esempio, un essere umano produce nel corso di una vita circa 950 Km di capelli. Ad un certo punto la ricrescita tradisce l’età dell’individuo, così come le rughe sono la testimonianza del tempo che passa.
Al tempo di Pericle, quando in Atene infuriava la peste, i capelli o l’eccesso di peluria non erano apprezzati come modello estetico e neppure come concezione della vita umana che doveva esprimere una assoluta rottura con la parte animale e così i mestieri di parrucchiere, e barbiere erano essenziali. Uomini e donne dovevano essere glabri. Così come venivano rappresentate le giovani donne scolpite sull’acropoli di Atene.
Ma capelli e rughe fanno parte dell’apparenza e non potrebbero alterare la vita riposta nella parte invisibile di noi stressi, la vita interiore.
Alcuni adepti dell’interiorità, hanno scelto deliberatamente il proprio destino: Marcel Proust si era confinato nella sua camera, Beethoven rifugiato nella sua sordità, Zelda Fitzgerald, Virginia Woolf rinchiuse nel loro dolore o follia, mentre Eloisa e la Principessa di Clèves, la Monaca di Monza si ritirarono volontariamente in un convento per non soccombere alla follia e morire d’amore.
In fondo spesso le opere che resisteranno al tempo sono inseparabili dal rischio che si è stati disposti a correre ed hanno scelto il mondo dell’interiorità.
La cura che dedichiamo alla nostra vita interiore può essere fonte di una rivoluzione silenziosa, di grandi cambiamenti ed un centro di resistenza che ci consente di capire quanto siamo liberi. Il mondo in qualche modo, appartiene a chi sa restare immobile.
Dostoevskij, scrive una frase magnifica a suo fratello, ed esprime quanto i quattro anni di prigionia e privazioni gli avevano insegnato: «Fratello, vi sono molte anime nobili nel mondo».
Così ci incanta il film di Wim Wenders Perfect days, dove un addetto alle pulizie dei bagni di Tokyo vive in solitudine, parla poco, vive in pace con la natura che non si stanca di ringraziare e fotografa con una antica macchina fotografica.
È metodico, incurante della contemporaneità, non sa cosa sia Spotify, ascolta solo musica in cassette (tutta musica degli anni nostri, i Procol Harum, Lou Reed, Pattie Smith, Rolling Stones). Una colonna sonora che è la vita di questo regista, non più giovane che si riconosce nel suo protagonista che frappone tra sé e il mondo diventato molto aggressivo, una distanza.
Il protagonista, Hirayama, è un uomo invisibile, una persona qualunque che fa un lavoro umile ma sembra aver raggiunto una serenità interiore invidiabile.
Ecco, il film è tutto qui: mantiene grazia e leggerezza in questa storia sul tempo che passa, tutto scorre ma tutto può essere diverso e Hirayama guarda sempre verso il cielo e la natura. La sua vita è ritmata da liturgie e abitudini che si ripetono sempre uguali e commoventi (la cura delle piante, la musica, i libri, gli oggetti analogici).
La vita interiore del personaggio è una roccaforte di resistenza.
Il protagonista svolge il suo lavoro con impegno e meticolosità, nonostante si possa avere un senso di repulsione per il lavoro della pulizia dei bagni pubblici, (qui occorre precisare che sono stati usati per il film 17 bagni pubblici di Tokyo e che questi bagni pubblici sono progettati da famosi architetti come Tadao Ando).
Nel suo lavoro viene rappresentata l’umanità dello spirito di Hirayama che si impegna nel mantenere il decoro di un qualcosa che appartiene a tutti.
Una serie di giornate di eccezionale quiete, fatta di lavoro in pace, ritmi compassati e cortesie, lettura di un libro e ascolto di musica su cassetta, pochi gesti, sempre gli stessi, pochissime parole ma in compenso molti sguardi che emanano pace e serenità.
È un film zen, con una colonna sonora americana, musica degli anni del regista, che a fine film ci farà letteralmente esplodere con Nina Simone - Feeling good.
Inquadrature e montaggio: assolutamente divini!
Felice visione.

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«
Ogni giorno mi distreggio tra i miei io defunti, i miei io ipotetici, i miei io confusi, tra tutti queste identità intercambiabili che avrei voluto diventare.»

Fabrizio Caramagna

ABBIAMO OSPITI/ROMA - Luoghi di ritrovo a Roma: l'osteria, il caffè
Articolo di Nicoletta Fattorosi Barnaba, Autore Ospite de La Lampadina

Cari lettori, eccomi di nuovo con voi per scrivere della nostra bella Roma e cercare di non dimenticare le sue tradizioni. Oggi insieme ricordiamo come e dove i romani di ieri si incontravano per passare il loro tempo, quando ancora la televisione, o chi per lei vedi il mondo di internet, ancora non aveva preso il tempo dello svago alle persone che desideravano incontrarsi per parlare e confrontarsi.
Facciamo un passo indietro nel tempo e entriamo in un locale caldo, rumoroso per le chiacchiere, risate e a volte anche per liti più o meno violente: l’osteria.
Il primo luogo di aggregazione a Roma è stato l’osteria e la prima bevanda il vino.
Con il passare del tempo la nostra città ha dovuto accettare mode e usi diversi, si è adeguata e ha aperto le porte di locali più sofisticati, che a fatica sono entrati nelle consuetudini dei romani.
Ad un certo punto della nostra storia, Roma si è aperta ad altri tipi di bevanda come il caffè.
Dal 1700 si aprono locali dove la borghesia si riunisce per parlare, per ritrovarsi a discutere degli eventi politici che non coinvolgono solo Roma, ma l’Europa intera.
In questi locali, che prendono proprio il nome di Caffè, il nero infuso portato in Europa dai turchi, si possono leggere giornali, incontrare artisti delle varie arti: scultori, pittori, letterati. Tutti desiderosi di scambiare idee.
Primo tra tutti il Caffè Greco a Roma sarà il punto di riferimento di tedeschi, e non solo, gli artisti che venivano da fuori si ritrovavano qui e si confrontavano con quelli di casa. Centro di smistamento della posta che qui giungeva da tutta Europa per artisti e letterati che stavano a Roma. Anche Canova aveva qui il suo recapito, da tutta Europa riceveva le lettere, bastava scrivere Canova Roma e le missive arrivavano al caffè Greco.
L’intellighentia di Roma ha vissuto qui nella celeberrima saletta "omnibus": Liszt, Bizet, Gogol, Wagner, Goethe, Casanova, Stendhal, Trilussa, De Chirico. E, insieme a loro, tutti i grandi pensatori, artisti, letterati degli ultimi duecent'anni, corroborati dallo scambio d'idee e dalla bevanda orientale.
È un monumento storico della Capitale, che si sta rinnovando e aprendo a nuove realtà.
E se un cardinale siede al Greco? La leggenda vuole che diventi papa. Accadde a Gioacchino Pecci, divenuto Leone XIII.
Dal Settecento al 1870 ci saranno grandi cambiamenti nella nostra città. improvvisamente dopo secoli di una vita scandita dalle campane e da qualche invasione Roma si sveglia  e non si riconosce; immigrati da ogni regione d’Italia si affollano per le sue strade portando con sé nuove abitudini.
I caffè, centri di incontro della colta borghesia, si offrono ai nuovi clienti con un aspetto nuovo, cercano un’eleganza prima inusitata. I clienti sono sempre quelli che vogliono confrontarsi, ma con idee più nuove. Burocrati, giornalisti vivaci, giovani scrittori infiammati dall’idea della patria si trovano nei caffè che ormai vendono anche liquori, pasticcini, gelati e diventano anche sale da the.
Novità delle novità ai tavoli dei caffè troviamo anche delle signore sole!
Le famiglie si siedono, la domenica, per gustare una tazza di cioccolata allo squaglio.
L’incontro al caffè era proprio di un’epoca in cui, il tempo era ancora gestito da ogni persona per il proprio personale piacere e lavoro. Oggi che siamo divorati dai minuti, non abbiamo più una dimensione temporale gestita da noi stessi, giriamo nel vortice del tempo che gira per noi la ruota della giornata e così il caffè che si riempiva di piacevoli e colti chiacchieroni, oggi è invece pieno di frettolosi e griffati personaggi che bevono in piedi il caffè, dandosi quindi un veloce appuntamento per un giorno a venire.
Pensate che il caffè aveva anche un detto per essere bevuto nel giusto modo o addirittura possiamo dire con devozione.
Il caffè va bevuto con 3 “C”: caldo, comodo e chiacchierando.
Oggi della chiacchiera intorno alla tazzina di caffè è rimasto ben poco; anche se sicuramente se ne beve molto più di prima e alla lettera “C” si è sostituita la ”F” fast!
Chiudo questo aromatico incontro con il nostro poeta Belli che sul caffè ci lascia dei versi filosofici: Er Caffettiere filosofo

L’ommini de sto monno sò l’istesso
Che vaghi de caffè ner macinino:
C’uno prima, uno doppo, e un’antro appresso,
Tutti quanti però vanno a un distino.
Spesso muteno sito, e caccia spesso.
Er vago grosso er vago piccinino,
E ss’incarzeno tutti in zu l’ingresso
Der ferro che li sfraggne in porverino.
E l’ommini accusì viveno ar monno
Misticati pe mano de la sorte
Che sse li gira tutti in tonno in tonno;
E movennose oggnuno, o ppiano, o fforte,
Senza capillo mai caleno a fonno
Pe cascà ne la gola de la morte.

Vi saluto recuperando il profumo del caffè che a Roma si sostituì, con una certa difficoltà e non sempre con successo, al sapore del vino.

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«
Roma ha l'osteria, luogo popolaresco, un po' buio, bonario, con tavole di marmo, boccali di vino, belle insegne rossastre con le scritte: «Vino dei Castelli a tanto il litro».

Alberto Moravia

COSTUME – Non lasciamoci andare!
Articolo di Lalli Theodoli

Siamo grandi anzi, forse, grandissimi. Come età intendo.
Abbiamo nel corso degli anni fatto milioni di cose, viaggi, ricevimenti, visite culturali, conferenze, mondanità.
Abbiamo seguito con affettuosa presenza parenti ed amici cui abbiamo cercato di dare il nostro appoggio ed i nostri incoraggiamenti.
Abbiamo cercato di lottare contro gli acciacchi inevitabili degli anni al corpo e alla mente. Passeggiate, letture, ginnastica. Tanti sforzi per restare attivi e decorosi.
Ora non dobbiamo stupirci se ci ritroviamo un po' svogliati. Dove il vecchio entusiasmo, la voglia di fare, di organizzare, di incontrare?
Non abbiamo passato un periodo piacevole grazie al Covid ed ora ben due nuove guerre si sono aggiunte alle tante che massacrano tante popolazioni nel mondo. Troppi i Paesi che da anni non hanno pace. C’è di che aver voglia di chiudersi, di non sentire, di proteggerci in un cantuccio sicuro, chiuso al mondo ma sereno.
Per cui meno telefonate per organizzare pizza e cinema, meno voglia di spostarsi per il fine settimana. Ci siamo un po’ ridotti agli affetti familiari in un guscio molto ristretto.
Ed anche non ci viene più voglia di farci belle per uscire, né di girare per negozi per acquisti. Lo abbiamo fatto per anni ed ora… basta.
Da una parte, forse, ora ricerchiamo contatti meno formali e più veramente sentiti.
Non abbiamo una lunga vita ancora davanti, ed allora privilegiamo i legami più veri.
I «Ciao come stai?» ora sono rivolti a chi veramente ci sta a cuore e per la cui salute ci preoccupiamo veramente. Forse tutto questo è giusto, una scrematura dal superficiale, in una età più che matura, è giustificato.
La musica è ancora importante, così pure il teatro o qualche ottimo film che per fortuna ogni tanto capita insieme a qualche bella mostra di arte. Per questo ci muoviamo volenterosi, pettinati ed in ordine.
Ho sempre pensato che la giovinezza può permettere il disordine. Una giovane scapigliata con i buchi nei jeans va benissimo. Se dorme con la tuta grigia invece che con camiciole di plumetis, al suo risveglio sarà comunque una gioia per gli occhi. Diversa l’impressione di una anziana nella stessa combinazione. Più si è grandi più occorre essere attenti al nostro aspetto.
Ma, predico bene e razzolo male dato che…
Sere fa ad un concerto cui forse non mi ero preparata con la cura che suggerisco, una mia amica cui avevo detto che avrei dovuto al più presto intervenire sui miei capelli, mi ha guardato ed ha detto «Credevo che il tuo parrucchiere fosse morto!» Morto! Per cui chissà da quanto tempo non curata!
Ho capito. Troppo scarruffata.
Sono corsa ai ripari e prima che anche una qualche altra amica mi dicesse «Pensavo che la tua sarta fosse morta!» mi sono arresa a una lunghissima seduta dal parrucchiere (per fortuna vivo e vegeto) e a due giorni di acquisti forsennati.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Salire le scale! - Sedie a rotelle ad alta tecnologia il suo nome Bro: la nuova generazione arriva dalla Svizzera, sono in grado di salire e scendere le scale e addirittura alzarsi e abbassarsi a piacere. Il problema il costo: 36mila franchi svizzeri, nonostante il prezzo elevato, le vendite, sembra, vadano alla grande. Guardare il video per rendersi conto di come possa superare varie barriere architettoniche!
CV


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Guardi e senti! - Occhiali con sottotitoli nelle lenti, negli Usa sono disponibile occhiali che mostrano nelle lenti le parole scambiate nell'ambiente circostante, o meglio possono seguire una o più conversazioni per poi tradurle in sottotitoli.
Chi li indossa deve scaricare sul proprio smartphone un app, che permette ai sensori posti sulla montatura di recepire l’input vocale e traferirlo poi alle lenti. Le lenti inoltre possono essere graduate, come tutti i comuni occhiali.
Si tratta di un progetto mirato per aumentare l'inclusività di persone non udenti o che hanno problemi di udito e possono essere utilizzati anche per vedere un film.
Il servizio costa 49 dollari al mese, gli occhiali prodotti dalla X RAI sono il modello Air e costano 380 dollari.
CV

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Vertical green - Sembra che il termine "agricoltura" sia obsoleto nel modo tradizionale in cui la definiamo. In realtà il futuro prevede una intensa agricoltura urbana, soluzioni indoor, verticali, serre multipiano, etc. etc. che combinate con tecnologie di sensori permetteranno rese più elevate e un minor impatto ambientale.
CV

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

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Martedì 16 gennaio 2024
ore 15.45 - Scuderie del Quirinale
FAVOLOSO CALVINO
Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri

La mostra è pensata come un viaggio attraverso la vita, le scelte, l’impegno politico e civile, i luoghi e la produzione letteraria e il metodo di lavoro di Italo Calvino.
Sono esposte più di duecento opere tra dipinti, sculture, disegni e illustrazioni di decine di artisti dal Rinascimento a oggi, codici miniati medievali, arazzi, fotografie e ritratti d’autore e molte prime edizioni dei libri di Italo Calvino.
Le sale delle Scuderie del Quirinale vivranno di tutti i temi calviniani: dall’impronta cosmopolita all’apertura internazionale delle ricerche scientifiche, dall’attrazione per la modernità urbana contemporanea alle proiezioni cosmogoniche suggerite dall’astronomia, senza mai dimenticare gli orizzonti dell’immaginazione fiabesca.
Immagini, opere e oggetti di varia natura, dialogheranno costantemente in mostra con le parole dello scrittore. 

Ci accompagna Myriam Trevisan
, professore in Letteratura italiana contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma.

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Lunedì 22 gennaio 2024 -
Ore 10.30
FIDIA AI MUSEI CAPITOLINI

La mostra FIDIA ci guida nella vita, nella carriera e nel clima storico-culturale in cui operò il grande scultore, attraverso una vasta e preziosa selezione di oltre 100 opere - tra reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni, alcuni esposti per la prima volta. 
La mostra inaugura un ciclo di cinque mostre, “I Grandi Maestri della Grecia Antica", dirette a far conoscere al grande pubblico i principali protagonisti della scultura greca.
Un ciclo tanto più significativo a Roma, città da cui provengono importantissime testimonianze dell’attività di Fidia e della sua riscoperta dal Rinascimento in poi, tramite le preziose copie romane di capolavori originali per la maggior parte andati perduti.

Ci accompagna l'archeologa Alessandra Mezzasalma.

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7 febbraio 2024 - Ore 11.30
SPINA ETRUSCA A VILLA GIULIA. UN GRANDE PORTO NEL MEDITERRANEO

La mostra rappresenta la terza e ultima tappa delle celebrazioni per il Centenario della scoperta di Spina, la più importante città etrusca e porto dell’Adriatico scoperta nel 1922 nei pressi di Comacchio. Adriatico e Tirreno, Spina e Pyrgi, porti strategici che intrecciano le loro vicende con le dibattute origini degli Etruschi.
Immaginario mitico e storia condivisa si uniscono quindi e si raccontano attraverso oltre 700 opere in mostra, provenienti da istituti culturali italiani ed esteri, in dialogo con gli oggetti delle collezioni permanenti e dei depositi del Museo.

Ci accompagna Duccia Caruso di Castelnuovo.

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17/18 febbraio 2024
IMAGINA - BIENNALE D'ARTE CONTEMPORANEA DI GUBBIO - 
CITTÀ DI CASTELLO:
COLLEZIONE BURRI
 

 La città di Gubbio ospita dall'ottobre 2023 IMAGINA, una grande e articolata mostra di arte contemporanea che attraversa e coinvolge tutta la città e che ospita 40 giovani artisti italiani.
L’esposizione, è curata da Spazio Taverna e promossa dal Comune di Gubbio, con il contributo dell’Università delle Arti e dei Mestieri. 
«Il principio curatoriale che ha guidato tutta la costruzione di questa manifestazione è stata la riattivazione del Genius Loci della città: l’utilizzo dell’anima medievale e di quella rinascimentale, il coinvolgimento della popolazione e dell’artigianato locale e l’attivazione delle grandi esperienze culturali che hanno caratterizzato Gubbio negli ultimi anni. 
Per questo motivo non potevamo che recuperare la tradizione della Biennale, che negli anni è stato un forte tratto identitario per gli Eugubini» 
spiegano i curatori Ludovico Pratesi e Marco Bassan.

Continueremo poi con Ludovico Pratesi per Città di Castello dove visiteremo la Fondazione Palazzo Albizzini "Collezione Burri" che nasce nel 1978 per volontà dello stesso Alberto Burri che, con una prima donazione, la dotava di trentadue opere.
La Collezione a Palazzo Albizzini, è stata aperta al pubblico nel dicembre 1981, e comprende circa 130 opere dal 1948 al 1989, ordinate cronologicamente in venti sale. Insieme all'altra sede espositiva degli Ex Seccatoi del Tabacco inaugurata nel 1990, che ospita 128 opere dal 1970 al 1993, è la raccolta più esaustiva sull'artista, con opere di altissima qualità selezionate dal pittore stesso.

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a

appuntamenti@lalampadina.net
 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Automobile tailored made - Grandi cambiamenti per la mobilità per gli anni a venire.
Lo show room del produttore di autoveicoli elettrici Jidu a Shanghai è in perfetto stile Apple store.
I potenziali clienti descrivono i propri desideri per avere una simulazione del loro veicolo ideale a guida autonoma.
Alla fine del percorso potrà essere ordinato così come prescelto.
CV

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Arte in Corea del Sud - Secondo il rapporto Korea Art Market 2022 pubblicato all'inizio di quest'anno, il mercato dell'arte della Corea del Sud ha superato i mille miliardi di won (812 milioni di dollari) nel 2022, un massimo storico.
Un incremento di queste proporzioni ha convinto le autorità a costruire un enorme deposito di stoccaggio di opere d'arte, con una superficie totale di un milione di metri quadrati, nei pressi dell'aeroporto internazionale di Incheon in Corea del Sud.
Il deposito d'arte avrà un investimento totale di 283,3 milioni di dollari.
Tuttavia, secondo l'ultima edizione del rapporto UBS Art Basel, la Corea del Sud detiene solo l'1% della quota di mercato mondiale in termini di valore.
CV

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ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

16 gennaio 2024
TEO MAMMUCCARI
SARÀ CAPITATO ANCHE A TE


"Sarà capitato anche a voi”, di sentirvi in una strada senza uscita, di avere la sensazione di navigare senza bussola nel mezzo di una tempesta.
Teo Mammucari, uomo dai mille volti, in questo spettacolo si mette a nudo, portando sul palcoscenico un mix esplosivo fatto di esperienza di vita e maturità artistica.
Con la sua spiccata comicità, il Teo artista e il Teo uomo convergono in un’ampia riflessione sulle grandi tematiche del nostro vivere con quella “leggerezza” calviniana che negli anni è diventata la sua incantevole cifra stilistica.

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19-21 gennaio 2024
CENERENTOLA

“Ciò che più mi premeva di rendere con la musica di “Cenerentola” – diceva Prokofiev – era l’amore poetico tra lei ed il principe, la nascita ed il fiorire del sentimento, gli ostacoli su questa via, la realizzazione di un sogno. Ho cercato di far sì che lo spettatore non rimanesse indifferente alla sventura e alla gioia.
Ho composto Cenerentola nel solco della tradizione del balletto classico russo”.
Lo spettacolo è portato in scena da 26 artisti del Corpo di Ballo e dei danzatori solisti del Roma City Ballet Company.

Info: www.teatroolimpico.it


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La Lampadina/Poesia

Dalle pagine al cuore
Fermoimmagine

Leggere poesie.
Sospendere i pensieri
Respirare appena
Spiare l’anima
Decifrarla e poi…
Simonetta dedica a figli e nipoti questi scritti perché imparino a guardare con l’anima. Ma poi leggendo scopri che ha loro regalato l’anima delle cose lasciandovela fluire come vino nell’acqua.
E questo é l’approccio al filo d’inchiostro incantato. Il filo fatato di chi scrive poesie. Ti avvince ogni volta che leggi.
Queste in particolare.
Un filo come quello rubato al mito di Arianna.
Non ti prende la mano ma il cuore tuo malgrado e ti conduce.
Sei affabulato e per un pó ti senti come un intruso. Ti sembra di profanare spazi segreti. Finché da profanatore diventi un ladro.
Ti appropri delle parole della loro magia del suono invisibile che dipinge silenziosamente le sorgenti e i sospiri delle cose.
Così i ricordi si affollano riappaiono e sbiadiscono lasciando scie indelebili.
Rammento sempre una delicata battuta del film Il postino di Massimo Troisi. «Le poesie non sono di chi le scrive» dice a Neruda che ne rivendica la proprietà. «Le poesie appartengono a chi servono».
Ecco così teneramente espresso il candore e l’innocenza di chi legge, di chi si appropria di versi altrui.
Qualcuno ti regala un libro di poesie, le sue, quelle scritte solo per se e forse timidamente per qualcun altro che distrattamente non le raccoglie. Come rinunciando al profumo di una violetta nascosta nel fogliame.
In quel gesto, in quel dono una richiesta d’intimità che sublima in amore. Una forma speciale d’amore.
Un affidarsi al sentire d’un altro.
Che dono meraviglioso!
La felicità d’averlo meritato ripaga silenzi di spazi ignoti e sconosciuti.
Simonetta confida lieve e semplice a pagine candide parole parole parole fatte di rugiada silente. La prosa viene sedotta dalla poesia come un’amante a cui non si sa negare nulla.
Mondi soffusi di limpidezza e pregni d’attenzione si dischiudono.
Squarci di sensazioni compaiono e scompaiono per trasformarsi incessantemente mentre si dispiegano fuggendo lontano. 
Paesaggi stagioni caldo fresco dipingono arcobaleni.
Ponza come una vergine violentata mai violata.
Isola assolata d’antico esausto.
Il mare il grande contenitore.
Il mare la grande culla.
Il mare dove tutto ha origine e tutto ha fine.
Mare amare amaro.
Un mare di mani.
Le mani espressioni inconsapevoli di verità.
Mani da decifrare. Mani di pace. Mani di amore e guerra. Mani come volti che sorridono piangono puniscono supplicano. Mani.
I personaggi evocati sono meteore che lasciano impronte. Augusto Nicola Silverio Carlo.
Sconosciuti alcuni e amati altri. Diamanti su un selciato in un mondo che non si chiude mai.
Il mondo è attesa. 
Leggendo gli scritti di Simonetta Pacini Verga senti come un rimpianto che siano restati riservati solo ad un privato racchiuso in una stretta cerchia di lettori.
Li vorresti decantati diffusi declamati.
Poi ne apprezzi la preziosità resa più rara dalla riservatezza.
Ho avuto questo dono “fermoimmagine”. Ho cercato di comunicare la mia percezione dall’ombra. 

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MOSTRE

Ecco le segnalazioni di
Marguerite de Merode

Monitor: Benedikt Hipp - MAGMA In occasione della terza personale negli spazi della galleria, l'artista tedesco Benedikt Hipp ex borsista di Villa Massimo, propone una nuova serie di lavori in ceramica e di opere pittoriche. «Non è necessariamente uno scultore, non un surrealista, non un pittore astratto o figurativo, non un disegnatore, non un artista concettuale, eppure è tutto allo stesso tempo e molto di più.»
Fino al 19 gennaio 2024

Casa di Goethe: Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia La Casa di Goethe dedica una retrospettiva ad un singolare artista del Modernismo: Max Peiffer Watenphul (1896-1976) sulle tracce delle ispirazioni del Bauhaus nel lavoro di pittura e fotografia dell’artista.
Fino al 10 marzo 2024
 

Museo di Roma in Trastevere: Philippe Halsman. Lampo di genio Oltre cento immagini di vario formato, tra colore e bianco e nero, percorrono l’intera carriera di Philippe Halsman, fotografo lettone, tra i più originali ed enigmatici ritrattisti del Novecento. Straordinari per profondità e intensità, i suoi ritratti fotografici hanno raccontato politici e divi, re e scienziati.
Fino al 28 gennaio 2024

La Lampadina/Racconti

La ricerca della fine del mondo
Parte prima: Cape York Australia
di Giovanni Verusio

Fin dall’antichità classica gli uomini furono ossessionati dalla ricerca della fine del mondo. Questa fu, per molti secoli posta, alle Colonne d’Ercole, lo stretto di Gibilterra. Tolomeo nel II° Secolo la spostò nell’Atlantico, alle Isole Canarie. Benché non mancasse chi (es. Pitagora) autorevolmente ne sosteneva la foma sferica sin dal VI° Secolo A.C. la Terra era in genere concepita come una grande frittella i cui bordi occidentali corrispondevano appunto con l’Oceano Atlantico. Si era altresì coscienti che a sud esisteva l’Africa ed a oriente l’Asia, ma dove queste enormi masse di terra finissero, nessuno sapeva dire. Sopra la frittella era appoggiata la volta celeste con il Sole, i pianeti e dietro di essi le stelle che, tutti insieme, giravano intorno alla Terra. Questa concezione durò quindici secoli fino a che Keplero affermò che la Terra era sferica e ruotava, assieme ai pianeti, in un universo eliocentrico, cioè intorno al Sole che stava fermo.
Come si può, nei nostri giorni, arrivare alla fine del mondo? La frittella non c’è più quindi è inutile cecare di arrivare ad uno dei suoi bordi. Ci sono però due metodi per raggiungere il nostro scopo: uno materiale e l’altro è virtuale.
Il metodo materiale può dare una soddisfazione  parziale, consentendo di raggiungere solo la fine di uno dei continenti che esistono nel pianeta che noi  chiamiamo: Terra. Il metodo virtuale, quello sì ci consente di raggiungere a Nord il culmine: un punto invisibile identificato solo matematicamente dove, in un centimetro quadrato, la Terra comincia ad esistere, estendendosi via via che ci si allonta da quel punto, per diventare una sfera di 510 milioni di chilometri quadrati ( con solo, però, 150 milioni terre emerse). È l’inizio della Terra per chi sta in quel punto, ma è anche la fine per chi ci arriva.
Qui di seguito sono brevemente descritti due miei viaggi che intrapresi per raggiungere la fine del mondo con metodo materiale ed uno con metodo virtuale.

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La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Laura Lionetti, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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