CINEMA – Perfect days di Wim Wenders, ossia, coltivare la propria interiorità

Esiste ciò che si vede e ciò che non si vede. Da una parte ciò che nascondiamo e dall’altra ciò che decidiamo di mostrare. Visto dall’esterno, per esempio, un essere umano produce nel corso di una vita circa 950 Km di capelli. Ad un certo punto la ricrescita tradisce l’età dell’individuo, così come le rughe sono la testimonianza del tempo che passa.
Al tempo di Pericle, quando in Atene infuriava la peste, i capelli o l’eccesso di peluria non erano apprezzati come modello estetico e neppure come concezione della vita umana che doveva esprimere una assoluta rottura con la parte animale e così i mestieri di parrucchiere, e barbiere erano essenziali. Uomini e donne dovevano essere glabri. Così come venivano rappresentate le giovani donne scolpite sull’acropoli di Atene.
Ma capelli e rughe fanno parte dell’apparenza e non potrebbero alterare la vita riposta nella parte invisibile di noi stressi, la vita interiore.
Alcuni adepti dell’interiorità, hanno scelto deliberatamente il proprio destino: Marcel Proust si era confinato nella sua camera, Beethoven rifugiato nella sua sordità, Zelda Fitzgerald, Virginia Woolf rinchiuse nel loro dolore o follia, mentre Eloisa e la Principessa di Clèves, la Monaca di Monza si ritirarono volontariamente in un convento per non soccombere alla follia e morire d’amore. In fondo spesso le opere che resisteranno al tempo sono inseparabili dal rischio che si è stati disposti a correre ed hanno scelto il mondo dell’interiorità.
La cura che dedichiamo alla nostra vita interiore può essere fonte di una rivoluzione silenziosa, di grandi cambiamenti ed un centro di resistenza che ci consente di capire quanto siamo liberi. Il mondo in qualche modo, appartiene a chi sa restare immobile. Dostoevskij, scrive una frase magnifica a suo fratello, ed esprime quanto i quattro anni di prigionia e privazioni gli avevano insegnato: «Fratello, vi sono molte anime nobili nel mondo.»
Così ci incanta il film di Wim Wenders Perfect days, dove un addetto alle pulizie dei bagni di Tokyo vive in solitudine, parla poco, vive in pace con la natura che non si stanca di ringraziare e fotografa con una antica macchina fotografica. È metodico, incurante della contemporaneità, non sa cosa sia Spotify, ascolta solo musica in cassette (tutta musica degli anni nostri, i Procol Harum, Lou Reed, Pattie Smith, Rolling Stones). Una colonna sonora che è la vita di questo regista, non più giovane che si riconosce nel suo protagonista che frappone tra sé e il mondo diventato molto aggressivo, una distanza.
Il protagonista, Hirayama, è un uomo invisibile, una persona qualunque che fa un lavoro umile ma sembra aver raggiunto una serenità interiore invidiabile. Ecco, il film è tutto qui: mantiene grazia e leggerezza in questa storia sul tempo che passa, tutto scorre ma tutto può essere diverso e Hirayama guarda sempre verso il cielo e la natura.
La sua vita è ritmata da liturgie e abitudini che si ripetono sempre uguali e commoventi (la cura delle piante, la musica, i libri, gli oggetti analogici).
La vita interiore del personaggio è una roccaforte di resistenza. Il protagonista svolge il suo lavoro con impegno e meticolosità, nonostante si possa avere un senso di repulsione per il lavoro della pulizia dei bagni pubblici, (qui occorre precisare che sono stati usati per il film 17 bagni pubblici di Tokyo e che questi bagni pubblici sono progettati da famosi architetti come Tadao Ando).
Nel suo lavoro viene rappresentata l’umanità dello spirito di Hirayama che si impegna nel mantenere il decoro di un qualcosa che appartiene a tutti.
Una serie di giornate di eccezionale quiete, fatta di lavoro in pace, ritmi compassati e cortesie, lettura di un libro e ascolto di musica su cassetta, pochi gesti, sempre gli stessi, pochissime parole ma in compenso molti sguardi che emanano pace e serenità. È un film zen, con una colonna sonora americana, musica degli anni del regista, che a fine film ci farà letteralmente esplodere con Nina Simone – Feeling good.
Inquadrature e montaggio: assolutamente divini!
Felice visione.

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Andrea
11 Gennaio 2024 9:04

Eccellenza intellettuale